(all. 1 - art. 1)
                   Al Presidente della Repubblica
   Il consiglio  comunale  di  Modugno,  eletto  nelle  consultazioni
elettorali  del 29 ottobre 1989, presenta fenomeni di infiltrazione e
condizionamento di tipo mafioso.
   Invero, con il rapporto del prefetto di Bari del  13  marzo  1993,
sono  state  evidenziate forme di pressione a carattere intimidatorio
che compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi  ed  il  buon
andamento dell'amministrazione di Modugno.
   Negli  ultimi  anni  si  sono susseguiti gravi episodi di violenza
contro  alcuni  componenti  del   consiglio   comunale,   costituenti
inequivocabili   tentativi   di   coartazione   della  determinazione
dell'organo elettivo.
   In particolare il 6 maggio 1989 venivano esplosi ripetuti colpi di
arma da fuoco contro  la  finestra  dell'abitazione  del  consigliere
Antonio Pecorella; lo stesso episodio si verificava il 28 giugno 1991
contro  il  garage  del consigliere Gaetano Naglieri, ed il 21 agosto
1991 contro il negozio di proprieta' della moglie  del  vice  sindaco
Luciano Pascazio, assessore ai servizi sociali.
   Un  ulteriore  fatto  di  violenza  si verificava il 19 marzo 1992
quando  i  pregiudicati  Francesco  De  Vito   e   Gaetano   Granieri
minacciavano  di morte il consigliere Raffaele Lacalamita all'interno
della tipografia di sua proprieta' e procuravano lesioni ad altri due
consiglieri presenti nel laboratorio.
   Il  7  gennaio  1993   un   ordigno   esplodeva   in   prossimita'
dell'abitazione  di  Giuseppe  Ventrella gia' presidente della locale
Cassa rurale ed artigiana.
   Dalle indagini svolte e' emerso che esiste nel  territorio  locale
un  giro  di  usura  nel  quale  risultano  coinvolti  amministratori
comunali che avrebbero versato ad organizzazioni criminali  somme  di
danaro di provenienza illecita, per il successivo reimpiego.
   Alcuni  amministratori  inoltre  sono  risultati  in  rapporti  di
amicizia  e  di  assidua  frequentazione  con  noti  esponenti  della
criminalita'  locale  tra  cui  Angelo  Rutigliano,  Vincenzo Girone,
Pasquale Di Cinque, Pasquale Morelli, Vincenzo Rutigliano e  Domenico
Pilolli.
   E' stato altresi' riscontrato che nel 1991 il comune di Modugno ha
erogato  sussidi  economici  in  favore  dei pregiudicati Vincenzo ed
Angelo Rutigliano, Francesco  De  Vito,  Domenico  Pilolli  e  Nicola
Chimenti,  benche' gli stessi usassero circolare notoriamente su auto
di grossa cilindrata; che a Giuseppe Rutigliano, netturbino (padre di
Angelo e Vincenzo), e' stato attribuito un alloggio del comune  senza
versamento  del corrispettivo canone; che parimenti l'uso gratuito di
due alloggi, in uno stabile per il quale  il  comune  corrisponde  un
canone  annuo a privati, e' stato dato alle famiglie dei due fratelli
Angelo e Vincenzo Rutigliano; che non e' stata  eseguita  l'ordinanza
di demolizione, risalente al 2 aprile 1990, del fabbricato di Gaetano
Rutigliano fratello dei gia' richiamati malviventi.
   A  delineare  ulteriormente il quadro di inquinamento in cui versa
l'amministrazione di Modugno  concorre  l'esistenza  di  procedimenti
penali pendenti nei confronti di alcuni amministratori attualmente in
carica:  i  consiglieri  Gaetano  Naglieri,  Michele Camasta, Antonio
Pecorella e Luciano Pascazio sono imputati di  concussione  aggravata
in concorso, in relazione all'espletamento di alcune gare d'appalto i
cui atti sono stati sottoposti a sequestro dalla competente autorita'
giudiziaria;  i  consiglieri  Pietro  Beccia e il gia' citato Gaetano
Naglieri nonche' gli assessori Giuseppe Rana, Raffaele  Lacalamita  e
Giacinto   Ardito   sono  stati  rinviati  a  giudizio  per  concorso
continuato ed aggravato nel reato di  abuso  d'ufficio  in  casi  non
preveduti specificamente dalla legge.
   Emblematico   dello   stato   di   degrado   della  vita  politica
amministrativa del comune e'  quanto  accaduto  il  2  marzo  scorso,
quando  i  citati  pregiudicati,  facendosi  interpreti  del  diffuso
malcontento,  hanno   chiuso   dentro   all'edificio   comunale   gli
amministratori riuniti in seduta consiliare per impedirne l'uscita.
   Il  clima  di  grave  condizionamento  e  degrado, in cui versa il
consiglio comunale di Modugno, la cui libera  determinazione  risulta
piegata agli interessi delle locali organizzazioni mafiose; la palese
inosservanza  del  principio  di legalita' nella gestione dell'ente e
l'uso distorto della cosa pubblica utilizzata per il perseguimento di
fini estranei al pubblico interesse hanno minato  ogni  principio  di
salvaguardia   della  sicurezza  pubblica  e,  nel  compromettere  le
legittime aspettative della popolazione  ad  essere  garantita  nella
fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia
nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
   Da  quanto  sopra  esposto emerge l'esigenza dell'intervento dello
Stato    mediante     provvedimenti     incisivi     in     direzione
dell'amministrazione   di   Modugno,   caratterizzata   da   costanti
collegamenti diretti ed indiretti tra amministratori  e  criminalita'
organizzata  che  condizionano la libera determinazione degli stessi,
inficiano il  buon  andamento  dell'amministrazione  ed  il  regolare
funzionamento dei servizi alla medesima affidati.
   Il  prefetto  di Bari, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-
legge 31 maggio 1991, n. 164,  come  convertito,  con  modificazioni,
nella  legge  22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di
scioglimento del consiglio  comunale  di  Modugno  con  relazione  n.
1759/13.1Gab.  del 13 marzo 1993 e nelle more, ritenuti sussistenti i
motivi di urgente necessita' richiesti dalla legge, con provvedimento
del 13 marzo 1993, n. 1759/13.1Gab., ha disposto la  sospensione  del
consiglio comunale del sindaco e della giunta comunale di Modugno.
   Ritenuto  per  quanto esposto che ricorrono le condizioni indicate
nell'art.  1  del  decreto-legge  31  maggio  1991,  n.   164,   come
convertito,  con  modificazioni,  nella legge 22 luglio 1991, n. 221,
che legittimano lo scioglimento del  consiglio  comunale  di  Modugno
(Bari),  si  formula  rituale proposta per l'adozione della misura di
rigore.
    Roma, 24 marzo 1993
                                    Il Ministro dell'interno: MANCINO