(all. 1 - art. 1) (parte 3)
5.1.7.    RAPPORTI DI LARGHEZZA-SPESSORE  DEGLI  ELEMENTI  IN  PARETE
SOTTILE DELLE ASTE COMPRESSE.
   Per   evitare  fenomeni  locali  d'imbozzamento,  dovranno  essere
opportunamente limitati i rapporti larghezza-spessore degli  elementi
in parete sottile di aste compresse, in funzione della forma chiusa o
aperta   della   sezione   trasversale,  della  presenza  o  meno  di
irrigidimenti lungo i bordi  delle  pareti  e  del  tipo  di  acciaio
impiegato.
   Per   le  sezioni  aperte  dotate  di  pareti  sottili  con  bordi
egualmente  o  diversamente   irrigiditi,   dovra'   essere   inoltre
controllata  l'efficacia degli irrigidimenti in relazione ai rapporti
larghezza-spessore adottati.
5.2.     Travi inflesse a parete piena.
5.2.1.     STABILITA' ALL'IMBOZZAMENTO DELLE PARTI COMPRESSE DI TRAVI
INFLESSE.
   Quando  non  si  proceda  ad  un  preciso  calcolo  specifico,  le
dimensioni  delle  parti  sottili  uniformemente  compresse    devono
soddisfare  le  limitazioni  valide  per  analoghe  parti   di   aste
compresse, come indicato al punto 5.1.7.
5.2.2.      STABILITA'  LATERALE DELLE TRAVI INFLESSE (SICUREZZA ALLO
SVERGOLAMENTO).
   Per la verifica di una trave inflessa deve risultare:
                 (sigma) (inferiore o pari) (sigma)c
essendo:
(sigma) la massima tensione al lembo compresso,
                                  Mc
                      (sigma)c = ----  ,
                                  W
con Mc momento massimo calcolato per la condizione critica di carico,
tenuto conto del  comportamento  elastoplastico  della  sezione  e  W
modulo di resistenza relativo al lembo compresso.
5.3.     Aste pressoinflesse.
   Nel  caso di aste soggette ad azioni assiali di compressione N e a
momento flettente M, bisognera' tener  conto  della  riduzione  della
capacita'  portante  dell'asta  a  compressione a causa degli effetti
flettenti.  Tale  valutazione  sara'  fatta   mediante   formula   di
interazione basate su metodi di calcolo o sperimentali comprovati.
   Se  il  momento  flettente  varia lungo l'asta, la verifica potra'
effettuarsi introducendo nella formula il momento flettente, costante
lungo l'asta, equivalente ai fini della verifica di stabilita'.
5.4.     Archi.
   Le strutture ad arco  devono  essere  progettate  con  appropriati
metodi  analitici; la stabilita' globale deve essere garantita con un
rapporto tra i carichi corrispondenti alle predette instabilita' ed i
carichi corrispondenti alla condizione di calcolo  per  le  verifiche
agli stati limite ultimi non minore di 1,6.
5.5.     Telai.
   Nelle  strutture intelaiate la stabilita' delle singole membrature
deve essere verificata in conformita' a  quanto  indicato  nei  punti
5.1., 5.2. e 5.3., tenendo ben presenti le condizioni di vincolo e di
sollecitazione.
5.5.1.   TELAI A NODI FISSI.
   Nei  telai  in  cui  la  stabilita'  laterale  e'  assicurata  dal
contrasto di controventamenti adeguati, la lunghezza  di  inflessione
dei piedritti, in mancanza di un'analisi rigorosa, sara' assunta pari
alla loro altezza.
5.5.2.   TELAI A NODI SPOSTABILI.
a) Telai monopiano.
   Se  la  stabilita'  laterale e' affidata unicamente alla rigidezza
flessionale dei piedritti e dei traversi,  rigidamente  connessi  fra
loro,  la  lunghezza  di  inflessione delle membrature va determinata
mediante apposito esame. La lunghezza di inflessione dei ritti  sara'
assunta   comunque  non  minore  della  loro  altezza  qualora  siano
incastrati al piede, e al doppio della loro altezza  se  incernierati
alla base.
b) Telai multipiano.
   La  stabilita' globale deve essere garantita con un rapporto tra i
carichi  corrispondenti  alla  predetta  instabilita'  ed  i  carichi
corrispondenti alla condizione di calcolo per le verifiche agli stati
limite ultimi non minore di 1,6.
   La   stabilita'   globale   puo'  essere  saggiata  indirettamente
controllando che la struttura sia capace di sopportare l'azione delle
forze orizzontali pari a 1/80 dei carichi permanenti e  sovraccarichi
supposte  agenti  contemporaneamente  ai massimi carichi di progetto,
per le verifiche agli stati limite ultimi, vento escluso.
   La freccia orizzontale corrispondente deve essere minore di  1/330
della altezza totale del telaio.
5.6.    Stabilita' dell'anima di elementi strutturali a parete piena.
5.6.1.   VERIFICA ALL'IMBOZZAMENTO.
   I  pannelli  d'anima di elementi strutturali a parete piena devono
essere verificati all'imbozzamento e, localmente,  in  corrispondenza
di eventuali carichi concentrati applicati fra gli irrigidimenti.
   In particolare, nelle verifiche all'imbozzamento, dovra' essere:
                (sigma)id (inferiore o pari) (sigma)c
dove:
(sigma)c   e' la tensione normale critica di confronto corrispondente
          alla condizione di carico assegnata;
(sigma)id e' la tensione  normale  ideale  equivalente  valutata  con
          riferimento alla massima tensione normale di compressione e
          ad una tensione tangenziale media.
   Laddove  esistano  adeguate  riserve  di  resistenza in fase post-
critica, si potra'  tenerne  conto  aumentando  giustificatamente  il
valore della tensione normale di confronto (sigma)c.
5.6.2.   CONTROLLO DEGLI IRRIGIDIMENTI.
   La  verifica  di  cui  al punto 5.6.1. deve essere integrata da un
controllo degli irrigidimenti trasversali e longitudinali  dell'anima
al fine di garantire l'efficienza statica dell'insieme.
   Gli  irrigidimenti verticali in corrispondenza degli appoggi e dei
carichi concentrati in genere devono essere verificati al  carico  di
punta per l'intera azione localizzata.
6.       VERIFICHE MEDIANTE PROVE SU STRUTTURE CAMPIONE E SU MODELLI.
6.1.     Prove su strutture o elementi campione.
   Nel  caso  che  la  verifica sia riferita ad esperienze dirette su
struttura campione da effettuare sotto il controllo di un Laboratorio
Ufficiale, su un adeguato numero di elementi, tale da consentire  una
convincente  elaborazione statistica dei risultati, e nei quali siano
fedelmente riprodotte le condizioni di carico e di vincolo, il minimo
valore del coefficiente di sicurezza delle azioni  di  progetto  agli
stati  limite  ultimi rispetto alla resistenza sperimentale a rottura
non deve  essere  inferiore  a  1,33,  mentre  il  valore  medio  del
coefficiente  di  sicurezza  non  deve essere inferiore a 1,53. Detti
coefficienti devono essere opportunamente incrementati  nel  caso  di
azioni  ripetute,  a  meno che l'effettiva storia di carico non venga
riprodotta nelle prove. Ove siano da temere fenomeni di  instabilita'
globale  e  locale, ovvero rotture senza preavviso, i coefficienti di
sicurezza devono essere opportunamente maggiorati.
6.2.     Prove su modelli.
   Per  strutture  di particolare complessita', le ipotesi a base del
calcolo potranno essere guidate dai risultati di prove su modelli.
7.       REGOLE PRATICHE DI PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE.
7.1.     Composizione degli elementi strutturali.
7.1.1.   SPESSORI LIMITE.
   E' vietato l'uso di profilati con spessore t < 4 mm. Una deroga  a
tale  norma,  fino  ad uno spessore t = 3 mm, e' consentita per opere
sicuramente protette contro la corrosione,  quali  per  esempio  tubi
chiusi alle estremita' e profilati zincati, ad opere non esposte agli
agenti atmosferici.
   Le  limitazioni di cui sopra non riguardano ovviamente elementi di
lamiera grecata e profili sagomati a freddo in  genere  per  i  quali
occorre  fare  riferimento  ad  altre  prescrizioni  costruttive e di
calcolo.
7.1.2.   IMPIEGO DEI FERRI PIATTI.
   L'impiego di piatti o larghi piatti,  in  luogo  di  lamiere,  per
anime  e relativi coprigiunti delle travi a parete piena, e in genere
per gli elementi in lastra soggetti a  stati  di  tensione  biassiali
appartenenti  a membrature aventi funzione statica non secondaria, e'
ammesso solo  se  i  requisiti  di  accettazione  prescritti  per  il
materiale  (in particolare quelli relativi alle prove di piegamento a
freddo e resilienza) siano verificati anche nella direzione normale a
quella di laminazione.
7.1.3.   VARIAZIONI DI SEZIONE.
   Le eventuali variazioni di sezione di una stessa membratura devono
essere  il  piu'  possibile  graduali,  soprattutto  in  presenza  di
fenomeni  di fatica. Di regola sono da evitarsi le pieghe brusche. In
ogni caso si dovra' tener conto degli effetti dell'eccentricita'.
   Nelle lamiere o piatti  appartenenti  a  membrature  principali  e
nelle   piastre   di   attacco   le   concentrazioni   di  sforzo  in
corrispondenza di  angoli  vivi  rientranti  debbono  essere  evitate
mediante  raccordi  i  cui  raggi  saranno  indicati  nei  disegni di
progetto.
7.1.4.   GIUNTI DI TIPO MISTO.
   In uno stesso giunto e' vietato l'impiego di differenti metodi  di
collegamento   di   forza  (ad  esempio  saldatura  e  bullonatura  o
chiodatura), a meno che uno solo di essi sia in grado  di  sopportare
l'intero sforzo.
7.2.     Unioni chiodate.
7.2.1.   CHIODI E FORI NORMALI.
   I  chiodi  da  impiegarsi  si suddividono nelle categorie appresso
elencate,  ciascuna  con   l'indicazione   della   UNI   cui   devono
corrispondere:
   - chiodi a testa tonda stretta, secondo UNI 136 (marzo 1931);
   - chiodi a testa svasata piana, secondo UNI 139 (marzo 1931);
   -  chiodi  a  testa  svasata  con  calotta, secondo UNI 140 (marzo
     1931).
   I fori devono corrispondere alla UNI 141 (marzo 1931).
7.2.2.   DIAMETRI NORMALI.
   Di  regola  si  devono  impiegare  chiodi  dei  seguenti  diametri
nominali:
   d = 10, 13, 16, 19, 22, 25 mm;
e, ordinatamente, fori dei diametri:
   d1 = 10,5, 14, 17, 20, 23, 26 mm.
   Nei disegni si devono contraddistinguere con opportune convenzioni
i  chiodi  dei  vari  diametri. Nei calcoli si assume il diametro d1,
tanto  per  verifica  di  resistenza  della  chiodatura,  quanto  per
valutare l'indebolimento degli elementi chiodati.
7.2.3.   SCELTA DEI CHIODI IN RELAZIONE AGLI SPESSORI DA UNIRE.
   In relazione allo spessore complessivo t da chiodare si impiegano:
   - chiodi a testa tonda ed a testa svasata piana, per
          t/d (inferiore o pari) 4,5;
   - chiodi a testa svasata con calotta, per
          4,5 (inferiore) t/d (inferiore o pari) 6,5.
7.2.4.   INTERASSE DEI CHIODI E DISTANZA DAI MARGINI.
   Il  rapporto  al  diametro d dei chiodi, ovvero al piu' piccolo t1
tra gli spessori collegati dai chiodi, devono essere  soddisfatte  le
limitazioni seguenti:
   - per le file prossime ai bordi:
            10 (maggiore o pari)  p/d (maggiore o pari) 3
            3 (maggiore o pari) a/d (maggiore o pari) 1,5
           3 (maggiore o pari) a1/d (maggiore o pari) 1,5
                               15 per gli elementi compressi
      p/t1 (inferiore o pari)
                               25 per gli elementi tesi
      a/t1
             (inferiore o pari) 6 ((inferiore o pari) 9
                                    se il margine e' irrigidito)
      a1/t1
dove:
p  e' la distanza tra centro e centro di chiodi contigui;
a    e' la distanza dal centro di un chiodo al margine degli elementi
   da collegare ad esso piu' vicino nella direzione dello sforzo;
a1 e' la distanza come la precedente a, ma ortogonale alla  direzione
   dello sforzo;
t1 e' il minore degli spessori degli elementi collegati.
   Quando  si  tratti di opere non esposte alle intemperie, le ultime
due limitazioni possono essere sostituite dalle seguenti:
                     a/t1
                            (inferiore o pari) 12
                     a1/t1
   Deroghe eventuali alle  prescrizioni  di  cui  al  presente  punto
7.2.4. debbono essere comprovate da adeguate giustificazioni teoriche
e sperimentali.
7.3.     Unioni con bulloni normali.
7.3.1.   BULLONI.
   La  lunghezza  del tratto non filettato del gambo del bullone deve
essere in generale maggiore di quella della parti  da  serrare  e  si
deve sempre far uso di rosette. E' tollerato tuttavia che non piu' di
mezza  spira  del  filetto  rimanga  compresa nel foro. Qualora resti
compreso nel foro un tratto filettato se ne  dovra'  tenere  adeguato
conto nelle verifiche di resistenza.
   In  presenza  di  vibrazioni  o  inversioni  di  sforzo, si devono
impiegare controdadi  oppure  rosette  elastiche,  tali  da  impedire
l'allentamento  del  dado.  Per  bulloni  con  viti  8.8  e  10.9  e'
sufficiente l'adeguato serraggio.
7.3.2.   DIAMETRI NORMALI.
   Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d=12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
   I   fori  devono  avere  diametro  uguale  a  quello  del  bullone
maggiorato di 1 mm fino al diametro 20  mm  e  di  1,5  mm  oltre  il
diametro  20  mm,  quando e' ammissibile un assestamento sotto carico
del giunto.
   Quando tale assestamento non e' ammesso, il giuoco complessivo tra
diametro del bullone e diametro del foro non dovra' superare 0,3  mm,
ivi comprese le tolleranze.
   Nei disegni si devono contraddistinguere con opportune convenzioni
i bulloni dei vari diametri e devono essere precisati i giuochi foro-
bullone.
7.3.3.   INTERASSE DEI BULLONI E DISTANZA DAI MARGINI.
   Vale quanto specificato al punto 7.2.4.
7.4.     Unioni ad attrito.
7.4.1.   BULLONI.
   Nelle unioni ad attrito si impiegano bulloni ad alta resistenza di
cui  al  punto  2.6.  Il  gambo  puo'  essere  filettato per tutta la
lunghezza.
   Le rosette, disposte una sotto il  dado  e  una  sotto  la  testa,
devono  avere  uno  smusso  a 45 gradi in un orlo interno ed identico
smusso sul corrispondente orlo esterno. Nel montaggio lo smusso  deve
essere  rivolto verso la testa della vite o verso il dado. I bulloni,
i dadi e le rosette devono portare, in rilievo impresso,  il  marchio
di fabbrica e la classificazione secondo la citata UNI 3740.
7.4.2.   DIAMETRI NORMALI.
   Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d=12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
e  fori  di  diametro  pari a quello del bullone maggiorato di 1,5 mm
fino al diametro 24 mm e di 2 mm per il diametro 27 mm.  Nei  disegni
devono  essere  distinti con opportune convenzioni i bulloni dei vari
diametri.
7.4.3.   INTERASSE DEI BULLONI E DISTANZA DAI MARGINI.
   Vale quanto specificato al punto 7.2.4.
7.5.     Unioni saldate.
   A tutti gli elementi strutturali saldati devono  essere  applicate
le prescrizioni di cui al punto 7.1.3.
   Per  gli  attacchi  d'estremita'  di  aste  sollecitate  da  forza
normale, realizzati soltanto con cordoni d'angolo paralleli  all'asse
di sollecitazione, la lunghezza minima dei cordoni stessi deve essere
pari a 15 volte lo spessore.
   L'impiego   di   saldature   entro  fori  o  intagli  deve  essere
considerato eccezionale: qualora detti fori o intagli debbano  essere
usati,  il  loro  contorno  non dovra' presentare punti angolosi, ne'
raggi  di  curvatura  minori  di  meta'   della   dimensione   minima
dell'intaglio.
   I  giunti  testa  a  testa  di  maggior  importanza appartenenti a
membrature tese esposte a temperature minori di  0  gradi  centigradi
devono essere previsti con saldatura di I classe (punto 2.4.3.).
   La saldatura a tratti non e' ammessa che per cordoni d'angolo.
   Nei  giunti  a  croce  o a T a completa penetrazione dovra' essere
previsto un graduale  allargamento  della  saldatura  (vedere  figura
3-II),  la  cui  larghezza  dovra'  essere almeno pari a 1,3 volte lo
spessore t in corrispondenza della lamiera su cui viene a intestarsi.
VEDI FIGURA A PAG. 98
7.6.     Travi a parete piena e reticolari.
7.6.1.   TRAVI CHIODATE.
   Nel proporzionamento delle chiodature  che  uniscono  all'anima  i
cantonali  del  corrente caricato, si deve tener conto del contributo
di sollecitazione di  eventuali  carichi  direttamente  applicati  al
corrente  stesso.  Se tali carichi sono concentrati ed il corrente e'
sprovvisto di piattabande, si provvedera' a diffonderli  con  piastra
di ripartizione.
   Le  interruzioni degli elementi costituenti le travi devono essere
convenientemente   distanziate   e   singolarmente    provviste    di
coprigiunto.  La  coincidenza trasversale di piu' interruzioni non e'
ammessa neanche per coprigiunto  adeguato  alla  sezione  interrotta,
eccettuato  il caso di giunti di montaggio. I coprigiunti destinati a
ricostituire l'intera sezione dell'anima devono estendersi all'intera
altezza di essa.
   Nelle travi  con  pacchetti  di  piattabande  distribuite  con  il
criterio  di  ottenere  l'uniforme  resistenza  a flessione, ciascuna
piattabanda deve essere attaccata al pacchetto esternamente alla zona
dove ne  e'  necessario  il  contributo;  il  prolungamento  di  ogni
piattabanda  oltre  la  sezione  in  cui il momento flettente massimo
eguaglia quello resistente, deve essere sufficiente per consentire la
disposizione di almeno due file di chiodi, la prima delle quali  puo'
essere disposta in corrispondenza della sezione suddetta.
7.6.2.   TRAVI SALDATE.
   Quando  le  piattabande  sono  piu' di una per ciascun corrente si
potranno unire tra loro con cordoni d'angolo laterali lungo i  bordi,
purche' abbiano larghezza non maggiore di 30 volte lo spessore.
   L'interruzione  di ciascuna piattabanda deve avvenire esternamente
alla zona dove ne e' necessario il contributo, prolungandosi  per  un
tratto   pari   almeno   alla   meta'  della  propria  larghezza.  In
corrispondenza della sezione terminale  di  ogni  singolo  tronco  di
piattabanda  si  deve  eseguire  un  cordone d'angolo di chiusura che
abbia altezza di gola pari almeno alla  meta'  dello  spessore  della
piattabanda  stessa e sezione dissimmetrica col lato piu' lungo nella
direzione della piattabanda. Inoltre,  in  presenza  di  fenomeni  di
fatica,   la  piattabanda  deve  essere  raccordata  al  cordone  con
opportuna rastremazione.
7.6.3.   NERVATURE DELL'ANIMA.
   Le nervature di irrigidimento dell'anima in  corrispondenza  degli
appoggi  della  trave  o  delle sezioni in cui sono applicati carichi
concentrati  devono  essere,  di  regola,  disposte   simmetricamente
rispetto all'anima e verificate a carico di punta per l'intera azione
localizzata.
   Potra'    a    tali    effetti   considerarsi   collaborante   con
l'irrigidimento una porzione d'anima di larghezza non superiore a  12
volte  lo  spessore  dell'anima,  da entrambe le parti adiacenti alle
nervature stesse.
   Per   la   lunghezza  d'inflessione  dovra'  assumersi  un  valore
commisurato alle effettive condizioni di  vincolo  dell'irrigidimento
ed in ogni caso non inferiore ai 3/4 dell'altezza dell'anima.
   I  rapporti  larghezza-spessore  delle  nervature di irrigidimento
dell'anima devono soddisfare le limitazioni previste al punto 5.1.7.
   Le nervature di irrigidimento di  travi  composte  saldate  devono
essere  collegate  all'anima mediante cordoni di saldatura sottili e,
di regola, continui.
   Nel caso si adottino cordoni discontinui, la lunghezza dei  tratti
non   saldati   dovra'  essere  inferiore  a  12  volte  lo  spessore
dell'anima, e, in ogni caso, a 25 cm; inoltre nelle travi soggette  a
fatica  si  verifichera' che la tensione longitudinale nell'anima non
superi   quella   ammissibile   a   fatica   per   le    disposizioni
corrispondenti.
7.6.4.   TRAVI RETICOLARI.
   Gli  assi  baricentrici delle aste devono di regola coincidere con
gli assi dello schema reticolare; tale avvertenza e'  particolarmente
importante  per  le  strutture  sollecitate  a fatica. La coincidenza
predetta per le aste di strutture chiodate o bullonate costituite  da
cantonali  puo'  essere  osservata  per  gli  assi  di  chiodatura  e
bullonatura anziche' per gli assi baricentrici.
   Il baricentro della sezione resistente del  collegamento  ai  nodi
deve  cadere,  di  regola,  sull'asse  geometrico dell'asta. Ove tale
condizione non  sia  conseguibile,  dovra'  essere  considerato,  nel
calcolo  del  collegamento,  il  momento dovuto all'eccentricita' tra
baricentro del collegamento e asse baricentrico dell'asta.
   Nei correnti a sezione variabile gli  elementi,  che  via  via  si
richiedono   in   aumento  della  sezione  resistente,  devono  avere
lunghezza  tale  da  essere  pienamente  efficienti  la'  ove  ne  e'
necessario il contributo.
7.7.     Piastre od apparecchi di appoggio.
7.7.1.   BASI DI COLONNE.
   Le  piastre di appoggio e le relative eventuali costolature devono
essere  proporzionate  in  modo  da   assicurare   una   ripartizione
approssimativamente    lineare   della   pressione   sul   cuscinetto
sottostante.
   I bulloni di ancoraggio  devono  essere  collocati  a  conveniente
distanza  dalle superfici che limitano lateralmente la fondazione. La
lunghezza degli ancoraggi e' quella prescritta al punto 5.3.3.  della
Parte  1a,  quando  non  si  faccia ricorso a traverse d'ancoraggio o
dispositivi analoghi.
7.2.2.   APPOGGI METALLICI (FISSI E SCORREVOLI).
   Di regola, per gli appoggi scorrevoli, non sono da impiegare  piu'
di  due  rulli  o  segmenti  di rullo; se i rulli sono due occorrera'
sovrapporre ad essi un bilanciere che assicuri  l'equipartizione  del
carico.  Il movimento di traslazione dei rulli deve essere guidato in
modo opportuno, dispositivi di arresto devono essere previsti dove il
caso lo richieda. Le parti degli apparecchi che trasmettono pressioni
per contatto possono essere di  acciaio  fuso,  oppure  ottenute  per
saldatura  di  laminati  di  acciaio. Le superfici di contatto devono
essere lavorate con macchina utensile.
7.7.3.   APPOGGI DI GOMMA.
   Per questo tipo di appoggi valgono le istruzioni di cui alla norma
CNR 10018/87 (Bollettino Ufficiale C.N.R. - XXVI - n. 161 - 1992).
7.8.     Marchiatura dei materiali.
   I   materiali  debbono  essere  identificabili  mediante  apposito
contrassegno o marchiatura, specie per quanto  riguarda  il  tipo  di
acciaio impiegato.
7.9.     Lavorazioni.
   Nelle  lavorazioni  debbono essere osservate tutte le prescrizioni
indicate nel progetto.
7.10.    Modalita' esecutive per le unioni.
7.10.1.  UNIONI CHIODATE.
   Le teste ottenute con la ribaditura devono risultare ben  centrate
sul  fusto,  ben  nutrite  alle loro basi, prive di scepolature e ben
combacianti con la superficie dei pezzi. Dovranno poi essere liberate
dalle bavature mediante scalpello  curvo,  senza  intaccare  i  ferri
chiodati.
   Le  teste  di  materiale diverso dall'acciaio Fe 360 ed Fe 430 UNI
7356 (dicembre 1974) porteranno in rilievo  in  sommita',  sopra  una
zona piana, un marchio caratterizzante la qualita' del materiale.
   Il  controstampo  dovra'  essere  piazzato  in  modo  da  lasciare
sussistere detto marchio dopo la ribaditura.
7.10.2.  UNIONI AD ATTRITO.
   Le superfici di contatto al montaggio si devono presentare pulite,
prive cioe' di olio, vernice,  scaglie  di  laminazione,  macchie  di
grasso.
   La  pulitura  deve,  di  norma,  essere eseguita con sabbiatura al
metallo bianco;  e'  ammessa  la  semplice  pulizia  meccanica  delle
superfici  a contatto per giunzioni montate in opera, purche' vengano
completamente eliminati tutti i prodotti della corrosione e tutte  le
impurita' della superficie metallica. Le giunzioni calcolate con (mi)
= 0,45 debbono comunque essere sabbiate al metallo bianco.
   I  bulloni,  i  dadi  e le rosette dovranno corrispondere a quanto
prescritto al punto 7.4.1.
   Nei giunti flangiati dovranno  essere  particolarmente  curati  la
planarita' ed il parallelismo delle superfici di contatto.
   Per il serraggio dei bulloni si devono usare chiavi dinamometriche
a  mano,  con o senza meccanismo limitatore della coppia applicata, o
chiavi pneumatiche  con  limitatore  della  coppia  applicata;  tutte
peraltro  devono essere   tali da garantire una precisione non minore
di (piu' o meno) 5%.
   Il valore della coppia di serraggio, da applicare sul dado o sulle
testa del bullone deve essere quella indicata nel punto 4.4.
   Per verificare l'efficienza dei giunti serrati, il controllo della
coppia torcente applicata puo' essere effettuato in uno dei  seguenti
modi:
   a)  si misura con chiave dinamometrica la coppia richiesta per far
ruotare ulteriormente di 10 gradi il dado;
   b) dopo aver marcato dado  e  bullone  per  identificare  la  loro
posizione  relativa,  il  dado  deve  essere  prima allentato con una
rotazione almeno pari a 60 gradi e  poi  riserrato,  controllando  se
l'applicazione   della   coppia  prescritta  riporta  il  dado  nella
posizione originale.
   Se   in  un  giunto  anche  un  solo  bullone  non  risponde  alle
prescrizioni circa il serraggio, tutti i bulloni  del  giunto  devono
essere controllati.
7.10.3.  UNIONI SALDATE.
   Sia  in  officina  sia in cantiere, le saldature da effettuare con
elettrodi rivestiti devono essere eseguite da saldatori  che  abbiano
superato,  per  la  relativa  qualifica, le prove richieste dalla UNI
4634 (dicembre 1960).
   Per le costruzioni tubolari si fara'  riferimento  alla  UNI  4633
(dicembre 1960) per i giunti di testa.
   Le  saldature  da  effettuare con altri procedimenti devono essere
eseguite  da  operai  sufficientemente   addestrati   all'uso   delle
apparecchiature  relative  ed  al rispetto delle condizioni operative
stabilite in sede di qualifica del procedimento.
   I lembi, al momento della saldatura, devono essere regolari, lisci
ed  esenti  da  incrostazioni,  ruggine,  scaglie,  grassi,  vernici,
irregolarita' locali ed umidita'.
   Il disallineamento dei lembi deve essere non maggiore di 1/8 dello
spessore  con  un  massimo  di  1,5 mm; nel caso di saldatura manuale
ripresa al vertice, si potra' tollerare un disallineamento di entita'
doppia.
   Nei giunti di testa ed in  quelli  a  T  a  completa  penetrazione
effettuati  con  saldatura  manuale,  il vertice della saldatura deve
essere sempre asportato, per la profondita' richiesta per raggiungere
il  metallo   perfettamente   sano,   a   mezzo   di   scalpellatura,
smerigliatura,  od  altro  adeguato  sistema,  prima di effettuare la
seconda saldatura (nel caso di saldature effettuate dai due  lati)  o
la ripresa.
   Qualora cio' non sia assolutamente possibile, si deve fare ricorso
alla  preparazione  a  V  con  piatto  di  sostegno che e', peraltro,
sconsigliata nel caso di  strutture  sollecitate  a  fatica  od  alla
saldatura effettuata da saldatori speciali secondo la citata UNI 4634
o, nel caso di strutture tubolari, di classe TT secondo la citata UNI
4633.
7.10.4.  UNIONI PER CONTATTO.
   Le  superfici  di contatto devono essere convenientemente piane ed
ortogonali all'asse delle membrature collegate.
   Le membrature senza flange di estremita' devono avere le superfici
di contatto segate o, se occorre, lavorate  con  la  piallatrice,  la
fresatrice o la molatrice.
   Per  le  membrature  munite  di  flange  di estremita' si dovranno
distinguere i seguenti casi:
   a)  per  flange  di  spessore  inferiore  o  uguale  a  50  mm  e'
sufficiente la spianatura alla pressa o con sistema equivalente;
   b)  per  flange  di spessore compreso tra i 50 ed i 100 mm, quando
non sia possibile una accurata spianatura alla pressa, e'  necessario
procedere  alla  piallatura  o  alla  fresatura  delle  superfici  di
appoggio;
   c) per flange di spessore maggiore  di  100  mm  le  superfici  di
contatto devono sempre essere lavorate alla pialla o alla fresa.
   Nel  caso  particolare  delle  piastre  di  base  delle colonne si
distingueranno i due casi seguenti:
   a) per basi senza livellamento  con  malta  occorre,  sia  per  la
piastra   della   colonna   che   per  l'eventuale  contropiastra  di
fondazione, un accurato spianamento alla pressa e preferibilmente  la
piallatura o la fresatura.
   b)   per   basi   livellate  con  malta  non  occorre  lavorazione
particolare delle piastre di base.
7.10.5.  PRESCRIZIONI PARTICOLARI.
   Quando le superfici comprendenti lo spessore da bullonare per  una
giunzione  di  forza  non  abbiano giacitura ortogonale agli assi dei
fori,  i  bulloni  devono  essere  piazzati  con  interposte  rosette
cuneiformi,  tali  da garantire un assetto corretto della testa e del
dado e da consentire un serraggio normale.
7.11.    Verniciatura e zincatura.
   Gli elementi delle strutture in  acciaio,  a  meno  che  siano  di
comprovata  resistenza  alla  corrosione, dovranno essere idoneamente
protetti tenendo conto del tipo di acciaio, della sua posizione nella
struttura e dell'ambiente nel quale e' collocato.
   Devono essere particolarmente protetti gli elementi dei giunti  ad
attrito,  in modo da impedire qualsiasi infiltrazione all'interno del
giunto.
   Il progettista prescrivera' il tipo e le modalita' di applicazione
della  protezione,  che  potra'  essere  di  pitturazione  o  (parola
indecifrabile).
   Gli   elementi   destinati  ad  essere  incorporati  in  getti  si
conglomerato  cementizio  non  dovranno  essere  pitturati:  potranno
essere invece zincati a caldo.
7.12.    Appoggio delle piastre di base.
   E'  necessario  curare  che la piastra di base degli apparecchi di
appoggio delle colonne appoggi per  tutta  la  sua  superficie  sulla
sottostruttura attraverso un letto di malta.
                             Sezione III
         Eurocodice 3: ENV-1993-1-1: criteri e prescrizioni
8.  PRESCRIZIONI  SPECIFICHE  SU  SINGOLI  PUNTI  DELLA NORMA UNI ENV
1993-1-1.
   L'uso della Norma UNI ENV  1993-1-1:  Eurocodice  3  Progettazione
delle strutture di acciaio Parte 1-1 Regole generali e regole per gli
edifici,   e'   ammesso   purche'  vengano  seguite  le  prescrizioni
sostitutive, integrative o soppressive riportate in questa Sezione.
   Per facilita' di riferimento e' stata adottata qui di  seguito  la
stessa  numerazione  della  norma  ENV  1993-1-1. Sono riportati quei
punti nei  quali  sono  state  introdotte  prescrizioni  sostitutive,
integrative o soppressive.
   Le  appendici  della  norma  UNI  EN  1993-1-1  non  hanno  valore
prescrittivo.
   I  valori  dei  coefficienti  incasellati  da  adottare   per   le
applicazioni di UNI ENV 1993-1-1 sono indicati nel Prospetto 8.I.
                         Prospetto 8-I
_____________________________________________________________________
|                                                       |   VALORI  |
|                                                       |INCASELLATI|
|_______________________________________________________|___________|
|2.3.3.1|    Fattore    |       |                       |   0,70    |
|       |   riduttivo   |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|5.1.1  |Coeff. parziale| YM0   |Sezioni di classe 1-2-3|   1,05    |
|       |di sicurezza   |_______|_______________________|___________|
|       |per il         | YM1   |Sezioni di classe 4    |   1,05    |
|       |materiale      |_______|_______________________|___________|
|       |               | YM1   |Fenomeni di            |   1,05    |
|       |               |       |instabilita'           |           |
|       |               |_______|_______________________|___________|
|       |               | YM2   |Resistenza sezioni     |   1,20    |
|       |               |       |nette                  |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|6.1.1  |Coeff. parziale| YMb   |Bulloni                |   1,35    |
|       |di sicurezza   |_______|_______________________|___________|
|       |per i          | YMr   |Chiodi                 |   1,35    |
|       |collegamenti   |_______|_______________________|___________|
|       |               | YMp   |Perni                  |   1,35    |
|       |               |_______|_______________________|___________|
|       |               | YMw   |Saldature d'angolo     |   1,35    |
|       |               |       |_______________________|___________|
|       |               |       |Saldature Ia classe    |   1,05    |
|       |               |       |_______________________|___________|
|       |               |       |Saldature IIa classe   |   1,20    |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|6.5.8.1|Coeff. parziale|YMs.ult|Stato limite ultimo    |   1,25    |
|       |di sicurezza   |_______|_______________________|___________|
|       |per scorrimento|YMs.ser|Stato limite di        |   1,25    |
|       |unioni ad      |       |servizio               |           |
|       |attrito        |_______|_______________________|___________|
|       |               |YMs.ult|Stato limite ultimo con|   1,50    |
|       |               |       |fori maggiorati o      |           |
|       |               |       |asolati                |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|9.3.2  |Coeff. parziale| YMf   |Carico a fatica        |   1,00    |
|       |di sicurezza   |       |                       |           |
|       |per i carichi  |       |                       |           |
|       |di fatica      |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|9.3.4  |Coeff. parziale| YMf   |Resistenza a fatica    |   1,00    |
|       |di sicurezza   |       |                       |           |
|       |per la         |       |                       |           |
|       |resistenza a   |       |                       |           |
|       |fatica         |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|C2.5   |Coeff. parziale| YC1   |Non saldate            |   1,00    |
|       |per fragilita' |_______|_______________________|___________|
|       |               | YC2   |Come saldate           |   1,50    |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
|K1     |Coeff. parziale| YMf   |                       |   1,10    |
|       |di sicurezza   |       |                       |           |
|       |per resistenza |       |                       |           |
|       |dei            |       |                       |           |
|       |collegamenti   |       |                       |           |
|_______|_______________|_______|_______________________|___________|
Y= gamma
   Per  le  applicazioni  della  norma  UNI ENV 993-1-1 (indicata nel
seguito con la sigla EC 3) i valori delle azioni da  considerare  nel
calcolo   e   le   loro  combinazioni  devono  essere  conformi  alle
prescrizioni dei punti 2. e 7.  della  Parte  Generale  del  presente
decreto.
   Nel  seguito  si  forniscono  le integrazioni e le sostituzioni ai
punti di EC 3, che vengono  riportate  con  la  medesima  numerazione
adottata in EC 3.
2. PRINCIPI DI PROGETTAZIONE.
2.4. Durabilita'.
   Dopo il comma (2) di EC 3 si inserisce il seguente comma (3).
   (3)  Devono  essere  prese  accurate  precauzioni  per evitare gli
effetti  della  corrosione.  In  assenza  di  specifiche  misure   si
applicano  le  cautele di cui al punto 7.1.1. (Spessori limite) della
Parte Seconda del presente decreto ministeriale.
   Si richiama l'attenzione degli utilizzatori di EC 3 sugli spessori
minimi (4 mm) per  le  strutture  saldate  (punto  6.6.1.  comma  (2)
capoverso 3 di EC 3).
3. MATERIALI.
3.2. Acciaio strutturale.
3.2.1. SCOPO.
3.2.2. PROPRIETA' DEI MATERIALI PER ACCIAI LAMINATI A CALDO.
   Al  punto  3.2.1.  comma  (1)  ed  al  punto  3.2.2.1.  di EC 3 si
sostituisce tutto quanto contenuto nei paragrafi:
   - 2.0. Generalita';
   - 2.1. Acciaio laminato;
   - 2.2. Acciaio per getti;
   - 2.3. Acciaio per strutture saldate,
della Parte Seconda del presente decreto.
3.2.2.3. Tenacita'.
   La tabella 3.2.  di  EC  3  si  riferisce  agli  spessori  massimi
impiegabili   quando  il  controllo  della  tenacita'  e'  effettuato
mediante le prove di resilienza Charpy V  specificate  nelle  note  a
margine  della tabella stessa. Si possono impiegare spessori maggiori
soltanto ricorrendo alle verifiche di tenacita' prescritte  al  punto
3.2.2.3.
   La  tabella  3.2.  di EC 3 e' ricavata per particolari strutturali
mediamente impegnati ed importanti (condizioni S1, S2, R1 e C2);  per
altri  casi  si  deve  fare riferimento all'Annesso C. Ad esempio per
particolari strutturali impegnati severamente (per  stati  di  sforzo
pluriassiali  o  deformazioni  plastiche  importanti)  si  deve  fare
riferimento alle condizioni di servizio S3.
   Comunque, in relazione al disposto del punto  2.3.2.  della  Parte
Seconda  del  presente  decreto, l'impiego degli acciai di grado B in
condizioni di servizio S2 (tabella 3.2. di EC 3) e' escluso per  tem-
perature di servizio inferiori a - 10 gradi centigradi.
   In  relazione al disposto del punto 2.3.2. della Parte Seconda del
presente decreto per tutti i gradi di acciaio,  nelle  condizioni  di
servizio  S2, con temperatura di servizio inferiore di oltre 30 gradi
C rispetto a quella per cui e' garantita la resilienza di 27J  (-  10
gradi  C  per  grado  B,  - 30 gradi C per grado C e - 50 gradi C per
grado D), non e' consentito l'impiego di spessori superiori a 10 mm.
4. STATI LIMITE DI SERVIZIO.
4.2. Controllo degli spostamenti.
4.2.1. REQUISITI.
   Dopo il comma (5) di EC 3 si inserisce il seguente comma (6).
   (6)   Qualora   non   vengano   assunte   particolari  precauzioni
progettuali e costruttive, la snellezza non deve superare i valori di
cui al punto 5.1.4. della Parte Seconda del presente decreto.
5. STATO LIMITE ULTIMO.
5.2. Calcolo delle forze interne e dei momenti.
5.2.4. CONSIDERAZIONE DELLE IMPERFEZIONI.
5.2.4.2. Metodo di applicazione.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 5.2.4.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  Gli effetti delle imperfezioni delle membrature (vedere punto
5.2.4.5.) possono essere  trascurati  durante  lo  svolgimento  della
analisi  globale  qualora  si  utilizzino le imperfezioni geometriche
equivalenti del telaio definite al  successivo  punto  5.2.4.3.;  nei
casi  in  cui  si  adottano  nell'analisi le imperfezioni geometriche
massime ammesse per il telaio (di cui al punto 7.7. di EC  3)  devono
essere  messe  in  conto  anche  le  imperfezioni  equivalenti  delle
membrature (definite nella fig. 5.5.1. di EC 3).
5.2.6. STABILITA' DEI TELAI.
5.2.6.2. Analisi elastica dei telai a nodi spostabili.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 5.2.6.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  Nei  casi in cui il rapporto Vsd/Vcr risulta maggiore di 0.25
gli effetti del secondo ordine dovranno essere  inclusi  direttamente
nell'analisi  globale  e non e' consentito l'uso dei metodi indiretti
di cui al precedente comma (1).
   Si sostituisce il comma (8) dello stesso punto 5.2.6.2.  di  EC  3
con il testo seguente.
   (8) Qualora per il calcolo delle colonne si usi l'analisi elastica
del  primo  ordine  con  lunghezze  di  libera  inflessione nel piano
calcolate  tenendo  conto  degli  spostamenti  laterali,  i   momenti
prodotti  dagli spostamenti laterali nelle travi, nelle colonne e nei
collegamenti trave-colonna devono essere amplificati  almeno  di  1,2
salvo   che   sia  dimostrata  l'idoneita'  di  un  valore  inferiore
attraverso una adeguata analisi.
6. COLLEGAMENTI SOGGETTI A CARICHI STATICI.
6.6. Collegamenti saldati.
6.6.1. GENERALITA'.
   Al punto 6.6.1. comma (1) di EC 3 si deve intendere aggiunto tutto
quanto contenuto nel paragrafo 2.4. (Saldature) della  Parte  Seconda
del presente decreto.
   Ulteriori  indicazioni per quanto riguarda la scelta dei materiali
di apporto e le precauzioni per  evitare  l'insorgere  di  cricche  a
freddo  in  zona  termicamente  alterata  o  in  saldatura si possono
reperire ai punti 2.5.1. e  9.9.4.  della  CNR  10011/86  (Bollettino
Ufficiale C.N.R. - XXVI - n. 164 - 1992).
   Ulteriori  indicazioni  per  quanto riguarda le prove di qualifica
dei procedimenti di saldatura si possono  reperire  al  punto  2.5.2.
della CNR 10011/86.
   Ulteriori  indicazioni  per  la  definizione  delle  classi  delle
saldature,  per  quanto  riguarda  l'estensione  dei  controlli   non
distruttivi  ed  i  criteri  di accettabilita' dei difetti si possono
reperire al punto 2.5.3. della CNR 10011/86.
   Si  modifica  nel modo seguente il punto 6.6.1. di EC 3 comma (2),
titolo secondo, procedimento 136:
   136 - saldatura ad arco con filo animato (con  gas  di  protezione
inerte o attivo).
6.6.2. GEOMETRIA E DIMENSIONI.
6.6.2.2. Saldature a cordoni d'angolo.
   Il   comma  (4)  del  punto  6.6.2.2.  di  EC  3  deve  intendersi
prescritto per saldature fortemente tese  e/o  soggette  a  sensibili
fenomeni  di  fatica  o a corrosione atmosferica o di altro tipo (non
"regola applicativa" dunque, ma "principio").
6.6.2.5. Saldature entro fori od intagli.
   Questo tipo di saldatura non  e'  ammesso  per  giunti  fortemente
sollecitati a trazione e/o soggetti a fenomeni di fatica.
6.6.2.6. Saldature entro scanalature.
   Questo  tipo  di  saldatura  non  e' ammesso per giunti fortemente
sollecitati a trazione e/o soggetti a fenomeni di fatica.
6.6.5. RESISTENZA DI PROGETTO DI SALDATURE A CORDONI D'ANGOLO.
6.6.5.1. Lunghezza efficace.
   Il comma (1) del punto 6.6.5.1. di EC 3 deve essere integrato  nel
modo seguente.
   La  lunghezza  efficace  sara'  assunta  pari  a  quella reale del
cordone, purche' questo non abbia estremita' palesemente  mancanti  o
difettose.
   Il  comma  (5)  del  punto  6.6.5.1.  di EC 3 si applica ai giunti
lunghi a sovrapposizione.
6.6.5.2. Altezza di gola.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 6.6.5.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  La  altezza  effettiva di gola e' quella teorica incrementata
del 50% della  penetrazione  minima  rilevata  su  non  meno  di  tre
macrografie,  ricavate  da saggi di certificazione del procedimento o
da specifici giunti di  prova  (almeno  un  giunto  avente  lunghezza
maggiore  500  mm; tre macrografie ricavate una in mezzeria, due a 50
mm dalle estremita').
6.6.6. RESISTENZA DI PROGETTO DI SALDATURE DI TESTA.
6.6.6.1. Saldature di testa a piena penetrazione.
   Si introducono i seguenti commi (2) e (3) del punto 6.6.6.1. di EC
3.
   (2) Si deve adottare (gamma)mw = 1,05 per i giunti di I  classe  e
(gamma)mw = 1,20 per i giunti di II classe.
   (3)   Tra  le  eventuali  azioni  correttive,  che  devono  essere
concordate con il progettista  e  con  il  direttore  dei  lavori,  a
seguito  di  mancanza  di  penetrazione  rilevata  con i controlli, e
ammesso anche il declassamento  a  parziale  penetrazione  di  giunti
indicati dal progettista a piena penetrazione.
   In  ogni caso i controlli devono escludere la presenza di difetti,
eccedenti i limiti di difettosita' relativi alla II  classe,  diversi
dalla mancanza di penetrazione.
   La  valutazione  dell'altezza  di  gola dei cordoni conseguente al
declassamento puo'  effettuarsi  sulla  base  sia  di  controlli  non
distruttivi    (ultrasuoni),   sia   di   controlli   semidistruttivi
(macrografie  di  estremita'  o  sondaggi   di   mola),   sia   della
preparazione dei lembi.
6.6.6.2. Saldature di testa a parziale penetrazione.
   La  fig.  6.6.8.  di  EC  3  (relativa  alle  altezze  di  gola da
considerare) e' soppressa.
   Si sostituisce il comma (4) del punto 6.6.6.2.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (4)  Adottando le preparazioni dei lembi per parziale penetrazione
indicate nella UNI 11001 (gennaio 1962) l'altezza di gola puo' essere
considerata pari alla profondita'  della  preparazione.  In  caso  di
preparazioni  diverse,  e comunque quando si voglia tener conto della
penetrazione, verra' adottato il criterio di cui  al  comma  (4)  del
punto 6.6.5.2.
6.6.6.3. Giunti di testa a T.
   Al  comma (1) del punto 6.6.6.3. di EC 3 si aggiungono le seguenti
prescrizioni.
   L'entita' della mancanza di penetrazione viene cosi' stabilita:
   -  pari  alla  spalla  usando   le   preparazioni   per   parziale
penetrazione di cui alla UNI 11001 (punto 9.2.5.);
   - pari alla spalla diminuita del 50% della penetrazione, quando si
ritenga  tener  conto  di  quest'ultima e comunque nel caso di uso di
preparazioni diverse da quelle della UNI  11001  (i  criteri  per  la
valutazione  della  penetrazione  sono quelli di cui al comma (4) del
punto 6.6.5.2. di EC 3 modificato in questo decreto).
   I giunti saranno sottoposti a controllo ultrasonoro con i  criteri
per  i  giunti  di II classe; e' ammessa una mancanza di penetrazione
continua dell'ordine di 3 mm; non sono ammesse mancanze di fusione al
vertice.
   Per le verifiche di resistenza si adotta ymw =  1,20  come  per  i
giunti testa - testa a piena penetrazione di II classe.
   Si  sostituisce  il  comma  (2)  del punto 6.6.6.3. di EC 3 con il
testo seguente.
   (2) La resistenza di un giunto di testa a T  che  non  soddisfa  i
requisiti  di  cui  al precedente comma (1) dovra' essere determinata
come per una saldatura a cordoni d'angolo.
   L'altezza di gola dei cordoni verra' considerata pari a:
   - quella teorica, usando le preparazioni per parziale penetrazione
di cui alla UNI 11001 (punto 9.2.5.);
   -  quella  rilevata  nelle sezioni macrografiche, con i criteri di
cui al comma 4 del punto 6.6.5.2. (nel caso di  preparazioni  diverse
da  quelle previste dalla UNI 11001 e comunque quando si voglia tener
conto della penetrazione).
   Anche i giunti a T a parziale penetrazione con preparazione da  un
solo  lato  si  verificano come i cordoni d'angolo, indipendentemente
dalla entita' della mancanza di penetrazione.
   La figura 6.6.9. di EC 3 viene modificata come in allegato.
                      (alfa)nom.1 + (alfa)nom.2 <= t
                    Cnom <= t/5 oppure Cnom <= 3 mm
   Giunto a T di testa a parziale penetrazione  calcolabile  come  un
giunto  testa-testa a piena penetrazione (la mancanza di penetrazione
nominale Cnom e' indicata a titolo di  esempio,  dovendosi  applicare
per  la  sua determinazione quanto specificato al comma (1) del punto
6.6.6.3.).
VEDI FIG. 6.6.9. A PAG. 108
   Si sostituisce il comma (3) del punto 6.6.6.3.  di  EC  3  con  il
testo seguente.
   (3)  I  giunti  a T a piena penetrazione si verificano con criteri
identici a quelli indicati  per  i  giunti  testa  -  testa  a  piena
penetrazione (punto 6.6.6.1.).
7. FABBRICAZIONE E MONTAGGIO.
   E'  da  intendersi  che  il disposto del Cap. 3 "Collaudo Statico"
della Parte Seconda del presente decreto non e' sostitutiva del punto
7.8. Controlli e Prove.
7.5. Collegamenti bullonati.
7.5.1. FORI.
   Al comma (1) del punto 7.5.1.  di  EC  3  si  deve  aggiungere  la
seguente prescrizione.
   E'  sempre  escluso  l'impiego  della fiamma nella lavorazione dei
fori.
7.5.6. SERRAGGIO DEI BULLONI.
   Si introduce il seguente comma (4) del punto 7.5.6. di EC 3.
   (4) Per il controllo del  serraggio  dei  bulloni  precaricati  si
applica al punto 7.10.2. Parte Seconda del presente decreto.
7.5.7. SUPERFICI DI CONTATTO RESISTENTI ALLO SCORRIMENTO.
   Si  applicano,  ad  integrazione del comma (1), le indicazioni del
punto 7.10.2. Parte Seconda del presente decreto circa  le  modalita'
di preparazione delle superfici di contatto.
7.6. Collegamenti saldati.
   Questo  paragrafo  deve essere integrato con le indicazioni di cui
ai punti 7.5. e 7.10.3. Parte Seconda del presente decreto.
   Ulteriori precisazioni sono riportate  al  punto  9.2.  della  CNR
10011/86  (che  riguarda  le  regole  pratiche  di  progettazione  ed
esecuzione delle  unioni  saldate)  ed  al  punto  9.3.2.  della  CNR
10011/86.
                              Parte III
              MANUFATTI PREFABBRICATI PRODOTTI IN SERIE
     (in conglomerato normale e precompresso, misti in laterizio
                    e cemento armato e metallici)
   La documentazione da depositarsi ai sensi dei punti a), b), c), d)
dell'art. 9 della legge 5 novembre 1971, n. 1086 dovra' dimostrare la
completa corrispondenza dei manufatti prefabbricati alle prescrizioni
di cui alle presenti norme.
   La relazione dovra' essere firmata da un tecnico a cio' abilitato,
il quale assume con cio' le responsabilita' stabilite dalla legge per
il progettista.
   I  manufatti  prefabbricati  dovranno  essere  costruiti  sotto la
direzione di un tecnico a cio' abilitato,  che  per  essi  assume  le
responsabilita'  stabilite dalla legge per il direttore dei lavori. A
cura  di  detto  tecnico  dovranno  essere  eseguiti  i  prelievi  di
materiali, le prove ed i controlli di produzione sui manufatti finiti
con  le  modalita' e la periodicita' previste dalle presenti Norme. I
certificati delle prove saranno conservati dal produttore.
   Ai sensi dell'art. 9 della legge 5 novembre 1971,  n.  1086,  ogni
fornitura  di  manufatti  prefabbricati dovra' essere accompagnata da
apposite istruzioni nelle  quali  vengono  esposte  le  modalita'  di
trasporto  e  montaggio,  nonche'  le  caratteristiche ed i limiti di
impiego dei manufatti stessi.
   Ogni fornitura di manufatti prefabbricati  dovra'  inoltre  essere
accompagnata,   anche  da  un  certificato  di  origine  firmato  dal
produttore, il quale con  cio'  assume  per  i  manufatti  stessi  le
responsabilita'  che  la  legge  attribuisce  al  costruttore,  e dal
tecnico responsabile della produzione previsto  al  terzo  comma.  Il
certificato  dovra'  garantire  la  rispondenza  del   manufatto alle
caratteristiche di cui alla documentazione  depositata  al  Ministero
dei  LL.PP., e portare l'indicazione del tecnico che ne risulta, come
sopra detto, progettista.
   In  presenza  delle  condizioni  sopra   elencate,   i   manufatti
prefabbricati  potranno  essere  accettati  senza  ulteriori  esami o
controlli.
   Copia  del  certificato  d'origine  dovra'  essere  allegato  alla
relazione  del  direttore  dei lavori di cui all'art. 6 della legge 5
novembre 1971, n. 1086.
   Il deposito ha validita' triennale.
                              Parte IV
             COSTRUZIONI COMPOSTE DA ELEMENTI IN METALLI
                        DIVERSI DALL'ACCIAIO
   Le costruzioni composte da elementi strutturali in metalli diversi
dall'acciaio - le quali hanno limitata applicazione nelle  opere  cui
fa  riferimento  la  legge 5 novembre 1971, n. 1086 - dovranno essere
progettate, eseguite e  montate  seguendo  tutte  le  indicazioni  di
ordine generale indicate nelle norme per le costruzioni in acciaio.
   Deve  essere  peraltro provato dal progettista, caso per caso, che
le   strutture   posseggano   un   grado   di   sicurezza    adeguato
all'affidabilita'  dei  materiali  e  delle tecnologie e comunque non
inferiore a quello  richiesto  dalle  Norme  per  le  costruzioni  in
acciaio.
                               Parte V
          NORME PER TRAVI COMPOSTE "ACCIAIO - CALCESTRUZZO"
1. OGGETTO.
   Sono oggetto delle presenti norme le strutture costituite da una o
piu'  travi  di acciaio a parete piena e da una soletta di estradosso
di  calcestruzzo  armato  normale  o  precompresso.  La  soletta   di
calcestruzzo  e  la  membratura  di  acciaio  sono  rese collaboranti
mediante connettori che assicurano il funzionamento dell'insieme come
unico elemento resistente.
2. MATERIALI: QUALITA' E PROVE.
2.1. Materiali delle solette di c.a. normale o precompresso.
   Per i materiali delle  solette  in  c.a.  normale  o  precompresso
valgono  le prescrizioni del punto 2 della Parte Prima delle presenti
norme tecniche.
2.2. Acciai degli elementi strutturali in carpenteria.
   Per gli acciai degli elementi strutturali in  carpenteria  valgono
le  prescrizioni del punto 2 della Parte Seconda delle presenti norme
tecniche.
2.3. Acciai dei connettori.
   Per gli acciai impiegati per i connettori devono essere rispettate
le norme di cui al punto 2.3. della Parte Seconda quando  i  processi
di  saldatura  adottati  corrispondono  a  quelli previsti nel citato
punto 2.3.
   Quando invece vengono impiegati per i collegamenti dei  connettori
procedimenti  automatici  di  saldatura senza metallo di apporto, per
l'acciaio  dei  connettori   devono   essere   rispettate   ulteriori
limitazioni  nella  composizione  chimica  al  fine  di  garantire al
collegamento  adeguate  proprieta'  di   resistenza,   resilienza   e
duttilita'.
   A  tale  riguardo si possono adottare criteri fondati su risultati
sperimentali di sicura validita'.
3. NORME DI VERIFICA DELLA SICUREZZA.
3.0.1. AZIONI E RESISTENZE DI CALCOLO.
   Per le azioni di calcolo vale quanto prescritto al punto  7  della
Parte generale delle presenti norme.
   Per le resistenze di calcolo si rinvia ai punti 4.0.2. della Parte
Prima e 4.0.2. della Parte Seconda delle stesse norme.
3.0.2. CALCOLO DELLE SOLLECITAZIONI.
   I  diagrammi  di  inviluppo  dei  momenti  flettenti, delle azioni
taglianti e  di  quelle  normali,  derivanti  dalla  totalita'  delle
combinazioni  di  carico  possono essere determinati mediante analisi
elastica e facendo riferimento in  generale  alla  rigidezza  globale
della  sezione  composta,  calcolata nell'ipotesi che il calcestruzzo
sia esente da fessure sia  longitudinalmente  che  trasversalmente  e
trascurando di norma il contributo dell'armatura.
   Nel calcolo si terra' conto in particolare di:
   -  effetti primari e secondari dovuti alla viscosita' ed al ritiro
del calcestruzzo;
   - effetti primari e secondari dovuti alla precompressione ed  alle
distorsioni imposte in fase di costruzione;
   -  sequenze delle modalita' di costruzione e dell'applicazione dei
carichi.
   Sono ammesse limitate ridistribuzioni dei  momenti  qualora  siano
soddisfatte le seguenti condizioni:
   - i carichi siano di natura prevalentemente statica;
   - le sezioni siano di tipo compatto;
   - le sezioni abbiano comportamento di tipo duttile.
   Per  strutture  di tipo corrente il coefficiente di riduzione puo'
essere assunto pari a 0,75; per strutture piu' impegnative il  valore
assunto  per  detto  coefficiente,  comunque non minore di 0,75, deve
essere adeguatamente giustificato.
3.0.3. VERIFICHE.
   Per le verifiche agli  stati  limite  ultimi  e  di  esercizio  si
possono  adottare  criteri  fondati  su  studi  o normative di sicura
validita'.
4. METODI DI CALCOLO, REGOLE DI PROGETTAZIONE E MODALITA'  ESECUTIVE.
CONNETTORI.
   In  proposito  si  possono  adottare  criteri  fondati  su studi o
normative di sicura validita'.
                                                           Allegato 1
                       REQUISITI DEI MATERIALI
1. Leganti.
   Nelle  opere  oggetto  delle  presenti  norme  devono   impiegarsi
esclusivamente  i  leganti  idraulici  definiti  come  cementi  dalle
disposizioni vigenti  in  materia  (legge  26-5-1965,  n.  595),  con
esclusione del cemento alluminoso. L'impiego dei cementi di tipo C e'
limitato ai calcestruzzi per sbarramenti di ritenuta.
2. Inerti.
   Gli  inerti, naturali o di frantumazione, devono essere costituiti
da elementi non gelivi e non friabili, privi di  sostanze  organiche,
limose   ed   argillose,   di  gesso,  ecc.,  in  proporzioni  nocive
all'indurimento del conglomerato od alla  conservazione  delle  arma-
ture.
   La   ghiaia   o  il  pietrisco  devono  avere  dimensioni  massime
commisurate alle caratteristiche geometriche  della  carpenteria  del
getto ed all'ingombro delle armature.
3. Acqua.
   L'acqua  per  gli  impasti  deve  essere  limpida,  priva  di sali
(particolarmente solfati e cloruri)  in  percentuali  dannose  e  non
essere aggressiva.
4. Armatura.
   Non  si  devono  porre  in opera armature eccessivamente ossidate,
corrose, recanti difetti superficiali, che ne menomino la  resistenza
o  ricoperte da sostanze che possano ridurne sensibilmente l'aderenza
al conglomerato.
5. Impasti.
   La distribuzione granulometrica degli inerti, il tipo di cemento e
la consistenza dell'impasto, devono essere adeguati alla  particolare
destinazione  del  getto,  ed  al  procedimento  di posa in opera del
conglomerato.
   Il  quantitativo  d'acqua  deve  essere  il  minimo  necessario  a
consentire  una  buona  lavorabilita'  del conglomerato tenendo conto
anche dell'acqua contenuta negli inerti.
   Partendo dagli elementi gia' fissati il rapporto acqua-cemento,  e
quindi  il  dosaggio  del  cemento, dovra' essere scelto in relazione
alla resistenza richiesta per il conglomerato.
   L'impiego    degli    additivi    dovra'    essere     subordinato
all'accertamento dell'assenza di ogni pericolo di aggressivita'.
   L'impasto  deve  essere  fatto con mezzi idonei ed il dosaggio dei
componenti eseguito con modalita' atte a garantire  la  costanza  del
proporzionamento previsto in sede di progetto.
                                                           Allegato 2
                     CONTROLLI SUL CONGLOMERATO
1. Resistenza caratteristica.
   Agli   effetti   delle   presenti   norme  un  conglomerato  viene
individuato tramite la resistenza caratteristica a compressione.
   La resistenza caratteristica e'  definita  come  la  resistenza  a
compressione  al di sotto della quale si puo' attendere di trovare il
5% della popolazione di tutte le misure di resistenza.
   Nelle  presenti  norme,  a  meno  di  indicazione  contraria,   la
"resistenza  caratteristica"  designa  quella  dedotta  dalle prove a
compressione a 28 giorni su cubi preparati  e  confezionati  come  al
punto 3.
   La resistenza caratteristica richiesta dal conglomerato Rck dovra'
essere indicata dal progettista delle opere.
   Il  conglomerato  per  il  getto  delle strutture di un'opera o di
parte di essa si considera omogeneo se la miscela viene  confezionata
con  componenti  aventi  essenzialmente  le stesse caratteristiche di
qualita'  e  se  i  rapporti  quantitativi  tra  i   componenti,   le
attrezzature  e  le  modalita'  di  confezione rimangono praticamente
invariati.
2. Controlli di qualita' del conglomerato.
   Il controllo di qualita' del conglomerato ha lo scopo di accertare
che il conglomerato realizzato abbia la resistenza caratteristica non
inferiore a quella richiesta dal progetto.
   Il controllo si articola nelle seguenti fasi:
a) Studio preliminare di qualificazione.
   Serve  per  determinare,  prima  dell'inizio   delle   opere,   la
resistenza del conglomerato.
   Dovra'  essere  verificato  che  il  conglomerato abbia resistenza
caratteristica non inferiore a quella richiesta dal progetto.
b) Controllo di accettazione.
   Riguarda il controllo del conglomerato durante l'esecuzione  delle
opere.
c) Prove complementari.
   Sono  prove  da  eseguire,  ove  necessario, a completamento delle
precedenti prove.
3. Prelievo dei campioni.
   Un prelievo consiste nel prelevare dagli impasti, al momento della
posa  in  opera  nei  casseri,  il  calcestruzzo  necessario  per  la
confezione di un gruppo di due provini.
   La  media  delle  resistenze  a compressione dei due provini di un
prelievo rappresenta la "Resistenza di prelievo", che costituisce  il
valore   mediante   il   quale   vengono  eseguiti  i  controlli  del
conglomerato.
   E' obbligo del Direttore dei lavori prescrivere ulteriori prelievi
rispetto al numero minimo, di cui ai successivi paragrafi,  tutte  le
volte che variazioni di qualita' dei costituenti dell'impasto possano
far presumere una variazione di qualita' del calcestruzzo stesso.
   Per  la preparazione e la stagionatura dei provini di conglomerato
vale quanto indicato nella UNI 6127 (settembre 1980); in  particolare
per  la  stagionatura  vale quanto indicato nel punto 4.1.1. di detta
norma.
   Per la forma e le dimensioni dei provini di calcestruzzo e le rel-
ative  casseforme,  vale  quanto  indicato  nelle  norme  UNI 6130/1a
(settembre 1980) e UNI  6130/2a  (settembre  1980)  limitatamente  ai
provini per le prove di resistenza a compressione.
   Circa  il  procedimento  da  seguire  per  la determinazione della
resistenza a compressione dei provini  di  calcestruzzo  vale  quanto
indicato nella UNI 6132 (febbraio 1972).
4. Valutazione preliminare della resistenza.
   Prima  dell'inizio  di una produzione di serie o della costruzione
di   un'opera,   il   costruttore   deve   valutare   la   resistenza
caratteristica per ciascuna miscela omogenea di conglomerato.
   Tale   valutazione   puo'   essere  effettuata  sulla  base  delle
esperienze acquisite o  di  valutazioni  statistiche,  o  dell'uno  e
dell'altro criterio.
   Il  costruttore  resta  comunque  responsabile  della  valutazione
effettuata, che sara' controllata come al paragrafo seguente.
5. Controllo di accettazione.
   Il controllo di accettazione viene eseguito di regola  secondo  le
indicazioni di cui al punto 5.1.
   Per  costruzioni  con piu' di 1500 m3 di getto di miscela omogenea
si possono adottare, in alternativa, le indicazioni di cui  al  punto
5.2.
5.1. CONTROLLO TIPO A.
   Ogni  controllo  di accettazione e' rappresentato da tre prelievi,
ciascuno dei quali eseguito su un massimo  di  100  m3  di  getto  di
miscela  omogenea.  Risulta  quindi un controllo di accettazione ogni
300 m3 massimo di getto.
   Per  ogni  giorno  di  getto  va  comunque  effettuato  almeno  un
prelievo.
   Siano R1, R2, R3 le tre resistenze di prelievo, con:
                          R1 <= R2 <= R3
   Il controllo e' positivo ed il quantitativo di conglomerato
accettato se risultano verificate entrambe le diseguaglianze.
                        Rm >= Rck + 3,5 (N/mm2)
                        R1 >= Rck - 3,5 (N/mm2)
in cui:
                             R1 + R2 + R3
                      Rm =  --------------
                                  3
   Nelle costruzioni con meno di 100 m3 di getto di miscela omogenea,
fermo  restando  l'obbligo  di almeno 3 prelievi e del rispetto delle
limitazioni di cui sopra,  e'  consentito  derogare  dall'obbligo  di
prelievo giornaliero.
5.2. CONTROLLO TIPO B.
   Nelle  costruzioni  con  piu'  di   1500 m3 di miscela omogenea e'
ammesso il controllo di accettazione di tipo statistico.
   Il controllo e' riferito ad una definita  miscela  omogenea  e  va
eseguito  con  frequenza  non  minore di un controllo ogni 1500 m3 di
conglomerato.
   Per  ogni giorno di getto di miscela omogenea va effettuato almeno
un prelievo, e complessivamente almeno 15 prelievi sui 1500 m3.
   Il controllo  e'  positivo  ed  il  quantitativo  di  conglomerato
accettato, se risultano verificate entrambe le diseguaglianze:
                          Rm >= Rck + 1,4 s
                        R1 >= Rck - 3,5 (N/mm2)
essendo  Rm  la resistenza media dei 15 o piu' prelievi, R1 il valore
minore dei 15 o piu' prelievi ed s lo scarto quadratico medio.
5.3. PRESCRIZIONI COMUNI PER ENTRAMBI I CRITERI DI CONTROLLO.
   Il prelievo dei  provini  per  il  controllo  di  accettazione  va
eseguito  alla  presenza  del Direttore dei lavori o di un tecnico di
sua fiducia.
   Il Direttore dei lavori dovra'  inoltre  curare,  mediante  sigle,
etichettature indelebili, ecc., che i provini inviati per le prove ai
Laboratori  Ufficiali  siano  effettivamente  quelli  prelevati  alla
presenza sua o del tecnico di sua fiducia.
   La  domanda  di  prove  al  Laboratorio  Ufficiale  dovra'  essere
sottoscritta  dal  Direttore  dei  lavori  e dovra' contenere precise
indicazioni sulla posizione delle strutture  interessate  da  ciascun
prelievo.
   Se  una  prescrizione  del "controllo di accettazione" non risulta
rispettata, occorre procedere:
   - ad un controllo teorico e/o sperimentale della  sicurezza  della
struttura  interessata dal quantitativo di conglomerato non conforme,
sulla base della resistenza ridotta del conglomerato, ovvero  ad  una
verifica  delle  caratteristiche  del  conglomerato  messo  in  opera
mediante le prove complementari ove esistessero, o  con  prelievo  di
provini  del  calcestruzzo  indurito messo in opera (es. carotaggi) o
con  l'impiego  di  altri  mezzi  d'indagine.  Ove  cio'  non   fosse
possibile,  ovvero  i  risultati  di  tale  indagine non risultassero
tranquillizzanti si potra':
   - dequalificare l'opera, eseguire lavori di consolidamento  ovvero
demolire l'opera stessa.
   I "controlli di accettazione" sono assolutamente obbligatori ed il
Collaudatore  e'  tenuto  a  controllarne  la validita'; ove cio' non
fosse, il Collaudatore e' obbligato a far eseguire  delle  prove  che
attestino  le  caratteristiche del conglomerato, seguendo la medesima
proceduta che si applica quando non  risultino  rispettati  i  limiti
fissati dai "controlli di accettazione".
   La  procedura  prevista e' integralmente estesa alla produzione di
serie in stabilimento.
   Essa dovra' essere documentata dal Responsabile  della  produzione
che assume la responsabilita' del rispetto delle norme.
6. Prove complementari.
   Sono  prove  che  si eseguono al fine di stimare la resistenza del
conglomerato  ad  una  eta'  corrispondente  a  particolari  fasi  di
costruzione   (precompressione,   messa   in   opera)   o  condizioni
particolari di utilizzo (temperature eccezionali, ecc.).
   Il procedimento di controllo e' uguale a quello dei  controlli  di
accettazione.
   Tali prove non potranno pero' essere sostitutive dei "controlli di
accettazione"  che  vanno  riferiti a provini confezionati e maturati
secondo le prescrizioni del punto 3.
   Potranno  servire  al  Direttore dei lavori od al Collaudatore per
dare  un  giudizio  del  conglomerato  ove  questo  non  rispetti  il
"controllo di accettazione".
                                                          Allegato 3.
                 CONTROLLI SU ACCIAI DA PRECOMPRESSO
1. Controlli in cantiere.
   Il  campione  e'  costituito  da  almeno  10  saggi  prelevati  da
altrettanti rotoli, bobine o fasci. Se il numero dei rotoli, bobine o
fasci costituenti il lotto e' inferiore a  10,  da  alcuni  rotoli  o
bobine  verranno prelevati due saggi, uno da ciascuna estremita'. Per
le barre verranno prelevati due saggi  da  due  barre  diverse  dello
stesso fascio.
   Ogni  saggio deve recare contrassegni atti ad individuare il lotto
ed il rotolo, bobina o fascio di provenienza.
   I saggi vengono utilizzati per l'esecuzione delle prove nel numero
minimo indicato nella colonna 4 della tabella 1.
   Indicando con n il numero dei  saggi  prelevati  i  corrispondenti
valori caratteristici di fpt, fy, fp(0,2), fp(1) sono dati dalla for-
mula:
                         gKn = gmn - k X Sn                     (A)
ove:
                       VEDI FORMULA A PAG. 116
e' la media degli n valori di gi trovati, e
                       VEDI FORMULA A PAG. 116
e'  lo  scarto  quadratico  medio,  ed  il  coefficiente k assume, in
funzione di n, i valori riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
   Qualora lo scarto quadratico medio calcolato a mezzo della formula
(C) risulti inferiore al  2%  del  corrispondente  valore  medio,  lo
scarto  da prendere in conto nella formula (A) dovra' essere uguale a
0,02 gmn.
2. Controlli in stabilimento.
   La documentazione riguardante  le  prove  di  qualificazione  deve
essere  riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
2.1. PROVE DI QUALIFICAZIONE.
   Presso lo  stabilimento  di  produzione  vengono  prelevate  senza
preavviso,  da  parte del Laboratorio Ufficiale, serie di 50 saggi, 5
per lotto, da 10 lotti  di  fabbricazione  diversi.  I  10  lotti  di
fabbricazione  presi  in esame per le prove di qualificazione debbono
essere costituiti da prodotti della stessa forma ed avere  la  stessa
resistenza  nominale,  ma non necessariamente lo stesso diametro e la
stessa  caratteristica  di  formazione.  Gli  acciai  debbono  essere
raggruppati  in  categorie  nel catalogo del produttore ai fini della
relativa qualificazione.
   I 5 saggi di ogni singolo lotto vengono  prelevati  da  differenti
fasci,  rotoli o bobine. Ogni saggio deve recare contrassegni atti ad
individuare il  lotto  ed  il  rotolo,  la  bobina  o  il  fascio  di
provenienza.
   Sulla  serie  di 50 saggi vengono determinate le grandezze *, fpt,
l, fpy, fp(0,2), fp(1), Ep, N ovvero a (180 gradi) (cfr.  tabella  1)
sotto  il  controllo  di  un Laboratorio Ufficiale. Le relative prove
possono venire eseguite presso il laboratorio dello  stabilimento  di
produzione,  previo controllo della taratura delle macchine di prova;
ove cio' non fosse possibile, verranno eseguite presso un Laboratorio
Ufficiale.
   Le  grandezze L e r sono determinate su saggi provenienti da 5 e 4
lotti rispettivamente, in numero di 3  saggi  per  ogni  lotto,  come
indicato nella tabella 1.
   Le  prove  di fatica non sono indispensabili per la qualificazione
dell'armatura. Tuttavia le caratteristiche di resistenza a fatica, se
previste, devono essere garantite dal  Produttore  e  verificate  dal
Laboratorio Ufficiale.
   Le   prove   di   fatica   sono   indispensabili  nel  caso  della
precompressione parziale e nel c.a.p. quando l'acciaio e' destinato a
sopportare oscillazioni di tensione superiori a 60 N/mmq.
   I valori caratteristici fptk, fpyk, fp(0,2)  k,  fp(1)  k  vengono
determinati   come  segue:  indicando  con  n  il  numero  dei  saggi
prelevati, i corrispondenti valori caratteristici gkn sono dati da:
                       gkn = gmn - k x Sn                       (A)
ove:
                       VEDI FORMULA A PAG. 117
e' la media degli n valori di gi trovati, e
                       VEDI FORMULA A PAG. 117
e' lo scarto quadratico  medio,  ed  il  coefficiente  k  assume,  in
funzione di n, i valori riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
2.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'.
   Vengono  effettuati  controlli  saltuari, a cura di un Laboratorio
Ufficiale, su un campione costituito da 5  saggi  provenienti  da  un
lotto per ogni categoria di armatura. Il controllo verte su un minimo
di  sei  lotti ogni trimestre da sottoporre a prelievo in non meno di
tre sopralluoghi. Su tali saggi il Laboratorio Ufficiale determina le
grandezze *, fpt, l, fpy, fp(0,2), fp(1), Ep, N  ovvero  (alfa)  (180
gradi).
   Per  la  grandezza  r  i  controlli  si  effettuano  una  volta al
trimestre e per la grandezza L i controlli si effettuano una volta al
semestre, per entrambe su 3 saggi provenienti dallo stesso lotto  per
ogni categoria di armatura.
   Per  la  determinazione  dei  valori  caratteristici  fptk,  fpyk,
fp(0,2)k, fp(1)k i corrispondenti risultati  vanno  introdotti  nelle
precedenti  espressioni  (A'),  (B')  e  (C')  le  quali vanno sempre
riferite a 10 serie di 5 saggi corrispondenti alla  stessa  categoria
di  armatura,  da  aggiornarsi  ad ogni prelievo aggiungendo la nuova
serie ed eliminando la prima in ordine di tempo.
   Se i  valori  caratteristici  fptk,  fpyk,  fp(0,2)k,  fp(1)K  non
rispettano  la  garanzia  di  cui  al  catalogo  del  produttore,  la
produzione viene declassata  attribuendole  i  valori  caratteristici
trovati.
   Se gli scarti quadratici medi risultano superiori al 3% del valore
medio  per  fpt,  e/o   al 4% per fpy, fp(0,2), fp(1) il controllo si
intende sospeso e la procedura ripresa ad initio.
   Se  in  un  rotolo, bobina o fascio le grandezze * , A, Ep, l, N o
(alfa) (180 gradi) ed i rapporti fpy/fpt, fp(0,2)/fpt, fp(1)/fpt  non
rispettano  quanto  indicato al successivo punto 3 e nel catalogo del
produttore, si ripetono le prove su un nuovo prelievo che sostituisce
il precedente a tutti gli effetti.
   Anche ai fini del rilassamento i  risultati  delle  prove  debbono
essere   conformi  ai  dati  di  catalogo  del  produttore.  Se  tale
condizione non e' soddisfatta si effettueranno tre nuove prove  ed  i
relativi  risultati devono essere contenuti entro il limite suddetto.
Ove i valori riscontrati delle  grandezze  sopra  indicate  risultino
inferiori  a  quelli di catalogo, il Laboratorio Ufficiale incaricato
del  controllo  sospendera'  le  verifiche  della  qualita'   dandone
comunicazione  al  Ministero  dei  lavori  pubblici, Servizio tecnico
centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il  produttore  avra'
ovviato   alle   cause   che   avevano   dato   luogo   al  risultato
insoddisfacente.
2.3. CONTROLLI SU SINGOLI LOTTI DI FABBRICAZIONE.
   Negli stabilimenti soggetti a  controlli  sistematici  di  cui  al
presente  punto  2,  i produttori potranno richiedere di sottoporsi a
controlli, eseguiti a cura di un Laboratorio  Ufficiale,  su  singoli
lotti  di  fabbricazione  (massima  massa  del lotto = 100 t) di quei
prodotti  che,  per  ragioni  di  produzione,  non   possono   ancora
rispettare  le  condizioni  minime  quantitative per qualificarsi. Le
prove da effettuare sono quelle  di  cui  al  punto  1  del  presente
Allegato 3.
3. Determinazione delle proprieta' e tolleranze.
3.1. DIAMETRO E SEZIONE.
   L'area  della  sezione  di  fili con impronte, trecce e trefoli si
valuta come somma delle aree  dei  singoli  fili  oppure  per  pesata
nell'ipotesi che la densita' dell'acciaio sia pari a 7,85 kg/dm3.
   La  misura  delle dimensioni trasversali nei fili con impronta non
deve essere effettuata in corrispondenza delle impronte stesse.
   Sui valori nominali sono ammesse le seguenti tolleranze:
_____________________________________________________________________
|                     |  Diametri apparenti  |        Sezioni       |
|_____________________|______________________|______________________|
| fili                |     - 1%  + 1%       |     - 2%  + 2%       |
| barre               |     - 1%  + 2%       |     - 2%  + 4%       |
| trecce e trefoli    |                      |     - 2%  + 3%       |
|_____________________|______________________|______________________|
   Nei calcoli statici si adotteranno, di norma le  sezioni  nominali
se  le  sezioni  effettive  non  risultano inferiori al 98% di quelle
nominali.
   Le  tolleranze  dimensionali  vanno  controllate  confrontando  il
valore nominale con la media delle misure effettuate su tutti i saggi
di ciascun prelievo. Qualora la tolleranza sulla sezione superi +-2%,
il  certificato  di  verifica deve riportare il diametro effettivo al
quale si riferisce la elaborazione.
   I  valori  delle grandezze * e A dovranno figurare nei certificati
di qualificazione e di verifica.
3.2. TENSIONE DI ROTTURA fp.
   La determinazione si effettua per mezzo della prova a trazione  su
barre  secondo  EN  10002/1a  (marzo  1990), su fili secondo UNI 5292
(giugno 1979) e su trecce o trefoli secondo UNI 3171 (aprile 1985).
3.3. ALLUNGAMENTO A ROTTURA.
   Per barre e fili la determinazione viene eseguita per accostamento
dopo rottura rispettivamente secondo EN 10002/1a (marzo 1990)  e  UNI
5292 (giugno 1979).
   La  base  di  misura,  delimitata  in  modo  da  non indebolire la
provetta, sara':
   50 mm        per * <  5 mm
   10 *
                per * >= 5 mm
   11,3 (radice quadrata)  A
   L'allungamento percentuale  corrispondente  dovra'  risultare  non
inferiore  a  (3  +  0,4  *) (con * in mm) per i fili con  <5 mm, non
inferiore al 5% per i fili con * >= 5 mm, al 7% per le barre.
   Per  le  trecce  e  i  trefoli  la  determinazione   si   effettua
all'istante  della rottura con una prova a trazione, condotta secondo
la UNI 3171 (aprile 1985), su base rispettivamente di 200 mm  per  le
trecce  e di 600 mm per i trefoli. L'allungamento cosi' misurato deve
risultare non inferiore al 3,5%. La prova deve essere ripetuta se  la
rottura   si   produce  esternamente  al  tratto  di  misura  qualora
l'allungamento risulti inferiore al limite sopraindicato.
3.4. LIMITI ALLO 0,2%
   Il  valore  del  limite  convenzionale  fp(0,2)  si   ricava   dal
corrispondente  diagramma  sforzi-deformazioni,  ottenuto con prove a
trazione eseguite secondo UNI 5292 (giugno 1979) per i fili e secondo
UNI 3171 (aprile 1985) per le trecce o con procedimenti equivalenti.
   I   singoli   valori   unitari   devono   essere   riferiti   alle
corrispondenti sezioni iniziali.
   Il  valore del limite 0,2% deve risultare compreso tra l'80% ed il
95% del corrispondente valore della tensione di rottura fpt.
3.5. TENSIONE DI SNERVAMENTO.
   Il  valore  della  tensione  di  snervamento  fpy  si  ricava  dal
corrispondente  diagramma sforzi-deformazioni ottenuto con la prova a
trazione  eseguita  secondo  EN  10002/1a  (marzo  1990).  Esso  deve
risultare  compreso  tra  il  75% ed il 95% del corrispondente valore
della tensione  di  rottura  fpt.  Qualora  lo  snervamento  non  sia
chiaramente individuabile si sostituisce fpy con fp(0,2).
3.6. MODULO DI ELASTICITA'.
   Il  modulo apparente di elasticita' e' inteso come rapporto fra la
tensione  media  e  l'allungamento   corrispondente,   valutato   per
l'intervallo di tensione (0,1 da a 0,4) fpt.
   Solo tollerati scarti del +- 7% rispetto al valore garantito.
3.7. TENSIONE ALL'1%.
   La  tensione  corrispondente  all'1%  di  deformazione totale deve
risultare compresa tra l'80% ed  il  95%  del  corrispondente  valore
della tensione di rottura fpt.
3.8. PROVA DI PIEGAMENTO ALTERNATO.
   La  prova  di piegamento alternato si esegue su fili aventi * <= 8
mm secondo la UNI 5294 (ottobre 1978) con rulli di diametro pari a  4
.
   Il  numero  dei  piegamenti  alterni  a rottura non deve risultare
inferiore a 4 per i fili lisci e a  3  per  i  fili  ondulati  o  con
impronte.
3.9. PROVA DI PIEGAMENTO.
   La  prova  di  piegamento  si esegue su fili aventi * >= 8 mm e su
barre secondo la UNI 564 (febbraio 1960).
   L'angolo di piegamento deve essere di 180 gradi e il diametro  del
mandrino deve essere pari a:
   - 5 * per i fili;
   - 6 * per le barre con * <= 26 mm;
   - 8 * per le barre con * >  26 mm.
3.10. RESISTENZA A FATICA.
   La  prova  viene  condotta  secondo  la UNI 3964 (maggio 1985) con
sollecitazione  assiale  a  ciclo  pulsante,  facendo  oscillare   la
tensione  fra  una  tensione  superiore  (sigma)  1  e  una  tensione
inferiore (sigma) 2.
   Il risultato della prova e' ritenuto soddisfacente se la provetta,
sopporta, senza rompersi, almeno due milioni di cicli.  La  frequenza
di prova deve rimanere compresa fra 200 e 2500 cicli/min.
  Come  alternativa  a  tale  procedimento  e'  possibile determinare
sperimentalmente l'ampiezza limite di fatica L a 2 per 10 (elevato  a
6) cicli, in funzione della tensione media (sigma) m.
3.11. RILASSAMENTO A TEMPERATURA ORDINARIA.
3.11.1. Condizioni di prova.
   Si  determina  il  diagramma  della caduta di tensione a lunghezza
costante ed a temperatura T = 20 +-  1  grado  centigrado  a  partire
dalla tensione iniziale e per la durata stabilita.
3.11.2. Caratteristiche della provetta.
   La  provetta deve essere sollecitata per un tratto non inferiore a
100 cm; in conseguenza la lunghezza del saggio deve essere almeno 125
cm  per  tener  conto  degli  organi  di  afferraggio.   Nella   zona
sollecitata  la  provetta  non  deve  subire  alcuna  lavorazione ne'
pulitura.
3.11.3. Carico iniziale.
   La tensione iniziale deve essere applicata con  velocita'  pari  a
200 +- 50 N/mm2 al minuto e mantenuta per 2 minuti +- 2 secondi prima
dell'inizio della misura.
   Quando  le necessita' operative lo richiedano, e' ammessa una pre-
tensione inferiore al 40% della tensione iniziale ed al 30% di quella
di rottura (determinata su una provetta contigua).
   Il carico iniziale deve avere precisione +- 1% quando inferiore  a
100 tonnellate; +- 2% quando superiore.
3.11.4. Precisione della misura.
   La  caduta  di sforzo (rilassamento) va misurata con precisione +-
5%;  pertanto  il  principio  di  funzionamento   dell'apparato,   la
sensibilita'  dei  singoli  strumenti  rilevatori,  la  posizione  di
questi, ecc. debbono essere tali da garantire detta precisione.
                                                 TABELLA 1 (segue)
 ___________________________________________________________________
|            |                 |        |             |             |
|            |                 |        |  Numero di  |  Controllo  |
|            |                 |        |  prove og-  | in cantiere |
|            |                 |        |  getto del  |   N.prove   |
|            |                 | Unita' | certificato |  per lotto  |
|   Simbolo  | Caratteristiche |  di    |     del     |     di      |
|            |                 | misura |  produttore |   produz.   |
|____________|_________________|________|_____________|_____________|
|            |                 |        |             |             |
| *          | Diametro        | mm     |     10      |     10      |
|            |                 |        |             |             |
| A          | Area della      | mm2    |     10      |     10      |
|            | sezione         |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| 'fptk      | Tensione        | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | di rottura      |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| 'fpyk      | Carico di       | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | snervamento     |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| fp(0,1)k   | Carico limite   | N/mm2  |      2      |      2      |
|            | allo 0,1%       |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| fp(0,2)k   | Carico limite   | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | allo 0,2%       |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| fp(1)k     | Tensione 1%     | N/mm2  |     10      |     10      |
|            | sotto carco     |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| l          | Allungamento    | %      |     10      |     10      |
|            | a rottura       |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| Ep         | Modulo          | N/mm2  |      2      |      2      |
|            | elastico appar. |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| N          | Numero di       | --     |     10      |     10      |
|            | pieg. alterni   |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
|    Alfa    | Prova di        | --     |     10      |     10      |
| (180gradi) | piegamento      |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| L          | Limite di       | N/mm2  |      1(1)   |     (*)     |
|            | fatica          |        |             |             |
|            |                 |        |             |             |
| r          | Rilassamento    | %      |      3(2)   |     (*)     |
|            |                 |        |             |             |
| -          | Diagramma sforzi| --     |      2      |      2      |
|            | -deformazioni   |        |             |             |
|____________|_________________|________|_____________|_____________|
                                                 TABELLA 1 (seguito)
 ___________________________________________________________________
|            |                 |      Controllo di stabilimento     |
|            |                 |____________________________________|
|            |                 | Qualifica    |      Verifica       |
|            |                 |______________|_____________________|
|            |                 |      |   N.  |             |   N.  |
|            |                 |      | prove |             | prove |
|            |                 |  N.  |  per  |             |  per  |
|            |                 |lotti | lotto |             | lotto |
|   Simbolo  | Caratteristiche |  di  |  di   | N. lotti di |  di   |
|            |                 |prod. | prod. | produzione  | prod. |
|____________|_________________|______|_______|_____________|_______|
|            |                 |      |       |             |       |
| *          | Diametro        |  10  |  5    | 6 al trimes-|  5    |
|            |                 |      |       |tre in almeno|       |
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| A          | Area della      |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | sezione         |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| 'fptk      | Tensione        |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | di rottura      |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| 'fpyk      | Carico di       |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | snervamento     |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| fp(0,1)k   | Carico limite   |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | allo 0,1%       |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| fp(0,2)k   | Carico limite   |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | allo 0,2%       |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| fp(1)k     | Tensione 1%     |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | sotto carco     |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| l          | Allungamento    |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | a rottura       |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| Ep         | Modulo          |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | elastico appar. |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| N          | Numero di       |  10  |  5    |     ''      |  5    |
|            | pieg. alterni   |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
|    Alfa    | Prova di        |  10  |  5    |     ''      |  5    |
| (180gradi) | piegamento      |      |       |             |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| L          | Limite di       |   5  |  3(3) | 1 al  semes-|  3(4) |
|            | fatica          |      |       | tre         |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| r          | Rilassamento    |   4  |  3(5) | 1 al  semes-|  3(6) |
|            |                 |      |       | tre         |       |
|            |                 |      |       |             |       |
| -          | Diagramma sforzi|  10  |  5    | 6 al  semes-|  5    |
|            | -deformazioni   |      |       |tre in almeno|       |
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(*) Secondo prescrizione del Direttore dei lavori.
(1) Dato di catalogo riferito alle tensioni estreme 0,57 fptk
    (fptk valore caratteristico della tensione di rottura) o,
    preferibilmente, al limite di tensione media *,63 fptk.
(2) Dati di catalogo riferiti preferibilmente alle tensioni iniziali
    0,55 fptk; 0,65 fptk; 0,75 fptk e ad una durata di prova non
    inferiore a 1000 ore.
(3) Prove da eseguire tra le tensioni estreme 0,57 fptk e 0,69 fptk
    o, preferibilmente, determinazione del limite di fatica con
    tensione media 0,63 fptk.
(4) Prove da eseguire tra le tensioni estreme 0,57 fptk e 0,69 fptk.
(5) Prova da eseguire preferibilmente per le tensioni iniziali 0,55
    fptk; 0,69 fptk; 0,75 fptk. Durata di prova >= 2000 ore per un
    lotto, >= 120 ore per gli altri 3 lotti.
(6) Prova da eseguire preferibilmente per le tensioni iniziali 0,55
    fptk; 0,65 fptk; 0,75 fptk, per una durata di prova >= 120 ore.
                                                           Allegato 4
          CONTROLLI DI BARRE E DI FILI DI ACCIAIO TRAFILATO
   Per  i  controlli  in stabilimento si applicano le modalita' sotto
riportate.
1. Controlli sistematici.
1.1 PROVE DI QUALIFICAZIONE
   La documentazione riguardante  le  prove  di  qualificazione  deve
essere  riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
   Prelievo senza preavviso, presso lo stabilimento di produzione, da
parte del Laboratorio Ufficiale, di serie di 25  saggi,  ricavati  da
cinque  diverse  colate  o  lotti  di  fabbricazione, cinque per ogni
colata o lotto di fabbricazione. L'operazione viene ripetuta  su  tre
diametri diversi, scelti nei tre gruppi di diametri: da 5 a 10 mm; da
12  a  18  mm;  oltre  18 mm; i fili di acciaio trafilato di diametro
compreso fra 5 e 12 mm costituiscono un unico gruppo.
   Limitatamente  alle  barre  ad  aderenza  migliorata  e'  lasciata
facolta' di considerare come gruppi a se' stanti le armature prodotte
in  rotolo,  con  le stesse modalita' di suddivisione dei diametri. I
fili trafilati e le barre prodotte in  rotolo  sono  da  considerarsi
acciai  deformati  a  freddo  (cfr.  Parte I, punto 2.2.1.) in quanto
impiegati previa raddrizzatura meccanica.
   Sui  campioni  vengono  determinati,  a   cura   del   Laboratorio
Ufficiale,  i valori della tensioni di snervamento e rottura fy e ft,
l'allungamento A ed effettuate le prove di piegamento.
   Indicando con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 122
le medie dei valori delle tensioni di snervamento e rottura e con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 122
gli scarti quadratici medi  corrispondenti,  si  procede  al  calcolo
delle  tensioni  caratteristiche  di  snervamento  e rottura definite
dalle espressioni:
                          fyk = fymn - K . Syn
                          ftk = ftmn - K . stn
dove n, numero dei saggi considerati, e' nel presente caso pari a 25.
   Per  gli  stessi  campioni verranno altresi' annotati i valori dei
rapporti fyi/fyk e calcolata la
media come indicato al punto 2.2.3.1. della Parte I
                       VEDI FORMULA A PAG. 122
   Qualora il  produttore  lo  richieda,  e'  data  facolta'  di  non
avvalersi  della  suddivisione in gruppi di diametri. In tale caso le
prove di qualificazione verteranno su 75 saggi, prelevati da  15  di-
verse colate o lotti di fabbricazione, cinque per ogni colata o lotto
di  fabbricazione,  indipendentemente  dal diametro, e nelle suddette
formule (A), (B), (C) si porra' n = 75.
   In ogni caso il coefficiente k assume, in funzione di n, i  valori
riportati nel Prospetto I dell'Allegato 8.
   Su  almeno  un  saggio  per  colata o lotto di fabbricazione sara'
calcolato il valore dell'indice di aderenza  di  cui  all'Allegato  6
limitatamente alle barre ed ai fili trafilati ad aderenza migliorata.
   Qualora  uno dei campioni sottoposti a prova di qualificazione non
soddisfi i requisiti di duttilita' di cui  ai  Prospetti  2-I  e  3-I
della  Parte  I, rispettivamente per le barre e per i fili di acciaio
trafilato, il prelievo  relativo  al  diametro  di  cui  trattasi  va
ripetuto, il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a tutti gli
effetti.  Un  ulteriore  risultato  negativo  comporta la ripetizione
della prova di qualificazione.
1.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'
   Effettuazione  di  controlli  saltuari,  a  cura  del  Laboratorio
Ufficiale,  ad  intervalli  non  superiori ad un mese, prelevando tre
serie di 5 campioni, costituite ognuna da cinque barre o fili di  uno
stesso   diametro  scelto  entro  ciascuno  dei  gruppi  di  diametri
suddetti, e provenienti da una stessa colata o fili. Su tali serie il
laboratorio effettua le  prove  di  resistenza  e  di  duttilita'.  I
corrispondenti risultati delle prove di snervamento e rottura vengono
introdotti  nelle  quattro precedenti espressioni (A) e (B), le quali
vengono sempre riferite a cinque serie di cinque saggi, facenti parte
dello stesso gruppo di diametri, da  aggiornarsi  ad  ogni  prelievo,
aggiungendo la nuova serie ed eliminando la prima in ordine di tempo.
I  nuovi  valori delle medie e degli scarti quadratici cosi' ottenuti
vengono quindi introdotti nelle espressioni (C) per la determinazione
delle nuove tensioni, caratteristiche, sostitutive  delle  precedenti
(ponendo n = 25).
   Per  gli  stessi  campioni  vengono altresi' annotati i valori dei
rapporti fyi/fyk e calcolata la
media come indicato al punto 2.2.3.1. della Parte I.
                       VEDI FORMULA A PAG. 123
   Qualora il produttore non si avvalga della suddivisione in  gruppi
di  diametri,  i controlli saltuari verteranno su 15 saggi, prelevati
da tre diverse colate, 5 per ogni colata o  lotto  di  fabbricazione,
indipendentemente  dal  diametro.  I  corrispondenti  risultati delle
prove di snervamento e rottura vengono introdotti  nelle  espressioni
(A)  e  (B),  le  quali  vengono  sempre riferite a quindici serie di
cinque saggi, da aggiornarsi ad ogni  prelievo,  aggiungendo  le  tre
nuove  colate  o lotti di fabbricazione ed eliminando le prime tre in
ordine  del  tempo.  I  nuovi  valori  delle  medie  e  degli  scarti
quadratici cosi' ottenuti vengono quindi introdotti nelle espressioni
(C)  per  la  determinazione  delle  nuove  tensioni  caratteristiche
sostitutive delle precedenti (ponendo n = 75).
   Ove i valori caratteristici  riscontrati  risultino  inferiori  ai
minimi  di  cui  al  prospetto  2-I Parte I, il Laboratorio Ufficiale
incaricato del controllo  sospendera'  le  verifiche  della  qualita'
dandone  comunicazione  al  Ministero  dei  lavori pubblici, Servizio
tecnico centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il produttore
avra'  avviato  alle  cause  che  avevano  dato  luogo  al  risultato
insoddisfacente.
   Qualora  uno  dei  campioni  sottoposti  a prova di verifica della
qualita' non soddisfi i requisiti di duttilita' di cui  ai  Prospetti
2-I e 3-I della Parte I, rispettivamente per le barre e per i fili di
acciaio  trafilato,  il prelievo relativo al diametro di cui trattasi
va ripetuto. Il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a  tutti
gli  effetti. Un ulteriore risultato negativo comporta la ripetizione
della qualificazione.
   Le tolleranze dimensionali di cui al punto 2.2.8.5. della Parte  I
vanno riferite alla media delle misure effettuate su tutti i saggi di
ciascuna colata o lotto di fabbricazione. Qualora la tolleranza sulla
sezione  superi  +-  2%,  il certificato di verifica deve riportare i
diametri medi effettivi.
   Su almeno un saggio per colata  o  lotto  di  fabbricazione  sara'
calcolato  il valore dell'indice di cui all'Allegato 6, limitatamente
alle barre ed ai fili trafilati ad aderenza migliorata.
1.3. CONTRASSEGNI DEGLI ACCIAI: PRELIEVI, MODALITA' DI PROVA.
   Gli acciai devono essere marchiati come indicato in  2.2.9.  Parte
I.
   I prelevamenti in stabilimento di cui ai punti 1.1. e 1.2. saranno
effettuati, ove possibile, dalla linea di produzione.
   Le  relative  prove sui saggi prelevati potranno essere effettuate
dai tecnici del Laboratorio Ufficiale anche presso  lo  stabilimento,
sempreche'  le  attrezzature  disponibili  siano  ritenute  idonee ad
esclusivo insindacabile giudizio del Laboratorio Ufficiale  medesimo,
e possibilmente in presenza di un rappresentante del produttore.
2. Controlli su singole colate o lotti di fabbricazione.
   I   produttori   potranno   richiedere,  di  loro  iniziativa,  di
sottoporsi a controlli su singole colate o  lotti  di  fabbricazione,
eseguiti  a  cura  di  un Laboratorio Ufficiale. Le colate o lotti di
fabbricazione sottoposti a controllo dovranno essere cronologicamente
ordinati  nel  quadro   della   produzione   globale.   I   controlli
consisteranno  nel prelievo, per ogni colata e lotto di fabbricazione
e per ciascun gruppo di diametri da essi ricavato, di un numero n  di
saggi,  non  inferiore  a  dieci, sui quali si effettueranno le prove
previste dal terzo comma del punto 1.1. Le  tensioni  caratteristiche
di snervamento e rottura verranno calcolate a mezzo delle espressioni
(A),  (B)  e (C) nelle quali n e' il numero dei saggi prelevati dalla
colata.
   Le colate o i lotti di fabbricazione ai quali, sulla base di  tale
controllo  specifico,  si  vogliano  attribuire proprieta' meccaniche
superiori  a  quelle  desunte   dal   controllo   sistematico   della
produzione,  dovranno  essere  contraddistinte  a  mezzo  di legatura
sigillata, munita di etichetta  metallica  sulla  quale  figurino  il
numero  della  colata  ed  il  valore  della  tensione  garantita dal
produttore ed accertato dal Laboratorio Ufficiale.
                                                           Allegato 5
             CONTROLLI DI RETI E TRALICCI ELETTROSALDATI
            CON FILI LISCI O NERVATI DI ACCIAIO TRAFILATO
                 DI DIAMETRO COMPRESO FRA 5 E 12 MM
   Per  i  controlli  in stabilimento si applicano le modalita' sotto
riportate.
Controlli sistematici.
1.1. PROVE DI QUALIFICAZIONE.
   La documentazione riguardante  le  prove  di  qualificazione  deve
essere  riferita ad una produzione consecutiva relativa ad un periodo
di tempo di almeno sei mesi.
   Prelievo senza preavviso, presso lo stabilimento di produzione, da
parte di un Laboratorio Ufficiale, in almeno quattro sopralluoghi  di
serie  di  80  saggi,  ricavati  da  40  diversi pannelli, 2 per ogni
elemento.
   Ogni saggio deve consentire due prove: quella di trazione  su  uno
spezzone  di  filo  comprendente  almeno  un nodo saldato e quella di
resistenza al distacco della saldatura.
   Su tali campioni  vengono  determinati,  a  cura  del  Laboratorio
Ufficiale,  i valori delle tensioni di snervamento e rottura f(0,2) e
ft l'allungamento  A10  ed  effettuata  la  prova  di  resistenza  al
distacco.
   Indicando con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 125
le medie dei valori delle tensioni di snervamento e rottura e con:
                       VEDI FORMULA A PAG. 125
gli  scarti  quadratici  medi  corrispondenti,  si procede al calcolo
delle tensioni caratteristiche  di  snervamento  e  rottura  definite
dalle espressioni:
                    f(0,2)k = f(0,2)mn - K . S(0,2)n
                          ftk = ftmn - K . Stn                 (C)
dove n, numero dei saggi considerati, e' nel presente caso pari a 80,
ed il coefficiente k assume, in funzione di n, i valori riportati nel
Prospetto I dell'Allegato 8.
   Qualora  uno dei campioni sottoposti a prove di qualificazione non
soddisfi  i  requisiti  di  cui  al  Prospetto  4-I  della  Parte   I
relativamente  ai valori di allungamento o resistenza al distacco, il
prelievo relativo all'elemento di cui  trattasi  va  ripetuto  su  un
altro  elemento  della  stessa partita. Il nuovo prelievo sostituisce
quello  precedente  a  tutti  gli  effetti.  Un  ulteriore  risultato
negativo comporta la ripetizione delle prove di qualificazione.
1.2. PROVE DI VERIFICA DELLA QUALITA'.
   Effettuazioni  di  controlli  saltuari,  a  cura  del  Laboratorio
Ufficiale, ad intervalli non superiori ad un mese,  su  serie  di  20
saggi, ricavati da 10 diversi elementi, 2 per ogni elemento.
   Sulla  serie  il  laboratorio  effettua  la prova di trazione e di
distacco. I corrispondenti risultati vengono aggiunti  a  quelli  dei
precedenti  prelievi  dopo aver eliminato la prima serie in ordine di
tempo.
   Si  determineranno  cosi'  le   nuove   tensioni   caratteristiche
sostitutive delle precedenti sempre ponendo n=80.
Ove i valori caratteristici riscontrati risultino inferiori ai minimi
di  cui al Prospetto 4-I Parte I, il Laboratorio Ufficiale incaricato
del  controllo  sospendera'  le  verifiche  della  qualita'   dandone
comunicazione  al  Ministero  dei  lavori  pubblici, Servizio tecnico
centrale e ripetera' la qualificazione dopo che il  produttore  avra'
ovviato   alle   cause   che   avevano   dato   luogo   al  risultato
insoddisfacente.
   Qualora uno dei  campioni  sottoposti  a  prove  di  verifica  non
soddisfi   i  requisiti  di  cui  al  Prospetto  4-I  della  Parte  I
relativamente ai valori di allungamento o resistenza al distacco,  il
prelievo  relativo  all'elemento  di  cui  trattasi va ripetuto su un
altro elemento della stessa partita. Il  nuovo  prelievo  sostituisce
quello precedente a tutti gli effetti. In caso di ulteriore risultato
negativo,   il   Laboratorio   Ufficiale   incaricato  del  controllo
sospendera' le verifiche  della  qualita'  dandone  comunicazione  al
Ministero  dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale e ripetera'
la qualificazione dopo che il produttore avra' ovviato alle cause che
avevano dato luogo al risultato insoddisfacente.
1.3. CONTRASSEGNI DELLE RETI E TRALICCI CONTROLLATI IN  STABILIMENTO:
PRELIEVI, MODALITA' DI PROVA.
   Le reti ed i tralicci saranno realizzati mediante fili controllati
in  stabilimento  contraddistinti  mediante marchio sul filo nervato,
come previsto al punto 2.2.9. della Parte 1a.
   Qualora il filo  venga  prodotto  nello  stesso  stabilimento,  il
controllo della rete o del traliccio comprende il controllo del filo.
   Il  marchio di identificazione della rete e del traliccio prodotti
con fili provenienti da altro stabilimento e' costituito da sigilli o
etichettature indelebili.
   I prelevamenti in stabilimento, di cui ai punti 1.1. e 2., saranno
effettuati, ove possibile, dalla linea di produzione.
   Le relative prove sui saggi prelevati potranno  essere  effettuate
dai  tecnici del Laboratorio Ufficiale, anche presso lo stabilimento,
sempreche' le  attrezzature  disponibili  siano  ritenute  idonee  ad
esclusivo  insindacabile giudizio del Laboratorio Ufficiale medesimo,
e possibilmente in presenza di un rappresentante del produttore.
2. Controlli sui singoli lotti di fabbricazione.
   Si  definiscono  lotti  di  fabbricazione  partite  ottenute   con
produzione continua comprese fra 30 e 100 tonnellate.
   Negli  stabilimenti  soggetti  ai controlli sistematici, di cui al
precedente punto 1., i produttori  potranno  sottoporre  a  controlli
singoli lotti di fabbricazione a cura di un Laboratorio Ufficiale.
   I controlli consisteranno nel prelievo per ogni lotto di un numero
n  di saggi, non inferiore a venti e ricavati da almeno dieci diversi
elementi, sui quali si effettueranno le prove  previste  dal  secondo
comma del punto 1.1.
   Le  tensioni  caratteristiche  di  snervamento  e rottura verranno
calcolate a mezzo delle espressioni (A), (B) e (C) nelle quali  n  e'
il numero dei saggi prelevati.
   I  singoli lotti ai quali, sulla base di tale controllo specifico,
si vogliano  attribuire  proprieta'  meccaniche  superiori  a  quelle
desunte  dal  controllo sistematico della produzione, dovranno essere
contraddistinti a mezzo di legatura sigillata,  munita  di  etichetta
metallica  sulla quale figurino gli estremi della partita e il valore
della tensione ammissibile garantito dal produttore ed accertato  dal
Laboratorio Ufficiale.
                                                           Allegato 6
                       CONTROLLI DELL'ADERENZA
   Le  barre  devono  superare  con  esito positivo prove di aderenza
secondo il  metodo  Beam-test  da  eseguirsi  presso  un  Laboratorio
Ufficiale  con  le modalita' specificate nella CNR-UNI 10020 (gennaio
1971). La tensione di aderenza  (tau)  valutata  secondo  la  CNR-UNI
10020  (gennaio  1971) verra' riferita ad una resistenza nominale del
conglomerato di 27 N/mm2, mediante l'applicazione della seguente for-
mula di correzione, valida nell'intervallo:
                         22 <= Rc <= 32 (N/mm2)
                 (tau)c = (tau)d - (Rc - 27) . 0,2 (N/mm2)
essendo:
(tau)c  la tensione di aderenza corretta;
(tau)d  la tensione di aderenza rilevata sperimentalmente;
Rc  la resistenza del conglomerato all'atto della prova.
   Nel   certificato   di   prova   devono   essere   descritte    le
caratteristiche geometriche della sezione e delle nervature. Le prove
devono essere estese ad almeno tre diametri scelti come segue:
   - uno nell'intervallo 5 <= * <= 10 mm;
   - uno nell'intervallo 12<= * <= 18 mm;
   - uno pari al diametro massimo.
   Non  e'  richiesta  la ripetizione delle prove di aderenza, per le
singole partite, quando se ne possa determinare  la  rispondenza  nei
riguardi  delle  caratteristiche  e  delle  misure  geometriche,  con
riferimento alla serie di barre che hanno superato  le  prove  stesse
con esito positivo.
   Le tensioni tangenziali di aderenza (tau)m e (tau)r, desunte dalla
prova,  come media dei risultati ottenuti sprimentando almeno quattro
travi per ogni diametro, devono soddisfare le condizioni seguenti:
                 (tau)m <= (tau)*m = 8 - 0,12    = 80 - 1,2
                 (tau)r <= (tau)*r = 13 - 0,19   =130 - 1,9
(tau)m, (tau)*m, (tau)r e T*r, sono espressi in N/mm2 e *  e'
espresso in mm.
   Per accertare la rispondenza delle singole  partite  nei  riguardi
delle   proprieta'   di   aderenza,   si  calcolera'  per  un  numero
significativo di barre il valore dell'indice di aderenza IR  definito
dall'espressione:
                       VEDI FORMULA A PAG. 128
confrontando quindi il valore medio di IR con il corrispondente IR(L)
valutato sulle barre provate in laboratorio.
  La partita e' ritenuta idonea se e' verificata almeno una delle due
seguenti ineguaglianze (A) e (B):
                       VEDI FORMULA A PAG. 128
   IR >= 0,048 per  <= 6 mm
   IR >= 0,055 per 6 mm <  <= 8 mm
   IR >= 0,060 per 8 mm <  <= 12 mm                              (B)
   IR >= 0,065 per  > 12 mm
essendo:
(tau)*m    = valore limite di (tau)m quale sopra definito per il diam
         considerato;
(tau)m,(tau)r  = valori desunti dalle prove di laboratorio;
n      = diametro nominale della barra;
c      = interasse delle nervature;
(alfa)m = altezza media delle nervature;
(beta) = inclinazione delle nervature sull'asse della barra espressa
         in gradi;
lR     = lunghezza delle nervature;
IR     = valore di IR determinato sulle barre della fornitura
         considerata;
IR(L)  = valore di IR determinato sulle barre provate in laboratorio.
   Qualora  il  profilo  comporti particolarita' di forma non contem-
plate nella definizione di IR (ad esempio  nocciolo  non  circolare),
l'ineguaglianza  (A)  dovra'  essere  verificata per i soli risalti o
nervatura.
                                                           Allegato 7
                       CONTROLLI SUI LATERIZI
a) Valutazione dei dati di prova.
   Tutte  le  caratteristiche  meccaniche  di   seguito   specificate
dovranno  essere  determinate  presso  un Laboratorio Ufficiale su un
insieme di un minimo di campioni a cui  possa  applicarsi  il  metodo
sotto riportato.
   Nel caso in cui venga effettuata la prova su almeno 30 campioni la
resistenza  caratteristica  viene  ricavata mediante la seguente for-
mula:
                           fk = fm - 1,64 S
nella quale e':
fm = la media aritmetica delle resistenze unitarie dei campioni;
S  = lo scarto quadratico medio.
   Nel caso in cui il numero n dei campioni sia compreso tra 10 e  29
il  coefficiente  moltiplicatore  di  s assumera' convenzionalmente i
valori k di cui alla seguente tabella.
___________________________________________________________________
|     n    |     10   |     12   |     16   |     20   |     25   |
|__________|__________|__________|__________|__________|__________|
|     k    |   2,13   |   2,06   |   1,98   |   1,93   |   1,88   |
|__________|__________|__________|__________|__________|__________|
   In  entrambi  i  casi  qualora  il  valore  s calcolato risultasse
inferiore a 0,08 fm si dovra' introdurre nella formula questo  ultimo
valore.
   Nel  caso  infine in cui la prova venga effettuata su un numero di
campioni compreso fra  6  e  9  la  resistenza  caratteristica  viene
assunta pari al minimo dei seguenti due valori:
   a) 0,7 fm - 2 (N/mm2);
   b)   il  valore  minimo  della  resistenza  unitaria  del  singolo
campione.
   Per  le  caratteristiche  fisiche  (coefficiente  di   dilatazione
termica  e  valore di dilatazione per umidita') si intende invece che
tutti i campioni provati debbano dare  valori  rispettanti  i  limiti
indicati nella normativa (punto 7.1.3.2. della Parte I).
b) Metodi di prova.
   1)  Le  resistenze  in direzione dei fori di cui al punto 7.1.3.2.
dovranno essere determinate mediante prove a compressione.
   Il carico dovra' agire nella direzione dei fori  e  la  dimensione
del  provino,  misurata  secondo  tale  direzione, dovra' essere pari
all'altezza (dimensione dell'elemento in direzione perpendicolare  al
piano della struttura) del blocco, o superarla al massimo del 60%. Se
necessario, si procedera' al taglio del blocco stesso.
   Qualora  si  operi  su  blocchi  la  cui larghezza ecceda i 40 cm,
ciascun elemento verra' suddiviso in due parti eguali  e  simmetriche
mediante  un taglio parallelo alla direzione dei fori; le porzioni in
aggetto dei setti dovranno essere eliminate. La resistenza del blocco
si otterra'  mediando  i  risultati  ottenuti  dalle  prove  sui  due
semiblocchi.
   Le facce normali alla direzione del carico, se non preventivamente
spianate  con  una  smerigliatrice,  dovranno  essere corrette con un
foglio di piombo dello spessore di 1  mm  interposto  tra  il  piatto
della pressa e la faccia del blocco.
   2)  Per  la  verifica della resistenza in direzione trasversale ai
fori si procedera' mediante lo schiacciamento di campioni  costituiti
da  coppie  di  laterizi  associati sui lati da una malta di gesso di
spianatura (prova siamese) dello spessore massimo di 2 cm.
   Il carico agira' in direzione ortogonale ai fori  e  le  modalita'
della  campionatura  saranno simili a quelle riportate nel precedente
punto 1).
   3) La determinazione del valore del modulo elastico del  laterizio
avverra' nel corso delle prove di cui in b) 1. procedendo al carico e
scarico  successivo  del  sistema  passando  dal 20 al 40% del valore
minimo presuntivo di rottura,  leggendo  le  deformazioni  medie  del
sistema  (nella fase di scarico) tramite 4 flessimetri disposti sugli
spigoli della piastra di prova.
   4) La resistenza a trazione per flessione  verra'  determinata  su
campioni,   ricavati   dai  blocchi  mediante  opportuno  taglio,  di
dimensioni minime di 30 X 120 X spessore, in millimetri.
   5) Le prove di punzonamento di  cui  al  punto  7.1.3.2.  dovranno
avvenire secondo le seguenti modalita' di prova.
   Il  blocco  viene posato orizzontalmente su due appoggi costituiti
da due tondi in  acciaio,  del  diametro  di  20  mm,  con  modalita'
analoghe  a  quelle  che  si verificano nel corso della posa in opera
prima del getto del calcestruzzo.
   Il carico viene applicato interponendo una piastra di  legno  duro
avente le dimensioni di 5 X 5 cm in mezzeria.
   Il carico viene fatto crescere progressivamente fino a rottura.
   6)  Il  coefficiente di dilatazione lineare verra' determinato per
un salto termico tra 70 gradi C e 20 gradi C in ambiente con UR 25% a
70% gradi C su almeno 3 campioni di dimensioni minime come  descritto
nel  punto  4.  Si assumera' come valore di riferimento il minore dei
valori trovati.
   7) Il valore di dilatazione per umidita' verra' misurato su almeno
4 campioni di dimensioni minime come descritte nel punto 4. La misura
avverra' con le seguenti modalita'.
   Essiccare i provini per 24 ore a 70 gradi  C;  raffreddarli  a  20
gradi  C e 65% UR; eseguire due misure a distanza di 3 ore; immergere
i provini in acqua a 20 gradi C per 90 giorni; togliere, asciugare  e
condizionare  i provini a 20 gradi C e 65% UR per 3 ore; eseguire due
misure a distanza di 3 ore.
   L'inizio della prova dovra' avvenire di  regola  entro  30  giorni
dall'ultimazione del processo produttivo del laterizio.
   Il  valore  di  riferimento  si  ottiene come media dei tre valori
minori ottenuti avendo quindi escluso il valore massimo.
                                                           Allegato 8
                 CONTROLLI SU ACCIAIO DA COSTRUZIONE
1. Generalita'.
   Tutti  i  prodotti  debbono   essere   sottoposti   a   prove   di
qualificazione secondo le modalita' del successivo punto 2.
   La  qualificazione  deve  essere  riferita  separatamente  ad ogni
singolo stabilimento produttore dell'Azienda fornitrice.
   I prodotti assoggettabili al procedimento di qualificazione  sono,
suddivisi per gamma merceologica, i seguenti:
   -  laminati  mercantili, travi ad ali parallele del tipo IPE e HE,
travi a I e profilati a U;
   - lamiere e nastri, travi saldate e profilati aperti saldati;
   -  profilati  cavi  circolari,  quadrati  o   rettangolari   senza
saldature o saldati.
   L'impiego  di  acciai  diversi  dai tipi Fe 360, Fe 430 ed Fe 510,
quali ad esempio acciai  ad  alta  resistenza,  acciai  inossidabili,
microlegati,  speciali,  e'  ammesso  con  le  condizioni indicate al
secondo capoverso del punto 2.0 della Parte II.
   Gli adempimenti di cui al successivo punto 2 si applicano anche ai
prodotti provenienti dall'estero.
   Per  prodotti  provenienti  da  Paesi  della  Comunita'  economica
europea  nei  quali  sia  in  vigore  una certificazione di idoneita'
tecnica riconosciuta dalle rispettive Autorita' competenti, l'Azienda
produttiva potra', in alternativa a quanto previsto al  primo  comma,
inoltrare al Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale
domanda  intesa  ad ottenere il riconoscimento dell'equivalenza della
procedura adottata nel Paese di origine, depositando  contestualmente
la   relativa  documentazione  per  i  prodotti  da  fornire  con  il
corrispondente marchio.
   L'equivalenza della  procedura  di  cui  al  comma  precedente  e'
sancita  con  decreto  del  Ministero  dei lavori pubblici sentito il
Consiglio superiore dei lavori pubblici.
2. Modalita' di qualificazione.
   I produttori per qualificare la loro produzione devono  sottoporsi
agli   adempimenti   qui   di  seguito  specificati,  e  produrre  la
documentazione relativa al Ministero dei  lavori  pubblici,  Servizio
tecnico centrale, che ne cura il deposito:
   - dimostrazione dell'idoneita' del processo produttivo;
   - controllo continuo interno di qualita' della produzione condotto
su basi probabilistiche;
   -  verifica  periodica  della  qualita'  da  parte  dei Laboratori
Ufficiali.
   Sono prodotti qualificabili sia quelli  raggruppabili  per  colata
che quelli per lotti di produzione (1).
   Ai fini delle prove di qualificazione e di controllo (vedere punto
2.2.),  i  prodotti nell'ambito di ciascuna gamma merceologica di cui
al punto 1., sono raggruppabili per  gamme  di  spessori  cosi'  come
definito nelle norme UNI EN 10025 (febbraio 1992), UNI 7806 (dicembre
1979) e UNI 7810 (dicembre 1979).
   Sempre  agli stessi fini, sono raggruppabili anche i diversi gradi
di acciai (B, C, D, DD; vedere Parte  II,  prospetti  1-II  e  2-II),
sempreche'  siano  garantite  per  tutti le caratteristiche del grado
superiore del raggruppamento.
   Tutte  le  forniture  debbono  essere  accompagnate  da   apposita
documentazione (vedere punto 2.5.).
2.1. DIMOSTRAZIONE DELL'INDONEITA' DEL PROCESSO PRODUTTIVO.
   Il  produttore, limitatamente alle gamme merceologiche indicate al
punto 1., e per ogni singolo stabilimento, dovra' presentare apposita
documentazione al Ministero dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico
centrale,  che  notifica al produttore l'avvenuto deposito ed accerta
la validita' e  la  rispondenza  della  documentazione  stessa  anche
attraverso sopralluoghi, rilasciando apposito attestato, precisando:
   - il tipo di prodotti (dimensioni e qualita');
   -     le     condizioni    generali    della    fabbricazione    o
dell'approvvigionamento dell'acciaio o del prodotto intermedio;
   - la descrizione degli impianti di laminazione;
   - le modalita' di marchiatura che consentono l'individuazione  del
prodotto da effettuarsi secondo le procedure del punto 2.5.;
   - l'organizzazione del controllo interno di qualita';
   - i responsabili aziendali incaricati della firma dei certificati;
   - il Laboratorio Ufficiale responsabile delle prove di controllo;
   -  dichiarazione  che  il  servizio  di  controllo  interno  delle
qualita' sovraintende ai  controlli  di  produzione  e  che  esso  e'
indipendente dai servizi di produzione.
                             PROSPETTO 1
_______________________________        _____________________________
|      n       |      k       |        |       n      |      k      |
|______________|______________|        |______________|_____________|
|      10      |     2,91     |        |       40     |     2,13    |
|      11      |     2,82     |        |       45     |     2,09    |
|      12      |     2,74     |        |       50     |     2,07    |
|      13      |     2,67     |        |       60     |     2,02    |
|      14      |     2,61     |        |       70     |     1,99    |
|      15      |     2,57     |        |       80     |     1,97    |
|      16      |     2,52     |        |       90     |     1,94    |
|      17      |     2,49     |        |      100     |     1,93    |
|      18      |     2,45     |        |      150     |     1,87    |
|      19      |     2,42     |        |      200     |     1,84    |
|      20      |     2,40     |        |      250     |     1,81    |
|      22      |     2,35     |        |      300     |     1.80    |
|      24      |     2,31     |        |      400     |     1,78    |
|      25      |     2,29     |        |      500     |     1,76    |
|      30      |     2,22     |        |    1.000     |     1,73    |
|      35      |     2,17     |        | (infinito)   |     1,64    |
|______________|______________|        |______________|_____________|
________________________
   (1)  Un lotto di produzione e' costituito da un quantitativo di 40
t, o  frazione  residua,  per  ogni  profilo,  qualita'  e  gamma  di
spessore,   senza  alcun  riferimento  alle  colate  che  sono  state
utilizzate per la loro fabbricazione. Per quanto riguarda i profilati
cavi, il lotto di produzione corrisponde all'unita' di collaudo  come
definita  dalle  norme  UNI  7086  e  7810 (dicembre 1979) in base al
numero dei pezzi.
   Il produttore deve  inoltre  produrre  una  idonea  documentazione
sulle  caratteristiche  chimiche  e meccaniche riscontrate per quelle
qualita' e per quei prodotti che intende qualificare.
   La  documentazione  deve  essere  riferita   ad   una   produzione
consecutiva  relativa  ad un periodo di tempo di almeno sei mesi e ad
un quantitativo di prodotti tale da fornire un quadro statisticamente
significativo della produzione stessa e comunque o >= 2.000 t  oppure
ad un numero di colate o di lotti >= 25.
   Tale  documentazione  di  prova deve basarsi sui dati sperimentali
rilevati  dal  produttore,  integrati  dai  dati  di  certificati  di
Laboratori  Ufficiali, incaricati dal produttore stesso; le prove del
Laboratorio Ufficiale devono riferirsi a ciascun  tipo  di  prodotto,
inteso  individuato  da  gamma  merceologica,  classe  di  spessore e
qualita' di  acciaio,  ed  essere  relative  al  rilievo  dei  valori
caratteristici; per ciascun tipo verranno eseguite almeno 30 prove su
saggi appositamente prelevati.
   La documentazione del complesso delle prove meccaniche deve essere
elaborata  in  forma  statistica  calcolando, per lo snervamento e la
resistenza a rottura, il valore medio, lo scarto quadratico  medio  e
il  relativo valore caratteristico delle corrispondenti distribuzioni
di frequenza.
   Il valore caratteristico e'  il  frattile  di  ordine  0,05  della
rispettiva distribuzione statistica calcolato mediante l'espressione:
                          fk = fm - k . s
dove:
fm = media aritmetica degli n risultati sperimentali;
s  = scarto quadratico medio degli stessi;
k  = fattore funzione del numero di risultati sperimentali associato
     alla percentuale della popolazione pari al 95% e alla
     formulazione di rischio del tipo 1 - (alfa)
     con (alfa) = 5% con protezione
     unilaterale (prospetto I).
   I  singoli risultati sperimentali ed i valori caratteristici cosi'
calcolati devono  rispettare  le  limitazioni  riportate  nei  citati
prospetti  1-II  e  2-II  per le tensioni di snervamento e di rottura
mentre  per  l'allungamento  percentuale  e  la  resilienza  vale  il
criterio del minimo tabellare.
   Il Ministero, ricevuta la documentazione, dara' atto al produttore
dell'avvenuto deposito.
2.2. CONTROLLO CONTINUO DELLA QUALITA' DELLA PRODUZIONE.
   Il servizio di controllo interno della qualita' dello stabilimento
produttore  deve  predisporre  un'accurata procedura atta a mantenere
sotto controllo con continuita' tutto il ciclo produttivo.
   In particolare,  per  quanto  riguarda  i  prodotti  finiti,  deve
procedere  ad  un  rilevazione di tutte le caratteristiche chimiche e
meccaniche previste ai punti 2.1. e 2.3. della Parte Seconda.
   La  rilevazione  dei  dati  di  cui  sopra  deve  essere  ordinata
cronologicamente  su  appositi  registri  distinti  per qualita', per
prodotto (o gruppi di prodotti come sopra indicato) e  per  gamme  di
spessori, come specificato nella norma di prodotto.
   Per  ogni  colata, o per ogni lotto di produzione, contraddistinti
dal proprio numero  di  riferimento,  viene  prelevato  dal  prodotto
finito  un saggio per colata e comunque un saggio ogni 80 t oppure un
saggio per lotto e comunque un saggio  ogni  40  t  o  frazione;  per
quanto  riguarda i profilati cavi, il lotto di produzione e' definito
dalle relative norme UNI di prodotto, in base al numero dei pezzi.
   Dai saggi  di  cui  sopra  verranno  ricavati  i  provini  per  la
determinazione  delle  caratteristiche chimiche e meccaniche previste
dalle norme UNI EN 10025 (febbraio 1992), UNI 7806 (dicembre 1979)  e
UNI  7810 (dicembre 1979), rilevando il quantitativo in tonnellate di
prodotto finito cui la prova si riferisce.
   Per quanto concerne fy e ft, i dati  singoli  raccolti,  suddivisi
per  qualita'  e  prodotti  (secondo  le  gamme dimensionali) vengono
riportati  su   idonei   diagrammi   per   consentire   di   valutare
statisticamente  nel tempo i risultati della produzione rispetto alle
prescrizioni delle presenti norme tecniche.
   I  restanti  dati  relativi  alle  caratteristiche  chimiche,   di
resilienza   e   di   allungamento  vengono  raccolti  in  tabelle  e
conservati, dopo averne verificato la rispondenza alle norme EN 10025
(marzo 1990), 7806 (dicembre 1979) e UNI  7810  (dicembre  1979)  per
quanto  concerne  le  caratteristiche chimiche e alle prescrizioni di
cui ai prospetti 1-II  e  2-II,  per  quanto  concerne  resilienza  e
allungamento.
   E' cura e responsabilita' del produttore individuare, a livello di
colata  o di lotto di produzione, gli eventuali risultati anomali che
portano fuori limiti la produzione e di  provvedere  ad  ovviarne  le
cause. I diagrammi sopra indicati devono riportare gli eventuali dati
anomali.
   I  prodotti  non conformi devono essere deviati ad altri impieghi,
previa punzonatura di annullamento, e tenendone  esplicita  nota  nei
registri.
   La documentazione raccolta presso il controllo interno di qualita'
dello  stabilimento  produttore  deve  essere  conservata  a cura del
produttore.
   Lo stabilimento produttore  e'  autorizzato  alla  spedizione  del
prodotto   che  dovra'  essere  marchiato  in  conformita'  a  quanto
precisato nella documentazione di deposito al  Ministero  dei  lavori
pubblici,  Servizio tecnico centrale, accompagnato dal certificato di
collaudo interno (vedere punto 2.6.)  firmato  dal  responsabile  del
servizio  di  controllo  di  qualita'  riportante  gli  estremi della
certificazione di deposito rilasciata dal Ministero.
2.3.  VERIFICA  PERIODICA  DELLA  QUALITA'  DA  PARTE  DEI LABORATORI
UFFICIALI.
   Il  Laboratorio  Ufficiale,  incaricato  a  cio'  dal  produttore,
effettuera'  periodicamente  a sua discrezione, almeno ogni sei mesi,
una visita presso lo stabilimento produttore nel corso della quale su
tre tipi di prodotto, scelti  di  volta  in  volta  tra  qualita'  di
acciaio,  gamma  merceologica  e  classe di spessore, effettuera' per
ciascun tipo (o presso il laboratorio  del  produttore  o  presso  il
Laboratorio  Ufficiale  stesso)  non  meno  di 30 prove a trazione su
provette ricavate sia da saggi prelevati  direttamente  dai  prodotti
sia  da  saggi  appositamente accantonati dal produttore in numero di
almeno 2 per colata o lotto di produzione, relativa  alla  produzione
intercorsa dalla visita precedente.
   Inoltre   il  laboratorio  effettuera'  le  altre  prove  previste
(resilienza e analisi chimiche) sperimentando su provini ricavati  da
3 campioni per ciascun tipo sopraddetto.
   Il   Laboratorio   Ufficiale  elaborera'  in  forma  statistica  i
risultati delle prove  di  trazione  per  ciascuno  dei  tre  gruppi,
utilizzando  per il controllo di accettazione l'espressione fm - 1,25
s >= del corrispondente valore di cui al prospetto 1-II e 2-II  della
Parte  Seconda.  Inoltre  verra'  controllato che i singoli risultati
sperimentali per le tensioni di snervamento e di  rottura  rispettino
le   limitazioni  riportate  nei  prospetti  1-II  e  2-II  e  che  i
coefficienti di variazione percentuale  dello  snervamento  (rapporto
tra  scarto  quadratico medio e media aritmetica) risultino inferiori
rispettivamente al 9% per l'acciaio Fe 360, all'8% per  l'acciaio  Fe
430 e al 7% per l'acciaio Fe 510.
   Infine  si  controllera'  che  siano  rispettati  i  valori minimi
prescritti  per  la  resilienza  e  quelli  massimi  per  le  analisi
chimiche.
   Nel  caso  che  i  risultati  delle prove siano tali per cui viene
accertato che i  limiti  prescritti  non  siano  rispettati,  vengono
prelevati altri saggi (nello stesso numero) e ripetute le prove.
   Ove  i  risultati  delle  prove,  dopo ripetizione, fossero ancora
insoddisfacenti, il laboratorio ufficiale  incaricato  del  controllo
sospendera'  le  verifiche  della  qualita'  dandone comunicazione al
Ministero dei lavori pubblici, Servizio tecnico centrale e  ripetera'
la qualificazione dopo che il produttore avra' ovviato alle cause che
avevano dato luogo al risultato insoddisfacente.
   Per  quanto concerne le prove di verifica periodica della qualita'
per gli acciai di cui al punto  1.,  quarto  capoverso  del  presente
allegato,  con  snervamento o resistenza inferiori al tipo Fe 360, si
utilizza un coefficiente di variazione pari a 9%. Per gli acciai  con
caratteristiche  comprese  tra i tipi Fe 360 ed Fe 510 si utilizza un
coefficiente  di  variazione  pari  all'8%.  Per   gli   acciai   con
snervamento  o  rottura  superiore  al  tipo  Fe  510  si utilizza un
coefficiente di variazione pari al 6%.
   Per tali acciai la qualificazione e' ammessa  anche  nel  caso  di
produzione non continua nell'ultimo semestre ed anche nei casi in cui
i quantitativi minimi previsti non siano rispettati, permanendo tutte
le altre regole relative alla qualificazione.
   Una  volta  l'anno il produttore e' tenuto ad inviare al Ministero
dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico   centrale,   la   seguente
documentazione:
   a)  una  dichiarazione  attestante  la permanenza delle condizioni
iniziali di idoneita' del processo produttivo  e  dell'organizzazione
del controllo interno di qualita', o le eventuali modifiche;
   b)  le  tabelle  contenenti  i  singoli  risultati  dei  controlli
eseguiti in merito alle caratteristiche meccaniche e chimiche;
   c)  l'elaborazione  statistica  dei  controlli  interni   eseguiti
nell'ultimo  anno,  per  ciascun  tipo di prodotto, da cui risulti il
quantitativo di produzione e il numero delle prove;
   d) i risultati dei controlli eseguiti  dal  Laboratorio  Ufficiale
(certificati e loro elaborazione) per le prove meccaniche e chimiche;
   e) la dichiarazione che attesta la conformita' statistica, secondo
una metodologia che deve essere dichiarata, delle verifiche di cui ai
punti  c)  e  d)  con le prescrizioni di cui ai prospetti 1-II e 2-II
della Parte Seconda e la dichiarazione di rispetto delle prescrizioni
relative alla resilienza, allungamento e analisi chimica.
   Il mancato rispetto delle  condizioni  sopra  indicate,  accertato
anche  attraverso  sopralluoghi,  puo'  comportare la decadenza della
qualificazione:
2.4. CONTROLLI SU SINGOLE COLATE.
   Negli stabilimenti soggetti a  controlli  sistematici  di  cui  al
precedente  punto  2.3.,  i  produttori  potranno  richiedere di loro
iniziativa  di  sottoporsi  a  controlli,  eseguiti  a  cura  di   un
Laboratorio  Ufficiale,  su  singole colate di quei prodotti che, per
ragioni produttive, non possono ancora rispettare le condizioni quan-
titative minime (vedere punto 2.1.) per qualificarsi.
   Le prove da effettuare sono quelle  relative  alle  UNI  EN  10025
(febbraio  1992), UNI 7810 (dicembre 1979) e UNI 7806 (dicembre 1979)
ed i valori da rispettare sono quelli di cui ai prospetti 1-II e 2-II
della Parte II.
2.5. MARCHIATURA PER IDENTIFICAZIONE.
   Il produttore deve  procedere  ad  una  marchiatura  del  prodotto
fornito  dalla  quale  risulti  in modo inequivocabile il riferimento
dell'azienda produttrice, allo stabilimento, al tipo di acciaio e  al
grado qualitativo.
   Considerata la diversa natura, forma e dimensione dei prodotti, le
caratteristiche  degli impianti per la loro fabbricazione, nonche' la
possibilita'  di  fornitura  sia  in  pezzi  singoli  sia  in  fasci,
differenti  potranno  essere i sistemi di marchiatura adottati, quali
ad esempio l'impressione sui cilindri di laminazione, la  punzonatura
a caldo e a freddo, la stampigliatura a vernice, la targhettatura, la
sigillatura dei fasci e altri.
   Tenendo  presente che l'elemento determinante della marchiatura e'
costituito dalla sua inalterabilita' nel tempo, dalla  impossibilita'
di  manomissione,  il  produttore  deve  rispettare  le  modalita' di
marchiatura  denunciate  nella  sua  documentazione   presentata   al
Ministero  dei  lavori  pubblici,  Servizio  tecnico  centrale,  come
precisato al punto 2.1. e deve comunicare  tempestivamente  eventuali
modifiche apportate.
   La  mancata  marchiatura  e  la  sua illeggibilita' anche parziale
rende il prodotto non impiegabile.
   Qualora, sia presso gli utilizzatori, sia presso  i  commercianti,
l'unita' marchiata (pezzo singolo o fascio) venga scorporata, per cui
una  parte,  o  il tutto, viene a perdere l'originale marchiatura del
produttore  e'  responsabilita'  sia  degli  utilizzatori   sia   dei
commercianti  documentare  la provenienza del materiale e gli estremi
del deposito del marchio presso il  Ministero  dei  lavori  pubblici,
Servizio tecnico centrale.
2.6. DOCUMENTAZIONE DI ACCOMPAGNAMENTO DELLE FORNITURE.
   Il produttore e' tenuto ad accompagnare ogni fornitura con:
   - certificato di collaudo secondo UNI EN 10204 (dicembre 1992);
   -  dichiarazione  che  il  prodotto  e' qualificato ai sensi delle
presenti norme tecniche, e di  aver  soddisfatto  tutte  le  relative
prescrizioni,  riportando  gli estremi del marchio e unendo copia del
relativo certificato del Laboratorio Ufficiale.
3. Controlli in officina o in cantiere.
   Il controllo in officina di  fabbricazione  o  in  cantiere  sara'
effettuato dal direttore dei lavori o, in sua mancanza all'atto delle
lavorazioni, dal tecnico responsabile della fabbricazione, che assume
a   tale  riguardo  le  responsabilita'  attribuite  dalla  legge  al
direttore  dei  lavori.  In   questo   secondo   caso   la   relativa
documentazione  sara'  trasmessa  al direttore dei lavori prima della
messa in opera. La frequenza dei prelievi e' stabilita dal  direttore
dei lavori o, in sua mancanza all'atto della lavorazione, dal tecnico
responsabile   della   fabbricazione,   in  relazione  all'importanza
dell'opera.
   I dati sperimentali ottenuti dovranno soddisfare  le  prescrizioni
di  cui  ai  prospetti 1-II e 2-II della parte 2a per quanto concerne
l'allungamento e la resilienza, nonche'  delle  norme  UNI  EN  10025
(febbraio  1992), UNI 7810 (dicembre 1979) e 7806 (dicembre 1979) per
le caratteristiche chimiche.
   Ogni singolo valore della tensione di snervamento e di rottura non
dovra' risultare inferiore ai  limiti  tabellari  (prospetti  1-II  e
2-II) per piu' di
____________________________________________________________________
|                             |         | Fe 360 | Fe 430 | Fe 510 |
|                             |         |________|________|________|
| Tensioni di rottura a       |         |        |        |        |
| trazione                    |  N/mm2  |   15   |   18   |   22   |
| Tensioni di snervamento     |  N/mm2  |   10   |   12   |   15   |
|_____________________________|_________|________|________|________|
   I certificati relativi alle prove (meccaniche) degli acciai devono
riportare   l'indicazione   del  marchio  identificativo  di  cui  al
precedente punto 2.5., rilevato a cura del Laboratorio incaricato dei
controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i campioni fossero
sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non  dovesse  rientrare
fra  quelli  depositati  presso  il  Ministero  dei  lavori pubblici,
Servizio  tecnico  centrale,  dovra'   essere   riportata   specifica
annotazione sul certificato di prova.