Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Teverola (Caserta), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 6 giugno 1993, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, rilevate con relazione del prefetto di Caserta del 2 dicembre 1993 ed, altresi', evidenziate dal rapporto della commissione d'accesso nominata con decreto del 13 ottobre 1993, per compiere accertamenti sull'attivita' dell'ente. La contiguita' di interessi camorristici con l'amministrazione di Teverola emerge da alcuni episodi che, sintomatici del condizionamento, hanno caratterizzato la vita del comune negli ultimi tempi. Particolare rilievo assume la vicenda collegata alla discoteca denominata "Lo stallone", realizzata senza alcuna autorizzazione, in un edificio abusivo, dai fratelli Mario ed Umberto Avellino. Per mancanza della prescritta licenza amministrativa, la discoteca, in data 7 aprile 1993, veniva sottoposta a sequestro ad opera delle locali forze dell'ordine e subito dopo si verificavano episodi a carattere intimidatorio. In particolare, il 7 aprile 1993 ignoti si introducevano, senza lasciare segni di effrazione, negli uffici del comune, impossessandosi di vari macchinari elettronici e di due apparecchi telefonici; il 10 aprile ignoti danneggiavano la cabina ENEL di Teverola; l'11 aprile veniva danneggiato, con rottura di vetri e del portone d'ingresso, il distaccamento della USL, sita al piano terra dell'edificio comunale; il 12 aprile 1993 veniva danneggiata l'autovettura di proprieta' della sorella del sindaco e veniva rinvenuto un cartello con la scritta "Questura di Caserta - Commissariato di P.S. Aversa discoteca sotto sequestro"; il 13 aprile veniva danneggiato il tronco di uno dei pini secolari siti in piazza Municipio che, per motivi di sicurezza pubblica, dovevano poi essere abbattuti. Il sindaco Vincenzo Messina presentava le proprie dimissioni. Dopo l'insediamento della nuova amministrazione e l'elezione del nuovo sindaco nella persona del sig. Domenico Caserta, i fratelli Avellino, in data 30 giugno 1993, chiedevano il mutamento di destinazione d'uso dell'immobile da fabbricato rurale in discoteca. Su parere favorevole della commissione edilizia, la predetta istanza veniva accolta ed il consiglio comunale deliberava il richiesto cambio di destinazione d'uso in deroga "per pubblico interesse". Successivamente alla nomina della commissione d'accesso, il sindaco riesaminava la pratica e, rilevata la illegittimita' della prima concessione edilizia in sanatoria, rilasciata il 30 gennaio 1990 e contraddistinta dal n. 11, trasmetteva gli atti all'ufficio tecnico erariale di Caserta per la determinazione dell'ammenda da applicare ai sensi dell'art. 12 della legge 28 febbraio 1985, n. 47. La notte successiva all'adozione di tale provvedimento, ignoti depositavano materiale infiammabile innanzi al portone d'ingresso delle abitazioni del sindaco e del dirigente dell'ufficio tecnico comunale ed incendiavano il portone d'ingresso dell'abitazione del responsabile dell'ufficio commercio. Successivamente, con l'autovettura di Umberto Avellino, veniva sfondato il portone d'ingresso del predetto dirigente dell'ufficio tecnico comunale, geometra Gallucci, ed il cancello esterno all'abitazione di un amico del sindaco. In tale occasione il predetto Gallucci dichiarava che nei giorni precedenti l'Avellino, recatosi presso l'ufficio comunale, nell'invitarlo ad adoperarsi per definire la pratica relativa alla riapertura della discoteca, sferrava un calcio contro la porta dell'ufficio danneggiandolo e turbando lo svolgimento delle attivita' comunali. Di questo episodio era al corrente anche il comandante dei vigili urbani, Pasquale Di Matteo, che, pero', ometteva di rapportare il fatto costituente reato alla competente autorita' giudiziaria e, pertanto, veniva egli stesso denunciato per omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale. Che l'amministrazione comunale abbia tenuto, in conseguenza delle continue intimidazioni, un atteggiamento di favore nei confronti degli Avellino e della loro famiglia e' emerso, altresi', dall'esame della pratica relativa al ristorante "Savaris", risultava priva della documentazione concernente la disponibilita' dei locali da parte del gestore sig. Viviani Francesco, fratello naturale di Paolo e Umberto Avellino. La presenza di infiltrazioni nei vari settori dell'amministrazione e di elementi collegati alla malavita locale e' stata riscontrata anche dall'esame della pratica relativa all'esercizio commerciale della societa' "Jessica S.a.s.", i cui locatari sono risultati essere il gia' menzionato comandante dei vigili urbani, Pasquale Di Matteo, ed il noto pregiudicato Antonio Barra. La licenza di tale esercizio e' stata rilasciata dall'attuale sindaco in data 31 agosto 1993, in assenza della prescritta preventiva autorizzazione sanitaria che, richiesta ed ottenuta successivamente, reca la data del 23 ottobre 1993. Appare opportuno evidenziare che il figlio del Di Matteo, di nome Giovanni, pluripregiudicato per reati comuni, e' notoriamente legato al clan camorristico dei Casalesi ed e' autista e guardiaspalle di Angela Barra, sorella del predetto Antonio Barra e compagna di Francesco Bidognetti, capo del richiamato clan. E' inoltre emerso che una licenza per bar-pasticceria e' stata rilasciata, in data 14 marzo 1989, a tale Guido Pieretti, pluripregiudicato, senza acquisire la documentazione inerente i requisiti soggettivi prescritti dagli articoli 11 e 92 del T.U.L.P.S. e dalla legge 25 agosto 1991, n. 287, ed e' stata annualmente rinnovata, anche dopo che la prefettura di Caserta, con nota del 28 marzo 1992, certificava nei confronti del Pieretti l'applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza di P.S., ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575. Dagli accertamenti svolti si e' rilevato che quasi tutti gli esercenti del nuovo centro commerciale "Iperfamila" sono risultati sprovvisti della prescritta licenza. Ed ancora, e' risultato che i vigili urbani non hanno operato alcun controllo sul servizio di nettezza urbana effettuato dalla ditta Marrazzo, che ha assunto alle proprie dipendenze il figlio del citato comandante Giovanni Di Matteo ed un cugino del maresciallo Antonio Moscariello. Altro dato inquietante e' fornito dalla presenza, tra i dipendenti comunali, del pregiudicato Tommaso Guida, soprannominato "Masina", ritenuto elemento di spicco, nel territorio di Teverola, del clan camorristico dei Casalesi. Sintomatici della diffusa illegalita' che ha ispirato la gestione dell'ente sono, inoltre, le irregolarita' e gli abusi riscontrati nella gestione di contributi economici ed assistenziali, attualmente al vaglio della competente autorita' giudiziaria. Gravi disfunzioni sono state, altresi', riscontrate nella gestione economico finanziaria dell'ente. L'analisi dei fatti sopra riportati, il quadro globale dei riscontri e delle connessioni con gli ambienti malavitosi locali porta alla valutazione finale della sussistenza di pressanti condizionamenti operati dalla criminalita' organizzata sugli organi elettivi del comune di Teverola, che hanno gravemente compromesso il buon andamento dell'attivita' amministrativa, con nesso di continuita' con la precedente amministrazione. La situazione generale dell'amministrazione, fortemente degradata ed inibita da carenze di funzionalita', reca, inoltre, grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica. Da quanto sopra emerge l'urgenza dell'intervento dello Stato mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione comunale di Teverola. Il prefetto di Caserta, ai sensi dell'art. 1, secondo comma del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, nella legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Teverola con la citata relazione. Ritenuto, per quanto in narrativa, che ricorrano le condizioni in- dicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni nella legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Teverola (Caserta), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 14 dicembre 1993 Il Ministro dell'interno: MANCINO