(all. 8 - art. 1) (parte 1)
                             ALLEGATO 8

DIMENSIONI E MASSE RIMORCHIABILI, REGOLATORE DI VELOCITA', PROTEZIONE
   DEGLI  ELEMENTI  MOTORE,  DELLE  PARTI  SPORGENTI  E  DELLE RUOTE,
   PARABREZZA ED ALTRI VETRI, COLLEGAMENTI MECCANICI TRA  TRATTORE  E
   VEICOLO  RIMORCHIATO  COMPRESO  IL  CARICO  VERTICALE SUL PUNTO DI
   ATTACCO,  POSIZIONE  ED  APPOSIZIONE  DELLE  TARGHETTE   E   DELLE
   ISCRIZIONI  REGOLAMENTARI  SUL  CORPO  DEL TRATTORE, COMANDO DELLA
   FRENATURA DEI VEICOLI RIMORCHIATI.

                               Capo I
                  DIMENSIONI E MASSE RIMORCHIABILI
1. DEFINIZIONI
1.1. Per "lunghezza" s'intende: - la distanza misurata  tra  i  piani
verticali perpendicolari al piano longitudinale del trattore passanti
per   i   punti  estremi  dello  stesso  nella  loro  posizione  meno
favorevole, esclusi: - retrovisori, - manovelle di avviamento, - luci
di posizione anteriori o laterali.
1.2. Per "larghezza" s'intende - la distanza  misurata  tra  i  piani
verticali  paralleli  al  piano  longitudinale  mediano  del trattore
passanti per i punti estremi dello stesso, esclusi: -  retrovisori  -
indicatori  di  direzione,  -  luci di posizione anteriori, laterali,
posteriori e di stazionamento - deformazioni dei pneumatici dovute al
peso del trattore, - elementi retrattili (quali pedane sollevabili) e
paraspruzzi elastici.
1.3. Per "altezza" s'intende - la distanza verticale tra il suolo  ed
il  punto  del trattore piu' distante dal suolo esclusa qualsiasi an-
tenna. Per determinare tale altezza il trattore deve essere: - munito
di pneumatici nuovi, con il massimo raggio di rotolamento  prescritto
dal costruttore.
1.4.  Per  "massa  rimorchiabile" si intende la massa che puo' essere
trainata da un tipo di trattore. Tale massa puo', ad esempio,  essere
costituita  da  uno o piu' veicoli rimorchiati o strumenti agricoli o
forestali.  Si  distingue   la   massa   rimorchiabile   tecnicamente
ammissibile  dichiarata  dal  costruttore  dalla  massa rimorchiabile
autorizzata, quale fissata al seguente punto 2.2.
1.5.  Per  "dispositivo  di  traino"   s'intende   l'unita'   tecnica
installata  sul  trattore  del  collegamento  meccanico di un insieme
trattore-veicolo trainato.
1.6. Per "massa del  trattore  a  vuoto  in  ordine  di  marcia  (Mt"
s'intende la massa definita al punto 2.4 dell'allegato I al D.P.R. 11
gennaio 1980 n. 76.
1.7.  Per "massa(e) rimorchiabile(i) tecnicamente ammissibile" (1) si
intendono:  -  la  massa  rimorchiabile  non  frenata,  -  la   massa
rimorchiabile con frenatura indipendente (come definita al punto 1.12
del  capo I dell'allegato 6 al D.P.R. 10 febbraio 1981 n.  212), - la
massa rimorchiabile con frenatura ad inerzia (come definita al  punto
1.14 del capo I dell'allegato 6 al D.P.R. 10 febbraio 1981 n. 212), -
la  massa  rimorchiabile con frenatura idraulica o pneumatica: questa
frenatura puo' essere del tipo continuo, semicontinuo o  indipendente
assistito come rispettivamente definito ai punti 1.9, 1.10 e 1.11 del
capo I dell'allegato 6 al D.P.R. 10 febbraio 1981, n. 212.
2. PRESCRIZIONI
2.1.  Dimensioni  Le  dimensioni  massime  di  un  trattore  sono  le
seguenti:
2.1.1. lunghezza: 12 m,
2.1.2. larghezza: 2,5 m,
2.1.3. altezza: 4 m.
2.1.4. Le misurazioni necessarie  per  verificare  queste  dimensioni
sono  eseguite  come  segue:  -  con il trattore a vuoto in ordine di
marcia, come indicato al punto 1.6; - su una  superficie  orizzontale
piana;  -  a  trattore  fermo e motore spento; - con pneumatici nuovi
alla pressione normale prescritta dal costruttore; - con sportelli  e
finestrini chiusi; - con il volante nella posizione di avanzamento in
linea  dritta; - senza alcun attrezzo agricolo o forestale agganciato
al trattore.
2.2. Massa rimorchiabile autorizzata
2.2.1. La massa rimorchiabile autorizzata non deve superare:
2.2.1.1.  la  massa  rimorchiabile  tecnicamente   ammissibile   come
definita al punto 1.7 indicata dal costruttore;
2.2.1.2.  la  massa  rimorchiabile  fissata  per  il  dispositivo  di
rimorchio in base all'omologazione.
2.2.2. Qualora uno Stato membro applichi l'articolo 2 paragrafo 2, la
massa rimorchiabile deve  essere  indicata  (le  masse  rimorchiabili
devono  essere  indicate)  sul  certificato  di  immatricolazione del
trattore.

                              Appendice
                               MODELLO
                       MINISTERO DEI TRASPORTI

Direzione Generale della Motorizzazione Civile  e  dei  Trasporti  in
concessione

  ALLEGATO DELLA SCHEDA DI OMOLOGAZIONE CEE DI UN TIPO DI TRATTORE
     PER QUANTO RIGUARDA LE DIMENSIONI E LE MASSE RIMORCHIABILI

Numero di omologazione CEE: .........................................
1.
Elemento o caratteristica/elementi o caratteristiche:
1.1.
dimensioni:
1.1.1.
lunghezza: .................... m
1.1.2.
larghezza: ................... m
1.1.3.
altezza: ................... m
1.2.
masse rimorchiabili
1.2.1.
massa rimorchiabile non frenata ................... kg
1.2.2.
massa rimorchiabile con frenatura indipendente: .................. kg
1.2.3.
massa rimorchiabile con frenatura ad inerzia: ................... kg
1.2.4.
massa  rimorchiabile con frenatura assistita (idraulica o pneumatica)
............... kg
2.
Marca del trattore o ragione sociale del costruttore:................
3.
Tipo ed eventuale denominazione commerciale del trattore:............
4.
Nome e indirizzo del costruttore:...................................
5.
Eventuale nome e indirizzo del mandatario del costruttore:...........
6.
Trattore presentato all'omologazione il..............................
7.
Servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione..............
8.
Data del verbale rilasciato da detto servizio:......................
9.
Numero del verbale rilasciato da detto servizio:....................
10.
Omologazione CEE  per  quanto  riguarda  le  dimensioni  e  le  masse
rimorchiabili e' accordata/rifiutata (1).
11.
Luogo:...............................................................
12.
Data:...............................................................
13.
Firma:..............................................................
14.
Alla  presente  comunicazione  e' allegata la seguente documentazione
tecnica con il numero di omologazione CEE succitato:
 ........................ progetti quotati
 ........................ disegno o fotografia del trattore.
Questi dati sono forniti alle autorita' competenti degli altri  Stati
membri su loro esplicita richiesta.
15.
Eventuali osservazioni:.............................................
---------
   (1) Cancellare la menzione inutile.

                               Capo II
     REGOLATORE DI VELOCITA', PROTEZIONE DEGLI ELEMENTI MOTORI,
                 DELLE PARTI SPORGENTI E DELLE RUOTE
1. REGOLATORE DI VELOCITA'
1.1.  Se  un  regolatore  di  velocita'  e'  previsto  d'origine  dal
costruttore, esso deve  essere  montato  e  ideato  in  modo  che  il
trattore  risponda ai requisiti dell'allegato I al D.P.R. 10 febbraio
1981 n. 212 relativi alla velocita' massima per costruzione.
2. PROTEZIONE DEGLI ELEMENTI MOTORI, DELLE PARTI  SPORGENTI  E  DELLE
RUOTE
2.1. Prescrizioni generali
2.1.1.  Gli  elementi  motori,  le  parti  sporgenti  e  le ruote dei
trattori devono essere progettati, montati  o  protetti  in  modo  da
evitare, in condizioni di uso normali, lesioni alle persone.
2.1.2.   Le   disposizioni  di  cui  al  punto  2.1.1.  si  ritengono
soddisfatte se sono rispettate le prescrizioni di cui al  punto  2.3.
Soluzioni  diverse da quelle descritte dal punto 2.3 sono autorizzate
se il costruttore apporta  la  prova  che  hanno  un  effetto  almeno
equivalente ai requisiti del punto 2.3.
2.1.3.  I  dispositivi di protezione devono essere saldamente fissati
al trattore. "Saldamente fissati" significa che la loro rimozione  e'
possibile solo con l'ausilio di attrezzi.
2.1.4. Cofani, coperchi e tettucci, la cui chiusura a scatto potrebbe
procurare  lesioni,  devono  essere costruiti in modo da impedirne la
chiusura accidentale (per esempio, mediante dispositivi di  sicurezza
o opportuni accorgimenti di montaggio o di concezione tecnica).
2.1.5.  Un unico dispositivo di protezione puo' proteggere vari punti
pericolosi. Tuttavia,  ulteriori  dispositivi  di  protezione  devono
essere  montati qualora sotto un singolo dispositivo di protezione si
trovino dispositivi di regolazione, di manutenzione o di soppressione
dei radiodisturbi che possono essere manipolati soltanto a motore  in
moto.
2.1.6.  Gli  elementi  di protezione (per esempio, spinotti a molla o
spinotti ad alette)  -  per  fissare  gli  elementi  di  montaggio  a
sganciamento  rapido (per esempio, spinotti del gancio) e le parti di
- dispositivi di protezione tali che si possono aprire senza l'uso di
attrezzi  (per  esempio,  cofano  motore)  devono  essere  saldamente
fissati  o  all'elemento  di  collegamento  del  trattore stesso o al
dispositivo di protezione.
2.2. Definizioni
2.2.1. Per  "dispositivo  di  protezione"  s'intende  un  dispositivo
destinato  a garantire la protezione delle parti pericolose. Ai sensi
della presente direttiva  i  dispositivi  di  protezione  comprendono
carter, coperchi e ripari.
2.2.1.1.  Per "carter" s'intende un dispositivo di protezione situato
immediatamente davanti alla parte pericolosa e che,  da  solo  o  con
altre  parti  della macchina, protegge da tutte le parti dal contatto
con la parte pericolosa.
2.2.1.2. Per  "coperchio"  s'intende  un  dispositivo  di  protezione
situato davanti alla parte pericolosa e che protegge dal contatto con
la parte pericolosa dal lato coperto.
2.2.1.3.  Per  "riparo"  s'intende  un dispositivo di protezione che,
mediante una guida, o delle sbarre  o  un  mezzo  analogo  impone  la
distanza  di  sicurezza necessaria per rendere inaccessibile la parte
pericolosa.
2.2.2. Per "parte pericolosa"  s'intende  qualsiasi  punto  che,  per
posizione  o  per  progettazione  delle  parti  fisse  o mobili di un
trattore comporti un rischio di lesione. Le parti pericolose sono  in
particolare:  i  punti di pizzicamento, di cesoiamento, di taglio, di
perforazione,  di  schiacciamento,  di  ingranaggio,   i   punti   di
ammissione e di attacco.
2.2.2.1.  Per  "punto  di  pizzicamento"  s'intende  qualsiasi  punto
pericoloso o parti che si spostano  le  une  rispetto  alle  altre  o
rispetto a parti fisse in modo tale che le persone o alcune parti del
loro corpo possano correre rischi di pizzicamento.
2.2.2.2.   Per  "punto  di  cesoiamento"  s'intende  qualsiasi  punto
pericoloso o parti che passano le une lungo le altre  o  lungo  altre
parti  in  modo  tale  che  le  persone o alcune parti del loro corpo
possano correre rischi di pizzicamento o di cesoiamento.
2.2.2.3.  Per  "punto  di taglio, di perforazione, di schiacciamento"
s'intende  qualsiasi  punto  pericoloso  o  parti,  mobili  o  fisse,
taglienti,  acuminate  o  smussate  che  possono  ferire le persone o
alcune parti del loro corpo.
2.2.2.4.  Per  "punto  di  ingranaggio"  s'intende  qualsiasi   punto
pericoloso oppure spigoli sporgenti taglienti, denti, coppiglie, viti
e  bulloni,  ingrassatori,  alberi  e loro ghiere e quant'altro possa
spostarsi in modo tale che  possano  essere  afferrate  e  trascinate
persone, talune parti del loro corpo o dei loro indumenti.
2.2.2.5.  Per  "punto  di  ammissione  e  punto di attacco" s'intende
qualsiasi punto pericoloso in cui le parti, spostandosi,  restringono
l'apertura nella quale possono essere afferrate persone, talune parti
del loro corpo o dei loro indumenti.
2.2.3.  Per  "portata"  s'intende la distanza massima che puo' essere
raggiunta dalle persone o  da  talune  parti  del  loro  corpo  verso
l'alto,  verso  il  basso,  verso  l'interno, dal di sopra, attorno e
attraverso, senza l'aiuto di un oggetto qualsiasi (figura 1).
2.2.4.  Per   "distanza   di   sicurezza"   s'intende   la   distanza
corrispondente   alla   portata  o  alle  dimensioni  del  corpo  con
l'aggiunta di un supplemento di sicurezza (figura 1).
2.2.5. Per "dispositivo di comando, s'intende  qualsiasi  dispositivo
il  cui  azionamento  diretto  consente  di  modificare lo stato o il
funzionamento del trattore o di un materiale ad esso agganciato.
2.3. Distanza di sicurezza per  evitare  un  contatto  con  le  parti
pericolose
2.3.1.  La  distanza di sicurezza e' misurata a partire dai punti che
possono essere raggiunti per azionare,  eseguire  la  manutenzione  e
ispezionare il trattore, nonche' a partire dal livello del suolo. Per
"eseguire  la  manutenzione  e  ispezionare  il trattore" s'intendono
unicamente i lavori  eseguiti  normalmente  dallo  stesso  conducente
conformemente  alle istruzioni per l'uso. Per determinare le distanze
di sicurezza si presume che il trattore si trovi nello stato  per  il
quale  e'  stato  progettato e che non venga usato alcun attrezzo per
raggiungere  la  parte  pericolosa.  I  margini  di  sicurezza   sono
stabiliti  dai punti da 2.3.2.1. a 2.3.2.5. In talune zone specifiche
e per taluni elementi specifici si ritiene  adeguato  il  livello  di
sicurezza  se  il  trattore  e'  conforme alle prescrizioni di cui ai
punti da 2.3.2.6. a 2.3.2.14.
2.3.2. Protezione dei punti pericolosi
2.3.2.1. Portata verso l'alto Il margine di sicurezza verso l'alto e'
di 2.500 mm (vedi figura 1) per una persona in piedi.

    ---->  Vedere Immagini da pag. 119 a pag. 127 del S.O.  <----


2.4.4. Regolazione del sedile per determinare il punto di riferimento
(SIP) Se il sedile e la sua sospensione sono  regolabili,  il  sedile
deve   essere   regolato   come   segue   prima   di  procedere  alla
determinazione del punto di  riferimento:  a)  tutte  le  regolazioni
(avanzamento,  arretramento,  altezza  e  inclinazione) devono essere
nella loro posizione media. In mancanza di  una  posizione  media  si
utilizza la regolazione piu' vicina al di sopra o posteriormente alla
posizione media; b)
le  sospensioni  regolabili  devono  essere  regolate  in modo che la
sospensione  si  trovi  al  centro  della  sua  oscillazione  con  il
dispositivo   di  riferimento  messo  in  loco  e  sotto  carico.  La
sospensione puo' essere bloccata meccanicamente in  questa  posizione
durante la determinazione del punto di riferimento (SIP);
c)
le  sospensioni non regolabili devono essere bloccate nella posizione
verticale raggiunta con il dispositivo di  riferimento  installato  e
caricato;
d)
se  le  suddette  regolazioni sono in contrasto con le istruzioni del
fabbricante, si applicano  queste  ultime  in  modo  da  ottenere  la
regolazione raccomandata per un conducente del peso di 75 kg.
Nota:  Un  conducente di 75 kg consente una buona approssimazione con
il dispositivo di riferimento sistemato sul sedile e caricato con una
massa di 65 kg.
2.4.5. Determinazione dei tre assi di riferimento x ", y " e z "  per
il  SIP  Le  coordinate  devono  essere  fissate  come  segue:  a) si
localizza sul lato del supporto del sedile il foro di  fissaggio  che
si trova nella posizione piu' arretrata; b)
se  l'asse  del  foro e' parallelo all'asse di articolazione definito
sul dispositivo, lo si assume come y " (orientato da  sinistra  verso
destra rispetto ad un conducente seduto; vedi figura 11);
c)
se  l'asse  del foro e' parallelo al piano verticale che passa per la
linea mediana del sedile, si assume come asse y " la retta  parallela
all'asse   d'articolazione   indicato  che  passa  per  il  punto  di
intersezione tra il piano di  appoggio  del  supporto  del  sedile  e
l'asse del suddetto foro (vedi figura 12);
d)
in   tutti   gli  altri  casi,  si  assume  l'asse  y  "  in  base  a
considerazioni relative al sedile in esame;
e)
gli assi x " e  z  "  sono  definiti  quali  intersezioni  dei  piani
orizzontale  e  verticale passanti per y " con il piano verticale che
passa per la linea mediana del sedile. Gli assi x  "  e  z  "  devono
essere orientati in avanti e verso l'alto (vedi figure 11 e 12).
2.4.6.  Metodo  per  determinare  il  punto di riferimento del sedile
(SIP) Il punto di riferimento del sedile (SIP) si ottiene utilizzando
il dispositivo illustrato nella figura 10 procedendo come  segue:  a)
si  ricopre  il  sedile  con  un  pezzo di tessuto per facilitare una
corretta sistemazione del dispositivo; b)
si sistema il dispositivo (senza massa addizionale) sul  cuscino  del
sedile spingendolo all'indietro contro lo schienale;
c)
si aggiungono delle masse per portare la massa totale del dispositivo
da  6  (Piu' o Meno) 1 kg a 26 (Piu' o Meno) 1 kg. Il baricentro deve
trovarsi 40 mm davanti al segno del punto di riferimento  del  sedile
sulla parte orizzontale del dispositivo (vedi figura 10);
d)
si  applica  due  volte  una  forza  orizzontale  di  circa  100 N al
dispositivo sul punto di riferimento del sedile, come indicato  nella
figura 10;
e)
si aggiungono altre masse per portare la massa totale del dispositivo
da 26 (Piu' o Meno) 1 kg a 65 (Piu' o Meno) 1 kg. Il baricentro delle
masse  aggiunte  deve  trovarsi  40  mm davanti al segno del punto di
riferimento del sedile sulla parte orizzontale del dispositivo  (vedi
figura 10);
f)
dai  due  lati  del sedile, su due piani verticali equidistanti dalla
linea  mediana   longitudinale   del   sedile,   si   misurano,   con
un'approssimazione  di  (Piu' o Meno) 1 mm, le coordinate definite al
punto 2.4.5 delle intersezioni di detti piani sull'asse del punto  di
riferimento del sedile marcato dal dispositivo.
I  valori  medi  aritmetici  delle  misure  prese  sui due piani sono
registrati come coordinate SIP; g)
devono essere annotate unitamente alle loro cause le  condizioni  che
risultano  dal  metodo  di  determinazione  e  che  si  scostano  dal
procedimento indicato nel presente  allegato  o  che  possono  essere
fonti di errori.

    ---->  Vedere Immagini da pag. 129 a pag. 130 del S.O.  <----



                              Appendice
                               MODELLO
                       MINISTERO DEI TRASPORTI

Direzione  Generale  della  Motorizzazione  Civile e dei Trasporti in
concessione
ALLEGATO ALLA SCHEDA DI OMOLOGAZIONE CEE DI UN TIPO DI TRATTORE PER
   QUANTO RIGUARDA IL REGOLATORE DI VELOCITA',  LA  PROTEZIONE  DEGLI
   ELEMENTI MOTORI, DELLE PARTI SPORGENTI E DELLE RUOTE.

Numero di omologazione CEE: .........................................
  1.
Elemento o caratteristica/elementi o caratteristiche:
  1.1.
eventuale regolatore di velocita',
  1.2.
protezione  degli  elementi  motori,  delle  parti  sporgenti e delle
ruote.
  2.
Marca del trattore o ragione sociale del costruttore:...............
  3.
Tipo ed eventuale descrizione commerciale del trattore:.............
  4.
Nome e indirizzo del costruttore:...................................
  5.
Eventualmente, nome e indirizzo del mandatario del costruttore:......
  6.
Descrizione dell'elemento e/o della  caratteristica  (degli  elementi
e/o delle caratteristiche) di cui al punto 1:
  7.
Trattore presentato all'omologazione CEE il.........................
  8.
Servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione:............
  9.
Data del verbale rilasciato da questo servizio:.....................
10.
Numero del verbale rilasciato da questo servizio:...................
11.
Omologazione  CEE  per quanto riguarda il regolatore di velocita', la
protezione degli elemeti motori, delle parti sporgenti e delle  ruote
(1).
12.
Luogo:..............................................................
13.
Data:...............................................................
14.
Firma:..............................................................
15.
Sono  allegati  alla  presente  comunicazione  i  seguenti  documenti
recanti il numero di omologazione CEE sopra indicato:
 ................................... progetti quotati,
 ................................... disegno o fotografia delle parti
pertinenti del trattore.
Tali dati sono  comunicati  alle  competenti  autorita'  degli  Stati
membri su loro esplicita richiesta.
16.
Eventuali osservazioni:
---------
(1) Cancellare la dicitura inutile.

                              Capo III A
                      PARABREZZA E ALTRI VETRI

PRESCRIZIONI CONCERNENTI L'ATTREZZATURA, DEFINIZIONI, DOMANDA DI
   OMOLOGAZIONE,  OMOLOGAZIONI,  MARCHI,  REQUISITI GENERALI, PROVE E
   CONFORMITA' DELLA PRODUZIONE.
1. PRESCRIZIONI CONCERNENTI L'ATTREZZATURA
1.1.  I  trattori  agricoli  o  forestali  possono,  a   scelta   del
costruttore, essere muniti:
1.1.1.  di  "parabrezza" e di "vetri diversi dal parabrezza" conformi
alle prescrizioni del presente allegato 0
1.1.2. di parabrezza rispondenti  alle  prescrizioni  applicabili  ai
"vetri  diversi  dal parabrezza" del presente allegato, ad esclusione
di quelle connesse con le disposizioni del punto 9.1.4.2 del Capo III
C del presente allegato (vetri il cui  coefficiente  di  trasmissione
regolare della luce puo' essere inferiore al 70%).
2. DEFINIZIONI Ai sensi del presente allegato, s'intende per:
2.1.  "vetro temperato", un vetro costituito da una singola lastra di
vetro  che  ha  subito  un  trattamento  speciale  per  aumentare  la
resistenza meccanica e controllare la frammentazione dopo la rottura;
2.2.  "vetro  stratificato", un vetro costituito da due o piu' lastre
di vetro, mantenute assieme da uno  o  piu'  intercalari  di  materia
plastica. Si fa la seguente distinzione:
2.2.1.  "vetro stratificato ordinario" in cui nessuna delle lastre di
vetro di cui e' costituito e' stata trattata;
2.2.2. "vetro stratificato trattato", in cui un elemento delle lastre
di  vetro  di cui e' costituito ha subito un trattamento speciale per
aumentare la resistenza meccanica  e  controllare  la  frammentazione
dopo la rottura;
2.3.  "vetro  di  sicurezza  rivestito di materia plastica", un vetro
quale definito al punto 2.1 o 2.2 rivestito sulla faccia  interna  di
uno strato di plastica;
2.4.  "vetro  di sicurezza vetro-plastica": un vetro stratificato con
una lastra di vetro ed una o piu' pellicole di  plastica  sovrapposte
di  cui  una  funge  da  intercalare.  La pellicola o le pellicole di
plastica sono situate sulla faccia interna quando il vetro e' montato
sul trattore;
2.5. "gruppo di parabrezza", un gruppo formato da parabrezza di forme
e  dimensioni   diverse   sottoposto   ad   un   esame   delle   loro
caratteristiche  meccaniche,  del  loro  tipo di frammentazione e del
loro  comportamento  alle  prove  di  resistenza   alle   aggressioni
dell'ambiente;
2.5.1.  "parabrezza  piano",  un  parabrezza  che non presenta alcuna
curvatura nominale che dia luogo ad un'altezza di segmento  superiore
a 10 mm per metro lineare;
2.5.2.   "parabrezza",  un  parabrezza  che  presenti  una  curvatura
nominale che dia luogo ad un'altezza di segmento superiore  a  10  mm
per metro lineare;
2.6.   "doppio  finestrino",  un  insieme  costituito  da  due  vetri
installati separatamente nella stessa apertura del trattore;
2.7. "doppio vetro", un insieme costituito da due vetri assemblati in
fabbrica in modo permanente e separati da uno spazio uniforme;
2.7.1. "doppio vetro simmetrico", un doppio vetro  nel  quale  i  due
vetri  che  lo  costituiscono  sono  dello  stesso  tipo  (temperato,
stratificato, ecc.) ed hanno le stesse caratteristiche  principali  e
secondarie;
2.7.2.  "doppio  vetro  asimmetrico", un doppio vetro nel quale i due
vetri che lo costituiscono sono  di  tipo  (temperato,  stratificato,
ecc.)  diverso oppure hanno caratteristiche principali e/o secondarie
diverse;
2.8. "caratteristica principale",  una  caratteristica  che  modifica
sensibilmente  le  caratteristiche ottiche e/o meccaniche di un vetro
in modo rilevante dal punto di vista della funzione che il vetro deve
svolgere sul trattore. Questa espressione comprende anche il  marchio
di fabbrica o commerciale;
2.9.  "caratteristica  secondaria",  una  caratteristica che potrebbe
modificare le proprieta' ottiche e/o meccaniche di un vetro  in  modo
rilevante  per  la  funzione  cui il vetro e' destinato sul trattore.
L'importanza del cambiamento  viene  valutata  con  riferimento  agli
indici di difficolta';
2.10.  "indici  di difficolta'", una classificazione in due gradi che
si riferisce alle variazioni riscontrate in pratica in ciascuna delle
caratteristiche secondarie. Un cambiamento dall'indice 1 all'indice 2
implica il ricorso a prove complementari;
2.11. "superficie di sviluppo di un parabrezza",  la  superficie  del
rettangolo   minimo  di  vetro  da  cui  puo'  essere  sviluppato  un
parabrezza;
2.12. "angolo di inclinazione di un  parabrezza",  l'angolo  compreso
tra  la  verticale  e la retta che passa per il bordo superiore ed il
bordo inferiore del parabrezza; queste rette sono definite in un  pi-
ano verticale contenente l'asse longitudinale del trattore;
2.12.1.  la  misurazione  dell'angolo  di  inclinazione va eseguita a
vuoto sul trattore posto a livello del suolo;
2.12.2. nel caso di trattori muniti di  sospensioni  idropneumatiche,
idrauliche  o  pneumatiche,  ovvero di un dispositivo di livellamento
automatico in base al carico, la prova va eseguita  nelle  condizioni
normali di marcia specificate dal fabbricante;
2.13.  "altezza del segmento h", la distanza massima della superficie
interna del vetro da un piano che passa per  i  bordi  dello  stesso,
misurata  in  direzione  approssimativamente  perpendicolare al vetro
(vedi capo III N; figura 1);
2.14. "tipo di vetro", i vetri, quali definiti ai punti da 2.1 a 2.4,
che non presentano tra loro  differenze  essenziali,  in  particolare
riguardo  alle caratteristiche principali e secondarie menzionate nei
capi da III D a III L;
2.14.1. sebbene una modifica  delle  caratteristiche  principali  dia
luogo  ad un nuovo tipo di prodotto, si ammette che in certi casi una
modifica della forma e delle dimensioni non comporti  necessariamente
una  nuova serie completa di prove. Per alcune delle prove prescritte
negli allegati specifici, i vetri possono essere  raggruppati  quando
sia evidente che le loro caratteristiche principali sono analoghe;
2.14.2.  esemplari  di  vetri che presentano differenze solo rispetto
alle caratteristiche  secondarie  possono  essere  considerati  dello
stesso  tipo;  i  campioni  di  tali  vetri  possono  essere comunque
sottoposti a determinate prove, quando  sia  previsto  esplicitamente
nelle condizioni di prova;
2.15. "curvatura r", il valore approssimativo del piu' piccolo raggio
dell'arco del parabrezza misurato nella zona piu' incurvata.
3. DOMANDA DI OMOLOGAZIONE
3.1. La domanda di omologazione CEE di un tipo di vetro e' presentata
dal  fabbricante  del  vetro  di  sicurezza  o dal suo rappresentante
debitamente accreditato nel paese in cui essa e' depositata. Per ogni
tipo di vetro la domanda puo' essere presentata soltanto in uno degli
Stati membri.
3.2. Per ogni tipo di vetro di  sicurezza,  la  domanda  deve  essere
corredata  dai  documenti  indicati in appresso, in triplice copia, e
dalle seguenti indicazioni:
3.2.1. descrizione  tecnica  comprendente  tutte  le  caratteristiche
principali e secondarie, e
3.2.1.1.  per  i  vetri  diversi  dai  parabrezza,  dei disegni in un
formato che non superi il formato A4 o questo formato ripiegato,  con
le  seguenti  indicazioni: - la superficie massima; - l'angolo minimo
tra due lati adiacenti del vetro; - eventualmente, un'altezza massima
del segmento,
3.2.1.2. per i parabrezza:
3.2.1.2.1. un elenco dei modelli di  parabrezza  per  cui  si  chiede
l'omologazione,  con  l'indicazione  del  nome  dei  fabbricanti  dei
trattori,
3.2.1.2.2. dei disegni in  scala  1/10,  nonche'  dei  diagrammi  dei
parabrezza  e  del  loro posizionamento sul veicolo, sufficientemente
particolareggiati da precisare:
3.2.1.2.2.1.  la  posizione  del  parabrezza  rispetto  al  punto  di
riferimento"   definito  al  punto  1.2  dell'allegato  3  "campo  di
visibilita'" al D.P.R. 10 febbraio 1981, n. 212,
3.2.1.2.2.2. l'angolo di inclinazione del parabrezza,
3.2.1.2.2.3.  la  posizione  e  la dimensione della zona di controllo
delle qualita' ottiche  e,  se  necessario,  delle  zone  di  tempera
differenziale,
3.2.1.2.2.4. la superficie di sviluppo del parabrezza,
3.2.1.2.2.5. l'altezza massima del segmento del parabrezza,
3.2.1.2.2.6.  la  curvatura  del  parabrezza  (unicamente ai fini del
raggruppamento dei parabrezza);
3.2.1.3. per i doppi vetri, dei disegni che non superino  il  formato
A4  o  detto  formato ripiegato, indicanti, oltre all'informazione di
cui al punto 3.2.1.1:  -  il  tipo  di  ciascuno  dei  vetri  che  li
costituiscono,  -  il  tipo  di  sigillatura (organica, vetro/vetro o
vetro/metallo), - lo spessore nominale dello spazio tra i due vetri.
3.3. Il richiedente deve inoltre presentare un numero sufficiente  di
campioni  e  di provette dei vetri finiti dei vari modelli, d'accordo
eventualmente con il servizio tecnico incaricato delle prove.
3.4. L'autorita'  competente  verifica  l'esistenza  di  disposizioni
soddisfacenti  per assicurare un controllo efficace della conformita'
della produzione, prima che sia concessa l'omologazione del tipo.
4. MARCHI
4.1. Ogni vetro di sicurezza,  compresi  i  campioni  e  le  provette
presentati  per  l'omologazione,  deve  recare,  in  modo chiaramente
leggibile ed indelebile, il marchio di  fabbrica  o  commerciale  del
fabbricante.
5. OMOLOGAZIONE
5.1.  Se  i  campioni  presentati  per  l'omologazione  soddisfano  i
requisiti  dei  punti  da  5  a  7  qui  appresso,   viene   concessa
l'omologazione del rispettivo tipo di vetro di sicurezza.
5.2. Ad ogni tipo definito dagli allegati III E, III G, III K e III L
o,  se  si tratta di parabrezza, ad ogni gruppo omologato deve essere
attribuito un numero di omologazione. Le prime due cifre (attualmente
00 per la direttiva nella sua forma originaria) indicano la serie  di
emendamenti  corrispondenti  alle  piu' recenti modifiche tecniche di
rilievo  apportate  alla   direttiva   alla   data   di   concessione
dell'omologazione.  Uno  stesso  Stato  membro non puo' attribuire lo
stesso numero ad un altro tipo o gruppo di vetri di sicurezza.
5.3. L'omologazione,  l'estensione  dell'omologazione  o  il  rifiuto
dell'omologazione  di  un  tipo di vetro di sicurezza in applicazione
della  presente  direttiva,  saranno  notificati  agli  Stati  membri
mediante  una  scheda di comunicazione conforme al modello che figura
nell'allegato III B e relative appendici della presente direttiva.
5.3.1. Se  si  tratta  di  parabrezza,  la  scheda  di  comunicazione
dell'omologazione  CEE  e'  accompagnata  da  una documentazione, che
stabilisce un elenco di ciascun modello di parabrezza  che  fa  parte
del gruppo omologato nonche' delle caratteristiche del gruppo stesso,
conformemente all'appendice 8 del capo III B.
5.4.  In  aggiunta  al  marchio  di  cui  al punto 4.1, ogni vetro di
sicurezza ed ogni doppio vetro conforme ad un tipo di vetro omologato
ai  sensi  della  presente  direttiva  dovra'  recare,  in  modo  ben
visibile, il marchio di omologazione CEE. Puo' essere inoltre apposto
qualsiasi  marchio  di  omologazione particolare attribuito a ciascun
vetro  di  un  doppio  vetro.  Questo  marchio  di  omologazione   e'
costituito:
5.4.1. da un rettangolo all'interno del quale si trova la lettera "e"
minuscola  seguita  dal  numero  distintivo dello Stato membro che ha
concesso l'omologazione (1);
5.4.2. dal numero di omologazione,  posto  a  destra  del  rettangolo
previsto dal punto 5.4.1.
5.5.  Accanto  a tale marchio di omologazione sono apposti i seguenti
simboli complementari:
5.5.1. nel caso di cui un  parabrezza:  I:  se  si  tratta  di  vetro
temperato  (II/P  se  e'  rivestito)  (2),  II: se si tratta di vetro
stratificato ordinario (I/P se e' rivestito) (2), III: se  si  tratta
di vetro stratificato trattato (III/P se e' rivestito) (2), IV: se si
tratta di vetro-plastica;
5.5.2.  V:  se  si  tratta  di  un  vetro  diverso  da  un parabrezza
contemplato dalle disposizioni del punto 9.1.4.2 del capo III C;
5.5.3. VI: se si tratta di un doppio vetro;
5.5.4. T: se si tratta di parabrezza che rispondono alle prescrizioni
applicabili ai  vetri  diversi  dai  parabrezza  esclusi  quelli  che
rientrano  nelle  disposizioni del punto 9.1.4.2 del capo III C della
presente  direttiva  (vetri  il  cui  coefficiente  di   trasmissione
regolare  della luce puo' essere inferiore al 70%). Tuttavia nel caso
di parabrezza che rispondono alle prescrizioni applicabili  ai  vetri
stratificati  ordinari  diversi dai parabrezza, questo simbolo potra'
essere apposto soltanto dopo la prova di comportamento all'urto della
testa su provetta piana, definita al punto 3.2.2 del capo III G della
presente direttiva; l'altezza di caduta e' di 4,0 m + 25 mm/ - 0.
5.6.  Il  marchio  di  omologazione  ed  il  simbolo  devono   essere
chiaramente leggibili ed indelebili.
5.7.  Nell'appendice 1 del presente allegato sono riportati esempi di
marchi di omologazione.
6. REQUISITI GENERALI
6.1.  Tutti  i  vetri,   in   particolare   quelli   destinati   alla
fabbricazione  di  parabrezza,  devono  essere  di  qualita'  tale da
ridurre nella misura possibile il pericolo di  lesioni  corporali  in
caso  di rottura. Essi devono essere sufficientemente resistenti alle
sollecitazioni che possono verificarsi negli incidenti prevedibili in
una circolazione normale, agli agenti  atmosferici  e  termici,  agli
agenti chimici, alla combustione ed all'abrasione.
6.2.  I  vetri  di  sicurezza  devono  inoltre  avere una trasparenza
sufficiente, non devono provocare alcuna deformazione notevole  degli
oggetti  visti  in  trasparenza  ne'  alcuna  confusione fra i colori
impiegati  nella  segnaletica  stradale.  In  caso  di  rottura   del
parabrezza,  essi  devono  permettere  al  conducente di continuare a
vedere chiaramente la strada per frenare e fermare il suo trattore in
tutta sicurezza.
-----------
(1) 1 per la Repubblica federale di Germania, 2 per la Francia, 3 per
l'Italia, 4 per i Paesi Bassi, 6 per il Belgio, 9 per la  Spagna,  11
per  il  Regno  Unito, 13 per il Lussemburgo, 18 per la Danimarca, 21
per il Portogallo, IRL per l'Irlanda e EL per la Grecia.
(2) Conformemente alla definizione del punto 2.3.
7. REQUISITI PARTICOLARI Tutti i tipi di vetri di sicurezza devono, a
seconda della  categoria  cui  appartengono,  soddisfare  i  seguenti
requisiti particolari:
7.1. per quanto concerne i parabrezza di vetro temperato, i requisiti
di cui al capo III D,
7.2.  per  quanto  concerne  i  vetri  a  tempera uniforme, esclusi i
parabrezza, i requisiti di cui al capo III E,
7.3.  per  quanto  riguarda  i  parabrezza  di   vetro   stratificato
ordinario, i requisiti di cui al capo III F,
7.4.  per  quanto riguarda i vetri stratificati ordinari, diversi dai
parabrezza, i requisiti di cui al capo III G,
7.5. per quanto riguarda i parabrezza di vetro stratificato trattato,
i requisiti di cui al capo III H,
7.6. oltre  alle  rispettive  prescrizioni  precedenti,  i  vetri  di
sicurezza  rivestiti  di plastica devono essere conformi ai requisiti
del capo III I,
7.7. per quanto  riguarda  i  parabrezza  di  vetro  di  plastica,  i
requisiti di cui al capo III J,
7.8.  per quanto riguarda i vetri di plastica diversi dai parabrezza,
i requisiti di cui al capo III K,
7.9. per quanto riguarda i doppi vetri, i requisiti di  cui  al  capo
III L.
8. PROVE
8.1. La presente direttiva prescrive le seguenti proventi:
8.1.1. Frammentazione Questa prova ha lo scopo di:
8.1.1.1.  verificare  che  i  frammenti  e  le schegge prodotti dalla
frammentazione del vetro siano tali da ridurre al minimo  il  rischio
di lesioni e,
8.1.1.2.  se  si  tratta  di  parabrezza,  controllare la visibilita'
residua dopo la rottura.
8.1.2. Resistenza meccanica
8.1.2.1. Prova di urto con la sfera Le prove sono due:  una  con  una
sfera di 227 g, l'altra con una sfera di 2 260 g.
8.1.2.1.1.  Prova  con la sfera di 227 g. Questa prova ha lo scopo di
verificare l'aderenza dello strato intercalare del vetro stratificato
e la resistenza meccanica del vetro a tempera uniforme.
8.1.2.1.2. Prova con la sfera di 2 260 g. Questa prova ha lo scopo di
verificare la resistenza del  vetro  stratificato  alla  penetrazione
della sfera.
8.1.2.2.  Prova di comportamento all'urto della testa Questa prova ha
lo scopo di verificare se sono  soddisfatte  le  condizioni  inerenti
alla  limitazione delle lesioni in caso di urto della testa contro il
parabrezza, i vetri stratificati ed i vetri di plastica  diversi  dai
parabrezza,  nonche'  le  unita' a doppio vetro utilizzate come vetri
laterali.
8.1.3. Resistenza alle condizioni dell'ambiente
8.1.3.1. Prova di abrasione Questa prova ha lo scopo di stabilire  se
la resistenza di un vetro di sicurezza all'abrasione supera un valore
prescritto.
8.1.3.2.  Prova  di  alta  temperatura  Questa  prova  ha lo scopo di
stabilire se l'intercalare del vetro  stratificato  e  del  vetro  di
plastica, esposto a lungo ad alte temperature, presenta bolle o altri
difetti.
8.1.3.3. Prova di resistenza alle radiazioni Questa prova ha lo scopo
di  stabilire se la trasmissione luminosa dei vetri stratificati, del
vetro di plastica e del vetro rivestito di plastica, esposti a  lungo
a radiazione, e' ridotta considerevolmente, ovvero se il materiale e'
notevolmente scolorito.
8.1.3.4. Prova di resistenza all'umidita' Questa prova ha lo scopo di
stabilire  se  un vetro stratificato, un vetro di plastica e un vetro
rivestito di plastica sono in grado di resistere a lungo  all'effetto
dell'umidita', senza presentare alterazioni rilevanti.
8.1.3.5.  Resistenza al cambiamento di temperatura Questa prova ha lo
scopo di stabilire se il materiale o i materiali plastici  utilizzati
per  un  vetro  di sicurezza quale definito ai precedenti punti 2.3 e
2.4 sono in grado di resistere a  lungo  all'effetto  di  temperature
estreme senza presentare alterazioni rilevanti.
8.1.4. Qualita' ottiche
8.1.4.1.  Prova  di trasmissione luminosa Questa prova ha lo scopo di
stabilire se  la  regolare  trasmissione  luminosa  di  un  vetro  di
sicurezza supera un valore determinato.
8.1.4.2.  Prova  di  distorsione  ottica  Questa prova ha lo scopo di
verificare se un parabrezza provoca  una  distorsione  degli  oggetti
visti attraverso di esso tale da infastidire il conducente.
8.1.4.3.  Prova  di separazione dell'immagine secondaria Questa prova
ha lo scopo di verificare se la  separazione  angolare  dell'immagine
secondaria dall'immagine primaria supera un valore determinato.
8.1.4.4. Prova di identificazione dei colori Questa prova ha lo scopo
di verificare se un parabrezza provoca la confusione dei colori visti
attraverso di esso.
8.1.5.  Prova  di  resistenza  al  fuoco  Questa prova ha lo scopo di
verificare che la superficie interna di un vetro di  sicurezza  quale
definito  ai  precedenti  punti  2.3  e 2.4 presenta una velocita' di
combustione abbastanza debole.
8.1.6. Prova di resistenza agli agenti chimici  Questa  prova  ha  lo
scopo  di  verificare  che  la  superficie  interna  di  un  vetro di
sicurezza quale definita ai precedenti punti 2.3 e 2.4  resista  agli
effetti  di  un'esposizione  agli  agenti  chimici che possono essere
presenti o utilizzati in un veicolo (ad esempio, prodotti di pulizia,
ecc.) senza presentare alterazioni.
8.2. Prove prescritte per le categorie di vetri definiti nei punti da
2.1 a 2.4 della presente direttiva
8.2.1. I vetri di sicurezza devono essere sottoposti alle prove indi-
cate nella seguente tabella:

          ---->   Vedere Tabella a Pag. 136 del S.O.   <----



8.2.2. Un vetro di sicurezza viene  omologato  se  soddisfa  tutti  i
requisiti  prescritti nelle relative indicazioni della tabella di cui
sopra.
9. MODIFICA O  ESTENSIONE  DI  OMOLOGAZIONE  DEL  TIPO  DI  VETRO  DI
SICUREZZA
9.1.  Ogni modifica del tipo di vetro di sicurezza o, se si tratta di
parabrezza, ogni aggiunta apportata ad un gruppo di  parabrezza  deve
essere  notificata  all  'amministrazione competente che ha proceduto
all'omologazione di tale tipo di vetri. Questa puo':
9.1.1. ritenere che le modifiche apportate non siano  tali  da  avere
un'evidenza  negativa considerevole, che, se si tratta di parabrezza,
il nuovo tipo rientri nel gruppo omologato e che, in  ogni  caso,  il
vetro  di  sicurezza  continui  a  soddisfare i requisiti prescritti,
oppure
9.1.2.  esigere  dal  servizio  tecnico  incaricato di procedere alle
prove di redigere un nuovo verbale.
9.2. Notifica
9.2.1. La conferma dell'omologazione o il  rifiuto  (o  l'estensione)
dell'omologazione  sono notificati agli Stati membri con la procedura
di cui al precedente punto 5.3.
9.2.2.  L'autorita'  competente  che  ha  concesso  un'estensione  di
omologazione  appone  su  ciascuna  notifica  di estensione un numero
d'ordine.
10. CONFORMITA' DELLA PRODUZIONE
10.1. Il vetro di sicurezza omologato in  applicazione  del  presente
allegato  e degli allegati seguenti deve essere fabbricato in modo da
essere conforme al tipo omologato e deve soddisfare  i  requisiti  di
cui ai precedenti punti 6, 7 e 8.
10.2.  Per verificare la conformita' alle prescrizioni del punto 10.1
si deve effettuare un controllo permanente della produzione.
10.3. Il detentore di un'omologazione deve in particolare:
10.3.1.  vigilare  sulle  procedure  di  controllo  di  qualita'  dei
prodotti,
10.3.2.  aver  accesso  all'apparecchiatura  necessaria  al controllo
della conformita' a ciascun tipo omologato,
10.3.3. registrare i dati  concernenti  i  risultati  di  prova  e  i
documenti allegati (1) che devono essere tenuti a disposizione per un
periodo concordato con l'amministrazione competente,
10.3.4.  analizzare i risultati di ogni tipo di prova per controllare
e garantire la costanza delle caratteristiche del prodotto per quanto
concerne le disposizioni ammissibili nella produzione industriale,
10.3.5. accertarsi  almeno  che  per  ogni  tipo  di  prodotto  siano
eseguite le prove prescritte al capo III O,
10.3.6.  accertarsi  che  ogni prelievo di campioni o di provette che
metta in evidenza la non conformita' per il tipo di prova considerato
sia seguito da un nuovo prelievo e da una nuova prova. Vengono  prese
tutte le disposizioni necessarie per ristabilire la conformita' della
rispettiva produzione.
10.4.  L'autorita'  competente puo' verificare in qualsiasi momento i
metodi di controllo di conformita' applicati in  ciascuna  unita'  di
produzione (vedi punto 1.3 del capo III O).
10.4.1.  Ad  ogni  ispezione devono essere presentati all'ispettore i
registri di prova e di controllo della produzione.
10.4.2. L'ispettore puo' selezionare a caso dei campioni che  saranno
sottoposti  alle  prove  nel  laboratorio  del fabbricante. Il numero
minimo di campioni puo' essere determinato in funzione dei  risultati
dei controlli del fabbricante.
10.4.3. Qualora il livello di qualita' non fosse soddisfacente oppure
risultasse necessario verificare la validita' delle prove eseguite in
applicazione  del  punto  10.4.2,  l'ispettore  puo'  prelevare altri
campioni da inviare al servizio tecnico che ha eseguito le  prove  di
omologazione.
10.4.4.   L'autorita'  competente  puo'  effettuare  tutte  le  prove
prescritte nella presente direttiva.
10.4.5.   Normalmente,   le   autorita'  competenti  autorizzano  due
ispezioni all'anno. Se nel  corso  di  una  di  queste  ispezioni  si
registrano  risultati negativi, l'autorita' competente provvede a che
siano prese tutte le disposizioni necessarie per ripristinare al piu'
presto la conformita' della produzione.
11. SANZIONI IN CASO DI NON CONFORMITA' DELLA PRODUZIONE.
11.1. L'omologazione concessa ad un tipo di  vetro  di  sicurezza  in
applicazione  delle  presente  direttiva puo' essere revocata qualora
non sia soddisfatta la condizione di cui al punto 10.1.
11.2. Se uno  Stato  membro  revoca  un'omologazione  precedentemente
concessa,  esso  ne  informa  immediatamente  gli  altri Stati membri
mediante una copia della scheda di omologazione recante in  fondo  in
lettere   maiuscole   la   seguente   indicazione  datata  e  firmata
"OMOLOGAZIONE REVOCATA".
 --------
(1) I risultati della prova di frammentazione sono  registrati  anche
se non e' prescritta una prova fotografica.
12.  ARRESTO  DEFINITIVO  DELLA  PRODUZIONE.  Se  il detentore di una
omologazione cessa totalmente la fabbricazione di un tipo di vetro di
sicurezza formante oggetto della presente direttiva, egli ne  informa
l'autorita'  che ha concesso l'omologazione la quale, a sua volta, ne
da' notifica agli altri Stati membri mediante una copia della  scheda
di comunicazione di omologazione conforme al modello previsto al capo
III B del presente allegato.
13.  NOMI  ED INDIRIZZI DEI SERVIZI TECNICI INCARICATI DELLE PROVE DI
OMOLOGAZIONE E DEI SERVIZI AMMINISTRATIVI. Ogni Stato membro comunica
agli altri Stati membri ed alla Commissione i nomi  e  gli  indirizzi
dei  servizi  tecnici  incaricati  delle  prove di omologazione e dei
servizi amministrativi che rilasciano l'omologazione  CEE  ed  a  cui
devono essere inviate le schede di omologazione e rifiuto o di revoca
di omologazione emesse negli altri Stati membri.

    ---->   Vedere Immagini da Pag. 139 a Pag. 141 del S.O.   <----



                              Capo III B
                       MINISTERO DEI TRASPORTI

Direzione  Generale  della  Motorizzazione  Civile e dei Trasporti in
concessione

                (Formato massimo: A 4 (210 x 297 mm))
   Comunicazione concernente - l'omologazione CEE,
                             - il rifiuto di omologazione,
                             - l'estensione di omologazione,
                             - la revoca dell'omologazione (1)
di un tipo di vetro di sicurezza in applicazione dell'allegato  8  al
D.M. 5 agosto 1991
Numero di omologazione: ................. Estensione numero: ........
1.
Categoria di vetro di sicurezza:.....................................
2.
Descrizione  del vetro: vedi appendici 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 (1) e, nel
caso di un parabrezza, l'elenco conforme dell'appendice 8.
3.
Marchio di fabbrica o commerciale:...................................
4.
Nome e indirizzo del fabbricante:....................................
5.
(Eventualmente) Nome e indirizzo del mandatario del fabbricante:.....
6.
Presentato all'omologazione in data..................................
7.
Servizio tecnico incaricato delle prove di omologazione:.............
8.
Data del verbale di prova:...........................................
9.
Numero del verbale di prova:.........................................
10.
Omologazione accordata/rifiutata/estesa/revocata (1):................
11.
Motivo o motivi dell'estensione dell'omologazione:...................
12.
Osservazioni:.......................................................
13.
Luogo:...............................................................
14.
Data:...............................................................
15.
Firma:...............................................................
16.
Alla presente comunicazione viene allegato l'elenco dei documenti che
costituiscono  il  fascicolo  di  omologazione  depositato  presso il
servizio amministrativo che ha  rilasciato  l'omologazione  e  questo
elenco puo' essere ottenuto su richiesta.
----------
   (1) Cancellare le menzioni inutili.
                             Appendice 1
                    PARABREZZA DI VETRO TEMPERATO

(Caratteristiche  principali e secondarie conformemente al capo III D
oppure al capo III I)
Numero di omologazione: ...............Estensione numero: ..........
Caratteristiche principali:
- Categorie di forma:...............................................
- Categorie di spessore:............................................
- Spessore nominale del parabrezza:.................................
- Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:....................
- Spessore del o dei rivestimenti plastici:.........................
Caratteristiche secondarie
- Natura del materiale (cristallo levigato, vetro flottato, vetro
tirato):............................................................
- Colorazione del vetro:............................................
- Colorazione del o dei rivestimenti plastici:......................
- Incorporazione di conduttori (SI/NO):............................
- Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO):........................
Osservazioni
 .............................................................
 .............................................................
 .............................................................
Documenti allegati: Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8).

                             Appendice 2
    VETRI A TEMPERATURA UNIFORME DIVERSI DAI PARABREZZA (fB0121)

(Caratteristiche  principali e secondarie conformemente al capo III E
oppure al capo III I)
Numero di omologazione:................. Estensione numero: ........
Caratteristiche principali:
- Diversi dai parabrezza (SI/NO)
- Parabrezza per trattori:..........................................
- Categoria di forma:...............................................
- Natura della tempera:.............................................
- Categoria di spessore:............................................
- Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:.....................
Caratteristiche secondarie:
- Natura del materiale (cristallo  levigato,  vetro  flottato,  vetro
tirato):............................................................
- Colorazione del vetro:............................................
- Colorazione del o dei rivestimenti plastici:......................
- Incorporazione di conduttori (SI/NO)
- Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO)
Criteri omologati:
- Superficie piu' grande (vetro piano):..............................
- Angolo piu' piccolo:...............................................
- Superficie sviluppata piu' grande (vetro bombato):................
- Altezza maggiore del segmento:....................................
Osservazioni:
 ...................................................................
 ...................................................................
 ...................................................................
Documenti  allegati:  (Eventualmente)  Elenco  dei  parabrezza  (vedi
appendice 8).

                             Appendice 3
                  PARABREZZA DI VETRO STRATIFICATO
            (ordinario, trattato o rivestito di plastica)

(Caratteristiche principali e secondarie conformemente ai capi III F,
III H o III I)
Numero di omologazione:............. Estensione numero: ............
Caratteristiche principali:
- Numero delle lastre di vetro:.....................................
- Numero di intercalari:............................................
- Spessore nominale del parabrezza:..................................
- Spessore nominale dello o degli intercalari:.......................
- Trattamento speciale del vetro:....................................
- Natura e tipo dello o degli intercalari:..........................
- Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:....................
Caratteristiche secondarie:
-  Natura  del  materiale  (cristallo levigato, vetro flottato, vetro
tirato):............................................................
- Colorazione del vetro (incolore, colorato):.......................
- Colorazione dell'intercalare (totale o parziale):.................
- Incorporazione di conduttori (SI/NO)
- Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO)
Osservazioni:
 ...................................................................
 ...................................................................
 ...................................................................
Documenti allegati: Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8).

                             Appendice 4
              VETRI STRATIFICATI DIVERSI DAI PARABREZZA

(Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III  G
oppure al capo III I)
Numero di omologazione:..............Estensione numero: ............
Caratteristiche principali:
- Diverso dal parabrezza (SI/NO)
- Parabrezza per trattori:...........................................
- Numero delle lastre di vetro:......................................
- Numero di intercalari:............................................
- Categoria di spessore:............................................
- Spessore nominale dello o degli intercalari:.......................
- Trattamento speciale del vetro:...................................
- Natura e tipo dello o degli intercalari:...........................
- Natura e tipo del o dei rivestimenti plastici:.....................
- Spessore del o dei rivestimenti plastici:.........................
Caratteristiche secondarie:
-  Natura  del  materiale  (cristallo levigato, vetro flottato, vetro
tirato):............................................................
- Colorazione dell'intercalare (totale o parziale):.................
- Colorazione del vetro:.............................................
- Colorazione del o dei rivestimenti plastici:.......................
- Incorporazione di conduttori (SI/NO)
- Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO)
Osservazioni:
 ....................................................................
 ....................................................................
 ....................................................................
Documenti  allegati:  (Eventualmente)  Elenco  dei  parabrezza  (vedi
appendice 8).

                             Appendice 5
                    PARABREZZA DI VETRO-PLASTICA

(Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III J)
Numero di omologazione:............... Estensione numero: ..........
Caratteristiche principali:
- Categoria di forma:................................................
- Numero delle pellicole di plastica:................................
- Spessore nominale del vetro:.......................................
- Trattamento del vetro (SI/NO)
- Spessore nominale del parabrezza:..................................
-  Spessore  nominale della o delle pellicole di plastica fungenti da
intercalari:........................................................
- Natura e tipo della o  delle  pellicole  di  plastica  fungenti  da
intercalari:.........................................................
- Natura e tipo della pellicola di plastica esterna:.................
Caratteristiche secondarie:
-  Natura  del  materiale  (cristallo levigato, vetro flottato, vetro
tirato):.............................................................
- Colorazione della o delle pellicole di plastica (totale/parziale):
- Colorazione del vetro:............................................
- Incorporazione di conduttori (SI/NO)
- Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO)
Osservazioni:
 ...................................................................
 ...................................................................
 ...................................................................
Documenti allegati: Elenco dei parabrezza (vedi appendice 8).

                             Appendice 6
                VETRI-PLASTICA DIVERSI DAI PARABREZZA

(Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III K)
Numero di omologazione:............. Estensione numero: ............
Caratteristiche principali:
- Diverso dal parabrezza (SI/NO)
- Parabrezza per trattori:...........................................
- Numero delle pellicole di plastica:...............................
- Spessore dell'elemento di vetro:..................................
- Trattamento dell'elemento di vetro (SI/NO)
- Spessore nominale del vetro:......................................
- Spessore nominale della o delle pellicole di plastica  fungenti  da
intercalari:........................................................
-  Nature  e  tipo  della  o  delle pellicole di plastica fungenti da
intercalari:........................................................
- Natura e tipo della pellicola di plastica esterna:................
Caratteristiche secondarie:
- Natura del materiale (cristallo  levigato,  vetro  flottato,  vetro
tirato):............................................................
- Colorazione del vetro (incolore/colorato):........................
- Colorazione della o delle pellicole di plastica (totale/parziale):
- Incorporazione di conduttori (SI/NO)
- Incorporazione di fasce oscuranti (SI/NO)
Osservazioni:
 ...................................................................
 ...................................................................
 ...................................................................
Documenti  allegati:  (Eventualmente)  Elenco  dei  parabrezza  (vedi
appendice 8).

                             Appendice 7
                        UNITA' A DOPPIO VETRO

(Caratteristiche principali e secondarie conformemente al capo III L)
Numero di omologazione:.............. Estensione numero: ...........
Caratteristiche principali:
- Composizione delle unita' a doppio vetro (simmetrica/asimmetrica):
- Spessore nominale dello spazio:...................................
- Metodo di assemblaggio:...........................................
-  Tipo  di  ciascun vetro conformemente ai capi III E, III G, III I,
III K:..............................................................
Documenti allegati:
Una scheda per i due vetri di un'unita' a doppio vetro simmetrica  in
funzione  dell'allegato  in  base  al  quale  detti  vetri sono stati
provati o omologati.
Una scheda per  ogni  vetro  costituente  un'unita'  a  doppio  vetro
asimmetrica  in  funzione  dell'allegato in base al quale detti vetri
sono stati provati o omologati.
Osservazioni:
 ...................................................................
 ...................................................................
 ...................................................................

                             Appendice 8
            CONTENUTO DELL'ELENCO DEI PARABREZZA (fB0121)

Per ogni parabrezza oggetto della  presente  omologazione  si  devono
fornire, come minimo, le seguenti informazioni:
- Costruttore del trattore:.........................................
- Tipo di trattore:.................................................
- Superficie di sviluppo (F):.......................................
- Altezza del segmento (h):.........................................
- Curvatura (r):....................................................
- Angolo di montaggio (a):..........................................
-  Coordinate  del punto di riferimento (A, B, C) rispetto alla meta'
del bordo superiore del parabrezza:.................................

         ---->   Vedere Immagine a Pag. 150 del S.O.    <----



                              CAPO III C
                    CONDIZIONI GENERALI DI PROVA
1. PROVE DI FRAMMENTAZIONE
1.1. Il vetro da sottoporre alla prova non  deve  essere  fissato  in
moto  rigido;  esso  puo' tuttavia essere bloccato su un vetro uguale
per mezzo di un nastro adesivo incollato lungo tutto il perimetro.
1.2. Per ottenere la frammentazione si deve  utilizzare  un  martello
con  una  massa  di  circa  75  g oppure un altro dispositivo che dia
risultati equivalenti. Il raggio di curvatura della punta e'  di  0,2
(Piu' o Meno) 0,05 mm.
1.3.   Si   deve  effettuare  una  prova  per  ogni  punto  d'impatto
prescritto.
1.4. Si esegue l'esame dei frammenti in base ai rilevamenti su  carta
fotografica  di  contatto  ove  l'esposizione inizia al piu' tardi 10
secondi dopo l'urto e si conclude al piu'  tardi  a  3  minuti  dallo
stesso. Sono prese in considerazione unicamente le linee piu' marcate
che rappresentano la rottura iniziale. Il laboratorio deve conservare
le riproduzioni fotografiche delle frammentazioni ottenute.
2. PROVE D'URTO CON LA SFERA
2.1. Prova con la sfera di 227 g.
2.1.1. Apparecchiatura.
2.1.1.1.  Sfera  d'acciaio  temperato, di massa 227 (Piu' o Meno) 2 g
con diametro di circa 38 mm.
2.1.1.2. Dispositivo che consente  di  lasciar  cadere  la  sfera  in
caduta  libera  da  un'altezza  da  precisare  oppure dispositivo che
consente di imprimere alla sfera una velocita' equivalente  a  quella
che  potrebbe  assumere  in  caduta  libera.  Se  si  ricorre  ad  un
dispositivo che proietta la sfera, la tolleranza sulla velocita' deve
essere di (Piu' o Meno) 1% della velocita' equivalente alla velocita'
di caduta libera.
2.1.1.3.  Supporto  come  quello  rappresentato   nella   figura   1,
costituito  da  due  telai di acciaio, con bordi lavorati di 15 mm di
largheza, che si adattano l'uno sull'altro e muniti di guarnizioni di
gomma di circa 3 mm di spessore, 15 mm di larghezza e con una durezza
di 50 DIDC. Il telaio inferiore e' posto su una cassa di acciaio alta
circa 150 mm. Il vetro in prova e' mantenuto  sul  posto  dal  telaio
superiore  con una massa di circa 3 kg. Il supporto e' saldato su una
piastra  d'acciaio  spessa  circa  12  mm  appoggiata  al  suolo  con
l'interposizione  di  una lastra di gomma spessa circa 3 mm e con una
durezza di 50 DIDC.

         ---->   Vedere Immagine a Pag. 151 del S.O.    <----



2.1.2. Condizioni di prova - Temperatura: 20 (Piu'  o  Meno)  5›C.  -
Pressione:  tra  860  e  1.060  mbar. - Umidita' relativa: 60 (Piu' o
Meno) 20%.
2.1.3. Provetta La provetta deve essere piana, di forma quadrata, con
lato di 300 + 10 mm/-0.
2.1.4. Procedimento Si espone la provetta alla temperatura prescritta
per almeno 4 ore immediatamente prima  dell'inizio  della  prova.  Si
dispone  la provetta sul supporto (2.1.1.3.). Il piano della provetta
deve essere perpendicolare alla direzione incidente della  sfera  con
una  tolleranza inferiore a 3›. La posizione del punto d'impatto deve
distare al massimo 25 mm dal centro  geometrico  della  provetta  per
un'altezza  di caduta inferiore o uguale a 6 m, o distarne al massimo
50 mm per un'altezza di caduta superiore a 6 m. La sfera deve  urtare
la  superficie  della  provetta che rappresenta la faccia esterna del
vetro di sicurezza quando questo e' montato  sul  veicolo.  La  sfera
deve produrre un unico punto di impatto
2.2. Prova con la sfera di 2.260 g
2.2.1. Apparecchiatura
2.2.1.1.  Sfera  d'acciaio temperato, di 2.260 (Piu' o Meno) 20 g con
diametro di circa 82 mm.
2.2.1.2. Dispositivo che consente  di  lasciar  cadere  la  sfera  in
caduta  libera  da  un'altezza  da  precisare  oppure dispositivo che
consente di imprimere alla sfera una velocita' equivalente  a  quella
che  potrebbe  assumere  in  caduta  libera.  Se  si  ricorre  ad  un
dispositivo che proietta la sfera, la tolleranza sulla velocita' deve
essere di (Piu' o Meno) 1% della velocita' equivalente alla velocita'
di caduta libera.
2.2.1.3.  Supporto come quello rappresentato nella figura 1, identico
a quello descritto al punto 2.1.1.3.
2.2.2. Condizione di prova - Temperatura: 20 (Piu'  o  Meno)  5›C.  -
Pressione:  tra  860  e  1.060  mbar. - Umidita' relativa: 60 (Piu' o
Meno) 20%.
2.2.3. Provetta La provetta deve essere piana, di forma quadrata, con
lato di 300 + 10 mm/-0, o ricavata dalla porzione  piu'  sana  di  un
parabrezza  o  altro  vetro  di  sicurezza  incurvato.  Si puo' anche
procedere alla prova dell'intero  parabrezza  o  di  qualsiasi  altro
vetro  di  sicurezza  incurvato. In questo caso ci si deve assicurare
del buon contatto tra il vetro di sicurezza e il supporto.
2.2.4. Procedimento Si espone la provetta alla temperatura prescritta
per almeno 4 ore immediatamente prima  dell'inizio  della  prova.  Si
dispone  la provetta sul supporto (2.1.1.3.). Il piano della provetta
deve essere perpendicolare alla direzione incidente della  sfera  con
una  tolleranza  inferiore  a 3›. Ove si tratti di vetro-plastica, la
provetta e' mantenuta  sul  supporto  con  opportuni  dispositivi  di
fissaggio.  La  posizione del punto d'impatto deve distare al massimo
25 mm dal centro geometrico della provetta. La sfera deve  urtare  la
superficie della provetta che rappresenta la faccia interna del vetro
di  sicurezza  quando  questo  e' montato sul trattore. La sfera deve
produrre un unico punto di impatto
3. COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA
3.1. Apparecchiatura
3.1.1. Testa di manichino, di forma sferica o semisferica, realizzata
in compensato di legno duro ricoperto con una guarnizione  di  feltro
sostituibile  e  munito o meno di una traversa di legno. Tra la parte
sferica e la traversa si trova un  pezzo  intermedio  che  simula  il
collo,  e  dall'altro  lato  della  traversa un'asta di montaggio. Le
dimensioni sono indicate nella figura 2. La massa  totale  di  questo
dispositivo deve essere di 10 (Piu' o Meno) 0,2 kg.

         ---->   Vedere Immagine a Pag. 153 del S.O.    <----



3.1.2.  Dispositivo  che  consente  di  lasciar  cadere  la testa del
manichino  in  caduta  libera  da  un'altezza  da  precisare,  oppure
dispositivo  che  consente  di  imprimere  alla  testa  una velocita'
equivalente a quella che potrebbe assumere in caduta  libera.  Se  si
usa un dispositivo che proietta la testa del manichino, la tolleranza
sulla  velocita'  deve  essere  di  (Piu'  o Meno) 1% della velocita'
equivalente alla velocita' di caduta libera.
3.1.3. Supporto, come quello rappresentato nella  figura  3,  per  le
prove  su  provette  piane. Il supporto e' costituito da due telai di
acciaio, con i bordi lavorati larghi 50 mm,  che  si  adattano  l'uno
sull'altro,  muniti di guarnizioni di gomma dello spessore di circa 3
mm, larghe 15 (Piu' o Meno) 1 mm e con una durezza  di  70  DIDC.  Il
telaio  superiore  e'  stretto  contro  quello inferiore con almeno 8
bulloni.
3.2. Condizioni di prova
3.2.1. Temperatura: 20› (Piu' o Meno) 5›C
3.2.2. Pressione: tra 860 e 1.060 mbar
3.2.3. Umidita' relativa: 60 (Piu' o Meno) 20%

         ---->   Vedere Immagine a Pag. 154 del S.O.    <----



3.3. Procedimento
3.3.1.  Prova  su  provetta  piana  La provetta piana lunga 1.100 + 5
mm/-2 e larga 500 + 5 mm/-2 e' mantenuta ad una temperatura  costante
di  20 (Piu' o Meno) 5›C per almeno 4 ore, immediatamente prima delle
prove. Si fissa la  provetta  nei  telai  di  supporto  (3.1.3.);  si
stringono i bulloni in modo che lo spostamento della provetta durante
la  prova  non  superi  2  mm.  Il  piano  della provetta deve essere
sensibilmente perpendicolare alla direzione incidente della testa del
manichino. La posizione del punto d'impatto deve distare  al  massimo
40  mm  dal centro geometrico della provetta. La testa deve urtare la
superficie della provetta che rappresenta la faccia interna del vetro
di sicurezza quando questo e' montato sul  trattore.  La  testa  deve
provocare  un  unico  punto  di impatto. Si sostituisce la superficie
d'urto della guarnizione di feltro dopo 12 prove.
3.3.2.  Prova  su  parabrezza  completo  (utilizzato   soltanto   per
un'altezza  di  caduta  inferiore  o  pari  a 1,5 m) Il parabrezza e'
poggiato liberamente su un supporto con l'interposizionedi un  nastro
di  gomma  di  durezza di 70 DIDC spesso circa 3 mm; la larghezza del
contatto perimetrale e' di circa 15 mm. Il supporto e' costituito  da
un  pezzo  rigido riproducente la forma del parabrezza in modo che la
testa del manichino colpisca la faccia  interna.  All'occorrenza,  il
parabrezza  e'  mantenuto  sul  supporto con opportuni dispositivi di
fissaggio.   Il   supporto   posa   su   uno   zoccolo   rigido   con
l'interposizione  di  un lastra di gomma di durezza di 70 DIDC spessa
circa 3 mm. La superficie del parabrezza  deve  essere  sensibilmente
perpendicolare  alla direzione incidente della testa del manichino Il
punto d'impatto deve distare al massimo 40 mm dal  centro  geometrico
del parabrezza. La testa deve urtare la superficie del parabrezza che
rappresenta la faccia interna del vetro di sicurezza quando questo e'
montato  sul  trattore.  La  testa  deve  produrre  un unico punto di
impatto. Si sostituisce la superficie  d'urto  della  guarnizione  di
feltro dopo 12 prove.
4. PROVA DI RESISTENZA ALL'ABRASIONE
4.1. Apparecchiatura
4.1.1.    Dispositivo   di   abrasione   ((Elevato   al   Quadrato)),
rappresentato  schematicamente  nella  figura  4  e  costituito   dai
seguenti elementi: - un disco orizzontale rotante, fissato al centro,
dotato  di senso di rotazione antioraio e di una velocita' di 65 x 75
giri/minuto;
 ----------
(1) La coppia minima raccomandata per M 20 e' di 30 Nm.
(2) Un dispositivo di questo tipo e' prodotto  dalla  Teledyne  Taber
(USA).

         ---->   Vedere Immagine a Pag. 155 del S.O.    <----


-  due  bracci  paralleli zavorrati; ciascun braccio e' munito di una
rotella abrasiva speciale che ruota liberamente attorno  ad  un  asse
orizzontale  munito  di cuscinetto a sfere; ciascuna rotella appoggia
sulla provetta con una pressione applicata da una massa di 500 g.  Il
disco rotante del dispositivo di abrasione deve ruotare regolarmente,
sensibilmente  in un piano (lo scostamento rispetto a detto piano non
deve superare (Piu' o Meno) 0,05 mm ad una distanza di 1,6  mm  dalla
periferia del disco). Le rotelle sono montate in modo che quando sono
a  contatto  con  la  provetta  in  rotazione,  esse ruotino in senso
inverso  l'una  rispetto  all'altra  ed  esercitino  cosi'  un'azione
comprensiva  e  abrasiva a secondo linee curve su una corona di circa
30 cm(Elevato al Quadrato), due volte per  ciascuna  rotazione  della
provetta.
4.1.2.  Rotelle  abrasive  (fB0121), del diametro di 45-50 mm e dello
spessore di 12,5 mm. Esso sono realizzate in  un  materiale  abrasivo
speciale finemente polverizzato, incorporato in una massa di gomma di
media durezza. Le rotelle devono presentare una direzza di 72 (Piu' o
Meno)  5  DIDC  misurata  in  quattro  punti equidistanti sulla linea
mediana  della  superficie  abrasiva  e  la  pressione  e'  applicata
verticalmente  lungo  un  diametro  della  rotella; le letture devono
essere eseguire 10 secondi dopo l'applicazione  della  pressione.  Le
rotelle  abrasive  devono  essere smerigliate molto lentamente su una
lastra di vetro piano per  presentare  una  superficie  rigorosamente
piana.
4.1.3.   Sorgente   luminosa,   costituita   da   una   lampadina  ad
incandescenza il cui filamento e' contenuto in un parallelepipedo  di
1,5  mm  x  1,5  mm  x  3 mm. La tensione applicata al filamento deve
essere tale che la sua temperatura di colosia sia 2.856 (Piu' o Meno)
50 K. Detta tensione deve essere stabilizzata a (Piu' o Meno) 1/1000.
Lo strumento di misurazione usato per verificare questa tensione deve
avere una precisione adatta a questa applicazione.
4.1.4. Sistema ottico, costituito da una lente con  distanza  focale,
f,  pari  almeno  a  500 mm e corretta per le aberrazioni cromatiche.
L'apertura completa della lente non deve superare f/20.  La  distanza
tra lente e sorgente luminosa deve essere regolata in modo da ottenre
un fascio luminoso sensibilmente parallelo. Si inserisce un diaframma
per  limitare il diametro del fascio luminoso a 7 (Piu' o Meno) 1 mm.
Detto diaframma deve essere disposto ad una distanza di 100  (Piu'  o
Meno) 50 mm dalla lente, dal lato opposto alla sorgente luminosa.
4.1.5.  Strumento  per la misurazione della luce diffusa (vedi figura
5), costituito da una cellula fotoelettrica con  integratore  sferico
del  diametro  di 200-250 mm; la sfera deve essere munita di aperture
di entrata e di uscita della luce. L'apertura di entrata deve  essere
circolare  e  il suo diametro deve essere almeno doppio di quello del
fascio luminoso. L'apertura di uscita della sfera deve essere  munita
di un dispositivo di intercettazione della luce oppure di un campione
di  riflessione  conformemente  al  procedimento specificato al punto
4.4.3. Il dispositivo intercettatore deve  assorbire  tutta  la  luce
quando  sulla  traiettoria del fascio luminoso non e' disposta alcuna
provetta. L'asse del fascio luminoso deve passare per il centro delle
aperture di entrata e di uscita. Il diametro dell'apertura di uscita,
b), deve essere pari a 2.a tg 4›, ove a e' il diametro  della  sfera.
La  cellula  fotoelettrica  deve essere disposta in modo da non poter
essere raggiunta dalla luce proveniente direttamente dall'apertura di
entrata o dal campione di riflessione.
 -----------
(1) Rotelle di questo tipo sono prodotte dalla Teledyne Taber (USA).
Le  superfici  interne  della  sfera d'integrazione e del campione di
riflessione devono presentare  fattori  di  riflessione  praticamente
uguali;  esse  devono  essere  opache  e non selettive. Il segnale di
uscita della cellula fotoelettrica deve  essere  lineare  a  (Piu'  o
Meno)   2%   nella   gamma  di  intensita'  luminosa  utilizzata.  La
costruzione dell'apparecchio deve essere tale che  non  si  verifichi
alcuna  deviazione  dell'ago  del galvanometro quando la sfera non e'
illuminata. L'insieme dell'apparecchiatura deve essere controllato ad
intervalli regolari mediante campioni calibrati  di  attenuazione  di
visibilita'. Se si eseguono misure di attenuazione di visibilita' con
un'apparecchiatura  o con metodi diversi da quelli descritti sopra, i
risultati devono essere opportunamente corretti per armonizzarli  con
i  risultati  ottenuti  con  l'apparecchio  di  misurazione descritto
sopra.

         ---->   Vedere Immagine a Pag. 156 del S.O.    <----



4.2. Condizioni di prova
4.2.1. Temperatura: 20› (Piu' o Meno) 5›C
4.2.2. Pressione: tra 860 e 1.060 mbar
4.2.3. Umidita' relativa: 60 (Piu' o Meno) 20%
4.3. Provette Le provette devono essere piane, di forma quadrata, con
il lato di 100 mm, a facce sensibilmente piane e  parallele,  con  un
foro  centrale  di  fissaggio  del  diametro  di 6,4 + 0,2 mm/ - 0 se
necessario.
4.4. Procedimento La prova deve essere  realizzata  sulla  superficie
della  provetta  che  rappresenta  la  superficie  esterna  del vetro
stratificato montato sul trattore nonche' sulla suprficie interna  se
quest'ultima e' di materia plastica.
4.4.1.  Immediatamente  prima  e  dopo  l'abrasione  si  puliscono le
provette nel modo seguente: a) pulire con un panno di  lino  e  acqua
corrente   pulita;   b)  sciacquare  con  acqua  distillata  o  acqua
demineralizzata; c) essiccare in corrente di  ossigeno  e  azoto;  d)
eliminare  tutte le eventuali tracce d'acqua tamponando delicatamente
con un panno di lino inumidito.  All'occorrenza,  essiccare  premendo
leggermente  tra  due panni di lino. Evitare qualsiasi trattamento ad
ultrasuoni. Le provette pulite devono essere manipolate soltanto  per
i   bordi   e   messe   al   riparo  da  qualsiasi  deterioramento  o
contaminazione superficiale.
4.4.2. Condizionare le provette per almeno 48 h ad una temperatura di
20 (Piu' o Meno) 5› C e ad un'umidita' relativa di 60 (Piu'  o  Meno)
20%.
4.4.3. Disporre la provetta direttamente contro l'apertura di entrata
della   sfera  d'integrazione.  L'angolo  tra  la  normale  alla  sua
superficie e l'asse del fascio luminoso  non  deve  superare  8›.  Si
eseguono allora le seguenti quattro letture:

Lettura     Con          Con            Con
         provetta   intercettatore   campione di       Quantita'
                       di luce       riflessione     rappresentata
T1          No            No             Si'         Luce incidente
T2          Si'           No             Si'         Luce totale
                                                      trasmessa dalla
                                                      provetta
T3          No            Si'            No          Luce diffusa
                                                      dalla
                                                      apparecchiatura
T4          Si'           Si'            No          Luce diffusa
                                                      dalla
                                                      apparecchiatura
                                                      e dalla
                                                      provetta

Ripetere  le  letture  T1,  T2, T3, T4 per altre posizioni prescritte
della provetta per determinare l'uniformita'.   Calcolare il  fattore
di   trasmissione  totale  T1,=  T2/T1.    Calcolare  il  fattore  di
trasmissione diffusa Td con la formula:
        Td = T4 - T3(T2/T1)
             --------------
                   T1
Calcolare  la  percentuale  di   attenuazione   per   diffusione   di
visibilita' o della luce di entrambe con la formula:
         Td
              . 100 (%)
         Tt
Si  misura  l'attenuazione di visibilita' iniziale della provetta per
almeno  quattro  punti  equidistanti  nella   zona   non   sottoposta
all'abrasione  con  la  formula summenzionata. Si esegue la media dei
risultati ottenuti per ciascuna  provetta.  In  luogo  delle  quattro
misure  si puo' ottenere un valore medio facendo ruotare la provetta,
con regolarita', alla  velocita'  di  tre  giri/secondo  o  piu'.  Si
eseguono  per  ciascun  vetro  di  sicurezza  tre prove con lo stesso
carico.    Utilizzare  l'attenuazione  di  visibilita'  quale  misure
dell'abrasione  corrispondente, dopo aver sottoposto la provetta alla
prova di abrasione. Si misura la luce diffusa della pista  sottoposta
all'abrasione per almeno quattro punti equidistanti lungo detta pista
summenzionata.  Si  fa  la  media dei risultati ottenuti per ciascuna
provetta. in luogo delle quattro misure si puo'  ottenere  un  valore
medio facendo ruotare la provetta, con regolarita', alla velocita' di
tre giri/secondo o piu'.
4.5. La prova di abrasione e' eseguita soltanto se il laboratorio che
esegue  la  prova  lo  ritiene  necessario  in base alle informazioni
disponibili. Fatti  salvi  i  materiali  di  vetro-plastica,  non  si
richiede  di  norma  di procedere ad altre prove, in caso di modifica
dello spessore dell'intercalare o del materiale.
4.6. Indici  di  difficolta'  delle  caratteristiche  secondarie.  Le
caratteristiche secondarie non intervengono.
5. PROVA DI RESISTENZA ALL'ALTA TEMPERATURA
5.1.  Procedimento  Riscaldare  fino  a  100  ›C  tre  campioni o tre
provette quadrate di almeno 300 mm x 300 mm ricavate dal laboratorio,
secondo i casi,  da  tre  parabrezza  o  da  tre  vetri  diversi  dai
parabrezza:  uno  dei lati deve corrisponderte al bordo superiore del
vetro. Mantenere questa temperatura per 2 ore e lasciar raffreddare i
campioni a temperatura ambiente. Se il  vetro  di  sicurezza  ha  due
superfici  esterne  di  materiale  non organico, la prova puo' essere
eseguita immergendo il campione verticalmente in acqua  bollente  per
il  tempo  prescritto,  avendo cura di evitare qualsiasi urto termico
involontario. Se i campioni sono ricavati da un parabrezza,  uno  dei
loro  bordi  deve  essere  costituito  da  una  parte  del  bordo del
parabrezza.
5.2. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
                                     Incolore          Colorato
Colorazione dell'intercalare             1                 2
Le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
5.3. Interpretazione dei risultati
5.3.1.  La  prova  di  resistenza ad altra temperatura e' considerata
superata se non compaiono bolle ne' altri difetti a piu' di 15 mm  da
un  bordo  non  tagliato o a piu' di 25 mm da un bordo tagliato della
provetta o del campione o a piu' di 10 mm da qualsiasi fessura che si
puo' verificare durante la prova.
5.3.2.   Una   serie   di   provette   o   di   campioni   presentata
all'omologazione  e'  considerata  soddisfacente  dal  punto di vista
della prova di resistenza all'alta temperatura se e' soddisfatta  una
delle seguenti condizioni:
5.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo.
5.3.2.2.  Se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di
prove effettuate su una nuova serie di provette o di campioni ha dato
risultati positivi.
6. PROVA DI RESISTENZA ALLE RADIAZIONI
6.1. Procedimento
6.1.1. Apparecchiatura
6.1.1.1. La sorgente delle radiazioni e' costituita da una lampada  a
vapori  di  mercurio a media pressione, composta da un tubo di quarzo
che non produce ozono ed il cui  asse  e'  verticale.  Le  dimensioni
nominali  della lampada devono essere di 360 mm di lunghezza e di 9,5
mm di diametro. La lunghezza dell'arco deve essere  di  300  (Piu'  o
Meno)  4 mm. La potenza di alimentazione della lampada deve essere di
750 (Piu' o Meno)  50  W.  Puo'  essere  utilizzata  qualsiasi  altra
sorgente  di  radiazione  che produca lo stesso effetto della lampada
definita sopra. Per verificare che gli effetti di  un'altra  sorgente
siano  gli  stessi,  si  deve  eseguire  un  confronto  misurando  la
quantita' di energia emessa in una gamma di lunghezze d'onda compresa
tra 300 e 450 Nm  ed  eliminando  tutte  le  altre  lunghezze  d'onda
mediante  filtri adeguati. In questo caso la sorgente di sostituzione
deve essere utilizzata  con  detti  filtri.  Nel  caso  di  vetri  di
sicurezza  per  i quali non esiste una correlazione soddisfacente tra
questa prova e le condizioni di utilizzazione occorre riesaminare  le
condizioni di prova.
6.1.1.2.  Trasformatore  di  alimentazione e condensatore in grado di
fornire alla lampada (6.1.1.1.) un picco  di  tensione  d'innesco  di
almeno  1.100 V ed una tensione di funzionamento di 500 (Piu' o Meno)
50 V.
6.1.1.3. Dispositivo destinato a sostenere e a far ruotare i campioni
ad una velocita' compresa tra 1 e 5 giri/minuto attorno alla sorgente
di radiazione disposta al centro in modo da assicurare un'esposizione
regolare.
6.1.2. Provette
6.1.2.1. La dimensione delle provette dev'essere di 76 x 300 mm.
6.1.2.2. Le  provette  sono  ricavate  dal  laboratorio  dalla  parte
superiore  dei  vetri  in  modo  che:  -  per  i  vetri  diversi  dai
parabrezza, il bordo superiore delle provette coincida con  il  bordo
superiore  dei  vetri;  -  per i parabrezza, il bordo superiore delle
provette coincida con il limite  superiore  della  zona  nella  quale
dev'essere   controllata   e  determinata  la  trasmissione  regolare
conformemente al punto 9.1.2.2. del presente capo.
6.1.3.  Procedimento  Verificare  il  coefficiente  di   trasmissione
regolare  della luce attraverso tre campioni prima dell'esposizione e
conformemente alla procedura di cui ai punti da 9.1.1. a  9.1.2.  del
presente  capo.  Proteggere  dalle  radiazioni  una  parte di ciascun
campione e disporre quindi il campione nell'apparecchio di prova  con
il  lato  lungo parallelo all'asse della lampada ed a 230 mm da detto
asse. Mantenere le temperature dei campioni a 45 (Piu' o Meno)  5›  C
per  tutta  la  durata  della prova. Disporre davanti alla lampada la
superficie di ciascun campione che costituisce la faccia esterna  del
vetro  del  trattore.  Per  il  tipo  di  lampada  definito  al punto
6.1.1.1., il  tempo  di  esposizione  dev'essere  di  100  ore.  Dopo
l'esposizione,  si  misura nuovamente il coefficiente di trasmissione
regolare della luce sulla superficie esposta di ciascun campione.
6.1.4. Ogni provetta  o  campione  (tre  in  totale)  e'  esposta(o),
conformemente  alla  procedura  descritta  sopra, ad un irraggiamento
tale che la radiazione in ciascun punto della provetta o del campione
prodotta sull'intercalare utilizzato equivalga  ad  un  irraggiamento
solare di 1.400 W/m(Elevato al Quadrato) per 100 ore.
6.2. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie
                                     Incolore        Colorato
Colorazione del vetro                    2               1
Colorazione dell'intercalare             1               2
Le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
6.3. Interpretazione dei risultati
6.3.1.  Il  risultato  della  prova  di resistenza alle radiazioni e'
considerato positivo se sono soddisfatte le seguenti condizioni:
6.3.1.1. Il fattore di trasmissione luminosa totale non scende al  di
sotto  del 95% del valore iniziale prima dell'irraggiamento quando la
trasmissione e' misurata conformemente ai punti 9.1.1. e  9.1.2.  del
presente capo e comunque non scende:
6.3.1.1.1. al di sotto del 70% per i vetri diversi dai parabrezza che
devono soddisfare le prescrizioni concernenti il campo di visibilita'
del conducente in tutte le direzioni.
6.3.1.1.2.  al di sotto del 75% per i parabrezza nella zona in cui si
deve controllare la trasmissione regolare definita al punto  9.1.2.2.
qui appresso.
6.3.1.2.  Si  puo' tuttavia tollerare una lieve colorazione quando si
esamina, dopo l'irraggiamento, la provetta o il  campione  su  sfondo
bianco, ma non deve apparire nessun altro difetto.
6.3.2.   Una   serie   di   provette   o   di   campioni   presentata
all'omologazione e' considerata  soddisfacente  dal  punto  di  vista
della prova di resistenza alle radiazioni se e' soddisfatta una delle
seguenti condizioni:
6.3.2.1. Tutte le prove hanno avuto esito positivo.
6.3.2.2.  Se  una  prova  ha avuto esito negativo, una nuova serie di
prove effettuate su una nuova serie di provette o di campioni ha dato
esiti positivi.
7. PROVA DI RESISTENZA ALL'UMIDITA'
7.1. Procedimento
Mantenere tre campioni o tre provette quadrate di almeno 300 mm x 300
mm verticalmente durante due settimane in un ambiente chiuso  in  cui
la  temperatura  e'  manutenuta  a 50 (Piu' o Meno) 2 ›C e l'umidita'
relativa a 95 (Piu' o Meno) 4% (1). Le  provette  sono  preparate  in
modo  che:  - almeno un bordo delle provette coincida con un bordo di
origine del vetro, - se si  sottopongoo  alla  prova  varie  provette
nello  stesso  tempo,  deve  essere  previsto uno spazio adeguato tra
ciascuna  provetta.  Devono  essere  prese  precauzioni  perche'   il
condensato  che si forma sulle pareti o sul soffitto dell'ambiente di
prova non ricada sulle provette.
7.2. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
                                           Incolore        Colorato
Colorazione dell'intercalare                   1               2
Le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
7.3. Interpretazione dei risultati
7.3.1. Un vetro di sicurezza e' considerato soddisfacente  dal  punto
di   vista  della  resistenza  all'umidita'  se  non  si  riscontrano
cambiamenti di rilievo a oltre 10 mm dai  bordi  non  tagliati  ed  a
oltre  15  mm  dai  bordi  tagliati  dopo  una permanenza di 2 ore in
atmosfera ambiente per i vetri stratificati  ordinari  e  trattati  e
dopo  una  permanenza  di  48  ore  in atmosfera ambiente per i vetri
rivestiti di materia plastica e per i vetri-plastica.
7.3.2.   Una   serie   di   provette   o   di   campioni   presentata
all'omologazione  e'  considerata  soddisfacente  dal  punto di vista
della prova di resistenza  all'umidita'  se  si  verifica  una  delle
seguenti condizioni:
7.3.2.1. Tutte le prove hanno avuto esito positivo.
7.3.2.2.  Se  una  prova  ha avuto esito negativo, una nuova serie di
prove effettuate su una nuova serie di provette o di campioni ha dato
esiti positivi.
8. PROVA DI RESISTENZA ALLE VARIAZIONI DI TEMPERATURA
8.1. Metodo di prova Due provette edi 300 x 300 mm sono poste  in  un
ambiente  avente  una temperatura di - 40 ›C (Piu' o Meno) 5 ›C per 6
ore. Esse vengono poi poste all'aria libera ad una temperatura di  23
›C  (Piu'  o  Meno)  2 ›C per un'ora oppure sino al momento in cui le
provette raggiungono una temperatura di equilibrio. Esse vengono  poi
poste  in  una  corrente  d'aria  ad una temperatura di 72 ›C (Piu' o
Meno) 2 ›C per 3 ore. Le provette vengono esaminate dopo essere state
riposte all'aria libera a 23 ›C (Piu' o Meno) 2 ›C  e  a  raffreddare
sino a tale temperatura.
8.2. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
                                           Incolore     Colorato
Colorazione dell'intercalare o del rivestimento di materia plastica
                                                1             2
Le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
8.3.  Interpretazione  dei  risultati  Si  considera  che la prova di
resistenza alle variazioni di temperatura abbia dato  esito  positivo
se  le provette non presentano incrinature, opacita', delaminazione o
altri evidenti deterioramenti.
9. QUALITA' OTTICHE
9.1. Prova di trasmissione luminosa
9.1.1. Apparecchiatura
9.1.1.1. La sorgente luminosa  e'  costituita  da  una  lampadina  ad
incandescenza  il cui filamento e' contenuto in un parallelepipedo di
1,5 mm x 1,5 mm x 3 mm. La  tensione  applicata  al  filamento  della
lampadina deve essere tale che la sua temperatura di colore sia 2.856
K (Piu' o Meno) 50 K. Detta tensione deve essere stabilizzata a (Piu'
o  Meno)  1/1.000.  Lo  strumento di misura utilizzato per verificare
questa  tensione  deve  avere  una   precisione   adatta   a   questa
applicazione.
-----------
(1)   Queste   condizioni  escludono  qualsiasi  condensazione  sulle
provette.
9.1.1.2. Il sistema ottico e' costituito da  una  lente  di  distanza
focale,  f,  pari  almeno  a  500  mm  e  corretta per le aberrazioni
cromatiche. L'apertura completa della lente non deve  superare  f/20.
La  distanza  tra  lente  e sorgente luminosa deve essere regolata in
modo da ottenere  un  fascio  luminoso  sensibilmente  parallelo.  Si
inserisce un diaframma per limitare il diametro del fascio luminoso a
7  (Piu'  o  Meno)  1  mm.  Detto  diaframma deve essere posto ad una
distanza di 100 (Piu' o Meno) 50 mm dalla  lente,  dal  lato  opposto
alla  sorgente luminosa. Il punto di misurazione deve essere preso al
centro del fascio luminoso.
9.1.1.3. Strumento di  misura.  Il  ricevitore  deve  presentare  una
sensibilita' spettrale relativa corrispondente all'efficacia luminosa
spettrale  relativa  CIE  (1), per la visione fotopica. La superficie
sensibile del ricevitore deve essere coperta da un diffusore  e  deve
essere almeno pari a 2 volte la sezione del fascio luminoso parallelo
emesso   dal   sistema   ottico.  Se  si  ricorre  ad  una  sfera  di
integrazione, l'apertura della sfera deve essere almeno  pari  a  due
volte  la sezione del fascio luminoso parallelo. L'insieme costituito
da ricevitore  e  strumento  di  misura  deve  avere  una  linearita'
migliore  del  2%  nella  parte utile della scala. Il ricevitore deve
essere centrato sull'asse  del  fascio  luminoso.    Procedimento  La
sensibilita'  del  sistema di misura deve essere regolata in modo che
lo strumento di misura della  risposta  del  ricevitore  indichi  100
divisioni quando il vetro di sicurezza non e' posto sulla traiettoria
luminosa.  Lo  strumento  deve  indicare  0  quando il ricevitore non
riceve alcuna luce. Il vetro di sicurezza deve essere disposto ad una
distanza dal ricevitore pari a circa cinque  volte  il  diametro  del
ricevitore.  Il vetro di sicurezza deve essere posto tra il diaframma
ed il ricevitore, orientato in modo tale che l'angolo  incidente  del
fascio   luminoso  sia  di  0›  (Piu'  o  Meno)  5›.  Il  fattore  di
trasmissione della luce regolare deve essere misurato  sul  vetro  di
sicurezza;  per  ciascuno dei punti misurati si legge il numero delle
divisioni,  n,  sull'apparecchio  di  misura.  Il   coefficiente   di
trasmissione regolare della luce tr e' uguale a n/100.
9.1.2.1.  Nel caso del parabrezza possono essere applicati due metodi
di prova utilizzando un campione ricavato nella parte piu' piatta  di
un  parabrezza  o  un  pezzo  quadrato  appositamente  preparato, che
presenti le stesse caratteristiche del materiale e lo spessore di  un
parabrezza;  le  misurazioni vengono effettuate perpendicolarmente al
vetro.
9.1.2.2. La prova viene effettuata nella zona I'  prevista  al  punto
9.2.5.2. del presente capo.
9.1.2.3.  Per i trattori per i quali non sia possibile determinare la
zona I prevista al punto 9.2.5.2. del presente capo, la  prova  viene
effettuata  nella  zona  I'  prevista  al punto 9.2.5.3. del presente
capo.
9.1.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
                                           Incolore      Colorato
Colorazione del vetro                          1             2
Colorazione dell'intercalare
 (nei parabrezza stratificati)                 1             2
                                            Escluso        Incluso
Ombra e/o fasce oscuranti                      1             2
le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
9.1.4. Interpretazione dei risultati
9.1.4.1.  La  trasmissione  regolare, misurata conformemente al punto
9.1.2., non deve essere inferiore al 75% nel caso dei  parabrezza  ed
al 70% nel caso dagli altri vetri diversi dai parabrezza.
9.1.4.2.  Nel caso di vetri situati in posizioni tali da non svolgere
un ruolo essenziale per la visibilita' del  conducente  (ad  esempio,
tetto trasparente), il coefficiente di trasmissione luminosa regolare
del  vetro  puo' essere inferiore al 70%. I vetri con un coefficiente
di regolare trasmissione luminosa  inferiore  al  70%  devono  essere
marcati con un apposito simbolo.
9.2. Prova di distorsione ottica
9.2.1.  Campo  di  applicazione  Il  metodo descritto e' un metodo di
proiezione che consente di valutare la distorsione ottica di un vetro
di sicurezza.
9.2.1.1. Definizioni
9.2.1.1.1. Deviazione ottica: angolo tra la direzione apparente e  la
direzione  reale  di un punto visto attraverso il vetro di sicurezza.
Il valore di detto angolo e' funzione dell'angolo  di  incidenza  del
raggio  visivo,  dello  spessore  dell'inclinazione  del  vetro e del
raggio di curvatura nel punto di incidenza.
9.2.1.1.2. Distorsione ottica  in  una  direzione  MM  ";  differenza
algebrica della deviazione angolare La misurata tra due punti M e M "
della  superfice  del  vetro  la  cui  distanza  e'  tale che le loro
proiezioni in un piano perpendicolare alla direzione di  osservazione
distinto  di  un  valore  fisso Lx (vedi figura 6). Una deviazione in
senso  antiorario  sara'  considerata  positiva  e  in  senso  orario
negativo.
9.2.1.1.3.  Distorsione  ottica  in  un  punto  M: distorsione ottica
massima per tutte le direzioni MM " a partire dal punto M.
---------
(1) Commissione internazionale per l'illuminazione.

   ---->   Vedere Immagine da Pag. 161 a Paq. 163 del S.O.    <----



9.2.1.3.
Procedimento.
9.2.1.3.1.
Considerazioni generali.
Montare il vetro di sicurezza sul supporto (9.2.1.2.3.) con  l'angolo
di  inclinazione  prescritto.  Si  proietta  la  diapositiva di prova
attraverso la superficie in esame. Ruotare il vetro  o  spostarlo  in
direzione  orizzontale  o verticale per esaminare l'intera superficie
prescritta.
9.2.1.3.2.
Valutazione con l'uso di una sagoma di controllo.
Se  basta  una valutazione rapida, con una precisazione non superiore
al 20%, il valore A (vedi figura  10)  e'  calcolato  a  partire  dal
valore  limite (delta)(alfa)L, per la modifica della deviazione e dal
valore R, quale distanza tra il vetro di sicurezza e  lo  schermo  di
proiezione:
          A = 0,145 (delta)(alfa)L . R2
La  relazione  tra  la modifica del diametro dell'immagine proiettata
(delta)(alfa) e la modifica della deviazione  angolare  (delta)(alfa)
e' data dalla formula:
        (delta)d = 0,29 (delta) (alfa) R2
dove
(delta)d e' espressa in millimetri;
A e' espresso in millimetri;
(delta)(alfa)L e' espressa in minuti di arco;
(delta)(alfa) e' espressa in minuti di arco;
R2 e' espresso in metri.
9.2.1.3.3.
Misurazione con dispositivo fotoelettrico.
Se  e'  richiesta una misurazione con una precisione superiore al 10%
del valore limite, il valore (delta) misurato sull'asse di proiezione
ove il valore della larghezza del punto luminoso e' fissato nel punto
in cui la luminanza e' 0,5 volte la luminanza massima dello spot.
9.2.1.4.
Espressione dei risultati.
Si determina la distorsione ottica dei vetri di  sicurezza  misurando
(delta)  in  tutti  i punti della superficie ed in tutte le direzioni
per trovare (delta)d max.
9.2.1.5.
Altro metodo.
E' inoltre consentito il  ricorso  alla  tecnica  strioscopica  quale
variante   delle   tecniche  di  proiezione,  a  condizione  che  sia
rispettata la precisione delle misure di cui ai  punti  9.2.1.3.2.  e
9.2.1.3.3.
9.2.1.6. La distanza (delta)x deve essere di 4 mm.
9.2.1.7.   Il   parabrezza   deve  essere  montato  con  l'angolo  di
inclinazione corrispondente a quello del montaggio sul trattore.
9.2.1.8. L'asse di  proiezione  nel  piano  orizzontale  deve  essere
mantenuto  in  una posizione praticamente perpendicolare alla traccia
del parabrezza in detto piano.
9.2.2. Le misure devono essere eseguite  nella  zona  1  definita  al
punto 9.2.5.2. del presente capo.
9.2.2.1.  Per  i trattori per i quali non e' possibile determinare la
zona 1 come definita al punto 9.2.5.2. del presente capo, si effettua
la prova nella zona 1 " definita al punto 9.2.5.3. del presente capo.
9.2.2.2. Tipo di trattore.  La  prova  deve  essere  ripetuta  se  il
parabrezza deve essere montato su un tipo di trattore il cui campo di
visibilita'  anteriore  e' diverso da quello del tipo di trattore per
il quale il parabrezza e' gia' stato omologato.
9.2.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie.
9.2.3.1. Natura del materiale
     Cristallo levigato      Cristallo flottato      Vetro tirato
              1                        1                   2
9.2.3.2. Altre caratteristiche secondarie. Le  altre  caratteristiche
secondarie non intervengono.
9.2.4. Numero di campioni. Sottoporre a prova quattro campioni.
9.2.5.  Definizione  della  zona  di  visibilita'  dei parabrezza dei
trattori.
9.2.5.1. La zona di visibilita' e' definita a partire:
9.2.5.1.1. dal punto di "riferimento", come  definito  al  punto  1.2
dell'allegato 3 "campo di visibilita'" al D.P.R. 10 febbraio 1981, n.
212. Questo punto verra' di seguito indicato con O;
9.2.5.1.2.  da  una retta OQ che e' la retta orizzontale passante per
il punto di  riferimento  e  perpendicolare  al  piano  longitudinale
mediano del trattore.
9.2.5.2.  Zona I - la zona del parabrezza delimitata all'intersezione
del parabrezza con i seguenti quattro piani:
P1 - piano verticale passante per il punto O e formante un angolo  di
15› alla sinistra del piano longitudinale mediano del veicolo,
P2 - piano verticale simmetrico di P1 rispetto al piano longitudinale
mediano del trattore.
Se  questa  costruzione e' impossibile (per esempio, per l'assenza di
un piano longitudinale mediano di simmetria) si assume come P2 il pi-
ano simmetrico di P1 rispetto  al  piano  longitudinale  del  veicolo
passante per il punto O.
P3  -  piano contenente la retta OQ e formante un angolo di 10› al di
sopra del piano orizzontale;
P4 - piano contenente la retta OQ e formante un angolo di  8›  al  di
sotto del piano orizzontale.
9.2.5.3.  Per  i  trattori  agricoli,  per  i  quali non e' possibile
determinare la zona I, prevista dal punto 9.2.5.2. del presente capo,
la zona I " e' sostituita dall'intera superficie del parabrezza.
9.2.6. Interpretazione  dei  risultati.  Un  tipo  di  parabrezza  si
considera  soddisfacente  dal punto di vista della distorsione ottica
se la distorsione ottica non supera un arco massimo di 2" sui quattro
campioni sottoposti alle prove nella zona I o nella zona I".
9.2.6.1. Nessuna misura deve essere eseguita in una zona  perimetrale
larga 100 mm.
9.2.6.2.  Nel  caso  di  parabrezza in due parti non si esegue alcuna
verifica in una fascia di 35 mm a partire dal  bordo  del  vetro  che
puo' essere adiacente al montante di separazione.
9.3. Prova di separazione dell'immagine secondaria.
9.3.1.  Campo di applicazione. Sono riconosciuti due metodi di prova:
- metodo di prova al bersaglio, - metodo  di  prova  al  collimatore.
All'occorrenza  queste  prove  possono essere utilizzate per prove di
omologazione, di controllo di qualita' o di valutazione del prodotto.
9.3.1.1. Prova al bersaglio.
9.3.1.1.1.  Apparecchiatura.  Questo  metodo   si   basa   sull'esame
attraverso  il  vetro  di  sicurezza  di  un bersaglio illuminato. Il
bersaglio puo' essere concepito in modo che  la  prova  possa  essere
eseguita con un semplice metodo "passa, non passa". Di preferenza, il
bersaglio deve essere di uno dei seguenti tipi:
a) bersaglio anulare illuminato il cui diametro esterno D sottende un
angolo  di  n  minuti  di  arco in un punto situato a x metri (figura
11a));
 b) bersaglio "corona e spot" illuminato, di dimensioni tali  che  la
distanza,  D,  fra  un punto situato sul bordo dello spot ed il punto
piu' vicino all'interno della corona sottende un angolo di  n  minuti
di arco in un punto situato a x metri (figura 11b)),
dove n
   e' il valore limite della separazione d'immagine secondaria,
x
   e' la distanza tra vetro di sicurezza e bersaglio (non inferiore a
7 m),
D
   e' dato dalla formula:
             D = x tg n
Il  bersaglio  illuminato  e' composto da una scatola luminosa, delle
dimensioni di 300 x 300 x 150 mm circa, la  cui  parte  anteriore  e'
realizzata  generalmente con un vetro ricoperto di carta nera opaca o
di pittura nera opaca. La  scatola  deve  essere  illuminata  da  una
sorgente   luminosa  adatta.  L'interno  della  scatola  deve  essere
ricoperto  da  uno  strato  di  pittura  bianca  opaca.  Puo'  essere
opportuno  utilizzare  altre  forme  di bersaglio, ad esempio, quella
rappresentata  alla  figura  14.  E'  pure  possibile  sostituire  il
bersaglio  con  un  dispositivo  di  proiezione  ed  esaminare su uno
schermo le immagini che ne risultano.
9.3.1.1.2. Procedimento. Il vetro di sicurezza  deve  essere  montato
con  l'angolo  d'inclinazione  prescritto su un opportuno supporto in
modo che l'osservazione venga  eseguita  sul  piano  orizzontale  che
passa  per  il  centro del bersaglio. La scatola luminosa deve essere
osservata in un locale buio o semibuio. Devono essere esaminate tutte
le parti del vetro  di  sicurezza  per  individuare  la  presenza  di
qualsiasi  immagine  secondaria associata al bersaglio illuminato. Il
vetro di sicurezza  deve  essere  ruotato  in  modo  tale  che  venga
mantenuta  la  direzione  corretta  di osservazione. Per questo esame
puo' essere utilizzato un cannocchiale.
9.3.1.1.3. Espressione dei risultati. Determinare se,  -  utilizzando
il   bersaglio  a)  ((vedi  figura  11a)),  le  immagini  primarie  e
secondarie del cerchio si separano, vale a dire  se  e'  superato  il
valore limite di n, oppure - utilizzando il bersaglio b) (vedi figura
11b)),  l'immagine  secondaria  dello  spot  passa  oltre il punto di
tangenza con il bordo interno del cerchio, vale a dire se e' superato
il valore limite di n.

   ---->   Vedere Immagine da Pag. 165 a Pag. 167 del S.O.    <----



Quando una provetta che presenta un'immagine secondaria e' posta  tra
il  cannocchiale ed il collimatore, e' visibile ad una certa distanza
al centro del sistema di coordinate polari un secondo punto  luminoso
di   minore  intensita'.  Si  puo'  considerare  che  la  separazione
d'immagine secondaria e' rappresentata dalla distanza tra i due punti
luminosi osservata al cannocchiale d'osservazione (vedi  figura  14).
(La  distanza  tra  il  punto nero ed il punto luminoso al centro del
sistema di coordinate polari rappresenta la deviazione ottica.)
9.3.1.2.3. Espressione dei risultati Si esamina anzitutto il vetro di
sicurezza mediante un metodo semplice per determinare la zona che da'
l'immagine secondaria piu' forte.  Si  esamina  questa  zona  con  il
cannocchiale  sotto  l'angolo  d'incidenza  adatto  e  si  misura  la
separazione massima d'immagine secondaria.
9.3.1.3.  La  direzione  d'osservazione  nel  piano  orizzontale deve
essere  mantenuta  approssimativamente  normale  alla   traccia   del
parabrezza su detto piano.
9.3.2.  Le  misurazioni  devono essere eseguite, secondo le categorie
dei trattori, nelle zone definite al precedente punto 9.2.2.
9.3.2.1. Tipo di  trattore  La  prova  deve  essere  ripetuta  se  il
parabrezza deve essere montato su un tipo di trattore il cui campo di
visibilita'  anteriore  e' diverso da quello del tipo di trattore per
il quale il parabrezza e' gia' stato omologato.
9.3.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
9.3.3.1. Natura del materiale
    Cristallo levigato     Cristallo flottato     Vetro tirato
            1                        1                  2
9.3.3.2. Altre caratteristiche Le  altre  caratteristiche  secondarie
non intervengono.
9.3.4. Numero di campioni Sottore a prova quattro campioni.
9.3.5.  Interpretazione  dei  risultati  Un  tipo  di  parabrezza  si
considera come soddisfacente dal punto  di  vista  della  separazione
dell'immagine  secondaria  se  nei  quattro  campioni sottoposti alle
prove la separazione delle immagini primarie e secondarie non  supera
un arco di 15 ".
9.3.5.1.  Non  si effettua alcuna misurazionie nella zona perimetrale
di 100 mm di larghezza.
9.3.5.2. Nel caso di un parabrezza in due parti non si esegue  alcuna
misurazione in una fascia di 35 mm. a partire dal bordo del vetro che
puo' essere adiacente al montante di separazione.
9.4.  Identificazione  dei  colori  Quando  un parabrezza e' colorato
nelle zone definite ai  punti  9.2.5.2  o  9.2.5.3.  si  verifica  su
quattro  parabrezza  la  possibilita' di identificazione dei seguenti
colori: Bianco Giallo selettivo Rosso Verde Blu Ambra.
10. PROVA DI RESISTENZA AL FUOCO
10.1  Oggetto  e  campo  d'applicazione  Questo  metodo  consente  di
determinare  la  velocita'  di  combustione orizzontale dei materiali
utilizzati nell'abitacolo dei  trattori  dopo  essere  stati  esposti
all'azione  di  una  fiamma.  Questo metodo permette di controllare i
materiali e  gli  elementi  di  rivestimento  interno  dei  trattori,
individualmente  o  combinati  sino ad uno spessore di 15 mm. Esso e'
utilizzato per valutare l'uniformita'  dei  lotti  di  produzione  di
questi   materiali  dal  punto  di  vista  delle  caratteristiche  di
combustione. Date le numerose differenze tra situazioni reali che  si
verificano  normalmente  e le precise condizioni di prova specificate
nel presente metodo  (applicazione  e  orientamento  all'interno  del
trattore,  condizioni  di utilizzazione, origine delle fiamme, ecc.),
quest'ultimo non puo' essere considerato adatto alla valutazionie  di
tutte le caratteristiche di combustione di un trattore reale.
10.2. Definizioni
10.2.1. Velocita' di combustione: quoziente tra la distanza combusta,
misurata  con  questo  metodo,  e il tempo necessario alla fiamma per
percorrere detta distanza. Essa si esprime in millimetri al minuto.
10.2.2. Materiale composito: materiale costituito da piu'  strati  di
materiali  simili  o  differenti,  agglomerati mediante cementazione,
collaggio, incorporazione,  saldatura,  ecc.  I  materiali  non  sono
considerati  compositi  se l'assemblaggio presenta discontinuita' (ad
esempio cucitura, punti di saldatura ad alta frequenza,  rivettatura,
ecc.) che consentono il prelievo di singoli campioni conformemente al
punto 10.5.
10.2.3.  Faccia  esposta:  la  superficie  rivolta  verso l'abitacolo
quando il materiale e' installato sul trattore.
10.3.  Principio  Un  campione  e'  disposto  orizzontalmente  in  un
supporto  a  forma  di U ed esposto per 15 s all'azione di una fiamma
definita di debole energia in una camera di combustione ove la fiamma
agisce  sul  bordo  libero  del  campione.  La  prova   permette   di
determinare  se  e  quando  si  spegne  la  fiamma  oppure  il  tempo
necessario alla stessa per percorrere una distanza misurata.
10.4. Apparecchiatura
10.4.1. Camera di combustione (figura 15), preferibilmente di acciaio
inossidabile, avente le  dimensioni  indicate  nella  figura  16.  La
facciata  anteriore  di  questa  camera  comprende  una  finestra  di
osservazione  incombustibile  che  puo'  coprire  l'intera   facciata
anteriore  e  che  puo'  servire  da  pannello  di  accesso.  Il lato
inferiore della camera presenta  fori  di  ventilazione  e  la  parte
superiore  comporta  una  fessura di aerazione perimetrale. La camera
poggia su quattro piedi alti 10 mm. Su uno dei lati, la  camera  puo'
presentare  un  orifizio per l'introduzione del supporto del campione
con il campione stesso; dall'altro lato un'apertura lascia passare il
tubo di adduzione del  gas.  La  materia  fusa  e'  raccolta  in  una
vaschetta (vedi figura 17) disposta sul fondo della camera tra i fori
di ventilazione senza coprirli.

    ---->   Vedere Immagini da Pag. 169 a Pag. 171 del S.O.   <----



10.4.4.  Gas  di  prova. Il gas fornito al becco deve avere un potere
calorifico  di  circa  38MJ/m(Elevato  al  Cubo)  (ad   esmpio,   gas
naturale).
10.4.5. Pettine di metallo, della lunghezza di almeno 110 mm e munito
di sette o otto denti a punta arrotondata ogni 25 mm.
10.4.6. Cronometro con una precisione di 0,5 s.
10.4.7.  Cappa.  La  camera  di  combustione puo' essere posta in una
cappa per laboratorio a condizione che il volume interno della stessa
sia compreso tra 20 volte e 110  volte  il  volume  della  camera  di
combustione  e che nessuna delle sue dimensioni (altezza, larghezza o
profondita') superi una delle altre due di piu' di  2,5  volte  Prima
della prova si misura la velocita' verticale dell'aria nella cappa di
laboratorio  100 mm davanti e dietro lo spazio previsto per la camera
di combustione. Essa deve essere compresa tra 0,10 e 0,3 m/s in  modo
da   evitare   che   l'operatore  sia  infastidito  dai  prodotti  di
combustione.  E'  possibile  utilizzare  una  cappa  a   ventilazione
naturale con una adeguata velocita' dell'aria.
10.5. Campione
10.5.1. Forma e dimensioni La forma e le dimensioni del campione sono
indicate  nella  figura 20. Lo spessore del campione corrisponde allo
stesso spessore del prodotto da sottoporre alla  prova  ma  non  deve
superare  13  mm.  Se  il  campione  lo consente, la sua sezione deve
essere costante sull'intera lunghezza. Se la forma e le dimensioni di
un prodotto non permettono il prelievo di un campione  di  dimensioni
prescritte  si  rispettano  le  seguenti  dimensioni minime: a) per i
campioni di larghezza compresa fra 3  e  60  mm,  la  lunghezza  deve
essere  356  mm. In questo caso il materiale e' sottoposto alla prova
nel  senso  della  larghezza  del  prodotto;  b)  per  i  campioni di
larghezza compresa tra 60 e 100  mm,  la  lunghezza  deve  essere  di
almeno  138  mm. In questo caso, la distanza di combustione possibile
corrisponde alla lunghezza del campione e la sua  misurazione  inizia
dal primo riferimento; c) i campioni di larghezza inferiore a 60 mm e
di lunghezza a 356 mm nonche' i campioni di larghezza compresa tra 60
e  100  mm di lunghezza inferiore a 138 mm ed i campioni di larghezza
inferiore a 3 mm non possono essere sottoposti alla prova con  questo
metodo.
10.5.2. Prelievo Dal materiale da sottoporre alla prova devono essere
prelevati  almeno  cinque  campioni.  Nei  materiali  che  presentano
velocita' di combustione  diversa,  a  seconda  della  direzione  del
materiale  (il  che  e'  determinato con prove preliminari), cinque o
piu' campioni devono essere prelevati  e  posti  nell'apparecchio  di
prova  in  modo  da  consentire  la  misurazione  della  velocita' di
combustione piu' elevata. Se il  materiale  e'  fornito  tagliato  in
larghezze  determinate,  deve essere tagliata una lunghezza di almeno
500 mm sull'intera larghezza. Alcuni campioni devono essere prelevati
dal pezzo ad una distanza di almeno 100 mm dal bordo del materiale ed
alla stessa distanza tra loro Se la forma del prodotto lo consente, i
campioni devono essere  prelevati  nello  stesso  modo  dai  prodotti
finiti.  Se lo spessore del prodotto supera 13 mm, lo si deve ridurre
a 13 mm con un procedimento  meccanico  dal  lato  opposto  a  quello
rivolto  all'abitacolo.  I  materiali  compositi (vedi punto 10.2.2.)
devono essere sottoposti alla prova come pezzo omogeneo. Nel caso  di
piu'  strati  di  materiali  diversi, non considerati compositi, ogni
strato  compreso  in  una  profondita'  di  13  mm  a  partire  dalla
superficie  rivolta  verso  l'abitacolo  deve  essere sottoposto alla
prova separatamente.

          ---->   Vedere Immagine a Pag. 172 del S.O.   <----



10.5.3. Condizionamento I campioni devono essere mantenuti per almeno
24 ore ed al massimo per sette giorni  ad  una  temperatura  di  23›C
(Piu' o Meno) 2›C con una umidita' relativa di 50% (Piu' o Meno) 5% e
restare in tali condizioni sino al momento della prova.
10.6. Procedimento
10.6.1.  I  campioni  con  superficie  rivestita di panno o imbottita
vengono posti su una superficie piana e pettinati  due  volte  contro
pelo con il pettine (punto 10.4.5.).
10.6.2. Il campione viene posto nell'apposito supporto (punto 10.4.2)
in modo da presentare alla fiamma il lato rivolto verso il basso.
10.6.3.  Si  regola la fiamma del gas ad un'altezza di 30 mm mediante
il riferimento indicato sulla camera  di  combustione  con  la  presa
d'aria  del  becco  chiusa. Prima di iniziare le prove la fiamma deve
essere stata stabilizzata per almeno un minuto
10.6.4.  Si  spinge  il  supporto  del  campione  nella   camera   di
combustione  in  modo  che l'estremita' del campione sia esposta alla
fiamma e dopo 15 s si interrompe l'arrivo del gas.
10.6.5. La misurazione del tempo di combustione  inizia  nell'istante
in  cui il punto di attacco della fiamma supera il primo riferimento.
Si osserva la propagazione della fiamma  sul  lato  che  brucia  piu'
rapidamente (lato superiore o inferiore).
10.6.6.  La  misurazione  del  tempo di combustione termina quando la
fiamma raggiunge l'ultimo riferimento o quando la  fiamma  si  spegne
prima di raggiungere detto punto. Se la fiamma non raggiunge l'ultimo
riferimento,  si  misura  la  distanza  combusta  sino  al  punto  di
estinzione della fiamma. La distanza combusta e' la parte  decomposta
del   campione,   distrutta   in   superficie   o  all'interno  dalla
combustione.
10.6.7. Se il campione non si accende o se non  continua  a  bruciare
dopo  l'estinzione del bruciatore oppure se la fiamma si spegne prima
di aver raggiunto il  primo  riferimento  non  permettendo  cosi'  di
misurare la durata di combustione, nel verbale di prova si indica che
la velocita' di combustione e' di 0 mm/minuto.
10.6.8.  Nel  corso  di una serie di prove e di prove ripetute, ci si
deve accertare che  la  camera  di  combustione  e  il  supporto  del
campione  abbiano  una  temperatura massima di 30›C prima dell'inizio
della prova.
10.7 Calcoli La  velocita'  di  combustione,  B,  in  millimetri  per
minuto, e' data dalla formula:
           B = s/t x 60
dove  s  e' la lunghezza, in millimetri, della distanza combusta t e'
la durata di combustione, in secondi, per la distanza s.
10.8 Indici  di  difficolta'  delle  caratteristiche  secondarie  Non
interviene alcuna caratteristica secondaria
10.9 Interpretazione dei risultati Il vetro di sicurezza ricoperto di
materia  plastica  (punto  2.3)  ed  i  vetri  di sicurezza di vetro-
plastica (punto 2.4) sono ritenuti soddisfacenti dal punto  di  vista
della prova di resistenza al fuoco se la velocita' di combustione non
supera 250 mm/minuto
1.1. PROVA DI RESISTENZA AGLI AGENTI CHIMICI
11.1 Agenti chimici da utilizzare
11.1.1.  Soluzione  non  abrasiva  di sapone: 1% in peso di oleato di
potassio in acqua deionizzata;
11.1.2. Detergente per vetri: soluzione acquosa di isopropanolo e  di
etere  monometile  glicole  dipropilenico, ciascuno in concentrazione
compresa  tra  5  e  10%  in  peso  e  di  idrossido  di  ammonio  in
concentrazione compresa tra 1 e 5% in peso;
11.1.3.  Alcool denaturato non diluito: una parte in volume di alcole
metilico in 10 parti in volume di alcole etilico;
11.1.4. Benzina di riferimento: miscela del 50% in volume di toluene,
del 30% in volume di 2.2.4. - trimetilpentano, del 15% in  volume  di
2.4.4. - trimetil - 1 - pentene e del 5% in volume di alcole etilico;
11.1.5.  Cherosene  di  riferimento:  miscela del 50% in volume di n-
ottano e del 50% in volume di n-decano.
11.2. Metodo di prova Due provette di 180x25 mm sono sottoposte  alla
prova  con  ciascuno  degli  agenti  chimici  di  cui  al punto 11.1,
utilizzando una nuova provetta  per  ciascuna  prova  e  per  ciascun
prodotto.  Dopo  ogni  prova,  le  provette sono ripulite seguendo le
istruzioni del fabbricante e quindi condizionate per 48  ore  ad  una
temperatura  di  23›C (Piu' o Meno) 2›C e ad una umidita' relativa di
50% (Piu' o Meno) 5%. Queste condizioni  sono  mantenute  durante  le
prove.  Le  provette sono completamente immerse nel liquido di prova,
mentenute immerse per un minuto, ritirare e immediatamente  essiccate
con un panno di cotone assorbente (pulito)

11.3. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
                                          Incolore        Colorato
Colorazione dell'intercalare o del
rivestimento di materia plastica              1               2
Le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
11.4. Interpretazione dei risultati
11.4.1.  La  prova  di  resistenza agli agenti chimici e' considerata
superata se la provetta non  presenta  rammollimenti,  appiccicature,
incrinature superficiali o perdita apparente di trasparenza.
11.4.2.   Una   serie  di  provette  presentata  all'omologazione  e'
considerata  soddisfacente  dal  punto  di  vista  della   prova   di
resistenza agli agenti chimici se e' soddisfatta una delle condizioni
seguenti:
11.4.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo;
11.4.2.2. se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di
prove  effettuate  su  una  nuova serie di provette ha dato risultato
positivo.

                              Capo III D
PARABREZZA DI VETRO TEMPERATO
1. DEFINIZIONE DEL TIPO  Si  considera  che  i  parabrezza  di  vetro
temperato  appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno una
delle seguenti caratteristiche principali o secondarie.
1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
1.1.1. il marchio di fabbrica o commerciale,
1.1.2. la forma e le dimensioni. Per quanto concerne le  prove  rela-
tive  alla  frammentazione e alle proprieta' meccaniche, si considera
che i parabrezza di vetro temperato siano suddivisi in due gruppi:
1.1.2.1. i parabrezza piani,
1.1.2.2. i parabrezza bombati.
1.1.3. Categoria di spessore stabilita in base allo spessore nominale
"e" con una tolleranza di fabbricazioine di (Piu' o Meno) 0,2 mm:
Categoria I:            e (minore o uguale) 4,5 mm
Categoria II:  4,5 mm   e (minore o uguale) 5,5 mm
Categoria III: 5,5 mm   e (minore o uguale) 6,5 mm
Categoria IV:  6,5 mm
1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti:
1.2.1. natura del materiale (cristallo levigato, cristallo  flottato,
vetro tirato),
1.2.2. la colorazione del vetro (incolore o colorato),
1.2.3. l'incorporazione o meno di conduttori,
1.2.4. l'incorporazione o meno di fasce oscuranti.
2. PROVA DI FRAMMENTAZIONE
2.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie
2.1.1. Conta soltanto la natura del materiale.
2.1.2.  Si  considera  che  il  cristallo  flottato o il vetro tirato
abbiano lo stesso indice di difficolta'.
2.1.3. Le prove di frammentazione devono essere  ripetute  quando  si
passa  dal cristallo levigato al cristallo flottato o al vetro tirato
e viceversa.
2.1.4. Le prove devono essere ripetute  quando  si  utilizzano  fasce
oscuranti che non siano fasce colorate.
2.2.  Numero di campioni Sono sottopoti alla prova sei campioni della
serie avente la piu' piccola superficie di sviluppo e sei della serie
avente la piu' grande superficie di  sviluppo,  scelti  conformemente
alle disposizioni dell'allegato III M.
2.3.  Differenti  zone di vetro Un parabrezza di vetro temperato deve
comprendere  due  zone  principali,  FI  e  FII;  esso   puo'   anche
comprendere  una zona intermedia, F III. Queste zone sono cosi' defi-
nite:
2.3.1. Zona F I: zona perimetrale a fine frammentazione, larga almeno
7 cm, estendentesi lungo tutto il bordo del parabrezza e comprendente
una fascia esterna, larga 2 cm, che non interviene nella  valutazione
dei risultati della prova;
2.3.2.  Zona  F  II:  zona  di visibilita' a frammentazione variabile
comprendente sempre una parte rettangolare di almeno 20 cm di altezza
e 50 cm di lunghezza.
2.3.2.1. Il centro del rettangolo e' situato in un cerchio di  10  cm
di raggio con centro nella proiezione del punto di riferimento.
2.3.2.2. Per i trattori per cui non e' possibile determinare il punto
di  riferimento  la  posizione  della zona di visibilita' deve essere
indicata nel verbale di prova.
2.3.2.3. L'altezza del rettangolo di cui sopra puo' essere ridotta  a
15 cm per i parabrezza di altezza inferiore a 44 cm.
2.3.3. Zona F III: zona intermedia di larghezza non superiore a 5 cm,
situata tra le zone F I e F II.
2.4.  Metodo  di  prova  Il  metodo utilizzato e' quello descritto al
punto I del Capo III C.
2.5. Punti di impatto (vedi capo III N, figura 2.).
2.5.1. I punti di impatto sono scelti nel  modo  seguente:  Punto  1:
nella  parte centrale della zona F II, in un punto sottoposto a forte
o debole tensione,  Punto  2:  nella  zona  F  III,  il  piu'  vicino
possibile  al piano verticale di simmetria della zona F II, Punti 3 e
3": a 3 cm dai bordi, su una delle mediane del  campione;  quando  il
vetro  reca tracce di fissaggio, uno dei punti di rottura deve essere
vicino al bordo recante traccia di  fissaggio  e  l'altro  vicino  al
bordo  opposto,  Punto  4: nel punto in cui il raggio di curvatura e'
piu' piccolo, sulla mediana piu' lunga, Punto 5: a 3 cm dal bordo del
campione, nel punto in cui il raggio di curvatura e' piu' piccolo o a
sinistra o a destra.
2.5.2. Si esegue una prova di frammentazione in ciascuno dei punti 1,
2, 3, 3", 4 e 5.
2.6. Interpretazione dei risultati
2.6.1. Una  prova  e'  considerata  superata  se  la  frammentazionie
soddisfa  tutte  le  condizioni prescritte ai seguenti punti 2.6.1.1,
2.6.1.2 e 2.6.1.3.
2.6.1.1. Zona F I

2.6.1.1.1. Il numero di frammenti contenuti in un quadrato di 5  x  5
cm  non  e' inferiore a 40 ne' superiore a 350 oppure, nel caso di un
totale inferiore a  40,  il  numero  di  frammenti  contenuti  in  un
quadrato  di  10  x  10  cm contenente il quadrato di 5 x 5 cm non e'
inferiore a 160.
2.6.1.1.2. Per le esigenze di calcolo di cui sopra, i  frammenti  che
sporgono da un lato del quadrato sono contati quali semiframmenti.
2.6.1.1.3. La frammentazionie non e' verificata in una fascia di 2 cm
di   larghezza  sull'intero  perimetro  dei  campioni  rappresentante
l'incastro del vetro ne' in un raggio di  7,5  cm  attorno  al  punto
d'impatto.
2.6.1.1.4.  E'  ammesso  un  massimo  di  tre frammenti di superficie
superiore a 3 cm(Elevato al Quadrato), a condizione  che  non  se  ne
trovi piu' di uno in uno stesso cerchio di 10 cm di diametro.
2.6.1.1.5.  Sono ammessi frammenti di forma allungata purche' le loro
estremita' non siano acuminate e la loro  lunghezza,  salvo  il  caso
previsto  al  seguente  punto  2.6.2.2,  non  superi 7,5 mm. Se detti
frammenti raggiungono un bordo del  vetro,  non  devono  formare  con
qust'ultimo un angolo superiore a 45›.
2.6.1.2. Zona F II
2.6.1.2.1.  La  visibilita'  sussistente  dopo  la  frantumazione  e'
verificata nella zona rettangolare definita al punto 2.3.2. In questo
rettangolo la superficie totale dei frammenti di piu' di 2 cm(Elevato
al Quadrato) deve rappresentare almeno il 15%  della  superficie  del
rettangolo. Tuttavia, se si tratta di parabrezza di altezza inferiore
a  44  cm  o  il  cui  angolo di montaggio rispetto alla verticale e'
inferiore a 15›, la percentuale di  visibilita'  deve  essere  almeno
uguale al 10% della superficie del rettangolo corrispondente.
2.6.1.2.2.  Nessun frammento deve avere una superficie superiore a 16
cm(Elevato al Quadrato), tranne nel caso previsto al  seguente  punto
2.6.2.2.
2.6.1.2.3.  In  un  raggio  di  10 cm attorno al punto di impatto, ma
unicamente nella parte del cerchio compresa nella  zona  F  II,  sono
ammessi tre frammenti aventi una superficie superiore a 16 cm(Elevato
al Quadrato) ma inferiore a 25 cm(Elevato al Quadrato).
2.6.1.2.4.  I  frammenti devono avere forma regolare e non presentare
le  punte  descritte  al  seguente  punto  2.6.1.2.4.1.  Tuttavia  si
ammettono  frammenti  non  regolari,  fino  a concorrenza di 10 in un
qualsiasi rettangolo di 50 x 20 cm e di 25  per  l'intera  superficie
del parabrezza. Nessuno di questi frammenti deve presentare una punta
la cui lunghezza, misurata secondo il seguente punto 2.6.1.2.4.1, sia
superiore a 35 mm.
2.6.1.2.4.1.  Un  frammento  e'  considerato come non regolare se non
puo' inscriversi in un cerchio di 40  mm  di  diametro,  se  presenta
anche  solo  una  punta  di  lunghezza  superiore a 15 mm, quando sia
misurata tra la sua estremita' e la sezione di larghezza uguale  allo
spessore  del  vetro, e se presenta una o piu' punte il cui angolo al
vertice sia inferiore a 40›.
2.6.1.2.5. Frammenti di forma allungata sono tollerati nella  zona  F
II,  a  condizione  che la loro lunghezza non superi 10 cm, tranne il
caso previsto al seguente punto 2.6.2.2.
2.6.1.1. Zona F III La  frammentazione  in  questa  zona  deve  avere
caratteristiche  intermedie  rispetto  a  quelle della frammentazione
autorizzata nelle due zone contigue (F I e FII).
2.6.2. Si considera che un parabrezza presentato  per  l'omologazione
sia  soddisfacente  dal  punto  di  vista della frammentazioine se si
verifica almeno una delle condizioni seguenti:
2.6.2.1. Tutte le prove  eseguite  utilizzando  i  punti  di  impatto
prescritti al punto 2.5.1. hanno dato risultato positivo;
2.6.2.2.  Una  prova  tra tutte quelle eseguite con i punti d'impatto
prescritti al punto 2.5.1. ha dato un risultato negativo  per  quanto
concerne eventuali scostamenti non superiori ai limiti seguenti: Zona
F  I:  al  massimo 5 frammenti di lunghezza compresa tra 7,5 e 15 cm.
Zona F II: al massimo 3 frammenti di superficie compresa tra 16 e  20
cm(Elevato al Quadrato), situati al di fuori d'un cerchio di 10 cm di
raggio con centro nel punto di impatto.
Zona  F  III:  al  massimo 4 frammenti di lunghezza compresa tra 10 e
17,5 cm, ed essa viene ripetuta su un nuovo  campione  conforme  alle
prescrizioni del punto 2.6.1 oppure presenta scostamenti compresi nei
limiti summenzionati
2.6.2.3. Se due prove tra tutte quelle eseguite con i punti d'impatto
prescritti al punto 2.5.1 hanno dato un risultato negativo per quanto
concerne  gli  scostamenti  non superiori ai limiti indicati al punto
2.6.2.2, ma una nuova serie di prove effettuate su una nuova serie di
campioni e' conforme alle prescrizioni del punto 2.6.1 oppure se  non
piu'  di  due  campioni  della  nuova  serie  presentano  scostamenti
compresi entro i limiti indicati al punto 2.6.2.2.
2.6.3. Gli eventuali scostamenti riscontrati devono  essere  indicati
nel  verbale  di  prova  al quale dovranno essere allegate fotografie
delle parti in causa del parabrezza.
3. PROVA DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA
3.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche  secondarie  Nessuna
caratteristica secondaria interviene
3.2. Numero di campioni
3.2.1.  Per  ogni  gruppo  di  parabrezza  di  vetro  temperato  sono
sottoposti alla prova quattro campioni aventi approssimativamente  la
piu'  piccola  superficie  di  sviluppo  e  quattro  campioni  aventi
approssimativamentela  piu'  grande  superficie  di   sviluppo,   con
l'avvertenza  che gli otto campioni siano dello stesso tipo di quelli
selezionati per le prove di frammentazione (vedi punto 2.2).
3.2.2. Come alternativa, il laboratorio che esegue le prove puo',  se
lo  giudica utile, sottoporre a prova, per ogni categoria di spessore
di parabrezza, sei provette di (1 100 x 500 mm) + 5 mm/ - 2.
3.3. Metodo di prova
3.3.1. Il metodo di prova utilizzato e' quello descritto al  punto  3
del capo III C.
3.3.2. L'altezza di caduta e' 1,50 m + 0 mm/ - 5.
3.4. Interpretazione dei risultati
3.4.1.  La  prova  e'  considerata  superata  se  il  parabrezza o la
provetta non si rompe.
3.4.2.  Si  considera  che   una   serie   di   campioni   presentata
all'omologazione   sia   soddisfacente   dal   punto   di  vista  del
comportamento all'urto della testa se si verifica  almeno  una  delle
condizioni seguenti:
3.4.2.1. tutte le prove hanno dato un risultato positivo;
3.4.2.2.  una  prova ha dato un risultato negativo, ma una successiva
serie di prove eseguite su una nuova serie di  campioni  ha  tuttavia
dato risultati positivi.
4.  QUALITA'  OTTICHE Le disposizioni concernenti le qualita' ottiche
che figurano al punto 9 del capo III C si applicano a qualsiasi  tipo
di parabrezza.

CAPO III E

         VETRI A TEMPERA UNIFORME DIVERSI DAI PARABREZZA (1)
1.  DEFINIZIONE  DEL TIPO Si considera che i vetri a tempera uniforme
appartengano a tipi diversi se  differiscono  per  almeno  una  delle
seguenti caratteristiche principali o secondarie.
1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
1.1.1. marchio di fabbrica o commerciale,
1.1.2. tipo della tempera (termica o chimica),
1.1.3. categoria di forma; si distinguono due categorie:
1.1.3.1. vetri piani,
1.1.3.2. vetri piani e bombati;
1.1.4. categorie di spessore in cui rientra lo spessore nominale "e",
essendo  ammessa una tolleranza di fabbricazione di (Piu' o Meno) 0,2
mm:
Categoria I:                      e (minore o uguale) 3,5 mm
Categoria II:  3,5 mm minore      e (minore o uguale) 4,5 mm
Categoria III: 4,5 mm minore      e (minore o uguale) 6,5 mm
Categoria IV:  6,5 mm minore      e.
1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti:
1.2.1.  la  natura  del  materiale  (cristallo  levigato,   cristallo
flottato, vetro tirato),
1.2.2. la colorazione (incolore o colorato),
1.2.3. l'incorporazione o meno di conduttori.
2. PROVA DI FRAMMENTAZIONE
2.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie
      Materiale          Indice di difficolta'
Cristallo levigato                2
Cristallo flottato                1
Vetro tirato                      1
Le altre caratteristiche secondarie non intervengono.
2.2. Scelta dei campioni
2.2.1.1.  I  campioni  di  ciascuna  categoria di forma e di ciascuna
categoria di spessore che siano difficili da  produrre  vanno  scelti
per le prove secondo i criteri seguenti:
2.2.1.1.  per  i  vetri  piani  sono  fornite  due  serie di campioni
corrispondenti:
2.2.1.1.1. alla superficie piu' grande
2.2.1.1.2. all'angolo piu' piccolo tra due lati adiacenti
2.2.1.2. Per i vetri piani  e  bombati  sono  fornite  tre  serie  di
campioni corrispondenti:
2.2.1.2.1. alla superficie di sviluppo piu' grande;
2.2.1.2.2. all'angolo piu' piccolo tra due lati adiacenti;
2.2.1.2.3. all'altezza piu' grande del segmento
2.2.2.  Le  prove eseguite su campioni corrispondenti alla superficie
piu'  grande  "S"  sono  ritenute  applicabili  a   qualsiasi   altra
superficie inferiore a S + 5%.
2.2.3. Se i campioni presentati hanno un angolo g inferiore a 30›, si
considera  che  le  prove  siano applicabili a tutti i vetri prodotti
aventi un angolo superiore a (gamma) = 5›.
----------
(*) Questo tipo  di  vetri  a  tempera  uniforme  puo'  anche  essere
utilizzato per i parabrezza dei trattori.
Se  i  campioni presentati hanno un angolo (gamma) superiore o pari a
30›, si considera che le prove siano  applicabili  a  tutti  i  vetri
fabbricati aventi un angolo superiore o pari a 30›.
2.2.4.
Se  l'altezza  del  segmento h dei campioni presentati e' superiore a
100 mm, si considera che le prove siano applicabili a tutti  i  vetri
prodotti aventi un'altezza di segmento inferiore a h + 30 mm.
Se  l'altezza del segmento dei campioni presentati e' inferiore a 100
mm, si considera che le prove  siano  applicabili  a  tutti  i  vetri
prodotti aventi un'altezza di segmento inferiore o pari a 100 mm.
2.3.
Numero di campioni per serie
A  seconda  della  categoria  di  forma  definita al precedente punto
1.1.3. il numero di campioni che  figura  in  ciascun  gruppo  e'  il
seguente:
    Tipo di vetro           Numero di campioni
Piano (2 serie)                    4
Piano e bombato (3 serie)          5
2.4.
Metodo di prova
2.4.1.
Il metodo usato e' quello descritto al paragrafo 1 del capo III C.
2.5.
Punti d'impatto (vedi capo III N, figura 3).
2.5.1.
Per i vetri piani ed i vetri bombati, i punti d'impatto rappresentati
rispettivamente  nelle  figure  3  a)  e  3 b) del capo III N, da una
parte, e nella figura 3  c)  del  capo  III  N,  dall'altra,  sono  i
seguenti:
Punto  1:  a 3 cm dal bordo del vetro nella parte in cui il raggio di
curvatura del contorno e' piu' piccolo;
Punto 2: a 3 cm dal bordo su una delle mediane, scegliendo  il  vetro
che reca eventuali tracce di fissaggio;
Punto 3: al centro geometrico del vetro;
Punto 4: unicamente per i vetri bombati: questo punto e' scelto sulla
mediana  piu'  lunga  nella  parte  del  vetro  in  cui  il raggio di
curvatura e' piu' piccolo.
2.5.2.
Per ogni punto di impatto prescritto si esegue un'unica prova.
2.6.
Interpretazioni dei risultati
2.6.1.
Una prova e' considerata superata se la  frammentazione  soddisfa  le
condizioni seguenti:
2.6.1.1.
il  numero  di frammenti di ogni quadrato 5 x 5 cm non e' inferiore a
40 ne' superiore a 400 oppure a 450 nel caso dei  vetri  di  spessore
non superiore a 3,5 mm;
2.6.1.2.
per  le esigenze di calcolo di cui sopra, i frammenti che sporgono da
un lato del quadrato sono contati quali semiframmenti;
2.6.1.3.
la frammentazione non  e'  verificata  in  una  fascia  di  2  cm  di
larghezza   sull'intero   perimetro   dei   campioni   rappresentante
l'incastro del vetro ne' in un raggio di  7,5  cm  attorno  al  punto
d'impatto.
2.6.1.4.
non  sono ammessi frammenti di superficie superiore a 3 cm(Elevato al
Quadrato) tranne nelle parti definite al punto 2.6.1.3;
2.6.1.5.
Sono ammessi alcuni frammenti di forma allungata purche':
- le loro estremita' non siano acuminate,
qualora  raggiungano il bordo del vetro, non formino con quest'ultimo
un angolo superiore a 45›,
e se, tranne il caso previsto al  seguente  punto  2.6.2.2,  la  loro
lunghezza non superi 7,5 cm.
2.6.2.
Si  considera che una serie di campioni presentati per l'omologazione
sia soddisfacente dal punto  di  vista  della  frammentazione  se  si
verifica almeno una delle condizioni seguenti:
2.6.2.1.
Tutte  le  prove effettuate utilizzando i punti di impatto prescritti
al punto 2.5.1 hanno dato risultato positivo;
2.6.2.2.
Una  prova  tra  tutte  quelle  effettuate  con  i  punti   d'impatto
prescritti  al  punto 2.5.1. ha dato un risultato negativo per quanto
concerne eventuali scostamenti non superiori ai seguenti limiti:
- al massimo 5 frammenti di lunghezza compresa tra 6 e 7,5 cm,
- al massimo 4 frammenti di lunghezza compresa tra 7,5 e 10 cm,
ed  essa  viene  ripetuta  su  un  nuovo   campione   conforme   alle
disposizioni  del  punto  2.6.1. oppure presenta scostamenti compresi
nei limiti summenzionati;
2.6.2.3.
Se due prove tra  tutte  quelle  effettuate  con  i  punti  d'impatto
prescritti al punto 2.5.1 hanno dato un risultato negativo per quanto
concerne  gli  scostamenti  non superiori ai limiti indicati al punto
2.6.2.2. una nuova serie di prove effettuate su una  nuova  serie  di
campioni e' conforme alle prescrizioni del punto 2.6.1. oppure se non
piu'  di  due  campioni  della  nuova  serie  presentano  scostamenti
compresi entro i limiti indicati al punto 2.6.2.2.
2.6.3.
Gli eventuali scostamenti  riscontrati  devono  essere  indicati  nel
verbale  di  prova al quale dovranno essere allegate fotografie delle
parti in causa del vetro.
3. PROVA DI RESISTENZA MECCANICA
3.1. Prova d'urto con la sfera da 227 g
3.1.1. Indici di difficolta' delle caratteristiche secondarie
   Materiale         Indice di        Colorazione        Indice di
                    difficolta'                         difficolta'
Cristallo Levigato      2              Incolore             1
Cristallo flottato      1              Colorato             2
Vetro tirato            1
L'altra  caratteristica  secondaria   (incorporazione   o   meno   di
conduttori) non interviene.
3.2.1.  Numero di provette Per ogni categoria di spessore definita al
precedente punto 1.1.4 vengono sottoposte alla prova sei provette.
3.1.3. Metodo di prova
3.1.3.1. Il metodo di prova utilizzato e' quello descritto  al  punto
2.1 del capo III C.
3.1.3.2.  L'altezza di caduta (dalla parte inferiore della sfera alla
faccia superiore della provetta) e' l'altezza indicata nella seguente
tabella in funzione dello spessore del vetro:
Spessore nominale del vetro (e)          Altezza di caduta
e (minore o uguale) 3,5 mm               2,0 m + 5/-0 mm
3,5 mm e                                 2,5 m + 5/-0 mm
3.1.4. Interpretazione dei risultati
3.1.4.1.   Si  considera  che  la  prova  d'urto  con  la  sfera  sia
soddisfacente se la provetta non si rompe.
3.1.4.2.  Si  considera  che  una  serie   di   provette   presentata
all'omologazione   sia   soddisfacente   dal  punto  di  vista  della
resistenza meccanica se  si  verifica  almeno  una  delle  condizioni
seguenti:
3.1.4.2.1. una prova al massimo ha dato un risultato negativo;
3.1.4.2.2.  se  le  due  prove  hanno  dato  risultati  negativi, una
successiva serie di prove eseguite su una nuova serie di provette  ha
dato risultati positivi.
4. QUALITA' OTTICHE
4.1.  Trasmissione  della luce Le prescrizioni del punto 9.1 del capo
III C concernenti il coefficiente di trasmissione regolare della luce
si applicano ai vetri e parti di vetri a tempera uniforme situati  ai
punti  che  rivestono  un'importanza  essenziale  per  la visione del
conducente.

                              CAPO III F
             PARABREZZA DI VETRO STRATIFICATO ORDINARIO
1. DEFINIZIONE DEL TIPO  Si  considera  che  i  parabrezza  di  vetro
stratificato  ordinario  appartengano  a tipi diversi se differiscono
per  almeno  una  delle   seguenti   caratteristiche   principali   o
secondarie.
1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
1.1.1. Marchio di fabbrica o commerciale.
1.1.2.  La  forma  e  le  dimensioni. Si considera che, ai fini delle
prove delle proprieta' meccaniche e  di  resistenza  all'ambiente,  i
parabrezza  di  vetro stratificato ordinario formino parte integrante
di un gruppo.
1.1.3. Numero delle lastre di vetro.
1.1.4. Spessore nominale "e" del parabrezza, con  una  tolleranza  di
fabbricazione  di (Piu' o Meno) 0,2 n mm, dove "n" e' il numero delle
lastre di vetro del parabrezza.
1.1.5. Spessore nominale dell'intercalare o degli intercalari.
1.1.6. Natura  e  tipo  dell'intercalare  o  degli  intercalari  (per
esempio, PVB o altro intercalare di materia plastica).
1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti:
1.2.1.   La  natura  del  materiale  (cristallo  levigato,  cristallo
flottato, vetro tirato).
1.2.2.  La  colorazione  dell'intercalare   (incolore   o   colorato,
totalmente o parzialmente)
1.2.3. La colorazione del vetro (incolore o colorato).
1.2.4. L'incorporazione o meno di conduttori.
1.2.5. L'incorporazione o meno di fasce oscuranti.
2. CONSIDERAZIONI GENERALI
2.1.  Per  i  parabrezza di vetro stratificato ordinario le prove, ad
eccezione di quelle concernenti il comportamento all'urto della testa
(punto 3,2) e le qualita' ottiche, sono eseguite  su  provette  piane
ricavate  da parabrezza gia' esistenti o fabbricate appositamente. In
entrambi i casi le provette sono rigorosamente rappresentative, sotto
tutti  gli  aspetti,  dei parabrezza prodotti in serie per i quali si
chiede l'omologazione.
2.2. Prima di ogni prova le provette sono conservate per almeno 4 ore
ad una temperatura di 23›C (Piu' o Meno) 2›C. Le prove sono  eseguite
il  piu'  rapidamente possibile, non appena le provette sono ritirate
dal contenitore in cui sono state conservate.
3. PROVA DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA
3.1. Indice  di  difficolta'  delle  caratteristiche  secondarie  Non
interviene alcuna caratteristica secondaria.
  3.2.  Prova di comportamento all'urto della testa contro parabrezza
completo
3.2.1. Numero di campioni Sono sottoposti alle prove quattro campioni
della serie di  quelli  che  hanno  la  piu'  piccola  superficie  di
sviluppo  e  quattro  della  serie di quelli che hanno la piu' grande
superficie di sviluppo, scelti secondo le disposizioni del  capo  III
M.
3.2.2. Metodo di prova
3.2.2.1.  Il metodo applicato e' quello descritto al punto 3.2.2. del
capo III C.
3.2.2.2. L'altezza di caduta e' di 1,50 m + 0 mm/-5.
3.2.3. Interpretazione dei risultati
3.2.3.1. Si considera che la prova sia soddisfacente se si verificano
le condizioni seguenti:
3.2.3.1.1.  Il  campione  si  spacca  presentando  numerose   fessure
circolari  il  cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto e
le fessure piu' vicine distano al massimo 80 mm da questo punto.
3.2.3.1.2. Le lastre di vetro devono restare aderenti all'intercalare
di plastica:  sono  ammessi  uno  o  piu'  scollamenti  di  larghezza
inferiore  a  4  mm,  da ciascun lato della fessura, al di fuori d'un
cerchio di 60 mm di diametro con centro nel punto di impatto.
3.2.3.1.3. Dal lato dell'impatto:
3.2.3.1.3.1.  l'intercalare  non  deve  essere   scoperto,   su   una
superficie superiore a 20 cm(Elevato al Quadrato),
3.2.3.1.3.2. e' ammesso uno strappo dell'intercalare su una lunghezza
di 35 mm.
3.2.3.2.  Si  considera  che  una  serie  di  campioni presentata per
l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento
all'urto della testa se si verifica una delle condizioni seguenti:
3.2.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo.
3.2.3.2.2. Se una prova ha dato risultato negativo, una  nuova  serie
di  prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati
positivi.
3.3. Prova di comportamento  all'urto  della  testa  contro  provette
piane
3.3.1.  Numero  di  provette  Sono sottoposte alle prove sei provette
piane di dimensioni (1 100 mm x 500 mm;) + 5 mm mm/-2.
3.3.2. Metodo di prova
3.3.2.1. Il metodo applicato e' quello descritto al punto 3.3.1.  del
capo III C.
3.3.2.2. L'altezza di caduta e' di 4 m + 25 mm/-0.
3.3.3. Interpretazione dei risultati
3.3.3.1. Si considera che la prova sia soddisfacente se si verificano
le condizioni seguenti:
3.3.3.1.1.  La provetta cede e si spacca presentando numerose fessure
circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto.
3.3.3.1.2. L'intercalare  puo'  essere  strappato  ma  la  testa  del
manichino non deve passare attraverso le provetta.
3.3.3.1.3.  Dall'intercalare non devono staccarsi grossi frammenti di
vetro.
3.3.3.2. Si considera  che  una  serie  di  provette  presentate  per
l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento
all'urto della testa se si verifica una delle condizioni seguenti:
3.3.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo.
3.3.3.2.2.  Se  una  prova ha dato risultao negativo, una nuova nuova
serie di prove effettuate su una nuova  serie  di  provette  ha  dato
risultati positivi.
4. PROVA DI RESISTENZA MECCANICA
4.1.  Indici  di  difficolta'  delle  caratteristiche  secondarie Non
interviene alcuna caratteristica secondaria.
4.2. Prova con la sfera di 2 260 g
4.2.1. Numero di provette Sono sosttoposte alla  prova  sei  provette
quadrate di 300 mm + 10 mm/-0 mm di lato.
4.2.2. Metodo di prova
4.2.2.1.  Il  metodo  utilizzato e' quello descritto al punto 2.2 del
capo III C.
4.2.2.2. L'altezza di caduta (dalla parte inferiore della sfera  alla
superficie superiore della provetta) e' di 4 m + 25 mm/-0.
4.2.3. Interpretazione dei risultati.
4.2.3.1.  Si  considera  che  la  prova  sia positiva se la sfera non
attraversa il vetro entro cinque secondi dall'istante dell'impatto.
4.2.3.2. Si considera  che  una  serie  di  provette  presentata  per
omologazione  sia soddisfacente dal punto di vista della prova con la
sfera di 2.260 g se si verifica una delle condizioni seguenti:
4.2.3.2.1. Tutte le prove hanno dato risultato positivo.
4.2.3.2.2. Se una prova ha dato risultato negativo, una  nuova  serie
di  prove effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati
positivi.
4.3. Prova con la sfera di 227 g.
4.3.1. Indici di difficolta' delle  caratteristiche  secondarie.  Non
interviene alcuna caratteristica secondaria.
4.3.2.  Numero di provette. Sono sottoposte alla prova venti provette
quadrate di 300 mm + 10 mm/= 0 di lato.
4.3.3. Metodo di prova.
4.3.3.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al  punto  2.1  del
capo   III  C.  Dieci  esemplari  sono  sottoposti  a  prova  ad  una
temperatura di + 40› (Piu' o Meno) 2›C e dieci ad una temperatura  di
- 20›C (Piu' o Meno) 2›C.
4.3.3.2.  L'altezza  di caduta per le diverse categorie di spessore e
la massa dei frammenti staccati sono indicate nella tabella seguente:
                           + 40›C                  - 20›C
Spessore           Altezza    Massa massima   Altezza   Massa massima
 della               di       autorizzata        di     autorizzata
provetta           caduta     di frammenti    caduta    di frammenti
   mm               m (*)         g            m (*)         g
      e < o = 4,5      9            12           8,5         12
4,5 < e < o = 5,5     10            15           9           15
5,5 < e < o = 6,5     11            20           9,5         20
      e >     6,5     12            25          10           25
(*) Per l'altezza di caduta e' ammessa una tolleranza di + 25 mm/- 0.
4.3.4. Interpretazione dei risultati.
4.3.4.1. Si considera che sia positiva se si verificano le condizioni
seguenti: - la sfera non attraversa la provetta, - la provetta non si
spacca  in  piu'  pezzi,  - l'intercalare non si strappa, il peso dei
frammenti staccati dal lato del vetro opposto al punto di impatto non
supera gli opportuni valori indicati al punto 4.3.3.2.
4.3.4.2. Si considera  che  una  serie  di  provette  presentata  per
omologazione  sia soddisfacente dal punto di vista della prova con la
sfera di 227 g se si verifica una delle condizioni seguenti:
4.3.4.2.1. almeno otto prove effettuate a ciascuna delle  temperature
di prova hanno dato risultato positivo;
4.3.4.2.2.  piu'  di  due  prove  a ognuna delle temperature di prova
hanno  dato  risultato  negativo,  una  successiva  serie  di   prove
effettuate su una nuova serie di provette ha dato risultati positivi.
5. PROVA DI RESISTENZA ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI
5.1. Prova di resistenza all'abrasione.
5.1.1.  Indici  di  difficolta'  e  metodo  di prova. Si applicano le
prescrizioni del punto 4 del capo III C,  e  la  prova  prosegue  per
1.000 cicli.
5.1.2.  Interpretazione  dei  risultati. Si considera che il vetro di
sicurezza sia soddisfacente  dal  punto  di  vista  della  resistenza
all'abrasione  se  la  diffusione luminosa dovuta all'abrasione della
provetta non e' superiore al 2%.
5.2. Prova  di  resistenza  all'alta  temperatura.  Si  applicano  le
prescrizioni del punto 5 del capo III C.
5.3. Prova di resistenza alle radiazioni.
5.3.1. Disposizioni generali. Questa prova viene eseguita soltanto se
il  laboratorio  lo  ritiene  utile  in base alle informazioni di cui
dispone sull'intercalare.
5.3.2. Si applicano le disposizioni del punto 6 del capo III C.
5.4. Prova di resistenza all'umidita'. Si applicano  le  prescrizioni
del punto 7 del capo III C.
6.  QUALITA'  OTTICHE  Le  prescrizioni  del  punto 9 del capo III C,
concernenti le qualita' ottiche, si applicano  a  qualsiasi  tipo  di
parabrezza.

                             CAPO III G
            VETRI STRATIFICATI DIVERSI DAI PARABREZZA (1)
1. DEFINIZIONE DEL TIPO Si considera che i vetri stratificati diversi
dai parabrezza appartengano a tipi diversi se differiscono per almeno
una delle caratteristiche principali o secondarie seguenti.
1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
1.1.1. il marchio di fabbrica o commerciale;
1.1.2.  categoria  di  spessore  del  vetro  nel quale e' compreso lo
spessore nominale "e", con una tolleranza di fabbricazione di piu'  o
meno 0,2 n mm, dove "n" e' il numero delle lastre di vetro:
- Categoria   I:          e < o = 5,5 mm,
- Categoria  II: 5,5 mm < e < o = 5,5 mm,
- Categoria III: 6,5 mm < e;
1.1.3. lo spessore nominale dell'intercalare o degli intercalari;
1.1.4.  la  natura e il tipo dell'intercalare o degli intercalari, ad
esempio, PVB o altro intercalare di materia plastica;
1.1.5.  qualsiasi  trattamento  speciale  a  cui  puo'  essere  stata
sottoposta una delle lastre di vetro.
1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti:
1.2.1.   la  natura  del  materiale  (cristallo  levigato,  cristallo
flottato, vetro tirato);
1.2.2.  la  colorazione  dell'intercalare   (incolore   o   colorato,
totalmente o parzialmente);
1.2.3. la colorazione del vetro (incolore o colorato).
2. CONSIDERAZIONI GENERALI
2.1.  Per  i vetri stratificati ordinari che non siano parabrezza, le
prove sono eseguite su provette piane ricavate da vetri reali  oppure
fabbricate  appositamente.  In  entrambi  i  casi  le  provette  sono
rigorosamente rappresentative, sotto tutti gli aspetti, dei vetri per
la cui fabbricazione si chiede l'omologazione.
2.2. Prima di ogni prova  le  provette  di  vetro  stratificato  sono
conservate  per almeno 4 ore ad una temperatura di 23›C (Piu' o Meno)
2›C. Le prove sono eseguite sulle provette non  appena  ritirate  dal
contenitore nel quale sono state conservate.
2.3.   Si   considera  che  i  vetri  presentati  per  l'omologazione
soddisfino le disposizioni del presente allegato se hanno  la  stessa
composizione  di  un  parabrezza  gia'  omologato  conformemente alle
disposizioni del capo III F o del capo III H oppure del capo III I.
3. PROVA DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA
3.1. Indice di  difficolta'  delle  caratteristiche  secondarie.  Non
interviene alcuna caratteristica secondaria.
3.2.  Numero  di  provette.  Sono  sottoposte alle prove sei provette
piane di 1.100 mm x 500 mm (+ 25 mm/- 0).
3.3. Metodo di prova.
3.3.1. Il metodo applicato e' quello descritto al punto  3  del  capo
III C.
3.3.2.  L'altezza  di caduta e' di 1,50 m + 0 mm/- 5 (tale altezza di
caduta e' portata a 4 m + 25 mm/-  0  per  i  vetri  utilizzati  come
parabrezza di trattori).
3.4. Interpretazione dei risultati.
3.4.1.  Si  considera che la prova sia soddisfacente se si verificano
le condizioni seguenti:
3.4.1.1. la provetta cede e si spacca  presentando  numerose  fessure
circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto;
3.4.1.2.   l'intercalare  puo'  essere  strappato  ma  la  testa  del
manichino non deve passare attraverso;
3.4.1.3. dall'intercalare non devono staccarsi  grossi  frammenti  di
vetro.
3.4.2.  Si  considera che una serie di provette sottoposte alle prove
sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento all'urto della
testa se si verifica una delle condizioni seguenti:
 --------------
(1) Questo tipo di vetri stratificati puo'  essere  anche  utilizzato
per i parabrezza dei trattori.
3.4.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo;
3.4.2.2.  se una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie di
prove effettuate su una nuova serie di  provette  ha  dato  risultati
positivi.
4. PROVA DI RESISTENZA MECCANICA, PROVA DI URTO DI UNA SFERA DA 227 g
4.1.  Indici  di  difficolta'  delle  caratteristiche secondarie. Non
interviene alcuna caratteristica secondaria.
4.2. Numero di provette. Sono sottoposte alla prova quattro  provette
piane quadrate di 300 x 300 mm (+ 10 mm/- 0).
4.3. Metodo di prova.
4.3.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto 2.1 del capo
III C.
4.3.2.  L'altezza  di  caduta (dalla parte inferiore della sfera alla
superficie  superiore  della  provetta)  e'  indicata  nella  tabella
seguente, a seconda dello spessore nominale:
   Spessore nominale               Altezza della caduta
             e < o = 5,5 mm            5 m  |
5,5 mm < o = e < o = 6,5 mm            6 m  |  + 25 mm/- 0
6,5 mm < o = e                         7 m  |
4.4. Interpretazione dei risultati.
4.4.1.  Si  considera che la prova d'urto della sfera sia positiva se
si verificano le condizioni seguenti: - la sfera  non  attraversa  la
provetta,  -  la provetta non si spezza in piu' frammenti, - la massa
totale dei frammenti che possono formarsi sul lato opposto  al  punto
d'impatto non supera 15 g.
4.4.2.  Si  considera che una serie di provette sottoposte alle prove
sia soddisfacente dal punto di vista della resistenza meccanica se si
verifica una delle condizioni seguenti:
4.4.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo;
4.4.2.2. se due prove al massimo hanno dato risultato  negativo,  una
nuova  serie  di  prove  effettuate su una nuova serie di provette ha
dato risultati positivi.
5. RESISTENZA ALLE CONDIZIONI AMBIENTALI
5.1. Prova di resistenza all'abrasione.
5.1.1. Indici di difficolta' e  metodo  di  prova.  Si  applicano  le
prescrizioni  del  punto  4  del  capo III C, e la prova prosegue per
1.000 cicli.
5.1.2. Interpretazione dei risultati. Si considera che  il  vetro  di
sicurezza  sia  soddisfacente  dal  punto  di  vista della resistenza
all'abrasione se la diffusione luminosa  dovuta  all'abrasione  della
provetta non e' superiore al 2%.
5.2.  Prova  di  resistenza  all'alta  temperatura.  Si  applicano le
prescrizioni del punto 5 del capo III C.
5.3. Prova di resistenza alle radiazioni.
5.3.1. Disposizioni generali. Questa prova viene eseguita soltanto se
il laboratorio lo ritiene utile in  base  alle  informazioni  di  cui
dispone sull'intercalare.
5.3.2. Si applicano le prescrizioni del punto 6 del capo III C.
5.4. Prova di resistenza all'umidita'.
5.4.1. Si applicano le prescrizioni del punto 7 del capo III C.
6. QUALITA' OTTICHE
6.1. Trasmissione luminosa. Ai vetri o alle parti di vetri situati in
luoghi  che  rivestono  un'importanza  essenziale  per la visione del
conducente si applicano le prescrizioni concernent il coefficiente di
trasmissione luminosa regolare figuranti al punto 9.1 del capo III C.

                             CAPO III H
              PARABREZZA DI VETRO STRATIFICATO TRATTATO
1.  DEFINIZIONE  DEL  TIPO  Si  considera  che  i parabrezza di vetro
stratificato trattato appartengano a tipi diversi se differiscono per
almeno una delle seguenti caratteristiche principali o secondarie.
1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
1.1.1. il marchio di fabbrica o commerciale.
1.1.2. la  forma  e  le  dimensioni.  Per  le  prove  riguardanti  la
frammentazione,   le  proprieta'  meccaniche  e  la  resistenza  alle
condizioni  ambientali  si  considera  che  i  parabrezza  di   vetro
stratificato trattato appartengano ad un unico gruppo.
1.1.3. Il numero delle lastre di vetro.
1.1.4.  Lo spessore nominale "e" del parabrezza di vetro stratificato
trattato, con una tolleranza di fabbricazione (Piu' o Meno) 0,2 n  mm
rispetto  al  valore  nominale, dove "n" e' il numero delle lastre di
vetro del parabrezza.
1.1.5. Il trattamento speciale eventualmente subi'to da  una  o  piu'
lastre di vetro.
1.1.6. Lo spessore nominale dello o degli intercalari.
1.1.7. La natura e il tipo dello o degli intercalari (per esempio PVB
o altro intercalare di materia plastica).
1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti:
1.2.1.   La  natura  del  materiale  (cristallo  levigato,  cristallo
flottato, vetro tirato).
1.2.2. La colorazione dello o degli intercalari (incolore o colorato,
totalmente o parzialmente).
1.2.3. La colorazione del vetro (incolore o colorato).
1.2.4. L'incorporazione o meno di conduttori.
1.2.5. L'incorporazione o meno di fasce oscuranti.
2. CONSIDERAZIONI GENERALI
2.1. Per i  parabrezza  di  vetro  stratificato  trattato  le  prove,
eccetto  quelle  relative  al  comportamento all'urto della testa sul
parabrezza completo e alle qualita' ottiche, sono effettuate in  base
a campioni e/o su provette piane specialmente concepite a tale scopo.
Tuttavia   le   provette   devono  essere  sotto  tutti  gli  aspetti
rigorosamente rappresentative dei parabrezza prodotti in serie per  i
quali e' chiesta l'omologazione.
2.2. Prima di ogni prova le provette o i campioni sono conservati per
almeno  quattro  ore ad una temperatura di 23›C (Piu' o Meno) 2›C. Le
prove sono effettuate il piu' rapidamente  possibile  non  appena  le
provette   o  i  campioni  sono  rititari  dall'ambiente  in  cui  si
trovavano.
3. PROVE PRESCRITTE I parabrezza di vetro stratificato trattato  sono
sottoposti:
3.1.   alle  prove  prescritte  dal  capo  III  F  per  i  parabrezza
stratificati ordinari,
3.2. alla prova di frammentazione descritta in appresso al punto 4.
4. PROVA DI FRAMMENTAZIONE
4.1. Indice di difficolta' delle caratteristiche secondarie
     Materiale            Indice di difficolta'
Cristallo levigato                2
Cristallo flottato                1
Vetro tirato                      1
4.2. Numero delle provette o dei campioni. Sottoporre alla prova  una
provetta l 100 mm x 500 mm ((Piu' o Meno) 5 mm/=2) oppure un campione
per ciascun punto d'impatto.
4.3.  Metodo di prova. Il metodo usato e' quello descritto al punto 1
del capo III C.
4.4. Punto/punti d'impatto. Il vetro deve essere colpito su  ciascuna
lastra trattata esterna al centro della provetta o del campione.
4.5. Interpretazione dei risultati
4.5.1.  Si  considera  che  per  ciascun  punto d'impatto la prova di
frammentazione sia positiva se,  nel  rettangolo  definito  al  punto
2.3.2. del capo III D, la superficie cumulata dei frammenti superiori
o  pari a 2 cm(Elevato al Quadrato) e' almeno il 15% della superficie
del rettangolo.
4.5.1.1. Nel caso di un campione:
4.5.1.1.1. Il centro del rettangolo e' situato in un cerchio di 10 cm
di raggio con centro nella proiezione del  punto  di  riferimento  al
punto  1.2.  dell'allegato  3  "campo  di  visibilita'"  al D.P.R. 10
febbraio 1981, n. 212.
4.5.1.1.2. Per i trattori per cui non  e'  possibile  determinare  il
punto  di  riferimento,  la  posizione della zona di visibilita' deve
essere indicata nel verbale di prova.
4.5.1.1.3. Per i parabrezza che siano di altezza inferiore a 44 cm  o
il  cui  angolo  di montaggio rispetto alla verticale sia inferiore a
15›, l'altezza del rettangolo di cui sopra puo' essere ridotta  a  15
cm  e  la  percentuale  di  visibilita' deve essere pari al 10% della
superficie del rettangolo corrispondente.
4.5.1.2. Nel caso di  una  provetta,  il  centro  del  rettangolo  e'
situato sull'asse maggiore della provetta a 450 mm da uno dei bordi.
4.5.2.  Si considera che la provetta o le provette oppure il campione
o i campioni presentati per l'omologazione  siano  soddisfacenti  dal
punto  di  vista  della  frammentazione  se  si  verifica  una  delle
condizioni seguenti:
4.5.2.1. la prova ha dato un risultato  positivo  per  ciascun  punto
d'impatto,
4.5.2.2.  la  prova  e'  stata ripetuta su una nuova serie di quattro
provette per ciascun punto d'impatto per cui ha inizialmente dato  un
risultato  negativo e tutte e quattro le nuove prove, effettuate agli
stessi punti, danno un risultato positivo.

                             CAPO III I

VETRO DI SICUREZZA MUNITO DI UNA SUPERFICIE DI MATERIA PLASTICA SULLA
FACCIA INTERNA
1. i materiali per vetri di sicurezza quali definiti nei capi da  III
D a III H, se rivestiti sulla faccia interna di uno strato di materia
plastica,  devono  essere  conformi  oltre  che alle disposizioni dei
rispettivi allegati anche alle disposizioni seguenti:
2. PROVA DI RESISTENZA ALL'ABRASIONE
2.1. Indici di difficolta' e metodo  di  prova.  Il  rivestimento  di
plastica  deve  essere  sottoposto  ad  una  prova conformemente alle
disposizioni del punto 4 del capo III C, per una durata di 100 cicli.
2.2. Interpretazione dei risultati. Si considera che il  rivestimento
di  plastica  sia  soddisfacente  dal punto di vista della resistenza
all'abrasione se la diffusione luminosa  dovuta  all'abrasione  della
provetta non supera il 4%.
3. PROVA DI RESISTENZA ALL'UMIDITA'
3.1.  Nel  caso  del  vetro  di  sicurezza  temperato  munito  di una
superficie di plastica deve essere eseguita una prova  di  resistenza
all'umidita'.
3.2. Si applicano le disposizioni del punto 7 del capo III C.
4. PROVA DI RESISTENZA ALLE VARIAZIONI DI TEMPERATURA Si applicano le
disposizioni del punto 8 del capo III C.
5.  PROVA  DI  RESISTENZA  AL  FUOCO Si applicano le disposizioni del
punto 10 del capo III C.
6.  PROVA  DI  RESISTENZA  AGLI  AGENTI  CHIMICI  Si   applicano   le
disposizioni del punto 11 del capo III C.

                             CAPO III J
                       PARABREZZA DI PLASTICA
1.  DEFINIZIONI  DEL  TIPO  Si considera che i parabrezza di plastica
appartengano a tipi di versi se differiscono  per  almeno  una  delle
seguenti caratteristiche principali o secondarie:
1.1. Le caratteristiche principali sono le seguenti:
1.1.1. Marchio di fabbrica o commerciale.
1.1.2.  La  forma  e le dimensioni. Ai fini delle prove di resistenza
meccanica, di resistenza alle condizioni  ambientali,  di  resistenza
alle variazioni di temperatura e di resistenza agli agenti chimici si
considera  che  i parabrezza di plastica siano parte integrante di un
gruppo.
1.1.3. Il numero dei fogli di plastica.
1.1.4. Lo spessore nominale "e" del parabrezza, con una tolleranza di
fabbricazione di (Piu' o Meno) 0,2 mm.
1.1.5. Lo spessore nominale della lastra di vetro.
1.1.6. Lo spessore nominale del foglio o dei fogli  di  plastica  che
costituiscono l'intercalare o gli intercalari.
1.1.7.  La  natura  e  il tipo del foglio o dei fogli di plastica che
fungono da intercalare/i (ad esempio PVB o altro)  e  del  foglio  di
plastica situato sul lato interno.
1.1.8.  Qualsiasi  trattamento  speciale  eventualmente  subi'to  dal
vetro.
1.2. Le caratteristiche secondarie sono le seguenti:
1.2.1.  La  natura  del  materiale  (cristallo  levigato,   cristallo
flottato, vetro tirato).
1.2.2.  La  colorazione,  totale  o parziale, della o delle lastre di
plastica (incolori o colorate).
1.2.3. La colorazione del vetro (incolore o colorato).
1.2.4. L'incorporazione o meno di conduttori.
1.2.5. L'incorporazione o meno di fasce oscuranti.
2. DISPOSIZIONI GENERALI
2.1.  Per  i  parabrezza  di  plastica  le  prove,   eccetto   quelle
riguardanti  il  comportamento  all'urto della testa (punto 3.2) e le
qualita' ottiche, sono  effettuate  su  provette  piane  ricavate  da
parabrezza   gia'   esistenti  oppure  appositamente  fabbricate.  In
entrambi  i  casi  le  provette  sono,  sotto  tutti   gli   aspetti,
rigorosamente  rappresentative dei parabrezza prodotti in serie per i
quali e' chiesta l'omologazione.
2.2. Prima di ogni prova  le  provette  sono  conservate  per  almeno
quattro  ore  ad  una temperatura di 23›C (Piu' o Meno) 2›C. Le prove
sono effettuate il piu' rapidamente  possibile  dopo  che  esse  sono
state ritirate dall'ambiente in cui erano conservate.
3. PROVE DI COMPORTAMENTO ALL'URTO DELLA TESTA
3.1.  Indici  di  difficolta'  delle  caratteristiche secondarie. Non
interviene alcuna caratteristica secondaria.
3.2. Prova di  comportamento  all'urto  della  testa  del  parabrezza
completo.
3.2.1.  Numero  di  provette.  Saranno  sottoposti alle prove quattro
campioni della serie di quelli che hanno la piu'  piccola  superficie
di  sviluppo  e  quattro  campioni della serie di quelli che hanno la
piu'  grande  superficie  di  sviluppo,  scelti  conformemente   alle
disposizioni del capo III M.
3.2.2. Metodo di prova.
3.2.2.1. Il metodo utilizzato e' quello descritto al punto 5.3.2. del
capo III C.
3.2.2.2. L'altezza di caduta deve essere di 1,50 + 0 mm/- 5.
3.2.3. Interpretazione dei risultati.
3.2.3.1. Si considera che la prova sia positiva se si sono verificate
le condizioni seguenti:
3.2.3.1.1.  La lastra di vetro si spezza presentando numerose fessure
circolari il cui centro e' approssimativamente il punto d'impatto; le
fessure piu' vicine sono  situate  al  massimo  a  80  mm  dal  punto
d'impatto.
3.2.3.1.2.  La lastra di vetro deve rimanere aderente all'intercalare
di plastica.  Sono  ammessi  uno  o  piu'  scollamenti  di  larghezza
inferiore  a  4 mm, da entrambi i lati della fessura e all'esterno di
un cerchio di diametro di 60 mm il cui centro e' il punto d'impatto.
3.2.3.1.3. E' ammessa una lacerazione dell'intercalare  lunga  35  mm
dal lato dell'impatto.
3.2.3.2.  Si  considera  che  una  serie  di  campioni presentati per
l'omologazione sia soddisfacente dal punto di vista del comportamento
all'urto  della  testa  se  si  verifica  una  delle  due  condizioni
seguenti:
3.2.3.2.1. tutte le prove hanno dato risultato positivo;
3.2.3.2.2.  se  una prova ha dato risultato negativo, una nuova serie
di prove effettuate su  una  serie  di  campioni  ha  dato  risultati
positivi.
3.3. Prova di comportamento all'urto della testa su provette piane.
3.3.1.  Numero  di  provette. Sono sottoposte alle prove sei provette
piane di 1100 mm x x 500 mm (+ 5 mm/- 2).