(all. 1 - art. 1) (parte 2)
   Sono  ammesse  tensioni  di  trazione  (sigma)c=0,10  fckj   fermo
restando l'obbligo specificato al punto 4.3.4.5. di disporre armature
metalliche come ivi indicato, ma proporzionate al tasso convenzionale
massimo  di  215  N/mm2. Nelle travi ad armature pretese sono ammesse
tensioni  di  trazione  iniziali  pari  a 0,05 fckj senza aggiunta di
armatura sussidiaria purche'  l'armatura  pre-tesa  sia  ben  diffusa
nella  zona  soggetta  a  trazione.  Per  spessori  minori di 5 cm le
tensioni normali iniziali sono ridotte del 30%. Qualora si  ammettano
tensioni  iniziali  elevate  si  dovra' considerare il rischio che le
contro-frecce assumano nel tempo valori eccessivi.
   Le fasi intermedie e transitorie della costruzione  e'  consentito
superare  nel  conglomerato  il  limite  a trazione innanzi stabilito
purche' le fasi successive provochino l'annullamento dello  stato  di
trazione.
   In  tali  condizioni dovra' considerarsi la parzializzazione della
sezione durante la predetta fase transitoria e le armature,  disposte
come precisato al punto 4.3.4.5., dovranno verificarsi in conformita'
alle  norme  e  prescrizioni  valide per le sezioni pressoinflesse di
conglomerato cementizio armato normale. La resistenza a trazione  del
conglomerato  nelle zone virtualmente fessurate non potra' tenersi in
conto  nelle  verifiche  a  taglio  e  nella  eventuale  verifica   a
fessurazione.
   Nella  zona  di  ancoraggio  delle  armature  si possono tollerare
compressioni locali prodotte dagli apparecchi di ancoraggio pari a:
                       fckj
                      ------
                       1,1
   Quando la testata della trave sia prefabbricata  in  conglomerato,
fckj  rappresenta  la  resistenza  caratteristica  a compressione del
conglomerato della testata medesima.  In  tal  caso  si  controllera'
inoltre  che la pressione di contatto sotto la testata prefabbricata,
valutata nell'ipotesi di distribuzione uniforme con diffusione  a  45
(gradi) attraverso la testata, rispetti la limitazione precedente.
   Qualora  gli  apparecchi  di  ancoraggio non siano applicati sulla
superficie del conglomerato, ma  incassati  nel  corpo  della  trave,
nella valutazione della pressione trasmessa si puo' tener conto anche
della  diffusione della forza per attrito laterale lungo le superfici
dell'apparecchio: tale contributo, tanto maggiore quanto maggiore  e'
l'aderenza  assicurata  dalla  scabrosita'  delle  superfici laterali
dell'apparecchio, non dovra', sotto le migliori condizioni,  superare
il limite massimo del 50% dello sforzo totale.
   Qualora   le   zone   di   influenza   di   apparecchi  vicini  si
sovrappongano, le pressioni vanno sommate.
   Verifiche  locali  dovranno  eseguirsi  per  gli  ancoraggi  fissi
annegati.
4.3.4.7.   Travi a conci.
   Nelle travi a conci con giunti lisci riempiti con malta cementizia
il  rapporto  fra  lo  sforzo  di taglio e lo sforzo normale non deve
superare in esercizio per le  combinazioni  rare,  in  corrispondenza
dei giunti, il valore 0,35. Qualora tale rapporto risulti maggiore di
0,35  le  superfici  dei  conci  congiunti  debbono  essere munite di
apposite dentellature  o  rese  solidali  con  l'impiego  di  adesivi
adeguatamente sperimentati e controllati.
4.3.4.8.   Deformazioni lente.
a) Ritiro.
   Per  il  calcolo  delle  cadute  di  tensione,  salvo piu' precise
valutazioni (vedi  punto  2.1.6.)  si  possono  adottare  i  seguenti
valori:
   -  0,0003 se la struttura viene precompressa prima di 14 giorni di
stagionatura;
   - 0,00025 se la struttura viene precompressa  dopo  14  giorni  di
stagionatura.
   Per  strutture particolarmente sottili ed ambiente particolarmente
secco dovranno adottarsi valori superiori.
b) Viscosita'.
   La deformazione lenta sotto carico,  depurata  del  ritiro,  puo',
salvo  piu'  precise  valutazioni (vedi punto 2.1.7.), essere assunta
pari ad almeno 2 volte la deformazione elastica in esercizio  per  le
combinazioni   quasi   permanenti,  sembra  che  la  struttura  venga
sollecitata non prima di 14 giorni di stagionatura.
   Se la struttura viene invece sollecitata entro un tempo minore, la
deformazione lenta sotto carico si  assumera'  non  inferiore  a  2,3
volte la deformazione elastica in esercizio per le combinazioni quasi
permanenti.
   Se  la  maturazione  del  conglomerato  avviene  con  procedimenti
particolari,  e'  ammessa  l'adozione  di  un  minor   valore   della
deformazione lenta purche' sperimentalmente giustificato.
   Il  calcolo  della caduta di tensione per viscosita' dovra' essere
effettuato,  con  riferimento  alla  tensione  che,   nella   sezione
considerata,  agisce  sulla  fibra  di  conglomerato posta al livello
della armatura.
   Nelle travi ad armatura pre-tesa,  nella  esecuzione  delle  quali
intercorre   sempre   un  intervallo  di  tempo  tra  la  tesatura  e
l'applicazione dello  sforzo  di  compressione  al  conglomerato,  il
calcolo  della deformazione elastica del calcestruzzo, necessario per
la successiva valutazione  di  quella  differita  nel  tempo,  dovra'
basarsi  sul  valore  assunto  dalla tensione nell'acciaio al momento
della applicazione dello stato di coazione al  conglomerato,  desunto
dalla  curva  sperimentale  di rilassamento determinata in condizioni
simili a quelli  presenti  in  fase  esecutiva,  ponendo  particolare
attenzione all'influenza sul rilassamento dell'acciaio dell'eventuale
riscaldamento    utilizzato    per   accelerare   l'indurimento   del
conglomerato.
4.3.4.9.   Tensioni limite per gli acciai da precompresso.
   Le tensioni devono essere limitate ai seguenti valori  riferiti  a
quelli caratteristici garantiti dal produttore:
   - strutture ad armatura post-tesa:
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(0,2)k
           fili o trecce
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(1)k
           trefoli
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fpyk
           barre
                         (sigma)sp  (inferiore o pari) 0,60 fptk
   Nelle  barre  sono ammesse sovratensioni ai lembi del 10%, indotte
dalla curvatura. Volendo conseguire raggi minori di quelli consentiti
dai  limiti  suddetti  si  dovranno  preformare  le  barre   mediante
piegatura a freddo.
   - strutture ad armatura pre-tesa:
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(0,2)k
           fili o trecce
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
                         (sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(1)k
           trefoli
                         (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk
   Il  limite  indicato  per  (sigma)sp  e'  il  massimo  di  cui  e'
consentita la presa in conto  per  valutare  gli  effetti  favorevoli
della  precompressione  in  esercizio;  (sigma)spi indica la tensione
nell'acciaio all'atto della precompressione.
   A  causa  dell'attrito,  le  tensioni  possono  tuttavia  superare
localmente  tale  limite; di cio' si dovra' tenere conto la' dove gli
effetti della precompressione possano indurre  condizioni  di  lavoro
piu'  severo.  Comunque  non  puo'  superarsi  il valore limite della
tensione iniziale (sigma)spi.
4.3.4.10.  Tensioni nell'acciaio pre-teso dovute ai sovraccarichi.
   Negli acciai di pre-tensione possono ammettersi, per  effetto  dei
sovraccarichi,  incrementi  dei  limiti massimi di tensione di cui al
punto 4.3.4.9. non superiori a 0,06 fptk.
   Nel caso della precompressione parziale gli incrementi di tensione
determinati in corrispondenza dello strato di armatura presollecitata
piu' lontano dall'asse neutro devono rispettare  le  limitazioni  che
derivano  dalla verifica dell'ampiezza delle fessure e dalla verifica
a fatica.
   Sotto  l'effetto  di  quei  sovraccarichi che possono dar luogo ad
effetti di fatica per il grande numero di ripetizioni probabili, deve
sempre sussistere un rapporto di sicurezza  2,  fra  l'intervallo  di
tensione   cui   all'acciaio  e'  capace  di  resistere  a  fatica  e
l'intervallo fra la massima e la  minima  tensione  cui  e'  soggetto
l'acciaio  nella  struttura  (ivi  compresi  gli eventuali effetti di
curvatura). Il confronto va riferito ai risultati di prove effettuate
assumendo come tensione media la semisomma di questi ultimi valori.
   Nel caso della precompressione parziale la verifica  a  fatica  e'
obbligatoria.
4.4.              Verifiche mediante prove su strutture campione e su
           modelli.
4.4.1.     PROVE SU STRUTTURE O ELEMENTI CAMPIONE.
   Nel caso che la verifica sia riferita  ad  esperienze  dirette  su
struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio
Ufficiale,  su  adeguato  numero  di elementi, tale da consentire una
convincente elaborazione statistica dei risultati, e nei quali  siano
fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo
valore   del  coefficiente  di  sicurezza  rispetto  alla  resistenza
sperimentale a rottura non deve essere inferiore a 2 per  carichi  di
breve durata mentre il valore medio del coefficiente di sicurezza non
deve essere inferiore a 2,3 sempre per carichi di breve durata. Detti
coefficienti  devono  essere  opportunamente incrementati nel caso di
azioni ripetute o protratte nel tempo, a meno che l'effettiva  storia
di  carico  non  venga  riprodotta  nelle  prove. Ove siano da temere
fenomeni di  instabilita'  globale  e  locale  ovvero  rotture  senza
preavviso,  i  coefficienti di sicurezza devono essere opportunamente
maggiorati.
   Le esperienze devono accertare che, sotto  le  combinazioni  delle
azioni  di esercizio, siano rispettate le esigenze di cui al punto 3,
e che le deformazioni siano conformi a  quanto  indicato  in  4.3.3.;
corrispondentemente  l'apertura  massima  delle  lesioni  non  dovra'
superare l'80% delle ampiezze limite ammesse in 4.3.1.
   Per la produzione di serie in  stabilimento  i  controlli  debbono
avere carattere periodico.
4.4.2.     PROVE SU MODELLI.
   Per  strutture  di  particolare complessita' le ipotesi a base del
calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli.
5.         REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE
5.1.       Peso proprio del conglomerato.
   Il peso proprio del conglomerato armato, quando il valor effettivo
non risulti da determinazione diretta, deve essere assunto pari a  25
kN/m3.
5.2.       Valori massimi e minimi di Rck.
5.2.1.     STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO NORMALE.
   Per  le  strutture armate non e' ammesso l'impiego di conglomerati
con:
                      Rck (inferiore) 15 N/mm2
   Nei  calcoli  statici  non  potra'  essere  presa  in  conto   una
resistenza  caratteristica superiore a 55 N/mm2. Per Rck (superiore o
pari) 40 N/mm2 si richiedono controlli statistici sia preliminari che
in corso d'impiego, e calcolazioni accurate delle strutture.
5.2.2.     STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO.
   Non possono essere utilizzati conglomerati con:
                      Rck (inferiore) 30 N/mm2
   Nei   calcoli   statici   non  puo'  essere  considerata  una  Rck
(superiore) 55  N/mm2.  Per  Rck  (superiore  o  pari)  40  N/mm2  si
richiedono  controlli  statistici  sia  preliminari  che  in corso di
impiego e calcolazioni accurate delle strutture.
5.3.       Regole specifiche per strutture in cemento armato normale.
5.3.1.     ARMATURA LONGITUDINALE.
   Nelle strutture inflesse in elevazione la percentuale di  armatura
longitudinale,  nella  zona  tesa,  riferita  all'area  totale  della
sezione di conglomerato, non deve scendere sotto lo 0,15 per barre ad
aderenza migliorata e sotto lo 0,25 per  bare  lisce.  Tale  armatura
deve essere convenientemente diffusa.
   In  presenza  di  torsione  si  dovra'  disporre  almeno una barra
longitudinale  per  spigolo  e  comunque  l'interasse  fra  le  barre
medesime non dovra' superare 35 cm.
   Alle  estremita'  delle  travi  deve  essere disposta una armatura
inferiore, convenientemente ancorata, in  grado  di  assorbire,  allo
stato limite ultimo, uno sforzo di trazione uguale al taglio.
5.3.2.     STAFFE.
   Nelle  travi si devono prevedere staffe aventi sezione complessiva
non inferiore a Ast=0,10 (1+0,15 d/b) b  cm2/m  essendo  d  l'altezza
utile  della  sezione e b lo spessore minimo dell'anima in cm, con un
minimo di tre staffe al metro e comunque passo non superiore  a  0,8,
volte l'altezza utile della sezione.
   In prossimita' di carichi concentrati o delle zone d'appoggio, per
una  lunghezza pari all'altezza utile della sezione da ciascuna parte
del carico concentrato, il passo delle staffe non dovra' superare  il
valore  12  **  l,  essendo  **  l  il  diametro minimo dell'armatura
longitudinale.
   In presenza di  torsione  dovranno  disporsi  nelle  travi  staffe
aventi sezione complessiva, per metro lineare, non inferiore a 0,15 b
cm2  per staffe ad aderenza migliorata e 0,25 b cm2 per staffe lisce,
essendo b lo  spessore  minimo  dell'anima  misurata  in  centimetri.
Inoltre il passo delle staffe non dovra' superare 1/8 della lunghezza
delle linea media della sezione anulare resistente e comunque 20 cm.
   Le   staffe   devono   essere   collegate   da  apposite  armature
longitudinali.
5.3.3.     ANCORAGGIO DELLE BARRE.
   Le barre tese devono essere  prolungate  oltre  la  sezione  nella
quale  esse sono soggette alla massima tensione in misura sufficiente
a garantirne l'ancoraggio nell'ipotesi di ripartizione uniforme delle
tensioni tangenziali di aderenza. Con le stesse modalita'  si  dovra'
inoltre  verificare  che  l'ancoraggio  sia garantito al di la' della
sezione a partire dalla quale esse non vengono piu' prese  in  conto,
con riferimento alla tensione effettiva ivi agente.
   I  valori  della  tensione  tangenziale  ultima  di  aderenza  fbd
applicabili  a  bare  ancorate  in  zona  di  conglomerato   compatto
utilmente  compressa  ai  fini  dell'ancoraggio (barre ancorate nella
meta' inferiore della trave o a non meno di 30  cm  dalla  superficie
superiore  del  getto o da una ripresa ed allontanate dal lembo teso,
oppure barre inclinate non meno di  45  gradi  sulle  traiettorie  di
compressione), sono dati dalle seguenti espressioni:
   - per barre lisce:
                      0,32
               fbd= ---------  (radice quadrata)Rck (N/mm2)
                    (gamma)c
   - per barre ad aderenza migliorata:
                           fctk
               fbd= 2,25 ---------
                          (gamma)c
   Nel  caso  di  barre  ancorate  in  condizioni  diverse  da quelle
sopraindicate, si dovranno considerare congrue riduzioni (fino al 50%
dei valori indicati).
   Le barre tonde lisce devono essere ancorate con uncini  salvo  che
per   le  barre  sicuramente  compresse.  Gli  uncini  devono  essere
semicircolari con diametro interno  non  inferiore  a  5  diametri  e
prolungati oltre il semicerchio di non meno di 3 diametri.
   Agli  effetti  dell'aderenza  gli  uncini  cosi'  eseguiti possono
essere assunti come equivalenti a 20 diametri.
   Nelle barre ad aderenza migliorata e' ammessa la  omissione  degli
uncini,  ma  l'ancoraggio deve essere in ogni caso pari a 20 diametri
con un minimo di 15 cm. Comunque, se presenti,  gli  uncini  dovranno
avere  raggio  interno  pari  ad  almeno  a  6  diametri  e,  ai fini
dell'aderenza, essi possono essere computati nella  effettiva  misura
del loro sviluppo in asse alla barra.
   Particolari   cautele   devono  essere  adottate  ove  si  possono
prevedere fenomeni di fatica e di sollecitazioni ripetute.
5.3.4.     PILASTRI.
   Nei pilastri soggetti a compressione centrata od  eccentrica  deve
essere disposta un'armatura longitudinale di sezione non minore dello
0,15  Nsd/fyd,  dove  Nsd e' la forza normale di calcolo in esercizio
per combinazione di carico rara ed fyd e' la resistenza di calcolo, e
compresa fra lo 0,3% e il 6% della  sezione  effettiva.  Quest'ultima
limitazione  sale  al  10%  della  sezione  effettiva  nei  tratti di
giunzione per ricoprimento. In ogni caso il numero  minimo  di  barre
longitudinali  e'  quattro  per  i  pilastri a sezione rettangolare o
quadrata e sei per quelli a sezione circolare.
   Il diametro delle barre longitudinali non deve essere minore di 12
mm.
   Deve essere sempre prevista una staffatura posta ad interasse  non
maggiore  di  15  volte  il diametro minimo delle barre impiegate per
l'armatura longitudinale, con un massimo di 25 cm.
   Le staffe devono essere chiuse e conformate in modo da contrastare
efficacemente, lavorando a  trazione,  gli  spostamenti  delle  barre
longitudinali verso l'esterno.
   Il  diametro  delle staffe non deve essere minore di 6 mm e di 1/4
del  diametro  massimo  delle  barre  longitudinali.   Per   pilastri
prefabbricati   in   stabilimento   i  diametri  minimi  delle  barre
longitudinali e delle staffe sono rispettivamente ridotti a 10 ed a 5
mm.
   per strutture in c.a. intesse come setti e pareti,  di  importanza
corrente,  sottoposte  prevalentemente  a  sforzo  assiale, quando la
compressione media, in combinazione rara, risulti  non  superiore  al
limite seguente:
     (sigma)cd(media) (inferiore o pari) 0,27›1-0,03 (25-s)! fcd
essendo  s  lo  spessore  della  parete  espresso  in cm, si potranno
adottare per le armature, da disporre presso entrambe  le  facce,  le
seguenti limitazioni dimensionali in deroga alle precedenti:
   a) diametro minimo delle barre longitudinali = 8 mm
      interasse massimo (inferiore o pari) 30 cm;
   b) diametro minimo delle barre trasversali = 5 mm
                                           20 ** longitudinale
      interasse massimo (inferiore o pari)
                                           30 cm;
   c)  elementi di collegamento tra le due armature disposte su facce
parallele: 6 per m2 di parete.
5.3.5. ARMATURE DI RIPARTIZIONE DELLE SOLETTE.
   Nelle solette  non  calcolate  come  piastre,  oltre  all'armatura
principale   deve   essere   adottata   un'armatura   secondaria   di
ripartizione disposta ortogonalmente.
   In ogni caso l'armatura di ripartizione non deve essere  inferiore
al 20% di quella principale necessaria.
5.4. Regole specifiche per strutture in cemento armato precompresso.
5.4.1.     ARMATURA LONGITUDINALE ORDINARIA.
   Nelle travi ad armatura post-tesa, anche in assenza di tensioni di
trazione in combinazioni rare, la percentuale di armatura sussidiaria
longitudinale   non  dovra'  essere  inferiore  allo  0,1%  dell'area
complessiva dell'anima e dell'eventuale ringrosso dal lato dei cavi.
   In presenza di torsione vale la prescrizione di cui  al  penultimo
comma del punto 5.3.1.
   Nel caso della precompressione parziale, le barre longitudinali di
armatura  ordinaria,  del  tipo  ad aderenza migliorata devono essere
disposte nella zona della sezione che risulta parzializzata  in  modo
da  risultare  piu'  distanti dall'asse neutro e quindi piu' esterne,
rispetto alle  armature  ad  alto  limite  elastico,  utilizzate  per
imprimere lo stato di coazione artificiale.
5.4.2.     STAFFE.
   Dovranno  disporsi  nelle travi staffe aventi sezione complessiva,
per metro lineare, non inferiore a 0,15 b cm2 per staffe ad  aderenza
migliorata  e  0,25  b  cm2  per  staffe lisce, essendo b lo spessore
minimo dell'anima misurata in centimetri, con un minimo di tre staffe
al metro e comunque passo non superiore a 0,8 volte  l'altezza  utile
della  sezione.  In  prossimita'  di carichi concentrati o delle zone
d'appoggio vale la prescrizione di cui al  secondo  comma  del  punto
5.3.2.
   In presenza di torsione vale la prescrizione di cui al terzo comma
del punto 5.3.2.
   Le staffe debbono essere collegate da armature longitudinali.
5.5.       Nervature con soletta collaborante.
   Nel calcolo di nervature solidali con solette, salvo piu' accurata
determinazione,  si  puo'  ammettere,  nell'ipotesi  di conservazione
delle sezioni piane, come collaborante con la nervatura,  da  ciascun
lato,  una striscia di soletta di larghezza pari alla maggiore fra le
dimensioni seguenti:
   - un decimo della luce  della nervatura;
   - cinque volte  lo  spessore  della  soletta  piu'  una  volta  la
lunghezza dell'eventuale raccordo della soletta.
   In  nessun  caso  la  larghezza di soletta collaborante da ciascun
lato puo' superare la distanza fra la sezione in esame  e  quella  in
cui ha termine la soletta, ne' la meta' della luce fra le nervature.
   Per  luci  di  qualche importanza o comunque superiori a 5 m, o in
presenza di rilevanti carichi concentrati, sono da prevedere adeguati
dispositivi di ripartizione.
6.       NORME DI ESECUZIONE.
6.1.     Cemento armato normale.
6.1.1.   IMPASTI.
   Gli impianti devono essere preparati  e  trasportati  in  modo  da
escludere  pericoli  di  segregazione  dei  componenti o di prematuro
inizio della presa  al  momento  del  getto.  Il  getto  deve  essere
convenientemente  compattato;  la  superficie  dei  getti deve essere
mantenuta umida per almeno tre giorni.
   Non si deve mettere in opera il conglomerato a temperature  minori
di 0 gradi centigradi, salvo il ricorso ad opportune cautele.
6.1.2.   GIUNZIONI.
   Le giunzioni delle barre in zona tesa, quando non siano evitabili,
si   devono   realizzare   possibilmente   nelle   regioni  di  minor
sollecitazione, in ogni caso devono essere opportunamente sfalsate.
   Le giunzioni di cui sopra possono effettuarsi mediante:
   - saldature eseguite in conformita' alle  norme  in  vigore  sulle
saldature.  Devono  essere  accertate la saldabilita' degli acciai da
impiegare come indicato al punto 2.2.6. nonche' la compatibilita' fra
metallo e metallo di apporto nelle posizioni o  condizioni  operative
previste nel progetto esecutivo;
   - manicotto filettato;
   -  sovrapposizione calcolata in modo da assicurare l'ancoraggio di
ciascuna barra. In ogni caso la lunghezza di sovrapposizione in retto
deve essere non minore di 20 volte il diametro e la  prosecuzione  di
ciascuna  barra  deve  essere  deviata  verso  la  zona compressa. La
distanza mutua (interferro) nella sovrapposizione non deve superare 6
volte il diametro.
   E' consentito l'impiego di manicotti di tipo speciale, purche'  il
tipo   stesso  sia  stato  preventivamente  approvato  dal  Consiglio
superiore dei lavori pubblici.
6.1.3.   BARRE PIEGATE.
   Le barre piegate devono presentare, nelle piegature,  un  raccordo
circolare  di raggio non minore di 6 volte il diametro. Gli ancoraggi
devono rispondere a quanto prescritto al punto 5.3.3.
   Per barre di acciaio incrudito a freddo le piegature  non  possono
essere effettuate a caldo.
6.1.4.   COPRIFERRO ED INTERFERRO.
   La  superficie  dell'armatura resistente, comprese le staffe, deve
distare dalle facce esterne del conglomerato di  almeno  0,8  cm  nel
caso di solette, setti e pareti, e di almeno 2 cm nel caso di travi e
pilastri.  Tali  misure  devono  essere  aumentate, e rispettivamente
portate a 2 cm per le solette e a 4 cm per le travi ed i pilastri, in
presenza di salsedine marina, di emanazioni nocive,  od  in  ambiente
comunque aggressivo. Copriferri maggiori possono essere utilizzati in
casi specifici (ad es. opere idrauliche).
   Le  superfici  delle barre devono essere mutuamente distanziate in
ogni direzione di almeno una volta di diametro delle  barre  medesime
e,  in ogni caso, non meno di 2 cm. Si potra' derogare a quanto sopra
raggruppando le barre a coppie ed aumentando la mutua distanza minima
tra le coppie ad almeno 4 cm.
   Per  le  barre  di  sezione  non  circolare si deve considerare il
diametro del cerchio circoscritto.
6.1.5.   DISARMO.
   Il disarmo deve avvenire per gradi ed in modo  da  evitare  azioni
dinamiche adottando opportuni provvedimenti.
   Il   disarmo  non  deve  avvenire  prima  che  la  resistenza  del
conglomerato  abbia  raggiunto  il  valore  necessario  in  relazione
all'impiego della struttura all'atto del disarmo, tenendo anche conto
delle  altre  esigenze  progettuali  e  costruttive;  la decisione e'
lasciata al giudizio del direttore dei lavori.
6.2.     Cemento armato precompresso.
6.2.1.   COMPATTAZIONE DEI GETTI.
   Il getto deve essere costipato per mezzo di pervibratori ad ago od
a  lamina,  ovvero  con  vibratori   esterni,   facendo   particolare
attenzione a non deteriorare le guaine dei cavi.
6.2.2.   SPESSORE DI RICOPRIMENTO DELLE ARMATURE DI PRECOMPRESSIONE.
   Le  superfici  esterne  dei  cavi  post-tesi  devono distare dalla
superficie del conglomerato non meno di 25 mm nei casi normali, e non
meno di 35 mm in caso di strutture site  all'esterno  o  in  ambiente
aggressivo.  Il  ricoprimento delle armature pre-tese non deve essere
inferiore a 15 mm o al diametro massimo dell'inerte impiegato, e  non
meno  di  25  mm  in caso di strutture site all'esterno o in ambiente
aggressivo.
6.2.3.   TESTATE DI ANCORAGGIO DELL'ARMATURA DI PRECOMPRESSIONE.
   Dietro gli apparecchi di ancoraggio  deve  disporsi  una  armatura
tridirezionale  atta  ad  assorbire, con larga margine, gli sforzi di
trazione e di taglio derivanti dalla diffusione delle  forze  concen-
trate, ivi comprese le eventuali reazioni vincolari.
6.2.4.   POSA DELLE BARRE, DEI CAVI E LORO MESSA IN OPERA.
   Nel corso dell'operazione di posa si deve evitare, con particolare
cura, di danneggiare l'acciaio con intaglio, pieghe, ecc.
   Si  deve altresi' prendere ogni precauzione per evitare che i fili
subiscano danni di corrosione sia nei depositi di  approvvigionamento
sia  in  opera, fino alla ultimazione della struttura. All'atto della
messa in  tiro  si  debbono  misurare  contemporaneamente  lo  sforzo
applicato  e  l'allungamento  conseguito;  i  due dati debbono essere
confrontati  tenendo  presente  la   forma   del   diagramma   sforzi
allungamenti a scopo di controllo delle perdite per attrito.
   Il   posizionamento   delle   barre   e  dei  cavi  dovra'  essere
accuratamente controllato prima del getto.
6.2.4.1. Operazioni di tiro.
   Qualora all'atto del  tiro  si  riscontrino  perdite  per  attrito
superiori  a quelle previste in progetto, un'aliquota di queste, fino
ad  un  massimo  del  7%  della  tensione  iniziale,  potra'   essere
compensata da una maggiore tensione di carattere temporaneo.
   I  risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, ossia le letture
ai manometri e gli  allungamenti  misurati,  verranno  registrati  in
apposite  tabelle  sulle  quali  saranno  preventivamente indicate le
tensioni iniziali delle armature e gli allungamenti teorici.
   Il dispositivo di misura dello sforzo  deve  essere  possibilmente
indipendente dalle apparecchiature per indurre la pre-tensione.
   I manometri debbono essere frequentemente tarati.
   Si  deve  inoltre  effettuare  preventivamente  una  misura  degli
attriti che si sviluppano all'interno del martinetto.
   All'atto del tiro si confronteranno gli allungamenti rilevati  con
quelli previsti dal calcolo.
   Un'insufficienza di allungamento, rilevando un attrito superiore a
quello  supposto,  richiede la messa in atto di appositi accorgimenti
innalzando  la  tensione  iniziale  fino  al  massimo  consentito  e,
all'occorrenza,   l'attuazione  di  procedimenti  particolari,  quale
lubrificazione che pero' non deve alterare la successiva aderenza tra
armatura e malta delle iniezioni.
   Un'eccedenza di allungamento, quando non sia dovuta  al  cedimento
dell'ancoraggio  opposto  o  all'assestamento iniziale del cavo, cio'
che si deve accertare con particolare attenzione, indica  un  attrito
inferiore  a quello previsto; in tal caso si deve ridurre la tensione
per evitare che la tensione finale lungo  il  cavo  sia  superiore  a
quella ammessa.
6.2.4.2. Protezione dei cavi ed iniezioni.
   Le  guaine  dei  cavi  devono  essere  assolutamente  stagne  e le
giunzioni devono essere efficacemente protette.
   Alla buona esecuzione delle iniezioni e' affidata la conservazione
nel tempo delle strutture in c.a.p. a cavi e,  pertanto,  di  seguito
vengono fornite apposite indicazioni.
   L'iniezione dei cavi scorrevoli ha due scopi principali:
   a) prevenire la corrosione dell'acciaio di precompressione;
   b) fornire un'efficace aderenza fra l'acciaio ed il conglomerato.
   6.2.4.2.1.  Caratteristiche  della  malta.  La  malta  deve essere
fluida e stabile con minimo ritiro ed adeguata resistenza e non  deve
contenere  agenti  aggressivi. Deve essere composta da cemento, acqua
ed eventuali additivi. Elementi inerti (ad esempio farina di  sabbia)
possono  impiegarsi  solo  per guaine di dimensioni superiori a 12 cm
nel rapporto in peso inerti/cemento (inferiore) 25%.
   Gli additivi  non  debbono  contenere  ioni  aggressivi  (cloruri,
solfati, nitrati, ecc.) e comunque non produrre un aumento di ritiro.
   Possono  impiegarsi  resine  sintetiche o bitume o altro materiale
solo  dopo   averne   dimostrato   la   validita'   mediante   idonea
documentazione sperimentale.
   La  malta  deve essere sufficientemente fluida perche' la si possa
correttamente iniettare nei canali. Si consiglia  di  controllare  la
fluidita'  della  malta  accertando  che il tempo misurato al cono di
Marsh sia compreso fra 13 e 25 secondi.
   La resistenza a trazione per flessione  a  8  giorni  deve  essere
maggiore od eguale a 4 N/mm2.
   Il  tempo  d'inizio  della presa a 30 gradi centigradi deve essere
superiore a tre ore.
   Il rapporto acqua/cemento,  da  determinare  sperimentalmente  per
ogni tipo di cemento, deve essere il minore possibile compatibilmente
con  la  fluidita' richiesta e comunque non deve superare 0,40 e 0,38
se con additivi, e inoltre deve essere tale che la quantita'  d'acqua
di  essudamento  alla superficie della pasta, in condizioni di riposo
sia inferiore al 2%.
   Il ritiro a 28 giorni non deve superare 2,8 mm/m.
   6.2.4.2.2. Operazioni di iniezione.
   a)  Dopo  l'impasto  la  malta  deve essere mantenuta in movimento
continuo. E' essenziale che l'impasto sia esente da grumi;
   b) immediatamente prima dell'iniezione  di  malta,  i  cavi  vanno
puliti;
   c) l'iniezione deve avvenire con continuita' e senza interruzioni.
La pompa deve avere capacita' sufficiente perche' in cavi di diametro
inferiore  a 10 cm la velocita' della malta sia compresa fra 6 e 12 m
al minuto, senza che la pressione superi le 1000 kPa (10 atm);
   d) la pompa deve avere  un'efficace  dispositivo  per  evitare  le
sovrappressioni;
   e) non e' ammessa l'iniezione con aria compressa;
   f)  quando possibile l'iniezione si deve effettuare dal piu' basso
ancoraggio o dal piu' basso foro del condotto;
   g) per condotti di grande diametro puo' essere necessario ripetere
l'iniezione dopo circa due ore;
   h) la malta che esce dagli sfiati deve  essere  analoga  a  quella
alla  bocca  di  immissione  e  non contenere bolle d'aria; una volta
chiusi gli sfiati si manterra' una pressione di 500 kPa (5  atm)  fin
tanto che la pressione permane senza pompare per almeno 1 minuto;
   i)  la  connessione  fra  l'ugello  del  tubo  di  iniezione ed il
condotto deve essere realizzata con dispositivo meccanico e tale  che
non possa aversi entrata d'aria;
   l)  appena  terminata  l'iniezione,  bisogna avere cura di evitare
perdite di malta dal cavo. I  tubi  di  iniezione  devono  essere  di
conseguenza colmati di malta, se necessario.
   6.2.4.2.3. Condotti.
   a)  I  punti di fissaggio dei condotti debbono essere frequenti ed
evitare un andamento serpeggiante;
   b) ad evitare sacche d'aria  devono  essere  disposti  sfiati  nei
punti piu' alti del cavo;
   c)  i  condotti  debbono  avere  forma  regolare,  preferibilmente
circolare. La loro sezione deve risultare maggiore di:
VEDI FORMULA A PAG. 60  (per cavi a fili, trecce o trefoli)
              Ao = 1,5 a (per sistemi a barra isolata)
dove ai e' l'area del singolo filo, treccia o trefolo, n il numero di
fili, trecce o trefoli costituenti il cavo ed a  l'area  della  barra
isolata. In ogni caso l'area libera del condotto dovra' risultare non
minore di 4 cm2.
   d)  di  devono  evitare  per quanto possibile brusche deviazioni o
cambiamenti di sezione.
   6.2.4.2.4. Iniezioni.
   a) Fino al momento  dell'iniezione  dei  cavi  occorre  proteggere
l'armatura  dall'ossidazione.  Le  iniezioni dovranno essere eseguite
entro 15 giorni  a  partire  dalla  messa  in  tensione,  salvo  casi
eccezionali   di   ritaratura   nei  quali  debbono  essere  adottati
accorgimenti  speciali  al  fine  di  evitare  che  possano  iniziare
fenomeni di corrosione;
   b) in tempo di gelo, e' bene rinviare le iniezioni, a meno che non
siano prese precauzioni speciali;
   c)  se  si  e'  sicuri  che  la  temperatura  della  struttura non
scendera' al di sotto di 5 gradi centigradi  nelle  48  ore  seguenti
alla  iniezione,  si puo' continuare l'iniezione stessa con una malta
antigelo di cui sia accertata la non aggressivita', contenente  il  6
(da a) 10% di aria occlusa;
   d)  se  puo'  aversi  gelo  nelle  48  ore seguenti all'iniezione,
bisogna riscaldare la struttura e mantenerla calda almeno per 48 ore,
in modo che la temperatura della malta iniettata  non  scenda  al  di
sotto di 5 gradi centigradi;
   e)  dopo  il  periodo  di  gelo bisogna assicurarsi che i condotti
siano completamente  liberi  da  ghiaccio  o  brina.  E'  vietato  il
lavaggio a vapore.
7.       NORME COMPLEMENTARI RELATIVE AI SOLAI.
7.0.     Generalita' e classificazione solai.
   a) Generalita'.
   Nel   presente   capitolo   sono   trattati   i  solai  realizzati
esclusivamente in c.a. o c.a.p. o misti in c.a. e c.a.p. e blocchi in
laterizio od in altri materiali.  Vengono  considerati  sia  i  solai
eseguiti  in  opera  che quelli formati dall'associazione di elementi
prefabbricati.
   Per tutti i solai valgono le prescrizioni gia' date  nei  capitoli
precedenti  per  le  opere  in c.a. e c.a.p. con particolare riguardo
alle prescrizioni relative agli elementi inflessi.
   In  particolare  si  dovra'  disporre  agli  appoggi   dei   solai
un'armatura  inferiore  incorporata  o  aggiuntiva,  convenientemente
ancorata, in grado di  assorbire  uno  sforzo  di  trazione  pari  al
taglio.
   Ad  esse  devono  aggiungersi od integrarsi le norme complementari
indicate nel seguito.
   b) Classificazione.
   I) Solai in getto pieno: in c.a. od in c.a.p.
   II)  Solai  misti  in  c.a.,  c.a.p.,  e  blocchi  interposti   di
alleggerimento  collaboranti e non, in laterizio (vedi 7.1.) od altro
materiale (vedi 7.2.).
   III) Solai realizzati dall'associazione  di  elementi  in  c.a.  e
c.a.p. prefabbricati con unioni e/o getti di completamento.
   Per  i solai del tipo I) valgono integralmente le prescrizioni dei
precedenti capitoli e non occorrono norme aggiuntive.
   I solai del tipo II) sono soggetti anche alle norme  complementari
riportate nei successivi paragrafi 7.1 e 7.2.
   I solai del tipo III) sono soggetti anche alle norme complementari
riportate  in  7.1.  e  7.2.,  in  quanto  applicabili,  ed  a quelle
riportate in 7.3.
7.1.     Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p.
e blocchi forati in laterizio.
7.1.1.   CLASSIFICAZIONE.
   I solai misti in cemento armato normale e precompresso  e  blocchi
forati in laterizio si distinguono nelle seguenti categorie:
   a) solai con blocchi aventi funzione principale di alleggerimento;
   b) solai con blocchi aventi funzione statica in collaborazione con
il conglomerato.
7.1.2.   PRESCRIZIONI GENERALI.
   I  blocchi  di  cui  al punto 7.1.1.b) devono essere conformati in
modo che nel solaio  in  opera  sia  assicurata  con  continuita'  la
trasmissione degli sforzi dall'uno all'altro elemento.
   Nel caso si richieda al laterizio il concorso alla resistenza agli
sforzi  tangenziali,  si devono usare elementi monoblocco disposti in
modo  che  nelle  file  adiacenti,  comprendenti  una  nervatura   di
conglomerato, i giunti risultino sfalsati tra loro. In ogni caso, ove
sia  prevista una soletta di conglomerato staticamente integrativa di
altra  in laterizio, quest'ultima deve avere forma e finitura tali da
assicurare la solidarieta' ai fini della  trasmissione  degli  sforzi
tangenziali.
   Per  entrambe  le  categorie il profilo dei blocchi delimitanti la
nervatura di conglomerato da gettarsi in opera  non  deve  presentare
risvolti  che ostacolino il deflusso di calcestruzzo e restringano la
sezione delle nervature stesse sotto i limiti stabiliti in 7.1.4.5.
7.1.3.   REQUISITI DI ACCETTAZIONE PROVE E CONTROLLI.
7.1.3.1. Spessore delle pareti e dei setti.
   Lo spessore delle pareti orizzontali  compresse  non  deve  essere
minore  di  8 mm, quello delle pareti perimetrali non minore di 8 mm,
quello dei setti non minore di 7 mm.
   Tutte le intersezioni dovranno essere  raccordate  con  raggio  di
curvatura, al netto delle tolleranze, maggiore di 3 mm.
   Si   devono  adottare  forme  semplici,  caratterizzate  da  setti
rettilinei ed allineati, particolarmente  in  direzione  orizzontale,
con setti con rapporto spessore/lunghezza il piu' possibile uniforme.
   Il  rapporto  fra  l'area  complessiva  dei  fori  e  l'area lorda
delimitata dal perimetro della sezione del blocco non deve  risultare
superiore  a  0,6  + 0,625 h, ove h e' l'altezza del blocco in metri,
con un massimo del 75%.
7.1.3.2. Caratteristiche fisico-meccaniche.
   La  resistenza  caratteristica a compressione, determinata secondo
le prescrizioni dell'Allegato 7, riferita alla  sezione  netta  delle
pareti e delle costolature deve risultare non minore di:
   - 30 N/mm2 nella direzione dei fori;
   -  15  N/mm2  nella  direzione  trasversale ai fori, nel piano del
solaio,
per i blocchi di cui al 7.1.1.b);
e di:
   - 15 N/mm2 nella direzione dei fori;
   -  5 N/mm2 nella direzione trasversale  ai  fori,  nel  piano  del
solaio,
per i blocchi di cui al 7.1.1.a).
   La  resistenza caratteristica a trazione per flessione determinata
secondo l'Allegato 7, deve essere non minore di:
   - 10 N/mm2 per i blocchi di tipo b),
e di:
   -  7 N/mm2 per i blocchi tipo a).
   In assenza di  cassero  continuo  inferiore  durante  la  fase  di
armatura  e  getto  tutti  i  blocchi  devono  resistere ad un carico
concentrato, applicato nel centro della faccia superiore (su  un'area
di  5 X 5 cm2) non inferiore a 1,5 kN. La prova va effettuata secondo
le modalita' indicate nell'Allegato 7.
   Il modulo elastico del laterizio non deve essere superiore  a:  25
kN/mm2.
   Il  coefficiente di dilatazione termica lineare del laterizio deve
essere:
                                             -6                  -1
              alfa (maggiore o pari) 6 per 10   gradi centigradi
   Il valore di dilatazione per umidita' misurato secondo quanto
stabilito nell'Allegato 7 deve essere minore di 4 per 10 -4
7.1.3.3. Integrita' dei blocchi.
   Speciale cura deve essere rivolta al controllo dell'integrita' dei
blocchi  con  particolare  riferimento  alla  eventuale  presenza  di
fessurazioni.
7.1.3.4. Controlli di qualita' dei blocchi in laterizio.
   La  produzione  degli  elementi  laterizi  deve essere controllata
mediante prove su  blocchi  di  produzione  corrente  certificate  da
Laboratori Ufficiali, con frequenza almeno annuale.
7.1.4.   PROGETTAZIONE.
7.1.4.1. Verifiche.
   Le   tensioni  limite  in  esercizio  per  combinazioni  rare  nel
conglomerato e nelle armature metalliche sono  quelle  prescritte  al
precedente punto 4.3.2.
   Per  il  laterizio,  nei  solai  di  cui  al  punto  7.1.1.b),  la
compressione in esercizio per combinazioni rare non deve superare 6,5
N/mm2 per gli sforzi agenti nella direzione dei fori, e 4  N/mm2  per
sforzi  in  direzione  normale ad essi, sempre che, in questo secondo
caso, il tipo costruttivo lo giustifichi.
   Sono anche ammesse verifiche agli stati limite fondati su prove di
strutture  o di elementi campioni di serie secondo quanto indicato al
punto 4.4.1.
7.1.4.2. Spessore minimo dei solai
   Lo spessore dei solai a portata unidirezionale che  non  siano  di
semplice  copertura  non  deve  essere  minore  di 1/25 della luce di
calcolo ed in nessun caso minore di 12 cm.
   Per  i  solai  costituiti  da  travetti  precompressi  e   blocchi
interposti il predetto limite puo' scendere ad 1/30.
   Le  deformazioni devono risultare compatibili con le condizioni di
esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad
esso collegati.
7.1.4.3. Modulo elastico di calcolo.
   Nel calcolo delle reazioni iperstatiche il modulo  di  elasticita'
del  laterizio, in mancanza di determinazioni dirette, puo' assumersi
pari a 20 kN/mm2.
7.1.4.4. Spessore minimo della soletta.
   Nei solai  di  cui  al  punto  7.1.1.a)  lo  spessore  minimo  del
calcestruzzo  della soletta di conglomerato non deve essere minore di
4 cm.
   Nei solai di cui al punto 7.1.1.b), puo' essere omessa la  soletta
di  calcestruzzo  e la zona rinforzata di laterizio, per altro sempre
rasata con calcestruzzo, puo' essere considerata collaborante e  deve
soddisfare i seguenti requisiti:
   - possedere spessore non minore di 1/5 dell'altezza, per solai con
altezza  fino  a  25  cm,  non  minore  di 5 cm per solai con altezza
maggiore;
   - avere area effettiva dei  setti  e  delle  pareti,  misurata  in
qualunque   sezione   normale   alla   direzione   dello   sforzo  di
compressione, non minore del 50% della superficie lorda.
7.1.4.5. Larghezza ed interasse delle nervature.
   La larghezza minima delle nervature in calcestruzzo per solai  con
nervature gettate o completate in opera non deve essere minore di 1/8
dell'interasse e comunque non inferiore a 8 cm.
   Nel  caso  di  produzione  di serie in stabilimento di pannelli di
solaio completi controllati come previsto al punto 7.1.4.1. il limite
minimo predetto potra' scendere a 5 cm.
   L'interasse delle nervature non deve in ogni caso essere  maggiore
di  15  volte  lo  spessore medio della soletta. Il blocco interposto
deve avere dimensione massima inferiore a 52 cm.
   Per i solai di categoria b) possono considerarsi appartenenti alle
nervature ai fini del calcolo le pareti di laterizio cassero,  sempre
che  sia  assicurata  l'aderenza  fra  i  due materiali. La larghezza
collaborante  va  determinata  in  conformita'  al  punto  5.5;   per
produzioni  di  serie in stabilimento di pannelli solaio completi, la
larghezza   collaborante   potra'   essere   determinata    con    la
sperimentazione di cui al punto 4.4.
7.1.4.6. Armatura trasversale.
   Per  i solai con nervatura gettata o completata in opera e di luce
superiore a 4,50 m o quando sia sensibile il comportamento a  piastra
o   quando  agiscano  carichi  concentrati  che  incidano  in  misura
considerevole sulle sollecitazioni  di  calcolo,  si  deve  prevedere
all'estradosso una soletta gettata in opera di spessore non inferiore
a  4  cm  munita di adeguata armatura delle solette o nelle eventuali
nervature pari  almeno  a  3  *  6  al  metro  o  al  20%  di  quella
longitudinale nell'intradosso del solaio.
   Particolare  attenzione  deve  essere  dedicata  alla sicurezza al
distacco di parti laterizie, specialmente  in  dipendenza  di  sforzi
trasversali anche di carattere secondario.
   In   assenza   di  soletta  in  calcestruzzo  (solaio  rasato)  e'
necessaria l'adozione di almeno una nervatura  trasversale  per  luci
superiori a 4,5 m. Nel caso di produzione di serie in stabilimento di
pannelli  solaio  completi,  la capacita' di ripartizione trasversale
potra' essere garantita anche a mezzo di  altri  dispositivi  la  cui
efficacia e' da dimostrarsi con idonee prove sperimentali.
7.1.4.7. Armatura longitudinale.
   L'armatura longitudinale deve essere superiore a:
            As min (maggiore o pari) 0,07 h cm2 al metro
ove h e' l'altezza del solaio espressa in cm.
7.1.4.8. Armatura per il taglio.
   Nelle  condizioni  previste in 4.2.2.2. puo' non disporsi armatura
per il taglio.
   Quando invece occorre far ricorso ad una armatura per  il  taglio,
non e' ammesso tener conto della collaborazione delle pareti laterali
di   laterizio   ai   fini  della  valutazione  della  sollecitazione
tangenziale (tau)c1.
7.1.5.   ESECUZIONE.
7.1.5.1. Protezione delle armature.
   Nei  solai,  la  cui  armatura  e'  collocata  entro  scanalature,
qualunque  superficie  metallica  deve  risultare  contornata in ogni
direzione da uno spessore minimo di 5 mm di malta cementizia.
   Per armatura collocata entro nervatura, le  dimensioni  di  questa
devono essere tali da consentire il rispetto dei seguenti limiti:
   - distanza netta tra armatura e blocco (superiore o pari) 8 mm;
   -  distanza  netta  tra armatura ed armatura (superiore o pari) 10
mm.
7.1.5.2. Bagnatura degli elementi.
   Prima  di  procedere   ai   getti   i   laterizi   devono   essere
convenientemente bagnati.
7.1.5.3. Caratteristiche degli impasti per elementi prefabbricati.
   Devono  impiegarsi  malte  cementizie  con dosature di legante non
minori a 450 kg/m3 di cemento e conglomerati  con  Rck  (superiore  o
pari) 25 N/mm2.
7.1.5.4. Blocchi.
   Gli  elementi  con  rilevanti  difetti  di  origine  o danneggiati
durante la movimentazione dovranno essere eliminati.
7.1.5.5. Allineamenti e forzature.
   Si dovra' curare il corretto allineamento dei blocchi evitando  la
forzatura dei blocchi interposti tra i travetti prefabbricati.
7.1.5.6. Conglomerati per i getti in opera.
   Si  dovra'  studiare  la composizione del getto in modo da evitare
rischi di segregazione o la  formazione  di  nidi  di  ghiaia  e  per
ridurre l'entita' delle deformazioni differite.
   Il diametro massimo degli inerti impiegati non dovra' superare 1/5
dello  spessore  minimo  delle nervature ne' la distanza netta minima
tra le armature.
   Il getto deve essere costipato in modo da garantire l'avvolgimento
delle armature e l'aderenza sia con i blocchi sia con eventuali altri
elementi prefabbricati.
7.1.5.7. Modalita' di getto.
   Per  rendere  efficace quanto indicato ai punti precedenti occorre
con opportuni provvedimenti eliminare il rischio di arresto del getto
al livello delle armature.
7.1.5.8. Solidarizzazione tra intonaci e superfici di intradosso.
   Qualora  si  impieghino  materiali  d'intonaco  cementizi   aventi
resistenza  caratteristica  a  trazione superiore ad 1 N/mm2 dovranno
adottarsi spessori inferiori  ad  1  cm  o  predisporre  armature  di
sostegno e diffusione opportunamente ancorate nelle nervature.
7.1.6.         DISPOSIZIONI  AGGIUNTIVE  PER  I  TRAVETTI  DI  SOLAIO
PRECOMPRESSI PREFABBRICATI PER LA REALIZZAZIONE DI SOLAI CON  BLOCCHI
IN LATERIZIO.
7.1.6.1. Elementi con armatura pre-tesa.
   Per   elementi   con   armatura  pre-tesa  e'  ammessa  la  deroga
all'obbligo di disporre la staffatura minima prevista al punto 5.4.2.
7.1.6.2. Criteri di calcolo.
   Per la sezione in campata, oltre alle verifiche agli stati  limite
fondate  sul calcolo sono anche ammesse verifiche fondate su prove di
elementi prefabbricati di serie secondo quanto indicato al punto 4.4.
   Per le strutture parzialmente gettate in opera puo'  omettersi  la
staffatura  di  collegamento  quando la tensione tangenziale media in
esercizio per combinazioni rare tra  l'elemento  prefabbricato  e  il
conglomerato  gettato  in  opera risulti inferiore a 0,3 N/mm2 per le
superfici di contatto lisce e 0,45 N/mm2 per superfici scabre.
   In corrispondenza al lembo superiore dei travetti sono  consentite
in esercizio trazioni pari a fctm definite al punto 2.1.2.
7.1.6.3. Getti in opera.
   I  travetti  privi  di  armature  a taglio devono essere integrati
sugli appoggi da getti in opera armati  secondo  quanto  previsto  al
punto  7.0. a), ultimo capoverso, salvo che per gli elementi di solai
di copertura poggianti su travi e dotati  di  adeguata  lunghezza  di
appoggio.
   Tali   collegamenti,   se   destinati  ad  assicurare  continuita'
strutturale agli  appoggi,  dovranno  essere  verificati  secondo  le
disposizioni  relative  al  conglomerato  cementizio  armato normale,
verificando altresi' le condizioni di aderenza fra getti in  opera  e
travetti, secondo i criteri indicati in 7.1.6.2.
7.2.     Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p.
e blocchi diversi dal laterizio.
7.2.1.   CLASSIFICAZIONE E PRESCRIZIONI GENERALI.
   I  blocchi  con  funzione  principale  di  alleggerimento, possono
essere  realizzati  anche  con  materiali   diversi   dal   laterizio
(calcestruzzo   leggero  di  argilla  espansa,  calcestruzzo  normale
sagomato, materie plastiche, elementi organici mineralizzati ecc.).
   Il materiale dei blocchi deve essere stabile dimensionalmente.
   Ai fini statici  si  distinguono  due  categorie  di  blocchi  per
solaio:
   a) blocchi collaboranti;
   b) blocchi non collaboranti.
   Salvo  contraria  indicazione  nel seguito valgono le prescrizioni
generali e le prescrizioni di progettazione e di esecuzione riportate
in 7.1.
7.2.2.   BLOCCHI COLLABORANTI.
   Devono  avere  modulo elastico superiore a 8 kN/mm2 ed inferiore a
25 kN/mm2.
   Devono essere totalmente compatibili con il conglomerato  con  cui
collaborano  sulla  base  di  dati  e  caratteristiche dichiarate dal
produttore e verificate dalla Direzione dei lavori. Devono soddisfare
a tutte le caratteristiche fissate nel paragrafo 7.1. per  i  blocchi
in laterizio di cui al punto 7.1.1.b).
7.2.3.   BLOCCHI NON COLLABORANTI.
   Devono  avere  modulo  elastico  inferiore  ad 8 kN/mm2 e svolgere
funzioni di solo alleggerimento.
   Solai con blocchi non collaboranti richiedono necessariamente  una
soletta  di  ripartizione,  dello  spessore  minimo  di  4 cm, armata
opportunamente  e  dimensionata  per  la  flessione  trasversale.  Il
profilo  e le dimensioni dei blocchi devono essere tali da soddisfare
le prescrizioni dimensionali imposte nel paragrafo 7.1. per i blocchi
in laterizio non collaboranti.
7.2.4.   RESISTENZA AL PUNZONAMENTO.
   In assenza di  cassero  continuo  inferiore  durante  la  fase  di
armatura  e  getto i blocchi di qualunque tipo devono resistere ad un
carico concentrato, applicato al centro della  faccia  superiore  (su
un'area di 5 X 5 cm2), non inferiore a 1,5 kN.
   La prova va effettuata secondo le modalita' indicate nell'Allegato
7.
7.2.5.   VERIFICHE DI RISPONDENZA.
   Le  caratteristiche dei blocchi devono essere controllate mediante
prove  certificate  da  Laboratori   Ufficiali   secondo   le   norme
dell'Allegato 7, con frequenza almeno annuale.
7.2.6.   SPESSORI MINIMI.
   Per  tutti  i  solai, cosi' come per i componenti collaboranti, lo
spessore delle singole parti di calcestruzzo contenenti  armature  di
acciaio non potra' essere inferiore a 4 cm.
7.3.          Norme  complementari  relative  ai solai realizzati con
l'associazione di elementi in c.a. e c.a.p. prefabbricati con  unioni
e/o getti di completamento.
   Oltre  a  quanto  indicato nei precedenti capitoli (vedi paragrafi
precedenti 7.0., 7.1. e 7.2. in quanto applicabili ed in  particolare
7.1.6.  per  elementi  precompressi) devono essere tenute presenti le
seguenti norme complementari.
7.3.1.   SOLIDARIZZAZIONE TRA GLI ELEMENTI DI SOLAIO.
   Ove si debba garantire il comportamento del solaio a piastra  o  a
diaframma,  e'  prescritto  un  collegamento  trasversale  discreto o
continuo tra strisce di solaio accostate.
7.3.2.   ALTEZZA MINIMA DEL SOLAIO.
   L'altezza minima del solaio va determinata  con  riferimento  alle
dimensioni  finali  di  esercizio  e non riguarda le dimensioni degli
elementi componenti nelle fasi di costruzione.
   L'altezza minima non puo' essere inferiore ad 8 cm.
   Nel caso di solaio vincolato in semplice appoggio monodirezionale,
il rapporto tra luce di calcolo del  solaio  e  spessore  del  solaio
stesso non deve essere superiore a 25.
   Per  solai  costituiti  da  pannelli  piani, pieni od alleggeriti,
prefabbricati precompressi (tipo III), senza soletta integrativa,  in
deroga  alla  precedente limitazione, il rapporto sopra indicato puo'
essere portato a 35.
   Per  i  solai  continui,  in  relazione  al  grado d'incastro o di
continuita' realizzato agli estremi,  tali  rapporti  possono  essere
incrementati fino ad un massimo del 20%.
   E' ammessa deroga alle prescrizioni di cui sopra qualora i calcoli
condotti  con  riferimento  al  reale  comportamento  della struttura
(messa  in  conto  dei  comportamenti  non   lineari,   fessurazione,
affidabili  modelli  di previsione viscosa, ecc.) anche eventualmente
integrati da idonee sperimentazioni  su  prototipi,  documentino  che
l'entita'  delle  frecce  istantanee e a lungo termine non superino i
limiti seguenti:
   a) freccia istantanea dovuta alle azioni permanenti Gk e  a  tutte
quelle variabili Qik
                                                1
                      fist (inferiore o pari) ------
                                               1000
   b)  freccia a tempo infinito dovuto alle azioni permanenti Gk e ad
1/3 di tutte quelle variabili Qik
                                                        1
                      f(infinito) (inferiore o pari) -----
                                                      500
   Le deformazioni devono risultare in ogni caso compatibili  con  le
condizioni  di  esercizio  del solaio e degli elementi costruttivi ed
impiantistici ad esso collegati.
7.3.3.   SOLAI ALVEOLARI.
   Per i solai  alveolari,  per  elementi  privi  d'armatura  passiva
d'appoggio,  il  getto  integrativo deve estendersi all'interno degli
alveoli interessati dall'armatura aggiuntiva  per  un  tratto  almeno
pari  alla  lunghezza  di  trasferimento  della precompressione. Vale
anche quanto indicato al 7.1.6.
7.3.4.   SOLAI CON GETTO DI COMPLETAMENTO.
   La soletta gettata in opera deve avere uno spessore non  inferiore
a  4  cm  ed  essere  dotata di una armatura di ripartizione a maglia
incrociata.
                             Sezione III
       EUROCODICE 2 - UNI ENV 1992-1-1: criteri e prescrizioni
8. PRESCRIZIONI SPECIFICHE SU  SINGOLI  PUNTI  DELLA  NORMA  UNI  ENV
1992-1-1.
   L'uso  della  norma  UNI  ENV  1992-1-1 Eurocodice 2 Progettazione
delle strutture di calcestruzzo Parte 1-1: Regole generali  e  regole
per  gli  edifici, e' ammesso purche' vengano seguite le prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive riportate in  questa  Sezione,
oltre  a  quanto riportato nella Sezione I e nella Parte Generale. Le
appendici della norma UNI ENV 1992-1-1 non hanno valore prescrittivo.
   Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di  seguito  la
stessa   numerazione   dei  paragrafi  dell'UNI  ENV  1992-1-1.  Sono
riportati quei punti nei quali  sono  state  introdotte  prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive.
   Per le norme complementari relative ai solai vale quanto riportato
nella Sezione II.
2.3.3.1.  Fattori di sicurezza parziali per le azioni su strutture di
edifici.
   Al paragrafo (8) la formula (2.8(b)) e' sostituita dalla seguente:
VEDI FORMULA A PAG. 68
2.3.3.2. Fattori di sicurezza parziali per i materiali.
   Il prospetto 2.3 e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 2.3.
    Fattori di sicurezza parziali per le proprieta' dei materiali
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Combinazione      |  Calcestruzzo      |  Acciaio per c.a. o      |
|                   |                    |  per precompressione     |
|                   |      (gamma)c      |      (gamma)s            |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Fondamentale      | 1,5 per c.a.p.     |             1,15         |
|                   |                    |                          |
|                   | 1,6 per c.a. e c.a.|                          |
|                   | con precompressione|                          |
|                   | parziale           |                          |
|                   |                    |                          |
| Eccezionale       | 1,3                |             1,0          |
| (eccetto sisma)   |                    |                          |
|___________________|____________________|__________________________|
2.5.1.3. Imperfezioni.
   Al  paragrafo  (4) il primo valore incasellato 1/400 e' sostituito
con il valore: 1/200
2.5.2.1. Modelli strutturali per l'analisi globale.
   Il paragrafo (5) si riferisce ai  solai  a  blocchi  per  i  quali
ammette  una  soletta  di  soli  40  mm  come  il  punto 7 Parte I ed
all'Allegato 7 del presente decreto ai quali si rimanda.
   2.5.3.7.2. Mensole.
   Al paragrafo (4) il valore incasellato 0,2 Fv  e'  sostituito  con
0,1 Fv.
3.1.     Calcestruzzo.
   L'intero punto e' sostituito dal punto 2.1. Parte I con i relativi
Allegati 1 e 2 del presente decreto.
3.2.     Acciai per armature.
   L'intero  punto  3.2.  e'  sostituito dal punto 2.2. Parte I con i
relativi Allegati 4, 5, e 6 del presente decreto. A tale punto  ed  a
tali  allegati  si  fara' riferimento per qualsiasi richiamo dell'UNI
ENV 1992-1-1 a proprieta' degli acciai da armatura.
   Si  precisa  che  gli  acciai  Feb22K  -  32k  -  38  -  44k  sono
classificabili  come  acciai  convenzionalmente definiti dall'UNI ENV
1992-1-1 di "alta duttilita'" (H), mentre i fili trafilati,  le  reti
ed i tralicci sono classificabili come acciai di "duttilita' normale"
(N).
3.3.     Acciai per precompressione.
   L'intero  punto  e'  sostituito  dal  punto  2.3.  Parte  I con il
relativo Allegato 3 del presente decreto.
3.4.     Dispositivi di precompressione.
   Il contenuto di questo  punto  e'  indicativo.  Operativamente  si
rinvia alla Sezione II, punto 4.3.4.1.
4.1.3.3. Copriferro.
   Al  paragrafo  (9) il primo valore incasellato 75 mm e' sostituito
con il valore: 60 mm.
   Il Prospetto 4.2. e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 4.2.
          Ricoprimenti minimi delle armature richiesti per
             calcestruzzi di massa volumica normale (1)
 ___________________________________________________________________
|                     |Classe di esposizione definita nel Prospetto |
|                     |4.1.                                         |
|                     |_____________________________________________|
|                     | 1 | 2a | 2b | 3 | 4a| 4b| 5a| 5b (3)| 5c (4)|
|_____________________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
|           |         |   |    |    |   |   |   |   |       |       |
| copriferro| barre di|   |    |    |   |   |   |   |       |       |
| minimo    | armatura|15 | 20 | 25 | 35| 35| 35| 25|   30  |  40   |
|           |_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
| (mm)      | acciaio |   |    |    |   |   |   |   |       |       |
|  (2)      | da prec.|20 | 30 | 35 | 40| 40| 40| 35|   35  |  45   |
|___________|_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______|
   Si rammenta di tener presenti le note (1), (2), (3), (4) riportate
nel Prospetto 4.2. e richiamate nel Prospetto sopra riportato.
   Si  ricorda  inoltre  che il punto 4.1.3.3.P (4) prescrive che "il
copriferro deve essere aumentato, per tener conto  della  tolleranza,
di  una  quantita'  (delta  maiuscolo) h che dipende dal tipo e dalla
dimensione dell'elemento strutturale, dal tipo  di  costruzione,  dal
livello  di  preparazione professionale in cantiere e di controllo di
qualita', e dalla disposizione delle armature. Il risultato  ottenuto
rappresenta   il   copriferro  nominale  richiesto  che  deve  essere
specificato sui disegni".
   4.2.3.5.6. Zone di ancoraggio di elementi pre-tesi.
   Il Prospetto 4.7. e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 4.7.
 Fattore (beta)b da considerare per la lunghezza di trasmissione di
                           trefoli e fili
      (lisci (*) o improntati) in relazione alla resistenza del
                            calcestruzzo
                    al momento del trasferimento
 ___________________________________________________________________
|                                   |    |    |    |    |    |      |
| Resistenza reale del calcestruzzo | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50   |
| al trasferimento (N/mm2)          |    |    |    |    |    |      |
|___________________________________|____|____|____|____|____|______|
|       | Trefoli e fili lisci (*)  |    |    |    |    |    |      |
|       | o improntati              | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50   |
|(beta)b|___________________________|____|____|____|____|____|______|
|       |                           |    |    |    |    |    |      |
|       | Fili nervati              | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50   |
|_______|___________________________|____|____|____|____|____|______|
(*) I fili lisci nelle strutture  precompresse  ad  armature  pretese
sono esclusi.
4.3.2.3.   Elementi   che  non  richiedono  armature  a  taglio  (Vsd
(inferiore o pari) VRd1).
   Il  prospetto  4.8.  e'  completato  con  i  valori   di   (tau)Rd
corrispondenti a (gamma)c = 1,6 con l'aggiunta di una seconda riga di
valori:
                           Prospetto 4.8.
  Valori di (taf)Rd (N/mm2) con (gamma)c = 1,5 e 1,6 e per diverse
                     resistenze del calcestruzzo
 ___________________________________________________________________
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| fck                 | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50  |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| (gamma)c = 1,50     |0,18|0,22|0,26|0,30|0,34|0,37|0,41|0,44|0,48 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| (gamma)c = 1,60     |0,17|0,21|0,24|0,28|0,32|0,35|0,38|0,41|0,45 |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
   4.3.2.4.4. Metodo dell'inclinazione variabile del traliccio.
   Al  paragrafo  (1)  la prima limitazione per (theta) e' sostituita
dalla seguente:
      1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0
e la seconda, alla seguente:
      1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0
4.3.3.1. Torsione pura
   Al paragrafo (6) la limitazione (4.42) per (theta)  e'  sostituita
dalla seguente:
1,0 8inferiore o pari) cat (theta) (inferiore o pari) 2,0
   4.3.4.2.1. Area caricata
   Al  paragrafo (1), capoverso a), terzo rigo, il valore incasellato
11d e' sostituito con il valore: 10 d.
4.3.5.   STATI LIMITE ULTIMI INDOTTI DA DEFORMAZIONE DELLA  STRUTTURA
(INSTABILITA').
   Si  segnala  che  l'estensione  della trattazione dei problemi del
secondo ordine a un gran numero di casi particolari  comporta  alcune
incompletezze  nella  definizione  dei  limiti di validita' di taluni
metodi semplificati. Mentre quindi il testo e' da considerarsi valido
per quanto attiene ai principi generali e alle applicazioni correnti,
si  raccomanda  cautela  particolare  nell'applicazione  dei   punti:
4.3.5.3.3.(3) - 4.3.5.5.3.(2) (formula (4.62)) - 4.3.5.5.3.(4). (6) -
4.3.5.6.4.,  nonche'  nell'uso  della  formula  (4.69)  con snellezze
minori di 35.
4.4.1.1. Considerazioni di base.
   L'intero punto e' sostituito dal seguente testo:
   P(1) Tensioni di compressione elevate nel calcestruzzo in presenza
di carichi di esercizio possono favorire  la  formazione  di  fessure
longitudinali  e  determinare  o microfessurazioni nel calcestruzzo o
livelli di viscosita' maggiori di quelli previsti.  Elevate  tensioni
nell'acciaio  possono  condurre  a  fessure  ampie  e permanentemente
aperte. Tali fenomeni possono ridurre la durabilita' delle opere.
   I valori  delle  tensioni  del  calcestruzzo  e  dell'acciaio,  da
confrontare  con i corrispondenti valori limite, debbono tener conto,
se del caso, degli stati coattivi.
   (2) Limiti imposti alle tensioni  normali  di  compressione  nelle
strutture in c.a.
   a)  Per  le  strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1. devono essere  rispettati  i
seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
   - combinazione di carico rara 0,50 fck;
   - combinazione di carico quasi permanente 0,40 fck.
   Particolare   attenzione   nella  limitazione  delle  tensioni  in
esercizio  va  rivolta  quando  si  riconosca  l'esistenza   di   una
particolare  incertezza  del modello strutturale adottato, e/o quando
sussista  una  significativa  alternanza  delle   sollecitazioni   in
esercizio  nella  stessa sezione, anche se le strutture sono riferite
alle classi 1 o 2 del Prospetto 4.1.
   Del pari particolare attenzione si deve  porre  nella  limitazione
delle  tensioni in esercizio per sollecitazione a pressoflessione con
prevalenza di sforzo normale per la conseguente limitata duttilita'.
   b) Per le strutture o parti di strutture esposte  ad  ambiente  di
cui  alle  classi 1 e 2 del Prospetto 4.1. devono essere rispettati i
seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
   tensioni di compressione
   - combinazione di carico rara 0,60 fck;
   - combinazione di carico quasi permanente 0,45 fck.
   (3) Limiti imposti alle tensioni  normali  di  compressione  nelle
strutture in c.a.p.
   Per  le  strutture  in c.a.p. debbono essere rispettati i seguenti
limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo:
   - all'atto della precompressione 0,60 fckj, dove fckj e' il valore
caratteristico  della  resistenza  a  compressione   cilindrica   del
calcestruzzo all'atto della precompressione;
   - in servizio:
   a)  per  le  strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di
cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1.:
   - per combinazione di carico rara: 0,50 fck;
   - per combinazione di carico quasi permanente: 0,40 fck;
   b) per le strutture o parti di strutture esposte  ad  ambiente  di
cui alle classi 1 e 2 del Prospetto 4.1.:
   - per combinazione di carico rara: 0,60 fck;
   - per combinazione di carico quasi permanente: 0,45 fck.
   Valgono  inoltre  gli stessi avvertimenti contenuti nel precedente
punto (2).
   (4) Limiti per le tensioni di trazione nell'acciaio:
   a) per le armature ordinarie la massima tensione di trazione sotto
la combinazione di carichi rara non deve superare 0,70 fyk;
   b)  per  le  armature  di  precompressione,  (tenendo  conto,  ove
occorra,  degli  stati  coattivi),  non si devono superare i seguenti
limiti:
   - all'atto della precompressione valgono i limiti di cui al  punto
4.3.4.9. della Parte I del presente decreto;
   -  a  perdite  avvenute,  per combinazioni rare, 0,60 fpk (tenendo
conto anche dell'incremento di tensione dovuto ai carichi).
4.4.1.2. Metodi per la verifica delle tensioni.
   L'intero punto e' sostituito dal seguente testo:
   P(1) Nella verifica delle tensioni e' necessario  considerare,  se
del   caso,  oltre  agli  effetti  dei  carichi  anche  quelli  delle
variazioni  termiche,  della  viscosita',   del   ritiro,   e   delle
deformazioni imposte aventi altre origini.
   (2)  Le tensioni debbono essere verificate adottando le proprieta'
geometriche  della  sezione  corrispondente   alla   condizione   non
fessurata  oppure  a  quella  completamente  fessurata, a seconda dei
casi.
   (3) In generale deve, di regola, essere assunto lo stato fessurato
se la massima tensione di  trazione  nel  calcestruzzo  calcolata  in
sezione  non  fessurata  sotto  la combinazione di carico rara supera
fctm (vedere Prospetto 3.1.).
   (4) Quando si adotta  una  sezione  non  fessurata,  si  considera
attiva  l'intera  sezione  di calcestruzzo, e si considerano in campo
elastico  sia  a  trazione  che  a  compressione  il  calcestruzzo  e
l'acciaio.
   (5)  Quando  si  adotta la sezione fessurata, il calcestruzzo puo'
essere considerato elastico in compressione, ma incapace di sostenere
alcuna trazione (nel  calcolo  delle  tensioni  secondo  le  presenti
regole  non  va  di  norma  tenuto  conto  - nelle verifiche locali -
dell'effetto irrigidente del calcestruzzo teso dopo fessurazione).
   (6) In  via  semplificativa  si  puo'  assumere  il  comportamento
elastico-lineare    e    per   le   armature   il   coefficiente   di
omogeneizzazione con il valore convenzionale n = 15.
4.4.2.2. Aree minime di armatura.
   Al paragrafo (3), nella definizione di (sigma)s di cui  alla  for-
mula  (4.78),  il valore incasellato 100% e' sostituito con il valore
90%.
5.2.2.2. Tensione ultima di aderenza.
   Il Prospetto 5.3. e' sostituito dal seguente:
                           Prospetto 5.3.
  Valori di calcolo di fbd (N/mm2) per condizioni di buona aderenza
   (questi valori tengono conto di un fattore (gamma)c pari a 1,6)
 ___________________________________________________________________
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| fck                 | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50  |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| Barre lisce         |0,8 |0,9 |1,0 |1,1 |1,2 |1,3 |1,4 |1,5 |1,6  |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
|                     |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| Barre ad. migl. con |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| * =< 32 mm reti     |1,5 |1,8 |2,1 |2,5 |2,8 |3,1 |3,5 |3,8 |4,0  |
| elettrosaldate di   |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
| fili nervati        |    |    |    |    |    |    |    |    |     |
|_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____|
   5.4.2.1.1. Massima e minima percentuale di armatura.
   Al paragrafo (2) il valore incasellato 0,04 Ac e'  sostituito  con
il valore: 0,03 Ac.
   5.4.3.2.1. Generalita'.
   Al  paragrafo  (4)  il primo valore incasellato 1,5 h (inferiore o
pari) 350 mm e' sostituito con il valore: 2,0 h  (inferiore  o  pari)
350  mm ed il secondo valore incasellato 2,5 h (inferiore o pari) 400
mm e' sostituito con il valore: 3,0 h (inferiore o pari) 400 mm.
6.2.2.   TOLLERANZE RIGUARDANTI LA SICUREZZA STRUTTURALE.
   La formula (6.2) e' sostituita dalla seguente:
      per l = 600 mm; (delta maiuscolo)l = (piu' o meno) 15 mm
7.6.6.   CONTROLLI DI CONFORMITA'.
   Per  quanto  concerne  i  requisiti  dei  materiali costituenti il
calcestruzzo e i controlli sul conglomerato valgono gli Allegati 1  e
2 del presente decreto.
                              Parte II
                               ACCIAIO
SIMBOLOGIA
A - Simboli
  A                 area
  E                 modulo di elasticita' longitudinale
  F                 azioni in generale
  G                 azioni permanenti; modulo di elasticita'
                    tangenziale
  I                 momento di inerzia
  M                 momento flettente
  N                 forza normale
  Q                 azioni variabili
  S                 effetto delle azioni (sollecitazione agente)
  T                 momento torcente; temperatura
  V                 forza di taglio
  W                 modulo di resistenza
  a                 distanza, dimensione geometrica, larghezza della
                    sezione di gola dei cordoni di saldatura
  d                 diametro
  e                 eccentricita'
  f                 resistenza di un materiale
  h                 altezza
  i                 raggio di inerzia
  l                 lunghezza di un elemento
  p                 passo; interasse dei chiodi e dei bulloni
  r                 raggio
  s                 scarto quadratico medio
  t                 spessore
  v                 spostamento verticale
  (alfa)            coefficiente di dilatazione lineare termica
  (beta)            coefficiente caratteristico di vincolo
  (gamma)           coefficiente di sicurezza nel metodo degli stati
                    limite ultimi ((gamma)m per i materiali,
                    (gamma)f per le azioni)); peso specifico
  (delta)           coefficiente di variazione
  (epsilon)         dilatazione
  (mi)              coefficiente di attrito
  (ni)              coefficiente di Poisson
  (lamda)           snellezza
  (sigma)           tensione normale
  (tau)             tensione tangenziale
  (omega)           coefficiente di amplificazione dei carichi nel
                    carico di punta
  (sigma maiuscolo) sommatoria
B - Indici
  b                 bullone; chiodo
  c                 compressione
  d                 valore di calcolo
  f                 attrito
  g                 carico permanente
  k                 valore caratteristico
  l                 longitudinale; lineare
  m                 valore medio; materiale; momento flettente
  n                 sforzo normale
  p                 puntuale
  q                 carico variabile
  t                 trazione; torsione; rottura
  u                 ultimo (stato limite)
  w                 anima
  (epsilon)         deformazione
  y                 snervamento
C - Indici speciali
  id                ideale
  red               ridotto
  res               resistente
  rif               rifollamento
 _|                 ortogonale
 ||                 parallelo
D - Simboli ricorrenti
  (sigma)1,
  (sigma)2,
  (sigma)3          componenti di tensione nel riferimento principale
  (sigma)x,
  (sigma)y,
  (sigma)z, (tau)xy,
  (tau)xz           componenti di tensione nel riferimento generico
  (sigma)b, (tau)b  tensione normale e tangeziale nei chiodi e nei
                    bulloni
  (sigma)id         tensione ideale
  (sigma)c          tensione massima sopportabile da aste compresse
                    in campo elastico-plastico
  (sigma)rif        tensione di rifollamento
  (sigma)_|,        componenti di tensione nel riferimento
  (sigma)||,        convenzionale riferito al giunto saldato
  (taf) _|, (tau)||
  (epsilon)t        allungamento percentuale a rottura
  fd                resistenza di calcolo
  fy                tensione di snervamento
  ft                tensione di rottura
  Ares              area resistente
  Ff                forza trasmissibile per attrito
  Ff,rid            forza trasmissibile per attrito ridotta
  Nb                forza normale di trazione nel gambo delle viti
                              Sezione I
                   Prescrizioni generali e comuni
1.       OGGETTO.
   Formano  oggetto  delle  presenti  norme le costruzioni di acciaio
relative ad opere di ingegneria  civile,  eccettuate  quelle  per  le
quali vige una regolamentazione apposita a carattere particolare.
   I  dati sulle azioni da considerare nei calcoli sono quelli di cui
alle norme tecniche "Criteri generali per la  verifica  di  sicurezza
delle   costruzioni   e  dei  carichi  e  sovraccarichi"  emanate  in
applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
   Nell'ambito di una stessa struttura  non  e'  consentito  adottare
regole  progettuali  ed  esecutive  provenienti parte dalla sez. II e
parte dalla sez. III ovvero in parte derivanti  dall'uso  del  metodo
delle tensioni ammissibili.
   Nella  progettazione  si  possono  adottare  metodi  di verifica e
regole di dimensionamento diversi da quelli contenuti nelle  presenti
norme  tecniche  (Sez.  II  o  Sez.  III)  purche' fondati su ipotesi
teoriche  e  risultati  sperimentali  scientificamente  comprovati  e
purche'  venga  conseguita  una  sicurezza non inferiore a quella qui
prescritta.
   Nella progettazione  si  possono  adottare  i  metodi  di  calcolo
indicati  nella CNR 10011-86 "Costruzioni di acciaio - Istruzioni per
il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la manutenzione"  (Bollettino
Ufficiale CNR - XXVI - n. 164 - 1992).
2.       MATERIALI E PRODOTTI.
2.0.     Generalita'.
   Le  presenti  norme prevedono l'impiego degli acciai denominati Fe
360, Fe 430, Fe 510 dei quali, ai punti successivi, vengono precisate
le caratteristiche.
   E' consentito l'impiego di  tipi  di  acciaio  diversi  da  quelli
previsti  purche'  venga  garantita  alla  costruzione,  con adeguata
documentazione teorica e sperimentale, una sicurezza  non  minore  di
quella prevista dalle presenti norme.
   Per  l'accertamento  delle caratteristiche meccaniche indicate nel
seguito, il prelievo dei saggi, la posizione nel pezzo  da  cui  essi
devono   essere  prelevati,  la  preparazione  delle  provette  e  le
modalita' di prova saranno rispondenti alle prescrizioni delle  norme
UNI  EU  18  (dicembre 1980), UNI 552 (ottobre 1986), UNI EN 10002/1a
(gennaio 1992), UNI EN 10025 (febbraio 1992).
   Le  presenti  norme non riguardano gli elementi di lamiera grecata
ed i profilati formati  a  freddo,  ivi  compresi  i  profilati  cavi
saldati  non  sottoposti  a  successive  deformazioni  o  trattamenti
termici; valgono, tuttavia, per essi, i criteri  e  le  modalita'  di
controllo  riportati  nell'Allegato  8,  relativamente alle lamiere o
nastri d'origine. Per essi si possono adottare i  metodi  di  calcolo
indicati  nella  norma  CNR-10022-84  "Profilati  d'acciaio formati a
freddo - Istruzioni  per  l'impiego  nelle  costruzioni"  (Bollettino
Ufficiale  C.N.R. - XXII - n. 126 - 1988) oppure altri metodi fondati
su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.
   Potranno inoltre essere impiegati materiali e prodotti conformi ad
una norma armonizzata o ad un benestare tecnico  europeo  cosi'  come
definiti  nella  Direttiva  89/106/CEE,  ovvero conformi a specifiche
nazionali dei Paesi della Comunita' europea, qualora dette specifiche
garantiscano un livello di sicurezza equivalente e tale da soddisfare
i requisiti essenziali della Direttiva 89/106/CEE.  Tale  equivalenza
sara'  accertata  dal Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico
centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2.1.     Acciaio laminato.
   Gli acciai di uso generale laminati a caldo, in profilati,  barre,
larghi   piatti,   lamiere  e  profilati  cavi  (anche  tubi  saldati
provenienti da nastro laminato a caldo), dovranno appartenere  a  uno
dei seguenti tipi:
                               Fe 360
                               Fe 430
                               Fe 510
aventi le caratteristiche meccaniche indicate al punto 2.1.1.
   Gli   acciai  destinati  alle  strutture  saldate  dovranno  anche
corrispondere alle prescrizioni del punto 2.3.
2.1.1.   CARATTERISTICHE MECCANICHE.
   I valori di ft e fy indicati nei prospetti 1-II  e  2-II  sono  da
intendersi  come  valori  caratteristici, con frattile di ordine 0,05
(vedasi Allegato 8).
2.1.1.1. Profilati, barre, larghi piatti, lamiere.
                           PROSPETTO 1-II
 ___________________________________________________________________
|        |        |                          |       |       |      |
|Simbolo | Simbolo| Caratteristica o         |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510|
|adottato|  UNI   | parametro                | (1)   | (1)   | (1)  |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| ft     | Rm     |tensione (carico unitario)| (2)   | (3)   | (4)  |
|        |        |di rottura a trazione     |       |       |      |
|        |        |(N/mm2)                   | >= 340| >= 410| >=490|
|        |        |                          | =< 470| =< 560| =<630|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| fy     | Re     |tensione (carico unitario)| (5)   | (6)   | (7)  |
|        |        |di snervamento (N/mm2)    | >= 235| >= 275| >=355|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |               |          |       |       |      |
|        |        |               | B   +20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        |               |__________|_______|_______|______|
|        |        |               |          |       |       |      |
| KV     | KV     | Resilienza KV | C     0 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        | (J)           |__________|_______|_______|______|
|        |        |     (8)       |          |       |       |      |
|        |        |               | D   -20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        |               |__________|_______|_______|______|
|        |        |               |          |       |       |      |
|        |        |               | DD  -20 C|  --   |  --   | >= 40|
|________|________|_______________|__________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        | Allungamento % a rottura |       |       |      |
|        |        | (VEDI FORMULA)           |       |       |      |
|epsilon |   A    | - per lamiere            | >= 24 | >= 20 | >= 20|
|t       |  min.  |                          |  (9)  |   (9) |  (9) |
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        | - per barre, laminati    | >= 26 | >= 22 | >= 22|
|        |        |   mercantili, profilati, |  (10) |  (10) | (10) |
|        |        |   larghi piatti          |       |       |      |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
   (1)  Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe 360,
Fe 430 ed Fe 510 nei gradi B, C, D e DD della UNI EN 10025  (febbraio
1992),   anche   altri   tipi  di  acciai  purche'  rispondenti  alle
caratteristiche indicate in questo prospetto.
   (2) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
   (3) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
   (4) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm.
   (5) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori maggiori di  16  mm  fino  a  40  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2.
   (6) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori maggiori di  16  mm  fino  a  40  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  63  mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2;
   per spessori maggiori di  63  mm  fino  a  80  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 30 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  80  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 40 N/mm2.
   (7) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori maggiori di  16  mm  fino  a  40  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  63  mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2;
   per spessori maggiori di  63  mm  fino  a  80  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 30 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  80  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 40 N/mm2.
   (8) Per spessori maggiori di 10 mm fino a 100 mm.
   (9) Da provette trasversali per lamiere, nastri  e  larghi  piatti
con larghezza (superiore o pari) 600 mm;
   per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm;
   per  spessori  maggiori  di  40  mm  fino  a  63  mm e' ammessa la
riduzione di 1 punto;
   per spessori maggiori di 63  mm  fino  a  100  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 2 punti.
   (10)  Da  provette  longitudinali  per barre, laminati mercantili,
profilati e larghi piatti con larghezza (inferiore) 600 mm;
   per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm;
   per spessori maggiori di  40  mm  fino  a  63  mm  e'  ammessa  la
riduzione di 1 punto;
   per  spessori  maggiori  di  63  mm  fino  a  100 mm e' ammessa la
riduzione di 2 punti.
2.1.1.2. Profilati cavi.
                           PROSPETTO 2-II
 ___________________________________________________________________
|        |        |                          |       |       |      |
|Simbolo | Simbolo| Caratteristica o         |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510|
|adottato|  UNI   | parametro                | (1)   | (1)   | (1)  |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| ft     | Rm     |Tensione (carico unitario)|       |       |      |
|        |        |di rottura a trazione     |       |       |      |
|        |        |                 (N/mm2)  | >= 360| >= 430| >=510|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
| fy     | Re     |Tensione (carico unitario)| (2)   | (2)   | (2)  |
|        |        |di snervamento            |       |       |      |
|        |        |                  (N/mm2) | >= 235| >= 275| >=355|
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
|        |        |               |   |      |       |       |      |
|        |        |               | B | +20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        |               |___|______|_______|_______|______|
|        |        |               |   |      |       |       |      |
| KV     | KV     | Resilienza KV | C |   0 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|        |        | (J)           |___|______|_______|_______|______|
|        |        |               |   |      |       |       |      |
|        |        |               | D | -20 C| >=  27|  >= 27| >= 27|
|________|________|_______________|___|______|_______|_______|______|
|        |        |                          |       |       |      |
|        |        | Allungamento percentuale |       |       |      |
|epsilon |   A    | a rottura                | >= 24 | >= 21 | >= 20|
|t       |  min.  | (VEDI FORMULA) %         |       |       |      |
|________|________|__________________________|_______|_______|______|
   (1) Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe  360,
Fe  430 ed Fe 510 nei gradi B, C e D della UNI 7806 (dicembre 1979) e
UNI  7810  (dicembre  1979),  anche  altri  tipi  di  acciai  purche'
rispondenti alle caratteristiche indicate in questo prospetto.
   (2) Per spessori fino a 16 mm;
   Per  spessori  maggiori  di  16  mm  fino  a  40  mm e' ammessa la
riduzione di 10 N/mm2.
   (3) Per spessori fino a 16 mm;
   per spessori oltre 16 mm fino a 35 mm e' ammessa la  riduzione  di
10 N/mm2;
   per  spessori  maggiori  di  35  mm  e  fino a 40 mm e' ammessa la
riduzione di 20 N/mm2.
2.1.2.   CONTROLLI SUI PRODOTTI LAMINATI.
   I controlli sui laminati verranno eseguiti secondo le prescrizioni
di cui all'Allegato 8.
2.2.     Acciaio per getti.
   Per  l'esecuzione  di  parti  in  getti  delle  opere  di cui alle
presenti istruzioni si devono impiegare getti di acciaio Fe G 400, Fe
G 450, Fe G 520 UNI 3158 (dicembre 1977) o equivalenti.
   Quando tali acciai debbano essere saldati, devono sottostare  alle
stesse  limitazioni  di  composizione chimica previste per gli acciai
laminati di resistenza similare (vedi punto 2.3.1.).
2.3.     Acciaio per strutture saldate.
2.3.1.   COMPOSIZIONE CHIMICA E GRADO DI DISOSSIDAZIONE DEGLI ACCIAI.
Acciaio tipo Fe 360 ed Fe 430.
   Gli acciai da saldare con elettrodi rivestiti, oltre a  soddisfare
le  condizioni  indicate  al  punto  2.1.,  devono avere composizione
chimica contenuta entro i limiti raccomandati dalla UNI 5132 (ottobre
1974) per le varie classi di qualita' degli elettrodi impiegati.
   Nel caso di saldature  di  testa  o  d'angolo  sul  taglio  di  un
laminato,  gli  acciai,  oltre  che  a soddisfare i limiti di analisi
sopraindicati, devono essere di tipo semicalmato o calmato, salvo che
vengano impiegati elettrodi rivestiti corrispondenti alla  classe  di
qualita' 4 della UNI 5132 (ottobre 1974).
   Gli  acciai  destinati  ad  essere  saldati  con  procedimenti che
comportano una forte penetrazione della zona fusa  nel  metallo  base
devono   essere  di  tipo  semicalmato  o  calmato  e  debbono  avere
composizione  chimica,  riferita  al  prodotto  finito  (e  non  alla
colata), rispondente alle seguenti limitazioni:
   grado B: C =< 0,24%     P =< 0,055%   S =< 0,055%
   grado C: C =< 0,22%     P =< 0,050%   S =< 0,050%
   grado D: C =< 0,22%     P =< 0,045%   S =< 0,045%
Acciai tipo Fe 510.
   Gli  acciai  dovranno  essere  di  tipo  calmato o semicalmato; e'
vietato l'impiego di acciaio effervescente. L'analisi effettuata  sul
prodotto finito deve risultare:
grado B: C =< 0,26%  Mn=< 1,6%  Si =< 0,60%  P =< 0,050%  S =< 0,050%
grado C: C =< 0,24%  Mn=< 1,6%  Si =< 0,60%  P =< 0,050%  S =< 0,050%
grado D: C =< 0,22%  Mn=< 1,6%  Si =< 0,60%  P =< 0,045%  S =< 0,045%
   Qualora il tenore di C risulti inferiore o uguale, per i tre gradi
B,  C,  D, rispettivamente a 0,24%, 0,22% e 0,20% potranno accettarsi
tenori di Mn superiori a 1,6% ma comunque non superi a 1,7%.
2.3.2.   FRAGILITA' ALLE BASSE TEMPERATURE.
   La temperatura  minima  alla  quale  l'acciaio  di  una  struttura
saldata  puo' essere utilizzato senza pericolo di rottura fragile, in
assenza di dati piu' precisi, deve essere stimata  sulla  base  della
temperatura  T alla quale per detto acciaio puo' essere garantita una
resilienza KV, secondo EN 10045/1a (gennaio 1992), di 27 J.
   La temperatura T deve risultare minore o uguale a quella minima di
servizio per elementi importanti  di  strutture  saldate  soggetti  a
trazione  con  tensione  prossima  a  quella  limite  aventi spessori
maggiori di 25 mm e forme tali da produrre  sensibili  concentrazioni
locali  di  sforzi,  saldature  di  testa  o  d'angolo non soggette a
controllo, od  accentuate  deformazioni  plastiche  di  formatura.  A
parita'  di  altre condizioni, via via che diminuisce lo spessore, la
temperatura T potra' innalzarsi a giudizio del  progettista  fino  ad
una  temperatura  di  circa  30  gradi  centigradi maggiore di quella
minima di servizio per spessori dell'ordine di 10 millimetri.
   Un aumento puo' aver luogo anche per spessori fino a 25 mm via via
che l'importanza dell'elemento strutturale decresce o  che  le  altre
condizioni si attenuano.
   Il  progettista, stimata la temperatura T alla quale la resistenza
di 27 J deve essere assicurata, scegliera' nella unificazione  e  nei
cataloghi dei produttori l'acciaio soddisfacente questa condizione.
2.4.     Saldature.
2.4.1.   PROCEDIMENTI DI SALDATURA.
   Possono essere impiegati i seguenti procedimenti:
   - saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti;
   - saldatura automatica ad arco sommerso;
   -  saldatura automatica o semiautomatica sotto gas protettore (CO2
o sue miscele);
   - altro procedimento di saldatura la cui  attitudine  a  garantire
una   saldatura   pienamente   efficiente   deve  essere  previamente
verificata mediante le prove indicate al successivo punto 2.4.2.
   Per la saldatura manuale ad arco devono essere impiegati elettrodi
omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974) adatti al materiale base:
   - per gli  acciai  Fe  360  ed  Fe  430  devono  essere  impiegati
elettrodi  del tipo E 44 di classi di qualita' 2, 3 o 4; per spessori
maggiori di 30 mm o  temperatura  di  esercizio  minore  di  0  gradi
centigradi saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B;
   -  per l'acciaio Fe 510 devono essere impiegati elettrodi del tipo
E 52 di classi di qualita' 3 B o 4 B; per spessori maggiori di 20  mm
o  temperature  di  esercizio  minore  di  0 gradi centigradi saranno
ammessi solo elettrodi di classe 4 B.
   Per gli altri procedimenti di saldatura si  dovranno  impiegare  i
fili,  i  flussi  (o i gas) e la tecnica esecutiva usati per le prove
preliminari (di qualifica) di cui al punto seguente.
2.4.2.      PROVE  PRELIMINARI  DI  QUALIFICA  DEI  PROCEDIMENTI   DI
SALDATURA.
   L'impiego  di  elettrodi omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974)
esime da ogni prova di qualifica del procedimento.
   Per  l'impiego  degli  altri  procedimenti  di  saldatura  occorre
eseguire prove preliminari di qualifica intese ad accertare:
   -  l'attitudine  ad  eseguire i principali tipi di giunto previsti
nella struttura ottenendo giunti corretti sia per aspetto esterno che
per assenza di sensibili difetti interni, da accertare con prove  non
distruttive o con prove di rottura sul giunto;
   -  la  resistenza  a  trazione  su  giunti testa a testa, mediante
provette trasversali al giunto, resistenza  che  deve  risultare  non
inferiore a quella del materiale base;
   -  la  capacita'  di deformazione del giunto, mediante provette di
piegamento che dovranno potersi piegare a 180 gradi su  mandrino  con
diametro  pari a 3 volte lo spessore per l'acciaio Fe 360 ed Fe 430 e
a 4 volte lo spessore per l'acciaio Fe 510;
   - la resilienza su provette intagliate a  V  secondo  EN  10045/1a
(gennaio 1992) ricavate trasversalmente al giunto saldato, resilienza
che  verra'  verificata  a  +20 gradi centigradi se la struttura deve
essere  impiegata  a  temperatura  maggiore  o  uguale  a   0   gradi
centigradi,  o  a  0 gradi centigradi nel caso di temperature minori;
nel caso di saldatura ad elettrogas  o  elettroscoria  tale  verifica
verra'  eseguita  anche  nella zona del materiale base adiacente alla
zona fusa dove maggiore e'  l'alternazione  metallurgica  per  l'alto
apporto termico.
   I  provini  per le prove di trazione, di piegamento, di resilienza
ed eventualmente per altre prove meccaniche, se ritenute  necessarie,
verranno ricavati da saggi testa a testa saldati; saranno scelti allo
scopo gli spessori piu' significativi della struttura.
2.4.3.   CLASSI DELLE SALDATURE.
   Per  giunti  testa  a  testa,  od  a  croce  od  a  T,  a completa
penetrazione, si distinguono due classi di giunti.
   Prima classe. Comprende  i  giunti  effettuati  con  elettrodi  di
qualita'  3  o  4  secondo  UNI  5132  (ottobre 1974) o con gli altri
procedimenti qualificati di saldatura  indicati  al  punto  2.4.1.  e
realizzati con accurata eliminazione di ogni difetto al vertice prima
di effettuare la ripresa o la seconda saldatura.
   Tali   giunti   debbono   inoltre   soddisfare   ovunque   l'esame
radiografico con i risultati richiesti per il raggruppamento B  della
UNI 7278 (luglio 1974).
   L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e
non presentare bruschi disavviamenti col metallo base specie nei casi
di sollecitazione a fatica.
   Seconda  classe.  Comprende  i  giunti effettuati con elettrodi di
qualita' 2, 3 o 4 secondo UNI 5132 (ottobre 1974)  o  con  gli  altri
procedimenti  qualificati  di  saldatura  indicati  al punto 2.4.1. e
realizzati egualmente con eliminazione dei difetti al  vertice  prima
di effettuare la ripresa o la seconda saldatura.
   Tali  giunti  devono inoltre soddisfare l'esame radiografico con i
risultati richiesti per il raggruppamento F della  UNI  7278  (luglio
1974).
   L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e
non presentare bruschi disavviamenti col materiale base.
   Per  entrambe  le classi l'estensione dei controlli radiografici o
eventualmente ultrasonori deve essere  stabilita  dal  direttore  dei
lavori,  sentito  eventualmente  il  progettista,  in  relazione alla
importanza delle giunzioni  e  alle  precauzioni  prese  dalla  ditta
esecutrice,  alla  posizione  di esecuzione delle saldature e secondo
che siano state eseguite in officina o al montaggio.
   Per i giunti a croce o a T, a completa penetrazione  nel  caso  di
spessori  t  (superiore) 30 mm, l'esame radiografico o con ultrasuoni
atto ad accertare gli eventuali difetti interni verra' integrato  con
opportuno  esame  magnetoscopico sui lembi esterni delle saldature al
fine di rilevare la presenza o meno di cricche da strappo.
   Nel caso di giunto a croce sollecitato  normalmente  alla  lamiera
compresa  fra  le due saldature, dovra' essere previamente accertato,
mediante ultrasuoni, che detta lamiera  nella  zona  interessata  dal
giunto sia esente da sfogliature o segregazioni accentuate.
   I  giunti  con  cordoni  d'angolo, effettuati con elettrodi aventi
caratteristiche di qualita' 2, 3 o 4 UNI 5132 (ottobre  1974)  o  con
gli  altri  procedimenti  indicati  al  punto  2.4.1.,  devono essere
considerati come appartenenti ad una unica classe  caratterizzata  da
una   ragionevole   assenza  di  difetti  interni  e  da  assenza  di
incrinature interne o di cricche da strappo sui lembi dei cordoni. Il
loro  controllo  verra'  di  regola   effettuato   mediante   sistemi
magnetici;  la  sua  estensione  verra'  stabilita  dal direttore dei
lavori, sentito eventualmente il progettista e  in  base  ai  fattori
esecutivi gia' precisati per gli altri giunti.
2.5.     Bulloni.
   I bulloni normali (conformi per le caratteristiche dimensioni alle
UNI 5727 (novembre 1988), UNI 5592 (dicembre 1968) e UNI 5591 (maggio
1965))  e quelli ad alta resistenza (conformi alle caratteristiche di
cui al prospetto 4-II) devono appartenere alle  sottoindicate  classi
delle UNI 3740, associate nel modo indicato nel prospetto 3-II.
                           PROSPETTO 3-II
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
|                   |  normali           |  ad alta resistenza      |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Vite              | 4.6     5.6    6.8 |   8.8          10.9      |
|                   |                    |                          |
| Dado              | 4       5      6   |   8            10        |
|___________________|____________________|__________________________|
2.6.     Bulloni per giunzioni ad attrito.
   I  bulloni  per  giunzioni  ad attrito devono essere conformi alle
prescrizioni del prospetto 4-II. Viti e dadi devono essere  associati
come indicato nel prospetto 3-II.
                           PROSPETTO 4-II
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Elemento          |  Materiale         |  Riferimento             |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Viti              | 8.8 - 10.9 secondo |                          |
|                   | UNI EN 20898/1     |                          |
|                   | (dic. '91)         | UNI 5712 (giu. '75)      |
|                   |                    |                          |
| Dadi              | 8 - 10 secondo UNI |                          |
|                   | 3740/4a (ott. '85) | UNI 5713 (giu. '75)      |
|                   |                    |                          |
| Rosette           | Acciaio C 50 UNI   |                          |
|                   | 7845 (nov. '78)    |                          |
|                   | temprato e         |                          |
|                   | rinvenuto HRC      |                          |
|                   | 32 (da a) 40       | UNI 5714 (giu. '75)      |
|                   |                    |                          |
| Piastrine         | Acciaio C 50 UNI   |                          |
|                   | 7845 (nov. '78)    |                          |
|                   | temprato e         |                          |
|                   | rinvenuto HRC      | UNI 5715 (giu. '75)      |
|                   | 32 (da a) 40       | UNI 5716 (giu. '75)      |
|___________________|____________________|__________________________|
2.7.     Chiodi.
   Per  i  chiodi  da ribadire a caldo si devono impiegare gli acciai
previsti dalla UNI 7356 (dicembre 1974).
3.       COLLAUDO STATICO.
3.1.     Prescrizioni generali.
   Valgono, per quanto applicabili, le prescrizioni di cui  al  punto
3.1., Parte I, Sez. I.
3.2.     Prove di carico.
   Le  prove  di  carico,  ove  ritenute necessarie dal collaudatore,
rispetteranno le modalita' sottoindicate.
   Il programma delle prove deve essere sottoposto al  direttore  dei
lavori ed al progettista e reso noto al costruttore.
   Le  prove  di  carico si devono svolgere con le modalita' indicate
dal collaudatore che se ne assume la piena  responsabilita',  mentre,
per quanto riguarda la loro materiale attuazione e in particolare per
le   eventuali   puntellazioni   precauzionali,  e'  responsabile  il
direttore dei lavori.
   I carichi di prova devono essere, di regola, tali  da  indurre  le
sollecitazioni   massime  di  esercizio  per  combinazioni  rare.  In
relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi le prove
devono essere convenientemente protratte nel tempo.
   L'esito della prova potra' essere valutato sulla base dei seguenti
elementi:
   - le deformazioni si accrescano all'incirca  proporzionalmente  ai
carichi;
   -   nel   corso   della  prova  non  si  siano  prodotte  lesioni,
deformazioni  o  dissesti  che  compromettano  la  sicurezza   o   la
conservazione dell'opera;
   -  la  deformazione  residua dopo la prima applicazione del carico
massimo non superi una quota parte di quella  totale  commisurata  ai
prevedibili  assestamenti iniziali di tipo anelastico della struttura
oggetto della prova. Nel caso invece che tale limite venga  superato,
prove  di  carico  successive  accertino che la struttura tenda ad un
comportamento elastico;
   -  la  deformazione  elastica  risulti  non  maggiore  di   quella
calcolata.
   Quando   le   opere   siano   ultimate   prima  della  nomina  del
collaudatore,  le  prove  di  carico  possono  essere  eseguite   dal
direttore  dei lavori, che ne redige verbale sottoscrivendolo assieme
al  costruttore.  E'  facolta'  del  collaudatore  controllare,   far
ripetere ed integrare le prove precedentemente eseguite.
                             Sezione II
                        Calcolo ed esecuzione
4.       NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI RESISTENZA.
4.0.     Generalita'.
   Le  strutture  di  acciaio  realizzate con i materiali previsti al
precedente punto 3, devono essere progettate per i  carichi  definiti
dalle   norme  in  vigore,  secondo  i  metodi  della  scienza  delle
costruzioni e seguendo il metodo degli stati limite specificato nelle
norme tecniche "Criteri generali  per  la  verifica  della  sicurezza
delle   costruzioni  e  dei  carichi  e  sovraccarichi",  emanate  in
applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64.
   Il metodo degli stati limite viene  applicato  -  considerando  le
azioni di calcolo e le resistenze di calcolo previste ai punti 4.0.1.
e  4.0.2.  -  con  riferimento  o  "allo  stato limite elastico della
sezione" (punto 4.0.3.1.), oppure, in alternativa, allo "stato limite
di collasso plastico della struttura" (punto 4.0.3.2.); sono  inoltre
obbligatorie  le  verifiche  agli  stati  limite  di esercizio (punto
4.0.4.).
4.0.1.   AZIONI DI CALCOLO.
   Si adotteranno le azioni di calcolo e relative combinazioni, indi-
cate al punto 7 delle premesse.
4.0.2.   RESISTENZE DI CALCOLO.
   La resistenza di calcolo fd e' definita mediante l'espressione:
                             fy
                      fd = -------
                          (gamma)m
dove:
fy      e' il valore dello snervamento quale risultante dai prospetti
         1-II e 2-II e tenendo conto dello spessore del laminato;
(gamma)m e' specificato ai successivi punti 4.0.3.1. e 4.0.3.2.
4.0.3.   STATI LIMITE ULTIMI.
4.0.3.1. Stato limite elastico della sezione.
   Si  assume  che  gli  effetti  delle azioni di calcolo definite in
4.0.1., prescindendo dai fenomeni di  instabilita'  (ma  comprese  le
maggiorazioni per effetti dinamici), non comportino in alcun punto di
ogni    sezione    il   superamento   della   deformazione   unitaria
corrispondente  al  limite  elastico  del  materiale.  Si   assumera'
(gamma)m = 1,0.
   In  tal  caso  e'  ammesso il calcolo elastico degli effetti delle
azioni di calcolo. Qualora si tenga conto di effetti dovuti  a  stati
di  presollecitazione  e'  obbligatoria  anche  la verifica di cui al
punto  4.0.3.2.  con  coefficiente  (gamma)q  =  0,90   per   effetti
favorevoli e (gamma)q = 1,2 per quelli sfavorevoli.
   Salvo  piu'  accurate  valutazioni la verifica delle unioni potra'
essere  condotta  convenzionalmente  nel  modo   seguente:   per   la
resistenza  di  calcolo delle unioni bullonate si potranno adottare i
valori  indicati  nel  prospetto  7-II;  per  altre  unioni  potranno
applicarsi le formule ed i procedimenti indicati in 4.3., 4.4., 4.5.,
4.6. e 4.7.
   Si  dovra' anche verificare che siano soddisfatte le verifiche nei
confronti  dei  fenomeni  di  instabilita'  della  struttura,   degli
elementi  strutturali  che  la  compongono  e  di  parti  di essi. La
resistenza  caratteristica  di  membrature  soggette  a  fenomeni  di
instabilita' potra' essere determinata con i metodi indicati al punto
5.
4.0.3.2. Stato limite di collasso plastico della struttura.
   Si  assume come stato limite ultimo il collasso per trasformazione
della struttura o di una sua parte in  un  meccanismo  ammettendo  la
completa plastificazione delle sezioni coinvolte nella formazione del
meccanismo.   Si   assumera'   nei  calcoli  (gamma)m  =  1,12  e  si
verifichera' che in corrispondenza delle azioni di  calcolo  definite
in 4.0.1. non si raggiunga lo stato limite in esame.
   Si dovra' garantire che il meccanismo risultante dai calcoli possa
venir  raggiunto  sia  verificando  che  nelle  zone plasticizzate le
giunzioni abbiano una duttilita' sufficiente, sia premunendosi contro
i  fenomeni  di  instabilita'   della   struttura,   degli   elementi
strutturali che la compongono e di parti di essi.
   Il  procedimento qui indicato non e' consentito qualora i fenomeni
di fatica divengano determinanti ai fini del calcolo della struttura.
4.0.4.   STATI LIMITE DI ESERCIZIO.
   Per gli stati limite di  esercizio  si  prenderanno  in  esame  le
combinazioni  rare,  frequenti  e  quasi  permanenti  con  (gamma)g =
(gamma)q = 1,0, e applicando ai valori  caratteristici  delle  azioni
variabili  adeguati  coefficienti  riduttivi  (psi)0,  (psi)1, (psi)2
indicati al punto 7 della Parte Generale.
4.1.     Materiale base.
4.1.1.   STATI MONOASSIALI.
4.1.1.1.  Resistenza  di  calcolo  fd  a  trazione o compressione per
acciaio laminato.
   Per le verifiche agli stati limite ultimi di cui al  punto  4.0.3.
si  assumono, per gli acciai aventi le caratteristiche meccaniche in-
dicate al punto 2.1.1., i  valori  della  resistenza  di  calcolo  fd
riportati nel prospetto 5-II.
                           PROSPETTO 5-II
 ___________________________________________________________________
|                   |                    |                          |
| Materiale         |  fd (N/mm2)        |  fd (N/mm2)              |
|                   |    t =< 40         |      t > 40              |
|___________________|____________________|__________________________|
|                   |                    |                          |
| Fe 360            |       235          |         210              |
|                   |                    |                          |
| Fe 430            |       275          |         250              |
|                   |                    |                          |
| Fe 510            |       355          |         315              |
|___________________|____________________|__________________________|
|                                                                   |
| t = spessore (in mm)                                              |
|___________________________________________________________________|
4.1.1.2. Resistenza di calcolo fd a trazione e compressione per pezzi
di acciaio fuso UNI 3158 (dicembre 1977).
                           PROSPETTO 6-II
 ___________________________________________________________________
|                                |                                  |
| Materiale                      |             fd (N/mm2)           |
|                                |               t =< 40            |
|________________________________|__________________________________|
|                                |                                  |
| Fe 400                         |                 180              |
|                                |                                  |
| Fe 450                         |                 225              |
|                                |                                  |
| Fe 520                         |                 255              |
|________________________________|__________________________________|
|                                                                   |
| t = spessore (mm)                                                 |
|___________________________________________________________________|
4.1.2.   STATI PLURIASSIALI.
   Per  gli  stati  piani,  i soli per i quali si possono dare valide
indicazioni, si deve verificare che risulti  (sigma)id  (inferiore  o
pari) fd essendo nel riferimento generico:
VEDI FORMULA A PAG. 85
e nel riferimento principale:
VEDI FORMULA A PAG. 85
in  particolare per (sigma)1 = 0 (per esempio nella sollecitazione di
flessione accompagnata da taglio):
VEDI FORMULA A PAG. 85
e nel caso di tensione tangenziale pura:
VEDI FORMULA A PAG. 85
4.1.3.   COSTANTI ELASTICHE.
   Per  tutti  gli  acciai  considerati si assumono i seguenti valori
delle costanti elastiche:
   - modulo di elasticita' normale           E = 206000 N/mm2
   - modulo di elasticita' tangenziale       G = 78400 N/mm2.
4.2.     Unioni con bulloni.
   Le resistenze di calcolo dei bulloni sono riportate nel  prospetto
7-II.  (sigma)b  e  (tau)b rappresentano i valori medi delle tensioni
nella sezione.
   La tensione  di  trazione  per  i  bulloni  deve  essere  valutata
mettendo  in  conto  anche  gli effetti leva e le eventuali flessioni
parassite. Ove non si proceda alle valutazioni dell'effetto leva e di
eventuali flessioni  parassite,  le  tensioni  di  trazione  (sigma)b
devono essere incrementate del 25%.
                           PROSPETTO 7-II
 ___________________________________________________________________
|                                                                   |
|                       Stato di tensione                           |
|___________________________________________________________________|
|        |           |           |          |           |           |
| Classe |   ft      |   fy      |  fk,N    |   fd,N    |   fd,V    |
|  vite  |  (N/mm2)  |  (N/mm2)  | (N/mm2)  |  (N/mm2)  |  (N/mm2)  |
|________|___________|___________|__________|___________|___________|
|        |           |           |          |           |           |
|    4.6 |    400    |    240    |   240    |    240    |    170    |
|        |           |           |          |           |           |
|    5.6 |    500    |    300    |   300    |    300    |    212    |
|        |           |           |          |           |           |
|    6.8 |    600    |    480    |   360    |    360    |    255    |
|        |           |           |          |           |           |
|    8.8 |    800    |    640    |   560    |    560    |    396    |
|        |           |           |          |           |           |
|   10.9 |   1000    |    900    |   700    |    700    |    495    |
|________|___________|___________|__________|___________|___________|
|                                                                   |
| fk,N = e' assunto pari al minore dei due valori fk,N=0.7 ft       |
|        (fk,N=0.6 ft per viti di classe 6.8) fk,N=fy essendo ft ed |
|        fy le tensioni di rottura e di snervamento secondo UNI 3740|
|                                                                   |
| fd,N = fk,N = resistenza di calcolo a trazione                    |
|                                                                   |
| fd,V = fk,N(radice quadrata)2 = resistenza di calcolo a taglio    |
|___________________________________________________________________|
   Ai fini del calcolo della (sigma)b la sezione resistente e' quella
della vite; ai fini del calcolo della (tau)b la sezione resistente e'
quella della vite o quella totale del gambo a seconda che il piano di
taglio interessi o non interessi la parte filettata.
   Nel  caso  di presenza contemporanea di sforzi normali e di taglio
deve risultare:
VEDI FORMULA A PAG. 86
   La pressione sul contorno del  foro  (sigma)rif,  alla  proiezione
diametrale della superficie cilindrica del chiodo e del bullone, deve
risultare:
               (sigma)rif (inferiore o pari) (alfa)fd
essendo:
(alfa) = a/d e comunque da assumersi non superiore a 2,5;
fd             la resistenza di calcolo del materiale costituente gli
             elementi del giunto (vedi 4.1.1.1.);
a e d        definiti limitati al punto 7.2.4.
   I bulloni di ogni classe devono essere convenientemente serrati.
4.3.     Unioni a taglio con chiodi.
   Per i chiodi di cui al punto 2.7.,  si  possono  assumere  per  le
resistenze di calcolo i valori riportati nel prospetto 8-II.
                           PROSPETTO 8-II
 ___________________________________________________________________
|                                |                                  |
|     fd,V (N/mm2)               |            fd,N (N/mm2)          |
|________________________________|__________________________________|
|                                |                                  |
|           180                  |                 75               |
|________________________________|__________________________________|
   Di  regola  i  chiodi  non  devono  essere sollecitati a sforzi di
trazione.
   Nel  caso  di  combinazione  di  taglio  e  trazione,  si   dovra'
verificare che risulti:
VEDI FORMULA A PAG. 86
   Per  la  pressione  di  rifollamento  vale  quanto  indicato per i
bulloni.
4.4.     Unioni ad attrito con bulloni.
   La forza Ff trasmissibile per attrito da ciascun bullone per  ogni
piano  di  contatto  tra gli elementi da collegare, e' espressa dalla
relazione:
                             1
                      Ff = ------ (mi)Nb
                            (ni)f
in cui e' da porre:
(ni)f coefficiente di sicurezza contro lo slittamento,  da  assumersi
      pari a:
      1,25  per  le verifiche in corrispondenza degli stati limite di
      esercizio (sempre obbligatorie):
      1,00 per le verifiche  in  corrispondenza  degli  stati  limite
      ultimi  (quando  questo  tipo  di  verifica  e'  esplicitamente
      richiesto nelle prescrizioni di progetto);
(mi)  coefficiente di attrito da assumersi pari a:
      0,45 per superfici trattate come indicato al punto 7.10.2.;
      0,30 per superfici non  particolarmente  trattate,  e  comunque
      nelle giunzioni effettuate in opera;
Nb    forza di trazione nel gambo della vite.
   La pressione convenzionale sulle pareti dei fori non deve superare
il valore di 2,5 fd.
   In  un  giunto  per  attrito  i bulloni ad alta resistenza possono
trasmettere anche una forza assiale di trazione N.  In  questo  caso,
sempreche'   non  concorrano  flessioni  parassite  apprezzabili  nel
bullone, il valore della forza ancora trasmissibile dal  bullone  per
attrito si riduce a:
VEDI FORMULA A PAG. 87
   La  forza N nel bullone non puo' in nessun caso superare il valore
0,8 Nb.
   I bulloni di ciascuna classe debbono in ogni caso  essere  serrati
con coppia tale da provocare una forza di trazione Nb nel gambo della
vite pari a:
                          Nb = 0,8 fy Ares
essendo  Ares  l'area  della  sezione  resistente  della vite e fy la
tensione di snervamento, su vite (prospetto 7-II),  valutate  secondo
UNI EN 20898/1 (dicembre 1991).
4.5.     Unioni saldate.
4.5.1.   GIUNTI TESTA A TESTA OD A T A COMPLETA PENETRAZIONE.
   Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni
normali  all'asse  della saldatura o da azioni di taglio, deve essere
considerata come sezione resistente la  sezione  longitudinale  della
saldatura  stessa; agli effetti del calcolo essa avra' lunghezza pari
a quella intera della saldatura e larghezza pari al  minore  dei  due
spessori  collegati,  misurato  in  vicinanza  della  saldatura per i
giunti di testa e allo spessore dell'elemento completamente penetrato
nel caso di giunti a T (vedere figura 1-II).
   Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni
parallele all'asse della  saldatura,  deve  essere  considerata  come
sezione  resistente  quella  del  pezzo  saldato ricavata normalmente
all'asse predetto (cioe' quella del materiale base piu' il  materiale
d'apporto).
   Per  trazioni  o  compressioni  normali  all'asse  del  cordone la
tensione nella saldatura non deve superare 0,85 fd per giunti testa a
testa di II classe ed fd per gli altri giunti.
VEDI FIGURA A PAG. 87
   Per sollecitazioni composte deve risultare:
VEDI FORMULA A PAG. 88
dove:
(sigma) _| e' la tensione di trazione  o  compressione  normale  alla
            sezione longitudinale della saldatura;
(sigma)  ||    e'  la  tensione  di trazione o compressione parallela
            all'asse della saldatura;
(tau)        e' la tensione tangenziale nella  sezione  longitudinale
            della saldatura;
4.5.2.   GIUNTI A CORDONI D'ANGOLO.
   Si  assume come sezione resistente la sezione di gola del cordone,
cui si attribuisce  larghezza  pari  all'altezza  "a"  del  triangolo
isoscele  iscritto  nella  sezione trasversale del cordone e l'intera
lunghezza "l" del  cordone  stesso,  a  meno  che  questo  non  abbia
estremita' difettose (fig. 2-II).
   Della  tensione  totale agente sulla sezione di gola, ribaltata su
uno dei  piani  d'attacco,  si  considerano  le  componenti:  normale
(sigma)_|  (trasversale) o tangenziale (taf) || (trasversale) e (tau)
|| (parallela).
   Per  la  verifica,  i  valori  assoluti  delle predette componenti
dovranno soddisfare le limitazioni:
VEDI FORMULA A PAG. 88
VEDI FORMULA A PAG. 88
con ovvie semplificazioni  quando  due  soltanto  o  una  sola  delle
componenti siano diverse da zero.
   Si  ritengono non influenti sul dimensionamento eventuali tensioni
normali (sigma) || sulla sezione trasversale del cordone (fig. 2-II).
VEDI FIGURA A PAG. 88
4.6.     Unioni per contatto.
   E' ammesso l'impiego di unioni per contatto nel caso di membrature
semplicemente compresse, purche', con adeguata lavorazione meccanica,
venga assicurato il combaciamento delle superfici del giunto.
   La tensione di compressione deve risultare minore o uguale a fd.
   In corrispondenza dei giunti ai piani intermedi o delle piastre di
base, le colonne degli edifici possono essere collegate per contatto.
In ogni caso debbono essere sempre  previsti  collegamenti  chiodati,
bullonati  o  saldati  in  grado di assicurare una corretta posizione
mutua tra le parti da collegare. Le unioni per contatto  non  debbono
distare dagli orizzontamenti di piano piu' di 1/5 dell'interpiano.
   Per le altre membrature compresse, i collegamenti debbono non solo
assicurare una corretta posizione delle parti da collegare, ma essere
anche dimensionati in modo da poter sopportare il 50% delle azioni di
calcolo.
   In   ogni   caso   i  collegamenti  di  cui  sopra  devono  essere
proporzionati in modo da sopportare ogni eventuale azione di trazione
che si determini sovrapponendo agli  effetti  delle  azioni  laterali
sulla  struttura  il  75% degli sforzi di compressione dovuti ai soli
carichi permanenti.
4.7.     Apparecchi di appoggio fissi o scorrevoli.
   Tutti gli elementi degli apparecchi di appoggio, in particolare le
piastre, devono essere proporzionati  per  gli  sforzi,  normali,  di
flessione e taglio, cui sono sottoposti.
   Se  l'apparecchio  di  appoggio  deve  consentire  le  dilatazioni
termiche, nel  relativo  calcolo  si  assumera'  il  coefficiente  di
dilatazione lineare (alfa) = 12 per 10 -6 gradi centigradi -1.
   Le  parti  degli  apparecchi di appoggio che trasmettono pressioni
localizzate per contatto saranno eseguite con acciaio fuso tipo Fe  G
520 UNI 3158 (dicembre 1977) o fucinato, oppure mediante saldatura di
elementi laminati di acciaio.
   Le  pressioni  di  contatto,  calcolate  a  mezzo delle formule di
Hertz, devono risultare:
   - per contatto lineare:      (sigma)l (inferiore o pari) 4 fd
   - per contatto puntuale:     (sigma)p (inferiore o pari) 5,5 fd
   Nel caso in cui la localizzazione della reazione d'appoggio  venga
ottenuta  mediante  piastre  piane  la  pressione  media  di contatto
superficiale deve risultare:
                 (sigma)s (inferiore o pari) 1,35 fd
4.8.     Indebolimento delle sezioni.
4.8.1.   UNIONI A TAGLIO CON CHIODI O CON BULLONI.
   Per le verifiche  di  resistenza  il  calcolo  delle  tensioni  di
trazione  si  effettua con riferimento all'area netta, detratta cioe'
l'area dei fori. L'area netta e' quella minima corrispondente o  alla
sezione retta o al profilo spezzato.
   La  verifica  a flessione delle travi sara' effettuata in generale
tenendo conto del momento d'inerzia della sezione con  la  detrazione
degli  eventuali  fori.  Il calcolo di norma sara' eseguito deducendo
dal momento d'inerzia della sezione lorda il momento d'inerzia  delle
aree  dei  fori  rispetto  all'asse baricentrico della stessa sezione
lorda.
   Per le verifiche di stabilita' di cui al successivo punto 5 e  per
la   determinazione   di   qualunque   parametro   dipendente   dalla
deformabilita', si devono  considerare,  invece,  le  sezioni  lorde,
senza alcuna detrazione dei fori per i collegamenti.
4.8.2.   UNIONI AD ATTRITO.
   La  detrazione  dei fori dalla sezione deve essere effettuata solo
se il giunto e' sollecitato a trazione.
   La verifica della sezione indebolita si  effettua  per  un  carico
pari  al  60%  di  quello trasmesso per attrito dai bulloni che hanno
l'asse nella sezione stessa, oltre al  carico  totale  trasmesso  dai
bulloni che precedono.
4.8.3.   VERIFICA DEI PROFILATI PARTICOLARI.
   I  profilati  ad  L  o  a  T  collegati  su un'ala o a U collegati
sull'anima, potranno essere verificati tenendo conto dell'effetto  di
ridistribuzione   plastica   delle  tensioni  dovute  alla  eventuale
eccentricita' del collegamento. Cio' puo' essere fatto assumendo come
sezione resistente a trazione una  adeguata  aliquota  della  sezione
trasversale netta.
4.9.     Norme particolari per elementi inflessi.
   Le  frecce  degli  elementi delle strutture edilizie devono essere
contenute quanto e' necessario perche' non derivino danni alle  opere
complementari   in   genere   ed  in  particolare  alle  murature  di
tamponamento e ai relativi intonaci.
   Ai  fini  del calcolo si assumono le condizioni rare per gli stati
limite di servizio; in tali combinazioni i valori delle azioni  della
neve  e  delle  pressioni  del  vento  possono essere ridotti al 70%.
Indicativamente  la  freccia  y,  in  rapporto  alla  luce  l,   deve
rispettare almeno i limiti seguenti:
   -  per le travi di solai, per il solo sovraccarico, y/l (inferiore
o pari)  1/400;
   - per le travi caricate direttamente  da  muri  o  da  pilastri  o
anche,  in  assenza  di  provvedimenti  cautelativi  particolari,  da
tramezzi, per il carico permanente ed il sovraccarico, y/l (inferiore
o pari) 1/500;
   - per gli arcarecci o gli elementi inflessi  dell'orditura  minuta
delle  coperture,  per  il  carico permanente ed il sovraccarico, y/l
(inferiore o pari) 1/200.
   Per gli sbalzi i limiti precedenti possono essere riferiti  a  una
lunghezza l pari a due volte la lunghezza dello sbalzo stesso.
   Ove  l'entita'  delle  deformazioni  lo  richieda, dovranno essere
previste controfrecce adeguate.
   Le frecce teoriche  orizzontali  degli  edifici  multipiani  alti,
dovute  all'azione  statica  del vento, non devono essere maggiori di
1/500 dell'altezza totale dell'edificio.
   Le travi a sostegno  di  murature  di  tamponamento  in  strutture
intelaiate  possono  calcolarsi ammettendo che il muro, comportandosi
ad arco, si scarichi in parte direttamente sugli appoggi.
   Le travi suddette sono cosi' soggette a flessione, per effetto del
carico della parte di muro sottostante all'intradosso dell'arco, ed a
trazione, per effetto della spinta dell'arco stesso.
   In via di  approssimazione  si  puo'  ritenere  che  l'arco  abbia
freccia pari a 1/2 della luce.
4.10.    Fenomeni di fatica.
   Si  deve tener conto dei fenomeni di fatica per le strutture o gli
elementi che si prevedono soggetti nel corso della loro  vita  ad  un
numero di cicli di sollecitazione maggiore di 10 4.
   In  tale  caso  la  verifica  di resistenza deve essere effettuata
negli stati limite di esercizio, adottando  (delta  maiuscolo)(sigma)
ammissibile   adeguato;  a  tale  riguardo  si  possono  adottare  le
prescrizioni indicate dalle CNR  10011/86  "Costruzioni  di  acciaio.
Istruzioni   per   il   calcolo,   l'esecuzione,  il  collaudo  e  la
manutenzione", oppure altri criteri fondati su risultati sperimentali
di sicura validita'.
5.       NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI STABILITA'.
5.0.     Generalita'.
   Oltre alle verifiche di resistenza previste dal  precedente  punto
4,  che in nessun caso potranno essere omesse, devono essere eseguite
le verifiche necessarie ad accertare la sicurezza della  costruzione,
o  delle  singole  membrature, nei confronti di possibili fenomeni di
instabilita'.
   Le verifiche  verranno  condotte  tenendo  conto  degli  eventuali
effetti  dinamici,  ma  senza considerare le riduzioni delle tensioni
ammissibili ai fenomeni di fatica.
   La determinazione delle tensioni  in  corrispondenza  delle  quali
possono  insorgere eventuali fenomeni di instabilita', sara' condotta
o adottando i metodi di calcolo indicati dalle  norme  CNR  10011/86,
oppure   altri   metodi  fondati  su  ipotesi  teoriche  e  risultati
sperimentali chiaramente comprovati.
5.1.     Aste compresse.
   Si  definisce lunghezza d'inflessione la lunghezza l0 = (beta)l da
sostituire nel calcolo alla lunghezza l dell'asta quale risulta nello
schema strutturale.  Il  coefficiente  (beta)  deve  essere  valutato
tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dell'asta nel pi-
ano di flessione considerato.
5.1.1.   COEFFICIENTE DI VINCOLO.
   Nelle condizioni di vincolo elementari, per la flessione nel piano
considerato, si assumono i valori seguenti:
(beta) = 1,0 se i vincoli dell'asta possono assimilarsi a cerniere;
(beta) = 0,7 se i vincoli possono assimilarsi ad incastri;
(beta)  =  0,8 se un vincolo e' assimilabile all'incastro ed uno alla
         cerniera;
(beta) = 2,0 se l'asta e' vincolata ad un solo estremo  con  incastro
         perfetto;  in  tal  caso  l  e'  la  distanza tra la sezione
         incastrata e quella di applicazione del carico.
5.1.2.   ASTE DI STRUTTURE RETICOLARI.
   Per le aste facenti parti di strutture reticolari  si  adottano  i
seguenti criteri:
   -  aste  di  corrente  di  travi reticolari piane. Per valutare la
lunghezza d'inflessione nel piano della travatura si  pone  (beta)=1,
per  la  lunghezza  d'inflessione  nel  piano  normale a quello della
travatura, si assume ancora (beta)=1 se esistono alle estremita' del-
l'asta  ritegni  trasversali  adeguatamente   rigidi;   per   ritegni
elasticamente cedevoli, si dovra' effettuare una verifica apposita;
   -  aste  di parete. Per la lunghezza d'inflessione nel piano della
parete, si assumera':
                                lred
                      (beta) = -------
                                  l
comunque non minore di 0,8, essendo lred la distanza tra i baricentri
delle bullonature, delle chiodature o delle saldature di attacco alle
estremita'.
   Se, all'incrocio tra un'asta compressa e una tesa,  l'attacco  tra
le   due  aste  ha  una  resistenza  non  minore  di  1/5  di  quella
dell'attacco di estremita' dell'asta compressa, il punto di  incrocio
potra'  considerarsi impedito di spostarsi nel piano della parete; in
ogni caso pero' la lunghezza da considerare non dovra' essere  minore
di  l0  =  0,5  l. Per l'inflessione nel piano normale a quello della
parere i coefficienti (beta) vanno  determinati  mediante  metodi  di
calcolo che tengono conto delle azioni presenti nella coppia di aste.
In  favore  di sicurezza si possono assumere quelli indicati al punto
5.1.1.
5.1.3.   COLONNE.
   Per le colonne dei fabbricati, provviste  di  ritegni  trasversali
rigidi  in  corrispondenza  dei  piani,  tali  cioe'  da impedire gli
spostamenti orizzontali dei nodi, si assume (beta) = 1.
   Per il tronco piu' basso la lunghezza l  deve  essere  valutata  a
partire dalla piastra di appoggio.
   L'eventuale  presenza  di pannelli a tutt'altezza sufficientemente
rigidi e robusti potra' essere considerata nella determinazione della
lunghezza  d'inflessione  delle  colonne  di  fabbricati  civili   ed
industriali,  qualora  si  provveda  a  rendere  solidali  tra loro i
pannelli e le colonne.
5.1.4.   SNELLEZZA.
   Si  definisce  snellezza  di  un'asta  prismatica  in un suo piano
principale di inerzia, il rapporto (lamda) = l0/i
dove:
lo  e' la lunghezza di inflessione nel piano principale  considerato,
    dipendente,  come  specificato nel punto 5.1., dalle modalita' di
    vincolo alle estremita' dell'asta;
i   e' il raggio d'inerzia della sezione trasversale, giacente  nello
    stesso piano principale in cui si valuta l0.
   La  snellezza  non  deve  superare il valore 200 per le membrature
principali e  250  per  quelle  secondarie;  in  presenza  di  azioni
dinamiche    rilevanti    i    suddetti   valori   vengono   limitati
rispettivamente a 150 e a 200.
5.1.5.   VERIFICA.
   La verifica di sicurezza di un'asta  si  effettuera'  nell'ipotesi
che la sezione trasversale sia uniformemente compressa.
   Dovra' essere:
                 (sigma) (inferiore o pari) (sigma)c
dove:
            Nc
(sigma)c = ----  e' la tensione critica corrispondente alla forza Nc,
             A   che provoca il collasso elastoplastico per
                 inflessione dell'asta nel piano che si considera;
            N
(sigma)  = ----  e' la tensione assiale di compressione media nella
             A   sezione della membratura corrispondente al carico
                 assiale N di calcolo.
5.1.6.   COEFFICIENTE DI MAGGIORAZIONE DELLA FORZA ASSIALE.
   In  conformita'  a quanto disposto al punto 5.1.5., la verifica di
sicurezza di un'asta compressa potra' effettuarsi nella  ipotesi  che
la  sezione  trasversale  sia compressa da una forza N maggiorata del
coefficiente (omega) = fy/(sigma)c.
  Dovra' cioe' essere:
                      (omega)N
                      --------- (inferiore o pari) fd
                         A
   I coefficienti (omega), dipendenti dal tipo di  sezione  oltreche'
dal  tipo  di acciaio dell'asta, si desumono da appositi diagrammi o-
tabellazioni; si possono adottare  a  tale  riguardo  le  indicazioni
della  norma  CNR  10011/86,  oppure  altre  prescrizioni, fondate su
ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.