(Allegato 1)
                             ALLEGATO I 
                 METODI DIAGNOSTICI PER LA CONFERMA 
                          DELLA PESTE SUINA 
   Ai metodi di diagnosi si applicano le linee direttrici,  le  norme
ed i criteri minimi qui sotto riportati. I  laboratori  nazionali  di
riferimento per la peste suina stabiliranno i materiali ed  i  metodi
per la diagnosi. 
 A) RACCOLTA DEI MATERIALI PER LA DIAGNOSI. 
   1. Per l'isolamento del virus e la  rivelazione  dell'antigene  e'
essenziale disporre di tessuto delle amigdale. E'  inoltre  opportuno
prelevare campioni di reni, milza ed  ileo,  unitamente  a  linfonodi
mascellari e mesenterici. Ogni campione di tessuto deve essere  posto
in un singolo sacchetto di  plastica  opportunamente  etichettato.  I
campioni vanno trasportati e conservati  in  contenitori  a  perfetta
tenuta.  Essi  non  devono  essere  congelati,   ma   conservati   in
frigorifero, e vanno esaminati senza indugio. 
   2. a) I campioni di  sangue  per  l'isolamento  del  virus  devono
essere prelevati da animali che presentano febbre o altri sintomi  di
malattia.  A  tal  fine  vanno   impiegate   provette   sterili   non
citotossiche; i campioni vengono mantenuti al fresco, preferibilmente
in frigorifero, ed il loro esame deve aver luogo quanto prima. 
    b) Si puo' inoltre procedere al prelievo di  campioni  di  sangue
per l'isolamento del virus  dai  leucociti  dei  suini  sospetti.  Ad
evitare la coagulazione del sangue  deve  essere  fatto  ricorso,  di
preferenza, all'aggiunta di EDTA (1). I campioni vanno conservati  in
frigorifero ed utilizzati entro due giorni. 
   3. Debbono essere  prelevati  da  animali  guariti  dall'infezione
sospetta, e da scrofe che risultino aver  avuto  contatti  con  altri
animali infetti o sospetti, dei campioni  di  sangue  destinati  alla
ricerca degli anticorpi in appoggio alla diagnosi clinica ed  a  fini
di  sorveglianza.  Nelle  aziende  sospette,   il   prelevamento   va
effettuato su tutti i primi venti animali sospetti di malattia  o  di
contatto con animali infetti e sul 25% dei successivi. Per assicurare
un'alta probabilita' di individuare gli anticorpi indotti  dal  virus
della peste suina, i campioni devono essere prelevati a  tale  stadio
in tutte le unita' dell'azienda. La sierodiagnosi  non  va  applicata
laddove  si  sia  proceduto   ad   una   vaccinazione   ufficialmente
autorizzata. 
 B) DIAGNOSI DI LABORATORIO DELLA PESTE SUINA NELLE AZIENDE SOSPETTE. 
   La  diagnosi  di  laboratorio  della  peste  suina  deve  fondarsi
sull'individuazione dell'antigene virale nei  tessuti  organici  come
indicato al capo B, punto 1. 
   In caso di risultati non conclusivi o negativi,  le  prove  devono
essere ripetute sugli stessi campioni. Eventuali  ulteriori  campioni
devono essere raccolti dagli stessi animali. 
   Qualora l'esame di materiali provenienti da  animali  sospetti  di
peste  suina  o  da  allevamenti  che  abbiano  avuto  contatti   con
l'infezione abbia dato risultati negativi o non conclusivi,  si  deve
procedere  all'isolamento  del  virus.  Quando  in  tali  cricostanze
l'individuazione dell'antigene virale o l'isolamento  del  virus  non
hanno avuto successo, si deve procedere alla ricerca degli  anticorpi
neutralizzanti su campioni di sangue di animali  che  hanno  superato
l'infezione e di animali  che  risultino  avere  avuto  contatti  con
l'infezione. 
   I materiali, i  metodi  e  i  criteri  diagnostici  devono  essere
prescritti dal laboratorio nazionale per la peste suina. 
       
   (1) Etilendiamminotetracetato di sodio. 
 
  1. Evidenziamento dell'antigene virale. 
   Per evidenziare l'antigene virale  nei  tessuti  degli  organi  si
applica  la  tecnica  dell'immunofluorescenza   diretta   a   sezioni
criostatiche sottili (fino a 5 micron) di amigdale e  di  tessuti  di
altri organi, secondo quanto specificato al  capo  A,  punto  1,  del
presente allegato. Nell'applicazione di detta tecnica si  adottano  i
seguenti criteri base: 
     a) il siero iperimmune dev'essere preparato a partire  da  suini
sicuramente sani e che non abbiano anticorpi capaci  di  pregiudicare
la specificita' o la qualita' della reazione; 
     b) il coniugato fluorescemico dell'immonoglobulina, preparato  a
partire dal siero di suini  iperimmunizzati  contro  la  peste  suina
secondo quanto specificato alla lettera  a),  deve  avere  un  titolo
minimo di attivita' 1: 20, determinato su colture cellulari infettate
con virus della peste suina e confermato con prove  di  controllo  su
azioni di tessuti. La diluizione  del  coniugato  deve  associare  il
massimo di brillantezza al minimo di colorazione di fondo; 
     c) ogni campione  che  mostri  una  fluorescenza  citoplasmatica
specifica va  considerato  positivo.  Nei  casi  dubbi  il  risultato
dev'essere  confermato  mediante  isolamento  del  virus  in  colture
cellulari; 
     d) qualora si sospetti che una  manifestazione  di  fluorescenza
sia dovuta al virus vaccinale, l'allevamento e' considerato  sospetto
fintanto che le autorita' competenti lo riterranno opportuno. 
2. Isolamento e identificazione del virus in colture di cellule. 
   a) L'isolamento del virus dei campioni di tessuto viene effettuato
su colture di cellule sensibili (PK 15) o di altri  tipi  di  cellule
sensibili, presentanti una sensibilita' analoga;  tali  colture  sono
effettuate su portaoggetti posti a contatto con  una  sospensione  al
10%, opportunamente preparata, di  tessuto  proveniente  dall'animale
sospetto; iniziando da una sospensione al 10%, dette  colture  devono
essere   colorate   e   sottoposte   all'esame   della   fluorescenza
citoplasmatica  specifica  a  distanza  di  24-72  ore  dal   momento
dell'inoculazione. 
    b) L'isolamento del virus dai  campioni  di  sangue,  raccolti  e
trattati come indicato al capo A, punto 2, lettera b),  del  presente
allegato, viene effettuato per inoculazione di  colture  di  cellule,
come descritto rispettivamente al capo A, punto 2, lettere a)  e  b).
Tali colture devono essere esposte a una sospensione di "buffy  coat"
riportata al volume iniziale del sangue. Nel  caso  dei  campioni  di
siero, le colture di cellule vanno esposte a una diluizione del siero
non superiore al 20%. 
 C) IDENTIFICAZIONE NEI CAMPIONI DI SANGUE DEGLI ANTICORPI 
INDOTTI DAL VIRUS DELLA PESTE SUINA. 
   L'identificazione degli anticorpi neutralizzanti nei  campioni  di
sangue va effettuata a conferma  della  diagnosi  della  peste  suina
negli allevamenti dove sono presenti  suini  che  presentano  sintomi
clinici della malattia o su animali presumibilmente venuti a contatto
con l'infezione. Essa puo' servire anche ai fini della sorveglianza o
per  il  controllo  degli  allevamenti  il  cui  stato  sanitario  e'
sconosciuto. 
   A tali fini si  provvedera'  a  sottopore  opportuni  campioni  di
sangue a una prova riconosciuta. 
   Sono  autorizzate  le  seguenti  prove,   basate   sulla   tecnica
dell'immunofluorescenza  diretta.   Esse   devono   comprendere   gli
opportuni controlli dei sieri positivi e negativi. 
1. Prova di riduzione delle placche (PRP). 
   La  prova  e'  basata  sul  conteggio  delle   microplacche.   Tre
diluizioni di siero diverse, a  partire  da  una  diluizione  1:  20,
vengono fatte reagire con un volume uguale di  sospensione  di  virus
contenente da 300 a 1.000 unita' formatrici di placche  (UFP)  di  un
ceppo virulento di virus della peste  suina,  impiegando  almeno  due
colture monostrato per diluizione. 
   I risultati sono espressi sotto forma di titolo di riduzione delle
placche, che e' il reciproco della  diluizione  di  siero  capace  di
ridurre del 90% il numero di focolai fluorescenti rispetto  al  siero
di controllo negativo diluito 1: 20.  I  titoli  vengono  determinati
graficamente. 
2. Prove dell'indice di neutralizzazione (IN). 
   La prova e' basata sul conteggio delle microplacche. Un  ceppo  di
virus viene titolato in colture cellulari in presenza  di  un  uguale
volume di  una  diluizione  1:  20  di  siero.  Per  ogni  diluizione
logaritmica 10 della sospensione di virus sono necessarie almeno  due
colture monostrato. 
   Il  grado  di  attivita'  neutralizzante   viene   espresso   come
differenza fra il titolo di infezione in presenza di  una  diluizione
di 1: 20 di siero riconosciuto come negativo e il titolo della stessa
sospensione  di  virus  in  presenza  del  siero   sospetto.   Questa
differenza costituisce l'indice di neutralizzazione e viene  espressa
logaritmicamente. 
3. Prova di neutralizzazione nel virus e immunofluorescenza (IFN). 
   Questa prova e' fondata sulla determinazione del punto  finale  al
50%. Le colture vengono inoculate con  quantita'  costanti  di  virus
dopo incubazione in presenza del siero, e i  risultati  sono  fondati
sull'assenza totale della fluorescenza citoplasmatica specifica. 
   Ai fini di uno screening, i sieri vengono  diluiti  1:  5.  Se  e'
necessaria una  titolazione  completa,  si  preparano  diluizioni  al
doppio del siero, a partire da 1: 5. Ogni diluizione e' mescolata con
un volume uguale di sospensione di virus contenente da 100 a 200 dosi
infettive (CTID50). A ciascun livello di diluizione  vanno  impiegate
almeno due colture. I risultati  sono  espressi  come  reciproco  del
livello di diluizione al quale la meta' delle colture cellulari inoc-
ulate non presenta alcuna fluorescenza specifica. Se il punto  finale
e' compreso  fra  due  livelli  di  diluizione,  lo  si  calcola  per
interpolazione. 
 D) VALUTAZIONE DEI RISULTATI DELLE PROVE DI LABORATORIO. 
   1. La conferma della presenza della  malattia  dev'essere  fondata
sull'identificazione dell'antigene  virale  nei  tessuti  organici  o
sull'isolamento del virus da campioni di tessuti, secondo le tecniche
descritte al capo B, punti 1 e 2, del presente allegato; fa eccezione
il caso in cui sia dimostrato che la  reazione  e'  dovuta  al  virus
vaccinale, come indicato al capo B, punto 1, lettera d). 
   2. Qualora sia stata riscontrata  la  presenza  di  anticorpi  che
reagiscono con virus della  peste  suina,  l'allevamento  di  origine
dev'essere considerato sospetto. 
     a)  Per  escludere  il  sospetto  di  peste  suina   a   seguito
dell'identificazione degli anticorpi, si procede alla prova descritta
al  capo  E  per  stabilire  se  si  tratta  di  anticorpi   reattivi
eventualmente indotti dal virus della  diarrea  virale  bovina  o  di
anticorpi del virus della peste suina.  I  campioni  originari  vanno
nuovamente sottoposti alla prova differenziale. 
     b) Se la prima  prova  differenziale  non  risulta  sufficiente,
trenta giorni piu' tardi si procede a una nuova  prova,  in  modo  da
seguire la possibile  diffusione  dell'infezione.  I  campioni  vanno
prelevati su tutti i primi venti animali dell'azienda sospetta e  sul
25% dei successivi. 
3. Interpretazione dei risultati sierologici. 
a) Prova di riduzione su placche (PRP). 
   Un titolo uguale o superiore a 50 su un qualunque suino, associato
a osservazioni cliniche od epizooziologiche tali da far sospettare la
presenza della malattia, costituisce diagnosi positiva. 
   Un titolo uguale o superiore a  50  su  un  qualunque  suino,  non
accompagnato  da  manifestazioni  cliniche  o   epizooziologiche   fa
sospettare la presenza della malattia e deve  essere  seguito  da  un
procedimento diagnostico differenziale. 
 b) Indice di neutralizzazione (IN). 
   Un titolo uguale  o  superiore  ad  1,0  su  un  qualunque  suino,
associato a sintomi clinici ed epizooziologici tali da far sospettare
la presenza della malattia, costituisce diagnosi positiva. 
   Un titolo uguale o superiore ad 1,0 su  un  qualunque  suino,  non
associato a sintomatologia clinica ed epizooziologica,  tali  da  far
sospettare la  presenza  della  malattia,  e'  considerato  risultato
dubbio  e  deve  essere  seguito  da  un   procedimento   diagnostico
differenziale. 
 c) Esami per immunofluorescenza e neutralizzazione del virus (IFN). 
   Un titolo uguale o superiore a 5 su un qualunque suino,  associato
a sintomi  clinici  od  epizooziologici  che  lascino  sospettare  la
presenza della malattia, costituisce diagnosi positiva. 
   Un titolo uguale o superiore  a  5  su  un  qualunque  suino,  non
associato a sintomi clinici o epizooziologici, lascia  sospettare  la
presenza della malattia, e deve essere  seguito  da  un  procedimento
diagnostico differenziale. 
 E) DIAGNOSI DIFFERENZIALE  DELLA  PESTE  SUINA  (PS)  DALLA  DIARREA
VIRALE BOVINA (DVB). 
   1. Le prove per la diagnosi differenziale fra la peste suina  (PS)
e la diarrea virale bovina (DVB) sono basate su titolazioni del punto
finale dei sieri in parallelo con  ceppi  della  PS  e  della  DVB  e
secondo metodi integralmente comparabili. 
   I ceppi della PS e della DVB  da  impiegare  nella  prova  debbono
essere approvati ufficialmente. Per escludere il  sospetto  di  peste
suina sorto in seguito all'identificazione di anticorpi nei suini,  i
campioni di sangue devono essere sottoposti a titolazioni comparative
del punto finale degli anticorpi neutralizzati contro i  virus  della
PS e della DVB. 
   2. I risultati della prova sierologica differenziale tra la  peste
suina e la diarrea  virale  bovina  devono  essere  intepretati  come
segue: 
     a) se dalla prova comparativa risulta: 
     che piu' di  un  suino  presenta  anticorpi  della  PS,  ma  non
presenta anticorpi della DVB, oppure; 
     che i titoli nei confronti del virus  della  PS  sono  uguali  o
superiori a quelli contro la DVB in una forte percentuale dei  suini;
la peste suina e' confermata; 
     b) se dalle prove comparative risulta che alcuni dei titoli  nei
confronti del virus della PS sono uguali o superiori  ai  titoli  nei
confronti del virus della DVB (su  un  certo  numero  di  suini),  si
sospetta  la  presenza   di   peste   suina   e   si   procede   alla
differenziazione, nel modo seguente: 
     - i suini che mostrano titoli di neutralizzazione verso il virus
della peste suina superiori o uguali ai titoli verso il  virus  della
DVB vengono abbattuti, e i loro feti,  insieme  a  qualunque  tessuto
ritenuto significativo, vengono sottoposti alla ricerca del  virus  o
dell'antigene della peste suina; 
     - se si individua la presenza dell'antigene o  del  virus  della
peste suina, la presenza della malattia e' confermata; 
     - se l'esame sopra definito al secondo trattino  non  rivela  la
presenza del virus o dell'antigene della peste  suina,  l'allevamento
e' considerato sospetto fino al momento  in  cui  un'altra  serie  di
campioni di sangue, raccolti almeno trenta  giorni  piu'  tardi,  sia
stata sottoposta ad ulteriori prove comparative; 
     - se tali ulteriori prove comparative dimostrano che  tutti  gli
animali hanno titoli contro il  virus  della  DVB  significativamente
piu' elevati - almeno quattro volte - rispetto al virus della PS,  il
sospetto non viene confermato; 
     - se uno o piu' animali presentano un  titolo  contro  il  virus
della PS uguale o superiore rispetto al  titolo  contro  la  DVB,  la
peste suina e' confermata; 
     c) se i  titoli  nei  confronti  della  DVB  non  sono  tali  da
escludere la peste suina, l'azienda dev'essere  considerata  sospetta
ed essere sottoposta nuovamente alla prova dopo almeno trenta giorni.