ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il predetto organo elettivo e' stato rinnovato nelle consultazioni amministrative del 21 novembre 1993 a conclusione di un periodo di gestione straordinaria durato due anni conseguente ad un provvedimento di scioglimento adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 30 settembre 1991, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221. Invero, il prefetto di Reggio Calabria, con relazione in data 29 gennaio 1996, ha evidenziato la sussistenza di gravi elementi di compromissione dell'attivita' amministrativa dell'ente, conseguente alle convergenti influenze della criminalita' organizzata nella cosa pubblica, attraverso il suo progressivo inserimento nella vita politica del comune. Indagini condotte dai competenti organi, in particolare, hanno accertato che la presenza sul territorio della consorteria criminale facente capo agli "Iamonte" e' ancora attiva e continua a dominare la locale vita sociale attraverso alleanze con famiglie del luogo e faide con altre cosche per il predominio della zona. La cultura dell'omerta' e il diffuso clima di paura, alimentato, negli ultimi anni, da un'alta concentrazione di delitti di grave natura perpetrati nell'area del melitese, hanno creato fertile terreno per l'accentramento della gestione della cosa pubblica nelle mani di quei pochi che nei rapporti con la "ndrangheta" trovano sicurezza e protezione per il loro agire. Di conseguenza, senza alcuna concreta prospettiva di sviluppo economico-sociale, ogni attivita' si e' paralizzata e quelle che fervono sono sotterranee, legate a traffici illegali di stupefacenti ed armi, e controllate dalla criminalita' organizzata attraverso lo strumento dell'estorsione o direttamente, in quanto gestite in prima persona attraverso prestanomi. In tale contesto ambientale, l'amministrazione pubblica, rappresentata, in primo luogo, dall'ente comunale, e' indubbia fonte di introiti. Specifici accertamenti, resisi necessari per il continuo e abnorme ricorso degli organi elettivi di Melito Porto Salvo alla procedura della somma urgenza per lavori pubblici di vario tipo, hanno evidenziato che la quasi totalita' delle ditte a cui i lavori vengono affidati gravitano nell'ambito della locale criminalita' organizzata e in moltissimi casi la competente sezione dell'organo regionale di controllo ha annullato i relativi atti deliberativi in quanto i citati lavori sono risultati privi dei presupposti della imprevedibilita' e dell'urgenza. Risulta palese un comportamento dell'amministrazione comunale che ha favorito interessi economici particolari, a detrimento di un'organica politica di interventi nel settore dei lavori pubblici, di cui e' testimonianza l'estremo degrado in cui versa quel territorio, con strade dissestate, illuminazione pubblica non funzionante, rete idrica e fognante fatiscente. Cio' si e' reso possibile per la fitta rete di connivenze ed appoggi creati dalla criminalita' organizzata in decenni di attivita' mafiosa posta in essere su tutto il territorio melitese, che ha coinvolto in maniera marcata l'amministrazione comunale, che al momento costituisce in quell'area l'unica fonte di impiego di danaro pubblico. Significativa, in proposito, e' la posizione di alcuni componenti dell'amministrazione comunale rinnovata, che vantano assidue frequentazioni con affiliati della consorteria Iamonte, se non addirittura, in qualche caso, un rapporto di vera e propria affiliazione per il quale e' pendente un procedimento penale per l'art. 416-bis del codice penale. L'opera di recupero avviata, sia pure tra notevolissime difficolta', dalla commissione straordinaria che ha retto l'ente per due anni in occasione del precedente scioglimento del consiglio comunale, e' stata cosi' vanificata, anche perche' quella parte della burocrazia comunale inquinata, che in quel periodo era stata isolata e, comunque, controllata, ha ora ripreso vigore e capacita' di intervento. Il comune di Melito Porto Salvo annovera nel suo organico, infatti, dipendenti vicini o addirittura inseriti nella cosca Iamonte, per alcuni dei quali risultano pendenti procedimenti penali per l'art. 416-bis del codice penale. Nel comune di Melito Porto Salvo non si assiste ad una sottomissione degli amministratori alla volonta' della cosca dominante, quanto, piuttosto, ad una vera e propria occupazione dell'ente da parte di affiliati della stessa cosca. Risulta evidente che il perseguimento del pubblico interesse e' subordinato all'interesse della cosca dominante e che sono violati i principi di legalita' e di imparzialita' che debbono contraddistinguere l'azione della pubblica amministrazione. Il clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il consiglio comunale di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), la cui determinazione risulta assoggettata alle scelte della locale organizzazione criminale, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. La descritta condizione di assoggettamento esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato in direzione dell'amministrazione comunale di Melito Porto Salvo. Il prefetto di Reggio Calabria, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Melito Porto Salvo, con la citata relazione, disponendone, nel contempo, la sospensione, con la conseguente nomina di una commissione per la provvisoria gestione dell'ente. La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 20 febbraio 1996 Il Ministro dell'interno: CORONAS