(all. 1 - art. 1)
                                                             ALLEGATO
                   Al Presidente della Repubblica
   Il  consiglio  comunale  di  Aci Catena (Catania), rinnovato nelle
consultazioni elettorali del 6  maggio  1990,  presenta  fenomeni  di
infiltrazione della criminalita' organizzata.
   Invero,  il  prefetto di Catania, con rapporto del 19 giugno 1993,
ha evidenziato che risultano collegamenti, diretti ed  indiretti,  di
alcuni  amministratori  con  la  criminalita'  organizzata locale che
compromettono  l'imparzialita'  degli  organi  elettivi  ed  il  buon
andamento dell'amministrazione comunale di Aci Catena.
   In   particolare,   il   deputato  regionale  nonche'  consigliere
provinciale,  Giuseppe  D'Agostino,   in   atto   detenuto,   perche'
incriminato  per  il  reato di concussione nell'inchiesta giudiziaria
sul complesso fieristico di viale Africa di  Catania,  ha  esercitato
una   rilevante  influenza  sulla  vita  politica-amministrativa  del
suddetto ente, si'  da  incidere,  sensibilmente,  nella  scelta  dei
membri  dell'attuale  giunta  e di quella precedente, nonche' dei due
sindaci   susseguitisi   nel   corso    delle    predette    gestioni
amministrative.
   Peraltro,  il  precedente  sindaco  e'  stato  oggetto di numerosi
esposti anonimi, in quanto ritenuto responsabile di aver favorito  un
congiunto in un pubblico concorso.
   A  carico  dell'attuale  sindaco,  Raffaele  Nicotra,  sono emersi
inequivocabili collegamenti con pregiudicati di  Aci  Catena,  legati
alla  nota  famiglia  mafiosa  Santapaola-Ercolano  dedita  a rapine,
omicidi ed estorsioni.
   E' stato, altresi', accertato che il Nicotra aveva  gia'  favorito
un pericoloso pregiudicato, tale Giuseppe Gurgone, consentendo che lo
stesso,  benche'  agli  arresti  domiciliari  perche' responsabile di
rapina aggravata, espletasse attivita' lavorativa presso  il  proprio
esercizio commerciale.
   Tra  i  componenti  dell'attuale  consiglio  comunale si annovera,
peraltro, il consigliere Giuseppe Leonardi, ambiguo personaggio, gia'
diffidato di p.s. e fortemente sospettato di connivenza con  elementi
appartenenti a gruppi mafiosi.
   Il  predetto,  infatti,  e' stato segnalato, ai competenti organi,
per vari reati, quali appropriazione  indebita,  frode,  nonche'  per
illeciti  penali  contro  la  famiglia  e  per violazione della legge
elettorale.
   Sintomatica appare la circostanza  che  il  servizio  comunale  di
rimozione  e  custodia di autoveicoli sia stato affidato ad una ditta
della quale e' titolare il figlio del  citato  consigliere  comunale;
ditta  la  cui  attivita'  ha  registrato, nell'anno 1992 e nel primo
semestre  del  1993,  un   notevole   incremento,   con   particolare
riferimento  al  recupero delle auto rubate, rinvenute nel territorio
di Aci Catena.
   Al riguardo, e' stato riscontrato che  molte  di  tali  auto  sono
state  ritrovate  da  un  altro  figlio  del  Leonardi  che riscopre,
nell'ambito dell'amministrazione comunale,  la  qualifica  di  vigile
urbano.
   In  tale  quadro,  la  presenza  di  dipendenti comunali, quali il
citato vigile, nonche' di  altri  impiegati,  legati  da  vincoli  di
parentela  o  affinita'  con  alcuni  consiglieri comunali, i criteri
clientelari  seguiti  nell'assunzione  di  personale  ed  ancora   le
modalita'   di  espletamento  del  servizio  dell'autosoccorso,  sono
sintomatici  di  attuali  e  perduranti  interferenze, da parte della
criminalita' mafiosa, nella gestione dell'ente che pregiudicano,  non
solo  il  regolare  andamento  dell'attivita'  amministrativa  ed  il
perseguimento  dell'interesse  pubblico,  ma  influiscono,  altresi',
gravemente  sulla  sicurezza  pubblica  del  comune  di  Aci  Catena,
determinando uno stato di diffuso allarme  sociale,  evidenziato,  in
particolare,  dai  numerosi esposti anonimi pervenuti alle competenti
autorita'.
   Il clima di grave  condizionamento  e  degrado  in  cui  versa  il
consiglio  comunale  di  Aci  Catena,  la  cui  libera determinazione
risulta contigua agli interessi delle locali organizzazioni  mafiose,
la  palese  inosservanza  del  principio  di legalita' nella gestione
dell'ente e l'uso distorto della cosa  pubblica,  utilizzata  per  il
perseguimento  di  fini  estranei al pubblico interesse, hanno minato
ogni principio  di  salvaguardia  della  sicurezza  pubblica  e,  nel
compromettere  le  legittime  aspettative della popolazione ad essere
garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno  ingenerato
diffusa  sfiducia  nella  legge  e  nelle  istituzioni  da  parte dei
cittadini.
   Da quanto sopra esposto, emerge l'esigenza  dell'intervento  dello
Stato,     mediante     provvedimenti     incisivi    in    direzione
dell'amministrazione  di  Aci  Catena,  caratterizzata  da   costanti
collegamenti, diretti ed indiretti, tra amministratori e criminalita'
organizzata  che  condizionano la libera determinazione degli stessi,
inficiano il  buon  andamento  dell'amministrazione  ed  il  regolare
funzionamento dei servizi alla medesima affidati.
   Il  prefetto  di  Catania,  ai  sensi  dell'art.  1,  comma 2, del
decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con  modificazioni,
nella  legge  22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di
scioglimento del consiglio comunale di Aci Catena.
   Si ritiene, per quanto sopra, che sussistano le  condizioni  indi-
cate   nell'art.   1  del  decreto-legge  31  maggio  1991,  n.  164,
convertito, con modificazioni, nella legge 22 luglio  1991,  n.  221,
ancorche' si siano dimessi oltre la meta' dei consiglieri, ricorrendo
la  situazione  di emergenza che coinvolge i valori costituzionali di
primario rilievo dell'ordine e della sicurezza pubblica.
   Si formula, pertanto, rituale proposta per l'adozione della misura
di rigore, in  quanto,  operata  una  valutazione  comparativa  degli
interessi  primari, si rende prioritario provvedere, con una gestione
straordinaria dell'ente, che, avendo ai sensi della legge  22  luglio
1991,  n. 221, durata massima di diciotto mesi, costituisce strumento
piu' idoneo alla  tutela  dell'ordine  e  della  sicurezza  pubblica,
gravemente  minacciati  ed  al ripristino dei principi di legalita' e
buona amministrazione che, a causa delle pressanti  infiltrazioni  ed
intimidazioni, sono stati violati.
    Roma, 23 giugno 1993
                                    Il Ministro dell'interno: MANCINO