(all. 1 - art. 1)
                   Al Presidente della Repubblica
   Il  consiglio comunale di Stefanaconi (Catanzaro), rinnovato nelle
consultazioni elettorali del 7  luglio  1991,  presenta  fenomeni  di
condizionamento di tipo mafioso evidenziati dal prefetto di Catanzaro
che  compromettono  l'imparzialita'  degli organi elettivi ed il buon
andamento dell'amministrazione comunale.
   Invero, a seguito di accertamenti condotti dai competenti  organi,
sono  emersi  elementi  su  collegamenti di alcuni amministratori con
esponenti  della  criminalita'  organizzata  locale,  considerati   i
rapporti  di  parentela  esistenti con componenti della cosca mafiosa
"Bartolotta-Petrolo", impegnata nel comprensorio di Vibo-Valentia  in
una  sanguinosa  faida  con l'opposta famiglia dei "Bonavota", che ha
fatto registrare negli anni passati omicidi e tentati omicidi.
   In particolare, il  sig.  Lopreiato  Giovambattista,  sindaco,  e'
nipote  di  Lopreiato Nicola, sospettato di essere il capo indiscusso
dell'omonima   ed   emergente   organizzazione   criminosa,    dedita
all'accaparramento  degli  appalti pubblici e collegata alle famiglie
mafiose "Mancuso" di Limbadi e "Bartolotta Pretrolo" di Stefanaconi e
Sant'Onofrio, nonche' cugino dei fratelli Matina Pasquale,  Nazzareno
e  Vito,  tutti  pregiudicati  per "associazione a delinquere di tipo
mafioso" e  ritenuti  affiliati  alla  locale  cosca  mafiosa  citata
"Bartolotta Pretolo".
   A  carico del predetto sindaco figurano, oltre varie denuncie, una
condanna per truffa continuata, nonche' pendenze  penali  di  cui  la
piu'   rilevante   appare   essere   il  procedimento  in  corso  per
danneggiamento a seguito dell'incendio dell'archivio  del  comune  di
Stefanaconi.
   Precedenti o pendenze penali figurano, altresi', a carico di altri
amministratori  e consiglieri e segnatamente nei confronti di Arcella
Domenico, Matina Matteo, Susanna Enrico e Fortuna Giuseppe.
   Legami di  parentela  con  elementi  mafiosi  sono  stati  inoltre
riscontrati  anche  a carico di Virdo' Francesco e del citato Susanna
Enrico, entrambi consiglieri di maggioranza.
   I prospettati collegamenti degli amministratori  comunali  con  la
criminalita' organizzata locale sono tali, per la natura dei rapporti
e  per  la  posizione  ricoperta  dai primi, da compromettere il buon
andamento dell'attivita'  amministrativa,  specie  sotto  il  profilo
dell'imparzialita',   ed   il  regolare  funzionamento  dei  servizi,
influendo  pregiudizievolmente  anche  sullo  stato  della  sicurezza
pubblica.
   La  nuova  giunta,  infatti, sin dall'insediamento, si e' rivelata
attiva  nel  solo  settore  dei  lavori  pubblici,  molti  dei  quali
risultano  essere  stati  aggiudicati ad imprese, i cui titolari sono
legati da vincoli di parentela con alcuni amministratori.
   In soli  quattro  mesi  di  gestione  amministrativa,  ben  undici
appalti sono stati affidati alle seguenti imprese:
    sei alla ditta individuale Barbalaco Annunziata, coniugata con il
sopracitato Lopreiato Nicola, zio paterno del sindaco;
    tre  all'impresa  individuale  Lopreiato  Salvatore,  di  cui  e'
titolare Lopreiato Salvatore, cugino di primo grado del sindaco;
    uno alla ditta Solano Salvatore, nipote acquisito del consigliere
di maggioranza Virdo' Francesco, che, a sua volta, e' cugino e nipote
acquisito rispettivamente del sindaco e  del  pregiudicato  Lopreiato
Nicola;
    uno   alla   ditta   Guastalegname  Nazzareno,  zio  materno  del
consigliere di maggioranza richiamato Virdo' Francesco.
   La concreta gestione amministrativa del comune di  Stefanaconi  si
e'    caratterizzata    in   senso   decisamente   affaristico,   non
manifestandosi  analogo  impegno  in  altri  ambiti   di   intervento
comunale.
   Al  riguardo,  va  messa,  altresi', in rilievo la circostanza che
alcuni assessori  e  consiglieri  comunali  (Matina  Matteo,  Arcella
Domenico,  Franze'  Luigi e Susanna Enrico) risultano titolari o soci
di imprese che operano localmente nel settore dei lavori pubblici.
   Da quanto sopra esposto si rileva l'urgenza dell'intervento  dello
Stato     mediante     provvedimenti     incisivi     in    direzione
dell'amministrazione comunale di Stefanaconi.
   Il prefetto di Catanzaro, ai  sensi  dell'art.  1,  comma  2,  del
decreto-legge  31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge 22
luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del
consiglio comunale con rapporto del 5 dicembre 1991.
   Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate
nel richiamato art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164,  come
convertito  nella  legge  22 luglio 1991, n. 221, che leggittimano lo
scioglimento del consiglio comunale di  Stefanaconi  (Catanzaro),  si
formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 24 gennaio 1992
                                     Il Ministro dell'interno: SCOTTI