(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato

                   Al Presidente della Repubblica

    Il comune di Lusciano (Caserta), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  13 giugno 2004,
presenta  forme  di ingerenze da parte della criminalita' organizzata
che  compromettono  la  libera determinazione e l'imparzialita' degli
organi   elettivi,  il  buon  andamento  dell'amministrazione  ed  il
funzionamento  dei  servizi,  con  grave  pregiudizio  per  lo  stato
dell'ordine e della sicurezza pubblica.
    Il   comune   di   Lusciano,   da   tempo  interessato  da  gravi
fenomenologie  criminali  a  causa  della  presenza  di  alcuni  clan
camorristici  che  controllano  buona  parte  del territorio era gia'
stato   interessato,   nell'anno   1992,   da   un  provvedimento  di
scioglimento   degli   organi   amministrativi  per  ingerenze  della
criminalita' organizzata nella vita dell'ente.
    In  relazione  all'esito  di attivita' investigative condotte sul
territorio, dalle quali sono emerse situazioni di diffusa illegalita'
astrattamente   riconducibili   a   forme  di  condizionamento  e  di
infiltrazione   delle   locali   consorterie   nei   confronti  degli
amministratori  dell'ente,  il  Prefetto  di Caserta ha disposto, con
provvedimento  del  7  aprile  2006,  l'accesso  presso  il comune di
Lusciano ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre
1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli
accertamenti di rito.
    L'esistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa
dell'ente   locale   a   causa   dell'influenza   della  criminalita'
organizzata  e'  emersa  nel  corso  degli  accertamenti svolti dalla
commissione  d'accesso  e confluiti nella relazione commissariale del
3 settembre  2007  che  hanno messo in risalto come, nel tempo, l'uso
distorto  della  cosa  pubblica  si  sia  concretizzato  nel favorire
soggetti   collegati   direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti
malavitosi.
    L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle
scelte  dell'amministrazione  risultano  favorite  da  una  fitta  ed
intricata rete di parentele, affinita', amicizie e frequentazioni che
lega  alcuni  amministratori  ad  esponenti  delle locali consorterie
criminali od a soggetti ad esse contigui.
    Gli  aspetti di condizionamento risultano evidenti negli atti con
i  quali e' stato violato il principio generale di separazione tra le
funzioni  di  indirizzo  politico  amministrativo  e  l'attivita'  di
gestione  affidata all'apparato burocratico, in particolare in alcune
delibere  adottate  dalla  giunta  ma  che  in  realta'  sarebbero di
competenza  dell'apparato  gestionale  con  le  quali vengono dettate
disposizioni specifiche per l'assegnazione dei lavori.
    La   tolleranza   e  la  connivenza  dell'apparato  politico  con
dipendenti  che  non garantiscono la trasparenza ed il buon andamento
della  pubblica  amministrazione  sono peraltro chiaramente manifeste
negli  atti  con  i  quali e' stata affidata la responsabilita' degli
apparati  burocratici  -  amministrativi  ad elementi controindicati.
Emblematico  al  riguardo  e' il conferimento con decreto del Sindaco
dell'incarico  di  responsabile  del  settore  protezione  civile  ed
ambientale  ad un funzionario che negli scorsi anni e' stato rinviato
a  giudizio  per  i  reati  di  associazione per delinquere di stampo
mafioso,  omicidio  in  concorso  e rapina ed inoltre interessato nel
2006  ad  un'ulteriore  richiesta di rinvio a giudizio per i reati di
falsita'  materiale  commessa  da pubblico ufficiale in atti pubblici
continuata in concorso.
    In materia di appalti di opere pubbliche e servizi la commissione
di  accesso ha evidenziato una gestione amministrativa caratterizzata
da gravi irregolarita' ed inadempienze.
    Come  evidenziato  le  varie  delibere  adottate  dalla giunta su
materie di competenza dell'apparato burocratico, con le quali vengono
dettate  disposizioni  specifiche  per  l'assegnazione dei lavori, si
sono  risolte  in  favore  di soggetti appartenenti o comunque legati
alla locale criminalita' organizzata.
    Particolarmente  rilevante  a  tal  riguardo  e'  il procedimento
relativo  alla  gara  di  appalto  per  l'affidamento del servizio di
refezione  scolastica. La commissione d'accesso ha evidenziato che la
determina  del  responsabile  del  servizio  di  indizione della gara
d'appalto veniva revocata con un atto della giunta e non con un'altra
determina del responsabile del servizio come sarebbe dovuto accadere,
circostanza  che  consentiva alla ditta gia' affidataria del servizio
di    beneficiare   di   due   proroghe   consecutive.   Alla   gara,
successivamente   indetta,  partecipava  una  sola  ditta,  anche  in
considerazione   del   fatto   che  la  procedura  di  pubblicazione,
contrariamente  a  quanto previsto, e' rimasta circoscritta in ambito
locale  anziche'  europeo  come  invece richiesto. Dalle informazioni
acquisite  dalle  forze  dell'ordine sono emersi elementi sintomatici
sia  nei  confronti  della  ditta  beneficiaria delle proroghe che di
quella aggiudicataria.
    Un'ulteriore  vicenda  dalla  quale  si  evince  l'intreccio  dei
rapporti   tra   amministrazione   e  locali  consorterie  e'  quella
concernente il completamento dei lavori di una delle vie del comune.
    In  tale occasione con delibera della giunta, che anche in questo
caso  deve ritenersi illegittima sotto il profilo della competenza in
quanto  la  stessa  attiene  ad  atti  di natura gestionale, venivano
dettate  precise  disposizioni  all'ufficio  tecnico  sia  per quanto
riguarda  il  professionista  a cui conferire l'incarico di redazione
del  nuovo  progetto  sia  per quanto riguarda la ditta che, mediante
trattativa  privata,  doveva  essere  assegnataria  dei lavori. Dalle
informazioni  acquisite  dall'organo  ispettivo,  il  titolare  della
societa'  assegnataria,  in passato tratto in arresto, risulta legato
da  vincoli parentali ad elementi di spicco della locale criminalita'
organizzata.
    La  commissione  d'accesso  ha  inoltre evidenziato che in alcune
gare  d'appalto, le cui procedure hanno peraltro evidenziato numerosi
profili  di  illegittimita',  le ditte risultate aggiudicatarie hanno
successivamente   rinunciato  all'esecuzione  dei  lavori,  adducendo
futili  motivazioni  e  senza  che  nei  confronti delle stesse ditte
rinunciatarie  fosse applicata alcuna penale o incameramento di quota
parte  della  sanzione,  mentre  a  carico degli amministratori delle
societa' poi risultate aggiudicatarie sono stati evidenziati elementi
di collegamento con esponenti di organizzazioni camorristiche locali.
    Anche nei casi in cui viene fatto ricorso alle procedure di somma
urgenza   le   stesse   risultano  carenti  per  quanto  riguarda  la
motivazione  che  giustifica il ricorso a tale eccezionale strumento,
mentre con riferimento alle rare procedure d'appalto e' stata inoltre
riscontrata   una  partecipazione  oggettivamente  limitata  a  poche
imprese, che lascia presupporre il carattere fittizio delle gare, nel
chiaro  intento  di  conferire  apparente  legalita'  all'affidamento
esperito.
    L'attivita'  di verifica sul piano deliberativo e provvedimentale
posta  in  essere  dalla commissione d'accesso, ha inequivocabilmente
evidenziato   convergenti   elementi  sintomatici  della  tendenza  a
favorire e soddisfare gli interessi di gruppi affaristici legati alla
criminalita'  organizzata  da  parte degli organi elettivi dell'ente,
oltre che dei vertici dell'apparato burocratico.
    Le  indagini  ispettive  effettuate  dalla commissione di accesso
hanno   conseguentemente  accertato  come  le  locali  organizzazioni
criminali,  favorite dalla particolare situazione ambientale che come
evidenziato  e'  caratterizzata  da  una  fitta  ed intricata rete di
parentele, affinita', e frequentazioni tra amministratori comunali ed
esponenti  delle  locali  consorterie  criminali,  siano  riuscite ad
ingerirsi nella vita politico - amministrativa dell'ente configurando
un concreto sviamento dell'attivita' comunale nel perseguimento degli
interessi dell'intera collettivita'.
    L'inosservanza   del   principio   di  legalita'  nella  gestione
dell'ente  e  l'uso distorto delle pubbliche funzioni incide peraltro
in   modo  fortemente  negativo  sulle  legittime  aspettative  della
popolazione   ad   essere   garantita  nella  fruizione  dei  diritti
fondamentali,  minando  la  fiducia dei cittadini nella legge e nelle
istituzioni.
    Pertanto  il  prefetto  di Caserta, con relazione del 7 settembre
2007,  ha proposto l'applicazione della misura prevista dall'art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
    La  descritta  situazione  di  condizionamento  necessita che, da
parte  dello  Stato,  sia  posto  in  essere  un intervento mirato al
ripristino  della  legalita'  mediante  il  recupero  della struttura
pubblica al servizio dei suoi fini istituzionali.
    Per le suesposte considerazioni, si ritiene necessario provvedere
ad  eliminare  ogni  ulteriore  motivo  di  deterioramento della vita
amministrativa   e   democratica  dell'ente,  mediante  provvedimenti
incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
    La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in
relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale,
rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia
determinata in diciotto mesi.
    Ritenuto  pertanto  che  ricorrano  le  condizioni  indicate  per
l'adozione   del  provvedimento  di  cui  all'art.  143  del  decreto
legislativo  18 agosto  2000, n. 267, si formula rituale proposta per
l'adozione  del  provvedimento di scioglimento del consiglio comunale
di Lusciano (Caserta).
      Roma, 9 ottobre 2007

                                      Il Ministro dell'interno: Amato