ALLEGATO 8 DIMENSIONI E MASSE RIMORCHIABILI, REGOLATORE DI VELOCITA', PROTEZIONE DEGLI ELEMENTI MOTORE, DELLE PARTI SPORGENTI E DELLE RUOTE, PARABREZZA ED ALTRI VETRI, COLLEGAMENTI MECCANICI TRA TRATTORE E VEICOLO RIMORCHIATO COMPRESO IL CARICO VERTICALE SUL PUNTO DI ATTACCO, POSIZIONE ED APPOSIZIONE DELLE TARGHETTE E DELLE ISCRIZIONI REGOLAMENTARI SUL CORPO DEL TRATTORE, COMANDO DELLA FRENATURA DEI VEICOLI RIMORCHIATI. Capo I DIMENSIONI E MASSE RIMORCHIABILI 1. DEFINIZIONI 1.1. Per "lunghezza" s'intende: - la distanza misurata tra i piani verticali perpendicolari al piano longitudinale del trattore passanti per i punti estremi dello stesso nella loro posizione meno favorevole, esclusi: - retrovisori, - manovelle di avviamento, - luci di posizione anteriori o laterali. 1.2. Per "larghezza" s'intende - la distanza misurata tra i piani verticali paralleli al piano longitudinale mediano del trattore passanti per i punti estremi dello stesso, esclusi: - retrovisori - indicatori di direzione, - luci di posizione anteriori, laterali, posteriori e di stazionamento - deformazioni dei pneumatici dovute al peso del trattore, - elementi retrattili (quali pedane sollevabili) e paraspruzzi elastici. 1.3. Per "altezza" s'intende - la distanza verticale tra il suolo ed il punto del trattore piu' distante dal suolo esclusa qualsiasi an- tenna. Per determinare tale altezza il trattore deve essere: - munito di pneumatici nuovi, con il massimo raggio di rotolamento prescritto dal costruttore. 1.4. Per "massa rimorchiabile" si intende la massa che puo' essere trainata da un tipo di trattore. Tale massa puo', ad esempio, essere costituita da uno o piu' veicoli rimorchiati o strumenti agricoli o forestali. Si distingue la massa rimorchiabile tecnicamente ammissibile dichiarata dal costruttore dalla massa rimorchiabile autorizzata, quale fissata al seguente punto 2.2. 1.5. Per "dispositivo di traino" s'intende l'unita' tecnica installata sul trattore del collegamento meccanico di un insieme trattore-veicolo trainato. 1.6. Per "massa del trattore a vuoto in ordine di marcia (Mt" s'intende la massa definita al punto 2.4 dell'allegato I al D.P.R. 11 gennaio 1980 n. 76. 1.7. Per "massa(e) rimorchiabile(i) tecnicamente ammissibile" (1) si intendono: - la massa rimorchiabile non frenata, - la massa rimorchiabile con frenatura indipendente (come definita al punto 1.12 del capo I dell'allegato 6 al D.P.R. 10 febbraio 1981 n. 212), - la massa rimorchiabile con frenatura ad inerzia (come definita al punto 1.14 del capo I dell'allegato 6 al D.P.R. 10 febbraio 1981 n. 212), - la massa rimorchiabile con frenatura idraulica o pneumatica: questa frenatura puo' essere del tipo continuo, semicontinuo o indipendente assistito come rispettivamente definito ai punti 1.9, 1.10 e 1.11 del capo I dell'allegato 6 al D.P.R. 10 febbraio 1981, n. 212. 2. PRESCRIZIONI 2.1. Dimensioni Le dimensioni massime di un trattore sono le seguenti: 2.1.1. lunghezza: 12 m, 2.1.2. larghezza: 2,5 m, 2.1.3. altezza: 4 m. 2.1.4. Le misurazioni necessarie per verificare queste dimensioni sono eseguite come segue: - con il trattore a vuoto in ordine di marcia, come indicato al punto 1.6; - su una superficie orizzontale piana; - a trattore fermo e motore spento; - con pneumatici nuovi alla pressione normale prescritta dal costruttore; - con sportelli e finestrini chiusi; - con il volante nella posizione di avanzamento in linea dritta; - senza alcun attrezzo agricolo o forestale agganciato al trattore. 2.2. Massa rimorchiabile autorizzata 2.2.1. La massa rimorchiabile autorizzata non deve superare: 2.2.1.1. la massa rimorchiabile tecnicamente ammissibile come definita al punto 1.7 indicata dal costruttore; 2.2.1.2. la massa rimorchiabile fissata per il dispositivo di rimorchio in base all'omologazione. 2.2.2. Qualora uno Stato membro applichi l'articolo 2 paragrafo 2, la massa rimorchiabile deve essere indicata (le masse rimorchiabili devono essere indicate) sul certificato di immatricolazione del trattore. Appendice MODELLO MINISTERO DEI TRASPORTI Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei Trasporti in concessione ALLEGATO DELLA SCHEDA DI OMOLOGAZIONE CEE DI UN TIPO DI TRATTORE PER QUANTO RIGUARDA LE DIMENSIONI E LE MASSE RIMORCHIABILI Numero di omologazione CEE: ......................................... 1. Elemento o caratteristica/elementi o caratteristiche: 1.1. dimensioni: 1.1.1. lunghezza: .................... m 1.1.2. larghezza: ................... m 1.1.3. altezza: ................... m 1.2. masse rimorchiabili 1.2.1. massa rimorchiabile non frenata ................... kg 1.2.2. massa rimorchiabile con frenatura indipendente: .................. kg 1.2.3. massa rimorchiabile con frenatura ad inerzia: ................... kg 1.2.4. massa rimorchiabile con frenatura assistita (idraulica o pneumatica) ............... kg 2. Marca del trattore o ragione sociale del costruttore:................ 3. Tipo ed eventuale denominazione commerciale del trattore:............ 4. Nome e indirizzo del costruttore:................................... 5. Eventuale nome e indirizzo del mandatario del costruttore:........... 6. Trattore presentato all'omologazione il.............................. 7. Servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione.............. 8. Data del verbale rilasciato da detto servizio:...................... 9. Numero del verbale rilasciato da detto servizio:.................... 10. Omologazione CEE per quanto riguarda le dimensioni e le masse rimorchiabili e' accordata/rifiutata (1). 11. Luogo:............................................................... 12. Data:............................................................... 13. Firma:.............................................................. 14. Alla presente comunicazione e' allegata la seguente documentazione tecnica con il numero di omologazione CEE succitato: ........................ progetti quotati ........................ disegno o fotografia del trattore. Questi dati sono forniti alle autorita' competenti degli altri Stati membri su loro esplicita richiesta. 15. Eventuali osservazioni:............................................. --------- (1) Cancellare la menzione inutile. Capo II REGOLATORE DI VELOCITA', PROTEZIONE DEGLI ELEMENTI MOTORI, DELLE PARTI SPORGENTI E DELLE RUOTE 1. REGOLATORE DI VELOCITA' 1.1. Se un regolatore di velocita' e' previsto d'origine dal costruttore, esso deve essere montato e ideato in modo che il trattore risponda ai requisiti dell'allegato I al D.P.R. 10 febbraio 1981 n. 212 relativi alla velocita' massima per costruzione. 2. PROTEZIONE DEGLI ELEMENTI MOTORI, DELLE PARTI SPORGENTI E DELLE RUOTE 2.1. Prescrizioni generali 2.1.1. Gli elementi motori, le parti sporgenti e le ruote dei trattori devono essere progettati, montati o protetti in modo da evitare, in condizioni di uso normali, lesioni alle persone. 2.1.2. Le disposizioni di cui al punto 2.1.1. si ritengono soddisfatte se sono rispettate le prescrizioni di cui al punto 2.3. Soluzioni diverse da quelle descritte dal punto 2.3 sono autorizzate se il costruttore apporta la prova che hanno un effetto almeno equivalente ai requisiti del punto 2.3. 2.1.3. I dispositivi di protezione devono essere saldamente fissati al trattore. "Saldamente fissati" significa che la loro rimozione e' possibile solo con l'ausilio di attrezzi. 2.1.4. Cofani, coperchi e tettucci, la cui chiusura a scatto potrebbe procurare lesioni, devono essere costruiti in modo da impedirne la chiusura accidentale (per esempio, mediante dispositivi di sicurezza o opportuni accorgimenti di montaggio o di concezione tecnica). 2.1.5. Un unico dispositivo di protezione puo' proteggere vari punti pericolosi. Tuttavia, ulteriori dispositivi di protezione devono essere montati qualora sotto un singolo dispositivo di protezione si trovino dispositivi di regolazione, di manutenzione o di soppressione dei radiodisturbi che possono essere manipolati soltanto a motore in moto. 2.1.6. Gli elementi di protezione (per esempio, spinotti a molla o spinotti ad alette) - per fissare gli elementi di montaggio a sganciamento rapido (per esempio, spinotti del gancio) e le parti di - dispositivi di protezione tali che si possono aprire senza l'uso di attrezzi (per esempio, cofano motore) devono essere saldamente fissati o all'elemento di collegamento del trattore stesso o al dispositivo di protezione. 2.2. Definizioni 2.2.1. Per "dispositivo di protezione" s'intende un dispositivo destinato a garantire la protezione delle parti pericolose. Ai sensi della presente direttiva i dispositivi di protezione comprendono carter, coperchi e ripari. 2.2.1.1. Per "carter" s'intende un dispositivo di protezione situato immediatamente davanti alla parte pericolosa e che, da solo o con altre parti della macchina, protegge da tutte le parti dal contatto con la parte pericolosa. 2.2.1.2. Per "coperchio" s'intende un dispositivo di protezione situato davanti alla parte pericolosa e che protegge dal contatto con la parte pericolosa dal lato coperto. 2.2.1.3. Per "riparo" s'intende un dispositivo di protezione che, mediante una guida, o delle sbarre o un mezzo analogo impone la distanza di sicurezza necessaria per rendere inaccessibile la parte pericolosa. 2.2.2. Per "parte pericolosa" s'intende qualsiasi punto che, per posizione o per progettazione delle parti fisse o mobili di un trattore comporti un rischio di lesione. Le parti pericolose sono in particolare: i punti di pizzicamento, di cesoiamento, di taglio, di perforazione, di schiacciamento, di ingranaggio, i punti di ammissione e di attacco. 2.2.2.1. Per "punto di pizzicamento" s'intende qualsiasi punto pericoloso o parti che si spostano le une rispetto alle altre o rispetto a parti fisse in modo tale che le persone o alcune parti del loro corpo possano correre rischi di pizzicamento. 2.2.2.2. Per "punto di cesoiamento" s'intende qualsiasi punto pericoloso o parti che passano le une lungo le altre o lungo altre parti in modo tale che le persone o alcune parti del loro corpo possano correre rischi di pizzicamento o di cesoiamento. 2.2.2.3. Per "punto di taglio, di perforazione, di schiacciamento" s'intende qualsiasi punto pericoloso o parti, mobili o fisse, taglienti, acuminate o smussate che possono ferire le persone o alcune parti del loro corpo. 2.2.2.4. Per "punto di ingranaggio" s'intende qualsiasi punto pericoloso oppure spigoli sporgenti taglienti, denti, coppiglie, viti e bulloni, ingrassatori, alberi e loro ghiere e quant'altro possa spostarsi in modo tale che possano essere afferrate e trascinate persone, talune parti del loro corpo o dei loro indumenti. 2.2.2.5. Per "punto di ammissione e punto di attacco" s'intende qualsiasi punto pericoloso in cui le parti, spostandosi, restringono l'apertura nella quale possono essere afferrate persone, talune parti del loro corpo o dei loro indumenti. 2.2.3. Per "portata" s'intende la distanza massima che puo' essere raggiunta dalle persone o da talune parti del loro corpo verso l'alto, verso il basso, verso l'interno, dal di sopra, attorno e attraverso, senza l'aiuto di un oggetto qualsiasi (figura 1). 2.2.4. Per "distanza di sicurezza" s'intende la distanza corrispondente alla portata o alle dimensioni del corpo con l'aggiunta di un supplemento di sicurezza (figura 1). 2.2.5. Per "dispositivo di comando, s'intende qualsiasi dispositivo il cui azionamento diretto consente di modificare lo stato o il funzionamento del trattore o di un materiale ad esso agganciato. 2.3. Distanza di sicurezza per evitare un contatto con le parti pericolose 2.3.1. La distanza di sicurezza e' misurata a partire dai punti che possono essere raggiunti per azionare, eseguire la manutenzione e ispezionare il trattore, nonche' a partire dal livello del suolo. Per "eseguire la manutenzione e ispezionare il trattore" s'intendono unicamente i lavori eseguiti normalmente dallo stesso conducente conformemente alle istruzioni per l'uso. Per determinare le distanze di sicurezza si presume che il trattore si trovi nello stato per il quale e' stato progettato e che non venga usato alcun attrezzo per raggiungere la parte pericolosa. I margini di sicurezza sono stabiliti dai punti da 2.3.2.1. a 2.3.2.5. In talune zone specifiche e per taluni elementi specifici si ritiene adeguato il livello di sicurezza se il trattore e' conforme alle prescrizioni di cui ai punti da 2.3.2.6. a 2.3.2.14. 2.3.2. Protezione dei punti pericolosi 2.3.2.1. Portata verso l'alto Il margine di sicurezza verso l'alto e' di 2.500 mm (vedi figura 1) per una persona in piedi. ----> Vedere Immagini da pag. 119 a pag. 127 del S.O. <---- 2.4.4. Regolazione del sedile per determinare il punto di riferimento (SIP) Se il sedile e la sua sospensione sono regolabili, il sedile deve essere regolato come segue prima di procedere alla determinazione del punto di riferimento: a) tutte le regolazioni (avanzamento, arretramento, altezza e inclinazione) devono essere nella loro posizione media. In mancanza di una posizione media si utilizza la regolazione piu' vicina al di sopra o posteriormente alla posizione media; b) le sospensioni regolabili devono essere regolate in modo che la sospensione si trovi al centro della sua oscillazione con il dispositivo di riferimento messo in loco e sotto carico. La sospensione puo' essere bloccata meccanicamente in questa posizione durante la determinazione del punto di riferimento (SIP); c) le sospensioni non regolabili devono essere bloccate nella posizione verticale raggiunta con il dispositivo di riferimento installato e caricato; d) se le suddette regolazioni sono in contrasto con le istruzioni del fabbricante, si applicano queste ultime in modo da ottenere la regolazione raccomandata per un conducente del peso di 75 kg. Nota: Un conducente di 75 kg consente una buona approssimazione con il dispositivo di riferimento sistemato sul sedile e caricato con una massa di 65 kg. 2.4.5. Determinazione dei tre assi di riferimento x ", y " e z " per il SIP Le coordinate devono essere fissate come segue: a) si localizza sul lato del supporto del sedile il foro di fissaggio che si trova nella posizione piu' arretrata; b) se l'asse del foro e' parallelo all'asse di articolazione definito sul dispositivo, lo si assume come y " (orientato da sinistra verso destra rispetto ad un conducente seduto; vedi figura 11); c) se l'asse del foro e' parallelo al piano verticale che passa per la linea mediana del sedile, si assume come asse y " la retta parallela all'asse d'articolazione indicato che passa per il punto di intersezione tra il piano di appoggio del supporto del sedile e l'asse del suddetto foro (vedi figura 12); d) in tutti gli altri casi, si assume l'asse y " in base a considerazioni relative al sedile in esame; e) gli assi x " e z " sono definiti quali intersezioni dei piani orizzontale e verticale passanti per y " con il piano verticale che passa per la linea mediana del sedile. Gli assi x " e z " devono essere orientati in avanti e verso l'alto (vedi figure 11 e 12). 2.4.6. Metodo per determinare il punto di riferimento del sedile (SIP) Il punto di riferimento del sedile (SIP) si ottiene utilizzando il dispositivo illustrato nella figura 10 procedendo come segue: a) si ricopre il sedile con un pezzo di tessuto per facilitare una corretta sistemazione del dispositivo; b) si sistema il dispositivo (senza massa addizionale) sul cuscino del sedile spingendolo all'indietro contro lo schienale; c) si aggiungono delle masse per portare la massa totale del dispositivo da 6 (Piu' o Meno) 1 kg a 26 (Piu' o Meno) 1 kg. Il baricentro deve trovarsi 40 mm davanti al segno del punto di riferimento del sedile sulla parte orizzontale del dispositivo (vedi figura 10); d) si applica due volte una forza orizzontale di circa 100 N al dispositivo sul punto di riferimento del sedile, come indicato nella figura 10; e) si aggiungono altre masse per portare la massa totale del dispositivo da 26 (Piu' o Meno) 1 kg a 65 (Piu' o Meno) 1 kg. Il baricentro delle masse aggiunte deve trovarsi 40 mm davanti al segno del punto di riferimento del sedile sulla parte orizzontale del dispositivo (vedi figura 10); f) dai due lati del sedile, su due piani verticali equidistanti dalla linea mediana longitudinale del sedile, si misurano, con un'approssimazione di (Piu' o Meno) 1 mm, le coordinate definite al punto 2.4.5 delle intersezioni di detti piani sull'asse del punto di riferimento del sedile marcato dal dispositivo. I valori medi aritmetici delle misure prese sui due piani sono registrati come coordinate SIP; g) devono essere annotate unitamente alle loro cause le condizioni che risultano dal metodo di determinazione e che si scostano dal procedimento indicato nel presente allegato o che possono essere fonti di errori. ----> Vedere Immagini da pag. 129 a pag. 130 del S.O. <---- Appendice MODELLO MINISTERO DEI TRASPORTI Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei Trasporti in concessione ALLEGATO ALLA SCHEDA DI OMOLOGAZIONE CEE DI UN TIPO DI TRATTORE PER QUANTO RIGUARDA IL REGOLATORE DI VELOCITA', LA PROTEZIONE DEGLI ELEMENTI MOTORI, DELLE PARTI SPORGENTI E DELLE RUOTE. Numero di omologazione CEE: ......................................... 1. Elemento o caratteristica/elementi o caratteristiche: 1.1. eventuale regolatore di velocita', 1.2. protezione degli elementi motori, delle parti sporgenti e delle ruote. 2. Marca del trattore o ragione sociale del costruttore:............... 3. Tipo ed eventuale descrizione commerciale del trattore:............. 4. Nome e indirizzo del costruttore:................................... 5. Eventualmente, nome e indirizzo del mandatario del costruttore:...... 6. Descrizione dell'elemento e/o della caratteristica (degli elementi e/o delle caratteristiche) di cui al punto 1: 7. Trattore presentato all'omologazione CEE il......................... 8. Servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione:............ 9. Data del verbale rilasciato da questo servizio:..................... 10. Numero del verbale rilasciato da questo servizio:................... 11. Omologazione CEE per quanto riguarda il regolatore di velocita', la protezione degli elemeti motori, delle parti sporgenti e delle ruote (1). 12. Luogo:.............................................................. 13. Data:............................................................... 14. Firma:.............................................................. 15. Sono allegati alla presente comunicazione i seguenti documenti recanti il numero di omologazione CEE sopra indicato: ................................... progetti quotati, ................................... disegno o fotografia delle parti pertinenti del trattore. Tali dati sono comunicati alle competenti autorita' degli Stati membri su loro esplicita richiesta. 16. Eventuali osservazioni: --------- (1) Cancellare la dicitura inutile. Capo III A PARABREZZA E ALTRI VETRI PRESCRIZIONI CONCERNENTI L'ATTREZZATURA, DEFINIZIONI, DOMANDA DI OMOLOGAZIONE, OMOLOGAZIONI, MARCHI, REQUISITI GENERALI, PROVE E CONFORMITA' DELLA PRODUZIONE. 1. PRESCRIZIONI CONCERNENTI L'ATTREZZATURA 1.1. I trattori agricoli o forestali possono, a scelta del costruttore, essere muniti: 1.1.1. di "parabrezza" e di "vetri diversi dal parabrezza" conformi alle prescrizioni del presente allegato 0 1.1.2. di parabrezza rispondenti alle prescrizioni applicabili ai "vetri diversi dal parabrezza" del presente allegato, ad esclusione di quelle connesse con le disposizioni del punto 9.1.4.2 del Capo III C del presente allegato (vetri il cui coefficiente di trasmissione regolare della luce puo' essere inferiore al 70%). 2. DEFINIZIONI Ai sensi del presente allegato, s'intende per: 2.1. "vetro temperato", un vetro costituito da una singola lastra di vetro che ha subito un trattamento speciale per aumentare la resistenza meccanica e controllare la frammentazione dopo la rottura; 2.2. "vetro stratificato", un vetro costituito da due o piu' lastre di vetro, mantenute assieme da uno o piu' intercalari di materia plastica. Si fa la seguente distinzione: 2.2.1. "vetro stratificato ordinario" in cui nessuna delle lastre di vetro di cui e' costituito e' stata trattata; 2.2.2. "vetro stratificato trattato", in cui un elemento delle lastre di vetro di cui e' costituito ha subito un trattamento speciale per aumentare la resistenza meccanica e controllare la frammentazione dopo la rottura; 2.3. "vetro di sicurezza rivestito di materia plastica", un vetro quale definito al punto 2.1 o 2.2 rivestito sulla faccia interna di uno strato di plastica; 2.4. "vetro di sicurezza vetro-plastica": un vetro stratificato con una lastra di vetro ed una o piu' pellicole di plastica sovrapposte di cui una funge da intercalare. La pellicola o le pellicole di plastica sono situate sulla faccia interna quando il vetro e' montato sul trattore; 2.5. "gruppo di parabrezza", un gruppo formato da parabrezza di forme e dimensioni diverse sottoposto ad un esame delle loro caratteristiche meccaniche, del loro tipo di frammentazione e del loro comportamento alle prove di resistenza alle aggressioni dell'ambiente; 2.5.1. "parabrezza piano", un parabrezza che non presenta alcuna curvatura nominale che dia luogo ad un'altezza di segmento superiore a 10 mm per metro lineare; 2.5.2. "parabrezza", un parabrezza che presenti una curvatura nominale che dia luogo ad un'altezza di segmento superiore a 10 mm per metro lineare; 2.6. "doppio finestrino", un insieme costituito da due vetri installati separatamente nella stessa apertura del trattore; 2.7. "doppio vetro", un insieme costituito da due vetri assemblati in fabbrica in modo permanente e separati da uno spazio uniforme; 2.7.1. "doppio vetro simmetrico", un doppio vetro nel quale i due vetri che lo costituiscono sono dello stesso tipo (temperato, stratificato, ecc.) ed hanno le stesse caratteristiche principali e secondarie; 2.7.2. "doppio vetro asimmetrico", un doppio vetro nel quale i due vetri che lo costituiscono sono di tipo (temperato, stratificato, ecc.) diverso oppure hanno caratteristiche principali e/o secondarie diverse; 2.8. "caratteristica principale", una caratteristica che modifica sensibilmente le caratteristiche ottiche e/o meccaniche di un vetro in modo rilevante dal punto di vista della funzione che il vetro deve svolgere sul trattore. Questa espressione comprende anche il marchio di fabbrica o commerciale; 2.9. "caratteristica secondaria", una caratteristica che potrebbe modificare le proprieta' ottiche e/o meccaniche di un vetro in modo rilevante per la funzione cui il vetro e' destinato sul trattore. L'importanza del cambiamento viene valutata con riferimento agli indici di difficolta'; 2.10. "indici di difficolta'", una classificazione in due gradi che si riferisce alle variazioni riscontrate in pratica in ciascuna delle caratteristiche secondarie. Un cambiamento dall'indice 1 all'indice 2 implica il ricorso a prove complementari; 2.11. "superficie di sviluppo di un parabrezza", la superficie del rettangolo minimo di vetro da cui puo' essere sviluppato un parabrezza; 2.12. "angolo di inclinazione di un parabrezza", l'angolo compreso tra la verticale e la retta che passa per il bordo superiore ed il bordo inferiore del parabrezza; queste rette sono definite in un pi- ano verticale contenente l'asse longitudinale del trattore; 2.12.1. la misurazione dell'angolo di inclinazione va eseguita a vuoto sul trattore posto a livello del suolo; 2.12.2. nel caso di trattori muniti di sospensioni idropneumatiche, idrauliche o pneumatiche, ovvero di un dispositivo di livellamento automatico in base al carico, la prova va eseguita nelle condizioni normali di marcia specificate dal fabbricante; 2.13. "altezza del segmento h", la distanza massima della superficie interna del vetro da un piano che passa per i bordi dello stesso, misurata in direzione approssimativamente perpendicolare al vetro (vedi capo III N; figura 1); 2.14. "tipo di vetro", i vetri, quali definiti ai punti da 2.1 a 2.4, che non presentano tra loro differenze essenziali, in particolare riguardo alle caratteristiche principali e secondarie menzionate nei capi da III D a III L; 2.14.1. sebbene una modifica delle caratteristiche principali dia luogo ad un nuovo tipo di prodotto, si ammette che in certi casi una modifica della forma e delle dimensioni non comporti necessariamente una nuova serie completa di prove. Per alcune delle prove prescritte negli allegati specifici, i vetri possono essere raggruppati quando sia evidente che le loro caratteristiche principali sono analoghe; 2.14.2. esemplari di vetri che presentano differenze solo rispetto alle caratteristiche secondarie possono essere considerati dello stesso tipo; i campioni di tali vetri possono essere comunque sottoposti a determinate prove, quando sia previsto esplicitamente nelle condizioni di prova; 2.15. "curvatura r", il valore approssimativo del piu' piccolo raggio dell'arco del parabrezza misurato nella zona piu' incurvata. 3. DOMANDA DI OMOLOGAZIONE 3.1. La domanda di omologazione CEE di un tipo di vetro e' presentata dal fabbricante del vetro di sicurezza o dal suo rappresentante debitamente accreditato nel paese in cui essa e' depositata. Per ogni tipo di vetro la domanda puo' essere presentata soltanto in uno degli Stati membri. 3.2. Per ogni tipo di vetro di sicurezza, la domanda deve essere corredata dai documenti indicati in appresso, in triplice copia, e dalle seguenti indicazioni: 3.2.1. descrizione tecnica comprendente tutte le caratteristiche principali e secondarie, e 3.2.1.1. per i vetri diversi dai parabrezza, dei disegni in un formato che non superi il formato A4 o questo formato ripiegato, con le seguenti indicazioni: - la superficie massima; - l'angolo minimo tra due lati adiacenti del vetro; - eventualmente, un'altezza massima del segmento, 3.2.1.2. per i parabrezza: 3.2.1.2.1. un elenco dei modelli di parabrezza per cui si chiede l'omologazione, con l'indicazione del nome dei fabbricanti dei trattori, 3.2.1.2.2. dei disegni in scala 1/10, nonche' dei diagrammi dei parabrezza e del loro posizionamento sul veicolo, sufficientemente particolareggiati da precisare: 3.2.1.2.2.1. la posizione del parabrezza rispetto al punto di riferimento" definito al punto 1.2 dell'allegato 3 "campo di visibilita'" al D.P.R. 10 febbraio 1981, n. 212, 3.2.1.2.2.2. l'angolo di inclinazione del parabrezza, 3.2.1.2.2.3. la posizione e la dimensione della zona di controllo delle qualita' ottiche e, se necessario, delle zone di tempera differenziale, 3.2.1.2.2.4. la superficie di sviluppo del parabrezza, 3.2.1.2.2.5. l'altezza massima del segmento del parabrezza, 3.2.1.2.2.6. la curvatura del parabrezza (unicamente ai fini del raggruppamento dei parabrezza); 3.2.1.3. per i doppi vetri, dei disegni che non superino il formato A4 o detto formato ripiegato, indicanti, oltre all'informazione di cui al punto 3.2.1.1: - il tipo di ciascuno dei vetri che li costituiscono, - il tipo di sigillatura (organica, vetro/vetro o vetro/metallo), - lo spessore nominale dello spazio tra i due vetri. 3.3. Il richiedente deve inoltre presentare un numero sufficiente di campioni e di provette dei vetri finiti dei vari modelli, d'accordo eventualmente con il servizio tecnico incaricato delle prove. 3.4. L'autorita' competente verifica l'esistenza di disposizioni soddisfacenti per assicurare un controllo efficace della conformita' della produzione, prima che sia concessa l'omologazione del tipo. 4. MARCHI 4.1. Ogni vetro di sicurezza, compresi i campioni e le provette presentati per l'omologazione, deve recare, in modo chiaramente leggibile ed indelebile, il marchio di fabbrica o commerciale del fabbricante. 5. OMOLOGAZIONE 5.1. Se i campioni presentati per l'omologazione soddisfano i requisiti dei punti da 5 a 7 qui appresso, viene concessa l'omologazione del rispettivo tipo di vetro di sicurezza. 5.2. Ad ogni tipo definito dagli allegati III E, III G, III K e III L o, se si tratta di parabrezza, ad ogni gruppo omologato deve essere attribuito un numero di omologazione. Le prime due cifre (attualmente 00 per la direttiva nella sua forma originaria) indicano la serie di emendamenti corrispondenti alle piu' recenti modifiche tecniche di rilievo apportate alla direttiva alla data di concessione dell'omologazione. Uno stesso Stato membro non puo' attribuire lo stesso numero ad un altro tipo o gruppo di vetri di sicurezza. 5.3. L'omologazione, l'estensione dell'omologazione o il rifiuto dell'omologazione di un tipo di vetro di sicurezza in applicazione della presente direttiva, saranno notificati agli Stati membri mediante una scheda di comunicazione conforme al modello che figura nell'allegato III B e relative appendici della presente direttiva. 5.3.1. Se si tratta di parabrezza, la scheda di comunicazione dell'omologazione CEE e' accompagnata da una documentazione, che stabilisce un elenco di ciascun modello di parabrezza che fa parte del gruppo omologato nonche' delle caratteristiche del gruppo stesso, conformemente all'appendice 8 del capo III B. 5.4. In aggiunta al marchio di cui al punto 4.1, ogni vetro di sicurezza ed ogni doppio vetro conforme ad un tipo di vetro omologato ai sensi della presente direttiva dovra' recare, in modo ben visibile, il marchio di omologazione CEE. Puo' essere inoltre apposto qualsiasi marchio di omologazione particolare attribuito a ciascun vetro di un doppio vetro. Questo marchio di omologazione e' costituito: 5.4.1. da un rettangolo all'interno del quale si trova la lettera "e" minuscola seguita dal numero distintivo dello Stato membro che ha concesso l'omologazione (1); 5.4.2. dal numero di omologazione, posto a destra del rettangolo previsto dal punto 5.4.1. 5.5. Accanto a tale marchio di omologazione sono apposti i seguenti simboli complementari: 5.5.1. nel caso di cui un parabrezza: I: se si tratta di vetro temperato (II/P se e' rivestito) (2), II: se si tratta di vetro stratificato ordinario (I/P se e' rivestito) (2), III: se si tratta di vetro stratificato trattato (III/P se e' rivestito) (2), IV: se si tratta di vetro-plastica; 5.5.2. V: se si tratta di un vetro diverso da un parabrezza contemplato dalle disposizioni del punto 9.1.4.2 del capo III C; 5.5.3. VI: se si tratta di un doppio vetro; 5.5.4. T: se si tratta di parabrezza che rispondono alle prescrizioni applicabili ai vetri diversi dai parabrezza esclusi quelli che rientrano nelle disposizioni del punto 9.1.4.2 del capo III C della presente direttiva (vetri il cui coefficiente di trasmissione regolare della luce puo' essere inferiore al 70%). Tuttavia nel caso di parabrezza che rispondono alle prescrizioni applicabili ai vetri stratificati ordinari diversi dai parabrezza, questo simbolo potra' essere apposto soltanto dopo la prova di comportamento all'urto della testa su provetta piana, definita al punto 3.2.2 del capo III G della presente direttiva; l'altezza di caduta e' di 4,0 m + 25 mm/ - 0. 5.6. Il marchio di omologazione ed il simbolo devono essere chiaramente leggibili ed indelebili. 5.7. Nell'appendice 1 del presente allegato sono riportati esempi di marchi di omologazione. 6. REQUISITI GENERALI 6.1. Tutti i vetri, in particolare quelli destinati alla fabbricazione di parabrezza, devono essere di qualita' tale da ridurre nella misura possibile il pericolo di lesioni corporali in caso di rottura. Essi devono essere sufficientemente resistenti alle sollecitazioni che possono verificarsi negli incidenti prevedibili in una circolazione normale, agli agenti atmosferici e termici, agli agenti chimici, alla combustione ed all'abrasione. 6.2. I vetri di sicurezza devono inoltre avere una trasparenza sufficiente, non devono provocare alcuna deformazione notevole degli oggetti visti in trasparenza ne' alcuna confusione fra i colori impiegati nella segnaletica stradale. In caso di rottura del parabrezza, essi devono permettere al conducente di continuare a vedere chiaramente la strada per frenare e fermare il suo trattore in tutta sicurezza. ----------- (1) 1 per la Repubblica federale di Germania, 2 per la Francia, 3 per l'Italia, 4 per i Paesi Bassi, 6 per il Belgio, 9 per la Spagna, 11 per il Regno Unito, 13 per il Lussemburgo, 18 per la Danimarca, 21 per il Portogallo, IRL per l'Irlanda e EL per la Grecia. (2) Conformemente alla definizione del punto 2.3. 7. REQUISITI PARTICOLARI Tutti i tipi di vetri di sicurezza devono, a seconda della categoria cui appartengono, soddisfare i seguenti requisiti particolari: 7.1. per quanto concerne i parabrezza di vetro temperato, i requisiti di cui al capo III D, 7.2. per quanto concerne i vetri a tempera uniforme, esclusi i parabrezza, i requisiti di cui al capo III E, 7.3. per quanto riguarda i parabrezza di vetro stratificato ordinario, i requisiti di cui al capo III F, 7.4. per quanto riguarda i vetri stratificati ordinari, diversi dai parabrezza, i requisiti di cui al capo III G, 7.5. per quanto riguarda i parabrezza di vetro stratificato trattato, i requisiti di cui al capo III H, 7.6. oltre alle rispettive prescrizioni precedenti, i vetri di sicurezza rivestiti di plastica devono essere conformi ai requisiti del capo III I, 7.7. per quanto riguarda i parabrezza di vetro di plastica, i requisiti di cui al capo III J, 7.8. per quanto riguarda i vetri di plastica diversi dai parabrezza, i requisiti di cui al capo III K, 7.9. per quanto riguarda i doppi vetri, i requisiti di cui al capo III L. 8. PROVE 8.1. La presente direttiva prescrive le seguenti proventi: 8.1.1. Frammentazione Questa prova ha lo scopo di: 8.1.1.1. verificare che i frammenti e le schegge prodotti dalla frammentazione del vetro siano tali da ridurre al minimo il rischio di lesioni e, 8.1.1.2. se si tratta di parabrezza, controllare la visibilita' residua dopo la rottura. 8.1.2. Resistenza meccanica 8.1.2.1. Prova di urto con la sfera Le prove sono due: una con una sfera di 227 g, l'altra con una sfera di 2 260 g. 8.1.2.1.1. Prova con la sfera di 227 g. Questa prova ha lo scopo di verificare l'aderenza dello strato intercalare del vetro stratificato e la resistenza meccanica del vetro a tempera uniforme. 8.1.2.1.2. Prova con la sfera di 2 260 g. Questa prova ha lo scopo di verificare la resistenza del vetro stratificato alla penetrazione della sfera. 8.1.2.2. Prova di comportamento all'urto della testa Questa prova ha lo scopo di verificare se sono soddisfatte le condizioni inerenti alla limitazione delle lesioni in caso di urto della testa contro il parabrezza, i vetri stratificati ed i vetri di plastica diversi dai parabrezza, nonche' le unita' a doppio vetro utilizzate come vetri laterali. 8.1.3. Resistenza alle condizioni dell'ambiente 8.1.3.1. Prova di abrasione Questa prova ha lo scopo di stabilire se la resistenza di un vetro di sicurezza all'abrasione supera un valore prescritto. 8.1.3.2. Prova di alta temperatura Questa prova ha lo scopo di stabilire se l'intercalare del vetro stratificato e del vetro di plastica, esposto a lungo ad alte temperature, presenta bolle o altri difetti. 8.1.3.3. Prova di resistenza alle radiazioni Questa prova ha lo scopo di stabilire se la trasmissione luminosa dei vetri stratificati, del vetro di plastica e del vetro rivestito di plastica, esposti a lungo a radiazione, e' ridotta considerevolmente, ovvero se il materiale e' notevolmente scolorito. 8.1.3.4. Prova di resistenza all'umidita' Questa prova ha lo scopo di stabilire se un vetro stratificato, un vetro di plastica e un vetro rivestito di plastica sono in grado di resistere a lungo all'effetto dell'umidita', senza presentare alterazioni rilevanti. 8.1.3.5. Resistenza al cambiamento di temperatura Questa prova ha lo scopo di stabilire se il materiale o i materiali plastici utilizzati per un vetro di sicurezza quale definito ai precedenti punti 2.3 e 2.4 sono in grado di resistere a lungo all'effetto di temperature estreme senza presentare alterazioni rilevanti. 8.1.4. Qualita' ottiche 8.1.4.1. Prova di trasmissione luminosa Questa prova ha lo scopo di stabilire se la regolare trasmissione luminosa di un vetro di sicurezza supera un valore determinato. 8.1.4.2. Prova di distorsione ottica Questa prova ha lo scopo di verificare se un parabrezza provoca una distorsione degli oggetti visti attraverso di esso tale da infastidire il conducente. 8.1.4.3. Prova di separazione dell'immagine secondaria Questa prova ha lo scopo di verificare se la separazione angolare dell'immagine secondaria dall'immagine primaria supera un valore determinato. 8.1.4.4. Prova di identificazione dei colori Questa prova ha lo scopo di verificare se un parabrezza provoca la confusione dei colori visti attraverso di esso. 8.1.5. Prova di resistenza al fuoco Questa prova ha lo scopo di verificare che la superficie interna di un vetro di sicurezza quale definito ai precedenti punti 2.3 e 2.4 presenta una velocita' di combustione abbastanza debole. 8.1.6. Prova di resistenza agli agenti chimici Questa prova ha lo scopo di verificare che la superficie interna di un vetro di sicurezza quale definita ai precedenti punti 2.3 e 2.4 resista agli effetti di un'esposizione agli agenti chimici che possono essere presenti o utilizzati in un veicolo (ad esempio, prodotti di pulizia, ecc.) senza presentare alterazioni. 8.2. Prove prescritte per le categorie di vetri definiti nei punti da 2.1 a 2.4 della presente direttiva 8.2.1. I vetri di sicurezza devono essere sottoposti alle prove indi- cate nella seguente tabella: ----> Vedere Tabella a Pag. 136 del S.O. <---- 8.2.2. Un vetro di sicurezza viene omologato se soddisfa tutti i requisiti prescritti nelle relative indicazioni della tabella di cui sopra. 9. MODIFICA O ESTENSIONE DI OMOLOGAZIONE DEL TIPO DI VETRO DI SICUREZZA 9.1. Ogni modifica del tipo di vetro di sicurezza o, se si tratta di parabrezza, ogni aggiunta apportata ad un gruppo di parabrezza deve essere notificata all 'amministrazione competente che ha proceduto all'omologazione di tale tipo di vetri. Questa puo': 9.1.1. ritenere che le modifiche apportate non siano tali da avere un'evidenza negativa considerevole, che, se si tratta di parabrezza, il nuovo tipo rientri nel gruppo omologato e che, in ogni caso, il vetro di sicurezza continui a soddisfare i requisiti prescritti, oppure 9.1.2. esigere dal servizio tecnico incaricato di procedere alle prove di redigere un nuovo verbale. 9.2. Notifica 9.2.1. La conferma dell'omologazione o il rifiuto (o l'estensione) dell'omologazione sono notificati agli Stati membri con la procedura di cui al precedente punto 5.3. 9.2.2. L'autorita' competente che ha concesso un'estensione di omologazione appone su ciascuna notifica di estensione un numero d'ordine. 10. CONFORMITA' DELLA PRODUZIONE 10.1. Il vetro di sicurezza omologato in applicazione del presente allegato e degli allegati seguenti deve essere fabbricato in modo da essere conforme al tipo omologato e deve soddisfare i requisiti di cui ai precedenti punti 6, 7 e 8. 10.2. Per verificare la conformita' alle prescrizioni del punto 10.1 si deve effettuare un controllo permanente della produzione. 10.3. Il detentore di un'omologazione deve in particolare: 10.3.1. vigilare sulle procedure di controllo di qualita' dei prodotti, 10.3.2. aver accesso all'apparecchiatura necessaria al controllo della conformita' a ciascun tipo omologato, 10.3.3. registrare i dati concernenti i risultati di prova e i documenti allegati (1) che devono essere tenuti a disposizione per un periodo concordato con l'amministrazione competente, 10.3.4. analizzare i risultati di ogni tipo di prova per controllare e garantire la costanza delle caratteristiche del prodotto per quanto concerne le disposizioni ammissibili nella produzione industriale, 10.3.5. accertarsi almeno che per ogni tipo di prodotto siano eseguite le prove prescritte al capo III O, 10.3.6. accertarsi che ogni prelievo di campioni o di provette che metta in evidenza la non conformita' per il tipo di prova considerato sia seguito da un nuovo prelievo e da una nuova prova. Vengono prese tutte le disposizioni necessarie per ristabilire la conformita' della rispettiva produzione. 10.4. L'autorita' competente puo' verificare in qualsiasi momento i metodi di controllo di conformita' applicati in ciascuna unita' di produzione (vedi punto 1.3 del capo III O). 10.4.1. Ad ogni ispezione devono essere presentati all'ispettore i registri di prova e di controllo della produzione. 10.4.2. L'ispettore puo' selezionare a caso dei campioni che saranno sottoposti alle prove nel laboratorio del fabbricante. Il numero minimo di campioni puo' essere determinato in funzione dei risultati dei controlli del fabbricante. 10.4.3. Qualora il livello di qualita' non fosse soddisfacente oppure risultasse necessario verificare la validita' delle prove eseguite in applicazione del punto 10.4.2, l'ispettore puo' prelevare altri campioni da inviare al servizio tecnico che ha eseguito le prove di omologazione. 10.4.4. L'autorita' competente puo' effettuare tutte le prove prescritte nella presente direttiva. 10.4.5. Normalmente, le autorita' competenti autorizzano due ispezioni all'anno. Se nel corso di una di queste ispezioni si registrano risultati negativi, l'autorita' competente provvede a che siano prese tutte le disposizioni necessarie per ripristinare al piu' presto la conformita' della produzione. 11. SANZIONI IN CASO DI NON CONFORMITA' DELLA PRODUZIONE. 11.1. L'omologazione concessa ad un tipo di vetro di sicurezza in applicazione delle presente direttiva puo' essere revocata qualora non sia soddisfatta la condizione di cui al punto 10.1. 11.2. Se uno Stato membro revoca un'omologazione precedentemente concessa, esso ne informa immediatamente gli altri Stati membri mediante una copia della scheda di omologazione recante in fondo in lettere maiuscole la seguente indicazione datata e firmata "OMOLOGAZIONE REVOCATA". -------- (1) I risultati della prova di frammentazione sono registrati anche se non e' prescritta una prova fotografica. 12. ARRESTO DEFINITIVO DELLA PRODUZIONE. Se il detentore di una omologazione cessa totalmente la fabbricazione di un tipo di vetro di sicurezza formante oggetto della presente direttiva, egli ne informa l'autorita' che ha concesso l'omologazione la quale, a sua volta, ne da' notifica agli altri Stati membri mediante una copia della scheda di comunicazione di omologazione conforme al modello previsto al capo III B del presente allegato. 13. NOMI ED INDIRIZZI DEI SERVIZI TECNICI INCARICATI DELLE PROVE DI OMOLOGAZIONE E DEI SERVIZI AMMINISTRATIVI. Ogni Stato membro comunica agli altri Stati membri ed alla Commissione i nomi e gli indirizzi dei servizi tecnici incaricati delle prove di omologazione e dei servizi amministrativi che rilasciano l'omologazione CEE ed a cui devono essere inviate le schede di omologazione e rifiuto o di revoca di omologazione emesse negli altri Stati membri. ----> Vedere Immagini da Pag. 139 a Pag. 141 del S.O. <---- Capo III B MINISTERO DEI TRASPORTI Direzione Generale della Motorizzazione Civile e dei Trasporti in concessione (Formato massimo: A 4 (210 x 297 mm)) Comunicazione concernente - l'omologazione CEE, - il rifiuto di omologazione, - l'estensione di omologazione, - la revoca dell'omologazione (1) di un tipo di vetro di sicurezza in applicazione dell'allegato 8 al D.M. 5 agosto 1991 Numero di omologazione: ................. Estensione numero: ........ 1. Categoria di vetro di sicurezza:..................................... 2. Descrizione del vetro: vedi appendici 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 (1) e, nel caso di un parabrezza, l'elenco conforme dell'appendice 8. 3. Marchio di fabbrica o commerciale:................................... 4. Nome e indirizzo del fabbricante:.................................... 5. (Eventualmente) Nome e indirizzo del mandatario del fabbricante:..... 6. Presentato all'omologazione in data.................................. 7. Servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione:............. 8. Data del verbale di prova:........................................... 9. Numero del verbale di prova:......................................... 10. Omologazione accordata/rifiutata/estesa/revocata (1):................ 11. Motivo o motivi dell'estensione dell'omologazione:................... 12. Osservazioni:....................................................... 13. Luogo:............................................................... 14. Data:............................................................... 15. Firma:............................................................... 16. Alla presente comunicazione viene allegato l'elenco dei documenti che costituiscono il fascicolo di omologazione depositato presso il servizio amministrativo che ha rilasciato l'omologazione e questo elenco puo' essere ottenuto su richiesta. ---------- (1) Cancellare le menzioni inutili. Appendice 1 PARABREZZA DI VETRO TEMPERATO (Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III D oppure al capo III I) Numero di omologazione: ...............Estensione numero: .......... Caratteristiche principali: - Categorie di forma:............................................... - Categorie di spessore:............................................ - Spessore nominale del parabrezza:................................. - Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:.................... - Spessore del o dei rivestimenti plastici:......................... Caratteristiche secondarie - Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro tirato):............................................................ - Colorazione del vetro:............................................ - Colorazione del o dei rivestimenti plastici:...................... - Incorporazione di conduttori (SI/NO):............................ - Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO):........................ Osservazioni ............................................................. ............................................................. ............................................................. Documenti allegati: Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8). Appendice 2 VETRI A TEMPERATURA UNIFORME DIVERSI DAI PARABREZZA (fB0121) (Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III E oppure al capo III I) Numero di omologazione:................. Estensione numero: ........ Caratteristiche principali: - Diversi dai parabrezza (SI/NO) - Parabrezza per trattori:.......................................... - Categoria di forma:............................................... - Natura della tempera:............................................. - Categoria di spessore:............................................ - Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:..................... Caratteristiche secondarie: - Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro tirato):............................................................ - Colorazione del vetro:............................................ - Colorazione del o dei rivestimenti plastici:...................... - Incorporazione di conduttori (SI/NO) - Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO) Criteri omologati: - Superficie piu' grande (vetro piano):.............................. - Angolo piu' piccolo:............................................... - Superficie sviluppata piu' grande (vetro bombato):................ - Altezza maggiore del segmento:.................................... Osservazioni: ................................................................... ................................................................... ................................................................... Documenti allegati: (Eventualmente) Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8). Appendice 3 PARABREZZA DI VETRO STRATIFICATO (ordinario, trattato o rivestito di plastica) (Caratteristiche principali e secondarie conformemente ai capi III F, III H o III I) Numero di omologazione:............. Estensione numero: ............ Caratteristiche principali: - Numero delle lastre di vetro:..................................... - Numero di intercalari:............................................ - Spessore nominale del parabrezza:.................................. - Spessore nominale dello o degli intercalari:....................... - Trattamento speciale del vetro:.................................... - Natura e tipo dello o degli intercalari:.......................... - Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:.................... Caratteristiche secondarie: - Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro tirato):............................................................ - Colorazione del vetro (incolore, colorato):....................... - Colorazione dell'intercalare (totale o parziale):................. - Incorporazione di conduttori (SI/NO) - Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO) Osservazioni: ................................................................... ................................................................... ................................................................... Documenti allegati: Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8). Appendice 4 VETRI STRATIFICATI DIVERSI DAI PARABREZZA (Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III G oppure al capo III I) Numero di omologazione:..............Estensione numero: ............ Caratteristiche principali: - Diverso dal parabrezza (SI/NO) - Parabrezza per trattori:........................................... - Numero delle lastre di vetro:...................................... - Numero di intercalari:............................................ - Categoria di spessore:............................................ - Spessore nominale dello o degli intercalari:....................... - Trattamento speciale del vetro:................................... - Natura e tipo dello o degli intercalari:........................... - Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:..................... - Spessore del o dei rivestimenti plastici:......................... Caratteristiche secondarie: - Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro tirato):............................................................ - Colorazione dell'intercalare (totale o parziale):................. - Colorazione del vetro:............................................. - Colorazione del o dei rivestimenti plastici:....................... - Incorporazione di conduttori (SI/NO) - Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO) Osservazioni: .................................................................... .................................................................... .................................................................... Documenti allegati: (Eventualmente) Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8). Appendice 5 PARABREZZA DI VETRO-PLASTICA (Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III J) Numero di omologazione:............... Estensione numero: .......... Caratteristiche principali: - Categoria di forma:................................................ - Numero delle pellicole di plastica:................................ - Spessore nominale del vetro:....................................... - Trattamento del vetro (SI/NO) - Spessore nominale del parabrezza:.................................. - Spessore nominale della o delle pellicole di plastica fungenti da intercalari:........................................................ - Natura e tipo della o delle pellicole di plastica fungenti da intercalari:......................................................... - Natura e tipo della pellicola di plastica esterna:................. Caratteristiche secondarie: - Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro tirato):............................................................. - Colorazione della o delle pellicole di plastica (totale/parziale): - Colorazione del vetro:............................................ - Incorporazione di conduttori (SI/NO) - Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO) Osservazioni: ................................................................... ................................................................... ................................................................... Documenti allegati: Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8). Appendice 6 VETRI-PLASTICA DIVERSI DAI PARABREZZA (Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III K) Numero di omologazione:............. Estensione numero: ............ Caratteristiche principali: - Diverso dal parabrezza (SI/NO) - Parabrezza per trattori:........................................... - Numero delle pellicole di plastica:............................... - Spessore dell'elemento di vetro:.................................. - Trattamento dell'elemento di vetro (SI/NO) - Spessore nominale del vetro:...................................... - Spessore nominale della o delle pellicole di plastica fungenti da intercalari:........................................................ - Nature e tipo della o delle pellicole di plastica fungenti da intercalari:........................................................ - Natura e tipo della pellicola di plastica esterna:................ Caratteristiche secondarie: - Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro tirato):............................................................ - Colorazione del vetro (incolore/colorato):........................ - Colorazione della o delle pellicole di plastica (totale/parziale): - Incorporazione di conduttori (SI/NO) - Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO) Osservazioni: ................................................................... ................................................................... ................................................................... Documenti allegati: (Eventualmente) Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8). Appendice 7 UNITA' A DOPPIO VETRO (Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III L) Numero di omologazione:.............. Estensione numero: ........... Caratteristiche principali: - Composizione delle unita' a doppio vetro (simmetrica/asimmetrica): - Spessore nominale dello spazio:................................... - Metodo di assemblaggio:........................................... - Tipo di ciascun vetro conformemente ai capi III E, III G, III I, III K:.............................................................. Documenti allegati: Una scheda per i due vetri di un'unita' a doppio vetro simmetrica in funzione dell'allegato in base al quale detti vetri sono stati provati o omologati. Una scheda per ogni vetro costituente un'unita' a doppio vetro asimmetrica in funzione dell'allegato in base al quale detti vetri sono stati provati o omologati. Osservazioni: ................................................................... ................................................................... ................................................................... Appendice 8 CONTENUTO DELL'ELENCO DEI PARABREZZA (fB0121) Per ogni parabrezza oggetto della presente omologazione si devono fornire, come minimo, le seguenti informazioni: - Costruttore del trattore:......................................... - Tipo di trattore:................................................. - Superficie di sviluppo (F):....................................... - Altezza del segmento (h):......................................... - Curvatura (r):.................................................... - Angolo di montaggio (a):.......................................... - Coordinate del punto di riferimento (A, B, C) rispetto alla meta' del bordo superiore del parabrezza:................................. ----> Vedere Immagine a Pag. 150 del S.O. <---- CAPO III C CONDIZIONI GENERALI DI PROVA 1. PROVE DI FRAMMENTAZIONE 1.1. Il vetro da sottoporre alla prova non deve essere fissato in moto rigido; esso puo' tuttavia essere bloccato su un vetro uguale per mezzo di un nastro adesivo incollato lungo tutto il perimetro. 1.2. Per ottenere la frammentazione si deve utilizzare un martello con una massa di circa 75 g oppure un altro dispositivo che dia risultati equivalenti. Il raggio di curvatura della punta e' di 0,2 (Piu' o Meno) 0,05 mm. 1.3. Si deve effettuare una prova per ogni punto d'impatto prescritto. 1.4. Si esegue l'esame dei frammenti in base ai rilevamenti su carta fotografica di contatto ove l'esposizione inizia al piu' tardi 10 secondi dopo l'urto e si conclude al piu' tardi a 3 minuti dallo stesso. Sono prese in considerazione unicamente le linee piu' marcate che rappresentano la rottura iniziale. Il laboratorio deve conservare le riproduzioni fotografiche delle frammentazioni ottenute. 2. PROVE D'URTO CON LA SFERA 2.1. Prova con la sfera di 227 g. 2.1.1. Apparecchiatura. 2.1.1.1. Sfera d'acciaio temperato, di massa 227 (Piu' o Meno) 2 g con diametro di circa 38 mm. 2.1.1.2. Dispositivo che consente di lasciar cadere la sfera in caduta libera da un'altezza da precisare oppure dispositivo che consente di imprimere alla sfera una velocita' equivalente a quella che potrebbe assumere in caduta libera. Se si ricorre ad un dispositivo che proietta la sfera, la tolleranza sulla velocita' deve essere di (Piu' o Meno) 1% della velocita' equivalente alla velocita' di caduta libera. 2.1.1.3. Supporto come quello rappresentato nella figura 1, costituito da due telai di acciaio, con bordi lavorati di 15 mm di largheza, che si adattano l'uno sull'altro e muniti di guarnizioni di gomma di circa 3 mm di spessore, 15 mm di larghezza e con una durezza di 50 DIDC. Il telaio inferiore e' posto su una cassa di acciaio alta circa 150 mm. Il vetro in prova e' mantenuto sul posto dal telaio superiore con una massa di circa 3 kg. Il supporto e' saldato su una piastra d'acciaio spessa circa 12 mm appoggiata al suolo con l'interposizione di una lastra di gomma spessa circa 3 mm e con una durezza di 50 DIDC. ----> Vedere Immagine a Pag. 151 del S.O. <---- 2.1.2. Condizioni di prova - Temperatura: 20 (Piu' o Meno) 5C. - Pressione: tra 860 e 1.060 mbar. - Umidita' relativa: 60 (Piu' o Meno) 20%. 2.1.3. Provetta La provetta deve essere piana, di forma quadrata, con lato di 300 + 10 mm/-0. 2.1.4. Procedimento Si espone la provetta alla temperatura prescritta per almeno 4 ore immediatamente prima dell'inizio della prova. Si dispone la provetta sul supporto (2.1.1.3.). Il piano della provetta deve essere perpendicolare alla direzione incidente della sfera con una tolleranza inferiore a 3. La posizione del punto d'impatto deve distare al massimo 25 mm dal centro geometrico della provetta per un'altezza di caduta inferiore o uguale a 6 m, o distarne al massimo 50 mm per un'altezza di caduta superiore a 6 m. La sfera deve urtare la superficie della provetta che rappresenta la faccia esterna del vetro di sicurezza quando questo e' montato sul veicolo. La sfera deve produrre un unico punto di impatto 2.2. Prova con la sfera di 2.260 g 2.2.1. Apparecchiatura 2.2.1.1. Sfera d'acciaio temperato, di 2.260 (Piu' o Meno) 20 g con diametro di circa 82 mm. 2.2.1.2. Dispositivo che consente di lasciar cadere la sfera in caduta libera da un'altezza da precisare oppure dispositivo che consente di imprimere alla sfera una velocita' equivalente a quella che potrebbe assumere in caduta libera. Se si ricorre ad un dispositivo che proietta la sfera, la tolleranza sulla velocita' deve essere di (Piu' o Meno) 1% della velocita' equivalente alla velocita' di caduta libera. 2.2.1.3. Supporto come quello rappresentato nella figura 1, identico a quello descritto al punto 2.1.1.3. 2.2.2. Condizione di prova - Temperatura: 20 (Piu' o Meno) 5C. - Pressione: tra 860 e 1.060 mbar. - Umidita' relativa: 60 (Piu' o Meno) 20%. 2.2.3. Provetta La provetta deve essere piana, di forma quadrata, con lato di 300 + 10 mm/-0, o ricavata dalla porzione piu' sana di un parabrezza o altro vetro di sicurezza incurvato. Si puo' anche procedere alla prova dell'intero parabrezza o di qualsiasi altro vetro di sicurezza incurvato. In questo caso ci si deve assicurare del buon contatto tra il vetro di sicurezza e il supporto. 2.2.4. Procedimento Si espone la provetta alla temperatura prescritta per almeno 4 ore immediatamente prima dell'inizio della prova. Si dispone la provetta sul supporto (2.1.1.3.). Il piano della provetta deve essere perpendicolare alla direzione incidente della sfera con una tolleranza inferiore a 3. Ove si tratti di vetro-plastica, la provetta e' mantenuta sul supporto con opportuni dispositivi di fissaggio. La posizione del punto d'impatto deve distare al massimo 25 mm dal centro geometrico della provetta. La sfera deve urtare la superficie della provetta che rappresenta la faccia interna del vetro di sicurezza quando questo e' montato sul trattore. La sfera deve produrre un unico punto di impatto 3. COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA 3.1. Apparecchiatura 3.1.1. Testa di manichino, di forma sferica o semisferica, realizzata in compensato di legno duro ricoperto con una guarnizione di feltro sostituibile e munito o meno di una traversa di legno. Tra la parte sferica e la traversa si trova un pezzo intermedio che simula il collo, e dall'altro lato della traversa un'asta di montaggio. Le dimensioni sono indicate nella figura 2. La massa totale di questo dispositivo deve essere di 10 (Piu' o Meno) 0,2 kg. ----> Vedere Immagine a Pag. 153 del S.O. <---- 3.1.2. Dispositivo che consente di lasciar cadere la testa del manichino in caduta libera da un'altezza da precisare, oppure dispositivo che consente di imprimere alla testa una velocita' equivalente a quella che potrebbe assumere in caduta libera. Se si usa un dispositivo che proietta la testa del manichino, la tolleranza sulla velocita' deve essere di (Piu' o Meno) 1% della velocita' equivalente alla velocita' di caduta libera. 3.1.3. Supporto, come quello rappresentato nella figura 3, per le prove su provette piane. Il supporto e' costituito da due telai di acciaio, con i bordi lavorati larghi 50 mm, che si adattano l'uno sull'altro, muniti di guarnizioni di gomma dello spessore di circa 3 mm, larghe 15 (Piu' o Meno) 1 mm e con una durezza di 70 DIDC. Il telaio superiore e' stretto contro quello inferiore con almeno 8 bulloni. 3.2. Condizioni di prova 3.2.1. Temperatura: 20 (Piu' o Meno) 5C 3.2.2. Pressione: tra 860 e 1.060 mbar 3.2.3. Umidita' relativa: 60 (Piu' o Meno) 20% ----> Vedere Immagine a Pag. 154 del S.O. <---- 3.3. Procedimento 3.3.1. Prova su provetta piana La provetta piana lunga 1.100 + 5 mm/-2 e larga 500 + 5 mm/-2 e' mantenuta ad una temperatura costante di 20 (Piu' o Meno) 5C per almeno 4 ore, immediatamente prima delle prove. Si fissa la provetta nei telai di supporto (3.1.3.); si stringono i bulloni in modo che lo spostamento della provetta durante la prova non superi 2 mm. Il piano della provetta deve essere sensibilmente perpendicolare alla direzione incidente della testa del manichino. La posizione del punto d'impatto deve distare al massimo 40 mm dal centro geometrico della provetta. La testa deve urtare la superficie della provetta che rappresenta la faccia interna del vetro di sicurezza quando questo e' montato sul trattore. La testa deve provocare un unico punto di impatto. Si sostituisce la superficie d'urto della guarnizione di feltro dopo 12 prove. 3.3.2. Prova su parabrezza completo (utilizzato soltanto per un'altezza di caduta inferiore o pari a 1,5 m) Il parabrezza e' poggiato liberamente su un supporto con l'interposizionedi un nastro di gomma di durezza di 70 DIDC spesso circa 3 mm; la larghezza del contatto perimetrale e' di circa 15 mm. Il supporto e' costituito da un pezzo rigido riproducente la forma del parabrezza in modo che la testa del manichino colpisca la faccia interna. All'occorrenza, il parabrezza e' mantenuto sul supporto con opportuni dispositivi di fissaggio. Il supporto posa su uno zoccolo rigido con l'interposizione di un lastra di gomma di durezza di 70 DIDC spessa circa 3 mm. La superficie del parabrezza deve essere sensibilmente perpendicolare alla direzione incidente della testa del manichino Il punto d'impatto deve distare al massimo 40 mm dal centro geometrico del parabrezza. La testa deve urtare la superficie del parabrezza che rappresenta la faccia interna del vetro di sicurezza quando questo e' montato sul trattore. La testa deve produrre un unico punto di impatto. Si sostituisce la superficie d'urto della guarnizione di feltro dopo 12 prove. 4. PROVA DI RESISTENZA ALL'ABRASIONE 4.1. Apparecchiatura 4.1.1. Dispositivo di abrasione ((Elevato al Quadrato)), rappresentato schematicamente nella figura 4 e costituito dai seguenti elementi: - un disco orizzontale rotante, fissato al centro, dotato di senso di rotazione antioraio e di una velocita' di 65 x 75 giri/minuto; ---------- (1) La coppia minima raccomandata per M 20 e' di 30 Nm. (2) Un dispositivo di questo tipo e' prodotto dalla Teledyne Taber (USA). ----> Vedere Immagine a Pag. 155 del S.O. <---- - due bracci paralleli zavorrati; ciascun braccio e' munito di una rotella abrasiva speciale che ruota liberamente attorno ad un asse orizzontale munito di cuscinetto a sfere; ciascuna rotella appoggia sulla provetta con una pressione applicata da una massa di 500 g. Il disco rotante del dispositivo di abrasione deve ruotare regolarmente, sensibilmente in un piano (lo scostamento rispetto a detto piano non deve superare (Piu' o Meno) 0,05 mm ad una distanza di 1,6 mm dalla periferia del disco). Le rotelle sono montate in modo che quando sono a contatto con la provetta in rotazione, esse ruotino in senso inverso l'una rispetto all'altra ed esercitino cosi' un'azione comprensiva e abrasiva a secondo linee curve su una corona di circa 30 cm(Elevato al Quadrato), due volte per ciascuna rotazione della provetta. 4.1.2. Rotelle abrasive (fB0121), del diametro di 45-50 mm e dello spessore di 12,5 mm. Esso sono realizzate in un materiale abrasivo speciale finemente polverizzato, incorporato in una massa di gomma di media durezza. Le rotelle devono presentare una direzza di 72 (Piu' o Meno) 5 DIDC misurata in quattro punti equidistanti sulla linea mediana della superficie abrasiva e la pressione e' applicata verticalmente lungo un diametro della rotella; le letture devono essere eseguire 10 secondi dopo l'applicazione della pressione. Le rotelle abrasive devono essere smerigliate molto lentamente su una lastra di vetro piano per presentare una superficie rigorosamente piana. 4.1.3. Sorgente luminosa, costituita da una lampadina ad incandescenza il cui filamento e' contenuto in un parallelepipedo di 1,5 mm x 1,5 mm x 3 mm. La tensione applicata al filamento deve essere tale che la sua temperatura di colosia sia 2.856 (Piu' o Meno) 50 K. Detta tensione deve essere stabilizzata a (Piu' o Meno) 1/1000. Lo strumento di misurazione usato per verificare questa tensione deve avere una precisione adatta a questa applicazione. 4.1.4. Sistema ottico, costituito da una lente con distanza focale, f, pari almeno a 500 mm e corretta per le aberrazioni cromatiche. L'apertura completa della lente non deve superare f/20. La distanza tra lente e sorgente luminosa deve essere regolata in modo da ottenre un fascio luminoso sensibilmente parallelo. Si inserisce un diaframma per limitare il diametro del fascio luminoso a 7 (Piu' o Meno) 1 mm. Detto diaframma deve essere disposto ad una distanza di 100 (Piu' o Meno) 50 mm dalla lente, dal lato opposto alla sorgente luminosa. 4.1.5. Strumento per la misurazione della luce diffusa (vedi figura 5), costituito da una cellula fotoelettrica con integratore sferico del diametro di 200-250 mm; la sfera deve essere munita di aperture di entrata e di uscita della luce. L'apertura di entrata deve essere circolare e il suo diametro deve essere almeno doppio di quello del fascio luminoso. L'apertura di uscita della sfera deve essere munita di un dispositivo di intercettazione della luce oppure di un campione di riflessione conformemente al procedimento specificato al punto 4.4.3. Il dispositivo intercettatore deve assorbire tutta la luce quando sulla traiettoria del fascio luminoso non e' disposta alcuna provetta. L'asse del fascio luminoso deve passare per il centro delle aperture di entrata e di uscita. Il diametro dell'apertura di uscita, b), deve essere pari a 2.a tg 4, ove a e' il diametro della sfera. La cellula fotoelettrica deve essere disposta in modo da non poter essere raggiunta dalla luce proveniente direttamente dall'apertura di entrata o dal campione di riflessione. ----------- (1) Rotelle di questo tipo sono prodotte dalla Teledyne Taber (USA). Le superfici interne della sfera d'integrazione e del campione di riflessione devono presentare fattori di riflessione praticamente uguali; esse devono essere opache e non selettive. Il segnale di uscita della cellula fotoelettrica deve essere lineare a (Piu' o Meno) 2% nella gamma di intensita' luminosa utilizzata. La costruzione dell'apparecchio deve essere tale che non si verifichi alcuna deviazione dell'ago del galvanometro quando la sfera non e' illuminata. L'insieme dell'apparecchiatura deve essere controllato ad intervalli regolari mediante campioni calibrati di attenuazione di visibilita'. Se si eseguono misure di attenuazione di visibilita' con un'apparecchiatura o con metodi diversi da quelli descritti sopra, i risultati devono essere opportunamente corretti per armonizzarli con i risultati ottenuti con l'apparecchio di misurazione descritto sopra. ----> Vedere Immagine a Pag. 156 del S.O. <---- 4.2. Condizioni di prova 4.2.1. Temperatura: 20 (Piu' o Meno) 5C 4.2.2. Pressione: tra 860 e 1.060 mbar 4.2.3. Umidita' relativa: 60 (Piu' o Meno) 20% 4.3. Provette Le provette devono essere piane, di forma quadrata, con il lato di 100 mm, a facce sensibilmente piane e parallele, con un foro centrale di fissaggio del diametro di 6,4 + 0,2 mm/ - 0 se necessario. 4.4. Procedimento La prova deve essere realizzata sulla superficie della provetta che rappresenta la superficie esterna del vetro stratificato montato sul trattore nonche' sulla suprficie interna se quest'ultima e' di materia plastica. 4.4.1. Immediatamente prima e dopo l'abrasione si puliscono le provette nel modo seguente: a) pulire con un panno di lino e acqua corrente pulita; b) sciacquare con acqua distillata o acqua demineralizzata; c) essiccare in corrente di ossigeno e azoto; d) eliminare tutte le eventuali tracce d'acqua tamponando delicatamente con un panno di lino inumidito. All'occorrenza, essiccare premendo leggermente tra due panni di lino. Evitare qualsiasi trattamento ad ultrasuoni. Le provette pulite devono essere manipolate soltanto per i bordi e messe al riparo da qualsiasi deterioramento o contaminazione superficiale. 4.4.2. Condizionare le provette per almeno 48 h ad una temperatura di 20 (Piu' o Meno) 5 C e ad un'umidita' relativa di 60 (Piu' o Meno) 20%. 4.4.3. Disporre la provetta direttamente contro l'apertura di entrata della sfera d'integrazione. L'angolo tra la normale alla sua superficie e l'asse del fascio luminoso non deve superare 8. Si eseguono allora le seguenti quattro letture: Lettura Con Con Con provetta intercettatore campione di Quantita' di luce riflessione rappresentata T1 No No Si' Luce incidente T2 Si' No Si' Luce totale trasmessa dalla provetta T3 No Si' No Luce diffusa dalla apparecchiatura T4 Si' Si' No Luce diffusa dalla apparecchiatura e dalla provetta Ripetere le letture T1, T2, T3, T4 per altre posizioni prescritte della provetta per determinare l'uniformita'. Calcolare il fattore di trasmissione totale T1,= T2/T1. Calcolare il fattore di trasmissione diffusa Td con la formula: Td = T4 - T3(T2/T1) -------------- T1 Calcolare la percentuale di attenuazione per diffusione di visibilita' o della luce di entrambe con la formula: Td . 100 (%) Tt Si misura l'attenuazione di visibilita' iniziale della provetta per almeno quattro punti equidistanti nella zona non sottoposta all'abrasione con la formula summenzionata. Si esegue la media dei risultati ottenuti per ciascuna provetta. In luogo delle quattro misure si puo' ottenere un valore medio facendo ruotare la provetta, con regolarita', alla velocita' di tre giri/secondo o piu'. Si eseguono per ciascun vetro di sicurezza tre prove con lo stesso carico. Utilizzare l'attenuazione di visibilita' quale misure dell'abrasione corrispondente, dopo aver sottoposto la provetta alla prova di abrasione. Si misura la luce diffusa della pista sottoposta all'abrasione per almeno quattro punti equidistanti lungo detta pista summenzionata. Si fa la media dei risultati ottenuti per ciascuna provetta. in luogo delle quattro misure si puo' ottenere un valore medio facendo ruotare la provetta, con regolarita', alla velocita' di tre giri/secondo o piu'. 4.5. La prova di abrasione e' eseguita soltanto se il laboratorio che esegue la prova lo ritiene necessario in base alle informazioni disponibili. Fatti salvi i materiali di vetro-plastica, non si richiede di norma di procedere ad altre prove, in caso di modifica dello spessore dell'intercalare o del materiale. 4.6. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie. Le caratteristiche secondarie non intervengono. 5. PROVA DI RESISTENZA ALL'ALTA TEMPERATURA 5.1. Procedimento Riscaldare fino a 100 C tre campioni o tre provette quadrate di almeno 300 mm x 300 mm ricavate dal laboratorio, secondo i casi, da tre parabrezza o da tre vetri diversi dai parabrezza: uno dei lati deve corrisponderte al bordo superiore del vetro. Mantenere questa temperatura per 2 ore e lasciar raffreddare i campioni a temperatura ambiente. Se il vetro di sicurezza ha due superfici esterne di materiale non organico, la prova puo' essere eseguita immergendo il campione verticalmente in acqua bollente per il tempo prescritto, avendo cura di evitare qualsiasi urto termico involontario. Se i campioni sono ricavati da un parabrezza, uno dei loro bordi deve essere costituito da una parte del bordo del parabrezza. 5.2. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Incolore Colorato Colorazione dell'intercalare 1 2 Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 5.3. Interpretazione dei risultati 5.3.1. La prova di resistenza ad altra temperatura e' considerata superata se non compaiono bolle ne' altri difetti a piu' di 15 mm da un bordo non tagliato o a piu' di 25 mm da un bordo tagliato della provetta o del campione o a piu' di 10 mm da qualsiasi fessura che si puo' verificare durante la prova. 5.3.2. Una serie di provette o di campioni presentata all'omologazione e' considerata soddisfacente dal punto di vista della prova di resistenza all'alta temperatura se e' soddisfatta una delle seguenti condizioni: 5.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo. 5.3.2.2. Se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette o di campioni ha dato risultati positivi. 6. PROVA DI RESISTENZA ALLE RADIAZIONI 6.1. Procedimento 6.1.1. Apparecchiatura 6.1.1.1. La sorgente delle radiazioni e' costituita da una lampada a vapori di mercurio a media pressione, composta da un tubo di quarzo che non produce ozono ed il cui asse e' verticale. Le dimensioni nominali della lampada devono essere di 360 mm di lunghezza e di 9,5 mm di diametro. La lunghezza dell'arco deve essere di 300 (Piu' o Meno) 4 mm. La potenza di alimentazione della lampada deve essere di 750 (Piu' o Meno) 50 W. Puo' essere utilizzata qualsiasi altra sorgente di radiazione che produca lo stesso effetto della lampada definita sopra. Per verificare che gli effetti di un'altra sorgente siano gli stessi, si deve eseguire un confronto misurando la quantita' di energia emessa in una gamma di lunghezze d'onda compresa tra 300 e 450 Nm ed eliminando tutte le altre lunghezze d'onda mediante filtri adeguati. In questo caso la sorgente di sostituzione deve essere utilizzata con detti filtri. Nel caso di vetri di sicurezza per i quali non esiste una correlazione soddisfacente tra questa prova e le condizioni di utilizzazione occorre riesaminare le condizioni di prova. 6.1.1.2. Trasformatore di alimentazione e condensatore in grado di fornire alla lampada (6.1.1.1.) un picco di tensione d'innesco di almeno 1.100 V ed una tensione di funzionamento di 500 (Piu' o Meno) 50 V. 6.1.1.3. Dispositivo destinato a sostenere e a far ruotare i campioni ad una velocita' compresa tra 1 e 5 giri/minuto attorno alla sorgente di radiazione disposta al centro in modo da assicurare un'esposizione regolare. 6.1.2. Provette 6.1.2.1. La dimensione delle provette dev'essere di 76 x 300 mm. 6.1.2.2. Le provette sono ricavate dal laboratorio dalla parte superiore dei vetri in modo che: - per i vetri diversi dai parabrezza, il bordo superiore delle provette coincida con il bordo superiore dei vetri; - per i parabrezza, il bordo superiore delle provette coincida con il limite superiore della zona nella quale dev'essere controllata e determinata la trasmissione regolare conformemente al punto 9.1.2.2. del presente capo. 6.1.3. Procedimento Verificare il coefficiente di trasmissione regolare della luce attraverso tre campioni prima dell'esposizione e conformemente alla procedura di cui ai punti da 9.1.1. a 9.1.2. del presente capo. Proteggere dalle radiazioni una parte di ciascun campione e disporre quindi il campione nell'apparecchio di prova con il lato lungo parallelo all'asse della lampada ed a 230 mm da detto asse. Mantenere le temperature dei campioni a 45 (Piu' o Meno) 5 C per tutta la durata della prova. Disporre davanti alla lampada la superficie di ciascun campione che costituisce la faccia esterna del vetro del trattore. Per il tipo di lampada definito al punto 6.1.1.1., il tempo di esposizione dev'essere di 100 ore. Dopo l'esposizione, si misura nuovamente il coefficiente di trasmissione regolare della luce sulla superficie esposta di ciascun campione. 6.1.4. Ogni provetta o campione (tre in totale) e' esposta(o), conformemente alla procedura descritta sopra, ad un irraggiamento tale che la radiazione in ciascun punto della provetta o del campione prodotta sull'intercalare utilizzato equivalga ad un irraggiamento solare di 1.400 W/m(Elevato al Quadrato) per 100 ore. 6.2. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie Incolore Colorato Colorazione del vetro 2 1 Colorazione dell'intercalare 1 2 Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 6.3. Interpretazione dei risultati 6.3.1. Il risultato della prova di resistenza alle radiazioni e' considerato positivo se sono soddisfatte le seguenti condizioni: 6.3.1.1. Il fattore di trasmissione luminosa totale non scende al di sotto del 95% del valore iniziale prima dell'irraggiamento quando la trasmissione e' misurata conformemente ai punti 9.1.1. e 9.1.2. del presente capo e comunque non scende: 6.3.1.1.1. al di sotto del 70% per i vetri diversi dai parabrezza che devono soddisfare le prescrizioni concernenti il campo di visibilita' del conducente in tutte le direzioni. 6.3.1.1.2. al di sotto del 75% per i parabrezza nella zona in cui si deve controllare la trasmissione regolare definita al punto 9.1.2.2. qui appresso. 6.3.1.2. Si puo' tuttavia tollerare una lieve colorazione quando si esamina, dopo l'irraggiamento, la provetta o il campione su sfondo bianco, ma non deve apparire nessun altro difetto. 6.3.2. Una serie di provette o di campioni presentata all'omologazione e' considerata soddisfacente dal punto di vista della prova di resistenza alle radiazioni se e' soddisfatta una delle seguenti condizioni: 6.3.2.1. Tutte le prove hanno avuto esito positivo. 6.3.2.2. Se una prova ha avuto esito negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette o di campioni ha dato esiti positivi. 7. PROVA DI RESISTENZA ALL'UMIDITA' 7.1. Procedimento Mantenere tre campioni o tre provette quadrate di almeno 300 mm x 300 mm verticalmente durante due settimane in un ambiente chiuso in cui la temperatura e' manutenuta a 50 (Piu' o Meno) 2 C e l'umidita' relativa a 95 (Piu' o Meno) 4% (1). Le provette sono preparate in modo che: - almeno un bordo delle provette coincida con un bordo di origine del vetro, - se si sottopongoo alla prova varie provette nello stesso tempo, deve essere previsto uno spazio adeguato tra ciascuna provetta. Devono essere prese precauzioni perche' il condensato che si forma sulle pareti o sul soffitto dell'ambiente di prova non ricada sulle provette. 7.2. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Incolore Colorato Colorazione dell'intercalare 1 2 Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 7.3. Interpretazione dei risultati 7.3.1. Un vetro di sicurezza e' considerato soddisfacente dal punto di vista della resistenza all'umidita' se non si riscontrano cambiamenti di rilievo a oltre 10 mm dai bordi non tagliati ed a oltre 15 mm dai bordi tagliati dopo una permanenza di 2 ore in atmosfera ambiente per i vetri stratificati ordinari e trattati e dopo una permanenza di 48 ore in atmosfera ambiente per i vetri rivestiti di materia plastica e per i vetri-plastica. 7.3.2. Una serie di provette o di campioni presentata all'omologazione e' considerata soddisfacente dal punto di vista della prova di resistenza all'umidita' se si verifica una delle seguenti condizioni: 7.3.2.1. Tutte le prove hanno avuto esito positivo. 7.3.2.2. Se una prova ha avuto esito negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette o di campioni ha dato esiti positivi. 8. PROVA DI RESISTENZA ALLE VARIAZIONI DI TEMPERATURA 8.1. Metodo di prova Due provette edi 300 x 300 mm sono poste in un ambiente avente una temperatura di - 40 C (Piu' o Meno) 5 C per 6 ore. Esse vengono poi poste all'aria libera ad una temperatura di 23 C (Piu' o Meno) 2 C per un'ora oppure sino al momento in cui le provette raggiungono una temperatura di equilibrio. Esse vengono poi poste in una corrente d'aria ad una temperatura di 72 C (Piu' o Meno) 2 C per 3 ore. Le provette vengono esaminate dopo essere state riposte all'aria libera a 23 C (Piu' o Meno) 2 C e a raffreddare sino a tale temperatura. 8.2. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Incolore Colorato Colorazione dell'intercalare o del rivestimento di materia plastica 1 2 Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 8.3. Interpretazione dei risultati Si considera che la prova di resistenza alle variazioni di temperatura abbia dato esito positivo se le provette non presentano incrinature, opacita', delaminazione o altri evidenti deterioramenti. 9. QUALITA' OTTICHE 9.1. Prova di trasmissione luminosa 9.1.1. Apparecchiatura 9.1.1.1. La sorgente luminosa e' costituita da una lampadina ad incandescenza il cui filamento e' contenuto in un parallelepipedo di 1,5 mm x 1,5 mm x 3 mm. La tensione applicata al filamento della lampadina deve essere tale che la sua temperatura di colore sia 2.856 K (Piu' o Meno) 50 K. Detta tensione deve essere stabilizzata a (Piu' o Meno) 1/1.000. Lo strumento di misura utilizzato per verificare questa tensione deve avere una precisione adatta a questa applicazione. ----------- (1) Queste condizioni escludono qualsiasi condensazione sulle provette. 9.1.1.2. Il sistema ottico e' costituito da una lente di distanza focale, f, pari almeno a 500 mm e corretta per le aberrazioni cromatiche. L'apertura completa della lente non deve superare f/20. La distanza tra lente e sorgente luminosa deve essere regolata in modo da ottenere un fascio luminoso sensibilmente parallelo. Si inserisce un diaframma per limitare il diametro del fascio luminoso a 7 (Piu' o Meno) 1 mm. Detto diaframma deve essere posto ad una distanza di 100 (Piu' o Meno) 50 mm dalla lente, dal lato opposto alla sorgente luminosa. Il punto di misurazione deve essere preso al centro del fascio luminoso. 9.1.1.3. Strumento di misura. Il ricevitore deve presentare una sensibilita' spettrale relativa corrispondente all'efficacia luminosa spettrale relativa CIE (1), per la visione fotopica. La superficie sensibile del ricevitore deve essere coperta da un diffusore e deve essere almeno pari a 2 volte la sezione del fascio luminoso parallelo emesso dal sistema ottico. Se si ricorre ad una sfera di integrazione, l'apertura della sfera deve essere almeno pari a due volte la sezione del fascio luminoso parallelo. L'insieme costituito da ricevitore e strumento di misura deve avere una linearita' migliore del 2% nella parte utile della scala. Il ricevitore deve essere centrato sull'asse del fascio luminoso. Procedimento La sensibilita' del sistema di misura deve essere regolata in modo che lo strumento di misura della risposta del ricevitore indichi 100 divisioni quando il vetro di sicurezza non e' posto sulla traiettoria luminosa. Lo strumento deve indicare 0 quando il ricevitore non riceve alcuna luce. Il vetro di sicurezza deve essere disposto ad una distanza dal ricevitore pari a circa cinque volte il diametro del ricevitore. Il vetro di sicurezza deve essere posto tra il diaframma ed il ricevitore, orientato in modo tale che l'angolo incidente del fascio luminoso sia di 0 (Piu' o Meno) 5. Il fattore di trasmissione della luce regolare deve essere misurato sul vetro di sicurezza; per ciascuno dei punti misurati si legge il numero delle divisioni, n, sull'apparecchio di misura. Il coefficiente di trasmissione regolare della luce tr e' uguale a n/100. 9.1.2.1. Nel caso del parabrezza possono essere applicati due metodi di prova utilizzando un campione ricavato nella parte piu' piatta di un parabrezza o un pezzo quadrato appositamente preparato, che presenti le stesse caratteristiche del materiale e lo spessore di un parabrezza; le misurazioni vengono effettuate perpendicolarmente al vetro. 9.1.2.2. La prova viene effettuata nella zona I' prevista al punto 9.2.5.2. del presente capo. 9.1.2.3. Per i trattori per i quali non sia possibile determinare la zona I prevista al punto 9.2.5.2. del presente capo, la prova viene effettuata nella zona I' prevista al punto 9.2.5.3. del presente capo. 9.1.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Incolore Colorato Colorazione del vetro 1 2 Colorazione dell'intercalare (nei parabrezza stratificati) 1 2 Escluso Incluso Ombra e/o fasce oscuranti 1 2 le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 9.1.4. Interpretazione dei risultati 9.1.4.1. La trasmissione regolare, misurata conformemente al punto 9.1.2., non deve essere inferiore al 75% nel caso dei parabrezza ed al 70% nel caso dagli altri vetri diversi dai parabrezza. 9.1.4.2. Nel caso di vetri situati in posizioni tali da non svolgere un ruolo essenziale per la visibilita' del conducente (ad esempio, tetto trasparente), il coefficiente di trasmissione luminosa regolare del vetro puo' essere inferiore al 70%. I vetri con un coefficiente di regolare trasmissione luminosa inferiore al 70% devono essere marcati con un apposito simbolo. 9.2. Prova di distorsione ottica 9.2.1. Campo di applicazione Il metodo descritto e' un metodo di proiezione che consente di valutare la distorsione ottica di un vetro di sicurezza. 9.2.1.1. Definizioni 9.2.1.1.1. Deviazione ottica: angolo tra la direzione apparente e la direzione reale di un punto visto attraverso il vetro di sicurezza. Il valore di detto angolo e' funzione dell'angolo di incidenza del raggio visivo, dello spessore dell'inclinazione del vetro e del raggio di curvatura nel punto di incidenza. 9.2.1.1.2. Distorsione ottica in una direzione MM "; differenza algebrica della deviazione angolare La misurata tra due punti M e M " della superfice del vetro la cui distanza e' tale che le loro proiezioni in un piano perpendicolare alla direzione di osservazione distinto di un valore fisso Lx (vedi figura 6). Una deviazione in senso antiorario sara' considerata positiva e in senso orario negativo. 9.2.1.1.3. Distorsione ottica in un punto M: distorsione ottica massima per tutte le direzioni MM " a partire dal punto M. --------- (1) Commissione internazionale per l'illuminazione. ----> Vedere Immagine da Pag. 161 a Paq. 163 del S.O. <---- 9.2.1.3. Procedimento. 9.2.1.3.1. Considerazioni generali. Montare il vetro di sicurezza sul supporto (9.2.1.2.3.) con l'angolo di inclinazione prescritto. Si proietta la diapositiva di prova attraverso la superficie in esame. Ruotare il vetro o spostarlo in direzione orizzontale o verticale per esaminare l'intera superficie prescritta. 9.2.1.3.2. Valutazione con l'uso di una sagoma di controllo. Se basta una valutazione rapida, con una precisazione non superiore al 20%, il valore A (vedi figura 10) e' calcolato a partire dal valore limite (delta)(alfa)L, per la modifica della deviazione e dal valore R, quale distanza tra il vetro di sicurezza e lo schermo di proiezione: A = 0,145 (delta)(alfa)L . R2 La relazione tra la modifica del diametro dell'immagine proiettata (delta)(alfa) e la modifica della deviazione angolare (delta)(alfa) e' data dalla formula: (delta)d = 0,29 (delta) (alfa) R2 dove (delta)d e' espressa in millimetri; A e' espresso in millimetri; (delta)(alfa)L e' espressa in minuti di arco; (delta)(alfa) e' espressa in minuti di arco; R2 e' espresso in metri. 9.2.1.3.3. Misurazione con dispositivo fotoelettrico. Se e' richiesta una misurazione con una precisione superiore al 10% del valore limite, il valore (delta) misurato sull'asse di proiezione ove il valore della larghezza del punto luminoso e' fissato nel punto in cui la luminanza e' 0,5 volte la luminanza massima dello spot. 9.2.1.4. Espressione dei risultati. Si determina la distorsione ottica dei vetri di sicurezza misurando (delta) in tutti i punti della superficie ed in tutte le direzioni per trovare (delta)d max. 9.2.1.5. Altro metodo. E' inoltre consentito il ricorso alla tecnica strioscopica quale variante delle tecniche di proiezione, a condizione che sia rispettata la precisione delle misure di cui ai punti 9.2.1.3.2. e 9.2.1.3.3. 9.2.1.6. La distanza (delta)x deve essere di 4 mm. 9.2.1.7. Il parabrezza deve essere montato con l'angolo di inclinazione corrispondente a quello del montaggio sul trattore. 9.2.1.8. L'asse di proiezione nel piano orizzontale deve essere mantenuto in una posizione praticamente perpendicolare alla traccia del parabrezza in detto piano. 9.2.2. Le misure devono essere eseguite nella zona 1 definita al punto 9.2.5.2. del presente capo. 9.2.2.1. Per i trattori per i quali non e' possibile determinare la zona 1 come definita al punto 9.2.5.2. del presente capo, si effettua la prova nella zona 1 " definita al punto 9.2.5.3. del presente capo. 9.2.2.2. Tipo di trattore. La prova deve essere ripetuta se il parabrezza deve essere montato su un tipo di trattore il cui campo di visibilita' anteriore e' diverso da quello del tipo di trattore per il quale il parabrezza e' gia' stato omologato. 9.2.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie. 9.2.3.1. Natura del materiale Cristallo levigato Cristallo flottato Vetro tirato 1 1 2 9.2.3.2. Altre caratteristiche secondarie. Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 9.2.4. Numero di campioni. Sottoporre a prova quattro campioni. 9.2.5. Definizione della zona di visibilita' dei parabrezza dei trattori. 9.2.5.1. La zona di visibilita' e' definita a partire: 9.2.5.1.1. dal punto di "riferimento", come definito al punto 1.2 dell'allegato 3 "campo di visibilita'" al D.P.R. 10 febbraio 1981, n. 212. Questo punto verra' di seguito indicato con O; 9.2.5.1.2. da una retta OQ che e' la retta orizzontale passante per il punto di riferimento e perpendicolare al piano longitudinale mediano del trattore. 9.2.5.2. Zona I - la zona del parabrezza delimitata all'intersezione del parabrezza con i seguenti quattro piani: P1 - piano verticale passante per il punto O e formante un angolo di 15 alla sinistra del piano longitudinale mediano del veicolo, P2 - piano verticale simmetrico di P1 rispetto al piano longitudinale mediano del trattore. Se questa costruzione e' impossibile (per esempio, per l'assenza di un piano longitudinale mediano di simmetria) si assume come P2 il pi- ano simmetrico di P1 rispetto al piano longitudinale del veicolo passante per il punto O. P3 - piano contenente la retta OQ e formante un angolo di 10 al di sopra del piano orizzontale; P4 - piano contenente la retta OQ e formante un angolo di 8 al di sotto del piano orizzontale. 9.2.5.3. Per i trattori agricoli, per i quali non e' possibile determinare la zona I, prevista dal punto 9.2.5.2. del presente capo, la zona I " e' sostituita dall'intera superficie del parabrezza. 9.2.6. Interpretazione dei risultati. Un tipo di parabrezza si considera soddisfacente dal punto di vista della distorsione ottica se la distorsione ottica non supera un arco massimo di 2" sui quattro campioni sottoposti alle prove nella zona I o nella zona I". 9.2.6.1. Nessuna misura deve essere eseguita in una zona perimetrale larga 100 mm. 9.2.6.2. Nel caso di parabrezza in due parti non si esegue alcuna verifica in una fascia di 35 mm a partire dal bordo del vetro che puo' essere adiacente al montante di separazione. 9.3. Prova di separazione dell'immagine secondaria. 9.3.1. Campo di applicazione. Sono riconosciuti due metodi di prova: - metodo di prova al bersaglio, - metodo di prova al collimatore. All'occorrenza queste prove possono essere utilizzate per prove di omologazione, di controllo di qualita' o di valutazione del prodotto. 9.3.1.1. Prova al bersaglio. 9.3.1.1.1. Apparecchiatura. Questo metodo si basa sull'esame attraverso il vetro di sicurezza di un bersaglio illuminato. Il bersaglio puo' essere concepito in modo che la prova possa essere eseguita con un semplice metodo "passa, non passa". Di preferenza, il bersaglio deve essere di uno dei seguenti tipi: a) bersaglio anulare illuminato il cui diametro esterno D sottende un angolo di n minuti di arco in un punto situato a x metri (figura 11a)); b) bersaglio "corona e spot" illuminato, di dimensioni tali che la distanza, D, fra un punto situato sul bordo dello spot ed il punto piu' vicino all'interno della corona sottende un angolo di n minuti di arco in un punto situato a x metri (figura 11b)), dove n e' il valore limite della separazione d'immagine secondaria, x e' la distanza tra vetro di sicurezza e bersaglio (non inferiore a 7 m), D e' dato dalla formula: D = x tg n Il bersaglio illuminato e' composto da una scatola luminosa, delle dimensioni di 300 x 300 x 150 mm circa, la cui parte anteriore e' realizzata generalmente con un vetro ricoperto di carta nera opaca o di pittura nera opaca. La scatola deve essere illuminata da una sorgente luminosa adatta. L'interno della scatola deve essere ricoperto da uno strato di pittura bianca opaca. Puo' essere opportuno utilizzare altre forme di bersaglio, ad esempio, quella rappresentata alla figura 14. E' pure possibile sostituire il bersaglio con un dispositivo di proiezione ed esaminare su uno schermo le immagini che ne risultano. 9.3.1.1.2. Procedimento. Il vetro di sicurezza deve essere montato con l'angolo d'inclinazione prescritto su un opportuno supporto in modo che l'osservazione venga eseguita sul piano orizzontale che passa per il centro del bersaglio. La scatola luminosa deve essere osservata in un locale buio o semibuio. Devono essere esaminate tutte le parti del vetro di sicurezza per individuare la presenza di qualsiasi immagine secondaria associata al bersaglio illuminato. Il vetro di sicurezza deve essere ruotato in modo tale che venga mantenuta la direzione corretta di osservazione. Per questo esame puo' essere utilizzato un cannocchiale. 9.3.1.1.3. Espressione dei risultati. Determinare se, - utilizzando il bersaglio a) ((vedi figura 11a)), le immagini primarie e secondarie del cerchio si separano, vale a dire se e' superato il valore limite di n, oppure - utilizzando il bersaglio b) (vedi figura 11b)), l'immagine secondaria dello spot passa oltre il punto di tangenza con il bordo interno del cerchio, vale a dire se e' superato il valore limite di n. ----> Vedere Immagine da Pag. 165 a Pag. 167 del S.O. <---- Quando una provetta che presenta un'immagine secondaria e' posta tra il cannocchiale ed il collimatore, e' visibile ad una certa distanza al centro del sistema di coordinate polari un secondo punto luminoso di minore intensita'. Si puo' considerare che la separazione d'immagine secondaria e' rappresentata dalla distanza tra i due punti luminosi osservata al cannocchiale d'osservazione (vedi figura 14). (La distanza tra il punto nero ed il punto luminoso al centro del sistema di coordinate polari rappresenta la deviazione ottica.) 9.3.1.2.3. Espressione dei risultati Si esamina anzitutto il vetro di sicurezza mediante un metodo semplice per determinare la zona che da' l'immagine secondaria piu' forte. Si esamina questa zona con il cannocchiale sotto l'angolo d'incidenza adatto e si misura la separazione massima d'immagine secondaria. 9.3.1.3. La direzione d'osservazione nel piano orizzontale deve essere mantenuta approssimativamente normale alla traccia del parabrezza su detto piano. 9.3.2. Le misurazioni devono essere eseguite, secondo le categorie dei trattori, nelle zone definite al precedente punto 9.2.2. 9.3.2.1. Tipo di trattore La prova deve essere ripetuta se il parabrezza deve essere montato su un tipo di trattore il cui campo di visibilita' anteriore e' diverso da quello del tipo di trattore per il quale il parabrezza e' gia' stato omologato. 9.3.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie 9.3.3.1. Natura del materiale Cristallo levigato Cristallo flottato Vetro tirato 1 1 2 9.3.3.2. Altre caratteristiche Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 9.3.4. Numero di campioni Sottore a prova quattro campioni. 9.3.5. Interpretazione dei risultati Un tipo di parabrezza si considera come soddisfacente dal punto di vista della separazione dell'immagine secondaria se nei quattro campioni sottoposti alle prove la separazione delle immagini primarie e secondarie non supera un arco di 15 ". 9.3.5.1. Non si effettua alcuna misurazionie nella zona perimetrale di 100 mm di larghezza. 9.3.5.2. Nel caso di un parabrezza in due parti non si esegue alcuna misurazione in una fascia di 35 mm. a partire dal bordo del vetro che puo' essere adiacente al montante di separazione. 9.4. Identificazione dei colori Quando un parabrezza e' colorato nelle zone definite ai punti 9.2.5.2 o 9.2.5.3. si verifica su quattro parabrezza la possibilita' di identificazione dei seguenti colori: Bianco Giallo selettivo Rosso Verde Blu Ambra. 10. PROVA DI RESISTENZA AL FUOCO 10.1 Oggetto e campo d'applicazione Questo metodo consente di determinare la velocita' di combustione orizzontale dei materiali utilizzati nell'abitacolo dei trattori dopo essere stati esposti all'azione di una fiamma. Questo metodo permette di controllare i materiali e gli elementi di rivestimento interno dei trattori, individualmente o combinati sino ad uno spessore di 15 mm. Esso e' utilizzato per valutare l'uniformita' dei lotti di produzione di questi materiali dal punto di vista delle caratteristiche di combustione. Date le numerose differenze tra situazioni reali che si verificano normalmente e le precise condizioni di prova specificate nel presente metodo (applicazione e orientamento all'interno del trattore, condizioni di utilizzazione, origine delle fiamme, ecc.), quest'ultimo non puo' essere considerato adatto alla valutazionie di tutte le caratteristiche di combustione di un trattore reale. 10.2. Definizioni 10.2.1. Velocita' di combustione: quoziente tra la distanza combusta, misurata con questo metodo, e il tempo necessario alla fiamma per percorrere detta distanza. Essa si esprime in millimetri al minuto. 10.2.2. Materiale composito: materiale costituito da piu' strati di materiali simili o differenti, agglomerati mediante cementazione, collaggio, incorporazione, saldatura, ecc. I materiali non sono considerati compositi se l'assemblaggio presenta discontinuita' (ad esempio cucitura, punti di saldatura ad alta frequenza, rivettatura, ecc.) che consentono il prelievo di singoli campioni conformemente al punto 10.5. 10.2.3. Faccia esposta: la superficie rivolta verso l'abitacolo quando il materiale e' installato sul trattore. 10.3. Principio Un campione e' disposto orizzontalmente in un supporto a forma di U ed esposto per 15 s all'azione di una fiamma definita di debole energia in una camera di combustione ove la fiamma agisce sul bordo libero del campione. La prova permette di determinare se e quando si spegne la fiamma oppure il tempo necessario alla stessa per percorrere una distanza misurata. 10.4. Apparecchiatura 10.4.1. Camera di combustione (figura 15), preferibilmente di acciaio inossidabile, avente le dimensioni indicate nella figura 16. La facciata anteriore di questa camera comprende una finestra di osservazione incombustibile che puo' coprire l'intera facciata anteriore e che puo' servire da pannello di accesso. Il lato inferiore della camera presenta fori di ventilazione e la parte superiore comporta una fessura di aerazione perimetrale. La camera poggia su quattro piedi alti 10 mm. Su uno dei lati, la camera puo' presentare un orifizio per l'introduzione del supporto del campione con il campione stesso; dall'altro lato un'apertura lascia passare il tubo di adduzione del gas. La materia fusa e' raccolta in una vaschetta (vedi figura 17) disposta sul fondo della camera tra i fori di ventilazione senza coprirli. ----> Vedere Immagini da Pag. 169 a Pag. 171 del S.O. <---- 10.4.4. Gas di prova. Il gas fornito al becco deve avere un potere calorifico di circa 38MJ/m(Elevato al Cubo) (ad esmpio, gas naturale). 10.4.5. Pettine di metallo, della lunghezza di almeno 110 mm e munito di sette o otto denti a punta arrotondata ogni 25 mm. 10.4.6. Cronometro con una precisione di 0,5 s. 10.4.7. Cappa. La camera di combustione puo' essere posta in una cappa per laboratorio a condizione che il volume interno della stessa sia compreso tra 20 volte e 110 volte il volume della camera di combustione e che nessuna delle sue dimensioni (altezza, larghezza o profondita') superi una delle altre due di piu' di 2,5 volte Prima della prova si misura la velocita' verticale dell'aria nella cappa di laboratorio 100 mm davanti e dietro lo spazio previsto per la camera di combustione. Essa deve essere compresa tra 0,10 e 0,3 m/s in modo da evitare che l'operatore sia infastidito dai prodotti di combustione. E' possibile utilizzare una cappa a ventilazione naturale con una adeguata velocita' dell'aria. 10.5. Campione 10.5.1. Forma e dimensioni La forma e le dimensioni del campione sono indicate nella figura 20. Lo spessore del campione corrisponde allo stesso spessore del prodotto da sottoporre alla prova ma non deve superare 13 mm. Se il campione lo consente, la sua sezione deve essere costante sull'intera lunghezza. Se la forma e le dimensioni di un prodotto non permettono il prelievo di un campione di dimensioni prescritte si rispettano le seguenti dimensioni minime: a) per i campioni di larghezza compresa fra 3 e 60 mm, la lunghezza deve essere 356 mm. In questo caso il materiale e' sottoposto alla prova nel senso della larghezza del prodotto; b) per i campioni di larghezza compresa tra 60 e 100 mm, la lunghezza deve essere di almeno 138 mm. In questo caso, la distanza di combustione possibile corrisponde alla lunghezza del campione e la sua misurazione inizia dal primo riferimento; c) i campioni di larghezza inferiore a 60 mm e di lunghezza a 356 mm nonche' i campioni di larghezza compresa tra 60 e 100 mm di lunghezza inferiore a 138 mm ed i campioni di larghezza inferiore a 3 mm non possono essere sottoposti alla prova con questo metodo. 10.5.2. Prelievo Dal materiale da sottoporre alla prova devono essere prelevati almeno cinque campioni. Nei materiali che presentano velocita' di combustione diversa, a seconda della direzione del materiale (il che e' determinato con prove preliminari), cinque o piu' campioni devono essere prelevati e posti nell'apparecchio di prova in modo da consentire la misurazione della velocita' di combustione piu' elevata. Se il materiale e' fornito tagliato in larghezze determinate, deve essere tagliata una lunghezza di almeno 500 mm sull'intera larghezza. Alcuni campioni devono essere prelevati dal pezzo ad una distanza di almeno 100 mm dal bordo del materiale ed alla stessa distanza tra loro Se la forma del prodotto lo consente, i campioni devono essere prelevati nello stesso modo dai prodotti finiti. Se lo spessore del prodotto supera 13 mm, lo si deve ridurre a 13 mm con un procedimento meccanico dal lato opposto a quello rivolto all'abitacolo. I materiali compositi (vedi punto 10.2.2.) devono essere sottoposti alla prova come pezzo omogeneo. Nel caso di piu' strati di materiali diversi, non considerati compositi, ogni strato compreso in una profondita' di 13 mm a partire dalla superficie rivolta verso l'abitacolo deve essere sottoposto alla prova separatamente. ----> Vedere Immagine a Pag. 172 del S.O. <---- 10.5.3. Condizionamento I campioni devono essere mantenuti per almeno 24 ore ed al massimo per sette giorni ad una temperatura di 23C (Piu' o Meno) 2C con una umidita' relativa di 50% (Piu' o Meno) 5% e restare in tali condizioni sino al momento della prova. 10.6. Procedimento 10.6.1. I campioni con superficie rivestita di panno o imbottita vengono posti su una superficie piana e pettinati due volte contro pelo con il pettine (punto 10.4.5.). 10.6.2. Il campione viene posto nell'apposito supporto (punto 10.4.2) in modo da presentare alla fiamma il lato rivolto verso il basso. 10.6.3. Si regola la fiamma del gas ad un'altezza di 30 mm mediante il riferimento indicato sulla camera di combustione con la presa d'aria del becco chiusa. Prima di iniziare le prove la fiamma deve essere stata stabilizzata per almeno un minuto 10.6.4. Si spinge il supporto del campione nella camera di combustione in modo che l'estremita' del campione sia esposta alla fiamma e dopo 15 s si interrompe l'arrivo del gas. 10.6.5. La misurazione del tempo di combustione inizia nell'istante in cui il punto di attacco della fiamma supera il primo riferimento. Si osserva la propagazione della fiamma sul lato che brucia piu' rapidamente (lato superiore o inferiore). 10.6.6. La misurazione del tempo di combustione termina quando la fiamma raggiunge l'ultimo riferimento o quando la fiamma si spegne prima di raggiungere detto punto. Se la fiamma non raggiunge l'ultimo riferimento, si misura la distanza combusta sino al punto di estinzione della fiamma. La distanza combusta e' la parte decomposta del campione, distrutta in superficie o all'interno dalla combustione. 10.6.7. Se il campione non si accende o se non continua a bruciare dopo l'estinzione del bruciatore oppure se la fiamma si spegne prima di aver raggiunto il primo riferimento non permettendo cosi' di misurare la durata di combustione, nel verbale di prova si indica che la velocita' di combustione e' di 0 mm/minuto. 10.6.8. Nel corso di una serie di prove e di prove ripetute, ci si deve accertare che la camera di combustione e il supporto del campione abbiano una temperatura massima di 30C prima dell'inizio della prova. 10.7 Calcoli La velocita' di combustione, B, in millimetri per minuto, e' data dalla formula: B = s/t x 60 dove s e' la lunghezza, in millimetri, della distanza combusta t e' la durata di combustione, in secondi, per la distanza s. 10.8 Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Non interviene alcuna caratteristica secondaria 10.9 Interpretazione dei risultati Il vetro di sicurezza ricoperto di materia plastica (punto 2.3) ed i vetri di sicurezza di vetro- plastica (punto 2.4) sono ritenuti soddisfacenti dal punto di vista della prova di resistenza al fuoco se la velocita' di combustione non supera 250 mm/minuto 1.1. PROVA DI RESISTENZA AGLI AGENTI CHIMICI 11.1 Agenti chimici da utilizzare 11.1.1. Soluzione non abrasiva di sapone: 1% in peso di oleato di potassio in acqua deionizzata; 11.1.2. Detergente per vetri: soluzione acquosa di isopropanolo e di etere monometile glicole dipropilenico, ciascuno in concentrazione compresa tra 5 e 10% in peso e di idrossido di ammonio in concentrazione compresa tra 1 e 5% in peso; 11.1.3. Alcool denaturato non diluito: una parte in volume di alcole metilico in 10 parti in volume di alcole etilico; 11.1.4. Benzina di riferimento: miscela del 50% in volume di toluene, del 30% in volume di 2.2.4. - trimetilpentano, del 15% in volume di 2.4.4. - trimetil - 1 - pentene e del 5% in volume di alcole etilico; 11.1.5. Cherosene di riferimento: miscela del 50% in volume di n- ottano e del 50% in volume di n-decano. 11.2. Metodo di prova Due provette di 180x25 mm sono sottoposte alla prova con ciascuno degli agenti chimici di cui al punto 11.1, utilizzando una nuova provetta per ciascuna prova e per ciascun prodotto. Dopo ogni prova, le provette sono ripulite seguendo le istruzioni del fabbricante e quindi condizionate per 48 ore ad una temperatura di 23C (Piu' o Meno) 2C e ad una umidita' relativa di 50% (Piu' o Meno) 5%. Queste condizioni sono mantenute durante le prove. Le provette sono completamente immerse nel liquido di prova, mentenute immerse per un minuto, ritirare e immediatamente essiccate con un panno di cotone assorbente (pulito) 11.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Incolore Colorato Colorazione dell'intercalare o del rivestimento di materia plastica 1 2 Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 11.4. Interpretazione dei risultati 11.4.1. La prova di resistenza agli agenti chimici e' considerata superata se la provetta non presenta rammollimenti, appiccicature, incrinature superficiali o perdita apparente di trasparenza. 11.4.2. Una serie di provette presentata all'omologazione e' considerata soddisfacente dal punto di vista della prova di resistenza agli agenti chimici se e' soddisfatta una delle condizioni seguenti: 11.4.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo; 11.4.2.2. se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultato positivo. Capo III D PARABREZZA DI VETRO TEMPERATO 1. DEFINIZIONE DEL TIPO Si considera che i parabrezza di vetro temperato appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno una delle seguenti caratteristiche principali o secondarie. 1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti: 1.1.1. il marchio di fabbrica o commerciale, 1.1.2. la forma e le dimensioni. Per quanto concerne le prove rela- tive alla frammentazione e alle proprieta' meccaniche, si considera che i parabrezza di vetro temperato siano suddivisi in due gruppi: 1.1.2.1. i parabrezza piani, 1.1.2.2. i parabrezza bombati. 1.1.3. Categoria di spessore stabilita in base allo spessore nominale "e" con una tolleranza di fabbricazioine di (Piu' o Meno) 0,2 mm: Categoria I: e (minore o uguale) 4,5 mm Categoria II: 4,5 mm e (minore o uguale) 5,5 mm Categoria III: 5,5 mm e (minore o uguale) 6,5 mm Categoria IV: 6,5 mm 1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti: 1.2.1. natura del materiale (cristallo levigato, cristallo flottato, vetro tirato), 1.2.2. la colorazione del vetro (incolore o colorato), 1.2.3. l'incorporazione o meno di conduttori, 1.2.4. l'incorporazione o meno di fasce oscuranti. 2. PROVA DI FRAMMENTAZIONE 2.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie 2.1.1. Conta soltanto la natura del materiale. 2.1.2. Si considera che il cristallo flottato o il vetro tirato abbiano lo stesso indice di difficolta'. 2.1.3. Le prove di frammentazione devono essere ripetute quando si passa dal cristallo levigato al cristallo flottato o al vetro tirato e viceversa. 2.1.4. Le prove devono essere ripetute quando si utilizzano fasce oscuranti che non siano fasce colorate. 2.2. Numero di campioni Sono sottopoti alla prova sei campioni della serie avente la piu' piccola superficie di sviluppo e sei della serie avente la piu' grande superficie di sviluppo, scelti conformemente alle disposizioni dell'allegato III M. 2.3. Differenti zone di vetro Un parabrezza di vetro temperato deve comprendere due zone principali, FI e FII; esso puo' anche comprendere una zona intermedia, F III. Queste zone sono cosi' defi- nite: 2.3.1. Zona F I: zona perimetrale a fine frammentazione, larga almeno 7 cm, estendentesi lungo tutto il bordo del parabrezza e comprendente una fascia esterna, larga 2 cm, che non interviene nella valutazione dei risultati della prova; 2.3.2. Zona F II: zona di visibilita' a frammentazione variabile comprendente sempre una parte rettangolare di almeno 20 cm di altezza e 50 cm di lunghezza. 2.3.2.1. Il centro del rettangolo e' situato in un cerchio di 10 cm di raggio con centro nella proiezione del punto di riferimento. 2.3.2.2. Per i trattori per cui non e' possibile determinare il punto di riferimento la posizione della zona di visibilita' deve essere indicata nel verbale di prova. 2.3.2.3. L'altezza del rettangolo di cui sopra puo' essere ridotta a 15 cm per i parabrezza di altezza inferiore a 44 cm. 2.3.3. Zona F III: zona intermedia di larghezza non superiore a 5 cm, situata tra le zone F I e F II. 2.4. Metodo di prova Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto I del Capo III C. 2.5. Punti di impatto (vedi capo III N, figura 2.). 2.5.1. I punti di impatto sono scelti nel modo seguente: Punto 1: nella parte centrale della zona F II, in un punto sottoposto a forte o debole tensione, Punto 2: nella zona F III, il piu' vicino possibile al piano verticale di simmetria della zona F II, Punti 3 e 3": a 3 cm dai bordi, su una delle mediane del campione; quando il vetro reca tracce di fissaggio, uno dei punti di rottura deve essere vicino al bordo recante traccia di fissaggio e l'altro vicino al bordo opposto, Punto 4: nel punto in cui il raggio di curvatura e' piu' piccolo, sulla mediana piu' lunga, Punto 5: a 3 cm dal bordo del campione, nel punto in cui il raggio di curvatura e' piu' piccolo o a sinistra o a destra. 2.5.2. Si esegue una prova di frammentazione in ciascuno dei punti 1, 2, 3, 3", 4 e 5. 2.6. Interpretazione dei risultati 2.6.1. Una prova e' considerata superata se la frammentazionie soddisfa tutte le condizioni prescritte ai seguenti punti 2.6.1.1, 2.6.1.2 e 2.6.1.3. 2.6.1.1. Zona F I 2.6.1.1.1. Il numero di frammenti contenuti in un quadrato di 5 x 5 cm non e' inferiore a 40 ne' superiore a 350 oppure, nel caso di un totale inferiore a 40, il numero di frammenti contenuti in un quadrato di 10 x 10 cm contenente il quadrato di 5 x 5 cm non e' inferiore a 160. 2.6.1.1.2. Per le esigenze di calcolo di cui sopra, i frammenti che sporgono da un lato del quadrato sono contati quali semiframmenti. 2.6.1.1.3. La frammentazionie non e' verificata in una fascia di 2 cm di larghezza sull'intero perimetro dei campioni rappresentante l'incastro del vetro ne' in un raggio di 7,5 cm attorno al punto d'impatto. 2.6.1.1.4. E' ammesso un massimo di tre frammenti di superficie superiore a 3 cm(Elevato al Quadrato), a condizione che non se ne trovi piu' di uno in uno stesso cerchio di 10 cm di diametro. 2.6.1.1.5. Sono ammessi frammenti di forma allungata purche' le loro estremita' non siano acuminate e la loro lunghezza, salvo il caso previsto al seguente punto 2.6.2.2, non superi 7,5 mm. Se detti frammenti raggiungono un bordo del vetro, non devono formare con qust'ultimo un angolo superiore a 45. 2.6.1.2. Zona F II 2.6.1.2.1. La visibilita' sussistente dopo la frantumazione e' verificata nella zona rettangolare definita al punto 2.3.2. In questo rettangolo la superficie totale dei frammenti di piu' di 2 cm(Elevato al Quadrato) deve rappresentare almeno il 15% della superficie del rettangolo. Tuttavia, se si tratta di parabrezza di altezza inferiore a 44 cm o il cui angolo di montaggio rispetto alla verticale e' inferiore a 15, la percentuale di visibilita' deve essere almeno uguale al 10% della superficie del rettangolo corrispondente. 2.6.1.2.2. Nessun frammento deve avere una superficie superiore a 16 cm(Elevato al Quadrato), tranne nel caso previsto al seguente punto 2.6.2.2. 2.6.1.2.3. In un raggio di 10 cm attorno al punto di impatto, ma unicamente nella parte del cerchio compresa nella zona F II, sono ammessi tre frammenti aventi una superficie superiore a 16 cm(Elevato al Quadrato) ma inferiore a 25 cm(Elevato al Quadrato). 2.6.1.2.4. I frammenti devono avere forma regolare e non presentare le punte descritte al seguente punto 2.6.1.2.4.1. Tuttavia si ammettono frammenti non regolari, fino a concorrenza di 10 in un qualsiasi rettangolo di 50 x 20 cm e di 25 per l'intera superficie del parabrezza. Nessuno di questi frammenti deve presentare una punta la cui lunghezza, misurata secondo il seguente punto 2.6.1.2.4.1, sia superiore a 35 mm. 2.6.1.2.4.1. Un frammento e' considerato come non regolare se non puo' inscriversi in un cerchio di 40 mm di diametro, se presenta anche solo una punta di lunghezza superiore a 15 mm, quando sia misurata tra la sua estremita' e la sezione di larghezza uguale allo spessore del vetro, e se presenta una o piu' punte il cui angolo al vertice sia inferiore a 40. 2.6.1.2.5. Frammenti di forma allungata sono tollerati nella zona F II, a condizione che la loro lunghezza non superi 10 cm, tranne il caso previsto al seguente punto 2.6.2.2. 2.6.1.1. Zona F III La frammentazione in questa zona deve avere caratteristiche intermedie rispetto a quelle della frammentazione autorizzata nelle due zone contigue (F I e FII). 2.6.2. Si considera che un parabrezza presentato per l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista della frammentazioine se si verifica almeno una delle condizioni seguenti: 2.6.2.1. Tutte le prove eseguite utilizzando i punti di impatto prescritti al punto 2.5.1. hanno dato risultato positivo; 2.6.2.2. Una prova tra tutte quelle eseguite con i punti d'impatto prescritti al punto 2.5.1. ha dato un risultato negativo per quanto concerne eventuali scostamenti non superiori ai limiti seguenti: Zona F I: al massimo 5 frammenti di lunghezza compresa tra 7,5 e 15 cm. Zona F II: al massimo 3 frammenti di superficie compresa tra 16 e 20 cm(Elevato al Quadrato), situati al di fuori d'un cerchio di 10 cm di raggio con centro nel punto di impatto. Zona F III: al massimo 4 frammenti di lunghezza compresa tra 10 e 17,5 cm, ed essa viene ripetuta su un nuovo campione conforme alle prescrizioni del punto 2.6.1 oppure presenta scostamenti compresi nei limiti summenzionati 2.6.2.3. Se due prove tra tutte quelle eseguite con i punti d'impatto prescritti al punto 2.5.1 hanno dato un risultato negativo per quanto concerne gli scostamenti non superiori ai limiti indicati al punto 2.6.2.2, ma una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di campioni e' conforme alle prescrizioni del punto 2.6.1 oppure se non piu' di due campioni della nuova serie presentano scostamenti compresi entro i limiti indicati al punto 2.6.2.2. 2.6.3. Gli eventuali scostamenti riscontrati devono essere indicati nel verbale di prova al quale dovranno essere allegate fotografie delle parti in causa del parabrezza. 3. PROVA DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA 3.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie Nessuna caratteristica secondaria interviene 3.2. Numero di campioni 3.2.1. Per ogni gruppo di parabrezza di vetro temperato sono sottoposti alla prova quattro campioni aventi approssimativamente la piu' piccola superficie di sviluppo e quattro campioni aventi approssimativamentela piu' grande superficie di sviluppo, con l'avvertenza che gli otto campioni siano dello stesso tipo di quelli selezionati per le prove di frammentazione (vedi punto 2.2). 3.2.2. Come alternativa, il laboratorio che esegue le prove puo', se lo giudica utile, sottoporre a prova, per ogni categoria di spessore di parabrezza, sei provette di (1 100 x 500 mm) + 5 mm/ - 2. 3.3. Metodo di prova 3.3.1. Il metodo di prova utilizzato e' quello descritto al punto 3 del capo III C. 3.3.2. L'altezza di caduta e' 1,50 m + 0 mm/ - 5. 3.4. Interpretazione dei risultati 3.4.1. La prova e' considerata superata se il parabrezza o la provetta non si rompe. 3.4.2. Si considera che una serie di campioni presentata all'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento all'urto della testa se si verifica almeno una delle condizioni seguenti: 3.4.2.1. tutte le prove hanno dato un risultato positivo; 3.4.2.2. una prova ha dato un risultato negativo, ma una successiva serie di prove eseguite su una nuova serie di campioni ha tuttavia dato risultati positivi. 4. QUALITA' OTTICHE Le disposizioni concernenti le qualita' ottiche che figurano al punto 9 del capo III C si applicano a qualsiasi tipo di parabrezza. CAPO III E VETRI A TEMPERA UNIFORME DIVERSI DAI PARABREZZA (1) 1. DEFINIZIONE DEL TIPO Si considera che i vetri a tempera uniforme appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno una delle seguenti caratteristiche principali o secondarie. 1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti: 1.1.1. marchio di fabbrica o commerciale, 1.1.2. tipo della tempera (termica o chimica), 1.1.3. categoria di forma; si distinguono due categorie: 1.1.3.1. vetri piani, 1.1.3.2. vetri piani e bombati; 1.1.4. categorie di spessore in cui rientra lo spessore nominale "e", essendo ammessa una tolleranza di fabbricazione di (Piu' o Meno) 0,2 mm: Categoria I: e (minore o uguale) 3,5 mm Categoria II: 3,5 mm minore e (minore o uguale) 4,5 mm Categoria III: 4,5 mm minore e (minore o uguale) 6,5 mm Categoria IV: 6,5 mm minore e. 1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti: 1.2.1. la natura del materiale (cristallo levigato, cristallo flottato, vetro tirato), 1.2.2. la colorazione (incolore o colorato), 1.2.3. l'incorporazione o meno di conduttori. 2. PROVA DI FRAMMENTAZIONE 2.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie Materiale Indice di difficolta' Cristallo levigato 2 Cristallo flottato 1 Vetro tirato 1 Le altre caratteristiche secondarie non intervengono. 2.2. Scelta dei campioni 2.2.1.1. I campioni di ciascuna categoria di forma e di ciascuna categoria di spessore che siano difficili da produrre vanno scelti per le prove secondo i criteri seguenti: 2.2.1.1. per i vetri piani sono fornite due serie di campioni corrispondenti: 2.2.1.1.1. alla superficie piu' grande 2.2.1.1.2. all'angolo piu' piccolo tra due lati adiacenti 2.2.1.2. Per i vetri piani e bombati sono fornite tre serie di campioni corrispondenti: 2.2.1.2.1. alla superficie di sviluppo piu' grande; 2.2.1.2.2. all'angolo piu' piccolo tra due lati adiacenti; 2.2.1.2.3. all'altezza piu' grande del segmento 2.2.2. Le prove eseguite su campioni corrispondenti alla superficie piu' grande "S" sono ritenute applicabili a qualsiasi altra superficie inferiore a S + 5%. 2.2.3. Se i campioni presentati hanno un angolo g inferiore a 30, si considera che le prove siano applicabili a tutti i vetri prodotti aventi un angolo superiore a (gamma) = 5. ---------- (*) Questo tipo di vetri a tempera uniforme puo' anche essere utilizzato per i parabrezza dei trattori. Se i campioni presentati hanno un angolo (gamma) superiore o pari a 30, si considera che le prove siano applicabili a tutti i vetri fabbricati aventi un angolo superiore o pari a 30. 2.2.4. Se l'altezza del segmento h dei campioni presentati e' superiore a 100 mm, si considera che le prove siano applicabili a tutti i vetri prodotti aventi un'altezza di segmento inferiore a h + 30 mm. Se l'altezza del segmento dei campioni presentati e' inferiore a 100 mm, si considera che le prove siano applicabili a tutti i vetri prodotti aventi un'altezza di segmento inferiore o pari a 100 mm. 2.3. Numero di campioni per serie A seconda della categoria di forma definita al precedente punto 1.1.3. il numero di campioni che figura in ciascun gruppo e' il seguente: Tipo di vetro Numero di campioni Piano (2 serie) 4 Piano e bombato (3 serie) 5 2.4. Metodo di prova 2.4.1. Il metodo usato e' quello descritto al paragrafo 1 del capo III C. 2.5. Punti d'impatto (vedi capo III N, figura 3). 2.5.1. Per i vetri piani ed i vetri bombati, i punti d'impatto rappresentati rispettivamente nelle figure 3 a) e 3 b) del capo III N, da una parte, e nella figura 3 c) del capo III N, dall'altra, sono i seguenti: Punto 1: a 3 cm dal bordo del vetro nella parte in cui il raggio di curvatura del contorno e' piu' piccolo; Punto 2: a 3 cm dal bordo su una delle mediane, scegliendo il vetro che reca eventuali tracce di fissaggio; Punto 3: al centro geometrico del vetro; Punto 4: unicamente per i vetri bombati: questo punto e' scelto sulla mediana piu' lunga nella parte del vetro in cui il raggio di curvatura e' piu' piccolo. 2.5.2. Per ogni punto di impatto prescritto si esegue un'unica prova. 2.6. Interpretazioni dei risultati 2.6.1. Una prova e' considerata superata se la frammentazione soddisfa le condizioni seguenti: 2.6.1.1. il numero di frammenti di ogni quadrato 5 x 5 cm non e' inferiore a 40 ne' superiore a 400 oppure a 450 nel caso dei vetri di spessore non superiore a 3,5 mm; 2.6.1.2. per le esigenze di calcolo di cui sopra, i frammenti che sporgono da un lato del quadrato sono contati quali semiframmenti; 2.6.1.3. la frammentazione non e' verificata in una fascia di 2 cm di larghezza sull'intero perimetro dei campioni rappresentante l'incastro del vetro ne' in un raggio di 7,5 cm attorno al punto d'impatto. 2.6.1.4. non sono ammessi frammenti di superficie superiore a 3 cm(Elevato al Quadrato) tranne nelle parti definite al punto 2.6.1.3; 2.6.1.5. Sono ammessi alcuni frammenti di forma allungata purche': - le loro estremita' non siano acuminate, qualora raggiungano il bordo del vetro, non formino con quest'ultimo un angolo superiore a 45, e se, tranne il caso previsto al seguente punto 2.6.2.2, la loro lunghezza non superi 7,5 cm. 2.6.2. Si considera che una serie di campioni presentati per l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista della frammentazione se si verifica almeno una delle condizioni seguenti: 2.6.2.1. Tutte le prove effettuate utilizzando i punti di impatto prescritti al punto 2.5.1 hanno dato risultato positivo; 2.6.2.2. Una prova tra tutte quelle effettuate con i punti d'impatto prescritti al punto 2.5.1. ha dato un risultato negativo per quanto concerne eventuali scostamenti non superiori ai seguenti limiti: - al massimo 5 frammenti di lunghezza compresa tra 6 e 7,5 cm, - al massimo 4 frammenti di lunghezza compresa tra 7,5 e 10 cm, ed essa viene ripetuta su un nuovo campione conforme alle disposizioni del punto 2.6.1. oppure presenta scostamenti compresi nei limiti summenzionati; 2.6.2.3. Se due prove tra tutte quelle effettuate con i punti d'impatto prescritti al punto 2.5.1 hanno dato un risultato negativo per quanto concerne gli scostamenti non superiori ai limiti indicati al punto 2.6.2.2. una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di campioni e' conforme alle prescrizioni del punto 2.6.1. oppure se non piu' di due campioni della nuova serie presentano scostamenti compresi entro i limiti indicati al punto 2.6.2.2. 2.6.3. Gli eventuali scostamenti riscontrati devono essere indicati nel verbale di prova al quale dovranno essere allegate fotografie delle parti in causa del vetro. 3. PROVA DI RESISTENZA MECCANICA 3.1. Prova d'urto con la sfera da 227 g 3.1.1. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Materiale Indice di Colorazione Indice di difficolta' difficolta' Cristallo Levigato 2 Incolore 1 Cristallo flottato 1 Colorato 2 Vetro tirato 1 L'altra caratteristica secondaria (incorporazione o meno di conduttori) non interviene. 3.2.1. Numero di provette Per ogni categoria di spessore definita al precedente punto 1.1.4 vengono sottoposte alla prova sei provette. 3.1.3. Metodo di prova 3.1.3.1. Il metodo di prova utilizzato e' quello descritto al punto 2.1 del capo III C. 3.1.3.2. L'altezza di caduta (dalla parte inferiore della sfera alla faccia superiore della provetta) e' l'altezza indicata nella seguente tabella in funzione dello spessore del vetro: Spessore nominale del vetro (e) Altezza di caduta e (minore o uguale) 3,5 mm 2,0 m + 5/-0 mm 3,5 mm e 2,5 m + 5/-0 mm 3.1.4. Interpretazione dei risultati 3.1.4.1. Si considera che la prova d'urto con la sfera sia soddisfacente se la provetta non si rompe. 3.1.4.2. Si considera che una serie di provette presentata all'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista della resistenza meccanica se si verifica almeno una delle condizioni seguenti: 3.1.4.2.1. una prova al massimo ha dato un risultato negativo; 3.1.4.2.2. se le due prove hanno dato risultati negativi, una successiva serie di prove eseguite su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 4. QUALITA' OTTICHE 4.1. Trasmissione della luce Le prescrizioni del punto 9.1 del capo III C concernenti il coefficiente di trasmissione regolare della luce si applicano ai vetri e parti di vetri a tempera uniforme situati ai punti che rivestono un'importanza essenziale per la visione del conducente. CAPO III F PARABREZZA DI VETRO STRATIFICATO ORDINARIO 1. DEFINIZIONE DEL TIPO Si considera che i parabrezza di vetro stratificato ordinario appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno una delle seguenti caratteristiche principali o secondarie. 1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti: 1.1.1. Marchio di fabbrica o commerciale. 1.1.2. La forma e le dimensioni. Si considera che, ai fini delle prove delle proprieta' meccaniche e di resistenza all'ambiente, i parabrezza di vetro stratificato ordinario formino parte integrante di un gruppo. 1.1.3. Numero delle lastre di vetro. 1.1.4. Spessore nominale "e" del parabrezza, con una tolleranza di fabbricazione di (Piu' o Meno) 0,2 n mm, dove "n" e' il numero delle lastre di vetro del parabrezza. 1.1.5. Spessore nominale dell'intercalare o degli intercalari. 1.1.6. Natura e tipo dell'intercalare o degli intercalari (per esempio, PVB o altro intercalare di materia plastica). 1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti: 1.2.1. La natura del materiale (cristallo levigato, cristallo flottato, vetro tirato). 1.2.2. La colorazione dell'intercalare (incolore o colorato, totalmente o parzialmente) 1.2.3. La colorazione del vetro (incolore o colorato). 1.2.4. L'incorporazione o meno di conduttori. 1.2.5. L'incorporazione o meno di fasce oscuranti. 2. CONSIDERAZIONI GENERALI 2.1. Per i parabrezza di vetro stratificato ordinario le prove, ad eccezione di quelle concernenti il comportamento all'urto della testa (punto 3,2) e le qualita' ottiche, sono eseguite su provette piane ricavate da parabrezza gia' esistenti o fabbricate appositamente. In entrambi i casi le provette sono rigorosamente rappresentative, sotto tutti gli aspetti, dei parabrezza prodotti in serie per i quali si chiede l'omologazione. 2.2. Prima di ogni prova le provette sono conservate per almeno 4 ore ad una temperatura di 23C (Piu' o Meno) 2C. Le prove sono eseguite il piu' rapidamente possibile, non appena le provette sono ritirate dal contenitore in cui sono state conservate. 3. PROVA DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA 3.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie Non interviene alcuna caratteristica secondaria. 3.2. Prova di comportamento all'urto della testa contro parabrezza completo 3.2.1. Numero di campioni Sono sottoposti alle prove quattro campioni della serie di quelli che hanno la piu' piccola superficie di sviluppo e quattro della serie di quelli che hanno la piu' grande superficie di sviluppo, scelti secondo le disposizioni del capo III M. 3.2.2. Metodo di prova 3.2.2.1. Il metodo applicato e' quello descritto al punto 3.2.2. del capo III C. 3.2.2.2. L'altezza di caduta e' di 1,50 m + 0 mm/-5. 3.2.3. Interpretazione dei risultati 3.2.3.1. Si considera che la prova sia soddisfacente se si verificano le condizioni seguenti: 3.2.3.1.1. Il campione si spacca presentando numerose fessure circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto e le fessure piu' vicine distano al massimo 80 mm da questo punto. 3.2.3.1.2. Le lastre di vetro devono restare aderenti all'intercalare di plastica: sono ammessi uno o piu' scollamenti di larghezza inferiore a 4 mm, da ciascun lato della fessura, al di fuori d'un cerchio di 60 mm di diametro con centro nel punto di impatto. 3.2.3.1.3. Dal lato dell'impatto: 3.2.3.1.3.1. l'intercalare non deve essere scoperto, su una superficie superiore a 20 cm(Elevato al Quadrato), 3.2.3.1.3.2. e' ammesso uno strappo dell'intercalare su una lunghezza di 35 mm. 3.2.3.2. Si considera che una serie di campioni presentata per l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento all'urto della testa se si verifica una delle condizioni seguenti: 3.2.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo. 3.2.3.2.2. Se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 3.3. Prova di comportamento all'urto della testa contro provette piane 3.3.1. Numero di provette Sono sottoposte alle prove sei provette piane di dimensioni (1 100 mm x 500 mm;) + 5 mm mm/-2. 3.3.2. Metodo di prova 3.3.2.1. Il metodo applicato e' quello descritto al punto 3.3.1. del capo III C. 3.3.2.2. L'altezza di caduta e' di 4 m + 25 mm/-0. 3.3.3. Interpretazione dei risultati 3.3.3.1. Si considera che la prova sia soddisfacente se si verificano le condizioni seguenti: 3.3.3.1.1. La provetta cede e si spacca presentando numerose fessure circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto. 3.3.3.1.2. L'intercalare puo' essere strappato ma la testa del manichino non deve passare attraverso le provetta. 3.3.3.1.3. Dall'intercalare non devono staccarsi grossi frammenti di vetro. 3.3.3.2. Si considera che una serie di provette presentate per l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento all'urto della testa se si verifica una delle condizioni seguenti: 3.3.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo. 3.3.3.2.2. Se una prova ha dato risultao negativo, una nuova nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 4. PROVA DI RESISTENZA MECCANICA 4.1. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie Non interviene alcuna caratteristica secondaria. 4.2. Prova con la sfera di 2 260 g 4.2.1. Numero di provette Sono sosttoposte alla prova sei provette quadrate di 300 mm + 10 mm/-0 mm di lato. 4.2.2. Metodo di prova 4.2.2.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto 2.2 del capo III C. 4.2.2.2. L'altezza di caduta (dalla parte inferiore della sfera alla superficie superiore della provetta) e' di 4 m + 25 mm/-0. 4.2.3. Interpretazione dei risultati. 4.2.3.1. Si considera che la prova sia positiva se la sfera non attraversa il vetro entro cinque secondi dall'istante dell'impatto. 4.2.3.2. Si considera che una serie di provette presentata per omologazione sia soddisfacente dal punto di vista della prova con la sfera di 2.260 g se si verifica una delle condizioni seguenti: 4.2.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo. 4.2.3.2.2. Se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 4.3. Prova con la sfera di 227 g. 4.3.1. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie. Non interviene alcuna caratteristica secondaria. 4.3.2. Numero di provette. Sono sottoposte alla prova venti provette quadrate di 300 mm + 10 mm/= 0 di lato. 4.3.3. Metodo di prova. 4.3.3.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto 2.1 del capo III C. Dieci esemplari sono sottoposti a prova ad una temperatura di + 40 (Piu' o Meno) 2C e dieci ad una temperatura di - 20C (Piu' o Meno) 2C. 4.3.3.2. L'altezza di caduta per le diverse categorie di spessore e la massa dei frammenti staccati sono indicate nella tabella seguente: + 40C - 20C Spessore Altezza Massa massima Altezza Massa massima della di autorizzata di autorizzata provetta caduta di frammenti caduta di frammenti mm m (*) g m (*) g e < o = 4,5 9 12 8,5 12 4,5 < e < o = 5,5 10 15 9 15 5,5 < e < o = 6,5 11 20 9,5 20 e > 6,5 12 25 10 25 (*) Per l'altezza di caduta e' ammessa una tolleranza di + 25 mm/- 0. 4.3.4. Interpretazione dei risultati. 4.3.4.1. Si considera che sia positiva se si verificano le condizioni seguenti: - la sfera non attraversa la provetta, - la provetta non si spacca in piu' pezzi, - l'intercalare non si strappa, il peso dei frammenti staccati dal lato del vetro opposto al punto di impatto non supera gli opportuni valori indicati al punto 4.3.3.2. 4.3.4.2. Si considera che una serie di provette presentata per omologazione sia soddisfacente dal punto di vista della prova con la sfera di 227 g se si verifica una delle condizioni seguenti: 4.3.4.2.1. almeno otto prove effettuate a ciascuna delle temperature di prova hanno dato risultato positivo; 4.3.4.2.2. piu' di due prove a ognuna delle temperature di prova hanno dato risultato negativo, una successiva serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 5. PROVA DI RESISTENZA ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI 5.1. Prova di resistenza all'abrasione. 5.1.1. Indici di difficolta' e metodo di prova. Si applicano le prescrizioni del punto 4 del capo III C, e la prova prosegue per 1.000 cicli. 5.1.2. Interpretazione dei risultati. Si considera che il vetro di sicurezza sia soddisfacente dal punto di vista della resistenza all'abrasione se la diffusione luminosa dovuta all'abrasione della provetta non e' superiore al 2%. 5.2. Prova di resistenza all'alta temperatura. Si applicano le prescrizioni del punto 5 del capo III C. 5.3. Prova di resistenza alle radiazioni. 5.3.1. Disposizioni generali. Questa prova viene eseguita soltanto se il laboratorio lo ritiene utile in base alle informazioni di cui dispone sull'intercalare. 5.3.2. Si applicano le disposizioni del punto 6 del capo III C. 5.4. Prova di resistenza all'umidita'. Si applicano le prescrizioni del punto 7 del capo III C. 6. QUALITA' OTTICHE Le prescrizioni del punto 9 del capo III C, concernenti le qualita' ottiche, si applicano a qualsiasi tipo di parabrezza. CAPO III G VETRI STRATIFICATI DIVERSI DAI PARABREZZA (1) 1. DEFINIZIONE DEL TIPO Si considera che i vetri stratificati diversi dai parabrezza appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno una delle caratteristiche principali o secondarie seguenti. 1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti: 1.1.1. il marchio di fabbrica o commerciale; 1.1.2. categoria di spessore del vetro nel quale e' compreso lo spessore nominale "e", con una tolleranza di fabbricazione di piu' o meno 0,2 n mm, dove "n" e' il numero delle lastre di vetro: - Categoria I: e < o = 5,5 mm, - Categoria II: 5,5 mm < e < o = 5,5 mm, - Categoria III: 6,5 mm < e; 1.1.3. lo spessore nominale dell'intercalare o degli intercalari; 1.1.4. la natura e il tipo dell'intercalare o degli intercalari, ad esempio, PVB o altro intercalare di materia plastica; 1.1.5. qualsiasi trattamento speciale a cui puo' essere stata sottoposta una delle lastre di vetro. 1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti: 1.2.1. la natura del materiale (cristallo levigato, cristallo flottato, vetro tirato); 1.2.2. la colorazione dell'intercalare (incolore o colorato, totalmente o parzialmente); 1.2.3. la colorazione del vetro (incolore o colorato). 2. CONSIDERAZIONI GENERALI 2.1. Per i vetri stratificati ordinari che non siano parabrezza, le prove sono eseguite su provette piane ricavate da vetri reali oppure fabbricate appositamente. In entrambi i casi le provette sono rigorosamente rappresentative, sotto tutti gli aspetti, dei vetri per la cui fabbricazione si chiede l'omologazione. 2.2. Prima di ogni prova le provette di vetro stratificato sono conservate per almeno 4 ore ad una temperatura di 23C (Piu' o Meno) 2C. Le prove sono eseguite sulle provette non appena ritirate dal contenitore nel quale sono state conservate. 2.3. Si considera che i vetri presentati per l'omologazione soddisfino le disposizioni del presente allegato se hanno la stessa composizione di un parabrezza gia' omologato conformemente alle disposizioni del capo III F o del capo III H oppure del capo III I. 3. PROVA DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA 3.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie. Non interviene alcuna caratteristica secondaria. 3.2. Numero di provette. Sono sottoposte alle prove sei provette piane di 1.100 mm x 500 mm (+ 25 mm/- 0). 3.3. Metodo di prova. 3.3.1. Il metodo applicato e' quello descritto al punto 3 del capo III C. 3.3.2. L'altezza di caduta e' di 1,50 m + 0 mm/- 5 (tale altezza di caduta e' portata a 4 m + 25 mm/- 0 per i vetri utilizzati come parabrezza di trattori). 3.4. Interpretazione dei risultati. 3.4.1. Si considera che la prova sia soddisfacente se si verificano le condizioni seguenti: 3.4.1.1. la provetta cede e si spacca presentando numerose fessure circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto; 3.4.1.2. l'intercalare puo' essere strappato ma la testa del manichino non deve passare attraverso; 3.4.1.3. dall'intercalare non devono staccarsi grossi frammenti di vetro. 3.4.2. Si considera che una serie di provette sottoposte alle prove sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento all'urto della testa se si verifica una delle condizioni seguenti: -------------- (1) Questo tipo di vetri stratificati puo' essere anche utilizzato per i parabrezza dei trattori. 3.4.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo; 3.4.2.2. se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 4. PROVA DI RESISTENZA MECCANICA, PROVA DI URTO DI UNA SFERA DA 227 g 4.1. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie. Non interviene alcuna caratteristica secondaria. 4.2. Numero di provette. Sono sottoposte alla prova quattro provette piane quadrate di 300 x 300 mm (+ 10 mm/- 0). 4.3. Metodo di prova. 4.3.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto 2.1 del capo III C. 4.3.2. L'altezza di caduta (dalla parte inferiore della sfera alla superficie superiore della provetta) e' indicata nella tabella seguente, a seconda dello spessore nominale: Spessore nominale Altezza della caduta e < o = 5,5 mm 5 m | 5,5 mm < o = e < o = 6,5 mm 6 m | + 25 mm/- 0 6,5 mm < o = e 7 m | 4.4. Interpretazione dei risultati. 4.4.1. Si considera che la prova d'urto della sfera sia positiva se si verificano le condizioni seguenti: - la sfera non attraversa la provetta, - la provetta non si spezza in piu' frammenti, - la massa totale dei frammenti che possono formarsi sul lato opposto al punto d'impatto non supera 15 g. 4.4.2. Si considera che una serie di provette sottoposte alle prove sia soddisfacente dal punto di vista della resistenza meccanica se si verifica una delle condizioni seguenti: 4.4.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo; 4.4.2.2. se due prove al massimo hanno dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi. 5. RESISTENZA ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI 5.1. Prova di resistenza all'abrasione. 5.1.1. Indici di difficolta' e metodo di prova. Si applicano le prescrizioni del punto 4 del capo III C, e la prova prosegue per 1.000 cicli. 5.1.2. Interpretazione dei risultati. Si considera che il vetro di sicurezza sia soddisfacente dal punto di vista della resistenza all'abrasione se la diffusione luminosa dovuta all'abrasione della provetta non e' superiore al 2%. 5.2. Prova di resistenza all'alta temperatura. Si applicano le prescrizioni del punto 5 del capo III C. 5.3. Prova di resistenza alle radiazioni. 5.3.1. Disposizioni generali. Questa prova viene eseguita soltanto se il laboratorio lo ritiene utile in base alle informazioni di cui dispone sull'intercalare. 5.3.2. Si applicano le prescrizioni del punto 6 del capo III C. 5.4. Prova di resistenza all'umidita'. 5.4.1. Si applicano le prescrizioni del punto 7 del capo III C. 6. QUALITA' OTTICHE 6.1. Trasmissione luminosa. Ai vetri o alle parti di vetri situati in luoghi che rivestono un'importanza essenziale per la visione del conducente si applicano le prescrizioni concernent il coefficiente di trasmissione luminosa regolare figuranti al punto 9.1 del capo III C. CAPO III H PARABREZZA DI VETRO STRATIFICATO TRATTATO 1. DEFINIZIONE DEL TIPO Si considera che i parabrezza di vetro stratificato trattato appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno una delle seguenti caratteristiche principali o secondarie. 1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti: 1.1.1. il marchio di fabbrica o commerciale. 1.1.2. la forma e le dimensioni. Per le prove riguardanti la frammentazione, le proprieta' meccaniche e la resistenza alle condizioni ambientali si considera che i parabrezza di vetro stratificato trattato appartengano ad un unico gruppo. 1.1.3. Il numero delle lastre di vetro. 1.1.4. Lo spessore nominale "e" del parabrezza di vetro stratificato trattato, con una tolleranza di fabbricazione (Piu' o Meno) 0,2 n mm rispetto al valore nominale, dove "n" e' il numero delle lastre di vetro del parabrezza. 1.1.5. Il trattamento speciale eventualmente subi'to da una o piu' lastre di vetro. 1.1.6. Lo spessore nominale dello o degli intercalari. 1.1.7. La natura e il tipo dello o degli intercalari (per esempio PVB o altro intercalare di materia plastica). 1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti: 1.2.1. La natura del materiale (cristallo levigato, cristallo flottato, vetro tirato). 1.2.2. La colorazione dello o degli intercalari (incolore o colorato, totalmente o parzialmente). 1.2.3. La colorazione del vetro (incolore o colorato). 1.2.4. L'incorporazione o meno di conduttori. 1.2.5. L'incorporazione o meno di fasce oscuranti. 2. CONSIDERAZIONI GENERALI 2.1. Per i parabrezza di vetro stratificato trattato le prove, eccetto quelle relative al comportamento all'urto della testa sul parabrezza completo e alle qualita' ottiche, sono effettuate in base a campioni e/o su provette piane specialmente concepite a tale scopo. Tuttavia le provette devono essere sotto tutti gli aspetti rigorosamente rappresentative dei parabrezza prodotti in serie per i quali e' chiesta l'omologazione. 2.2. Prima di ogni prova le provette o i campioni sono conservati per almeno quattro ore ad una temperatura di 23C (Piu' o Meno) 2C. Le prove sono effettuate il piu' rapidamente possibile non appena le provette o i campioni sono rititari dall'ambiente in cui si trovavano. 3. PROVE PRESCRITTE I parabrezza di vetro stratificato trattato sono sottoposti: 3.1. alle prove prescritte dal capo III F per i parabrezza stratificati ordinari, 3.2. alla prova di frammentazione descritta in appresso al punto 4. 4. PROVA DI FRAMMENTAZIONE 4.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie Materiale Indice di difficolta' Cristallo levigato 2 Cristallo flottato 1 Vetro tirato 1 4.2. Numero delle provette o dei campioni. Sottoporre alla prova una provetta l 100 mm x 500 mm ((Piu' o Meno) 5 mm/=2) oppure un campione per ciascun punto d'impatto. 4.3. Metodo di prova. Il metodo usato e' quello descritto al punto 1 del capo III C. 4.4. Punto/punti d'impatto. Il vetro deve essere colpito su ciascuna lastra trattata esterna al centro della provetta o del campione. 4.5. Interpretazione dei risultati 4.5.1. Si considera che per ciascun punto d'impatto la prova di frammentazione sia positiva se, nel rettangolo definito al punto 2.3.2. del capo III D, la superficie cumulata dei frammenti superiori o pari a 2 cm(Elevato al Quadrato) e' almeno il 15% della superficie del rettangolo. 4.5.1.1. Nel caso di un campione: 4.5.1.1.1. Il centro del rettangolo e' situato in un cerchio di 10 cm di raggio con centro nella proiezione del punto di riferimento al punto 1.2. dell'allegato 3 "campo di visibilita'" al D.P.R. 10 febbraio 1981, n. 212. 4.5.1.1.2. Per i trattori per cui non e' possibile determinare il punto di riferimento, la posizione della zona di visibilita' deve essere indicata nel verbale di prova. 4.5.1.1.3. Per i parabrezza che siano di altezza inferiore a 44 cm o il cui angolo di montaggio rispetto alla verticale sia inferiore a 15, l'altezza del rettangolo di cui sopra puo' essere ridotta a 15 cm e la percentuale di visibilita' deve essere pari al 10% della superficie del rettangolo corrispondente. 4.5.1.2. Nel caso di una provetta, il centro del rettangolo e' situato sull'asse maggiore della provetta a 450 mm da uno dei bordi. 4.5.2. Si considera che la provetta o le provette oppure il campione o i campioni presentati per l'omologazione siano soddisfacenti dal punto di vista della frammentazione se si verifica una delle condizioni seguenti: 4.5.2.1. la prova ha dato un risultato positivo per ciascun punto d'impatto, 4.5.2.2. la prova e' stata ripetuta su una nuova serie di quattro provette per ciascun punto d'impatto per cui ha inizialmente dato un risultato negativo e tutte e quattro le nuove prove, effettuate agli stessi punti, danno un risultato positivo. CAPO III I VETRO DI SICUREZZA MUNITO DI UNA SUPERFICIE DI MATERIA PLASTICA SULLA FACCIA INTERNA 1. i materiali per vetri di sicurezza quali definiti nei capi da III D a III H, se rivestiti sulla faccia interna di uno strato di materia plastica, devono essere conformi oltre che alle disposizioni dei rispettivi allegati anche alle disposizioni seguenti: 2. PROVA DI RESISTENZA ALL'ABRASIONE 2.1. Indici di difficolta' e metodo di prova. Il rivestimento di plastica deve essere sottoposto ad una prova conformemente alle disposizioni del punto 4 del capo III C, per una durata di 100 cicli. 2.2. Interpretazione dei risultati. Si considera che il rivestimento di plastica sia soddisfacente dal punto di vista della resistenza all'abrasione se la diffusione luminosa dovuta all'abrasione della provetta non supera il 4%. 3. PROVA DI RESISTENZA ALL'UMIDITA' 3.1. Nel caso del vetro di sicurezza temperato munito di una superficie di plastica deve essere eseguita una prova di resistenza all'umidita'. 3.2. Si applicano le disposizioni del punto 7 del capo III C. 4. PROVA DI RESISTENZA ALLE VARIAZIONI DI TEMPERATURA Si applicano le disposizioni del punto 8 del capo III C. 5. PROVA DI RESISTENZA AL FUOCO Si applicano le disposizioni del punto 10 del capo III C. 6. PROVA DI RESISTENZA AGLI AGENTI CHIMICI Si applicano le disposizioni del punto 11 del capo III C. CAPO III J PARABREZZA DI PLASTICA 1. DEFINIZIONI DEL TIPO Si considera che i parabrezza di plastica appartengano a tipi di versi se differiscono per almeno una delle seguenti caratteristiche principali o secondarie: 1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti: 1.1.1. Marchio di fabbrica o commerciale. 1.1.2. La forma e le dimensioni. Ai fini delle prove di resistenza meccanica, di resistenza alle condizioni ambientali, di resistenza alle variazioni di temperatura e di resistenza agli agenti chimici si considera che i parabrezza di plastica siano parte integrante di un gruppo. 1.1.3. Il numero dei fogli di plastica. 1.1.4. Lo spessore nominale "e" del parabrezza, con una tolleranza di fabbricazione di (Piu' o Meno) 0,2 mm. 1.1.5. Lo spessore nominale della lastra di vetro. 1.1.6. Lo spessore nominale del foglio o dei fogli di plastica che costituiscono l'intercalare o gli intercalari. 1.1.7. La natura e il tipo del foglio o dei fogli di plastica che fungono da intercalare/i (ad esempio PVB o altro) e del foglio di plastica situato sul lato interno. 1.1.8. Qualsiasi trattamento speciale eventualmente subi'to dal vetro. 1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti: 1.2.1. La natura del materiale (cristallo levigato, cristallo flottato, vetro tirato). 1.2.2. La colorazione, totale o parziale, della o delle lastre di plastica (incolori o colorate). 1.2.3. La colorazione del vetro (incolore o colorato). 1.2.4. L'incorporazione o meno di conduttori. 1.2.5. L'incorporazione o meno di fasce oscuranti. 2. DISPOSIZIONI GENERALI 2.1. Per i parabrezza di plastica le prove, eccetto quelle riguardanti il comportamento all'urto della testa (punto 3.2) e le qualita' ottiche, sono effettuate su provette piane ricavate da parabrezza gia' esistenti oppure appositamente fabbricate. In entrambi i casi le provette sono, sotto tutti gli aspetti, rigorosamente rappresentative dei parabrezza prodotti in serie per i quali e' chiesta l'omologazione. 2.2. Prima di ogni prova le provette sono conservate per almeno quattro ore ad una temperatura di 23C (Piu' o Meno) 2C. Le prove sono effettuate il piu' rapidamente possibile dopo che esse sono state ritirate dall'ambiente in cui erano conservate. 3. PROVE DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA 3.1. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie. Non interviene alcuna caratteristica secondaria. 3.2. Prova di comportamento all'urto della testa del parabrezza completo. 3.2.1. Numero di provette. Saranno sottoposti alle prove quattro campioni della serie di quelli che hanno la piu' piccola superficie di sviluppo e quattro campioni della serie di quelli che hanno la piu' grande superficie di sviluppo, scelti conformemente alle disposizioni del capo III M. 3.2.2. Metodo di prova. 3.2.2.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto 5.3.2. del capo III C. 3.2.2.2. L'altezza di caduta deve essere di 1,50 + 0 mm/- 5. 3.2.3. Interpretazione dei risultati. 3.2.3.1. Si considera che la prova sia positiva se si sono verificate le condizioni seguenti: 3.2.3.1.1. La lastra di vetro si spezza presentando numerose fessure circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto; le fessure piu' vicine sono situate al massimo a 80 mm dal punto d'impatto. 3.2.3.1.2. La lastra di vetro deve rimanere aderente all'intercalare di plastica. Sono ammessi uno o piu' scollamenti di larghezza inferiore a 4 mm, da entrambi i lati della fessura e all'esterno di un cerchio di diametro di 60 mm il cui centro e' il punto d'impatto. 3.2.3.1.3. E' ammessa una lacerazione dell'intercalare lunga 35 mm dal lato dell'impatto. 3.2.3.2. Si considera che una serie di campioni presentati per l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento all'urto della testa se si verifica una delle due condizioni seguenti: 3.2.3.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo; 3.2.3.2.2. se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di prove effettuate su una serie di campioni ha dato risultati positivi. 3.3. Prova di comportamento all'urto della testa su provette piane. 3.3.1. Numero di provette. Sono sottoposte alle prove sei provette piane di 1100 mm x x 500 mm (+ 5 mm/- 2).