ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 27 settembre 1992, presenta fenomeni di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che incidono sulla libera determinazione degli amministratori e compromettono l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione e il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Invero dal prefetto di Reggio Calabria, con relazione in data 11 gennaio 1996, e' stato evidenziato il grave clima di violenza che interessa il territorio in cui ricade il comune di Roccaforte del Greco, teatro, negli ultimi anni, di episodi delittuosi a causa degli scontri tra le opposte fazioni criminali "Gulli'-Spano'" e "Verno-Pangallo", in lotta per la supremazia nel controllo dell'area. L'episodio piu' eclatante, verificatosi nel predetto ambiente, risale all'ottobre del 1994, allorquando l'abitazione di Silvano Pangallo, primario esponente dell'omonima cosca, venne presa d'assalto e devastata ed il Pangallo resto' ucciso. Dopo tale fatto cruento i sopravvissuti della famiglia Pangallo sono divenuti irreperibili mentre gli esponenti del gruppo Verno, loro alleati, si sono rinchiusi in casa per evitare possibili atti di ritorsione. La descritta realta' socio ambientale e' permeata da un'atmosfera di paura, resa tangibile da un'esasperata omerta' registrata nel comune, che ha indotto gli amministratori dell'ente, invece che alla decisa difesa dell'ordine democratico, ad assumere una posizione di tacita acquiescenza ed a limitare al minimo l'attivita' amministrativa. Dalle indagini svolte dai competenti organi e' emerso che il sindaco, notato in piu' occasioni in compagnia di pregiudicati locali, non ha, di fatto, autonomi poteri decisionali, ma e' soggiogato dal timore di ritorsioni ed e' "pilotato" dal gruppo dei Pangallo. Tanto cio' e' vero che, in occasione di accertamenti condotti presso l'ente dai competenti organi, il medesimo sindaco espressamente e reiteratamente chiedeva che dagli atti risultasse che aveva fornito delle spiegazioni, solo in quanto obbligato. Altrettanto indicativa del suo stato di soggezione e' stata la totale assenza di iniziative di condanna rispetto al grave episodio delittuoso sopradescritto che, per la ferocia con cui era stato perpetrato, aveva sconvolto la popolazione locale. Dagli accertamenti approfonditamente effettuati dagli organi investigativi sono emersi, inoltre, stretti collegamenti, per ragioni di parentela, affinita' ed assidua frequentazione, di alcuni dei componenti dell'organo consiliare, con gli esponenti e con gli affiliati delle richiamate organizzazioni criminali. Tali elementi delineano un quadro di stretta cointeressenza tra le famiglie di stampo mafioso dominanti in quel territorio e l'amministrazione dell'ente. E' stato, infatti, rilevato che i titolari delle ditte che, negli ultimi anni, sono risultate aggiudicatarie dei lavori per la realizzazione di alcune opere pubbliche, sono o strettamente collegati ai noti personaggi della criminalita' organizzata locale, o orbitanti nelle cosche di territori vicini come il clan dei Iamonte o quello degli Stillitano. La situazione descritta ha certo favorito gli interessi malavitosi che hanno potuto estendere le loro ramificazioni, alimentarsi e svilupparsi in danno della comunita' locale ed in violazione dei principi democratici di civile convivenza. Il grave ed opprimente clima di tensione ha, inoltre, determinato la paralisi quasi totale dell'attivita' amministrativa. Tanto che, nonostante il comune versasse in stato di dissesto finanziario, e' risultato che nessun cittadino, fino al marzo 1995, aveva mai versato ne' il canone per l'allaccio alla rete idrica, ne' i tributi per la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Lo stato di grave pregiudizio in cui versano l'ordine e la sicurezza pubblica ingenera, altresi', la sfiducia della popolazione nelle istituzioni e nelle leggi. Da quanto esposto emerge l'esigenza dell'intervento immediato dello Stato, mediante provvedimenti incisivi in direzione dell'amministrazione di Roccaforte del Greco, caratterizzata da costanti collegamenti diretti ed indiretti tra amministratori e criminalita' organizzata che condizionano la libera determinazione degli stessi, inficiando il buon andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi alla medesima affidati. Il prefetto di Reggio Calabria, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legga 22 luglio 1991, n. 221, ha dato avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Roccaforte del Greco con la citata relazione. La valutazione della situazione, in concreto riscontrata in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Ritenuto, per quanto esposto in narrativa, che ricorrano le condizioni per l'applicazione del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Roccaforte del Greco (Reggio Calabria) e la conseguente nomina della commissione straordinaria, per restituire fiducia nelle istituzioni e garantire, nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa dell'ente alle esigenze della collettivita'. Roma, 8 febbraio 1996 Il Ministro dell'interno: CORONAS