ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Santa Maria La Fossa (Caserta) presenta forme di condizionamento, da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il predetto organo elettivo e' stato rinnovato nelle consultazioni amministrative del 20 novembre 1994, a conclusione di un periodo di gestione straordinaria durato due anni conseguente ad un provvedimento di scioglimento adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 26 ottobre 1992, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221. Invero, il prefetto di Caserta, con propria relazione, ha evidenziato la sussistenza di gravi elementi di compromissione dell'attivita' amministrativa dell'ente, conseguente alle convergenti influenze della criminalita' organizzata nella cosa pubblica, che ostacolano il processo di rinascita dell'ente alla legalita', avviato nel corso della gestione straordinaria. L'amministrazione neo eletta, per l'influenza della criminalita' organizzata che ha impedito ogni iniziativa di rinnovamento, si e' posta in una situazione di soggezione di cui sono sintomatici una serie di atti adottati evidentemente per favorire societa' o persone riconducibili a sodalizi criminosi. Per esperire approfonditi accertamenti sull'attivita' amministrativa comunale il prefetto di Caserta, con provvedimento prefettizio del 4 maggio 1996, ha costituito una commissione di accesso la quale ha verificato, in particolare, che sul territorio comunale insistono due opifici (Cobit Sud e Capys), realizzati abusivamente, per la produzione e la lavorazione di conglomerati cementizi. Il primo dei due impianti e' stato posto sotto sequestro con provvedimento del giudice per le indagini preliminari presso la procura circondariale di Santa Maria Capua Vetere dal 10 settembre 1993 fino al 10 aprile 1995, data nella quale e' stato disposto il provvedimento di dissequestro in quanto, come si evince dalla motivazione, l'impresa aveva "ottenuto l'autorizzazione regionale alle emissioni in atmosfera". Tale autorizzazione dunque risulta gia' concessa dalla regione alla data di emissione del predetto provvedimento di revoca del sequestro, e cioe' al 10 aprile 1995, anche se formalmente il timbro di rilascio della autorizzazione regionale reca la data del 26 maggio 1995. Nell'arco temporale tra il provvedimento di sequestro e di revoca della stessa misura preventiva, il sindaco di Santa Maria La Fossa ha rilasciato alla Cobit, in data 14 gennaio 1995, l'autorizzazione allo scarico indiretto e discontinuo delle acque meteoriche nel canale ubicato sul lato est dell'area interessata dall'opificio. Desta quanto meno perplessita' il rilascio, sia da parte della regione, sia del sindaco, in favore di una industria non attiva in quanto sottoposta a sequestro, di autorizzazioni per il cui conseguimento sono necessari i risultati delle analisi e dei prelievi delle emissioni in atmosfera che presuppongono un impianto funzionante. Dagli accertamenti svolti sull'assetto societario e' emerso che tra i soci della Cobit compare Pasquale Schiavone, noto pluripregiudicato, gia' tratto in arresto nell'ambito dell'operazione "spartacus", e legato al clan dei Casalesi. Nell'ambito della predetta operazione il capitale sociale della Cobit Sud era stato assoggettato a sequestro preventivo, in quanto era risultato che la costituzione dell'impresa era "frutto del reinvestimento di illeciti proventi". Anche per la societa' Capys Calcestruzzi, la giunta regionale ha rilasciato, in data 2 dicembre 1994, l'autorizzazione all'immissione nell'atmosfera. Tale provvedimento favorevole e' stato adottato nei confronti di un impianto di cui la commissione straordinaria, in data 17 febbraio 1994, a seguito di accertamenti eseguiti dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, aveva disposto la chiusura ad horas. Anche alla Capys il sindaco di Santa Maria La Fossa, in data 2 dicembre 1994, ha rilasciato l'autorizzazione allo scarico delle acque e successivamente, con propria ordinanza in data 28 marzo 1995, ha disposto la revoca della chiusura dell'impianto. La commissione d'accesso ha altresi' rilevato che la commissione edilizia, in data 11 aprile 1995, aveva espresso parere favorevole al rilascio della concessione edilizia in sanatoria dell'impianto della Capys "a condizione che all'atto del rilascio della concessione" venisse "esibito il titolo di proprieta' o altro titolo valido". Di tale parere, la commissione, ha rilevato l'illegittimita' in quanto al momento dell'esame dell'istanza della concessione edilizia in sanatoria devono essere posseduti dal richiedente tutti i requisiti all'uopo previsti. Nel caso di specie la titolarita' del diritto di proprieta' o di altri diritti sul suolo non risultano essere stati dimostrati dagli interessati. Risulta, tuttavia, che sul predetto suolo il consiglio comunale abbia concesso alla Capys il diritto di superficie con delibera del 12 marzo 1996, poi annullata dal CO.RE.CO. per mancanza del necessario parere dell'UTE. Evidenti appaiono i sintomi della preordinazione degli atti del comune alla regolarizzazione dell'impianto abusivo. E' inoltre risultato che la commissione edilizia ha rilasciato al sindaco una concessione edilizia in sanatoria nonostante il parere contrario espresso dall'Enel in ordine alla costruzione, per mancanza delle distanze minime dalle linee di alta tensione. Tra i componenti della commissione edilizia comunale figurano tecnici che, in base agli accertamenti svolti dalle competenti autorita' investigative, sono in rapporti di parentela, affinita' o stretta vicinanza con esponenti del clan dei Casalesi e del clan dei Cantiello. L'opera di recupero avviata, sia pure tra notevolissime difficolta', dalla commissione straordinaria che ha retto l'ente in occasione del precedente scioglimento del consiglio comunale, sembra essere stata vanificata. Il clima di grave condizionamento nel quale versa il consiglio comunale di Santa Maria La Fossa, la cui determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, minano ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, ingenerano diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. La descritta condizione di assoggettamento esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica. Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato in direzione dell'amministrazione comunale di Santa Maria La Fossa. Il prefetto di Caserta, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Santa Maria La Fossa, con la citata relazione. La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Santa Maria La Fossa (Caserta), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 20 settembre 1996 Il Ministro dell'interno: NAPOLITANO