ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Sarno (Salerno), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 6 maggio 1990, presenta fenomeni di infiltrazione della criminalita' organizzata. Invero, il prefetto di Salerno, con rapporto n. 12.B.1.2806/Gab. del 12 giugno 1993, ha evidenziato, anche sulla base degli accertamenti eseguiti presso il predetto ente dal collegio degli ispettori, che risultano collegamenti, diretti ed indiretti, di alcuni amministratori con la criminalita' organizzata locale che compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Sarno. In particolare, le risultanze emerse dall'indagine disposta dal prefetto di Salerno, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, hanno messo in luce le strette ed intense collusioni tra amministratori ed esponenti della malavita locale che operano un vero e proprio controllo sulla quasi totalita' dei settori della vita amministrativa dell'ente. Significativi elementi comprovanti lo stato di compromissione degli organi elettivi del comune si rinvengono nel settore delle forniture di generi alimentari per le mense scolastiche che vengono assicurate attraverso procedure apparentemente corrette. Invero, da riscontri obiettivi esperiti dai competenti organi, e' emerso che numerose ditte invitate a partecipare alle predette gare venivano preventivamente scoraggiate, tramite contatti effettuati da esponenti della locale malavita ed anche dagli stessi amministratori. Pertanto, risultava facile individuare preventivamente la ditta da favorire e, ove cio' non riusciva possibile, si ricorreva, adducendo il carattere d'urgenza, all'aggiudicazione mediante trattativa privata. Emblematica, altresi', appare la gestione del servizio delle onoranze funebri che risulta essere assicurato da una sola ditta privata locale, in forma di indiscusso ed incontrollato monopolio. Tale servizio e', di fatto, gestito da operatori legati alla malavita locale, verso i quali gli utenti non hanno alcun modo di opporsi perche' fortemente intimiditi. Altro riscontro della collusione con la malavita organizzata si rinviene nel servizio di nettezza urbana, in quanto sono state rilevate discrepanze e sospetti in ogni fase della procedura di aggiudicazione a favore di una ditta di Salerno; aggiudicazione che sembrerebbe essere stata frutto di un'intesa fra i clan camorristici Nuvoletta e Galasso. Lo stato di soggezione degli organi elettivi dell'ente si riscontra, inoltre, nell'attivita' edilizia del comune di Sarno che risulta essere permeata da una forte collusione tra malavita e amministratori locali e che trova terreno fertile in una collettivita' intimidita ed in un apparato amministrativo debole e vulnerabile. La commissione edilizia, che appare caratterizzata e dominata da alcuni membri legati alla malavita organizzata, con la compiacenza degli amministratori, ha improntato la propria attivita' ad una profonda inerzia. In realta', da riscontri amministrativi, e' risultato che alcuni componenti la commissione, che risultano essere affiliati al clan Galasso ed al momento inquisiti per i reati di associazione a delinquere, estorsione e corruzione, esaminavano solo i progetti di cui erano personalmente interessati a vario titolo. In tale quadro e' emerso, altresi', che l'attivita' svolta dal suddetto consesso era improntata alla sopraffazione ed al perseguimento di interessi personali. La gia' esigua attivita' della commissione edilizia ha subito un ulteriore arresto, nella primavera del 1992, a seguito della prospettata elaborazione di un nuovo piano regolatore. Conseguentemente, e' stato registrato un notevole aumento nel rilascio di autorizzazioni che, per la loro natura, non sono assoggettate al parere preventivo della commissione edilizia. In realta', con tale espediente, sono state realizzate vere e proprie costruzioni, in dispregio delle norme edilizie. Anche il piano regolatore generale rappresenta l'affare piu' vistosamente inquinato e condizionato della vita amministrativa comunale. La discussione che si sviluppa, in seno al consiglio comunale, as- sume, spesso, toni vivaci ed, a volte, anche violenti. Pesanti accuse vengono rivolte agli amministratori ritenuti responsabili della trasformazione di alcuni terreni a tradizionale vocazione agricola in terreni edificabili e del previsto trasferimento delle industrie locali su terreni di proprieta' del pluripregiudicato Pasquale Galasso, boss incontrastato dall'omonimo clan. In pratica, lo strumento urbanistico, attraverso il recupero di aree edificabili, favoriva la speculazione residenziale gestita dal suddetto clan malavitoso, costringendo, altresi', le industrie ad assoggettarsi alle vessazioni del clan medesimo, attraverso il trasferimento sui terreni del Galasso. Illuminante, al riguardo, e' il ritrovamento di una copia del pi- ano regolatore nella residenza del soprarichiamato Galasso. Da rilevare che quattro copie del suddetto piano - consegnate al comune - erano state prese in consegna dal sindaco dell'epoca, Pasquale Fasolino, il quale e' stato compare d'anello al matrimonio del nipote del pluripregiudicato Aniello Serino, braccio destro di Pasquale Galasso. Il clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il consiglio comunale di Sarno, la cui libera determinazione risulta contigua agli interessi delle locali organizzazioni mafiose, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini estranei al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. Da quanto sopra esposto, emerge l'esigenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione di Sarno, caratterizzata da costanti collegamenti, diretti ed indiretti, tra amministratori e criminalita' organizzata che condizionano la libera determinazione degli stessi, inficiano il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi alla medesima affidati. Peraltro, lo stesso consiglio comunale, dopo le dimissioni del sindaco pro-tempore, prodotte in data 6 febbraio 1993, non e' stato capace di procedere, nei termini prescritti dalla legge, al rinnovo degli organi esecutivi. Cio' ha accentuato la necessita' di creare le condizioni di un risanamento ambientale nell'ente locale, ripristinando, attraverso un periodo di vacatio ritenuto, oltre che utile ed opportuno, anche inevitabile, regole di trasparenza, di imparzialita' e di autonomia, proprio per ridare prestigio e credibilita' agli organi gestionali dell'ente, nello spirito della legge 19 marzo 1990, n. 55. Il prefetto di Salerno, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Sarno, con la citata relazione. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Sarno (Salerno), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 16 giugno 1993 Il Ministro dell'interno: MANCINO