(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
                   Al Presidente della Repubblica
   Il  consiglio  comunale  di Santa Flavia (Palermo) rinnovato nelle
consultazioni elettorali del 26 novembre 1989, presenta  collegamenti
diretti e indiretti con la criminalita' organizzata e condizionamenti
da questa operati nei confronti degli amministratori.
   Invero,  con  rapporto  dell'Alto commissario per il coordinamento
della lotta contro la delinquenza mafiosa e con relazione prefettizia
del 18 settembre 1991, sono stati  evidenziati  gli  elementi  indici
della  sussistenza di collegamenti di taluni amministratori dell'ente
con la mafia e su condizionamenti dei medesimi che  compromettono  la
libera determinazione dell'organo elettivo.
   Infatti diversi componenti del consiglio comunale, che hanno fatto
o  fanno  parte della giunta o che hanno ricoperto anche la carica di
sindaco, risultano, oltre ad avere a carico pregiudizi penali, essere
o indiziati di appartenenza alla  mafia,  o  congiunti  di  indiziati
mafiosi,  o  intrattenere  rapporti  di  affari,  o accompagnarsi con
indiziati mafiosi, sorvegliati speciali e pregiudicati.
   In particolare:
    Gaetano Affatigato, ex sindaco ed ex assessore, pregiudicato  per
diffamazione, lottizzazione abusiva e abuso di potere, e' fratello di
Affatigato  Vito,  arrestato nel 1983 a Santa Flavia per associazione
per delinquere di tipo mafioso. Particolarmente emblematico dei gravi
atti  di  intimidazione  verificatisi  in  Santa  Flavia,   volti   a
condizionare  l'attivita'  gestionale  di  quel comune, e' l'episodio
delittuoso che ha  visto  protagonista  il  predetto  Affatigato,  il
quale,  nel  1989,  uccise  uno  dei malviventi armati che durante la
notte erano penetrati nella sua abitazione. Dopo l'attentato  subito,
l'Affatigato  formulo'  un'inquietante  pubblica  denuncia, indicando
nell'attuale consigliere comunale ed ex sindaco Lo Coco Nicolo',  uno
dei  mandanti  della spedizione punitiva, testimoniando, in tal modo,
l'esistenza di una violenta lotta per  il  potere  anche  all'interno
dell'amministrazione  comunale,  mettendo  a  nudo  la  facilita'  di
permeabilita' di quest'ultima alle influenze mafiose.
   Giuseppe Alioto, consigliere ed ex assessore ai  lavori  pubblici,
commerciante  di prodotti ittici, e' figlio di Santo Alioto, deceduto
nel 1987, indiziato di appartenere  alla  mafia,  nonche'  nipote  di
Gaetano   Alioto,  anch'egli  indiziato  mafioso,  diffidato  e  gia'
sorvegliato speciale della P.S.
   Salvatore  D'Agostino,  consigliere  comunale  ed  ex   assessore.
Risulta  di  pessima  condotta  morale  e  civile,  e'  indiziato  di
appartenere  alla  mafia,  e'  stato  sottoposto   alla   misura   di
prevenzione  della  sorveglianza speciale della P.S. per la durata di
anni due e tratto poi in arresto due volte  per  inottemperanza  agli
obblighi  derivanti;  proposto  per  l'applicazione  della  misura di
prevenzione della sorveglianza speciale della P.S., ed ancora  tratto
in  arresto  in esecuzione di ordine di carcerazione per emissione di
assegni a vuoto.
   Nel settore dei lavori pubblici,  dell'urbanistica,  dell'edilizia
privata e del mercato ittico, sono state svolte, in passato, indagini
ed  ispezioni  in  relazione a presunte interferenze di tipo mafioso.
Nel  1984  e'  stato   disposto,   dall'Alto   commissario   per   il
coordinamento  della  lotta contro la delinquenza mafiosa, un accesso
ispettivo le cui risultanze hanno  portato  al  commissariamento  del
mercato  ittico comunale per carenze gestionali e per interferenze di
elementi  mafiosi.  Si  ebbe  modo  di  accertare, in particolare, la
totale disapplicazione del regolamento comunale di mercato per quanto
riguardava l'accesso allo stesso, gli  orari  di  contrattazioni,  il
rilascio  delle  bollette di carico, la vigilanza igienico-sanitaria.
Di quella caotica situazione venivano a giovarsi  elementi  che,  per
precedenti   penali  o  altri  irregolari  posizioni  personali,  non
potevano ottenere autorizzazioni o licenze, con conseguenti squilibri
nella commercializzazione dei  prodotti  e  turbative  dell'ordine  e
della  sicurezza  pubblica.  Tra coloro che operavano all'interno del
mercato o nelle sue adiacenze, si segnalo'  la  presenza  di  persone
indiziate di appartenere alla mafia (tra i quali il gia' citato Santo
Alioto, padre dell'attuale consigliere Alioto Giuseppe).
   Soltanto  tramite  anonimi  esposti,  rivolti  alla  prefettura, i
cittadini di Santa Flavia hanno potuto sia  lamentare  l'inefficienza
dei  servizi sia dununciare irregolarita' negli appalti e favoritismi
nell'assunzione  e  nella  gestione  del   personale.   Le   indagini
susseguenti  a  detti  esposti  sono  sfociate nella instaurazione di
procedimenti penali a carico di alcuni degli attuali consiglieri  per
reati   contro   la  pubblica  amministrazione  o  comunque  connessi
all'esercizio di pubbliche potesta'.
   Emblematico del  profondo  stato  di  degrado  amministrativo  che
caratterizza  da  tempo  il  comune  di  Santa  Flavia, e' l'episodio
relativo all'instaurazione, nel 1984,  del  procedimento  penale  nei
confronti  di  tutti  i  componenti di quel consiglio comunale per il
reato di interesse privato in atti d'ufficio continuato, commesso  in
relazione  all'approvazione  del  piano  regolatore generale. A detto
procedimento   penale   risultano   sottoposti    numerosi    attuali
consiglieri.  Per  quanto  concerne il settore edilizio, il dilagante
fenomeno dell'abusivismo dimostra, di per se',  il  mancato  rispetto
della  normativa  vigente  in  campo  urbanistico. I provvedimenti di
sospensione dei lavori e di denuncia  all'autorita'  giudiziaria  non
risultano generalmente seguiti da un costante controllo: ordinanze di
demolizione  risultano  essere  state  emesse  solo  per un ristretto
numero di casi e pochissime risultano essere state eseguite.
   Dai rapporti pervenuti e' dunque messa in luce una  situazione  di
diffuso   degrado   amministrativo   caratterizzato  dal  ricorso  ad
irregolarita' per il perseguimento di fini  non  coincidenti  con  il
perseguimento dell'interesse pubblico.
   Quanto sopra testimonia la sussistenza di elementi su collegamenti
e  condizionamenti  di  tipo  mafioso,  che hanno determinato in quel
comune la  compromissione  della  libera  determinazione  dell'organo
elettivo,  del  buon  andamento  dell'amministrazione,  del  regolare
funzionamento dei servizi, nonche' pregiudizio  per  lo  stato  della
sicurezza pubblica.
   Tutto  cio' premesso, emerge l'urgenza dell'intervento dello Stato
mediante provvedimenti incisivi in  direzione  della  amministrazione
comunale di Santa Flavia.
   Il  prefetto  di  Palermo,  ai  sensi  dell'art.  1,  comma 2, del
decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164,  poi  convertito  in  legge  22
luglio   1991,  n.  221,  ha  dato  l'avvio  alla  procedura  per  lo
scioglimento del consiglio comunale di Santa  Flavia,  inoltrando  la
relazione n. 1193/91/Gab del 18 settembre 1991.
   Ritenuto per tutto quanto riportato in narrativa, che ricorrano le
condizioni  indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n.
164, come  convertito  nella  legge  22  luglio  1991,  n.  221,  che
legittimano  lo  scioglimento del consiglio comunale di Santa Flavia,
si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 28 settembre 1991
                                     Il Ministro dell'interno: SCOTTI