ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Caccamo (Palermo), eletto nelle consultazioni elettorali del 29 maggio 1988, presenta fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso. Invero, con il rapporto del prefetto di Palermo del 20 febbraio 1993 sono state evidenziate forme di pressione a carattere intimidatorio che compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione di Caccamo. Le vicende dell'amministrazione comunale testimoniano l'esistenza del concreto pericolo che le relazioni intrattenute da componenti dell'organo elettivo con la criminalita' organizzata possano favorire illecite interferenze sull'attivita' amministrativa dell'ente locale. I contrasti interni all'amministrazione appaiono riconducibili alla esistenza di schieramenti: di uno farebbe parte il sindaco Luigi Di Lucia legato all'imprenditore edile Catanese Salvatore ritenuto esponente di gruppi organizzati della malavita locale, mentre l'altro farebbe capo agli assessori Antonino Guzzino e Giuseppe Muscia entrambi in stretti rapporti con Intile Francesco ritenuto capo della Cosca di Caccamo. Negli ultimi quattro anni, a testimonianza dei predetti contrasti si sono verificati in danno di amministratori comunali diversi episodi criminosi di danneggiamento a scopo intimidatorio quali gli incendi delle vetture dei consiglieri Geraci Domenico, Medico Filippo, Romano Giuseppe, Cecala Salvatore, l'incendio del villino della famiglia di Francesco Guagenti e il danneggiamento dei frutteti del consigliere Giovanni Faso. Tali vicende hanno determinato apprensione nell'opinione pubblica e certo costituiscono inequivocabili tentativi di coartazione della determinazione del'organo elettivo. Inoltre diversi componenti del consiglio comunale risultano coinvolti in inchieste e procedimenti penali. In particolare, risultano a carico di: Muscia Giuseppe una comunicazione giudiziaria del 17 aprile 1985 perche' indiziato di associazione per delinquere di stampo mafioso ed altro nel procedimento penale contro Michele Greco, nonche' una denuncia del 12 marzo 1988 per il reato di malversazione e danno di privati; Di Cola Nicasio una denunzia nella qualita' di assessore al turismo e spettacolo, per truffa aggravata in danno dell'assessorato regionale alla cooperazione e per interesse privato in atti d'ufficio, una condanna ad un anno e dieci mesi di reclusione e un milione di lire di multa per truffa e interesse privato in atti d'ufficio. Risulta ancora che l'assessore Antonino Guzzino presiede la commissione edilizia comunale ed espleta nello stesso comune di Caccamo l'attivita' di libero professionista; conseguentemente alla predetta commissione vengono usualmente sottoposti i progetti dal medesimo redatti. Simili circostanze evidenziano cosi' la tendenza ad una gestione "privata" dell'amministrazione locale che certo non consente l'imparzialita' e il buon andamento dell'amministrazione. Il clima di grave condizionamento, in cui versa il consiglio comunale di Caccamo, la cui libera determinazione risulta piegata agli interessi delle locali organizzazioni mafiose; la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica utilizzata per il perseguimento di fini estranei al pubblico interesse hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. Da quanto sopra esposto, emerge l'esigenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione di Caccamo, caratterizzata da costanti collegamenti diretti ed indiretti tra amministratori e criminalita' organizzata che condizionano la libera determinazione degli stessi, inficiano il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi alla medesima affidati. Il prefetto di Palermo, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Caccamo con relazione n. G9302796/Gab del 20 febbraio 1993. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Caccamo (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 3 marzo 1993 Il Ministro dell'interno: MANCINO