Sono ammesse tensioni di trazione (sigma)c=0,10 fckj fermo restando l'obbligo specificato al punto 4.3.4.5. di disporre armature metalliche come ivi indicato, ma proporzionate al tasso convenzionale massimo di 215 N/mm2. Nelle travi ad armature pretese sono ammesse tensioni di trazione iniziali pari a 0,05 fckj senza aggiunta di armatura sussidiaria purche' l'armatura pre-tesa sia ben diffusa nella zona soggetta a trazione. Per spessori minori di 5 cm le tensioni normali iniziali sono ridotte del 30%. Qualora si ammettano tensioni iniziali elevate si dovra' considerare il rischio che le contro-frecce assumano nel tempo valori eccessivi. Le fasi intermedie e transitorie della costruzione e' consentito superare nel conglomerato il limite a trazione innanzi stabilito purche' le fasi successive provochino l'annullamento dello stato di trazione. In tali condizioni dovra' considerarsi la parzializzazione della sezione durante la predetta fase transitoria e le armature, disposte come precisato al punto 4.3.4.5., dovranno verificarsi in conformita' alle norme e prescrizioni valide per le sezioni pressoinflesse di conglomerato cementizio armato normale. La resistenza a trazione del conglomerato nelle zone virtualmente fessurate non potra' tenersi in conto nelle verifiche a taglio e nella eventuale verifica a fessurazione. Nella zona di ancoraggio delle armature si possono tollerare compressioni locali prodotte dagli apparecchi di ancoraggio pari a: fckj ------ 1,1 Quando la testata della trave sia prefabbricata in conglomerato, fckj rappresenta la resistenza caratteristica a compressione del conglomerato della testata medesima. In tal caso si controllera' inoltre che la pressione di contatto sotto la testata prefabbricata, valutata nell'ipotesi di distribuzione uniforme con diffusione a 45 (gradi) attraverso la testata, rispetti la limitazione precedente. Qualora gli apparecchi di ancoraggio non siano applicati sulla superficie del conglomerato, ma incassati nel corpo della trave, nella valutazione della pressione trasmessa si puo' tener conto anche della diffusione della forza per attrito laterale lungo le superfici dell'apparecchio: tale contributo, tanto maggiore quanto maggiore e' l'aderenza assicurata dalla scabrosita' delle superfici laterali dell'apparecchio, non dovra', sotto le migliori condizioni, superare il limite massimo del 50% dello sforzo totale. Qualora le zone di influenza di apparecchi vicini si sovrappongano, le pressioni vanno sommate. Verifiche locali dovranno eseguirsi per gli ancoraggi fissi annegati. 4.3.4.7. Travi a conci. Nelle travi a conci con giunti lisci riempiti con malta cementizia il rapporto fra lo sforzo di taglio e lo sforzo normale non deve superare in esercizio per le combinazioni rare, in corrispondenza dei giunti, il valore 0,35. Qualora tale rapporto risulti maggiore di 0,35 le superfici dei conci congiunti debbono essere munite di apposite dentellature o rese solidali con l'impiego di adesivi adeguatamente sperimentati e controllati. 4.3.4.8. Deformazioni lente. a) Ritiro. Per il calcolo delle cadute di tensione, salvo piu' precise valutazioni (vedi punto 2.1.6.) si possono adottare i seguenti valori: - 0,0003 se la struttura viene precompressa prima di 14 giorni di stagionatura; - 0,00025 se la struttura viene precompressa dopo 14 giorni di stagionatura. Per strutture particolarmente sottili ed ambiente particolarmente secco dovranno adottarsi valori superiori. b) Viscosita'. La deformazione lenta sotto carico, depurata del ritiro, puo', salvo piu' precise valutazioni (vedi punto 2.1.7.), essere assunta pari ad almeno 2 volte la deformazione elastica in esercizio per le combinazioni quasi permanenti, sembra che la struttura venga sollecitata non prima di 14 giorni di stagionatura. Se la struttura viene invece sollecitata entro un tempo minore, la deformazione lenta sotto carico si assumera' non inferiore a 2,3 volte la deformazione elastica in esercizio per le combinazioni quasi permanenti. Se la maturazione del conglomerato avviene con procedimenti particolari, e' ammessa l'adozione di un minor valore della deformazione lenta purche' sperimentalmente giustificato. Il calcolo della caduta di tensione per viscosita' dovra' essere effettuato, con riferimento alla tensione che, nella sezione considerata, agisce sulla fibra di conglomerato posta al livello della armatura. Nelle travi ad armatura pre-tesa, nella esecuzione delle quali intercorre sempre un intervallo di tempo tra la tesatura e l'applicazione dello sforzo di compressione al conglomerato, il calcolo della deformazione elastica del calcestruzzo, necessario per la successiva valutazione di quella differita nel tempo, dovra' basarsi sul valore assunto dalla tensione nell'acciaio al momento della applicazione dello stato di coazione al conglomerato, desunto dalla curva sperimentale di rilassamento determinata in condizioni simili a quelli presenti in fase esecutiva, ponendo particolare attenzione all'influenza sul rilassamento dell'acciaio dell'eventuale riscaldamento utilizzato per accelerare l'indurimento del conglomerato. 4.3.4.9. Tensioni limite per gli acciai da precompresso. Le tensioni devono essere limitate ai seguenti valori riferiti a quelli caratteristici garantiti dal produttore: - strutture ad armatura post-tesa: (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(0,2)k fili o trecce (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fp(1)k trefoli (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk (sigma)spi (inferiore o pari) 0,85 fpyk barre (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk Nelle barre sono ammesse sovratensioni ai lembi del 10%, indotte dalla curvatura. Volendo conseguire raggi minori di quelli consentiti dai limiti suddetti si dovranno preformare le barre mediante piegatura a freddo. - strutture ad armatura pre-tesa: (sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(0,2)k fili o trecce (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk (sigma)spi (inferiore o pari) 0,90 fp(1)k trefoli (sigma)sp (inferiore o pari) 0,60 fptk Il limite indicato per (sigma)sp e' il massimo di cui e' consentita la presa in conto per valutare gli effetti favorevoli della precompressione in esercizio; (sigma)spi indica la tensione nell'acciaio all'atto della precompressione. A causa dell'attrito, le tensioni possono tuttavia superare localmente tale limite; di cio' si dovra' tenere conto la' dove gli effetti della precompressione possano indurre condizioni di lavoro piu' severo. Comunque non puo' superarsi il valore limite della tensione iniziale (sigma)spi. 4.3.4.10. Tensioni nell'acciaio pre-teso dovute ai sovraccarichi. Negli acciai di pre-tensione possono ammettersi, per effetto dei sovraccarichi, incrementi dei limiti massimi di tensione di cui al punto 4.3.4.9. non superiori a 0,06 fptk. Nel caso della precompressione parziale gli incrementi di tensione determinati in corrispondenza dello strato di armatura presollecitata piu' lontano dall'asse neutro devono rispettare le limitazioni che derivano dalla verifica dell'ampiezza delle fessure e dalla verifica a fatica. Sotto l'effetto di quei sovraccarichi che possono dar luogo ad effetti di fatica per il grande numero di ripetizioni probabili, deve sempre sussistere un rapporto di sicurezza 2, fra l'intervallo di tensione cui all'acciaio e' capace di resistere a fatica e l'intervallo fra la massima e la minima tensione cui e' soggetto l'acciaio nella struttura (ivi compresi gli eventuali effetti di curvatura). Il confronto va riferito ai risultati di prove effettuate assumendo come tensione media la semisomma di questi ultimi valori. Nel caso della precompressione parziale la verifica a fatica e' obbligatoria. 4.4. Verifiche mediante prove su strutture campione e su modelli. 4.4.1. PROVE SU STRUTTURE O ELEMENTI CAMPIONE. Nel caso che la verifica sia riferita ad esperienze dirette su struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio Ufficiale, su adeguato numero di elementi, tale da consentire una convincente elaborazione statistica dei risultati, e nei quali siano fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo valore del coefficiente di sicurezza rispetto alla resistenza sperimentale a rottura non deve essere inferiore a 2 per carichi di breve durata mentre il valore medio del coefficiente di sicurezza non deve essere inferiore a 2,3 sempre per carichi di breve durata. Detti coefficienti devono essere opportunamente incrementati nel caso di azioni ripetute o protratte nel tempo, a meno che l'effettiva storia di carico non venga riprodotta nelle prove. Ove siano da temere fenomeni di instabilita' globale e locale ovvero rotture senza preavviso, i coefficienti di sicurezza devono essere opportunamente maggiorati. Le esperienze devono accertare che, sotto le combinazioni delle azioni di esercizio, siano rispettate le esigenze di cui al punto 3, e che le deformazioni siano conformi a quanto indicato in 4.3.3.; corrispondentemente l'apertura massima delle lesioni non dovra' superare l'80% delle ampiezze limite ammesse in 4.3.1. Per la produzione di serie in stabilimento i controlli debbono avere carattere periodico. 4.4.2. PROVE SU MODELLI. Per strutture di particolare complessita' le ipotesi a base del calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli. 5. REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE 5.1. Peso proprio del conglomerato. Il peso proprio del conglomerato armato, quando il valor effettivo non risulti da determinazione diretta, deve essere assunto pari a 25 kN/m3. 5.2. Valori massimi e minimi di Rck. 5.2.1. STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO NORMALE. Per le strutture armate non e' ammesso l'impiego di conglomerati con: Rck (inferiore) 15 N/mm2 Nei calcoli statici non potra' essere presa in conto una resistenza caratteristica superiore a 55 N/mm2. Per Rck (superiore o pari) 40 N/mm2 si richiedono controlli statistici sia preliminari che in corso d'impiego, e calcolazioni accurate delle strutture. 5.2.2. STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO. Non possono essere utilizzati conglomerati con: Rck (inferiore) 30 N/mm2 Nei calcoli statici non puo' essere considerata una Rck (superiore) 55 N/mm2. Per Rck (superiore o pari) 40 N/mm2 si richiedono controlli statistici sia preliminari che in corso di impiego e calcolazioni accurate delle strutture. 5.3. Regole specifiche per strutture in cemento armato normale. 5.3.1. ARMATURA LONGITUDINALE. Nelle strutture inflesse in elevazione la percentuale di armatura longitudinale, nella zona tesa, riferita all'area totale della sezione di conglomerato, non deve scendere sotto lo 0,15 per barre ad aderenza migliorata e sotto lo 0,25 per bare lisce. Tale armatura deve essere convenientemente diffusa. In presenza di torsione si dovra' disporre almeno una barra longitudinale per spigolo e comunque l'interasse fra le barre medesime non dovra' superare 35 cm. Alle estremita' delle travi deve essere disposta una armatura inferiore, convenientemente ancorata, in grado di assorbire, allo stato limite ultimo, uno sforzo di trazione uguale al taglio. 5.3.2. STAFFE. Nelle travi si devono prevedere staffe aventi sezione complessiva non inferiore a Ast=0,10 (1+0,15 d/b) b cm2/m essendo d l'altezza utile della sezione e b lo spessore minimo dell'anima in cm, con un minimo di tre staffe al metro e comunque passo non superiore a 0,8, volte l'altezza utile della sezione. In prossimita' di carichi concentrati o delle zone d'appoggio, per una lunghezza pari all'altezza utile della sezione da ciascuna parte del carico concentrato, il passo delle staffe non dovra' superare il valore 12 ** l, essendo ** l il diametro minimo dell'armatura longitudinale. In presenza di torsione dovranno disporsi nelle travi staffe aventi sezione complessiva, per metro lineare, non inferiore a 0,15 b cm2 per staffe ad aderenza migliorata e 0,25 b cm2 per staffe lisce, essendo b lo spessore minimo dell'anima misurata in centimetri. Inoltre il passo delle staffe non dovra' superare 1/8 della lunghezza delle linea media della sezione anulare resistente e comunque 20 cm. Le staffe devono essere collegate da apposite armature longitudinali. 5.3.3. ANCORAGGIO DELLE BARRE. Le barre tese devono essere prolungate oltre la sezione nella quale esse sono soggette alla massima tensione in misura sufficiente a garantirne l'ancoraggio nell'ipotesi di ripartizione uniforme delle tensioni tangenziali di aderenza. Con le stesse modalita' si dovra' inoltre verificare che l'ancoraggio sia garantito al di la' della sezione a partire dalla quale esse non vengono piu' prese in conto, con riferimento alla tensione effettiva ivi agente. I valori della tensione tangenziale ultima di aderenza fbd applicabili a bare ancorate in zona di conglomerato compatto utilmente compressa ai fini dell'ancoraggio (barre ancorate nella meta' inferiore della trave o a non meno di 30 cm dalla superficie superiore del getto o da una ripresa ed allontanate dal lembo teso, oppure barre inclinate non meno di 45 gradi sulle traiettorie di compressione), sono dati dalle seguenti espressioni: - per barre lisce: 0,32 fbd= --------- (radice quadrata)Rck (N/mm2) (gamma)c - per barre ad aderenza migliorata: fctk fbd= 2,25 --------- (gamma)c Nel caso di barre ancorate in condizioni diverse da quelle sopraindicate, si dovranno considerare congrue riduzioni (fino al 50% dei valori indicati). Le barre tonde lisce devono essere ancorate con uncini salvo che per le barre sicuramente compresse. Gli uncini devono essere semicircolari con diametro interno non inferiore a 5 diametri e prolungati oltre il semicerchio di non meno di 3 diametri. Agli effetti dell'aderenza gli uncini cosi' eseguiti possono essere assunti come equivalenti a 20 diametri. Nelle barre ad aderenza migliorata e' ammessa la omissione degli uncini, ma l'ancoraggio deve essere in ogni caso pari a 20 diametri con un minimo di 15 cm. Comunque, se presenti, gli uncini dovranno avere raggio interno pari ad almeno a 6 diametri e, ai fini dell'aderenza, essi possono essere computati nella effettiva misura del loro sviluppo in asse alla barra. Particolari cautele devono essere adottate ove si possono prevedere fenomeni di fatica e di sollecitazioni ripetute. 5.3.4. PILASTRI. Nei pilastri soggetti a compressione centrata od eccentrica deve essere disposta un'armatura longitudinale di sezione non minore dello 0,15 Nsd/fyd, dove Nsd e' la forza normale di calcolo in esercizio per combinazione di carico rara ed fyd e' la resistenza di calcolo, e compresa fra lo 0,3% e il 6% della sezione effettiva. Quest'ultima limitazione sale al 10% della sezione effettiva nei tratti di giunzione per ricoprimento. In ogni caso il numero minimo di barre longitudinali e' quattro per i pilastri a sezione rettangolare o quadrata e sei per quelli a sezione circolare. Il diametro delle barre longitudinali non deve essere minore di 12 mm. Deve essere sempre prevista una staffatura posta ad interasse non maggiore di 15 volte il diametro minimo delle barre impiegate per l'armatura longitudinale, con un massimo di 25 cm. Le staffe devono essere chiuse e conformate in modo da contrastare efficacemente, lavorando a trazione, gli spostamenti delle barre longitudinali verso l'esterno. Il diametro delle staffe non deve essere minore di 6 mm e di 1/4 del diametro massimo delle barre longitudinali. Per pilastri prefabbricati in stabilimento i diametri minimi delle barre longitudinali e delle staffe sono rispettivamente ridotti a 10 ed a 5 mm. per strutture in c.a. intesse come setti e pareti, di importanza corrente, sottoposte prevalentemente a sforzo assiale, quando la compressione media, in combinazione rara, risulti non superiore al limite seguente: (sigma)cd(media) (inferiore o pari) 0,271-0,03 (25-s)! fcd essendo s lo spessore della parete espresso in cm, si potranno adottare per le armature, da disporre presso entrambe le facce, le seguenti limitazioni dimensionali in deroga alle precedenti: a) diametro minimo delle barre longitudinali = 8 mm interasse massimo (inferiore o pari) 30 cm; b) diametro minimo delle barre trasversali = 5 mm 20 ** longitudinale interasse massimo (inferiore o pari) 30 cm; c) elementi di collegamento tra le due armature disposte su facce parallele: 6 per m2 di parete. 5.3.5. ARMATURE DI RIPARTIZIONE DELLE SOLETTE. Nelle solette non calcolate come piastre, oltre all'armatura principale deve essere adottata un'armatura secondaria di ripartizione disposta ortogonalmente. In ogni caso l'armatura di ripartizione non deve essere inferiore al 20% di quella principale necessaria. 5.4. Regole specifiche per strutture in cemento armato precompresso. 5.4.1. ARMATURA LONGITUDINALE ORDINARIA. Nelle travi ad armatura post-tesa, anche in assenza di tensioni di trazione in combinazioni rare, la percentuale di armatura sussidiaria longitudinale non dovra' essere inferiore allo 0,1% dell'area complessiva dell'anima e dell'eventuale ringrosso dal lato dei cavi. In presenza di torsione vale la prescrizione di cui al penultimo comma del punto 5.3.1. Nel caso della precompressione parziale, le barre longitudinali di armatura ordinaria, del tipo ad aderenza migliorata devono essere disposte nella zona della sezione che risulta parzializzata in modo da risultare piu' distanti dall'asse neutro e quindi piu' esterne, rispetto alle armature ad alto limite elastico, utilizzate per imprimere lo stato di coazione artificiale. 5.4.2. STAFFE. Dovranno disporsi nelle travi staffe aventi sezione complessiva, per metro lineare, non inferiore a 0,15 b cm2 per staffe ad aderenza migliorata e 0,25 b cm2 per staffe lisce, essendo b lo spessore minimo dell'anima misurata in centimetri, con un minimo di tre staffe al metro e comunque passo non superiore a 0,8 volte l'altezza utile della sezione. In prossimita' di carichi concentrati o delle zone d'appoggio vale la prescrizione di cui al secondo comma del punto 5.3.2. In presenza di torsione vale la prescrizione di cui al terzo comma del punto 5.3.2. Le staffe debbono essere collegate da armature longitudinali. 5.5. Nervature con soletta collaborante. Nel calcolo di nervature solidali con solette, salvo piu' accurata determinazione, si puo' ammettere, nell'ipotesi di conservazione delle sezioni piane, come collaborante con la nervatura, da ciascun lato, una striscia di soletta di larghezza pari alla maggiore fra le dimensioni seguenti: - un decimo della luce della nervatura; - cinque volte lo spessore della soletta piu' una volta la lunghezza dell'eventuale raccordo della soletta. In nessun caso la larghezza di soletta collaborante da ciascun lato puo' superare la distanza fra la sezione in esame e quella in cui ha termine la soletta, ne' la meta' della luce fra le nervature. Per luci di qualche importanza o comunque superiori a 5 m, o in presenza di rilevanti carichi concentrati, sono da prevedere adeguati dispositivi di ripartizione. 6. NORME DI ESECUZIONE. 6.1. Cemento armato normale. 6.1.1. IMPASTI. Gli impianti devono essere preparati e trasportati in modo da escludere pericoli di segregazione dei componenti o di prematuro inizio della presa al momento del getto. Il getto deve essere convenientemente compattato; la superficie dei getti deve essere mantenuta umida per almeno tre giorni. Non si deve mettere in opera il conglomerato a temperature minori di 0 gradi centigradi, salvo il ricorso ad opportune cautele. 6.1.2. GIUNZIONI. Le giunzioni delle barre in zona tesa, quando non siano evitabili, si devono realizzare possibilmente nelle regioni di minor sollecitazione, in ogni caso devono essere opportunamente sfalsate. Le giunzioni di cui sopra possono effettuarsi mediante: - saldature eseguite in conformita' alle norme in vigore sulle saldature. Devono essere accertate la saldabilita' degli acciai da impiegare come indicato al punto 2.2.6. nonche' la compatibilita' fra metallo e metallo di apporto nelle posizioni o condizioni operative previste nel progetto esecutivo; - manicotto filettato; - sovrapposizione calcolata in modo da assicurare l'ancoraggio di ciascuna barra. In ogni caso la lunghezza di sovrapposizione in retto deve essere non minore di 20 volte il diametro e la prosecuzione di ciascuna barra deve essere deviata verso la zona compressa. La distanza mutua (interferro) nella sovrapposizione non deve superare 6 volte il diametro. E' consentito l'impiego di manicotti di tipo speciale, purche' il tipo stesso sia stato preventivamente approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici. 6.1.3. BARRE PIEGATE. Le barre piegate devono presentare, nelle piegature, un raccordo circolare di raggio non minore di 6 volte il diametro. Gli ancoraggi devono rispondere a quanto prescritto al punto 5.3.3. Per barre di acciaio incrudito a freddo le piegature non possono essere effettuate a caldo. 6.1.4. COPRIFERRO ED INTERFERRO. La superficie dell'armatura resistente, comprese le staffe, deve distare dalle facce esterne del conglomerato di almeno 0,8 cm nel caso di solette, setti e pareti, e di almeno 2 cm nel caso di travi e pilastri. Tali misure devono essere aumentate, e rispettivamente portate a 2 cm per le solette e a 4 cm per le travi ed i pilastri, in presenza di salsedine marina, di emanazioni nocive, od in ambiente comunque aggressivo. Copriferri maggiori possono essere utilizzati in casi specifici (ad es. opere idrauliche). Le superfici delle barre devono essere mutuamente distanziate in ogni direzione di almeno una volta di diametro delle barre medesime e, in ogni caso, non meno di 2 cm. Si potra' derogare a quanto sopra raggruppando le barre a coppie ed aumentando la mutua distanza minima tra le coppie ad almeno 4 cm. Per le barre di sezione non circolare si deve considerare il diametro del cerchio circoscritto. 6.1.5. DISARMO. Il disarmo deve avvenire per gradi ed in modo da evitare azioni dinamiche adottando opportuni provvedimenti. Il disarmo non deve avvenire prima che la resistenza del conglomerato abbia raggiunto il valore necessario in relazione all'impiego della struttura all'atto del disarmo, tenendo anche conto delle altre esigenze progettuali e costruttive; la decisione e' lasciata al giudizio del direttore dei lavori. 6.2. Cemento armato precompresso. 6.2.1. COMPATTAZIONE DEI GETTI. Il getto deve essere costipato per mezzo di pervibratori ad ago od a lamina, ovvero con vibratori esterni, facendo particolare attenzione a non deteriorare le guaine dei cavi. 6.2.2. SPESSORE DI RICOPRIMENTO DELLE ARMATURE DI PRECOMPRESSIONE. Le superfici esterne dei cavi post-tesi devono distare dalla superficie del conglomerato non meno di 25 mm nei casi normali, e non meno di 35 mm in caso di strutture site all'esterno o in ambiente aggressivo. Il ricoprimento delle armature pre-tese non deve essere inferiore a 15 mm o al diametro massimo dell'inerte impiegato, e non meno di 25 mm in caso di strutture site all'esterno o in ambiente aggressivo. 6.2.3. TESTATE DI ANCORAGGIO DELL'ARMATURA DI PRECOMPRESSIONE. Dietro gli apparecchi di ancoraggio deve disporsi una armatura tridirezionale atta ad assorbire, con larga margine, gli sforzi di trazione e di taglio derivanti dalla diffusione delle forze concen- trate, ivi comprese le eventuali reazioni vincolari. 6.2.4. POSA DELLE BARRE, DEI CAVI E LORO MESSA IN OPERA. Nel corso dell'operazione di posa si deve evitare, con particolare cura, di danneggiare l'acciaio con intaglio, pieghe, ecc. Si deve altresi' prendere ogni precauzione per evitare che i fili subiscano danni di corrosione sia nei depositi di approvvigionamento sia in opera, fino alla ultimazione della struttura. All'atto della messa in tiro si debbono misurare contemporaneamente lo sforzo applicato e l'allungamento conseguito; i due dati debbono essere confrontati tenendo presente la forma del diagramma sforzi allungamenti a scopo di controllo delle perdite per attrito. Il posizionamento delle barre e dei cavi dovra' essere accuratamente controllato prima del getto. 6.2.4.1. Operazioni di tiro. Qualora all'atto del tiro si riscontrino perdite per attrito superiori a quelle previste in progetto, un'aliquota di queste, fino ad un massimo del 7% della tensione iniziale, potra' essere compensata da una maggiore tensione di carattere temporaneo. I risultati conseguiti nelle operazioni di tiro, ossia le letture ai manometri e gli allungamenti misurati, verranno registrati in apposite tabelle sulle quali saranno preventivamente indicate le tensioni iniziali delle armature e gli allungamenti teorici. Il dispositivo di misura dello sforzo deve essere possibilmente indipendente dalle apparecchiature per indurre la pre-tensione. I manometri debbono essere frequentemente tarati. Si deve inoltre effettuare preventivamente una misura degli attriti che si sviluppano all'interno del martinetto. All'atto del tiro si confronteranno gli allungamenti rilevati con quelli previsti dal calcolo. Un'insufficienza di allungamento, rilevando un attrito superiore a quello supposto, richiede la messa in atto di appositi accorgimenti innalzando la tensione iniziale fino al massimo consentito e, all'occorrenza, l'attuazione di procedimenti particolari, quale lubrificazione che pero' non deve alterare la successiva aderenza tra armatura e malta delle iniezioni. Un'eccedenza di allungamento, quando non sia dovuta al cedimento dell'ancoraggio opposto o all'assestamento iniziale del cavo, cio' che si deve accertare con particolare attenzione, indica un attrito inferiore a quello previsto; in tal caso si deve ridurre la tensione per evitare che la tensione finale lungo il cavo sia superiore a quella ammessa. 6.2.4.2. Protezione dei cavi ed iniezioni. Le guaine dei cavi devono essere assolutamente stagne e le giunzioni devono essere efficacemente protette. Alla buona esecuzione delle iniezioni e' affidata la conservazione nel tempo delle strutture in c.a.p. a cavi e, pertanto, di seguito vengono fornite apposite indicazioni. L'iniezione dei cavi scorrevoli ha due scopi principali: a) prevenire la corrosione dell'acciaio di precompressione; b) fornire un'efficace aderenza fra l'acciaio ed il conglomerato. 6.2.4.2.1. Caratteristiche della malta. La malta deve essere fluida e stabile con minimo ritiro ed adeguata resistenza e non deve contenere agenti aggressivi. Deve essere composta da cemento, acqua ed eventuali additivi. Elementi inerti (ad esempio farina di sabbia) possono impiegarsi solo per guaine di dimensioni superiori a 12 cm nel rapporto in peso inerti/cemento (inferiore) 25%. Gli additivi non debbono contenere ioni aggressivi (cloruri, solfati, nitrati, ecc.) e comunque non produrre un aumento di ritiro. Possono impiegarsi resine sintetiche o bitume o altro materiale solo dopo averne dimostrato la validita' mediante idonea documentazione sperimentale. La malta deve essere sufficientemente fluida perche' la si possa correttamente iniettare nei canali. Si consiglia di controllare la fluidita' della malta accertando che il tempo misurato al cono di Marsh sia compreso fra 13 e 25 secondi. La resistenza a trazione per flessione a 8 giorni deve essere maggiore od eguale a 4 N/mm2. Il tempo d'inizio della presa a 30 gradi centigradi deve essere superiore a tre ore. Il rapporto acqua/cemento, da determinare sperimentalmente per ogni tipo di cemento, deve essere il minore possibile compatibilmente con la fluidita' richiesta e comunque non deve superare 0,40 e 0,38 se con additivi, e inoltre deve essere tale che la quantita' d'acqua di essudamento alla superficie della pasta, in condizioni di riposo sia inferiore al 2%. Il ritiro a 28 giorni non deve superare 2,8 mm/m. 6.2.4.2.2. Operazioni di iniezione. a) Dopo l'impasto la malta deve essere mantenuta in movimento continuo. E' essenziale che l'impasto sia esente da grumi; b) immediatamente prima dell'iniezione di malta, i cavi vanno puliti; c) l'iniezione deve avvenire con continuita' e senza interruzioni. La pompa deve avere capacita' sufficiente perche' in cavi di diametro inferiore a 10 cm la velocita' della malta sia compresa fra 6 e 12 m al minuto, senza che la pressione superi le 1000 kPa (10 atm); d) la pompa deve avere un'efficace dispositivo per evitare le sovrappressioni; e) non e' ammessa l'iniezione con aria compressa; f) quando possibile l'iniezione si deve effettuare dal piu' basso ancoraggio o dal piu' basso foro del condotto; g) per condotti di grande diametro puo' essere necessario ripetere l'iniezione dopo circa due ore; h) la malta che esce dagli sfiati deve essere analoga a quella alla bocca di immissione e non contenere bolle d'aria; una volta chiusi gli sfiati si manterra' una pressione di 500 kPa (5 atm) fin tanto che la pressione permane senza pompare per almeno 1 minuto; i) la connessione fra l'ugello del tubo di iniezione ed il condotto deve essere realizzata con dispositivo meccanico e tale che non possa aversi entrata d'aria; l) appena terminata l'iniezione, bisogna avere cura di evitare perdite di malta dal cavo. I tubi di iniezione devono essere di conseguenza colmati di malta, se necessario. 6.2.4.2.3. Condotti. a) I punti di fissaggio dei condotti debbono essere frequenti ed evitare un andamento serpeggiante; b) ad evitare sacche d'aria devono essere disposti sfiati nei punti piu' alti del cavo; c) i condotti debbono avere forma regolare, preferibilmente circolare. La loro sezione deve risultare maggiore di: VEDI FORMULA A PAG. 60 (per cavi a fili, trecce o trefoli) Ao = 1,5 a (per sistemi a barra isolata) dove ai e' l'area del singolo filo, treccia o trefolo, n il numero di fili, trecce o trefoli costituenti il cavo ed a l'area della barra isolata. In ogni caso l'area libera del condotto dovra' risultare non minore di 4 cm2. d) di devono evitare per quanto possibile brusche deviazioni o cambiamenti di sezione. 6.2.4.2.4. Iniezioni. a) Fino al momento dell'iniezione dei cavi occorre proteggere l'armatura dall'ossidazione. Le iniezioni dovranno essere eseguite entro 15 giorni a partire dalla messa in tensione, salvo casi eccezionali di ritaratura nei quali debbono essere adottati accorgimenti speciali al fine di evitare che possano iniziare fenomeni di corrosione; b) in tempo di gelo, e' bene rinviare le iniezioni, a meno che non siano prese precauzioni speciali; c) se si e' sicuri che la temperatura della struttura non scendera' al di sotto di 5 gradi centigradi nelle 48 ore seguenti alla iniezione, si puo' continuare l'iniezione stessa con una malta antigelo di cui sia accertata la non aggressivita', contenente il 6 (da a) 10% di aria occlusa; d) se puo' aversi gelo nelle 48 ore seguenti all'iniezione, bisogna riscaldare la struttura e mantenerla calda almeno per 48 ore, in modo che la temperatura della malta iniettata non scenda al di sotto di 5 gradi centigradi; e) dopo il periodo di gelo bisogna assicurarsi che i condotti siano completamente liberi da ghiaccio o brina. E' vietato il lavaggio a vapore. 7. NORME COMPLEMENTARI RELATIVE AI SOLAI. 7.0. Generalita' e classificazione solai. a) Generalita'. Nel presente capitolo sono trattati i solai realizzati esclusivamente in c.a. o c.a.p. o misti in c.a. e c.a.p. e blocchi in laterizio od in altri materiali. Vengono considerati sia i solai eseguiti in opera che quelli formati dall'associazione di elementi prefabbricati. Per tutti i solai valgono le prescrizioni gia' date nei capitoli precedenti per le opere in c.a. e c.a.p. con particolare riguardo alle prescrizioni relative agli elementi inflessi. In particolare si dovra' disporre agli appoggi dei solai un'armatura inferiore incorporata o aggiuntiva, convenientemente ancorata, in grado di assorbire uno sforzo di trazione pari al taglio. Ad esse devono aggiungersi od integrarsi le norme complementari indicate nel seguito. b) Classificazione. I) Solai in getto pieno: in c.a. od in c.a.p. II) Solai misti in c.a., c.a.p., e blocchi interposti di alleggerimento collaboranti e non, in laterizio (vedi 7.1.) od altro materiale (vedi 7.2.). III) Solai realizzati dall'associazione di elementi in c.a. e c.a.p. prefabbricati con unioni e/o getti di completamento. Per i solai del tipo I) valgono integralmente le prescrizioni dei precedenti capitoli e non occorrono norme aggiuntive. I solai del tipo II) sono soggetti anche alle norme complementari riportate nei successivi paragrafi 7.1 e 7.2. I solai del tipo III) sono soggetti anche alle norme complementari riportate in 7.1. e 7.2., in quanto applicabili, ed a quelle riportate in 7.3. 7.1. Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p. e blocchi forati in laterizio. 7.1.1. CLASSIFICAZIONE. I solai misti in cemento armato normale e precompresso e blocchi forati in laterizio si distinguono nelle seguenti categorie: a) solai con blocchi aventi funzione principale di alleggerimento; b) solai con blocchi aventi funzione statica in collaborazione con il conglomerato. 7.1.2. PRESCRIZIONI GENERALI. I blocchi di cui al punto 7.1.1.b) devono essere conformati in modo che nel solaio in opera sia assicurata con continuita' la trasmissione degli sforzi dall'uno all'altro elemento. Nel caso si richieda al laterizio il concorso alla resistenza agli sforzi tangenziali, si devono usare elementi monoblocco disposti in modo che nelle file adiacenti, comprendenti una nervatura di conglomerato, i giunti risultino sfalsati tra loro. In ogni caso, ove sia prevista una soletta di conglomerato staticamente integrativa di altra in laterizio, quest'ultima deve avere forma e finitura tali da assicurare la solidarieta' ai fini della trasmissione degli sforzi tangenziali. Per entrambe le categorie il profilo dei blocchi delimitanti la nervatura di conglomerato da gettarsi in opera non deve presentare risvolti che ostacolino il deflusso di calcestruzzo e restringano la sezione delle nervature stesse sotto i limiti stabiliti in 7.1.4.5. 7.1.3. REQUISITI DI ACCETTAZIONE PROVE E CONTROLLI. 7.1.3.1. Spessore delle pareti e dei setti. Lo spessore delle pareti orizzontali compresse non deve essere minore di 8 mm, quello delle pareti perimetrali non minore di 8 mm, quello dei setti non minore di 7 mm. Tutte le intersezioni dovranno essere raccordate con raggio di curvatura, al netto delle tolleranze, maggiore di 3 mm. Si devono adottare forme semplici, caratterizzate da setti rettilinei ed allineati, particolarmente in direzione orizzontale, con setti con rapporto spessore/lunghezza il piu' possibile uniforme. Il rapporto fra l'area complessiva dei fori e l'area lorda delimitata dal perimetro della sezione del blocco non deve risultare superiore a 0,6 + 0,625 h, ove h e' l'altezza del blocco in metri, con un massimo del 75%. 7.1.3.2. Caratteristiche fisico-meccaniche. La resistenza caratteristica a compressione, determinata secondo le prescrizioni dell'Allegato 7, riferita alla sezione netta delle pareti e delle costolature deve risultare non minore di: - 30 N/mm2 nella direzione dei fori; - 15 N/mm2 nella direzione trasversale ai fori, nel piano del solaio, per i blocchi di cui al 7.1.1.b); e di: - 15 N/mm2 nella direzione dei fori; - 5 N/mm2 nella direzione trasversale ai fori, nel piano del solaio, per i blocchi di cui al 7.1.1.a). La resistenza caratteristica a trazione per flessione determinata secondo l'Allegato 7, deve essere non minore di: - 10 N/mm2 per i blocchi di tipo b), e di: - 7 N/mm2 per i blocchi tipo a). In assenza di cassero continuo inferiore durante la fase di armatura e getto tutti i blocchi devono resistere ad un carico concentrato, applicato nel centro della faccia superiore (su un'area di 5 X 5 cm2) non inferiore a 1,5 kN. La prova va effettuata secondo le modalita' indicate nell'Allegato 7. Il modulo elastico del laterizio non deve essere superiore a: 25 kN/mm2. Il coefficiente di dilatazione termica lineare del laterizio deve essere: -6 -1 alfa (maggiore o pari) 6 per 10 gradi centigradi Il valore di dilatazione per umidita' misurato secondo quanto stabilito nell'Allegato 7 deve essere minore di 4 per 10 -4 7.1.3.3. Integrita' dei blocchi. Speciale cura deve essere rivolta al controllo dell'integrita' dei blocchi con particolare riferimento alla eventuale presenza di fessurazioni. 7.1.3.4. Controlli di qualita' dei blocchi in laterizio. La produzione degli elementi laterizi deve essere controllata mediante prove su blocchi di produzione corrente certificate da Laboratori Ufficiali, con frequenza almeno annuale. 7.1.4. PROGETTAZIONE. 7.1.4.1. Verifiche. Le tensioni limite in esercizio per combinazioni rare nel conglomerato e nelle armature metalliche sono quelle prescritte al precedente punto 4.3.2. Per il laterizio, nei solai di cui al punto 7.1.1.b), la compressione in esercizio per combinazioni rare non deve superare 6,5 N/mm2 per gli sforzi agenti nella direzione dei fori, e 4 N/mm2 per sforzi in direzione normale ad essi, sempre che, in questo secondo caso, il tipo costruttivo lo giustifichi. Sono anche ammesse verifiche agli stati limite fondati su prove di strutture o di elementi campioni di serie secondo quanto indicato al punto 4.4.1. 7.1.4.2. Spessore minimo dei solai Lo spessore dei solai a portata unidirezionale che non siano di semplice copertura non deve essere minore di 1/25 della luce di calcolo ed in nessun caso minore di 12 cm. Per i solai costituiti da travetti precompressi e blocchi interposti il predetto limite puo' scendere ad 1/30. Le deformazioni devono risultare compatibili con le condizioni di esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad esso collegati. 7.1.4.3. Modulo elastico di calcolo. Nel calcolo delle reazioni iperstatiche il modulo di elasticita' del laterizio, in mancanza di determinazioni dirette, puo' assumersi pari a 20 kN/mm2. 7.1.4.4. Spessore minimo della soletta. Nei solai di cui al punto 7.1.1.a) lo spessore minimo del calcestruzzo della soletta di conglomerato non deve essere minore di 4 cm. Nei solai di cui al punto 7.1.1.b), puo' essere omessa la soletta di calcestruzzo e la zona rinforzata di laterizio, per altro sempre rasata con calcestruzzo, puo' essere considerata collaborante e deve soddisfare i seguenti requisiti: - possedere spessore non minore di 1/5 dell'altezza, per solai con altezza fino a 25 cm, non minore di 5 cm per solai con altezza maggiore; - avere area effettiva dei setti e delle pareti, misurata in qualunque sezione normale alla direzione dello sforzo di compressione, non minore del 50% della superficie lorda. 7.1.4.5. Larghezza ed interasse delle nervature. La larghezza minima delle nervature in calcestruzzo per solai con nervature gettate o completate in opera non deve essere minore di 1/8 dell'interasse e comunque non inferiore a 8 cm. Nel caso di produzione di serie in stabilimento di pannelli di solaio completi controllati come previsto al punto 7.1.4.1. il limite minimo predetto potra' scendere a 5 cm. L'interasse delle nervature non deve in ogni caso essere maggiore di 15 volte lo spessore medio della soletta. Il blocco interposto deve avere dimensione massima inferiore a 52 cm. Per i solai di categoria b) possono considerarsi appartenenti alle nervature ai fini del calcolo le pareti di laterizio cassero, sempre che sia assicurata l'aderenza fra i due materiali. La larghezza collaborante va determinata in conformita' al punto 5.5; per produzioni di serie in stabilimento di pannelli solaio completi, la larghezza collaborante potra' essere determinata con la sperimentazione di cui al punto 4.4. 7.1.4.6. Armatura trasversale. Per i solai con nervatura gettata o completata in opera e di luce superiore a 4,50 m o quando sia sensibile il comportamento a piastra o quando agiscano carichi concentrati che incidano in misura considerevole sulle sollecitazioni di calcolo, si deve prevedere all'estradosso una soletta gettata in opera di spessore non inferiore a 4 cm munita di adeguata armatura delle solette o nelle eventuali nervature pari almeno a 3 * 6 al metro o al 20% di quella longitudinale nell'intradosso del solaio. Particolare attenzione deve essere dedicata alla sicurezza al distacco di parti laterizie, specialmente in dipendenza di sforzi trasversali anche di carattere secondario. In assenza di soletta in calcestruzzo (solaio rasato) e' necessaria l'adozione di almeno una nervatura trasversale per luci superiori a 4,5 m. Nel caso di produzione di serie in stabilimento di pannelli solaio completi, la capacita' di ripartizione trasversale potra' essere garantita anche a mezzo di altri dispositivi la cui efficacia e' da dimostrarsi con idonee prove sperimentali. 7.1.4.7. Armatura longitudinale. L'armatura longitudinale deve essere superiore a: As min (maggiore o pari) 0,07 h cm2 al metro ove h e' l'altezza del solaio espressa in cm. 7.1.4.8. Armatura per il taglio. Nelle condizioni previste in 4.2.2.2. puo' non disporsi armatura per il taglio. Quando invece occorre far ricorso ad una armatura per il taglio, non e' ammesso tener conto della collaborazione delle pareti laterali di laterizio ai fini della valutazione della sollecitazione tangenziale (tau)c1. 7.1.5. ESECUZIONE. 7.1.5.1. Protezione delle armature. Nei solai, la cui armatura e' collocata entro scanalature, qualunque superficie metallica deve risultare contornata in ogni direzione da uno spessore minimo di 5 mm di malta cementizia. Per armatura collocata entro nervatura, le dimensioni di questa devono essere tali da consentire il rispetto dei seguenti limiti: - distanza netta tra armatura e blocco (superiore o pari) 8 mm; - distanza netta tra armatura ed armatura (superiore o pari) 10 mm. 7.1.5.2. Bagnatura degli elementi. Prima di procedere ai getti i laterizi devono essere convenientemente bagnati. 7.1.5.3. Caratteristiche degli impasti per elementi prefabbricati. Devono impiegarsi malte cementizie con dosature di legante non minori a 450 kg/m3 di cemento e conglomerati con Rck (superiore o pari) 25 N/mm2. 7.1.5.4. Blocchi. Gli elementi con rilevanti difetti di origine o danneggiati durante la movimentazione dovranno essere eliminati. 7.1.5.5. Allineamenti e forzature. Si dovra' curare il corretto allineamento dei blocchi evitando la forzatura dei blocchi interposti tra i travetti prefabbricati. 7.1.5.6. Conglomerati per i getti in opera. Si dovra' studiare la composizione del getto in modo da evitare rischi di segregazione o la formazione di nidi di ghiaia e per ridurre l'entita' delle deformazioni differite. Il diametro massimo degli inerti impiegati non dovra' superare 1/5 dello spessore minimo delle nervature ne' la distanza netta minima tra le armature. Il getto deve essere costipato in modo da garantire l'avvolgimento delle armature e l'aderenza sia con i blocchi sia con eventuali altri elementi prefabbricati. 7.1.5.7. Modalita' di getto. Per rendere efficace quanto indicato ai punti precedenti occorre con opportuni provvedimenti eliminare il rischio di arresto del getto al livello delle armature. 7.1.5.8. Solidarizzazione tra intonaci e superfici di intradosso. Qualora si impieghino materiali d'intonaco cementizi aventi resistenza caratteristica a trazione superiore ad 1 N/mm2 dovranno adottarsi spessori inferiori ad 1 cm o predisporre armature di sostegno e diffusione opportunamente ancorate nelle nervature. 7.1.6. DISPOSIZIONI AGGIUNTIVE PER I TRAVETTI DI SOLAIO PRECOMPRESSI PREFABBRICATI PER LA REALIZZAZIONE DI SOLAI CON BLOCCHI IN LATERIZIO. 7.1.6.1. Elementi con armatura pre-tesa. Per elementi con armatura pre-tesa e' ammessa la deroga all'obbligo di disporre la staffatura minima prevista al punto 5.4.2. 7.1.6.2. Criteri di calcolo. Per la sezione in campata, oltre alle verifiche agli stati limite fondate sul calcolo sono anche ammesse verifiche fondate su prove di elementi prefabbricati di serie secondo quanto indicato al punto 4.4. Per le strutture parzialmente gettate in opera puo' omettersi la staffatura di collegamento quando la tensione tangenziale media in esercizio per combinazioni rare tra l'elemento prefabbricato e il conglomerato gettato in opera risulti inferiore a 0,3 N/mm2 per le superfici di contatto lisce e 0,45 N/mm2 per superfici scabre. In corrispondenza al lembo superiore dei travetti sono consentite in esercizio trazioni pari a fctm definite al punto 2.1.2. 7.1.6.3. Getti in opera. I travetti privi di armature a taglio devono essere integrati sugli appoggi da getti in opera armati secondo quanto previsto al punto 7.0. a), ultimo capoverso, salvo che per gli elementi di solai di copertura poggianti su travi e dotati di adeguata lunghezza di appoggio. Tali collegamenti, se destinati ad assicurare continuita' strutturale agli appoggi, dovranno essere verificati secondo le disposizioni relative al conglomerato cementizio armato normale, verificando altresi' le condizioni di aderenza fra getti in opera e travetti, secondo i criteri indicati in 7.1.6.2. 7.2. Norme complementari relative ai solai misti di c.a. e c.a.p. e blocchi diversi dal laterizio. 7.2.1. CLASSIFICAZIONE E PRESCRIZIONI GENERALI. I blocchi con funzione principale di alleggerimento, possono essere realizzati anche con materiali diversi dal laterizio (calcestruzzo leggero di argilla espansa, calcestruzzo normale sagomato, materie plastiche, elementi organici mineralizzati ecc.). Il materiale dei blocchi deve essere stabile dimensionalmente. Ai fini statici si distinguono due categorie di blocchi per solaio: a) blocchi collaboranti; b) blocchi non collaboranti. Salvo contraria indicazione nel seguito valgono le prescrizioni generali e le prescrizioni di progettazione e di esecuzione riportate in 7.1. 7.2.2. BLOCCHI COLLABORANTI. Devono avere modulo elastico superiore a 8 kN/mm2 ed inferiore a 25 kN/mm2. Devono essere totalmente compatibili con il conglomerato con cui collaborano sulla base di dati e caratteristiche dichiarate dal produttore e verificate dalla Direzione dei lavori. Devono soddisfare a tutte le caratteristiche fissate nel paragrafo 7.1. per i blocchi in laterizio di cui al punto 7.1.1.b). 7.2.3. BLOCCHI NON COLLABORANTI. Devono avere modulo elastico inferiore ad 8 kN/mm2 e svolgere funzioni di solo alleggerimento. Solai con blocchi non collaboranti richiedono necessariamente una soletta di ripartizione, dello spessore minimo di 4 cm, armata opportunamente e dimensionata per la flessione trasversale. Il profilo e le dimensioni dei blocchi devono essere tali da soddisfare le prescrizioni dimensionali imposte nel paragrafo 7.1. per i blocchi in laterizio non collaboranti. 7.2.4. RESISTENZA AL PUNZONAMENTO. In assenza di cassero continuo inferiore durante la fase di armatura e getto i blocchi di qualunque tipo devono resistere ad un carico concentrato, applicato al centro della faccia superiore (su un'area di 5 X 5 cm2), non inferiore a 1,5 kN. La prova va effettuata secondo le modalita' indicate nell'Allegato 7. 7.2.5. VERIFICHE DI RISPONDENZA. Le caratteristiche dei blocchi devono essere controllate mediante prove certificate da Laboratori Ufficiali secondo le norme dell'Allegato 7, con frequenza almeno annuale. 7.2.6. SPESSORI MINIMI. Per tutti i solai, cosi' come per i componenti collaboranti, lo spessore delle singole parti di calcestruzzo contenenti armature di acciaio non potra' essere inferiore a 4 cm. 7.3. Norme complementari relative ai solai realizzati con l'associazione di elementi in c.a. e c.a.p. prefabbricati con unioni e/o getti di completamento. Oltre a quanto indicato nei precedenti capitoli (vedi paragrafi precedenti 7.0., 7.1. e 7.2. in quanto applicabili ed in particolare 7.1.6. per elementi precompressi) devono essere tenute presenti le seguenti norme complementari. 7.3.1. SOLIDARIZZAZIONE TRA GLI ELEMENTI DI SOLAIO. Ove si debba garantire il comportamento del solaio a piastra o a diaframma, e' prescritto un collegamento trasversale discreto o continuo tra strisce di solaio accostate. 7.3.2. ALTEZZA MINIMA DEL SOLAIO. L'altezza minima del solaio va determinata con riferimento alle dimensioni finali di esercizio e non riguarda le dimensioni degli elementi componenti nelle fasi di costruzione. L'altezza minima non puo' essere inferiore ad 8 cm. Nel caso di solaio vincolato in semplice appoggio monodirezionale, il rapporto tra luce di calcolo del solaio e spessore del solaio stesso non deve essere superiore a 25. Per solai costituiti da pannelli piani, pieni od alleggeriti, prefabbricati precompressi (tipo III), senza soletta integrativa, in deroga alla precedente limitazione, il rapporto sopra indicato puo' essere portato a 35. Per i solai continui, in relazione al grado d'incastro o di continuita' realizzato agli estremi, tali rapporti possono essere incrementati fino ad un massimo del 20%. E' ammessa deroga alle prescrizioni di cui sopra qualora i calcoli condotti con riferimento al reale comportamento della struttura (messa in conto dei comportamenti non lineari, fessurazione, affidabili modelli di previsione viscosa, ecc.) anche eventualmente integrati da idonee sperimentazioni su prototipi, documentino che l'entita' delle frecce istantanee e a lungo termine non superino i limiti seguenti: a) freccia istantanea dovuta alle azioni permanenti Gk e a tutte quelle variabili Qik 1 fist (inferiore o pari) ------ 1000 b) freccia a tempo infinito dovuto alle azioni permanenti Gk e ad 1/3 di tutte quelle variabili Qik 1 f(infinito) (inferiore o pari) ----- 500 Le deformazioni devono risultare in ogni caso compatibili con le condizioni di esercizio del solaio e degli elementi costruttivi ed impiantistici ad esso collegati. 7.3.3. SOLAI ALVEOLARI. Per i solai alveolari, per elementi privi d'armatura passiva d'appoggio, il getto integrativo deve estendersi all'interno degli alveoli interessati dall'armatura aggiuntiva per un tratto almeno pari alla lunghezza di trasferimento della precompressione. Vale anche quanto indicato al 7.1.6. 7.3.4. SOLAI CON GETTO DI COMPLETAMENTO. La soletta gettata in opera deve avere uno spessore non inferiore a 4 cm ed essere dotata di una armatura di ripartizione a maglia incrociata. Sezione III EUROCODICE 2 - UNI ENV 1992-1-1: criteri e prescrizioni 8. PRESCRIZIONI SPECIFICHE SU SINGOLI PUNTI DELLA NORMA UNI ENV 1992-1-1. L'uso della norma UNI ENV 1992-1-1 Eurocodice 2 Progettazione delle strutture di calcestruzzo Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici, e' ammesso purche' vengano seguite le prescrizioni sostitutive, integrative o soppressive riportate in questa Sezione, oltre a quanto riportato nella Sezione I e nella Parte Generale. Le appendici della norma UNI ENV 1992-1-1 non hanno valore prescrittivo. Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di seguito la stessa numerazione dei paragrafi dell'UNI ENV 1992-1-1. Sono riportati quei punti nei quali sono state introdotte prescrizioni sostitutive, integrative o soppressive. Per le norme complementari relative ai solai vale quanto riportato nella Sezione II. 2.3.3.1. Fattori di sicurezza parziali per le azioni su strutture di edifici. Al paragrafo (8) la formula (2.8(b)) e' sostituita dalla seguente: VEDI FORMULA A PAG. 68 2.3.3.2. Fattori di sicurezza parziali per i materiali. Il prospetto 2.3 e' sostituito dal seguente: Prospetto 2.3. Fattori di sicurezza parziali per le proprieta' dei materiali ___________________________________________________________________ | | | | | Combinazione | Calcestruzzo | Acciaio per c.a. o | | | | per precompressione | | | (gamma)c | (gamma)s | |___________________|____________________|__________________________| | | | | | Fondamentale | 1,5 per c.a.p. | 1,15 | | | | | | | 1,6 per c.a. e c.a.| | | | con precompressione| | | | parziale | | | | | | | Eccezionale | 1,3 | 1,0 | | (eccetto sisma) | | | |___________________|____________________|__________________________| 2.5.1.3. Imperfezioni. Al paragrafo (4) il primo valore incasellato 1/400 e' sostituito con il valore: 1/200 2.5.2.1. Modelli strutturali per l'analisi globale. Il paragrafo (5) si riferisce ai solai a blocchi per i quali ammette una soletta di soli 40 mm come il punto 7 Parte I ed all'Allegato 7 del presente decreto ai quali si rimanda. 2.5.3.7.2. Mensole. Al paragrafo (4) il valore incasellato 0,2 Fv e' sostituito con 0,1 Fv. 3.1. Calcestruzzo. L'intero punto e' sostituito dal punto 2.1. Parte I con i relativi Allegati 1 e 2 del presente decreto. 3.2. Acciai per armature. L'intero punto 3.2. e' sostituito dal punto 2.2. Parte I con i relativi Allegati 4, 5, e 6 del presente decreto. A tale punto ed a tali allegati si fara' riferimento per qualsiasi richiamo dell'UNI ENV 1992-1-1 a proprieta' degli acciai da armatura. Si precisa che gli acciai Feb22K - 32k - 38 - 44k sono classificabili come acciai convenzionalmente definiti dall'UNI ENV 1992-1-1 di "alta duttilita'" (H), mentre i fili trafilati, le reti ed i tralicci sono classificabili come acciai di "duttilita' normale" (N). 3.3. Acciai per precompressione. L'intero punto e' sostituito dal punto 2.3. Parte I con il relativo Allegato 3 del presente decreto. 3.4. Dispositivi di precompressione. Il contenuto di questo punto e' indicativo. Operativamente si rinvia alla Sezione II, punto 4.3.4.1. 4.1.3.3. Copriferro. Al paragrafo (9) il primo valore incasellato 75 mm e' sostituito con il valore: 60 mm. Il Prospetto 4.2. e' sostituito dal seguente: Prospetto 4.2. Ricoprimenti minimi delle armature richiesti per calcestruzzi di massa volumica normale (1) ___________________________________________________________________ | |Classe di esposizione definita nel Prospetto | | |4.1. | | |_____________________________________________| | | 1 | 2a | 2b | 3 | 4a| 4b| 5a| 5b (3)| 5c (4)| |_____________________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______| | | | | | | | | | | | | | copriferro| barre di| | | | | | | | | | | minimo | armatura|15 | 20 | 25 | 35| 35| 35| 25| 30 | 40 | | |_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______| | (mm) | acciaio | | | | | | | | | | | (2) | da prec.|20 | 30 | 35 | 40| 40| 40| 35| 35 | 45 | |___________|_________|___|____|____|___|___|___|___|_______|_______| Si rammenta di tener presenti le note (1), (2), (3), (4) riportate nel Prospetto 4.2. e richiamate nel Prospetto sopra riportato. Si ricorda inoltre che il punto 4.1.3.3.P (4) prescrive che "il copriferro deve essere aumentato, per tener conto della tolleranza, di una quantita' (delta maiuscolo) h che dipende dal tipo e dalla dimensione dell'elemento strutturale, dal tipo di costruzione, dal livello di preparazione professionale in cantiere e di controllo di qualita', e dalla disposizione delle armature. Il risultato ottenuto rappresenta il copriferro nominale richiesto che deve essere specificato sui disegni". 4.2.3.5.6. Zone di ancoraggio di elementi pre-tesi. Il Prospetto 4.7. e' sostituito dal seguente: Prospetto 4.7. Fattore (beta)b da considerare per la lunghezza di trasmissione di trefoli e fili (lisci (*) o improntati) in relazione alla resistenza del calcestruzzo al momento del trasferimento ___________________________________________________________________ | | | | | | | | | Resistenza reale del calcestruzzo | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50 | | al trasferimento (N/mm2) | | | | | | | |___________________________________|____|____|____|____|____|______| | | Trefoli e fili lisci (*) | | | | | | | | | o improntati | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50 | |(beta)b|___________________________|____|____|____|____|____|______| | | | | | | | | | | | Fili nervati | 75 | 70 | 65 | 60 | 55 | 50 | |_______|___________________________|____|____|____|____|____|______| (*) I fili lisci nelle strutture precompresse ad armature pretese sono esclusi. 4.3.2.3. Elementi che non richiedono armature a taglio (Vsd (inferiore o pari) VRd1). Il prospetto 4.8. e' completato con i valori di (tau)Rd corrispondenti a (gamma)c = 1,6 con l'aggiunta di una seconda riga di valori: Prospetto 4.8. Valori di (taf)Rd (N/mm2) con (gamma)c = 1,5 e 1,6 e per diverse resistenze del calcestruzzo ___________________________________________________________________ | | | | | | | | | | | | fck | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50 | |_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____| | | | | | | | | | | | | (gamma)c = 1,50 |0,18|0,22|0,26|0,30|0,34|0,37|0,41|0,44|0,48 | |_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____| | | | | | | | | | | | | (gamma)c = 1,60 |0,17|0,21|0,24|0,28|0,32|0,35|0,38|0,41|0,45 | |_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____| 4.3.2.4.4. Metodo dell'inclinazione variabile del traliccio. Al paragrafo (1) la prima limitazione per (theta) e' sostituita dalla seguente: 1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0 e la seconda, alla seguente: 1,0 (inferiore o pari) cot(theta) (inferiore o pari) 2,0 4.3.3.1. Torsione pura Al paragrafo (6) la limitazione (4.42) per (theta) e' sostituita dalla seguente: 1,0 8inferiore o pari) cat (theta) (inferiore o pari) 2,0 4.3.4.2.1. Area caricata Al paragrafo (1), capoverso a), terzo rigo, il valore incasellato 11d e' sostituito con il valore: 10 d. 4.3.5. STATI LIMITE ULTIMI INDOTTI DA DEFORMAZIONE DELLA STRUTTURA (INSTABILITA'). Si segnala che l'estensione della trattazione dei problemi del secondo ordine a un gran numero di casi particolari comporta alcune incompletezze nella definizione dei limiti di validita' di taluni metodi semplificati. Mentre quindi il testo e' da considerarsi valido per quanto attiene ai principi generali e alle applicazioni correnti, si raccomanda cautela particolare nell'applicazione dei punti: 4.3.5.3.3.(3) - 4.3.5.5.3.(2) (formula (4.62)) - 4.3.5.5.3.(4). (6) - 4.3.5.6.4., nonche' nell'uso della formula (4.69) con snellezze minori di 35. 4.4.1.1. Considerazioni di base. L'intero punto e' sostituito dal seguente testo: P(1) Tensioni di compressione elevate nel calcestruzzo in presenza di carichi di esercizio possono favorire la formazione di fessure longitudinali e determinare o microfessurazioni nel calcestruzzo o livelli di viscosita' maggiori di quelli previsti. Elevate tensioni nell'acciaio possono condurre a fessure ampie e permanentemente aperte. Tali fenomeni possono ridurre la durabilita' delle opere. I valori delle tensioni del calcestruzzo e dell'acciaio, da confrontare con i corrispondenti valori limite, debbono tener conto, se del caso, degli stati coattivi. (2) Limiti imposti alle tensioni normali di compressione nelle strutture in c.a. a) Per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1. devono essere rispettati i seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo: - combinazione di carico rara 0,50 fck; - combinazione di carico quasi permanente 0,40 fck. Particolare attenzione nella limitazione delle tensioni in esercizio va rivolta quando si riconosca l'esistenza di una particolare incertezza del modello strutturale adottato, e/o quando sussista una significativa alternanza delle sollecitazioni in esercizio nella stessa sezione, anche se le strutture sono riferite alle classi 1 o 2 del Prospetto 4.1. Del pari particolare attenzione si deve porre nella limitazione delle tensioni in esercizio per sollecitazione a pressoflessione con prevalenza di sforzo normale per la conseguente limitata duttilita'. b) Per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di cui alle classi 1 e 2 del Prospetto 4.1. devono essere rispettati i seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo: tensioni di compressione - combinazione di carico rara 0,60 fck; - combinazione di carico quasi permanente 0,45 fck. (3) Limiti imposti alle tensioni normali di compressione nelle strutture in c.a.p. Per le strutture in c.a.p. debbono essere rispettati i seguenti limiti per le tensioni di compressione nel calcestruzzo: - all'atto della precompressione 0,60 fckj, dove fckj e' il valore caratteristico della resistenza a compressione cilindrica del calcestruzzo all'atto della precompressione; - in servizio: a) per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di cui alle classi 3 e 4 del Prospetto 4.1.: - per combinazione di carico rara: 0,50 fck; - per combinazione di carico quasi permanente: 0,40 fck; b) per le strutture o parti di strutture esposte ad ambiente di cui alle classi 1 e 2 del Prospetto 4.1.: - per combinazione di carico rara: 0,60 fck; - per combinazione di carico quasi permanente: 0,45 fck. Valgono inoltre gli stessi avvertimenti contenuti nel precedente punto (2). (4) Limiti per le tensioni di trazione nell'acciaio: a) per le armature ordinarie la massima tensione di trazione sotto la combinazione di carichi rara non deve superare 0,70 fyk; b) per le armature di precompressione, (tenendo conto, ove occorra, degli stati coattivi), non si devono superare i seguenti limiti: - all'atto della precompressione valgono i limiti di cui al punto 4.3.4.9. della Parte I del presente decreto; - a perdite avvenute, per combinazioni rare, 0,60 fpk (tenendo conto anche dell'incremento di tensione dovuto ai carichi). 4.4.1.2. Metodi per la verifica delle tensioni. L'intero punto e' sostituito dal seguente testo: P(1) Nella verifica delle tensioni e' necessario considerare, se del caso, oltre agli effetti dei carichi anche quelli delle variazioni termiche, della viscosita', del ritiro, e delle deformazioni imposte aventi altre origini. (2) Le tensioni debbono essere verificate adottando le proprieta' geometriche della sezione corrispondente alla condizione non fessurata oppure a quella completamente fessurata, a seconda dei casi. (3) In generale deve, di regola, essere assunto lo stato fessurato se la massima tensione di trazione nel calcestruzzo calcolata in sezione non fessurata sotto la combinazione di carico rara supera fctm (vedere Prospetto 3.1.). (4) Quando si adotta una sezione non fessurata, si considera attiva l'intera sezione di calcestruzzo, e si considerano in campo elastico sia a trazione che a compressione il calcestruzzo e l'acciaio. (5) Quando si adotta la sezione fessurata, il calcestruzzo puo' essere considerato elastico in compressione, ma incapace di sostenere alcuna trazione (nel calcolo delle tensioni secondo le presenti regole non va di norma tenuto conto - nelle verifiche locali - dell'effetto irrigidente del calcestruzzo teso dopo fessurazione). (6) In via semplificativa si puo' assumere il comportamento elastico-lineare e per le armature il coefficiente di omogeneizzazione con il valore convenzionale n = 15. 4.4.2.2. Aree minime di armatura. Al paragrafo (3), nella definizione di (sigma)s di cui alla for- mula (4.78), il valore incasellato 100% e' sostituito con il valore 90%. 5.2.2.2. Tensione ultima di aderenza. Il Prospetto 5.3. e' sostituito dal seguente: Prospetto 5.3. Valori di calcolo di fbd (N/mm2) per condizioni di buona aderenza (questi valori tengono conto di un fattore (gamma)c pari a 1,6) ___________________________________________________________________ | | | | | | | | | | | | fck | 12 | 16 | 20 | 25 | 30 | 35 | 40 | 45 | 50 | |_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____| | | | | | | | | | | | | Barre lisce |0,8 |0,9 |1,0 |1,1 |1,2 |1,3 |1,4 |1,5 |1,6 | |_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____| | | | | | | | | | | | | Barre ad. migl. con | | | | | | | | | | | * =< 32 mm reti |1,5 |1,8 |2,1 |2,5 |2,8 |3,1 |3,5 |3,8 |4,0 | | elettrosaldate di | | | | | | | | | | | fili nervati | | | | | | | | | | |_____________________|____|____|____|____|____|____|____|____|_____| 5.4.2.1.1. Massima e minima percentuale di armatura. Al paragrafo (2) il valore incasellato 0,04 Ac e' sostituito con il valore: 0,03 Ac. 5.4.3.2.1. Generalita'. Al paragrafo (4) il primo valore incasellato 1,5 h (inferiore o pari) 350 mm e' sostituito con il valore: 2,0 h (inferiore o pari) 350 mm ed il secondo valore incasellato 2,5 h (inferiore o pari) 400 mm e' sostituito con il valore: 3,0 h (inferiore o pari) 400 mm. 6.2.2. TOLLERANZE RIGUARDANTI LA SICUREZZA STRUTTURALE. La formula (6.2) e' sostituita dalla seguente: per l = 600 mm; (delta maiuscolo)l = (piu' o meno) 15 mm 7.6.6. CONTROLLI DI CONFORMITA'. Per quanto concerne i requisiti dei materiali costituenti il calcestruzzo e i controlli sul conglomerato valgono gli Allegati 1 e 2 del presente decreto. Parte II ACCIAIO SIMBOLOGIA A - Simboli A area E modulo di elasticita' longitudinale F azioni in generale G azioni permanenti; modulo di elasticita' tangenziale I momento di inerzia M momento flettente N forza normale Q azioni variabili S effetto delle azioni (sollecitazione agente) T momento torcente; temperatura V forza di taglio W modulo di resistenza a distanza, dimensione geometrica, larghezza della sezione di gola dei cordoni di saldatura d diametro e eccentricita' f resistenza di un materiale h altezza i raggio di inerzia l lunghezza di un elemento p passo; interasse dei chiodi e dei bulloni r raggio s scarto quadratico medio t spessore v spostamento verticale (alfa) coefficiente di dilatazione lineare termica (beta) coefficiente caratteristico di vincolo (gamma) coefficiente di sicurezza nel metodo degli stati limite ultimi ((gamma)m per i materiali, (gamma)f per le azioni)); peso specifico (delta) coefficiente di variazione (epsilon) dilatazione (mi) coefficiente di attrito (ni) coefficiente di Poisson (lamda) snellezza (sigma) tensione normale (tau) tensione tangenziale (omega) coefficiente di amplificazione dei carichi nel carico di punta (sigma maiuscolo) sommatoria B - Indici b bullone; chiodo c compressione d valore di calcolo f attrito g carico permanente k valore caratteristico l longitudinale; lineare m valore medio; materiale; momento flettente n sforzo normale p puntuale q carico variabile t trazione; torsione; rottura u ultimo (stato limite) w anima (epsilon) deformazione y snervamento C - Indici speciali id ideale red ridotto res resistente rif rifollamento _| ortogonale || parallelo D - Simboli ricorrenti (sigma)1, (sigma)2, (sigma)3 componenti di tensione nel riferimento principale (sigma)x, (sigma)y, (sigma)z, (tau)xy, (tau)xz componenti di tensione nel riferimento generico (sigma)b, (tau)b tensione normale e tangeziale nei chiodi e nei bulloni (sigma)id tensione ideale (sigma)c tensione massima sopportabile da aste compresse in campo elastico-plastico (sigma)rif tensione di rifollamento (sigma)_|, componenti di tensione nel riferimento (sigma)||, convenzionale riferito al giunto saldato (taf) _|, (tau)|| (epsilon)t allungamento percentuale a rottura fd resistenza di calcolo fy tensione di snervamento ft tensione di rottura Ares area resistente Ff forza trasmissibile per attrito Ff,rid forza trasmissibile per attrito ridotta Nb forza normale di trazione nel gambo delle viti Sezione I Prescrizioni generali e comuni 1. OGGETTO. Formano oggetto delle presenti norme le costruzioni di acciaio relative ad opere di ingegneria civile, eccettuate quelle per le quali vige una regolamentazione apposita a carattere particolare. I dati sulle azioni da considerare nei calcoli sono quelli di cui alle norme tecniche "Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" emanate in applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64. Nell'ambito di una stessa struttura non e' consentito adottare regole progettuali ed esecutive provenienti parte dalla sez. II e parte dalla sez. III ovvero in parte derivanti dall'uso del metodo delle tensioni ammissibili. Nella progettazione si possono adottare metodi di verifica e regole di dimensionamento diversi da quelli contenuti nelle presenti norme tecniche (Sez. II o Sez. III) purche' fondati su ipotesi teoriche e risultati sperimentali scientificamente comprovati e purche' venga conseguita una sicurezza non inferiore a quella qui prescritta. Nella progettazione si possono adottare i metodi di calcolo indicati nella CNR 10011-86 "Costruzioni di acciaio - Istruzioni per il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la manutenzione" (Bollettino Ufficiale CNR - XXVI - n. 164 - 1992). 2. MATERIALI E PRODOTTI. 2.0. Generalita'. Le presenti norme prevedono l'impiego degli acciai denominati Fe 360, Fe 430, Fe 510 dei quali, ai punti successivi, vengono precisate le caratteristiche. E' consentito l'impiego di tipi di acciaio diversi da quelli previsti purche' venga garantita alla costruzione, con adeguata documentazione teorica e sperimentale, una sicurezza non minore di quella prevista dalle presenti norme. Per l'accertamento delle caratteristiche meccaniche indicate nel seguito, il prelievo dei saggi, la posizione nel pezzo da cui essi devono essere prelevati, la preparazione delle provette e le modalita' di prova saranno rispondenti alle prescrizioni delle norme UNI EU 18 (dicembre 1980), UNI 552 (ottobre 1986), UNI EN 10002/1a (gennaio 1992), UNI EN 10025 (febbraio 1992). Le presenti norme non riguardano gli elementi di lamiera grecata ed i profilati formati a freddo, ivi compresi i profilati cavi saldati non sottoposti a successive deformazioni o trattamenti termici; valgono, tuttavia, per essi, i criteri e le modalita' di controllo riportati nell'Allegato 8, relativamente alle lamiere o nastri d'origine. Per essi si possono adottare i metodi di calcolo indicati nella norma CNR-10022-84 "Profilati d'acciaio formati a freddo - Istruzioni per l'impiego nelle costruzioni" (Bollettino Ufficiale C.N.R. - XXII - n. 126 - 1988) oppure altri metodi fondati su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati. Potranno inoltre essere impiegati materiali e prodotti conformi ad una norma armonizzata o ad un benestare tecnico europeo cosi' come definiti nella Direttiva 89/106/CEE, ovvero conformi a specifiche nazionali dei Paesi della Comunita' europea, qualora dette specifiche garantiscano un livello di sicurezza equivalente e tale da soddisfare i requisiti essenziali della Direttiva 89/106/CEE. Tale equivalenza sara' accertata dal Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici. 2.1. Acciaio laminato. Gli acciai di uso generale laminati a caldo, in profilati, barre, larghi piatti, lamiere e profilati cavi (anche tubi saldati provenienti da nastro laminato a caldo), dovranno appartenere a uno dei seguenti tipi: Fe 360 Fe 430 Fe 510 aventi le caratteristiche meccaniche indicate al punto 2.1.1. Gli acciai destinati alle strutture saldate dovranno anche corrispondere alle prescrizioni del punto 2.3. 2.1.1. CARATTERISTICHE MECCANICHE. I valori di ft e fy indicati nei prospetti 1-II e 2-II sono da intendersi come valori caratteristici, con frattile di ordine 0,05 (vedasi Allegato 8). 2.1.1.1. Profilati, barre, larghi piatti, lamiere. PROSPETTO 1-II ___________________________________________________________________ | | | | | | | |Simbolo | Simbolo| Caratteristica o |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510| |adottato| UNI | parametro | (1) | (1) | (1) | |________|________|__________________________|_______|_______|______| | | | | | | | | ft | Rm |tensione (carico unitario)| (2) | (3) | (4) | | | |di rottura a trazione | | | | | | |(N/mm2) | >= 340| >= 410| >=490| | | | | =< 470| =< 560| =<630| |________|________|__________________________|_______|_______|______| | | | | | | | | fy | Re |tensione (carico unitario)| (5) | (6) | (7) | | | |di snervamento (N/mm2) | >= 235| >= 275| >=355| |________|________|__________________________|_______|_______|______| | | | | | | | | | | | | B +20 C| >= 27| >= 27| >= 27| | | | |__________|_______|_______|______| | | | | | | | | | KV | KV | Resilienza KV | C 0 C| >= 27| >= 27| >= 27| | | | (J) |__________|_______|_______|______| | | | (8) | | | | | | | | | D -20 C| >= 27| >= 27| >= 27| | | | |__________|_______|_______|______| | | | | | | | | | | | | DD -20 C| -- | -- | >= 40| |________|________|_______________|__________|_______|_______|______| | | | | | | | | | | Allungamento % a rottura | | | | | | | (VEDI FORMULA) | | | | |epsilon | A | - per lamiere | >= 24 | >= 20 | >= 20| |t | min. | | (9) | (9) | (9) | | | | | | | | | | | | | | | | | | - per barre, laminati | >= 26 | >= 22 | >= 22| | | | mercantili, profilati, | (10) | (10) | (10) | | | | larghi piatti | | | | |________|________|__________________________|_______|_______|______| (1) Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe 360, Fe 430 ed Fe 510 nei gradi B, C, D e DD della UNI EN 10025 (febbraio 1992), anche altri tipi di acciai purche' rispondenti alle caratteristiche indicate in questo prospetto. (2) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm. (3) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm. (4) Per spessori maggiori di 3 mm fino a 100 mm. (5) Per spessori fino a 16 mm; per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la riduzione di 10 N/mm2; per spessori maggiori di 40 mm fino a 100 mm e' ammessa la riduzione di 20 N/mm2. (6) Per spessori fino a 16 mm; per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la riduzione di 10 N/mm2; per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la riduzione di 20 N/mm2; per spessori maggiori di 63 mm fino a 80 mm e' ammessa la riduzione di 30 N/mm2; per spessori maggiori di 80 mm fino a 100 mm e' ammessa la riduzione di 40 N/mm2. (7) Per spessori fino a 16 mm; per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la riduzione di 10 N/mm2; per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la riduzione di 20 N/mm2; per spessori maggiori di 63 mm fino a 80 mm e' ammessa la riduzione di 30 N/mm2; per spessori maggiori di 80 mm fino a 100 mm e' ammessa la riduzione di 40 N/mm2. (8) Per spessori maggiori di 10 mm fino a 100 mm. (9) Da provette trasversali per lamiere, nastri e larghi piatti con larghezza (superiore o pari) 600 mm; per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm; per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la riduzione di 1 punto; per spessori maggiori di 63 mm fino a 100 mm e' ammessa la riduzione di 2 punti. (10) Da provette longitudinali per barre, laminati mercantili, profilati e larghi piatti con larghezza (inferiore) 600 mm; per spessori maggiori di 3 mm fino a 40 mm; per spessori maggiori di 40 mm fino a 63 mm e' ammessa la riduzione di 1 punto; per spessori maggiori di 63 mm fino a 100 mm e' ammessa la riduzione di 2 punti. 2.1.1.2. Profilati cavi. PROSPETTO 2-II ___________________________________________________________________ | | | | | | | |Simbolo | Simbolo| Caratteristica o |Fe 360 |Fe 430 |Fe 510| |adottato| UNI | parametro | (1) | (1) | (1) | |________|________|__________________________|_______|_______|______| | | | | | | | | ft | Rm |Tensione (carico unitario)| | | | | | |di rottura a trazione | | | | | | | (N/mm2) | >= 360| >= 430| >=510| |________|________|__________________________|_______|_______|______| | | | | | | | | fy | Re |Tensione (carico unitario)| (2) | (2) | (2) | | | |di snervamento | | | | | | | (N/mm2) | >= 235| >= 275| >=355| |________|________|__________________________|_______|_______|______| | | | | | | | | | | | | | B | +20 C| >= 27| >= 27| >= 27| | | | |___|______|_______|_______|______| | | | | | | | | | | KV | KV | Resilienza KV | C | 0 C| >= 27| >= 27| >= 27| | | | (J) |___|______|_______|_______|______| | | | | | | | | | | | | | D | -20 C| >= 27| >= 27| >= 27| |________|________|_______________|___|______|_______|_______|______| | | | | | | | | | | Allungamento percentuale | | | | |epsilon | A | a rottura | >= 24 | >= 21 | >= 20| |t | min. | (VEDI FORMULA) % | | | | |________|________|__________________________|_______|_______|______| (1) Rientrano in questi tipi di acciai, oltre agli acciai Fe 360, Fe 430 ed Fe 510 nei gradi B, C e D della UNI 7806 (dicembre 1979) e UNI 7810 (dicembre 1979), anche altri tipi di acciai purche' rispondenti alle caratteristiche indicate in questo prospetto. (2) Per spessori fino a 16 mm; Per spessori maggiori di 16 mm fino a 40 mm e' ammessa la riduzione di 10 N/mm2. (3) Per spessori fino a 16 mm; per spessori oltre 16 mm fino a 35 mm e' ammessa la riduzione di 10 N/mm2; per spessori maggiori di 35 mm e fino a 40 mm e' ammessa la riduzione di 20 N/mm2. 2.1.2. CONTROLLI SUI PRODOTTI LAMINATI. I controlli sui laminati verranno eseguiti secondo le prescrizioni di cui all'Allegato 8. 2.2. Acciaio per getti. Per l'esecuzione di parti in getti delle opere di cui alle presenti istruzioni si devono impiegare getti di acciaio Fe G 400, Fe G 450, Fe G 520 UNI 3158 (dicembre 1977) o equivalenti. Quando tali acciai debbano essere saldati, devono sottostare alle stesse limitazioni di composizione chimica previste per gli acciai laminati di resistenza similare (vedi punto 2.3.1.). 2.3. Acciaio per strutture saldate. 2.3.1. COMPOSIZIONE CHIMICA E GRADO DI DISOSSIDAZIONE DEGLI ACCIAI. Acciaio tipo Fe 360 ed Fe 430. Gli acciai da saldare con elettrodi rivestiti, oltre a soddisfare le condizioni indicate al punto 2.1., devono avere composizione chimica contenuta entro i limiti raccomandati dalla UNI 5132 (ottobre 1974) per le varie classi di qualita' degli elettrodi impiegati. Nel caso di saldature di testa o d'angolo sul taglio di un laminato, gli acciai, oltre che a soddisfare i limiti di analisi sopraindicati, devono essere di tipo semicalmato o calmato, salvo che vengano impiegati elettrodi rivestiti corrispondenti alla classe di qualita' 4 della UNI 5132 (ottobre 1974). Gli acciai destinati ad essere saldati con procedimenti che comportano una forte penetrazione della zona fusa nel metallo base devono essere di tipo semicalmato o calmato e debbono avere composizione chimica, riferita al prodotto finito (e non alla colata), rispondente alle seguenti limitazioni: grado B: C =< 0,24% P =< 0,055% S =< 0,055% grado C: C =< 0,22% P =< 0,050% S =< 0,050% grado D: C =< 0,22% P =< 0,045% S =< 0,045% Acciai tipo Fe 510. Gli acciai dovranno essere di tipo calmato o semicalmato; e' vietato l'impiego di acciaio effervescente. L'analisi effettuata sul prodotto finito deve risultare: grado B: C =< 0,26% Mn=< 1,6% Si =< 0,60% P =< 0,050% S =< 0,050% grado C: C =< 0,24% Mn=< 1,6% Si =< 0,60% P =< 0,050% S =< 0,050% grado D: C =< 0,22% Mn=< 1,6% Si =< 0,60% P =< 0,045% S =< 0,045% Qualora il tenore di C risulti inferiore o uguale, per i tre gradi B, C, D, rispettivamente a 0,24%, 0,22% e 0,20% potranno accettarsi tenori di Mn superiori a 1,6% ma comunque non superi a 1,7%. 2.3.2. FRAGILITA' ALLE BASSE TEMPERATURE. La temperatura minima alla quale l'acciaio di una struttura saldata puo' essere utilizzato senza pericolo di rottura fragile, in assenza di dati piu' precisi, deve essere stimata sulla base della temperatura T alla quale per detto acciaio puo' essere garantita una resilienza KV, secondo EN 10045/1a (gennaio 1992), di 27 J. La temperatura T deve risultare minore o uguale a quella minima di servizio per elementi importanti di strutture saldate soggetti a trazione con tensione prossima a quella limite aventi spessori maggiori di 25 mm e forme tali da produrre sensibili concentrazioni locali di sforzi, saldature di testa o d'angolo non soggette a controllo, od accentuate deformazioni plastiche di formatura. A parita' di altre condizioni, via via che diminuisce lo spessore, la temperatura T potra' innalzarsi a giudizio del progettista fino ad una temperatura di circa 30 gradi centigradi maggiore di quella minima di servizio per spessori dell'ordine di 10 millimetri. Un aumento puo' aver luogo anche per spessori fino a 25 mm via via che l'importanza dell'elemento strutturale decresce o che le altre condizioni si attenuano. Il progettista, stimata la temperatura T alla quale la resistenza di 27 J deve essere assicurata, scegliera' nella unificazione e nei cataloghi dei produttori l'acciaio soddisfacente questa condizione. 2.4. Saldature. 2.4.1. PROCEDIMENTI DI SALDATURA. Possono essere impiegati i seguenti procedimenti: - saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti; - saldatura automatica ad arco sommerso; - saldatura automatica o semiautomatica sotto gas protettore (CO2 o sue miscele); - altro procedimento di saldatura la cui attitudine a garantire una saldatura pienamente efficiente deve essere previamente verificata mediante le prove indicate al successivo punto 2.4.2. Per la saldatura manuale ad arco devono essere impiegati elettrodi omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974) adatti al materiale base: - per gli acciai Fe 360 ed Fe 430 devono essere impiegati elettrodi del tipo E 44 di classi di qualita' 2, 3 o 4; per spessori maggiori di 30 mm o temperatura di esercizio minore di 0 gradi centigradi saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B; - per l'acciaio Fe 510 devono essere impiegati elettrodi del tipo E 52 di classi di qualita' 3 B o 4 B; per spessori maggiori di 20 mm o temperature di esercizio minore di 0 gradi centigradi saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B. Per gli altri procedimenti di saldatura si dovranno impiegare i fili, i flussi (o i gas) e la tecnica esecutiva usati per le prove preliminari (di qualifica) di cui al punto seguente. 2.4.2. PROVE PRELIMINARI DI QUALIFICA DEI PROCEDIMENTI DI SALDATURA. L'impiego di elettrodi omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974) esime da ogni prova di qualifica del procedimento. Per l'impiego degli altri procedimenti di saldatura occorre eseguire prove preliminari di qualifica intese ad accertare: - l'attitudine ad eseguire i principali tipi di giunto previsti nella struttura ottenendo giunti corretti sia per aspetto esterno che per assenza di sensibili difetti interni, da accertare con prove non distruttive o con prove di rottura sul giunto; - la resistenza a trazione su giunti testa a testa, mediante provette trasversali al giunto, resistenza che deve risultare non inferiore a quella del materiale base; - la capacita' di deformazione del giunto, mediante provette di piegamento che dovranno potersi piegare a 180 gradi su mandrino con diametro pari a 3 volte lo spessore per l'acciaio Fe 360 ed Fe 430 e a 4 volte lo spessore per l'acciaio Fe 510; - la resilienza su provette intagliate a V secondo EN 10045/1a (gennaio 1992) ricavate trasversalmente al giunto saldato, resilienza che verra' verificata a +20 gradi centigradi se la struttura deve essere impiegata a temperatura maggiore o uguale a 0 gradi centigradi, o a 0 gradi centigradi nel caso di temperature minori; nel caso di saldatura ad elettrogas o elettroscoria tale verifica verra' eseguita anche nella zona del materiale base adiacente alla zona fusa dove maggiore e' l'alternazione metallurgica per l'alto apporto termico. I provini per le prove di trazione, di piegamento, di resilienza ed eventualmente per altre prove meccaniche, se ritenute necessarie, verranno ricavati da saggi testa a testa saldati; saranno scelti allo scopo gli spessori piu' significativi della struttura. 2.4.3. CLASSI DELLE SALDATURE. Per giunti testa a testa, od a croce od a T, a completa penetrazione, si distinguono due classi di giunti. Prima classe. Comprende i giunti effettuati con elettrodi di qualita' 3 o 4 secondo UNI 5132 (ottobre 1974) o con gli altri procedimenti qualificati di saldatura indicati al punto 2.4.1. e realizzati con accurata eliminazione di ogni difetto al vertice prima di effettuare la ripresa o la seconda saldatura. Tali giunti debbono inoltre soddisfare ovunque l'esame radiografico con i risultati richiesti per il raggruppamento B della UNI 7278 (luglio 1974). L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e non presentare bruschi disavviamenti col metallo base specie nei casi di sollecitazione a fatica. Seconda classe. Comprende i giunti effettuati con elettrodi di qualita' 2, 3 o 4 secondo UNI 5132 (ottobre 1974) o con gli altri procedimenti qualificati di saldatura indicati al punto 2.4.1. e realizzati egualmente con eliminazione dei difetti al vertice prima di effettuare la ripresa o la seconda saldatura. Tali giunti devono inoltre soddisfare l'esame radiografico con i risultati richiesti per il raggruppamento F della UNI 7278 (luglio 1974). L'aspetto della saldatura dovra' essere ragionevolmente regolare e non presentare bruschi disavviamenti col materiale base. Per entrambe le classi l'estensione dei controlli radiografici o eventualmente ultrasonori deve essere stabilita dal direttore dei lavori, sentito eventualmente il progettista, in relazione alla importanza delle giunzioni e alle precauzioni prese dalla ditta esecutrice, alla posizione di esecuzione delle saldature e secondo che siano state eseguite in officina o al montaggio. Per i giunti a croce o a T, a completa penetrazione nel caso di spessori t (superiore) 30 mm, l'esame radiografico o con ultrasuoni atto ad accertare gli eventuali difetti interni verra' integrato con opportuno esame magnetoscopico sui lembi esterni delle saldature al fine di rilevare la presenza o meno di cricche da strappo. Nel caso di giunto a croce sollecitato normalmente alla lamiera compresa fra le due saldature, dovra' essere previamente accertato, mediante ultrasuoni, che detta lamiera nella zona interessata dal giunto sia esente da sfogliature o segregazioni accentuate. I giunti con cordoni d'angolo, effettuati con elettrodi aventi caratteristiche di qualita' 2, 3 o 4 UNI 5132 (ottobre 1974) o con gli altri procedimenti indicati al punto 2.4.1., devono essere considerati come appartenenti ad una unica classe caratterizzata da una ragionevole assenza di difetti interni e da assenza di incrinature interne o di cricche da strappo sui lembi dei cordoni. Il loro controllo verra' di regola effettuato mediante sistemi magnetici; la sua estensione verra' stabilita dal direttore dei lavori, sentito eventualmente il progettista e in base ai fattori esecutivi gia' precisati per gli altri giunti. 2.5. Bulloni. I bulloni normali (conformi per le caratteristiche dimensioni alle UNI 5727 (novembre 1988), UNI 5592 (dicembre 1968) e UNI 5591 (maggio 1965)) e quelli ad alta resistenza (conformi alle caratteristiche di cui al prospetto 4-II) devono appartenere alle sottoindicate classi delle UNI 3740, associate nel modo indicato nel prospetto 3-II. PROSPETTO 3-II ___________________________________________________________________ | | | | | | normali | ad alta resistenza | |___________________|____________________|__________________________| | | | | | Vite | 4.6 5.6 6.8 | 8.8 10.9 | | | | | | Dado | 4 5 6 | 8 10 | |___________________|____________________|__________________________| 2.6. Bulloni per giunzioni ad attrito. I bulloni per giunzioni ad attrito devono essere conformi alle prescrizioni del prospetto 4-II. Viti e dadi devono essere associati come indicato nel prospetto 3-II. PROSPETTO 4-II ___________________________________________________________________ | | | | | Elemento | Materiale | Riferimento | |___________________|____________________|__________________________| | | | | | Viti | 8.8 - 10.9 secondo | | | | UNI EN 20898/1 | | | | (dic. '91) | UNI 5712 (giu. '75) | | | | | | Dadi | 8 - 10 secondo UNI | | | | 3740/4a (ott. '85) | UNI 5713 (giu. '75) | | | | | | Rosette | Acciaio C 50 UNI | | | | 7845 (nov. '78) | | | | temprato e | | | | rinvenuto HRC | | | | 32 (da a) 40 | UNI 5714 (giu. '75) | | | | | | Piastrine | Acciaio C 50 UNI | | | | 7845 (nov. '78) | | | | temprato e | | | | rinvenuto HRC | UNI 5715 (giu. '75) | | | 32 (da a) 40 | UNI 5716 (giu. '75) | |___________________|____________________|__________________________| 2.7. Chiodi. Per i chiodi da ribadire a caldo si devono impiegare gli acciai previsti dalla UNI 7356 (dicembre 1974). 3. COLLAUDO STATICO. 3.1. Prescrizioni generali. Valgono, per quanto applicabili, le prescrizioni di cui al punto 3.1., Parte I, Sez. I. 3.2. Prove di carico. Le prove di carico, ove ritenute necessarie dal collaudatore, rispetteranno le modalita' sottoindicate. Il programma delle prove deve essere sottoposto al direttore dei lavori ed al progettista e reso noto al costruttore. Le prove di carico si devono svolgere con le modalita' indicate dal collaudatore che se ne assume la piena responsabilita', mentre, per quanto riguarda la loro materiale attuazione e in particolare per le eventuali puntellazioni precauzionali, e' responsabile il direttore dei lavori. I carichi di prova devono essere, di regola, tali da indurre le sollecitazioni massime di esercizio per combinazioni rare. In relazione al tipo della struttura ed alla natura dei carichi le prove devono essere convenientemente protratte nel tempo. L'esito della prova potra' essere valutato sulla base dei seguenti elementi: - le deformazioni si accrescano all'incirca proporzionalmente ai carichi; - nel corso della prova non si siano prodotte lesioni, deformazioni o dissesti che compromettano la sicurezza o la conservazione dell'opera; - la deformazione residua dopo la prima applicazione del carico massimo non superi una quota parte di quella totale commisurata ai prevedibili assestamenti iniziali di tipo anelastico della struttura oggetto della prova. Nel caso invece che tale limite venga superato, prove di carico successive accertino che la struttura tenda ad un comportamento elastico; - la deformazione elastica risulti non maggiore di quella calcolata. Quando le opere siano ultimate prima della nomina del collaudatore, le prove di carico possono essere eseguite dal direttore dei lavori, che ne redige verbale sottoscrivendolo assieme al costruttore. E' facolta' del collaudatore controllare, far ripetere ed integrare le prove precedentemente eseguite. Sezione II Calcolo ed esecuzione 4. NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI RESISTENZA. 4.0. Generalita'. Le strutture di acciaio realizzate con i materiali previsti al precedente punto 3, devono essere progettate per i carichi definiti dalle norme in vigore, secondo i metodi della scienza delle costruzioni e seguendo il metodo degli stati limite specificato nelle norme tecniche "Criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi", emanate in applicazione dell'art. 1 della legge 2 febbraio 1974, n. 64. Il metodo degli stati limite viene applicato - considerando le azioni di calcolo e le resistenze di calcolo previste ai punti 4.0.1. e 4.0.2. - con riferimento o "allo stato limite elastico della sezione" (punto 4.0.3.1.), oppure, in alternativa, allo "stato limite di collasso plastico della struttura" (punto 4.0.3.2.); sono inoltre obbligatorie le verifiche agli stati limite di esercizio (punto 4.0.4.). 4.0.1. AZIONI DI CALCOLO. Si adotteranno le azioni di calcolo e relative combinazioni, indi- cate al punto 7 delle premesse. 4.0.2. RESISTENZE DI CALCOLO. La resistenza di calcolo fd e' definita mediante l'espressione: fy fd = ------- (gamma)m dove: fy e' il valore dello snervamento quale risultante dai prospetti 1-II e 2-II e tenendo conto dello spessore del laminato; (gamma)m e' specificato ai successivi punti 4.0.3.1. e 4.0.3.2. 4.0.3. STATI LIMITE ULTIMI. 4.0.3.1. Stato limite elastico della sezione. Si assume che gli effetti delle azioni di calcolo definite in 4.0.1., prescindendo dai fenomeni di instabilita' (ma comprese le maggiorazioni per effetti dinamici), non comportino in alcun punto di ogni sezione il superamento della deformazione unitaria corrispondente al limite elastico del materiale. Si assumera' (gamma)m = 1,0. In tal caso e' ammesso il calcolo elastico degli effetti delle azioni di calcolo. Qualora si tenga conto di effetti dovuti a stati di presollecitazione e' obbligatoria anche la verifica di cui al punto 4.0.3.2. con coefficiente (gamma)q = 0,90 per effetti favorevoli e (gamma)q = 1,2 per quelli sfavorevoli. Salvo piu' accurate valutazioni la verifica delle unioni potra' essere condotta convenzionalmente nel modo seguente: per la resistenza di calcolo delle unioni bullonate si potranno adottare i valori indicati nel prospetto 7-II; per altre unioni potranno applicarsi le formule ed i procedimenti indicati in 4.3., 4.4., 4.5., 4.6. e 4.7. Si dovra' anche verificare che siano soddisfatte le verifiche nei confronti dei fenomeni di instabilita' della struttura, degli elementi strutturali che la compongono e di parti di essi. La resistenza caratteristica di membrature soggette a fenomeni di instabilita' potra' essere determinata con i metodi indicati al punto 5. 4.0.3.2. Stato limite di collasso plastico della struttura. Si assume come stato limite ultimo il collasso per trasformazione della struttura o di una sua parte in un meccanismo ammettendo la completa plastificazione delle sezioni coinvolte nella formazione del meccanismo. Si assumera' nei calcoli (gamma)m = 1,12 e si verifichera' che in corrispondenza delle azioni di calcolo definite in 4.0.1. non si raggiunga lo stato limite in esame. Si dovra' garantire che il meccanismo risultante dai calcoli possa venir raggiunto sia verificando che nelle zone plasticizzate le giunzioni abbiano una duttilita' sufficiente, sia premunendosi contro i fenomeni di instabilita' della struttura, degli elementi strutturali che la compongono e di parti di essi. Il procedimento qui indicato non e' consentito qualora i fenomeni di fatica divengano determinanti ai fini del calcolo della struttura. 4.0.4. STATI LIMITE DI ESERCIZIO. Per gli stati limite di esercizio si prenderanno in esame le combinazioni rare, frequenti e quasi permanenti con (gamma)g = (gamma)q = 1,0, e applicando ai valori caratteristici delle azioni variabili adeguati coefficienti riduttivi (psi)0, (psi)1, (psi)2 indicati al punto 7 della Parte Generale. 4.1. Materiale base. 4.1.1. STATI MONOASSIALI. 4.1.1.1. Resistenza di calcolo fd a trazione o compressione per acciaio laminato. Per le verifiche agli stati limite ultimi di cui al punto 4.0.3. si assumono, per gli acciai aventi le caratteristiche meccaniche in- dicate al punto 2.1.1., i valori della resistenza di calcolo fd riportati nel prospetto 5-II. PROSPETTO 5-II ___________________________________________________________________ | | | | | Materiale | fd (N/mm2) | fd (N/mm2) | | | t =< 40 | t > 40 | |___________________|____________________|__________________________| | | | | | Fe 360 | 235 | 210 | | | | | | Fe 430 | 275 | 250 | | | | | | Fe 510 | 355 | 315 | |___________________|____________________|__________________________| | | | t = spessore (in mm) | |___________________________________________________________________| 4.1.1.2. Resistenza di calcolo fd a trazione e compressione per pezzi di acciaio fuso UNI 3158 (dicembre 1977). PROSPETTO 6-II ___________________________________________________________________ | | | | Materiale | fd (N/mm2) | | | t =< 40 | |________________________________|__________________________________| | | | | Fe 400 | 180 | | | | | Fe 450 | 225 | | | | | Fe 520 | 255 | |________________________________|__________________________________| | | | t = spessore (mm) | |___________________________________________________________________| 4.1.2. STATI PLURIASSIALI. Per gli stati piani, i soli per i quali si possono dare valide indicazioni, si deve verificare che risulti (sigma)id (inferiore o pari) fd essendo nel riferimento generico: VEDI FORMULA A PAG. 85 e nel riferimento principale: VEDI FORMULA A PAG. 85 in particolare per (sigma)1 = 0 (per esempio nella sollecitazione di flessione accompagnata da taglio): VEDI FORMULA A PAG. 85 e nel caso di tensione tangenziale pura: VEDI FORMULA A PAG. 85 4.1.3. COSTANTI ELASTICHE. Per tutti gli acciai considerati si assumono i seguenti valori delle costanti elastiche: - modulo di elasticita' normale E = 206000 N/mm2 - modulo di elasticita' tangenziale G = 78400 N/mm2. 4.2. Unioni con bulloni. Le resistenze di calcolo dei bulloni sono riportate nel prospetto 7-II. (sigma)b e (tau)b rappresentano i valori medi delle tensioni nella sezione. La tensione di trazione per i bulloni deve essere valutata mettendo in conto anche gli effetti leva e le eventuali flessioni parassite. Ove non si proceda alle valutazioni dell'effetto leva e di eventuali flessioni parassite, le tensioni di trazione (sigma)b devono essere incrementate del 25%. PROSPETTO 7-II ___________________________________________________________________ | | | Stato di tensione | |___________________________________________________________________| | | | | | | | | Classe | ft | fy | fk,N | fd,N | fd,V | | vite | (N/mm2) | (N/mm2) | (N/mm2) | (N/mm2) | (N/mm2) | |________|___________|___________|__________|___________|___________| | | | | | | | | 4.6 | 400 | 240 | 240 | 240 | 170 | | | | | | | | | 5.6 | 500 | 300 | 300 | 300 | 212 | | | | | | | | | 6.8 | 600 | 480 | 360 | 360 | 255 | | | | | | | | | 8.8 | 800 | 640 | 560 | 560 | 396 | | | | | | | | | 10.9 | 1000 | 900 | 700 | 700 | 495 | |________|___________|___________|__________|___________|___________| | | | fk,N = e' assunto pari al minore dei due valori fk,N=0.7 ft | | (fk,N=0.6 ft per viti di classe 6.8) fk,N=fy essendo ft ed | | fy le tensioni di rottura e di snervamento secondo UNI 3740| | | | fd,N = fk,N = resistenza di calcolo a trazione | | | | fd,V = fk,N(radice quadrata)2 = resistenza di calcolo a taglio | |___________________________________________________________________| Ai fini del calcolo della (sigma)b la sezione resistente e' quella della vite; ai fini del calcolo della (tau)b la sezione resistente e' quella della vite o quella totale del gambo a seconda che il piano di taglio interessi o non interessi la parte filettata. Nel caso di presenza contemporanea di sforzi normali e di taglio deve risultare: VEDI FORMULA A PAG. 86 La pressione sul contorno del foro (sigma)rif, alla proiezione diametrale della superficie cilindrica del chiodo e del bullone, deve risultare: (sigma)rif (inferiore o pari) (alfa)fd essendo: (alfa) = a/d e comunque da assumersi non superiore a 2,5; fd la resistenza di calcolo del materiale costituente gli elementi del giunto (vedi 4.1.1.1.); a e d definiti limitati al punto 7.2.4. I bulloni di ogni classe devono essere convenientemente serrati. 4.3. Unioni a taglio con chiodi. Per i chiodi di cui al punto 2.7., si possono assumere per le resistenze di calcolo i valori riportati nel prospetto 8-II. PROSPETTO 8-II ___________________________________________________________________ | | | | fd,V (N/mm2) | fd,N (N/mm2) | |________________________________|__________________________________| | | | | 180 | 75 | |________________________________|__________________________________| Di regola i chiodi non devono essere sollecitati a sforzi di trazione. Nel caso di combinazione di taglio e trazione, si dovra' verificare che risulti: VEDI FORMULA A PAG. 86 Per la pressione di rifollamento vale quanto indicato per i bulloni. 4.4. Unioni ad attrito con bulloni. La forza Ff trasmissibile per attrito da ciascun bullone per ogni piano di contatto tra gli elementi da collegare, e' espressa dalla relazione: 1 Ff = ------ (mi)Nb (ni)f in cui e' da porre: (ni)f coefficiente di sicurezza contro lo slittamento, da assumersi pari a: 1,25 per le verifiche in corrispondenza degli stati limite di esercizio (sempre obbligatorie): 1,00 per le verifiche in corrispondenza degli stati limite ultimi (quando questo tipo di verifica e' esplicitamente richiesto nelle prescrizioni di progetto); (mi) coefficiente di attrito da assumersi pari a: 0,45 per superfici trattate come indicato al punto 7.10.2.; 0,30 per superfici non particolarmente trattate, e comunque nelle giunzioni effettuate in opera; Nb forza di trazione nel gambo della vite. La pressione convenzionale sulle pareti dei fori non deve superare il valore di 2,5 fd. In un giunto per attrito i bulloni ad alta resistenza possono trasmettere anche una forza assiale di trazione N. In questo caso, sempreche' non concorrano flessioni parassite apprezzabili nel bullone, il valore della forza ancora trasmissibile dal bullone per attrito si riduce a: VEDI FORMULA A PAG. 87 La forza N nel bullone non puo' in nessun caso superare il valore 0,8 Nb. I bulloni di ciascuna classe debbono in ogni caso essere serrati con coppia tale da provocare una forza di trazione Nb nel gambo della vite pari a: Nb = 0,8 fy Ares essendo Ares l'area della sezione resistente della vite e fy la tensione di snervamento, su vite (prospetto 7-II), valutate secondo UNI EN 20898/1 (dicembre 1991). 4.5. Unioni saldate. 4.5.1. GIUNTI TESTA A TESTA OD A T A COMPLETA PENETRAZIONE. Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni normali all'asse della saldatura o da azioni di taglio, deve essere considerata come sezione resistente la sezione longitudinale della saldatura stessa; agli effetti del calcolo essa avra' lunghezza pari a quella intera della saldatura e larghezza pari al minore dei due spessori collegati, misurato in vicinanza della saldatura per i giunti di testa e allo spessore dell'elemento completamente penetrato nel caso di giunti a T (vedere figura 1-II). Per il calcolo delle tensioni derivanti da trazioni o compressioni parallele all'asse della saldatura, deve essere considerata come sezione resistente quella del pezzo saldato ricavata normalmente all'asse predetto (cioe' quella del materiale base piu' il materiale d'apporto). Per trazioni o compressioni normali all'asse del cordone la tensione nella saldatura non deve superare 0,85 fd per giunti testa a testa di II classe ed fd per gli altri giunti. VEDI FIGURA A PAG. 87 Per sollecitazioni composte deve risultare: VEDI FORMULA A PAG. 88 dove: (sigma) _| e' la tensione di trazione o compressione normale alla sezione longitudinale della saldatura; (sigma) || e' la tensione di trazione o compressione parallela all'asse della saldatura; (tau) e' la tensione tangenziale nella sezione longitudinale della saldatura; 4.5.2. GIUNTI A CORDONI D'ANGOLO. Si assume come sezione resistente la sezione di gola del cordone, cui si attribuisce larghezza pari all'altezza "a" del triangolo isoscele iscritto nella sezione trasversale del cordone e l'intera lunghezza "l" del cordone stesso, a meno che questo non abbia estremita' difettose (fig. 2-II). Della tensione totale agente sulla sezione di gola, ribaltata su uno dei piani d'attacco, si considerano le componenti: normale (sigma)_| (trasversale) o tangenziale (taf) || (trasversale) e (tau) || (parallela). Per la verifica, i valori assoluti delle predette componenti dovranno soddisfare le limitazioni: VEDI FORMULA A PAG. 88 VEDI FORMULA A PAG. 88 con ovvie semplificazioni quando due soltanto o una sola delle componenti siano diverse da zero. Si ritengono non influenti sul dimensionamento eventuali tensioni normali (sigma) || sulla sezione trasversale del cordone (fig. 2-II). VEDI FIGURA A PAG. 88 4.6. Unioni per contatto. E' ammesso l'impiego di unioni per contatto nel caso di membrature semplicemente compresse, purche', con adeguata lavorazione meccanica, venga assicurato il combaciamento delle superfici del giunto. La tensione di compressione deve risultare minore o uguale a fd. In corrispondenza dei giunti ai piani intermedi o delle piastre di base, le colonne degli edifici possono essere collegate per contatto. In ogni caso debbono essere sempre previsti collegamenti chiodati, bullonati o saldati in grado di assicurare una corretta posizione mutua tra le parti da collegare. Le unioni per contatto non debbono distare dagli orizzontamenti di piano piu' di 1/5 dell'interpiano. Per le altre membrature compresse, i collegamenti debbono non solo assicurare una corretta posizione delle parti da collegare, ma essere anche dimensionati in modo da poter sopportare il 50% delle azioni di calcolo. In ogni caso i collegamenti di cui sopra devono essere proporzionati in modo da sopportare ogni eventuale azione di trazione che si determini sovrapponendo agli effetti delle azioni laterali sulla struttura il 75% degli sforzi di compressione dovuti ai soli carichi permanenti. 4.7. Apparecchi di appoggio fissi o scorrevoli. Tutti gli elementi degli apparecchi di appoggio, in particolare le piastre, devono essere proporzionati per gli sforzi, normali, di flessione e taglio, cui sono sottoposti. Se l'apparecchio di appoggio deve consentire le dilatazioni termiche, nel relativo calcolo si assumera' il coefficiente di dilatazione lineare (alfa) = 12 per 10 -6 gradi centigradi -1. Le parti degli apparecchi di appoggio che trasmettono pressioni localizzate per contatto saranno eseguite con acciaio fuso tipo Fe G 520 UNI 3158 (dicembre 1977) o fucinato, oppure mediante saldatura di elementi laminati di acciaio. Le pressioni di contatto, calcolate a mezzo delle formule di Hertz, devono risultare: - per contatto lineare: (sigma)l (inferiore o pari) 4 fd - per contatto puntuale: (sigma)p (inferiore o pari) 5,5 fd Nel caso in cui la localizzazione della reazione d'appoggio venga ottenuta mediante piastre piane la pressione media di contatto superficiale deve risultare: (sigma)s (inferiore o pari) 1,35 fd 4.8. Indebolimento delle sezioni. 4.8.1. UNIONI A TAGLIO CON CHIODI O CON BULLONI. Per le verifiche di resistenza il calcolo delle tensioni di trazione si effettua con riferimento all'area netta, detratta cioe' l'area dei fori. L'area netta e' quella minima corrispondente o alla sezione retta o al profilo spezzato. La verifica a flessione delle travi sara' effettuata in generale tenendo conto del momento d'inerzia della sezione con la detrazione degli eventuali fori. Il calcolo di norma sara' eseguito deducendo dal momento d'inerzia della sezione lorda il momento d'inerzia delle aree dei fori rispetto all'asse baricentrico della stessa sezione lorda. Per le verifiche di stabilita' di cui al successivo punto 5 e per la determinazione di qualunque parametro dipendente dalla deformabilita', si devono considerare, invece, le sezioni lorde, senza alcuna detrazione dei fori per i collegamenti. 4.8.2. UNIONI AD ATTRITO. La detrazione dei fori dalla sezione deve essere effettuata solo se il giunto e' sollecitato a trazione. La verifica della sezione indebolita si effettua per un carico pari al 60% di quello trasmesso per attrito dai bulloni che hanno l'asse nella sezione stessa, oltre al carico totale trasmesso dai bulloni che precedono. 4.8.3. VERIFICA DEI PROFILATI PARTICOLARI. I profilati ad L o a T collegati su un'ala o a U collegati sull'anima, potranno essere verificati tenendo conto dell'effetto di ridistribuzione plastica delle tensioni dovute alla eventuale eccentricita' del collegamento. Cio' puo' essere fatto assumendo come sezione resistente a trazione una adeguata aliquota della sezione trasversale netta. 4.9. Norme particolari per elementi inflessi. Le frecce degli elementi delle strutture edilizie devono essere contenute quanto e' necessario perche' non derivino danni alle opere complementari in genere ed in particolare alle murature di tamponamento e ai relativi intonaci. Ai fini del calcolo si assumono le condizioni rare per gli stati limite di servizio; in tali combinazioni i valori delle azioni della neve e delle pressioni del vento possono essere ridotti al 70%. Indicativamente la freccia y, in rapporto alla luce l, deve rispettare almeno i limiti seguenti: - per le travi di solai, per il solo sovraccarico, y/l (inferiore o pari) 1/400; - per le travi caricate direttamente da muri o da pilastri o anche, in assenza di provvedimenti cautelativi particolari, da tramezzi, per il carico permanente ed il sovraccarico, y/l (inferiore o pari) 1/500; - per gli arcarecci o gli elementi inflessi dell'orditura minuta delle coperture, per il carico permanente ed il sovraccarico, y/l (inferiore o pari) 1/200. Per gli sbalzi i limiti precedenti possono essere riferiti a una lunghezza l pari a due volte la lunghezza dello sbalzo stesso. Ove l'entita' delle deformazioni lo richieda, dovranno essere previste controfrecce adeguate. Le frecce teoriche orizzontali degli edifici multipiani alti, dovute all'azione statica del vento, non devono essere maggiori di 1/500 dell'altezza totale dell'edificio. Le travi a sostegno di murature di tamponamento in strutture intelaiate possono calcolarsi ammettendo che il muro, comportandosi ad arco, si scarichi in parte direttamente sugli appoggi. Le travi suddette sono cosi' soggette a flessione, per effetto del carico della parte di muro sottostante all'intradosso dell'arco, ed a trazione, per effetto della spinta dell'arco stesso. In via di approssimazione si puo' ritenere che l'arco abbia freccia pari a 1/2 della luce. 4.10. Fenomeni di fatica. Si deve tener conto dei fenomeni di fatica per le strutture o gli elementi che si prevedono soggetti nel corso della loro vita ad un numero di cicli di sollecitazione maggiore di 10 4. In tale caso la verifica di resistenza deve essere effettuata negli stati limite di esercizio, adottando (delta maiuscolo)(sigma) ammissibile adeguato; a tale riguardo si possono adottare le prescrizioni indicate dalle CNR 10011/86 "Costruzioni di acciaio. Istruzioni per il calcolo, l'esecuzione, il collaudo e la manutenzione", oppure altri criteri fondati su risultati sperimentali di sicura validita'. 5. NORME DI CALCOLO: VERIFICA DI STABILITA'. 5.0. Generalita'. Oltre alle verifiche di resistenza previste dal precedente punto 4, che in nessun caso potranno essere omesse, devono essere eseguite le verifiche necessarie ad accertare la sicurezza della costruzione, o delle singole membrature, nei confronti di possibili fenomeni di instabilita'. Le verifiche verranno condotte tenendo conto degli eventuali effetti dinamici, ma senza considerare le riduzioni delle tensioni ammissibili ai fenomeni di fatica. La determinazione delle tensioni in corrispondenza delle quali possono insorgere eventuali fenomeni di instabilita', sara' condotta o adottando i metodi di calcolo indicati dalle norme CNR 10011/86, oppure altri metodi fondati su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati. 5.1. Aste compresse. Si definisce lunghezza d'inflessione la lunghezza l0 = (beta)l da sostituire nel calcolo alla lunghezza l dell'asta quale risulta nello schema strutturale. Il coefficiente (beta) deve essere valutato tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dell'asta nel pi- ano di flessione considerato. 5.1.1. COEFFICIENTE DI VINCOLO. Nelle condizioni di vincolo elementari, per la flessione nel piano considerato, si assumono i valori seguenti: (beta) = 1,0 se i vincoli dell'asta possono assimilarsi a cerniere; (beta) = 0,7 se i vincoli possono assimilarsi ad incastri; (beta) = 0,8 se un vincolo e' assimilabile all'incastro ed uno alla cerniera; (beta) = 2,0 se l'asta e' vincolata ad un solo estremo con incastro perfetto; in tal caso l e' la distanza tra la sezione incastrata e quella di applicazione del carico. 5.1.2. ASTE DI STRUTTURE RETICOLARI. Per le aste facenti parti di strutture reticolari si adottano i seguenti criteri: - aste di corrente di travi reticolari piane. Per valutare la lunghezza d'inflessione nel piano della travatura si pone (beta)=1, per la lunghezza d'inflessione nel piano normale a quello della travatura, si assume ancora (beta)=1 se esistono alle estremita' del- l'asta ritegni trasversali adeguatamente rigidi; per ritegni elasticamente cedevoli, si dovra' effettuare una verifica apposita; - aste di parete. Per la lunghezza d'inflessione nel piano della parete, si assumera': lred (beta) = ------- l comunque non minore di 0,8, essendo lred la distanza tra i baricentri delle bullonature, delle chiodature o delle saldature di attacco alle estremita'. Se, all'incrocio tra un'asta compressa e una tesa, l'attacco tra le due aste ha una resistenza non minore di 1/5 di quella dell'attacco di estremita' dell'asta compressa, il punto di incrocio potra' considerarsi impedito di spostarsi nel piano della parete; in ogni caso pero' la lunghezza da considerare non dovra' essere minore di l0 = 0,5 l. Per l'inflessione nel piano normale a quello della parere i coefficienti (beta) vanno determinati mediante metodi di calcolo che tengono conto delle azioni presenti nella coppia di aste. In favore di sicurezza si possono assumere quelli indicati al punto 5.1.1. 5.1.3. COLONNE. Per le colonne dei fabbricati, provviste di ritegni trasversali rigidi in corrispondenza dei piani, tali cioe' da impedire gli spostamenti orizzontali dei nodi, si assume (beta) = 1. Per il tronco piu' basso la lunghezza l deve essere valutata a partire dalla piastra di appoggio. L'eventuale presenza di pannelli a tutt'altezza sufficientemente rigidi e robusti potra' essere considerata nella determinazione della lunghezza d'inflessione delle colonne di fabbricati civili ed industriali, qualora si provveda a rendere solidali tra loro i pannelli e le colonne. 5.1.4. SNELLEZZA. Si definisce snellezza di un'asta prismatica in un suo piano principale di inerzia, il rapporto (lamda) = l0/i dove: lo e' la lunghezza di inflessione nel piano principale considerato, dipendente, come specificato nel punto 5.1., dalle modalita' di vincolo alle estremita' dell'asta; i e' il raggio d'inerzia della sezione trasversale, giacente nello stesso piano principale in cui si valuta l0. La snellezza non deve superare il valore 200 per le membrature principali e 250 per quelle secondarie; in presenza di azioni dinamiche rilevanti i suddetti valori vengono limitati rispettivamente a 150 e a 200. 5.1.5. VERIFICA. La verifica di sicurezza di un'asta si effettuera' nell'ipotesi che la sezione trasversale sia uniformemente compressa. Dovra' essere: (sigma) (inferiore o pari) (sigma)c dove: Nc (sigma)c = ---- e' la tensione critica corrispondente alla forza Nc, A che provoca il collasso elastoplastico per inflessione dell'asta nel piano che si considera; N (sigma) = ---- e' la tensione assiale di compressione media nella A sezione della membratura corrispondente al carico assiale N di calcolo. 5.1.6. COEFFICIENTE DI MAGGIORAZIONE DELLA FORZA ASSIALE. In conformita' a quanto disposto al punto 5.1.5., la verifica di sicurezza di un'asta compressa potra' effettuarsi nella ipotesi che la sezione trasversale sia compressa da una forza N maggiorata del coefficiente (omega) = fy/(sigma)c. Dovra' cioe' essere: (omega)N --------- (inferiore o pari) fd A I coefficienti (omega), dipendenti dal tipo di sezione oltreche' dal tipo di acciaio dell'asta, si desumono da appositi diagrammi o- tabellazioni; si possono adottare a tale riguardo le indicazioni della norma CNR 10011/86, oppure altre prescrizioni, fondate su ipotesi teoriche e risultati sperimentali chiaramente comprovati.