QUINTA RELAZIONE AL PARLAMENTO SULLO STATO DI ATTUAZIONE DELLA L. 752/86 (LEGGE PLURIENNALE PER L'AGRICOLTURA) RELATIVA AL PERIODO 1986-1991. ____________ DOCUMENTO DI ANALISI E VALUTAZIONE DEL CIPE (Art. 2, comma 6, Legge 8 novembre 1986, n. 752) PREMESSA La legge 8 novembre 1986, n. 752, legge pluriennale per l'attuazione di interventi programmati in agricoltura, dispone, all'art. 2, che entro il 30 aprile di ogni anno il Ministro dell'agricoltura e delle foreste trasmetta al CIPE una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni contenute nella legge stessa e che il CIPE, a sua volta, la trasmetta al Parlamento entro il 30 giugno successivo corredata in un proprio documento di analisi e valutazione. Il Ministro dell'agricoltura e delle foreste ha trasmesso al CIPE la quinta relazione sullo stato di attuazione della L. 752/86, che aggiorna le precedenti al 31 dicembre 1991, allargando cosi' il campo di osservazione al periodo 1986-1991. Come nel passato la relazione allegata contiene un'analisi dettagliata dello stato di attuazione della legge, relativamente alle azioni promosse dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste o di diretta competenza di esso. Per la parte regionale, invece, il materiale raccolto presenta ancora talune carenze, tali da non poter rappresentare la complessa realta' delle politiche regionali agricole, esigenza questa gia' prospettata dal CIPE in relazione ai precedenti documenti e oggi ancora piu' attuale dopo la soppressione del Ministero dell'agricoltura e delle foreste. PRINCIPALI EVENTI DI POLITICA AGRARIA - LA SOPPRESSIONE DEL MINISTERO DELL'AGRICOLTURA E DELLE FORESTE E L'ISTITUZIONE DEL MINISTERO PER IL COORDINAMENTO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI. E' tradizione dei documenti di analisi e valutazione del CIPE anteporre all'esame dello stato di attuazione degli interventi del piano agricolo nazionale una breve rassegna dei principali avvenimenti di politica agraria intervenuti nel frattempo. Senza dubbio l'avvenimento che ha dominato la scena agricola nazionale nel 1993 e' stato il referendum per la soppressione del Ministero dell'agricoltura e delle foreste che ha portato al trasferimento alle regioni di pressoche' tutte le funzioni gestionali prima esercitate dall'Amministrazione Centrale ed alla istituzione del Ministero per il coordinamento delle politiche agricole alimentari e forestali con decreto legge 2 ottobre 1993, n. 393. La nuova realta' istituzionale modifica infatti profondamente l'assetto di governo dell'agricoltura italiana, ormai incentrato su una politica comunitaria sempre piu' pervadente e su una politica nazionale pensata e gestita solo a livello locale e percio' stesso priva di un denominatore comune. Senza entrare nel merito del dibattito che ha preceduto il referendum e che ne ha animato lo svolgimento e senza ripercorrere le variegate posizioni che hanno condotto alla elaborazione del decreto legge n. 393/93, si vuole qui esaminare brevemente gli aspetti fondamentali del provvedimento. Per tenere in debito conto l'esito del referendum, alla nuova struttura centrale che subentra al Ministero dell'agricoltura e delle foreste sono quasi del tutto precluse le attivita' di carattere gestionale rientrando fra le sue competenze la cura delle relazioni internazionali - in primis ovviamente quelle comunitarie -; le attivita' generali connesse all'attuazione dei provvedimenti comunitari; la definizione delle politiche nazionali ivi compresa la programmazione e le attivita' di indirizzo e coordinamento. Vengono peraltro mantenute talune competenze in materia di interventi di esclusivo interesse nazionale da definire d'intesa con le regioni nell'ambito del nuovo "Comitato permanente delle politiche agroalimentari e forestali" istituito presso la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di cui all'art. 12 della legge 23 agosto 1988, n. 400. Ulteriore aspetto rilevante del riassetto connesso al dopo referendum e' quello relativo alla riconduzione nella nuova struttura di tutte le competenze centrali connesse al settore agroalimentare anzitutto quelle connesse alla pesca marittima, alla prima trasformazione dei prodotti agricoli, alla materia irrigua nel Mezzogiorno gia' di competenza del soppresso intervento straordinario. Si pongono ora rilevanti problemi di attuazione del nuovo assetto che richiedera' un notevole senso di equilibrio da parte di tutte le strutture interessate, a livello centrale come a livello regionale. In tale ambito si pone - e non da ultimo - il problema del rinnovo della legislazione di pesca in agricoltura i cui contenuti dovranno essere profondamente rivisti alla luce delle radicali modificazioni istituzionali intervenute. LO STATO DI ATTUAZIONE DELLA LEGGE 752/86 NEL PERIODO 1986-1991 Nel corso dei cinque anni di attivita' della L. 752/86 e del primo anno di attivita' della L. 201/91 -che ha rifinanziato la L. 752/86- e' stata destinata al settore agricolo la somma complessiva di 19.617 miliardi di lire. Alle regioni hanno fatto capo lire 9.506 miliardi per la spesa diretta senza vincoli specifici di destinazione (art. 3), 575 miliardi per le azioni previste dal Piano forestale nazionale (Art. 6), 2.954 miliardi per il cofinanziamento dei regolamenti comunitari ex art. 5 (inclusi quelli recati con la legge n. 183/87 coordinamento delle politiche riguardanti l'appartenenza dell'Italia alle Comunita' europee ed adeguamento dell'ordinamento interno agli atti normativi comunitari). Alle regioni sono anche confluiti parte dei 5.897 miliardi destinati alle azioni orizzontali ex art. 4 e precisamente lo sviluppo della meccanizzazione, il miglioramento genetico del bestiame, le attivita' promosse nel quadro di azioni rientranti nella politica nazionale dei fattori a sostengo dell'agricoltura. In particolare lo stanziamento complessivo di 19.617 miliardi di lire e' stato attribuito al Ministero dell'agricoltura alle regioni ed alle province autonome come specificato nella tabella sottostante le cui cifre sono espresse in miliardi di lire. Art. 3 - Regioni 9.506 (48,4%) Art. 4 - Ministero dell'agricoltura 5.897 (30,1%) Art. 5 - cofinanziamento reg. CEE 3.639,277 (18,5%) a) Ministero dell'agricoltura 331,98 b) Regioni 2.953,544 c) Fondo di rotazione 353,735 Art. 6 - Forestazione (Regioni) 575 (3,0%) ________________________ T O T A L E 19.617,277 (100,0%) Al 31 dicembre 1991 risultavano impegnate sull'art. 3 (regioni) lire 8.079 miliardi di lire (85%) ed effettivamente erogate lire 4.853 miliardi (51%); sulla'art. 4 (Ministero agricoltura e foreste) risultavano impegnate lire 5.173 miliardi (87,7%) ed effettivamente erogate lire 3.732 miliardi (63,2%); sull'art. 5 (cofinanziamento dei regolamenti comunitari) impegnate lire 3.056 miliardi (84%) ed effettivamente erogate lire 2.024 miliardi (55,7%), per un impegno totale di lire 16.308 miliardi (83,1% degli stanziamenti). Le erogazioni sono state pari a circa 10.609 miliardi (54% delle assegnazioni e 65% delle somme impegnate). L'ATTIVITA' DELLE REGIONI E DELLE PROVINCE AUTONOME Sullo stanziamento globale di 19.617 miliardi recati nel periodo 1986-1991 dalla L. 752/86 e dalla L. 201/91, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano hanno gestito 13.901 miliardi (70,8%) dei quali, come si e' detto, 9.506 sull'art. 3 (piani regionali di sviluppo agricolo) 867 trasferiti dal MAF nell'ambito delle azioni orizzontali di cui all'art. 4; 2.954 sull'art. 5 (regolamenti strutturali comunitari) e 575 sull'art. 6 (piano forestale). Analogamente al passato, i dati relativi all'utilizzo di tali fondi sono peraltro incompleti in quanto come rilevato nella stessa relazione "il campo di osservazione regionale non abbraccia tutto l'intervallo di tempo in esame, data la discontinuita' e la parzialita' delle informazioni fornite". In ogni caso, analizzando i valori medi nazionali relativi ai fondi ex art. 3 non si registrano per quanto riguarda gli impegni, differenze significative tra le ripartizioni territoriali. Infatti, contro una media nazionale dell'86,8% le somme impegnate sulle iscrizioni complessive sono pari all'87,7% al nord, all'83,4% al centro e all'89,2% al sud. Il rapporto tra pagamenti e iscrizioni in bilancio presenta invece significative difformita' tra area e area e tra regione e regione: per le regioni settentrionali e centrali esso e' pari rispettivamente al 62,6% ed al 61,4%, per quelle meridionali scende al 43,5% contro una media nazionale del 52,1%. La differenza esistente tra centro-nord e sud per il rapporto pagamenti/iscrizioni si ripropone in misura analoga per quello pagamenti/impegni. Al nord ed al centro i valori sono rispettivamente 71,6% e 73,5% mentre al sud il rapporto scende al 49,7% con una media nazionale del 60,1%. Nel complesso il confronto dei dati dello scorso anno relativo al quinquennio, con quelli relativi al periodo analizzato di applicazione della legge, evidenzia un lieve peggioramento della capacita' di impegno ed un aumento complessivo della capacita' di spesa del nord e del centro mentre al sud i valori degli indici di spesa restano costanti. Un ulteriore e tradizionale elemento di riflessione che emerge dalla relazione e' quello relativo alla riclassificazione delle attivita' per tipologie di intervento: si distinguono allo scopo gli interventi strutturali di tipo tradizionale (aiuti alla gestione, miglioramento fondiario, infrastrutture) e gli interventi di supporto orientati prevalentemente al momento commerciale (trasformazione di prodotti agricoli, promozione e marketing, servizi di sviluppo ricerca e sperimentazione assitenza tecnico-gestionale, divulgazione, formazione, ecc.). In merito si rileva che i dati relativi al periodo 1986-1991 confermano le tendenze gia' evidenziate in passato senza significativi mutamenti a livello nazionale: alle azioni di tipo strutturale viene destinato il 65,5% delle risorse disponibili; il 26,6% e' destinato alle azioni di supporto alla commercializzazione ed il 7,9% alle attivita' forestali. Continua anche a manifestarsi il maggiore interesse delle regioni centro-settentrionali alle azioni di tipo "innovativo" (rispettivamente 24,8% e 29,9%) mentre al sud sono state destinate solo il 17,9% delle risorse. Nel complesso la relazione evidenzia, per quanto riguarda le regioni il permanere di una scarsa dinamicita' media della spesa; di una minore capacita' di molte regioni meridionali che costantemente presentano indici di spesa piu' bassi delle altre; di una certa prevalenza nelle regioni centro-settentrionali di modelli "avanzati" di politica agraria tendenti alla ricerca dell'efficienza, della produttivita' e della competitivita' delle aziende sul mercato. Ancora una volta si deve peraltro rilevare la carenza del supporto informativo della relazione per quanto concerne l'insieme dei flussi di spesa delle L. 752/86 e 201/91 e di quelli provenienti da altre fonti di finanziamento al fine di inquadrare l'attuazione del piano agricolo nazionale nella politica generale di spesa delle regioni. Questo ampliamento dell'analisi - che risponde ad una esigenza piu' generale, fortemente avvertita dal CIPE nei precedenti documenti di analisi e valutazione - secondo la stessa relazione e' stato "impedito dall'insufficienza del materiale informativo raccolto in quanto non e' stato possibile registrare una presa di coscienza da parte di diverse regioni e in particolare della Calabria, sull'importanza, attraverso la presente relazione, di organizzare in modo completo sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo, tutti gli elementi conoscitivi essenziali della spesa pubblica in agricoltura". Inoltre va rilevato che le regioni a statuto speciale Sicilia, Sardegna, e la Provincia Autonoma di Bolzano hanno ritenuto di essere esentate dalla presentazione di una loro relazione, in quanto, esse (assieme alle altre Regioni a statuto speciale e alla Provincia Autonoma di Trento, che hanno comunque fatto pervenire elementi informativi) a partire dal 1990, sono escluse da riparto dei fondi ex art. 3 ed ex art. 6 della legge 752/86 ai sensi della legge n. 38/90 (norme in materia di finanza locale). E' opportuno rilevare che anche in queste regioni e' importante conoscere il tipo di politica agricola perseguito per valutarne il grado di coerenza con gli indirizzi nazionali come espressamente stabilito dal CIPE nella delibera del 2 maggio 1989. In ogni caso rimangono validi gli adempimenti da soddisfare in merito alle somme assegnate nel periodo 1986-1991 e non ancora impegnate e/o liquidate. L'ATTIVITA' DEL MINISTERO DELL'AGRICOLTURA E DELLE FORESTE Dall'analisi complessiva dei dati concernenti gli anni 1986-1991 risulta che la legge 752/86 e la legge 201/91 hanno assegnato alle azioni di competenza o promosse dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste (art. 4) lire 5.897 miliardi. Quasi un terzo delle assegnazioni (1.745 miliardi pari al 29,6%) sono state destinate ad interventi in favore della cooperazione agricola; in ordine decrescente seguono le azioni in favore del miglioramento genetico (791 miliardi, pari al 13,4%), quello per il completamento degli impianti irrigui e delle opere di bonifica (596 miliardi, pari al 10%), per la promozione della proprieta' contadina (447 miliardi, pari al 7,6%), per gli interventi forestali (444 miliardi, pari al 7,5%), per lo sviluppo della meccanizzazione (418 miliardi, pari al 7,0%). Le altre azioni hanno mobilizzato somme inferiori con percentuali che variano dal 6,4% della promozione commerciale, all'1,2% della valorizzazione della qualita' e della repressione frodi. Analizzando lo stato di attuazione delle azioni orizzontali in termini di impegni ed erogazioni si puo' verificare che nel periodo 1989-1991 il Ministero dell'agricoltura e delle foreste ha impegnato 5.173 miliardi di lire pari all'87,7% delle somme iscritte in bilancio ed ha erogato 3.732 miliardi pari al 63,3% delle somme iscritte ed al 72,1% delle somme impegnate. Confrontando questi dati con quelli relativi alle regioni, si rileva che queste ultime, nella gestione dei fondi loro riservati dall'art. 3 della L. 752/86, hanno mostrato una capacita' di impegno relativamente piu' elevata (86,8%) ma una minore capacita' di pagamento (60,1%). Scendendo nel dettaglio delle singole azioni si rileva che: - si e' sbloccata la situazione di stallo dei contributi alle cooperative di rilevanza nazionale (pagamenti pari al 52,8% degli stanziamenti e all'63,3% degli impegni); - rimane estremamente bassa l'attivazione per le azioni riguardanti il sostegno e lo sviluppo delle associazioni dei produttori e relative unioni, per le quali i pagamenti non superano il 16,7% delle disponibilita'; - analogamente bassa risulta l'attivazione delle azioni per il riconoscimento e la valorizzazione delle caratteristiche di qualita' e la promozione commerciale, (pagamenti pari al 27,5% delle disponibilita'); - la quasi totalita' dei fondi assegnati alla meccanizzazione e' stata trasferita alle regioni per l'attuazione dei relativi programmi (97,7%). Nel complesso si assiste peraltro, ad un notevole miglioramento rispetto al passato. L'ATTIVITA' RELATIVA ALL'ATTUAZIONE DEI REGOLAMENTI COMUNITARI Per l'attuazione dei regolamenti comunitari (art. 5 della L. 752/86, il CIPE ha ripartito nel periodo considerato complessivamente 3.639 miliardi di lire dei quali 2.954 miliardi alle regioni, 332 miliardi al Ministero dell'agricoltura e delle foreste e 354 miliardi per gli interventi di competenza del Fondo di rotazione di cui all'art. 5 della L. 183/87. Le regioni hanno utilizzato l'89% delle disponibilita' in termini di impegni (2.628 miliardi di lire) effettuando erogazioni per 1.695 miliardi pari al 57,4% degli stanziamenti ed al 64,5% degli impegni. Il Ministero da parte sua ha impegnato il 91% delle assegnazioni (302 su 332 miliardi) effettuando pagamenti per 205 miliardi (61,7% delle assegnazioni ed il 67,8% degli impegni). Infine il fondo di Rotazione ha effettuato erogazioni per 215 miliardi (compresi 97 miliardi relativi agli obiettivi 1 e 5b) pari al 60,7% delle disponibilita' accantonate per l'agricoltura. Come si e' gia' rilevato nel precedente documento di analisi e valutazione, particolare rilevanza assume il regolamento CEE 797/85 relativo al miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie che assorbe da solo il 41,7% delle disponibilita' complessive destinate all'attuazione dei regolamenti comunitari (1.518 miliardi su 3.639). Questa misura, superate le difficolta' di partenza, ha avuto uno sviluppo notevolissimo. Complessivamente le regioni hanno liquidato nel periodo 1986 - 1991 per misure previste nel Reg. 797/85, quasi 780 miliardi anche se, come sempre, la capacita' operativa delle amministrazioni regionali e' risultata molto varia (dai 152,6 miliardi del Piemonte ai 4 miliardi di Calabria e Campania). CONSIDERAZIONI FINALI Nel precedente documento di analisi e valutazione si rileva come i recenti orientamenti della Politica Agricola Comunitaria, in quanto diretti ad allentare il sostegno dei prezzi per privilegiare gli aiuti al reddito con una estesa applicazione dei meccanismi di gelo delle terre, comportano una riduzione della nostra base produttiva agricola, con conseguente riadattamento non solo economico ma anche sociale e ambientale, non interamente determinabile. In questo contesto, si diceva, la politica agricola nazionale deve quindi assumere un ruolo strategico di riequilibrio, sia dal lato delle scelte, che da quello delle allocazioni delle risorse disponibili. Da cio' la necessita' di sviluppare sul piano nazionale, proposte concrete per l'adozione di iniziative, anche complementari rispetto agli indirizzi comunitari e con essi armonizzabili, iniziative che debbono valorizzare il ruolo economico del settore agricolo attraverso una piu' elevata efficienza complessiva del settore ed un migliore utilizzo delle risorse finanziarie disponibili. In tale ambito si riproponeva lo strumento della legge di spesa pluriennale ipotizzando che tale nuovo provvedimento sarebbe dovuto andare nella direzione di accrescere l'efficacia reale della spesa pubblica prevedendo investimenti destinati a migliorare la competitivita' delle aziende la' ove esistano spazi di mercato e supportando il ruolo di conservazione del paesaggio rurale la' ove spazi economici non sussistano ma l'agricoltura svolga comunque un insostituibile ruolo di mantenimento dell'ambiente. Come linee generali si proponevano fra l'altro, le seguenti: 1) previsione di un sistema in grado di collegare la concessione alle regioni di finanziamenti finalizzati allo sviluppo delle rispettive agricolture con lo stato di attuazione degli investimenti; 2) predisposizione di modelli standard per una precisa rendicontazione (prevedendo anche la possibilita' di introdurre modifiche sui documenti contabili atte a migliorarne la lettura e l'utilizzazione). La valutazione dei risultati dovra' essere effettuata non solo sui dati contabili ma anche e soprattutto sulla verifica dei risultati economici degli interventi e sull'impatto di questi ultimi nel contesto socio-economico regionale, adottando allo scopo specifici indicatori, taluni dei quali gia' elaborati dal Ministero dell'agricoltura e delle foreste; 3) riorganizzazione delle possibili tipologie di intervento dei programmi in due categoria: a) quelle orientate prevalentemente alla riduzione dei costi per unita' di prodotto, in grado cioe' di stimolare la competitivita' dell'impresa; b) quelle orientate alla commercializzazione, valorizzazione e differenziazione dell'offerta, in grado di aumentare il valore aggiunto dei produttori anche al fine di stimolare nuovi consumi e di ampliare il mercato dei prodotti agricoli; 4) l'introduzione di procedure semplificate e standardizzate a livello nazionale per accrescere l'efficacia delle azioni in fase attuativa prevedendo livelli progettuali qualitativamente piu' elevati degli attuali e riferiti agli standards internazionali in uso nelle Comunita' Europee. L'attuale non ancora del tutto definito quadro istituzionale conseguente al referendum ed il relativo dibattito ancora incandescente impediscono peraltro di fornire in questa sede indicazioni che potrebbero essere non correttamente interpretate. Nell'ambito delle idee sopra esposte potrebbe peraltro esservi ancora qualche elemento utile al legislatore per la definizione del futuro assetto dell'intervento pubblico nazionale in agricoltura.