(all. 1 - art. 1)
                         PROGETTO-OBIETTIVO
               "TUTELA DELLA SALUTE MENTALE 1994-1996"
1) PREMESSA.
  La  riforma  psichiatrica  varata nel 1978 con la legge n. 180, poi
travasata nei contenuti sostanziali  negli  articoli  33  e  seguenti
della  legge di riforma sanitaria 23 dicembre 1978, n. 833, ha aperto
la via a profondi cambiamenti culturali e  organizzativi  a  tutti  i
livelli delle istituzioni pubbliche preposte al settore.
  La  nuova  disciplina legislativa, infatti, ha postulato un diverso
approccio  alla   malattia   mentale,   modificando   gli   obiettivi
fondamentali  dell'intervento  pubblico  dal  controllo  sociale  dei
malati di mente alla promozione della salute e alla  prevenzione  dei
disturbi  mentali  e  spostando  l'asse  portante  delle  istituzioni
assistenziali dagli interventi fondati  sul  ricovero  ospedaliero  a
quelli incentrati sui servizi territoriali.
  I  quindici  anni  di  lavoro  e  di  sperimentazione  nel  settore
psichiatrico che sono seguiti  alla  riforma  hanno  dato  importanti
risultati che sono documentati da una abbondante letteratura prodotta
dagli stessi operatori coinvolti nel processo di cambiamento.
  Tuttavia,  i  risultati  complessivi  sono  ancora insoddisfacenti.
Soprattutto, emergono situazioni alquanto differenziate tra le  varie
regioni   italiane   per  quanto  concerne  il  sistema  dei  servizi
predisposti e le modalita' di intervento, come  e'  stato  ampiamente
documentato dalle ricerche svolte su tutto il territorio nazionale.
  Tali ricerche e la letteratura del settore concordano nell'indicare
quattro  grandi questioni che devono essere affrontate per elevare ed
omogeneizzare la qualita' dell'intervento attualmente offerto:
    a) la costruzione in tutte le U.S.L. di una  rete  di  strutture:
strutture   territoriali   psichiatriche,  strutture  residenziali  e
semiresidenziali con particolare  attenzione  alla  riabilitazione  e
alla gestione degli stati di crisi e strutture ospedaliere;
    b) l'aumento e la diversificazione delle competenze professionali
degli  operatori  del  settore  per  metterli in grado di svolgere la
maggiore complessita' dei compiti loro affidati. In particolare viene
richiesta  la  messa  a  punto  di  una  preparazione   professionale
aggiornata e accurata e la diffusione di una nuova cultura:
    per  affrontare  le  patologie piu' gravi che si concentravano in
passato nei degenti degli ex ospedali psichiatrici,  e  che  emergono
ora nelle nuove forme di cronicita';
    per  affrontare  tutte  le  altre  patologie,  che sono in grande
aumento forse proprio perche' la presenza  di  servizi  ambulatoriali
aperti  al  territorio  ha  permesso  di convogliare verso il settore
pubblico una domanda di intervento che  prima  restava  inespressa  e
veniva  vissuta  negativamente  nella  sfera  privata e riservata dei
singoli e delle famiglie;
    per facilitare e  promuovere,  anche  attraverso  lo  scambio  di
esperienze e l'integrazione della professionalita', pratiche cliniche
e  istituzionali,  che  prevedano  il  superamento  di  ogni forma di
repressione,  di  restrizione  fisica  e  di  movimento;  nonche'  di
assolutizzazione  delle tecniche di intervento, favorendo sempre piu'
la partecipazione diretta degli utenti, dei familiari  e  delle  reti
sociali ai processi di cura e riabilitazione;
    c)  lo  sviluppo  dell'organizzazione  dipartimentale del lavoro,
dotando la rete dei servizi psichiatrici delle U.S.L. di una  precisa
responsabilita' tecnica e gestionale, che garantisca il funzionamento
integrato  e continuativo dei servizi stessi. Cio' e' richiesto dalla
pluralita' di strutture  psichiatriche  che  insistono  sullo  stesso
territorio,   dalla  varieta'  delle  figure  professionali  e  dalla
presenza  di  altri  servizi  non  psichiatrici  che  hanno   confini
operativi  che  interessano  la  salute  mentale  (medicina  di base,
assistenza,  tossicodipendenza,  consultorio,  medicina   scolastica,
neuropsichiatria   infantile,  ecc.).  In  questo  contesto  vario  e
complesso  la  continuita'  terapeutica  puo'  essere  garantita   al
cittadino solo mediante un coordinamento dipartimentale del settore;
    d)  il  definitivo  superamento  dell'ospedale  psichiatrico.  La
progressiva  delegittimazione  che  ha  investito  questo   tipo   di
istituzione  non  e'  stata  accompagnata  da  un  uguale  lavoro sul
territorio per preparare prima,  e  seguire  poi,  le  condizioni  di
inserimento  non traumatico dei pazienti nel circuito dell'assistenza
e nei contesti familiare, sociale e lavorativo.
  A quindici anni di distanza dall'emanazione della legge n.  180  si
deve  purtroppo  rilevare  che in alcune realta' tale problema non e'
stato affrontato con la necessaria decisione determinando, cosi', uno
stato di abbandono e di inaccettabile  degrado  della  condizione  di
vita dei ricoverati.
  L'insieme  di questi elementi e soprattutto la scarsa articolazione
dei  servizi,  nonche'  il  ritardo  nel  predisporre  strutture   ed
interventi  sul territorio, complementari ed alternativi alla degenza
ospedaliera, ha prodotto inevitabilmente un  sovraccarico  funzionale
alla  famiglia,  che  ha  portato  soprattutto  in  passato a diffusi
fenomeni di rigetto della stessa filosofia della legge  n.  180/1978.
Tale  disagio  ha  preso  corpo, come e' noto, in numerosi interventi
delle  associazioni  dei  familiari   dei   malati,   nel   frattempo
costituitesi,  finalizzati  all'ottenimento  di risposte efficienti a
bisogni sempre piu' complessi.
  Una delle motivazioni con le quali  viene  pressoche'  unanimemente
spiegata  la  situazione  di  crisi  dell'assistenza  psichiatrica e'
quella  di  una  discontinua  e  carente  azione  di  indirizzo,   di
promozione  e  di  coordinamento,  ai diversi livelli di governo e di
gestione del sistema sanitario.
  Nell'ambito della psichiatria non sono stati infatti attivati  fino
ad  oggi  in  sede  nazionale  adeguati  interventi  di  rilievo  per
incoraggiare la piena  attuazione  della  riforma.  Ne'  puo'  essere
considerata  sufficiente l'esperienza gia' operata di assegnazione di
specifiche risorse  finanziarie  per  il  conseguimento  di  limitati
obiettivi, in parte neppure utilizzate.
  Va  tuttavia segnalato che alcune esperienze programmatorie sono in
atto in regioni che hanno varato progetti-obiettivo o hanno  dedicato
attenzione   al  settore  all'interno  del  proprio  piano  sanitario
regionale. Altre regioni, invece,  hanno  adottato  provvedimenti  di
governo limitati a carenze specifiche.
  Il  risultato, in termini di rete dei servizi attivi sul territorio
o di dotazioni di personale destinate al settore e', in ogni caso, al
di sotto del fabbisogno e giustifica pienamente la necessita' di  uno
specifico   progetto-obiettivo   all'interno   della   programmazione
sanitaria nazionale per imprimere una svolta decisiva al processo  di
realizzazione  e di adeguamento di una moderna politica sanitaria nel
campo della psichiatria e della tutela della salute mentale.
  Insufficienti inoltre sono state finora le iniziative formative per
dare   fondamento   ad  una  cultura  specifica  che  garantisca  una
organizzazione  del  lavoro  efficace  ed  efficiente.  Va  a  questo
riguardo sottolineato come la valutazione del lavoro, basato su di un
adeguato sistema informativo di settore, sia un aspetto molto sentito
dagli  operatori  ed una adeguata verifica dello stesso non sia stata
ancora idoneamente realizzata.
2) LA STRATEGIA DI INTERVENTO.
  A questo stadio di maturazione  del  settore  psichiatrico  diventa
importante  attivare  una linea di governo che rafforzi il nuovo gia'
emerso e completi quel disegno  organizzativo  che  non  puo'  essere
affidato soltanto a spinte spontanee.
  Si tratta in linea concreta di:
    a)  realizzare il presente progetto-obiettivo, che dovra' trovare
attuazione  a  livello  regionale  mediante  appositi  strumenti   di
pianificazione e di governo del settore;
    b)  razionalizzare l'impiego delle risorse impegnate nel settore,
con un accrescimento di produttivita' da parte dei servizi  integrati
a rete e con la eliminazione di sprechi e diseconomie;
    c)  attivare,  infine,  dei  meccanismi  di controllo partecipato
sullo  sviluppo  del  settore  nei  tre   anni   di   validita'   del
progetto-obiettivo,  attraverso la valutazione tecnico-politica degli
organi   istituzionali    (Conferenza    permanente    Stato-regioni,
commissioni  parlamentari), per determinare il grado di conseguimento
degli obiettivi programmati, valutare i risultati stessi rispetto  ai
costi  sostenuti  e  procedere alla riprogrammazione del settore alla
luce delle esperienze compiute, dei conseguimenti  realizzati  e  dei
nuovi bisogni emergenti.
  Questa  nuova  filosofia di governo appare favorita anche dal fatto
che nella letteratura, e soprattutto nella  legislazione  di  diverse
regioni, si sta verificando una sensibile convergenza in ordine ad un
modello  organizzativo  del  settore  nel  quale  la protezione della
salute  mentale  -  nelle  sue  componenti  preventive,  curative   e
riabilitative - e' garantita da:
   l'unitarieta'   e  l'integrazione  dei  servizi  psichiatrici  che
insistono sullo stesso territorio;
   l'azione congiunta e il coordinamento delle attivita'  svolte  dai
servizi  psichiatrici  e da altri servizi socio-sanitari "confinanti"
(consultorio, centri per tossicodipendenze, ecc.).
  Tra i servizi che risultano avere una rilevanza maggiore, sia nella
prevenzione precoce che nella riabilitazione, vanno tenuti  presenti:
la  medicina  di  base,  la  medicina  scolastica, la guardia medica,
l'assistenza  sociale  di  base,  i   servizi   ospedalieri   (pronto
soccorso), i servizi socio-sanitari e di neuropsichiatria infantile.
  La  tutela della salute mentale rappresenta una complessa finalita'
cui   concorrono   nei   tre   ambiti   preventivo,   terapeutico   e
riabilitativo,  molteplici servizi e unita' operative della U.S.L. in
integrazione con il servizio di psichiatria.
  In questa sede  si  intende  per  Dipartimento  di  salute  mentale
(D.S.M.)    l'assetto   delle   strutture   proprie   dell'assistenza
psichiatrica delle U.S.L.
  Il  D.S.M.  appartiene  all'azienda-U.S.L.  e  rappresenta la forma
organizzativa che meglio risponde alle esigenze di garantire:
   l'unitarieta'  della  programmazione  e   della   gestione   delle
attivita' in psichiatria;
   la  pari  dignita'  dei  compiti  operativi  nelle diverse sedi di
intervento.
  Al D.S.M. fanno capo tutte le attivita', territoriali e ospedaliere
dell'assistenza psichiatrica in modo da garantire:
   il  riconoscimento  in  termini  di  rilevanza   istituzionale   e
potenzialita'  operativa,  all'interno dell'U.S.L., della sua parita'
con le altre strutture dell'azienda sanitaria;
   il coordinamento della gestione dei poli operativi nel contesto di
una direzione affidata ad una delle figure mediche apicali;
   la programmazione dei progetti terapeutici e di risocializzazione;
   l'integrazione  con  l'ospedale  (con  particolare   riguardo   al
dipartimento  di  emergenza  e  alla  consulenza  nelle  strutture di
degenza), la medicina di base (con particolare riguardo al  distretto
socio-sanitario), il dipartimento materno-infantile, i servizi per le
tossicodipendenze, i servizi di assistenza agli anziani;
   il collegamento con l'associazionismo dei familiari, degli utenti;
   il rapporto con le cooperative sociali e il volontariato;
   la   limitazione   dei  ricoveri  e  delle  situazioni  di  "porta
girevole";
   la    limitazione    della    cronicita'    e    delle    pratiche
assistenzialistiche;
   la prevenzione e la gestione delle crisi;
   l'incremento  degli  interventi  di  rete  sociale e familiare con
riduzione della sofferenza e del disagio nel  contesto  di  vita  del
paziente psichiatrico;
   la  disponibilita'  ad  accogliere  i tirocini professionali delle
varie figure  professionali  e  le  prestazioni  degli  obiettori  di
coscienza e di volontari;
   la  rilevazione  e  la  valutazione  epidemiologica dell'attivita'
svolta (sistema informativo di servizio);
   la responsabilizzazione nella gestione economico-finanziaria  fino
alla autonomia di budget.
  Del D.S.M. fanno funzionalmente parte anche quelle strutture e quei
presidi  gestiti  da  altri  enti  o  aziende pubbliche (universita',
aziende ospedaliere) che concorrono al raggiungimento degli obiettivi
del Dipartimento. Il D.S.M. deve avere un bacino di utenza  definito;
garantire tutti gli interventi, compresa l'urgenza; avere un organico
pluriprofessionale  unico e adeguato ed una direzione unica; disporre
di una  sede,  di  ambulatori,  posti  letto  ospedalieri,  strutture
semiresidenziali e residenziali.
  Ogni D.S.M. per poter assicurare tutte le attivita' di prevenzione,
cura  (compresa la risposta all'emergenza e al ricovero ospedaliero),
riabilitazione e reinserimento sociale adotta uno o piu'  moduli-tipo
riferiti  tendenzialmente  a bacini di utenza non superiori a 150.000
abitanti - ferma restando la potesta' regionale  di  modificare  tale
indicazione di massima - dotati almeno di:
   una  struttura  territoriale, il Centro di salute mentale (C.S.M.)
sede organizzativa del dipartimento  con  attivita'  ambulatoriali  e
domiciliari;
   un  servizio  psichiatrico  di  diagnosi  e cura (S.P.D.C.) dotato
tendenzialmente di un posto letto ogni 10.000 abitanti;
   strutture per attivita' in regime semiresidenziale (centro  diurno
e/o  day hospital) con la ricettivita' tendenziale di almeno un posto
ogni 10.000 abitanti;
   strutture per attivita' in regime residenziale con la ricettivita'
tendenziale di almeno un posto ogni 10.000 abitanti;
   un organico in via tendenziale di almeno un  operatore  per  1.500
abitanti:  in  tale  rapporto  sono  compresi  psichiatri, psicologi,
infermieri professionali, assistenti sociali, educatori, ausiliari  o
operatori  tecnici  di  assistenza  (O.T.A.)  e,  inoltre,  personale
amministrativo adeguato per numero e qualifica;
   la regione determina l'organizzazione dei D.S.M.  con  riferimento
alle  indicazioni  di  cui sopra, adeguandola alla specificita' delle
diverse situazioni locali.
  Di seguito si esemplificano le prestazioni  e  gli  interventi  del
D.S.M.:
A) Il centro di salute mentale (C.S.M.).
  Il  C.S.M.  costituisce  la  sede  organizzativa  dell'equipe degli
operatori ed il punto di coordinamento dell'attivita' sul territorio.
  Svolge attivita' psichiatrica ambulatoriale e  domiciliare:  visite
specialistiche,  consulenza  e  filtro per i ricoveri, programmazione
terapeutica;  garantisce,   inoltre,   un   servizio   specifico   di
informazione e di assistenza alle famiglie dei pazienti.
  E'  aperto  almeno  12 ore al giorno, per 6 giorni alla settimana e
garantisce  l'assistenza  sanitaria  specialistica  al  paziente  sia
presso il proprio domicilio privato che presso il domicilio sociale.
  In particolare, il C.S.M. assicura:
   l'assistenza  ambulatoriale  a  tutti coloro che si rivolgono alle
strutture di salute mentale, con  interventi  medici  e  psicologici,
assistenziali, sociali, farmacologici, informativi, ecc.;
   l'intervento al domicilio delle persone stesse o dei familiari;
   i rapporti a fini terapeutici con nuclei familiari o con gruppi;
   l'organizzazione  di  incontri  di  soggetti assistiti tra loro ed
altri soggetti nel quadro di attivita'  terapeutiche,  sociali  e  di
educazione socio-sanitaria;
   la  sensibilizzazione  della  popolazione  sui  temi  della salute
mentale, utilizzando gli strumenti informativi piu' adeguati;
   la collaborazione con i servizi distrettuali di  base,  sociali  e
sanitari;
   l'intervento  sulla  crisi  psichiatrica  a  livello  territoriale
predisponendo piani di  intervento  per  evitare  il  piu'  possibile
ricoveri;
   la  partecipazione  ai  programmi e alle iniziative di superamento
delle strutture residue manicomiali  di  competenza,  nell'ambito  di
specifici progetti regionali;
   la  ricerca  programmata  di  inserimenti formativi, lavorativi ed
occupazionali per fasce di utenza giovani ed adulte, utilizzando  sia
cooperative integrate, sia esperienze lavorative di formazione presso
enti appositi, sia inserimenti diretti;
   il  filtro  ai ricoveri e il controllo della degenza nelle case di
cura neuropsichiatriche private;
   adeguate  modalita'  di  rapporto  con  gli specialisti psichiatri
convenzionati e di collegamento e  collaborazione  con  i  medici  di
base;
   la  consulenza  specialistica agli ospedali pubblici non dotati di
servizio psichiatrico di diagnosi e cura;
   la promozione di programmi risocializzanti e  riabilitativi  anche
integrati  (vacanze,  soggiorni,  escursioni,  campeggi)  per  gruppi
omogenei di utenti;
   l'assistenza per il riconoscimento dei  diritti  previdenziali  ed
assicurativi degli utenti aventi diritto.
B) Il servizio psichiatrico di diagnosi e cura (S.P.D.C.).
  Il  S.P.D.C.  provvede  alla  cura  dei pazienti che necessitino di
trattamenti medici con ricovero  in  ambiente  ospedaliero.  Accoglie
trattamenti  volontari  e  obbligatori,  provvede  all'assistenza  di
pazienti in  condizione  di  emergenza  ed  e'  collegato  al  pronto
soccorso.  Il  S.P.D.C.  e' ubicato presso ospedali generali pubblici
del territorio di competenza.
  Il S.P.D.C. e' parte integrante del  Dipartimento  salute  mentale,
anche  quando  l'ospedale  in  cui e' ubicato sia amministrativamente
autonomo dalla U.S.L. di competenza o appartenente ad  altra  azienda
ospedaliera.
  Le  regioni  individuano  il fabbisogno complessivo dei letti negli
S.P.S.C. riferendosi al parametro tendenziale di un letto ogni 10.000
abitanti.
  La  dislocazione  degli  SPDC  e'  demandata  al  piano   sanitario
regionale  o  al  progetto  obiettivo  regionale  per la tutela della
salute mentale.
  Va ricordata la particolare esigenza del paziente  psichiatrico  di
disporre  di  spazi e non solo di letti, di movimento possibile e non
solo di contenimento necessario, per cui le regioni debbono aver cura
particolare nel garantire agli S.P.D.C. spazi adeguati.
C) Le strutture semiresidenziali (day hospital psichiatrico e  centro
diurno).
  Le  strutture  semiresidenziali sono destinate ad ospitare soggetti
che necessitano durante il giorno  di  interventi  terapeutici  e  di
risocializzazione  sulla  base  di  programmi di breve, medio e lungo
periodo. Comprendono:
   il Day Hospital (D.H.).
  Il D.H. e' una struttura semiresidenziale in  cui  vengono  attuati
programmi  terapeutici  e  riabilitativi  a  breve  e  medio  termine
programmati dal C.S.M.
  E' aperto almeno otto ore al giorno ed e'  utilizzato  da  pazienti
con   psicopatologia   sub-acuta   aventi  necessita'  di  intervento
farmacoterapico e psicoterapeutico-riabilitativo. Ha la  funzione  di
evitare  ricoveri a tempo pieno nonche' di limitarne la durata quando
questi si rendano indispensabili. La sua  configurazione  strutturale
dovra'  percio' prevedere momenti di medicalizzazione dell'intervento
e garantire la presenza di locali idonei ad accogliere  pazienti  che
necessitino di terapie infusive e sedative.
  Il  D.H.  e'  una  struttura  in  cui  possono  essere  ottimizzate
procedure di osservazione  di  pazienti  psichiatrici  con  finalita'
diagnostiche    sia    in    senso    descrittivo    che   in   senso
psicologico-clinico. Cio' puo' determinarsi  attraverso  un'attivita'
psicodiagnostica e sistematiche procedure protocollate di valutazione
delle  risorse  psichiche  delle difettualita' in ordine alla messa a
punto di programmi terapeutico-riabilitativi.
  Il D.H. costituisce, pertanto, un prototipo di struttura intermedia
le  cui funzioni non sono solamente quelle di accompagnare i pazienti
nel percorso di uscita da una situazione di scompenso e favorirne  il
reingresso   nella  societa',  ma  di  realizzare  strutturalmente  e
funzionalmente un'area terapeutica a cui i  pazienti  accedono  anche
direttamente, secondo i programmi del C.S.M.;
   il Centro diurno (C.D.).
  Il   C.D.   e'   una   struttura   semiresidenziale   con  funzioni
terapeutico-riabilitative (compreso l'intervento farmacologico)  tese
a  prevenire  e  contenere  il ricovero. E' aperto almeno otto ore al
giorno. L'utenza del C.D. e' costituita da  soggetti  i  cui  bisogni
derivano  da  incapacita'  o  difetti  gravi  nello  stabilire validi
rapporti interpersonali e sociali.
  Il C.D.  configura  uno  spazio  in  cui  l'equipe  operante  offre
strumenti  e  opportunita'  per  attivare, sperimentare ed apprendere
idonee modalita' di contatto interpersonale nella forma  di  rapporti
individuali e di gruppo.
  L'offerta  comprende  anche  una  gamma  di programmi occupazionali
volti all'apprendimento  di  specifiche  competenze  utilizzabili  in
senso  lavorativo,  per  le  quali  andranno  individuate  le risorse
personali e le attitudini di ogni singolo  utente  e  progettati  per
ciascuno programmi adeguati.
  Il  C.D.  puo'  essere  utilizzato  da  soggetti  la cui sofferenza
psichica e' riferibile  a  cause  diverse  e  iscrivibile  in  quadri
psicopatologici  molto  differenziati. Il C.D. deve essere situato in
locali idonei ed adeguatamente attrezzati.
D) Le strutture residenziali.
  I bisogni di  lungo-assistenza  e  la  domanda  di  residenzialita'
protetta   e   semiprotetta  sono  da  leggere  in  rapporto  sia  al
rallentamento delle attivita' di superamento del residuo  manicomiale
che   al  moltiplicarsi  dei  bisogni  assistenziali,  terapeutici  e
riabilitativi della cosiddetta "nuova cronicita'".
  Si possono al riguardo identificare almeno tre diverse situazioni:
    a) i casi per i quali non sussiste  di  norma  alcuna  competenza
specialistica  psichiatrica  (ad  esempio  l'handicap adulto) e i cui
programmi  assistenziali  e  di  socializzazione  dovrebbero   essere
gestiti da servizi non psichiatrici;
    b)  i  casi  con  programmi  assistenziali gestiti da servizi non
psichiatrici, ma con la consulenza garantita dal D.S.M. (ad  esempio:
anziani   con   patologia  neuropsichiatrica;  tossicodipendenti  con
problematiche psichiatriche; pazienti AIDS terminali, ecc.);
    c) i casi di esclusiva competenza psichiatrica.
  Questa distinzione permette di definire bisogni  e  titolarita'  di
interventi sia per la "nuova" che per la "vecchia" cronicita'.
  Va ribadito che le strutture e i servizi di assistenza psichiatrica
non  devono ne' possono farsi carico della domanda di residenzialita'
e di asilo riferibile alle situazioni a) e b).
  In  ogni  caso  una  risposta  che  non  sia  neo-manicomiale  deve
prevedere l'accoglienza in piccole strutture con non piu' di 20 posti
letto   in   grado   di   accogliere,   con   livelli  di  protezione
medico-psico-sociale    differenziati,    pazienti    del    "residuo
manicomiale" e i cosiddetti "nuovi cronici".
  Per  quanto  riguarda  i  caratteri  delle  strutture riabilitative
residenziali,  in  via  pregiudiziale  si  respingono  soluzioni  che
prevedano  eccessive  concentrazioni  di  popolazione assistita e una
residenzialita' in  cui  non  sia  garantita  una'deguata  assistenza
medico-psico-sociale dal D.S.M.
  L'accesso  puo' avvenire solo sulla base di uno specifico programma
concordato fra i servizi, i pazienti e  i  familiari,  tenendo  conto
della presenza di rilevanti problemi di salute mentale, della assenza
o  dannosita'  della  rete  familiare  o  sociale  di supporto, delle
disabilita'  che  non  consentano  autononia  nell'abitare  e   nelle
attivita' della vita quotidiana.
  I  principi  cui si ispira la gestione delle strutture residenziali
sono quelli di  una  dimensione  "familiare"  capace  di  aderire  ai
bisogni di vita delle persone, di permeabilita' agli scambi sociali.
  I programmi riabilitativi sono individualizzati e debbono prevedere
un  respiro  temporale  adeguato  ai  bisogni  ed  alle capacita' dei
pazienti.
  Alla luce di questi enunciati, le  strutture  residenziali  avranno
caratteristiche,   che   variano   a  seconda  delle  esigenze  della
popolazione servita e del territorio su cui insistono.
  Esse potranno pertanto ospitare per periodi  medio-lunghi  pazienti
in  trattamento  riabilitativo  che  necessitino dell'intermediazione
dell'assistenza psichiatrica per lo svolgimento  delle  attivita'  di
vita quotidiana.
  E' da prevedere, infine, la costituzione di gruppi-appartamento con
pazienti giunti in una fase avanzata del loro reinserimento sociale.
  I presidi dell'area semiresidenziale e residenziale potranno essere
garantiti   sia   direttamente   dal  servizio  pubblico,  sia  dalla
partecipazione del privato sociale o del privato imprenditoriale o di
associazioni di volontariato  familiare  attraverso  un  rapporto  di
convenzione  con  il  S.S.N.  In questi casi, essi saranno sottoposti
alla programmazione, al controllo e  alla  verifica  di  qualita'  da
parte  della  direzione  del  Dipartimento  e  la  presa in carico di
pazienti potra' avvenire solo su indicazione del Dipartimento stesso.
3) GLI INTERVENTI DA COMPIERE.
  Gli  interventi  da  realizzare  nel  triennio  di  validita'   del
progetto-obiettivo sono:
   1)  realizzare il modello organizzativo del Dipartimento di salute
mentale su tutto il territorio nazionale;
   2) promozione di progetti specifici per il superamento del residuo
manicomiale;
   3)  promozione  di  un  sistema   informativo,   con   particolare
riferimento  al  monitoraggio della spesa nel settore dell'assistenza
psichiatrica, finalizzato  anche  alla  costituzione  dei  centri  di
costo;
   4)  individuazione a livello nazionale di un sistema di indicatori
di qualita dell'assistenza psichiatrica;
   5) promozione di progetti  di  formazione  e  aggiornamento  degli
operatori coerenti con le finalita del progetto-obiettivo.