(all. 2 - art. 1)
                                                           ALLEGATO 1
    DETERMINAZIONE QUANTITATIVA DELL'AMIANTO IN CAMPIONI IN MASSA
ASPETTI GENERALI DEL PROBLEMA ANALITICO.
   La  determinazione  delle  varie  forme  di  amianto  contenute in
campioni in massa costituisce un problema analitico complesso, a  cui
a tutt'oggi non e' stata data una soluzione soddisfacente.
   Come   e'   noto,   esistono  varie  tecniche  analitiche  per  la
determinazione quantitativa delle  varie  forme  di  amianto;  tutte,
pero', presentano vantaggi e svantaggi.
   Le tecniche microscopiche - ottiche o elettroniche - permettono di
distinguere tra le varieta' asbestiformi e quelle non asbestiformi di
uno  stesso  minerale ma forniscono dati solo in termini di numero di
fibre presenti in un campione. La conversione da numero  di  fibre  a
valore  ponderale  -  che costituisce l'espressione piu' adeguata dei
risultati per un'analisi  di  campioni  in  massa  -  e'  soggetta  a
numerosi errori soprattutto se viene impiegata la microscopia ottica.
Questi  errori possono essere contenuti se si utilizza la microscopia
elettronica a scansione (SEM) integrata da microanalisi a Raggi X del
campione.
   In ogni caso, l'uso delle tecniche microscopiche  di  conta  delle
fibre  e'  limitato,  nel  caso  di campioni in massa, da un problema
addizionale: il campione in massa, a meno che non sia molto  friabile
o  non  sia  costituito  da una polvere molto fine, deve prima essere
macinato per poter poi essere analizzato. Il tipo e la  durata  della
macinazione,   oltre   che   la   durezza   e  altre  caratteristiche
mineralogiche del campione, determinano le dimensioni,  e  quindi  il
numero  delle fibre che verranno contate. In altre parole, la conta e
la misura delle dimensioni geometriche delle fibre verra'  effettuata
su  un artefatto. La conversione da numero di fibre a valore di massa
risultera' ancora piu' aleatoria e soggetta ad errori che nel caso di
campioni aereodispersi o polveri fini dove le fibre  vengono  contate
cosi' come sono state campionate.
   Per  quanto riguarda la determinazione ponderale delle varie forme
di amianto, si e' fatto ricorso, negli ultimi anni,  fondamentalmente
a due tecniche: la diffrattometria a Raggi X (DRX) e la spettroscopia
infrarossa in trasformata di Fourier (FT.IR).
   Negli    ultimi   anni   sono   stati   sviluppati   vari   metodi
diffrattometrici che hanno permesso di superare alcuni  inconvenienti
legati sia alla tecnica in se' sia alla sua applicazione all'amianto.
Il  metodo  che  sembra  aver dato i migliori risultati e' quello del
"filtro d'argento", che permette  di  quantificare  e  correggere  in
maniera  semplice  l'effetto di assorbimento dei raggi X da parte del
campione. In questo modo la  risposta  diffrattometrica  dell'analita
viene  resa indipendente dalla matrice nella quale si trova disperso,
per cui l'analisi quantitativa risulta adeguatamente riproducibile.
   Anche quando l'analisi e' condotta per  via  diffrattometrica,  il
campione  in  massa  deve essere previamente macinato. La macinazione
costituisce un passaggio analitico piuttosto delicato a causa dei due
fenomeni seguenti:
     a)    Per    qualunque   sostanza   cristallina,   la   risposta
diffrattometricadipende dalla granulometria.
   E' quindi necessario che il campione in massa sia portato - con il
processo di comminuzione - ad uno  spettro  granulometrico  vicino  a
quello  dell'amianto  puro con cui sono stati preparati gli standards
della curva di taratura massa/risposta diffrattometrica;
     b) La risposta diffrattometrica delle  varie  forme  di  amianto
dipende fortemente dall'integrita' della struttura cristallina.
   Il  processo  di  comminuzione  porta in genere ad una diminuzione
della cristallinita' dell'amianto contenuto nel campione e quindi  ad
un  abbassamento  della  risposta  diffrattometrica  che puo' falsare
gravemente l'analisi. Questo e' vero soprattutto se  il  processo  di
comminuzione e' condotto con metodi drastici (ad es. "a secco").
   L'abbassamento   della   risposta   diffrattometrica  puo'  essere
contenuto se la macinazione viene effettuata  "ad  umido",  cioe'  in
presenza  di  un liquido che disperde gli accumuli locali di calore a
cui in genere si attribuisce la responsabilita' delle distorsioni del
reticolo cristallino.
   In ogni caso, una volta scelti gli standards di amianto puro ed un
determinato  metodo   di   comminuzione,   e'   necessario   studiare
sperimentalmente   le   condizioni   per  portare  il  campione  alla
granulometria desiderata e l'effetto che il processo  di  macinazione
ha   sulla  risposta  diffrattometrica  della  forma  di  amianto  in
questione.
SCELTA DELLE TECNICHE ANALITICHE.
   Tenendo  conto  di  tutti  gli   aspetti   del   problema   appena
sottolineati  e avendo chiaro che forse, ad oggi, la soluzione ideale
al problema analitico della determinazione dell'amianto  in  campioni
in  massa  non  esiste,  sono  proposte  nel seguito come tecniche di
riferimento per tale misura la diffrattometria a raggi X (DRX) con il
metodo del filtro d'argento per  la  determinazione  dell'amianto  in
campioni  in  cui  e' presente in concentrazioni superiori o uguali a
(quasi uguale a) 1% (vedi paragrafo A) e la  microscopia  elettronica
in  scansione (SEM) per la determinazione dell'amianto in campioni in
cui e' presente in concentrazioni inferiori a  (quasi  uguale  a)  1%
(vedi  paragrafo  B).  Recenti applicazioni della spettrometria IR in
trasformata di Fourier, anche accoppiata con la  microscopia  ottica,
hanno  permesso  di rivelare concentrazioni di amianti in campioni di
massa dell'ordine dell'1%.
   La DRX con il metodo del filtro d'argento  e'  stata  proposta  in
quanto attualmente e', fra le metodiche analitiche per determinazioni
ponderali, quella che presenta la migliore sensibilita' per i diversi
tipi di amianto.
   Per  valutare  la  concentrazione  di  amianto  in campioni in cui
questa e' inferiore a  (quasi  uguale  a)  1%  la  DRX  non  e'  piu'
utilizzabile ed e' necessario ricorrere a tecniche di microscopia.
   Se    l'obiettivo    dell'analisi   e'   una   valutazione   della
concentrazione dell'amianto in termini di peso  (m/m)  e'  necessario
trasformare  i  dati  relativi  alle fibre osservate - numero fibre e
granulometria - in dati ponderali. Cio'  in  linea  di  principio  e'
possibile   o  facendo  ricorso  a  fattori  di  conversione  (numero
fibre)/(peso) o valutando in base  alle  loro  dimensioni  il  volume
delle fibre e calcolandone quindi il peso.
   L'uso  di fattori di conversione non sembra attuabile con campioni
che sono degli artefatti, essendo ottenuti mediante una  macinazione,
e in cui numero e dimensioni delle fibre dipendono da tutta una serie
di condizioni difficilmente controllabili e riproducibili.
   L'unica strada percorribile sembra dunque quella della valutazione
della granulometria delle fibre e del calcolo del loro volume.
   La  microscopia  ottica in contrasto di fase appare a questo scopo
meno adatta della microscopia elettronica  in  scansione  per  essere
proposta  come  tecnica  di  riferimento,  le  ragioni  di  cio' sono
essenzialmente:
   - un minor potere risolutivo;
   - una limitata profondita' di campo;
   - la difficolta' di riconoscere univocamente il tipo  delle  fibre
osservate.
   Il  limitato  potere  risolutivo - (quasi uguale a) 0.25 (Micron)m
del MOCF contro (quasi uguale a) 0.01 (Micron)m del SEM - oltre a non
permettere la rivelazione delle fibre piu' piccole rende difficoltosa
la valutazione delle dimensioni vere di oggetti che non  superino  di
almeno 2 o 3 volte tale potere risolutivo; la limitata profondita' di
campo  non  permette  di  focalizzare  oggetti  che  non  si  trovino
esattamente  sul  piano  immagine  del  microscopio;  puo'  risultare
percio'  difficile valutare l'esatta granulometria di fibre sottili e
in posizione inclinata rispetto a tale piano; infine la  mancanza  di
un  sistema  che  permetta il riconoscimento sicuro del tipo di fibra
puo'  determinare,  in  campioni  in  cui  sono  presenti   materiali
eterogenei, errori sistematici.
   Il  SEM  analitico  appare  percio'  per  le sue caratteristiche -
elevato potere risolutivo, elevata profondita' di campo, possibilita'
di utilizzare la spettrometria X per il riconoscimento delle fibre  -
la metodica piu' indicata.
   L'utilizzazione  comunque della microscopia ottica in contrasto di
fase in mancanza del SEM dovrebbe portare a risultati, in assenza  di
fibre diverse dall'amianto, che si avvicinano a quelli ottenibili con
il  SEM  tanto  piu'  quanto  maggiori sono le dimensioni medie delle
fibre presenti nel campione.
PROCEDURA DI ANALISI DEI CAMPIONI.
   Di seguito e' riportato uno schema di procedura per  l'analisi  di
un  campione  utilizzante  le  metodiche  analitiche dettagliatamente
definite nei successivi paragrafi A) e B).

                           CAMPIONAMENTO

               CONTROLLO DEL CAMPIONE PER LA VERIFICA
              DELLA PRESENZA DI UNA COMPONENTE FIBROSA         | NO |
               mediante stereomicroscopio, MOCF, SEM           |    |

                               | SI |
                               |    |
                      MACINAZIONE DEL CAMPIONE

                STIMA APPROSSIMATIVA DELLA QUANTITA'
                   DI MATERIALE FIBROSO PRESENTE
                         mediante MOCF, SEM

        SUPERIORE A                             INFERIORE A
            5                                      5
    = 3 * 10  fibre/mg (a)                 = 3 * 10  fibre/mg (a)

MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI         MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI
AMIANTO MEDIANTE DRX CON FILTRO        AMIANTO MEDIANTE SEM ANALITICO
D'ARGENTO

CONCENTRAZIONE INFERIORE ALLA
SENSIBILITA' DELLA DRX

MISURA DELLA CONCENTRAZIONE DI
AMIANTO MEDIANTE SEM ANALITICO

    (a)  Il  limite  di  3 * 105 fibre/mg e' stato fissato in base al
fattore di conversione da numero di fibre a peso proposto  dall'USEPA
per la MOCF (vedi paragrafo 5.7B).

  A)  Diffrattometria  a  raggi-X  con il metodo del filtro d'argento
(per percentuali di amianto (> o =) 1%).
   1A) Campo di applicazione.
   Il metodo  e'  applicabile  a  materiali  in  massa  contenenti  i
principali  tipi  di  amianti  commerciali  (crisotilo,  crocidolite,
amosite) e per quantita'  di  amianto  dell'ordine  dei  microgrammi.
L'intervallo  ottimale di misura e' compreso tra 20 e 100 microgrammi
di amianto sul filtro di lavoro in argento. Il  limite  inferiore  di
rivelabilita' (LLD) dipende da vari fattori: tipo di amianto, matrice
nella  quale  l'analita  si trova disperso, tempo di integrazione del
picco analitico, area di  deposizione  del  campione  sul  filtro  di
lavoro  in  argento. In ogni caso, e' sempre possibile determinare le
tre forme di amianto in concentrazioni intorno all'1% in peso  quando
il  campione  da  analizzare sia costituito da un deposito di polvere
macinata di circa 0.5 mg su un'area del filtro di lavoro di circa 1.0
cm(Elevato al Quadrato) (Vedi Tabella 1a e 1b).
   2A) Principio del metodo.
   Macinazione controllata del campione in massa fino  a  raggiungere
una  granulometria  vicina  a  quella degli standards di amianto puro
usati per la costruzione della curva di taratura; studio dell'effetto
che la macinazione ha sulla  risposta  diffrattometrica  dell'amianto
contenuto  nel  campione;  sospensione  di una parte della polvere in
adatta soluzione disperdente; filtrazione di una  quantita'  nota  di
polvere  in  sospensione  su  membrana  filtrante in argento; analisi
diffrattometrica dei vari tipi di amianto per confronto con una curva
di taratura; correzione dell'attenuazione dell'intensita' dei  picchi
analitici misurati (attenuazione dovuta all'assorbimento dei raggi da
parte del campione).
   Il  metodo  di  correzione e' basato sull'uso del filtro d'argento
che ha la  doppia  funzione  di  supporto  filtrante  e  di  standard
interno.  In  pratica,  dalla  misura  dell'attenuazione del picco di
diffrazione dell'argento si  ricava  il  fattore  di  correzione  per
l'attenuazione dei picchi analitici delle varie forme di amianto.
   La riproducibilita' del metodo globale non e' conosciuta. E' stata
stimata  solamente  la  riproducibilita' del metodo di preparazione e
lettura dei campioni su filtro d'argento.
   In  figura  1  sono riportati le medie e gli errori standard delle
risposte diffrattometriche di un totale di 31 filtri, su ciascuno dei
quali sono stati depositati 100 (Micron)g  di  crisotilo  puro  (vedi
punti  3.4A  e 5.4A). I filtri provengono da 8 diverse sospensioni; n
indica il numero di filtri preparati da ciascuna sospensione,  mentre
il  trattino  verticale  e'  una misura, nella stessa scala dell'asse
delle ordinate, dell'errore standard associato alla media.
   Da una analisi della varianza di questi dati e' risultato  che  le
medie   delle   risposte   diffrattometriche   delle   8  sospensioni
appartengono  ad  una  stessa  popolazione  avente  coefficiente   di
variazione  uguale  al 9%. Questo puo' essere preso come misura della
riproducibilita' del metodo di preparazione e misura dei campioni  su
filtro d'argento.
   3A) Reagenti.
   3.1A  Soluzione  disperdente:  H2O contenente lo 0.1% di NaCl e lo
0.1% di Areosol OT o altro tensioattivo analogo.
   3.2A NaCl di purezza RPE.
   3.3A Tensioattivo tipo Areosol OT.
   3.4A Crisotilo canadese dell'UICC (Union International  Contre  le
Cancer) avente lunghezza delle fibre < 10 (Micron)m per il 97.0%.
   3.5A  Crocidolite  dell'UICC  avente  lunghezza  delle  fibre < 10
(Micron)m per il 97.0%.
   3.6A Amosite dell'UICC avente lunghezza delle fibre < 10 (Micron)m
per il 97.0%.
   4A) Apparecchiatura.
   Attrezzatura di uso comune di laboratorio e:
   4.1A Mulino per la macinazione controllata del campione.
   4.2A Membrane in argento aventi  porosita'  di  0.45  (Micron)m  e
diametro di 25 mm.
   4.3A  Dispositivo  di  filtrazione  sotto  piccolo vuoto con setto
poroso e sede per alloggiare le membrane in Ag.
   4.4A Agitatore magnetico capace di fornire circa 400 giri/min.
   4.5A Diffrattometro a R.X.
   5A) Determinazione quantitativa dell'amianto.
   5.1A Macinazione del campione.
   Di  seguito  viene  descritta  una   procedura   di   comminuzione
controllata  di un campione in massa. Tale procedura e' evidentemente
solo indicativa; se ne possono  adottare  delle  altre  purche',  una
volta  scelte  le  condizioni  di macinazione ed individuato il tempo
necessario per portare il campione  ad  una  granulometria  simile  a
quella  degli  standards,  venga studiato, ed eventualmente corretto,
l'abbassamento della risposta diffrattometrica  dell'amianto  che  la
comminuzione  ha  determinato.  A  questo  scopo,  e  sempre a titolo
indicativo, viene anche presentato uno  studio  della  relazione  tra
tempi  di  macinazione,  granulometria  e  risposta  diffrattometrica
dell'amianto. Il campione scelto e' un frammento di  amianto-cemento,
contenente   crisotilo;   gli   standards   usati  per  la  curva  di
calibrazione,  forniti  dall'UICC  (Union  International  contre   le
Cancer) sono composti da fibre di lunghezza inferiore a 10 micron nel
97% dei casi e di diametro inferiore a 0.3 micron nel 92.5% dei casi.
   Circa  1  grammo  del  campione  viene  macinato a mano in mortaio
d'agata; il macinato viene quindi  setacciato  con  setaccio  da  400
micron.   La   polvere  cosi'  ottenuta  viene  quindi  sottoposta  a
macinazione meccanica "ad umido" e  ad  "impatto".  Come  disperdente
viene  utilizzato  l'alcol isopropilico (circa 10 mL); la macinazione
ad impatto viene realizzata per mezzo di  una  serie  di  cilindretti
d'agata  che  un  sistema  di scuotimento della camera di macinazione
obbliga ad urtarsi tra loro. Dopo la  macinazione,  condotta  per  un
tempo prefissato, si ottiene una sospensione che viene trasferita con
alcol  isopropilico  in  un  beker  da  100  mL.  L'alcol viene fatto
evaporare in stufa a 90›C  e  la  polvere  seccata  viene  sottoposta
all'analisi diffrattometrica.
   Per   lo   studio   della  relazione  tra  tempi  di  macinazione,
granulometria del macinato e risposta  diffrattometrica  dell'amianto
contenuto nel campione, si e' proceduto nel modo seguente.
   Il  campione  e' stato sottoposto a tempi di macinazione crescenti
tra 0 e 45 minuti. Dopo ciascuna  macinazione,  parte  della  polvere
seccata   e'   stata  sottoposta  ad  un'analisi  granulometrica  con
microscopio elettronico a scansione, mentre un'altra parte  e'  stata
depositata  su  filtro  d'argento  e  letta  al diffrattometro. Nelle
Figure 2 e 3 sono riportate le distribuzioni  dei  diametri  e  delle
lunghezze  delle  fibre  della  polvere  ottenuta  dopo  30 minuti di
macinazione. Le due distribuzioni presentano - in questo  come  negli
altri  casi  - l'atteso andamento lognormale, per cui si e' preferito
utilizzare la media geometrica piuttosto che quella aritmetica per la
caratterizzazione  morfologica  dei  campioni  stessi.  In  Figura  4
appaiono  le  cinetiche  di comminuzione per la polvere iniziale. Gli
andamenti (per diametri e lunghezze)  presentano  una  fase  iniziale
(corrispondente ai primi 15 minuti di macinazione) durante la quale i
due  parametri  si  riducono di oltre il 50% del valore iniziale; per
tempi piu' lunghi di macinazione la media geometrica della  lunghezza
delle  fibre  rimane praticamente costante mentre la media geometrica
del  diametro  tende  ancora  a  diminuire  arrivando  ad  un  valore
inferiore ad 1 micron dopo 45'.
   Il  complesso  dei  risultati  ottenuti  sembra  indicare  che  il
processo di comminuzione delle fibre, nella seconda fase sia  causato
essenzialmente  da  successive  sfaldature  delle  fibre  lungo piani
paralleli al loro asse maggiore, processo che porta  alla  formazione
di  fibrille  piu'  sottili  ma  di lunghezza abbastanza costante; la
tecnica di macinazione impiegata non sembra invece  privilegiare,  in
questa  seconda  fase,  la  frattura  trasversale  delle  fibre,  che
comporta la rottura dei forti legami esistenti tra gli atomi di Si  e
di O nei tetraedri SO4, della struttura cristallina del serpentino.
   Nella   Figura   5  appaiono  le  risposte  diffrattometriche  del
crisotilo (contenuto in 400 microgrammi di polvere) in  funzione  dei
tempi di comminuzione. I dati mostrano come nelle fase iniziale della
macinazione,  corrispondente  ai  primi  5  minuti, vi sia una rapida
crescita della risposta diffrattometrica, che tende poi  a  diminuire
progressivamente,  fino a raggiungere, per un tempo di macinazione di
30', un valore di plateau che  e'  pari  a  circa  l'80%  del  valore
massimo. Che si tratti di una situazione di plateau e' dimostrato dal
fatto che la differenza tra le medie delle risposte diffrattometriche
a  30'  ed  45'  non  e' risultata statisticamente significativa (p =
0.085).
   L'iniziale crescita della risposta  diffrattometrica  puo'  essere
interpretata   come   un   effetto  della  disgregazione,  a  seguito
dell'inizio della macinazione, di aggregati  di  fibre  e/o  fibre  e
cemento presenti ancora nel campione dopo la setacciatura; durante la
preparazione   dei   filtri   d'argento   impiegati   nella  metodica
diffrattometrica adottata, le fibre di  crisotilo  libere  tendono  a
disporsi  con  l'asse  longitudinale  (l'asse a della cella unitaria)
parallelamente al filtro e questo effetto contribuisce  ad  aumentare
l'intensita'  delle  riflessioni  (002)  e  (004) corrispondenti alle
famiglie di piani perpendicolari all'asse c e paralleli  all'asse  a.
Fibre  legate  in  aggregati,  al contrario, non possono disporsi con
l'asse longitudinale parallelamente al piano del filtro.
   E' anche  interessante  notare  che,  dopo  la  fase  iniziale  (5
minuti),  la  risposta  diffrattometrica  segue un andamento simile a
quelli individuati per la lunghezza ed il diametro medi.
   Nella Tabella 2 appare un quadro riassuntivo dei risultati: sia le
granulometrie che le risposte diffrattometriche appaiono in  funzione
dei  tempi di macinazione. Questa tabella ci permette di scegliere il
tempo di macinazione piu'  adeguato  nelle  nostre  condizioni.  Tale
tempo  puo'  essere  compreso  tra  15 e 30 minuti: infatti in questo
intervallo si tende a raggiungere  un  livello  di  plateau  sia  per
quanto  riguarda  la  lunghezza  delle  fibre sia per quanto riguarda
l'abbassamento della  risposta  diffrattometrica  del  crisotilo.  Un
tempo  piu'  lungo  di  macinazione  non  sembra comportare ulteriori
vantaggi, e le differenze di granulometria con gli standards sembrano
sufficientemente ristrette.
   5.2A Deposizione del campione sul filtro d'argento.
   La polvere macinata e  seccata  viene  ripresa  con  la  soluzione
disperdente  (vedi  punto 3.1A) e la sospensione cosi' ottenuta viene
mantenuta sotto agitazione magnetica per  circa  2  o  3  ore.  Dalla
dispersione vengono prelevate aliquote opportune che sono filtrate su
membrana  di  Ag  per  mezzo del dispositivo di filtrazione del punto
4.3A. E' opportuno procedere alla filtrazione nello stesso giorno  in
cui  le  sospensioni  vengono  preparate,  perche'  esse  tendono  ad
"invecchiare"; in altre parole, le fibre di  amianto  in  dispersione
tendono  ad  includere  acqua  nella  loro  struttura cristallina e a
formare aggregati la cui risposta diffrattometrica risulta diversa da
quella del materiale  appena  preparato.  Da  risultati  sperimentali
risulta  che  l'invecchiamento  comincia  dopo  circa  24  ore  dalla
preparazione della sospensione.
   Durante la filtrazione si raccomanda di seguire  gli  accorgimenti
al successivo punto 5.3A.
   5.3A Preparazione degli standards per le curve di taratura.
   Circa   2   mg  di  ciascuno  dei  tre  tipi  di  amianto  puro  a
granulometria nota, sono posti in tre distinti matracci tarati da 200
mL. A questi viene aggiunta fino a volume  la  soluzione  disperdente
indicata  al  punto  3.1A.  Le  dispersioni  cosi'  ottenute  vengono
mantenute  sotto  agitazione  magnetica  per  ca.   3   ore.   Queste
dispersioni  hanno  una  concentrazione  in  amianto  pari  a ca. 100
(Micron)g/mL e costituiscono le dispersioni madre (stock) da  cui  si
dovranno  preparare,  prelevando  opportune aliquote mediante pipetta
tarata, 3 o  piu'  campioni  su  filtro  di  Ag  per  ciascuna  delle
quantita'  di amianto scelte (nell'esempio riportato si tratta di 10,
20, 40, 60, 80, 100 (Micron)g).
   Poiche' la dispersione tende all'instabilita',  cioe'  a  ricadere
lentamente  sul  fondo del matraccio, essa deve essere lasciata sotto
agitazione magnetica per almeno 5 min dopo ciascun prelievo  e  prima
di  effettuare  il  successivo. Inoltre il puntale della pipetta deve
essere posizionato in modo tale da pescare sempre nella zona centrale
del  matraccio  e,  per quanto possibile, alla stessa profondita'. Le
aliquote note prelevate vengono trasferite su membrana in Ag mediante
un  dispositivo  di  filtrazione  (punto   4.3A).   L'operazione   di
filtrazione  deve essere effettuata seguendo questo procedimento: nel
serbatoio del dispositivo filtrante vengono posti preliminarmente ca.
3 mL di acqua distillata e filtrata, a  questa  vengono  aggiunte  le
aliquote   note   della   dispersione   madre  e  quindi  si  innesca
l'aspirazione necessaria alla filtrazione. Dopo la prima  filtrazione
le pareti del serbatoio vengono lavate 5 - 6 volte con acqua.
5.4A Misure al diffrattometro.
   Le   condizioni   operative   variano  in  funzione  del  tipo  di
apparecchiatura disponibile. Utilizzare in ogni  caso  una  velocita'
del goniometro sufficientemente bassa (1/4 o 1/8 di grado al minuto).
In  Tabella  n.  3  sono  riportate  a  titolo esemplificativo sia le
condizioni  operative  di  un  diffrattometro  munito  di   contatore
proporzionale  con  discriminatore  di  energia  e  di  portacampioni
rotante, sia i parametri di misura per i picchi  analitici  dei  vari
tipi di amianto e dell'argento (relativi alla K(alfa) del Cu).
   Effettuare  la  scansione  goniometrica dei picchi analitici degli
amianti e dell'argento integrando il segnale tra il primo fondo e  il
secondo fondo opportunamente scelti, per  ottenere  l'intensita' del
        a
picco (I  ).
        p
   Misurare  il  segnale  del primo fondo (a goniometro fermo) per un
tempo pari alla meta' del tempo totale di integrazione del picco
                                                      a
corrispondente, per ottenere l'intensita' del fondo (I  ).
                                                      f1
   Misurare il segnale del secondo fondo (a goniometro fermo) per  un
tempo pari alla meta' del tempo totale di integrazione del picco
                                                      a
corrispondente, per ottenere l'intensita' del fondo (I  ).
                                                      f2
   Per  la correzione dell'assorbimento di massa (vedere punto 5.6A),
la  stessa  procedura  deve  essere  eseguita  sul   picco   relativo
all'argento  prima  del  deposito  del campione sul filtro, cioe' sul
filtro bianco. In alternativa, la misura  dell'intensita'  del  picco
non  attenuato  dell'argento  puo'  essere fatta sul retro del filtro
dopo la deposizione del campione.  Una  terza  possibilita',  che  e'
anche  la  piu'  conveniente,  prevede, per ogni scatolina (batch) di
filtri di argento, tale misura su almeno 6 membrane vergini,  di  cui
si fara' la media che varra' per tutto il batch in questione.
   Da tale misura si otterranno i valori:
        Ag         Ag           Ag
       I   ,      I    ,       I    .
        O,p        O,f1         O,f2
   Dalla  misura  del  picco  attenuato  dell'argento si otterranno i
valori:
        Ag       Ag         Ag
       I  ,     I  ,       I  .
        p        f1         f2
5.5A Calcoli.
   Calcolare le intensita' nette (I ) dei picchi analitici
                                   n
dell'amianto e dell'argento mediante le relazioni:

     a    a     a     a
    I  = I  - (I   + I  )              (picco analitico dell'amianto)
     n    p     f1    f2

     Ag    Ag     Ag    Ag
    I   = I   - (I   + I  )            (picco analitico dell'argento
     n     p      f1    f2              in presenza del campione)

     Ag     Ag      Ag      Ag
    I    = I    - (I     + I    )      (picco analitico dell'argento
     O,n    O,p     O,f1    O,f2        in assenza del campione)

5.6A Curva di taratura.
   La retta di taratura e' rappresentata dalla seguente relazione:

     a
    I     = m (moltiplicato) X + b
     corr

   dove:
    m = pendenza della retta
    b = intercetta della retta
    X = contenuto in massa di amianto

     a       a
    I     = I  (moltiplicato) (gamma maiuscolo)
     corr    n

   ove  il  fattore di correzione (gamma maiuscolo) dell'attenuazione
dell'intensita' diffratta dall'analita e':
                                                          R
  (gamma maiuscolo) = (- R (moltiplicato) 1n T )  /  1 - T
                                              n           n

   con:
                                        Ag    Ag
     R = sen 0 Ag / sen 0 X   e   T  = I   / I
                                   n    n     O,n

   Nelle formule,  0  Ag  e  0  X  sono  gli  angoli  di  diffrazione
rispettivamente dell'argento e dell'analita.
   L'attenuazione e' provocata dall'assorbimento dei raggi X da parte
del  campione.  Quando  tale  effetto  non  e'  trascurabile  occorre
effettuare la correzione. Nella  Tabella  n.  4  viene  mostrato  sia
l'effetto  di  attenuazione  riscontrato  sperimentalmente  a  carico
dell'intensita'  dei  picchi  analitici   del   crisotilo   o   della
crocidolite  da  parte  di  varie  matrici minerali, sia il risultato
della correzione.
6 A) Espressione dei risultati.
   La percentuale di amianto presente nel campione sara':

                   a
                 (I     - b)
                   corr
     X (%) =                    (moltiplicato) 100
             m (moltiplicato) W

   dove W e' la massa totale di polvere sul filtro d'argento.
7 A) Interferenze.
   Teoricamente  le  fasi  cristalline  che  possono  interferire sui
picchi  analitici  degli  amianti  sono  moltissime.  In  pratica  e'
sufficiente  prendere  in  considerazione  solo  le sostanze che piu'
comunemente si trovano associate all'amianto nei principali  prodotti
industriali.
   I  minerali  non fibrosi di serpentino (lizardite o antigorite), i
quali  hanno  la  stessa   struttura   cristallina   del   crisotilo,
costituiscono  un'interferenza  non eliminabile. Il problema tuttavia
e' limitato ai casi in cui i campioni da analizzare provengano  dalle
attivita' minerarie di estrazione del crisotilo.
   L'alite,  minerale  di  base  nella  produzione  di  manufatti  di
amianto-cemento, nei  quali  viene  utilizzato  quasi  esclusivamente
crisotilo,   non  produce  interferenze  sui  due  principali  picchi
analitici di questa forma di amianto.
   Il gesso puo' interferire sul picco del crisotilo a 0.73 nm ma non
sul picco secondario (0.36 nm).
   Il caolino puo' interferire su entrambi i picchi del crisotilo, ma
il disturbo sembra essere significativo solo per campioni  aventi  un
contenuto in caolino superiore al 10%.
   La clorite potrebbe interferire su entrambi i picchi del crisotilo
ma  e'  possibile  la separazione analitica dei suoi picchi da quelli
del crisotilo, rallentando adeguatamente la  velocita'  di  scansione
nell'intorno della zona di uscita dei picchi che interessano.
   Anche  per  la  crocidolite o l'amosite, i corrispondenti minerali
non fibrosi costituiscono un'interferenza non  eliminabile;  tuttavia
la presenza di questi minerali nei campioni reali e' molto rara.
   In  generale la distinzione tra crocidolite o amosite, quando sono
presenti  contemporaneamente  (e  questo  puo'  avvenire  per  taluni
prodotti isolanti), risulta difficoltosa e si puo' tentare ricorrendo
ai  picchi  secondari  a 0.36 nm e 0.32 nm per l'amosite, e a 0.31 nm
per la crocidolite, utilizzando il metodo della  bassa  velocita'  di
scansione.
   Altri  minerali che possono trovarsi associati all'amianto in vari
prodotti possono essere eliminati con adatti trattamenti chimici:  ad
esempio un trattamento con acido debole decompone i carbonati.


B)  Microscopia elettronica analitica a scansione (per percentuali di
amianto comprese fra le 100 ppm e l'1%).
1B) Oggetto e campo di applicazione.
   Descrizione  di  un  metodo  per   la   determinazione,   mediante
microscopia  elettronica  analitica a scansione, della concentrazione
(massa/massa) di amianto (crisotilo, crocidolite, amosite, tremolite)
in campioni massivi, quali il cemento-amianto, o polverulenti,  quali
polveri di talco.
   Il  metodo  e'  applicabile per concentrazioni di amianto comprese
fra le 100 ppm (0.01%) e le 10000 ppm (1%) o superiori;  l'intervallo
in  cui  il metodo fornisce risultati quantitativi e' compreso fra le
1000 ppm e le 10000 ppm o superiori.
   Per concentrazioni di amianto inferiori alle 1000  ppm  il  metodo
fornisce risultati semiquantitativi (vedi successivo punto 5.7B).
   La sensibilita' della metodica dipende da vari fattori: condizioni
di  lavoro  del  microscopio,  area  di  deposizione del campione sul
filtro di lavoro, numero di campi di lettura fissati sul  filtro;  in
ogni caso si puo' stimare una sensibilita' di circa 100 ppm quando il
campione  sia  costituito  da circa 0.1 mg di materiale depositato su
un'area di circa 300 mm(Elevato al Quadrato) (superficie circolare di
circa 1 cm di raggio) e vengano  letti  400  campi  a  2000  x  (vedi
successivo punto 5.7B).
2B) Principio del metodo.
   Sospensione  di  una quantita' non inferiore a 0.1 mg del campione
polverulento in un volume noto di soluzione disperdente costituita da
un tensioattivo in acqua deionizzata e filtrata. Se  il  campione  da
analizzare  e'  un campione in massa viene ottenuta, per mezzo di una
opportuna macinazione, la sua comminuzione  fino  a  che  lo  spettro
granulometrico  del  particolato prodotto e' compreso nell'intervallo
fra 10 e 100 (Micron)m.
   Filtrazione di un volume della sospensione contenente  almeno  0.1
mg  del  campione  su  un filtro in policarbonato a foro passante, di
0.4-0.8 (Micron)m di porosita', di 25 mm di diametro.
   Montaggio del filtro su un portacampioni per SEM e metallizzazione
della sua superficie con Au mediante sputtering catodico.
   Lettura  a  1000-2000  ingrandimenti  di  un   numero   di   campi
microscopici   adeguato   al   limite   di  rivelabilita'  richiesto,
tipicamente fra 200 e 400 campi.
   Riconoscimento mediante spettroscopia X a dispersione  di  energia
delle fibre di amianto presenti e misura delle loro dimensioni.
   Calcolo  dei  volumi  e  dei  corrispondenti  pesi  delle fibre di
amianto utilizzando i pesi specifici dei minerali corrispondenti.
   Calcolo del peso  totale  di  amianto  sul  filtro  in  base  alla
superficie  di  deposizione  del campione, alla superficie del filtro
letta, al numero e dimensioni delle fibre osservate e all'ipotesi  di
una distribuzione Poissoniana delle fibre sul filtro.
3B) Apparecchiature e materiali da impiegare.
   Attrezzature di uso comune in laboratorio e:
   3.1B  Soluzione  disperdente contenente lo 0.1% di tensioattivo in
acqua  deionizzata  e  prefiltrata  su  filtri  cellulosici  da   0.2
(Micron)m di porosita'.
   3.2B Mortaio d'agata.
   3.3B Bilancia analitica.
   3.4B Mulino per la macinazione ad umido di quantita' fra 1 e 10 mg
di  campione; il mulino deve permettere di ottenere una granulometria
finale del campione compresa nell'intervallo fra 10 e 100 (Micron)m.
   3.5B Filtri a  membrana  in  policarbonato  a  foro  passante,  di
0.4-0.8 (Micron)m di porosita', di 25 mm di diametro.
   3.6B  Dispositivo  di  filtrazione  sotto vuoto con setto poroso e
sede per alloggiare le membrane in policarbonato.
   3.7B Portacampioni in alluminio o grafite per SEM.
   3.8B Collante conduttore all'argento o alla grafite.
   3.9B Apparato per la metallizzazione con Au di campioni per il SEM
mediante sputtering catodico.
   3.10B Microscopio elettronico a scansione corredato  dell'apparato
di cui al punto 3.11 B.
   3.11B Spettrometro X a dispersione di energia.
4B) Campionamento.
   Prelevare  dal  materiale  da esaminare un campione, significativo
della sua composizione, dell'ordine di  0.5  -  1  gr.  Nel  caso  di
materiale in massa e non gia' sotto forma di polvere procedere ad una
sua  frammentazione in mortaio d'agata fino a ottenere un particolato
con dimensioni inferiori a 400-500 (Micron)m.
5B) Procedimento.
   5.1B Comminuzione del campione.
   Se il campione originale e'  un  materiale  in  massa  o  se,  pur
presentandosi  come  materiale polverulento, le fibre di amianto sono
presenti  in  aggregati  con  altre  fibre  o  altro  materiale,  per
l'analisi  al  SEM  e'  necessario  trattare  il  campione in modo da
separare le fibre tra loro e dall'eventuale matrice.
   Dopo l'eventuale macinazione a mano in mortaio d'agata, trasferire
circa 10 mg di polvere in 100 mL di alcol isopropilico  nella  camera
di  macinazione  di  un  mulino  in  grado  di  macinare  ad umido le
quantita'  indicate.  Macinare  il  campione  fino  ad  ottenere  una
granulometria finale del particolato compresa fra 10 e 100 (Micron)m;
la  sospensione  in alcol isopropilico e' quindi trasferita in stufa.
L'alcol isopropilico viene  fatto  evaporare  a  90›C  e  la  polvere
residua essiccata e' recuperata.
   5.2B Dispersione in acqua e filtrazione su filtro a membrana.
   Pesare  con  una  bilancia  analitica  una quantita' di polvere di
circa 5 mg e sospenderla in 200 mL di  una  soluzione  allo  0.1%  di
tensioattivo  in  acqua deionizzata e filtrata; per questo utilizzare
un matraccio da  200  mL  aggiungendo  fino  a  volume  la  soluzione
disperdente.  Calcolare  la  concentrazione  della  dispersione cosi'
ottenuta e mediante pipetta tarata prelevarne un'aliquota da filtrare
sul filtro  a  membrana.  Per  evitare  che  la  dispersione  decanti
lasciarla  sotto  agitazione  magnetica  per almeno 5 minuti prima di
effettuare il prelievo.
   Mediante il dispositivo di filtrazione descritto al  punto  3.6  B
filtrare  una  aliquota  nota della dispersione preparata, contenente
circa 0.1 mg del campione in polvere, su  un  filtro  a  membrana  in
policarbonato   di  25  mm  di  diametro  con  porosita'  di  0.4-0.8
(Micron)m.  Alternativamente  possono  essere  utilizzati  filtri  in
esteri  di  cellulosa delle stesse dimensioni, tuttavia questi filtri
non si presentano al SEM con una superficie liscia e le irregolarita'
osservabili potrebbero rendere piu' difficile il riconoscimento delle
fibre  piu'  sottili,  per  questo,  nel  caso  del   loro   uso   e'
consigliabile utilizzare porosita' non superiori a 0.4 (Micron)m.
   Nel  procedere  alla  filtrazione  aver  cura di versare alcuni mL
della soluzione disperdente nel serbatoio del sistema filtrante prima
di aggiungere  l'aliquota  nota  della  dispersione;  successivamente
lavare piu' volte con la soluzione il serbatoio.
   Il  filtro  a  membrana  su  cui e' deposta la polvere e' lasciato
asciugare su carta bibula in una capsula Petri o contenitore analogo.
   5.3B  Montaggio  del  filtro  su  portacampioni  per  il   SEM   e
metallizzazione.
   Tagliare una parte circolare del filtro, di dimensioni leggermente
inferiori  al portacampioni del SEM, dalla sua zona centrale mediante
un bisturi o una lama ugualmente affilata.  Durante  tale  operazione
aver cura di non toccare con le mani la superficie del filtro, di non
capovolgerlo  o  causare spostamenti o cadute della polvere dalla sua
superficie.
   Montare la porzione di filtro su  un  portacampioni  per  SEM,  in
alluminio  o  grafite, mediante collanti conduttori all'argento; aver
cura di realizzare con gli stessi collanti dei ponti  conduttori  fra
il bordo del filtro ed il portacampione.
   Metallizzare,  il filtro cosi' montato, con uno strato di 25-50 nm
di Au mediante sputtering catodico.
   Alternativamente e' possibile ricoprire il filtro con un  film  di
carbone  evaporato  sotto  vuoto; in tal caso e' opportuno utilizzare
spessori leggermente maggiori, intorno  ai  100  nm,  a  causa  della
minore  conducibilita'  termica  ed  elettrica della grafite rispetto
all'Au. In ogni caso l'immagine in  elettroni  secondari  del  filtro
risultera'  di minore qualita' a causa del piu' basso coefficiente di
emissione secondaria del carbonio rispetto all'Au.
5.4B Scelta delle condizioni strumentali.
   Il potere risolutivo di un SEM e' molto elevato (si puo'  valutare
intorno  ai  5  nm),  tuttavia,  con  campioni  del  tipo  di  quelli
descritti, ad un ingrandimento di lavoro  (1000-2000X)  che  permetta
tempi   di   analisi  non  eccessivamente  lunghi  e  con  condizioni
strumentali  compatibili  con   una   buona   risoluzione   analitica
(efficienza di produzione e rivelazione di raggi X elevate) risultano
rivelabili   e  classificabili  fibre  intorno  a  0.1  (Micron)m  di
spessore.
   Condizioni strumentali in grado  di  assicurare  tali  prestazioni
corrispondono  a:  una  energia del fascio incidente fra 20 e 30 KeV;
una distanza di lavoro tipicamente dai 12 ai 25 mm e comunque tale da
massimizzare l'efficienza di  raccolta  dei  raggi  X  da  parte  del
rivelatore;  un  angolo  di  tilt  compatibile  con  la geometria del
rivelatore dei raggi X, se tale angolo  e'  diverso  da  zero  ne  va
tenuto conto nella valutazione delle dimensioni delle fibre.
   Fissare  l'ingrandimento  di  lavoro fra 1000 e 2000X; valutare la
superficie corrispondente ad un campo  di  lettura  all'ingrandimento
fissato   (tipicamente   a   2000X  questa  risulta  intorno  a  2500
(Micron)m(Elevato  al  Quadrato)  e   a   1000X   intorno   a   10000
(Micron)m(Elevato  al  Quadrato)  per  cui  occorrono rispettivamente
circa 400 e circa 100 campi di lettura per esplorare 1 mm(Elevato  al
Quadrato)  del  filtro);  osservare  il filtro in elettroni secondari
utilizzando il "modo" TV.
5.5B Lettura del filtro e determinazione delle dimensioni delle fibre
di amianto.
   In funzione dell'ingrandimento di lavoro fissato leggere un numero
di campi sufficienti  almeno  ad  esplorare  circa  1  mm(Elevato  al
Quadrato)  del  filtro  (tipicamente  a  2000X  occorrono 400 campi).
Scegliere i campi di lettura in modo da esplorare tutta la superficie
del  filtro  evitando  la  sovrapposizione  dei  campi   stessi.   E'
consigliabile  a  tal fine seguire un percorso sistematico sul filtro
secondo un qualche schema prestabilito.
   Prendere in considerazione,  nell'analisi  del  filtro,  tutte  le
fibre  o  gli  aggregati  di fibre o gli aggregati di fibre con altro
materiale;   valutare,   utilizzando   i   riferimenti   dimensionali
disponibili  sullo  schermo,  la lunghezza e la larghezza di ciascuna
fibra risolvibile con il SEM (non  considerare  in  tale  valutazione
eventuali  particelle  di altra natura occasionalmente sovrapposte od
aggregate alle fibre). Le fibre che non giacciono  completamente  nel
campo  di  lettura  vanno  considerate solo per la parte compresa nel
campo stesso.
   Identificare e classificare le fibre in base alla loro  morfologia
ed  alla  loro composizione; in linea generale per la classificazione
delle varieta' minerali degli amianti sara' sufficiente  una  analisi
qualitativa  con  riconoscimento,  nello spettro X della fibra, delle
righe degli elementi caratteristici con le attese intensita' relative
(generalmente saranno presenti sullo spettro anche righe piu'  deboli
corrispondenti  ad  elementi,  come  Fe, Al, Mn, presenti in tracce);
tener presente che se  sulla  fibra  o  sull'aggregato  di  fibre  di
amianto  e'  depositato  o  aggregato  materiale di altra natura (non
necessariamente evidente sull'immagine elettromicroscopica), le righe
X degli elementi presenti nella composizione del  materiale  appaiono
sullo spettro finale.
5.6B Elaborazione dei dati, calcolo della concentrazione di amianto e
valutazione dell'errore.
   Valutare  il  volume  di  ciascuna  fibra  e  aggregato  di  fibre
d'amianto approssimando la morfologia delle particelle a cilindri  di
altezza pari alla lunghezza e diametro pari alla larghezza misurati.
   Valutare  la  massa  delle  fibre  utilizzando una densita' di 2.6
gr/cm(Elevato al Cubo) per il crisotilo e 3.0 gr/cm(Elevato al  Cubo)
per gli anfiboli.
   Calcolare  la concentrazione C dell'amianto nel campione (espressa
in ppm) mediante la:

    A (moltiplicato) (pc + Pa)             -6
C =                                      10  ppm
    n (moltiplicato) a (moltiplicato) P

   dove:

A  = area effettiva del filtro (mm(Elevato al Quadrato));
a  = area del campo di lettura (mm(Elevato al Quadrato));
n  = numero campi di lettura;
P  = peso totale del campione depositato sul filtro (mg);
pc = dc (Diametro) Sj vi = peso totale fibre di crisotilo (mg);
dc = densita' del crisotilo (gr/cm(Elevato al Cubo) = mg/mm(Elevato
      al Cubo));
vi = volume dell'i-esima fibra di crisotilo (mm(Elevato al Cubo));
Pa = da (Diametro) Sj vj = peso totale fibre di anfibolo (mg);
da = densita' degli anfiboli (gr/cm(Elevato al Cubo) = mg/mm(Elevato
      al Cubo));
vj = volume dell'j-esima fibra di anfibolo (mm(Elevato al Cubo)).

   L'errore  sperimentale  nella  misura  della  concentrazione  C di
amianto nel campione e' essenzialmente  dovuto  alla  statistica  del
campionamento  delle fibre durante la lettura del filtro (il numero N
delle  fibre  campionate  su  una  data   superficie   presenta   una
distribuzione  Poissoniana  se  le  fibre  sono  distribuite  in modo
casuale sul filtro) e alla  larghezza  dello  spettro  granulometrico
delle  fibre  contenute nel campione (lo spettro granulometrico delle
fibre  di  amianto  prodotte  nella  macinazione   di   un   campione
generalmente  e' descritto bene da una distribuzione lognormale). Per
valutare l'errore sperimentale conviene esplicitare  nella  relazione
(a)  il  numero  N  di  fibre di amianto individuate sugli n campi di
lettura e il peso medio di una fibra di  amianto,  la  relazione  (a)
puo' essere riscritta poi:

    A (moltiplicato) (Compreso) f (moltiplicato) N (Compreso)
C =                                                               (a)
             n (moltiplicato) a (moltiplicato) P

   dove:
N = numero delle fibre individuate;

f = peso medio di una fibra di amianto determinato come media dei
     pesi delle N fibre di amianto individuate (mg);
con  gli altri simboli che conservano lo stesso significato che hanno
nella relazione (a).
   L'errore sperimentale sulla concentrazione C  puo'  allora  essere
valutato mediante la:

(delta)C/C (quasi uguale a) (delta)A/A + (delta)a/a + (delta)P/P +
                                                                  (c)
 +(delta)f/f + (delta)N/N (quasi uguale a) (delta)f/f + (delta)N/N

avendo  considerato trascurabili gli altri errori rispetto all'errore
di campionamento sul numero delle fibre ed all'errore fatto adottando
come peso medio delle fibre del campione la media calcolata  sulle  N
fibre individuate.
   Assumendo  una  distribuzione Poissoniana per N, l'errore relativo
(delta)N/N puo' essere valutato, con buona approssimazione, con la:

(delta)N/N (quasi uguale a) 1 / (radice quadrata) N               (d)

o con piu' precisione ricorrendo alle tavole numeriche relative  alla
distribuzione di Poisson.
   L'errore sul peso medio delle fibre del campione valutato mediante
la  media  f  dei pesi delle N fibre individuate, puo' essere stimato
mediante l'errore standard es:

(delta)f/f (quasi uguale a) e  / f (quasi uguale a)
                             s
                                                          2       (e)
                                     (sommatoria) (f - fi)
                   (frazione sotto        i                   /
  (quasi uguale a)  radice quadrata)                         / f
                                         N (N - 1)          /

   Tenuto conto delle relazioni (d) ed (e), la equazione (c) diviene:

(delta)C/C (quasi uguale a) 1 / (radice quadrata) N +

                                           2                      (f)
                      (sommatoria) (f - fi)
    (frazione sotto        i                   /
  +  radice quadrata)                         / f
                          N (N - 1)          /

5.7B Osservazioni.
   Sensibilita' del metodo.
   E'   possibile   stimare  la  sensibilita'  del  metodo  descritto
(definita come la minima quantita' di amianto presente  nel  campione
che   puo'   essere   rivelata  dal  metodo)  tenendo  presente  che,
nell'ipotesi di una distribuzione casuale delle fibre sul filtro,  il
numero  N  delle fibre campionate su una data superficie presenta una
distribuzione  Poissoniana.  La  concentrazione  minima  di   amianto
rivelabile  e' quella concentrazione in corrispondenza della quale il
numero medio di fibre di amianto,  sull'area  complessivamente  letta
del  filtro (n (moltiplicato) a), e' sufficientemente alto perche' al
livello  di  probabilita'  fissato  (solitamente  viene  adottato  il
livello  del  95%) il limite fiduciario inferiore sia (> o =) 1 fibra
(cioe' sia garantita la possibilita' di osservare  almeno  una  fibra
con il livello di probabilita' fissato).
   Assumendo  un  livello  del  95%  il  numero  medio  di fibre deve
risultare almeno pari a 4 (a cui  corrisponde  un  limite  fiduciario
inferiore pari a 1 ed un limite fiduciario superiore pari a 10).
   Nelle   condizioni  previste  dal  metodo  descritto  (0.1  mg  di
materiale su un'area effettiva del filtro di circa 300 mm(Elevato  al
Quadrato)  e  una area di lettura di circa 1 mm(Elevato al Quadrato))
il valor medio di 4 fibre sulla superficie di lettura  corrisponde  a
una  concentrazione  di  circa  1.2  (moltiplicato)  10 (elevato a 4)
fibre/mg nel campione.
   Per  una  stima  esemplificativa  della  concentrazione  ponderale
equivalente  si  puo'  far  riferimento  ai fattori di conversione da
numero di fibre a peso proposti in vari contesti  che,  e'  opportuno
sottolineare,   dipendono   fortemente   dalla  tecnica  microscopica
utilizzata per il conteggio delle fibre.
   Riferendosi  per  brevita'  solo  a  quelli  ricavabili  da   dati
dell'USEPA  rispettivamente  per la MOCF (30 fibre (quasi uguale a) 1
ng), per il SEM (100 fibre (quasi uguale a) 1 ng) e per il  TEM  (105
(quasi  uguale  a)  1 ng), si perviene, per una concentrazione pari a
1.2 (Diametro) 10 (elevato a 4) fibre/mg  valutata  al  SEM,  ad  una
concentrazione  ponderale  di 120 ppm che puo' essere assunta come la
sensibilita' della metodica.
   Significativita' delle misure di concentrazione.
   Una  valutazione  dell'errore  standard  es  /  f(media)  mediante
l'equazione (e) e' significativa solo se  il  numero  N  delle  fibre
individuate  e'  sufficiente a rientrare nel limite dei grandi numeri
((> o =) 30); numeri minori non permettono  una  stima  significativa
ne' della media ne' della deviazione standard di una distribuzione.
   Per numeri N di fibre maggiori di 30 la equazione (f) permette una
valutazione  della  significativita'  dei  valori di concentrazione C
ottenuti con il metodo.
   In  tabella  n.  5  e'  riportato  l'errore   sperimentale   sulla
concentrazione,  (delta)C/C,  calcolato  in  base  alla equazione (f)
adottando indicativamente, per l'errore standard es  /  f(media),  un
valore  di  0.3  compatibile  con  i dati sperimentali rintracciabili
nella letteratura scientifica del settore.
   I dati riportati nella tabella  n.  5  indicano  che  la  metodica
descritta  nell'intervallo  di  concentrazioni che vanno da circa 100
ppm  a  circa  1000  ppm  di  amianto  puo'  fornire  solo  risultati
qualitativi.
   Stime quantitative della concentrazione di amianto sono ottenibili
con   concentrazioni   maggiori   a  1000  ppm  o,  alternativamente,
modificando la metodica per  aumentare  il  numero  totale  di  fibre
campionate.
Definizioni, abbreviazioni e simboli.

Amianto o Asbesto:     termine  generico comprendente alcuni minerali
                       naturali  rappresentati  da  silicati   idrati
                       facilmente   separabili   in   fibre  sottili,
                       flessibili,  resistenti  alla  trazione  o  al
                       calore   e  chimicamente  inerti.  I  minerali
                       definiti come amianto comprendono le  varieta'
                       asbestiformi del serpentino (crisotilo), della
                       riebeckite    (crocidolite),    della    serie
                       cummingtonite   grunerite   (amosite),   della
                       antofillite,    della    tremolite   e   della
                       actinolite.

Asbestiforme:          Tipo  specifico  di fibrosita' minerale in cui
                       le fibre posseggono  elevata  resistenza  alla
                       trazione o flessibilita'.

Filtro d'argento:      Membrana di argento metallico avente struttura
                       porosa.

DRX:                   Diffrattometria a Raggi X

LLD:                   Limite inferiore di rivelabilita'.

UICC:                  Union  International  Contre le Cancer (Unione
                       Internazionale contro il cancro).

K(alfa) Cu:            Riga di riferimento dell'anticatodo di rame.

0:                     Angolo di diffrazione.

Ip                     Intensita' del picco totale.

I                      Intensita' del primo fondo.
 f1

I                      Intensita' del secondo fondo.
 f2

I                      Intensita' del picco netto.
 n

 Ag                    Intensita'  del  picco dell'argento nel filtro
I                      vergine.
 O

 a                     Intensita' corretta del picco netto.
I
 corr

(gamma maiuscolo)      Fattore di correzione.

T                      Trasmittanza del campione.
 n

R                      Rapporto    tra   il   seno   dell'angolo   di
                       diffrazione dell'argento o il seno dell'angolo
                       di diffrazione dell'analita.

cps                    Colpi    per   secondo   (unita'   di   misura
                       dell'intensita' di un picco di diffrazione).

X                      Peso   dell'amianto  contenuto  nella  polvere
                       depositata sul filtro d'argento.

W                      Peso   totale  della  polvere  depositata  sul
                       filtro d'argento.

Aggregato di amianto:  particella  costituita da piu' fibre aggregate
                       a formare fasci o oggetti di forma complessiva
                       non fibrosa.

SEM:                   microscopio elettronico a scansione.

ppm:                   parti per milione.

crisotilo:             amianto  costituito dalla varieta' fibrosa del
                       serpentino   (fillosilicato   costituito    da
                       silicato di Mg).

crocidolite:           amianto   costituito  dalla  varieta'  fibrosa
                       della  riebeckite  (anfibolo   costituito   da
                       silicato di Na e Fe).

amosite:               amianto   costituito  dalla  varieta'  fibrosa
                       della cummingtonite  (anfibolo  costituito  da
                       silicato di Mg e Fe).

tremolite:             anfibolo costituito da silicato di Mg e Ca.

Tabella  n.  1a - Limiti inferiori di rivelabilita' delle varie forme
di amianto puro e inoltre della crocidolite in differenti matrici.
   Componente                          LLD ((Micron)g)
        -                                     -
Crisotilo                                    7.4
Amosite                                      6.3
Crocidolite                                  4.2
Croc. in Talco                               5.3
Croc. in Cemento Portland                    5.0
Croc. in SiO2                                5.0

Tempo di integrazione del picco analitico principale: 400 secondi.
Area di deposizione sul filtro d'argento: 1.0 cm(elevato a 2).
Peso totale dei campioni in matrice: 0.5 mg.

Tabella n. 1b Limiti inferiori di rivelabilita' del crisotilo puro  e
in differenti matrici.
   Componente                          LLD ((Micron)g)
        -                                     -
Crisotilo puro                               2.2
in Talco                                     2.7
in Cemento Portland                          2.7
in SiO2                                      3.1
in SiO2                                      3.5

Tempo di integrazione del picco analitico principale: 1.000 secondi.
Area di deposizione sul filtro d'argento: 1.0 cm(elevato a 2)
Peso totale dei campioni in matrice: 0.5 mg.

Tabella n. 2 - Risposta difrattometrica e granulometria dei campioni.

                                                         volume
 Tempo di     cps per 400   lunghezza   diametro     (Micron)m(ele-
macinazione    (Micron)g    (Micron)m   (Micron)m       vato a 3)
                 ma (s)      mg (sg)     mg (sg)         mg (sg)
     -             -            -           -              -
     0'        11.5 (2.1)    37 (2.8)   4.3 (2.2)       666 (770)
     5'        16.6 (1.1)    27 (2.1)   2.4 (1.8)       155 (233)
    15'        14.5 (0.8)    17 (0.9)   1.4 (2.2)        37 (104)
    30'        13.8 (1.0)    16 (2.1)   1.2 (2.1)        24 (80)
    45'        13.2 (0.8)    16 (2.1)   0.8 (2.1)        12 (53)

mg: media geometrica      sg: deviazione standard geometrica
ma: media aritmetica       s: deviazione standard

Tabella  n.  3  -  Condizioni  operative  e  parametri  di  misura al
diffrattometro.
                        Condizioni operative
Tubo di rame. Eccitazione: 40 KV - 45 mA.
Finestra di Nichel.
Sli""t in entrata: 1› - Receiving slit: 0,2 mm - Scatter slit: 1›.
Campionatore rotante. Velocita' di rotazione: 100 giri/min.
Velocita' di scansione: (1/4)›/min.
Tempo di integrazione: 400 sec.

                        Parametri di misura


Componente                Picco analitico*      Intervallo scansione*
                               (2 0)                    (2 0)

Crisotilo                      12,04                11,20 - 12,87
Crocidolite                    10,49                 9,65 - 11,32
Amosite                        10,28                 9,44 - 11,11
Argento                        38,05                37,22 - 38,89

   (*) Riferiti alla k(alfa) del Cu: (lamda) = 0.154178 nm.

Tabella  n.  4 - Pendenze delle curve di calibrazione del crisotilo e
della  crocidolite  in  matrice  prima  e  dopo  la  correzione   per
l'assorbimento.

Componente                              Pendenza (cps/(Micron)g)

                                    non corretta          corretta

Crisotilo puro                          0.66                 -
in Talco                                0.50                0.57
in Cemento Portland                     0.56                0.64
in SiO2                                 0.47                0.56
in TiO2                                 0.44                0.55

Crocidolite pura                        0.92                 -
in Talco                                0.71                0.94
in Cemento Portland                     0.73                0.89
in SiO2                                 0.63                0.88

Tabella n. 5.

N             4     8     16      32     64    100    400

(delta)N/N   0.5   0.35   0.25   0.18   0.13   0.10   0.05

es/ f                            0.3    0.3    0.3    0.3

(delta)C/C                       0.48   0.46   0.40   0.35

C(ppm)(a)    120   250    500    1000   2000   3000   (quasi
                                                     uguale a
                                                        1%

   (a)  I  valori  di  concentrazioni  in  ppm  riportati  sono stati
calcolati mediante lo stesso fattore  di  conversione  da  numero  di
fibre a peso usato nel punto precedente.



           ---->  Vedere Grafico a Pag. 47 del S.O.  <----



   Risposte  diffrattometriche  di 31 campioni di crisotilo puro (100
(Micron)g) provenienti da 8 diverse sospensioni; n indica  il  numero
di  campioni  preparati  da  ciascuna  sospensione mentre il trattino
verticale e' una misura, nella stessa scala dell'asse delle ordinate,
dell'errore standard associato alla media.



     ---->  Vedere Grafici da Pag. 48 a Pag. 49 del S.O.  <----