ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Cerda, rinnovato nelle consultazioni elettorali del 29 maggio 1988, presenta collegamenti diretti ed indiretti di taluni dei componenti il consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dal prefetto di Palermo sulla base di indagini degli organi di polizia e dall'Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa. La permeabilita' dell'amministrazione alle infiltrazioni mafiose si rileva dalle circostanze che diversi componenti il consiglio, che hanno fatto o fanno parte della giunta e che hanno ricoperto anche la carica di sindaco, oltre ad avere a carico pregiudizi penali, risultano essere o indiziati di appartenenza alla mafia o congiunti di indiziati mafiosi, o intrattenere rapporti di affari, o accompagnarsi con indiziati mafiosi, sorvegliati speciali e pregiudicati. Emergente e' la figura di Biondolillo Giuseppe, da oltre un decennio in seno al consiglio comunale, ritenuto essere il capo "cosca" di Cerda, notato in compagnia di numerosi indiziati di appartenenza alla mafia, pregiudicati, sorvegliati speciali e diffidati, con i quali intrattiene anche rapporti di amicizia, sospettato di trarre in tutto o in parte proventi da attivita' illecite. Eletto nel 1978, ha ricoperto varie volte le cariche di sindaco ed assessore, in atto consigliere, e' ben inserito nel contesto politico amministrativo; per l'ascendente di cui gode ottiene nelle elezioni un rilevante numero di voti che gli permette di manovrare a piacimento all'interno dell'amministrazione, agevolato anche da alcuni consiglieri comunali sui quali ha fatto confluire voti, e attraverso i quali continua ad amministrare. Nel 1984 era componente del collegio sindacale della Cassa rurale ed artigiana "Maria SS. Immacolata" di Cerda, della quale e' socio unitamente ad alcuni suoi amici fidati tra i quali anche pregiudicati e indiziati di appartenenza alla mafia. Tale Cassa fu oggetto di accesso ispettivo disposto dall'Alto commissario. Nel 1989 e' stato proposto per l'avviso orale previsto dall'art. 3 della legge 3 agosto 1988, n. 327, e sono in corso accertamenti per la proposta di una piu' grave misura di prevenzione. Sono altresi' indicate come persone vicine al Biondolillo e pertanto soggette, quanto meno, al condizionamento mafioso da questi esercitato, il sindaco dimissionario La Chiusa Francesco, i consiglieri comunali Bulfamante Giuseppe, Cirri Giuseppe, Russo Filippo e l'assessore Lo Nero Giuseppe. Un altro consigliere Iuculano Sebastiano risulta essere pregiudicato, vittima di pubblico dileggio da parte di Biondolillo al quale non reagi' per timore di piu' gravi conseguenze. Ulteriormente significativo della valenza e dello spessore criminale del Biondolillo e l'ampliamento del riferimento territoriale di influenza e controllo del medesimo capo mafia di Cerda, quale epilogo di scontri con il gruppo di un altro capo mafia di San Mauro Castelvetere tale Farinella Giuseppe: circostanze queste emerse nell'ambito della inchiesta giudiziaria sulla "mafia delle Madonie". La sussistenza di collegamenti e condizionamenti mafiosi in seno al consiglio comunale di Cerda e' ulteriormente avvalorata dall'esame dei dati riguardanti le gare di appalto espletate dal comune di Cerda, in particolare dal 1984 in poi, nelle tredici gare di cui si ha notizia si sono manifestate alcune ricorrenze nelle aggiudicazioni a favore delle ditte di Biondolillo Giovanni, Lo Nero Angelo e Lo Nero Loreto; un'altra gara e' stata aggiudicata all'impresa di Baretta Antonino che risulta indiziato mafioso e in rapporti di affari con il consigliere comunale di Cerda Iuculano Sebastiano. Sulla situazione degli appalti pubblici sono stati richiesti accertamenti alle forze di Polizia. Le sopra riportate circostanze costituiscono un eloquente dato dal clima di intimidazione mafiosa in cui opera il consiglio comunale, la cui libera determinazione risulta gravemente compromessa, con effetti che hanno inciso negativamente sull'amministrazione determinando le disfunzioni e l'inefficienza dei servizi, l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata deviando dal principio di legalita' per il perseguimento di fini estranei al pubblico interesse. L'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e la mancanza di attivita' diretta a garantire la salvaguardia della sicurezza pubblica ha prodotto in quel centro una situazione di pregiudizio per lo stato di quest'ultima, compromettendo gravemente le legittime aspettative di quella popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali di liberta', nella salvaguardia dell'integrita' fisica e morale della persona e nell'esercizio dell'attivita' lavorativa o di impresa. Da quanto sopra esposto emerge l'esigenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione di Cerda, caratterizzata da penetranti collegamenti diretti ed indiretti tra amministratori e criminalita' organizzata che condizionano la libera determinazione degli stessi, impedendo il buon andamento dell'amministrazione, il regolare funzionamento dei servizi ed il libero esercizio di diritti civili e minando lo stato della sicurezza pubblica. Il prefetto di Palermo, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Cerda con relazione n. 1186/91/Gab del 18 settembre 1991. Ritenuto per quanto esposto che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Cerda si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 28 settembre 1991 Il Ministro dell'interno: SCOTTI