ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di San Ferdinando (Reggio Calabria), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 29 maggio 1988, presenta fenomeni di infiltrazione della criminalita' organizzata che condizionano la libera determinazione degli amministratori e compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione, con grave pregiudizio della funzionalita' dei servizi alla stessa affidati. Invero, dal prefetto di Reggio Calabria, con relazione in data 14 aprile 1992, sono stati evidenziati inequivocabili elementi su collegamenti diretti e indiretti di taluni amministratori del comune di San Ferdinando con la criminalita' organizzata e forme di condizionamento degli stessi amministratori. Il territorio del comune di San Ferdinando risente della preponderante presenza delle seguenti consorterie mafiose tra loro collegate, contigue alle famiglie dei Mercuri, dei Piromalli di Gioia Tauro e dei Pisano di Rosarno: cosca Pesce di Rosarno, capeggiata dal pluripregiudicato Pesce Giuseppe (succeduto a Piromalli Giuseppe), al quale tutte le cosche della zona, pur godendo di una certa autonomia, sono ritenute subor- dinate; cosca Albano di San Ferdinando, il cui esponente piu' pericoloso Albano Silvio, pluripregiudicato mafioso, sorvegliato speciale della P.S., attualmente detenuto, e' ritenuto molto influente sulle decisioni degli amministratori comunali, con la maggior parte dei quali e' risultato, peraltro, coinvolto in vicende giudiziarie. Ai componenti di questo clan, dediti in particolare alle estorsioni, sarebbero attribuibili i piu' gravi fatti delittuosi compiuti nella zona; cosca Lamalfa, gia' capeggiata dal defunto Sabatino Lamalfa, ucciso il 3 aprile 1983, e' significativamente rappresentata dal figlio di questo Domenico Lamalfa, sorvegliato speciale con divieto di soggiorno, attualmente detenuto. Questa organizzazione criminale opera nel settore dei sub-appalti in contatto con ambienti criminali con ramificazioni nel nord Italia. L'inquietante contiguita' di interessi mafiosi con l'amministrazione comunale emerge da alcuni episodi che hanno caratterizzato la vita di San Ferdinando negli ultimi anni: 1) il 14 dicembre 1984, e' stata denunciata l'intera giunta (Barbalace, Rizzo, R. Capria, Franco, S. Tripodi, Bonarrigo, Mercuri) ed il consigliere Vincenzo Lamalfa, per violazione degli articoli 110-324 del codice penale "per avere .. preso un interesse privato in atti d'ufficio, consistente nell'avere liquidato, mediante numerose delibere, a parenti ed amici somme di denaro per forniture di materiale vario, senza gare di appalto". Insieme con loro furono denunciati Pasquale Di Giacco e Domenico Lamalfa, beneficiari delle illecite attivita' degli amministratori. Per questi fatti il 18 settembre 1985 e' stato emesso ordine di comparizione a carico di Barbalace, Rizzo, R. Capria, V. Lamalfa, Di Giacco e D. Lamalfa. Successivamente per i medesimi reati e' stato emesso analogo provvedimento a carico dei restanti quattro. Escluso Mercuri, tutti gli amministratori incriminati fanno parte anche dell'attuale consiglio, e Barbalace, Franco, R. Capria e Bonarrigo anche della giunta; 2) il 2 giugno 1989, ignoti facevano esplodere un ordigno all'interno del motopeschereccio di proprieta' del commerciante e consigliere comunale Antonio Tavella, affondandolo; 3) il 16 settembre 1990, ignoti esplodevano 4 colpi di fucile, caricato a pallettoni, contro il portone d'ingresso dell'abitazione di Vincenzo Lamalfa, consigliere comunale, componente del comitato di gestione dell'unita' sanitaria locale di Gioia Tauro; 4) nel dicembre 1990 Domenico Madafferi, rassegno' le sue dimissioni dalla carica di consigliere comunale per motivi che sarebbero da ricondurre ad un danneggiamento subito ad opera di ignoti, per un danno a suo tempo stimato in circa 100 milioni di lire. Il Madafferi, unitamente agli altri consiglieri della minoranza, si era opposto, ricorrendo anche (8 novembre 1990) al comitato regionale di controllo, ad una delibera della giunta municipale di San Ferdinando con la quale la riscossione dei canoni dell'acqua potabile, per gli anni 1985-1989, era stata affidata all'impresa gestita da: Maria Montagna Spagnolo, sorella della moglie del boss di Rosarno, Giuseppe Pesce; Salvatore Rao, figlio della Spagnolo di cui sopra, fratello di Gaetano Rao, ex sindaco di Rosarno ed ex presidente dell'unita' sanitaria locale n. 26, gia' consigliere del predetto comune disciolto ai sensi dell'art. 15- bis della legge n. 55/1991 e nei cui confronti pende procedimento penale per associazione a delinquere di stampo mafioso; 5) il 18 giugno 1991 sono stati denunciati tutti i componenti la amministrazione comunale di San Ferdinando (ad eccezione di Lagana', S. Tripodi e Stilo), nonche' il segretario comunale Raffaele Albanese e Carmela Rombola', madre del consigliere Tavella. In particolare, sono stati denunciati: a) Tutti gli amministratori comunali (escluso Antonio Franco), "per il delitto p. e p. dagli articoli 328, 110 e 112 del codice penale (concorso in omissione di atti d'ufficio) perche', in concorso tra loro, con l'aggravante di avere consumato il reato in un numero superiore a cinque, omettevano, sebbene ne erano a conoscenza a seguito di delibera del consiglio comunale, di prendere in restituzione un deposito, che successivamente era stato adibito ad abitazione, di proprieta' del comune, gia' dato alla sig.ra Ferdinanda Albano, sorella del boss Silvio Albano"; b) Domenico Barbalace, Antonio Franco, Raffaele Capria, Carlo Capria, Ferdinando Celi e Giuseppe Bonarrigo, "per il delitto p. e p. dagli articoli 328, 110 e 112 del codice penale (concorso in omissione in atti d'ufficio) per avere preso in fitto, in qualita' di sindaco, con gara di appalto, un locale adibito a deposito di automezzi appartenenti alla amministrazione comunale, pur sapendo che detto locale era stato costruito senza nessuna licenza edilizia"; c) Antonio Tavella "per delitto p. e p. dall'art. 324 del codice penale (interesse privato in atti d'ufficio), perche' in qualita' di consigliere comunale, dava in fitto un locale, risultante di proprieta' della madre, al comune di San Ferdinando al fine di trarne interessi propri"; d) Domenico Barbalace, Antonio Franco, Raffaele Capria, Carlo Capria, Ferdinando Celi, Giuseppe Bonarrigo e Antonio Tavella "per il delitto p. e p. dagli articoli 353, 110 e 112 del codice penale (concorso in turbata liberta' degli incanti), per avere, con mezzi fraudolenti ed in concorso tra loro, agevolato l'aggiudicazione di una gara di appalto a Carmela Rombola', madre di Antonio Tavella, quest'ultimo consigliere comunale"; e) Domenico Barbalace e Raffaele Albanese "per delitto p. e p. dagli articoli 479 e 110 del codice penale (concorso in falsita' ideologica commessa da P.U. in atti pubblici), per avere falsamente attestato di avere redatto il contratto di fitto del locale adibito alla custodia degli automezzi dell'amministrazione comunale, all'interno della casa comunale, mentre si e' accertato che tale atto e' stato sottoscritto presso l'abitazione della sig.ra Carmela Rombola' (madre del consigliere Tavella)"; f) Carmela Rombola', infine,: "per avere falsamente attestato, in atto pubblico, di avere sottoscritto il contratto di fitto, di cui al capo precedente, all'interno della casa comunale, mentre detto atto era stato firmato presso la sua abitazione (art. 483 del codice penale)"; "per la contravvenzione p. e p. dall'art. 1 della legge 28 gennaio 1977, n. 10, per avere costruito, senza licenza edilizia, una struttura in mattoni, successivamente adibita a custodia di mezzi comunali"; 6) il 22 giugno 1991, e' stato emesso avviso di garanzia nei confronti dei predetti nonche' del citato Silvio Albano, il quale si sarebbe impossessato del deposito del comune, gia' adibito ad autoparco, senza che gli amministratori avessero ritenuto di denunciare il fatto all'autorita' competente; 7) per i fatti suddetti, il 9 aprile scorso, e' stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei sindaco Domenico Barbalace, del segretario comunale nonche' del tecnico comunale, ritenuti responsabili in concorso di abuso d'ufficio, omissione di atti d'ufficio, falsita' materiale, falsita' ideologica, turbata liberta' d'incanti nonche' applicata la misura cautelativa di obbligo di dimora nei confronti di: Carlo Capria, Raffaele Capria, Giuseppe Bonarrigo, Ferdinando Celi, assessori comunali; Antonio Luigi Calaudi, Salvatore Tripodi, Vincenzo Lamalfa, Diego Gerace, Vincenzo Stilo, Michele Rizzo, consiglieri comunali; Antonio Franco, assessore con funzioni di vice sindaco; nonche' del comandante e due vigili urbani, tutti per avere commesso, in concorso, i reati di abuso d'ufficio ed omissione di atti d'ufficio; 8) rimozione, ai sensi dell'art. 40 della legge n. 142/1990, di Antonio Tavella, consigliere comunale di San Ferdinando per ripetute violazioni di legge o pericolo di turbativa dell'ordine pubblico. In questo quadro di diffusa illegalita' vanno altresi' considerate rilevanti le singole posizioni processuali di numerosi amministratori ed in particolare quelle di: Emilio Ernesto Lagana' e Vincenzo Lamalfa (nipote del defunto capo mafia Sabatino Lamalfa e quindi cugino di Francesco Lamalfa, defunto, e di Domenico, ritenuto collegato all'omonima cosca che op- era in San Ferdinando) che figurano tra gli indiziati nell'ambito dell'inchiesta sulle cosche Pesce-Pisano e destinatari del relativo avviso di garanzia; Carmine Modafferi, nei cui confronti figurano numerose denunce e quattro sentenze di condanna per emissione di assegni a vuoto, sarebbe legato da vincoli di amicizia al boss Giuseppe Piromalli dell'omonima cosca di Gioia Tauro, detenuto per omicidio ed altro. Anche la gestione dei pubblici servizi risulta gravemente compromessa dal particolare clima di malessere che investe e coinvolge il consiglio comunale di San Ferdinando ed i suoi organi esecutivi a discapito della efficenza dei servizi da erogare. Emblematica e' la gestione degli appalti pubblici che ha determinato i provvedimenti giudiziari sopra citati nonche' la situazione dell'edilizia scolastica gravemente deteriorata. In generale, dalle informative acquisite dai competenti organi, e' emersa una totale inefficienza dei servizi ed un'attivita' amministrativa caratterizzata da mancanza di trasparenza e correttezza. Da quanto sopra appare chiaro il collegamento diretto e indiretto con la criminalita' organizzata con conseguente condizionamento degli amministratori del comune di San Ferdinando, che ha determinato uno stato di fatto nel quale il processo di formazione della volonta' degli amministratori subisce continue alterazioni, la trasparenza e la funzionalita' dell'attivita' amministrativa sono gravemente compromesse e lo stato dei servizi erogati dal comune risulta, in generale, degradato per favoritismi, abusi e disamministrazione. Si rileva pertanto l'urgenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione comunale di San Ferdinando. Il prefetto di Reggio Calabria, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di San Ferdinando con rapporto del 14 aprile 1992 e nelle more, ritenuti sussistenti i motivi di urgente necessita', con decreto n. 1022/92/GAB, pari data, ne ha disposto la sospensione, assicurando la provvisoria amministrazione dell'ente mediante invio di commissari. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, come convertito nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di San Ferdinando (Reggio Calabria), si for- mula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 18 maggio 1992 Il Ministro dell'interno: SCOTTI