(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
                   Al Presidente della Repubblica
   Il  consiglio  comunale  di  Adrano, rinnovato nelle consultazioni
elettorali del 26 novembre 1989, presenta fenomeni di condizionamento
e pressioni nella gestione della cosa pubblica da parte di  esponenti
di organizzazioni mafiose operanti nel territorio con una conseguente
compromissione del buon andamento dell'attivita' amministrativa e del
regolare funzionamento dei servizi. E' necessario il riferimento alla
situazione    politico-amministrativa    del    comune   di   Adrano,
caratterizzata nel tempo da forte instabilita', infatti dal  1987  al
26  novembre  1989,  data del rinnovo del consiglio comunale, si sono
alternate ben sei giunte  fino  ad  arrivare  allo  scioglimento  del
consiglio  comunale  ed  alla  nomina di un commissario regionale. In
tale contesto si inserisce la presenza del noto esponente della mafia
locale, Antonino  Monteleone,  considerato  fortemente  influente  in
ambienti  comunali  ove  esercita,  insieme  al  suo  braccio  destro
Giuseppe  Caruso,  entrambi,  contigui  alla  famiglia  mafiosa   dei
Santangelo,  un  potere  di  fatto  di  notevole portata, riuscendo a
condizionare ed intimidire il consiglio  comunale  attraverso  alcuni
amministratori a lui legati.
   Sulla  scorta  del  rapporto  del questore di Catania del 3 luglio
1991 risultano collegati al detto pregiudicato Antonino Monteleone:
    Pietro La Mela, assessore, nella presente e nella passata giunta,
vicino al Monteleone per  vincoli  di  amicizia  e  per  rapporti  di
lavoro, e' stato dal medesimo sostenuto nella campagna elettorale del
1989,  come  risulta  confermato  dalla circostanza che il La Mela e'
stato trovato nell'abitazione del Monteleone unitamente ad  un  altro
pregiudicato per festeggiare la elezione a consigliere comunale;
    Pietro  Reina,  in  atto  assessore,  gia' vicesindaco, legato al
Monteleone per relazione ad interesse  con  societa'  di  costruzioni
ritenute di appartenenza del Monteleone;
    Pietro  Trovato, gia' assessore ed in atto consigliere, legato da
vincoli di parentela  con  il  citato  Caruso,  affiliato  al  gruppo
mafioso Alfio Pentangelo e braccio destro del Monteleone.
    Giovanni  Sciacca,  consigliere,  indicato,  nel  rapporto  della
questura come persona di fiducia di Vincenzo Fallica,  ex  presidente
della  U.S.L. n. 32, arrestato nel 1989 per associazione a delinquere
di tipo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti.
   Al particolare stato di tensione esistente tra le forze politiche,
verosimilmente divise per la gestione di rilevanti  opere  pubbliche,
emerso in occasione dello scioglimento dell'intero consiglio comunale
nel  luglio  del  1989  ed  alla  nomina  da  parte  dell'assessorato
regionale  agli  enti  locali  di  un  commissario,  dott.   Amintore
Ambrosetti,  che  e'  stato  fatto  oggetto  di  un  grave  attentato
minatorio,  e'  susseguito  nell'amministrazione  formatasi  dopo  le
elezioni  amministrative  del  1989,  un  ancor  piu'  grave stato di
immobilismo e di inerzia. L'amministrazione in carica non ha  infatti
assunto  alcuna iniziativa volta a superare le gravissime e reiterate
carenze  che  si  registrano  nella  gestione   pubblica   dell'ente,
evidenziando   l'inerzia   politico-amministrativa   che  compromette
gravemente le legittime aspettative  della  popolazione  al  regolare
funzionamento dei servizi, al libero esercizio dei diritti civili.
   Il   permanere  della  grave  prospettata  situazione  di  diffusa
illegalita'  ancorata  alla   precedente   amministrazione,   i   cui
rappresentanti   sono  stati  in  parte  riconfermati  nella  attuale
composizione del consiglio e della giunta, si manifesta in  relazione
ad  importanti  progetti  di opere pubbliche e di ristrutturazione di
alcuni importanti servizi come quello  degli  uffici  comunali  e  di
polizia  urbana, avviati dal commissario dottor Ambrosetti o ai quali
e' stato dal medesimo dato impulso  e  che  sono  rimasti  totalmente
irrealizzati.
   Da  quanto  sopra  esposto emerge l'esigenza dell'intervento dello
Stato    mediante     provvedimenti     incisivi     in     direzione
dell'amministrazione    di   Adrano,   caratterizzata   da   costanti
collegamenti diretti ed indiretti tra amministratori  e  criminalita'
organizzata  che  condizionano la libera determinazione degli stessi,
il buon  andamento  dell'amministrazione  ed  impediscono  il  libero
esercizio dei diritti civili.
   Il  prefetto  di  Catania,  ai  sensi  dell'art.  1,  comma 2, del
decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge  22
luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del
consiglio comunale di Adrano con relazione n. 16/Gab del 18 settembre
1991.
   Ritenuto  per  quanto esposto che ricorrano le condizioni indicate
nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito
nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano  lo  scioglimento
del  consiglio  comunale  di  Adrano  (Catania),  si  formula rituale
proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 28 settembre 1991
                                     Il Ministro dell'interno: SCOTTI