(all. 1 - art. 1)
MINISTERO DELLA SANITA' - ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA'
COMMISSIONE NAZIONALE AIDS
Novembre 1996
Principi di Terapia Antiretrovirale dell'Infezione da HIV
1. I progressi della ricerca scientifica.
Nel corso dell'ultimo anno, progressi della ricerca di base  e  della
ricerca   clinica   hanno   modificato   sostanzialmente  l'approccio
terapeutico all'infezione da HIV.
In  particolare,  tre  fondamentali  aree,  tra   loro   strettamente
correlate,  hanno  fornito  un contemporaneo contributo: a) gli studi
sulla patogenesi dell'infezione da HIV, con le nuove acquisizioni sul
carattere di estrema e continua dinamicita'  della  replicazione  del
virus,  anche  durante  le fasi di latenza clinica; b) lo sviluppo di
tecniche di laboratorio per la misura quantitativa  della  cosiddetta
"carica  virale",  e, quindi, del livello di replicazione di HIV, con
la  dimostrazione  dell'elevato  valore  predittivo,  in  termini  di
progressione clinica e di risposta alla terapia, di questo marcatore;
c)   la  conclusione  e  la  divulgazione  dei  risultati  di  alcuni
importanti studi clinici  controllati  basati  su  end-point  clinici
(come  lo studio europeo Delta, lo studio nordamericano ACTG 175 e lo
studio  Caesar)   che,   nel   dimostrare   la   superiorita'   delle
polichemioterapie  antiretrovirali  rispetto  alla monoterapia, hanno
anche provato il concetto per il quale, anche cominciando a  trattare
i  pazienti  durante la fase asintomatica, e' possibile modificare la
storia  naturale  della  malattia  e  prolungare   la   sopravvivenza
aumentando  la  potenza antivirale del regime terapeutico e riducendo
in modo significativo la replicazione di HIV.
   Altro evento importante e' stato lo sviluppo di una  nuova  classe
di  farmaci  antiretrovirali,  gli inibitori della proteasi (PI), che
agiscono con meccanismo  d'azione  diverso  rispetto  agli  inibitori
della transcriptasi inversa (RTI) (la classe cui appartengono farmaci
gia' disponibili come AZT, ddl, ddC, 3TC e d4T) (Cfr. Allegato 1)
   L'impiego  degli inibitori della proteasi, specie se associati con
uno o due inibitori della transcriptasi inversa, e' stato in grado di
migliorare nettamente parametri sia biologici (HIV-RNA  plasmatico  e
cellule   CD4+)   che   clinici   (progressione   della   malattia  e
sopravvivenza) in pazienti in fase avanzata di  malattia.  In  alcuni
studi  su triple combinazioni di inibitori delle proteasi e inibitori
della transcriptasi  inversa,  e'  stato  possibile  ridurre  in  una
percentuale   rilevante   di  pazienti  e  per  tempi  prolungati  la
replicazione di HIV a livelli  plasmatici  non  piu'  misurabili  (in
pratica,  al  di  sotto  del  livello  di sensibilita' delle tecniche
disponibili), e, contestualmente, dilazionare  l'emergenza  di  ceppi
resistenti,  che finora ha rappresentato uno dei motivi principali di
"fallimento terapeutico". Questi studi hanno definitivamente chiarito
che la velocita' di emergenza dei ceppi resistenti  e'  funzione  sia
dell'attivita'  replicativa  del  virus  che della complessita' e del
numero delle mutazioni  genetiche  responsabili  del  fenomeno  della
resistenza.
   Sono  attualmente in corso estese sperimentazioni cliniche con gli
inibitori delle proteasi anche su popolazioni  di  pazienti  in  fase
precoce  di  malattia. Gli studi controllati disponibili sono infatti
finora limitati a popolazioni in fase piu' avanzata  e  non  sono  in
grado  di  fornire  informazioni sull'attivita' e la tollerabilita' a
lungo termine di questi farmaci. Malgrado queste limitazioni, risulta
evidente  che  e'  oggi  piu'  fondata  la  speranza  di  riuscire  a
modificare  in  modo sostanziale la storia naturale dell'infezione da
HIV  attraverso  l'impiego  di  potenti   combinazioni   di   farmaci
antiretrovirali.
   La  maggiore  disponibilita'  di  opzioni terapeutiche implichera'
anche la messa  a  punto  di  algoritmi  di  individualizzazione  del
trattamento  antiretrovirale,  in funzione di molteplici parametri di
valutazione: alcuni relativi alle condizioni cliniche,  immunologiche
(livelli  di  CD4+)  e  virologiche  (come  la  determinazione  della
quantita' di HIV presente nel plasma) del paziente; altri legati alle
caratteristiche dei farmaci, che  dovranno  certamente  includere  la
potenza  antivirale,  la capacita' di penetrare nel SNC, ma anche gli
aspetti di tollerabilita'/tossicita', di accettabilita' da parte  del
paziente, di induzione di resistenze e le possibilita' di interazioni
farmacologiche con altri farmaci.
   In  linea  generale, e' probabile che la terapia dell'infezione da
HIV sara' basata sul passaggio  dall'una  all'altra  combinazione  di
farmaci,  in  funzione  delle  variazioni degli indici immunologici e
virologici   e   dell'andamento   clinico,   della    tollerabilita',
dell'eventuale emergenza di tossicita', dall'aderenza del paziente ai
diversi  regimi  terapeutici  e  tenendo  presente la possibilita' di
indurre  resistenze  crociate.  E'  evidente  che   potrebbe   essere
necessario  l'impiego, in fasi diverse, per ogni singolo paziente, di
tutti o quasi i farmaci disponibili.
   Vista la notevole correlazione tra livelli di viremia plasmatica e
progressione della malattia, e, in generale, tra replicazione di  HIV
e   patogenesi  della  malattia,  l'obiettivo  finale  della  terapia
antiretrovirale dovra' essere,  in  prospettiva,  quello  di  ridurre
quanto  piu'  possibile  e  per  tempi prolungati la replicazione del
virus. Dal punto di vista della pratica clinica, sono tuttavia ancora
numerosi i punti da chiarire sulla strategia  ottimale  per  ottenere
questo  risultato, ed e' indispensabile che questi vengano affrontati
attraverso studi clinici controllati.
   In particolare, dovranno essere ulteriormente definiti:
a) quale sia il momento  ottimale  per  l'inizio  della  terapia  per
   ottenere  il  maggiore  beneficio  clinico  a  lungo  termine  (ad
   esempio, a quale livello di carica virale plasmatica  deve  essere
   raccomandato l'inizio del trattamento nei pazienti asintomatici);
b)  quali siano gli obiettivi virologici di minima da raggiungere per
   ottenere il maggiore beneficio  clinico  a  lungo  termine  (sara'
   necessario   mirare   all'azzeramento  della  quantita'  di  virus
   svelabile nel plasma, o  bastera'  ridurla  al  di  sotto  di  una
   "soglia critica" ?);
c)  quale  sia  la  strategia  terapeutica  migliore (iniziare con le
   combinazioni piu' potenti per tutti i pazienti,  indipendentemente
   dalla  carica  virale  di partenza, o modulare l'uso delle terapie
   combinate e riservare l'uso di quelle piu' "potenti" per  le  fasi
   piu' avanzate" ?);
d) quali siano le combinazioni di farmaci da utilizzare nelle diverse
   fasi (con particolare riguardo agli inibitori della proteasi e, in
   prospettiva,  agli  inibitori non-nucleosidici della transcriptasi
   inversa).
    _________________________________________________________________
   |   In linea generale, vista la variabilita' delle risposte
   |individuali e della compliance ai diversi trattamenti, e' diffici
   |definire schemi terapeutici applicabili a tutte le diverse
   |situazioni cliniche. Poiche' il trattamento antiretrovirale dovra
   |essere, per quanto e' possibile, individualizzato sul singolo
   |paziente, questo documento espone esclusivamente principi general
   |e indicazioni di massima per la scelta dei regimi terapeutici e p
   |il loro impiego razionale e per l'applicazione clinico-terapeutic
   |della determinazione della carica virale. Per una ottimale
   |definizione delle strategie terapeutiche sara' comunque opportuno
   |riferirsi costantemente alla letteratura internazionale, ai
   |risultati gia' disponibili o prossimi degli studi controllati ed
   |alle indicazioni registrative dei diversi farmaci.
   |_________________________________________________________________
2. Strategie terapeutiche attuali per il  trattamento  dell'infezione
da HIV dell'adulto.
   Sulla  base  dei  risultati  di studi clinici controllati ma anche
sulla  base  delle  nuove  acquisizioni  patogenetiche,  sono   stati
identificati    punti   di   sostanziale   convergenza,   a   livello
internazionale, su  quando  e  come  iniziare  il  trattamento  delle
persone  con  infezione  da  HIV,  e  su  quando e come eventualmente
modificarlo.
   Questi elementi sono di seguito  illustrati  per  quanto  riguarda
l'infezione  da  HIV  dell'adulto,  mentre  si  rimanda  a successivi
specifici documenti per la trattazione  della  strategia  terapeutica
ottimale di particolari situazioni cliniche, quali: a) il trattamento
dell'infezione  da  HIV  in  eta' pediatrica: b) la prevenzione della
trasmissione materno-fetale: c) la profilassi post-esposizione.
A) QUANDO INIZIARE IL TRATTAMENTO ANTIRETROVIRALE
   Il problema dell'individuazione del momento ideale per iniziare la
terapia antiretrovirale e' fondato sulla necessita'  di  individuare,
per  ogni  singolo  paziente,  il  giusto  equilibrio tra il trattare
"troppo presto"  (con  la  possibilita'  di  esaurire  nel  tempo  le
successive  opzioni  terapeutiche, oltre ad introdurre una potenziale
riduzione nella qualita' della vita) e  il  trattare  "troppo  tardi"
(quando  il sistema immunitario abbia gia' subito danni notevoli e la
risposta virologica e' minore).
   I punti di sostanziale convergenza sono i seguenti:
A.1. I risultati di studi clinici controllati  hanno  dimostrato  che
possono  trarre  beneficio  clinico  dalla terapia antiretrovirale di
combinazione:
-  I pazienti sintomatici (gruppo B e C della classificazione CDC).
-  I pazienti asintomatici con linfociti CD4  <  500  /  mm3.  Alcuni
   esperti   ritengono  che  la  decisione  di  trattare  i  pazienti
   asintomatici con livelli di linfociti CD4 > 300-350 /  mm3,  debba
   tuttora  essere considerata caso per caso, attraverso l'analisi di
   elementi aggiuntivi quali il livello di replicazione virale  o  la
   velocita' di decremento dei linfociti CD4 (v. oltre, Tab. 1).
A.2.  Per  i  pazienti asintomatici con livelli di linfociti CD4 >500
/mm3, per i quali non si dispone di  studi  clinici  controllati  che
dimostrino  i  benefici a lungo termine, l'opportunita' di iniziare o
meno  un  trattamento  antiretrovirale  si  basa  su   considerazioni
patogenetiche,    sulla    dimostrazione   della   correlazione   tra
replicazione di HIV e progressione della malattia e sui risultati  di
studi  sperimentali  basati su marker di laboratorio. Questi elementi
fanno ritenere che possa essere ragionevole  l'inizio  della  terapia
antiretrovirale,  anche  nel paziente asintomatico, indipendentemente
dal livello di base dei linfociti CD4,  quando  sussistano  segni  di
notevole   attivita'   dell'infezione,  valutati  in  funzione  della
velocita' di decremento dei linfociti CD4 e della quantita' di  copie
di HIV-RNA plasmatico (Cfr. Tab. 1 e Tab. 4).
   Per  quanto  riguarda  quest'ultimo  parametro,  viene proposto il
seguente schema indicativo:
-  HIV-RNA > 30.000 copie/ml: in questi casi, l'inizio della  terapia
   puo'   essere   raccomandato,  indipendentemente  dai  livelli  di
   linfociti CD4+;
-   HIV-RNA 10.000 - 30.000 copie/ml:  l'inizio  della  terapia  puo'
   essere  preso  in  considerazione,  se  coesistono segni di rapido
   decadimento immunologico (bassi livelli di CD4 o declino dei CD4 >
   25% in tre mesi).
-  HIV-RNA < 10.000 copie/ml: l'inizio della terapia  antiretrovirale
   puo'   essere   dilazionato,  ma  il  paziente  andra'  rivalutato
   periodicamente, in funzione del livello dei CD4 (ogni  6  mesi  se
   CD4 > 500; se CD4 < 500, con frequenza relativamente maggiore).
Tab.   1   -  Indicazioni  di  massima  per  l'inizio  della  terapia
antiretrovirale in pazienti mal trattati in precedenza.
 ___________________________________________________________________
|                HIV-RNA           HIV-RNA            HIV-RNA       |
|                <10.000           10.000-30.000      >30.000       |
|                                                                   |
|CD4>500         NO, e             SI, ma solo se     SI            |
|                rivalutazione     e' anche                         |
|                semestrale        presente un                      |
|                dell'RNA          rapido declino                   |
|                                  del CD4+                         |
|                                                                   |
|CD4 500-300     SI, ma solo se    SI                 SI            |
|                e' anche                                           |
|                presente un                                        |
|                rapido declino                                     |
|                del CD4+:                                          |
|                con CD4 stabili,                                   |
|                rivalutazione                                      |
|                periodica                                          |
|                dell'RNA                                           |
|                                                                   |
|CD4<300         SI                SI                 SI            |
|___________________________________________________________________|
B. TRATTAMENTO DELL'INFEZIONE PRIMARIA ACUTA
   Numerosi dati sperimentali suggeriscono che l'elevatissimo livello
di replicazione virale associato con l'infezione primaria costituisca
un elemento determinante nella patogenesi della malattia  da  HIV,  e
che  il  "set-point"  plasmatico  di  HIV-RNA  raggiunto  nel singolo
paziente  alla  fine  di  questa fase sia predittivo della successiva
evoluzione clinica.
   Anche in assenza di  dati  che  mostrino  in  modo  certo  che  il
trattamento  antiretrovirale  dell'infezione  primaria e' in grado di
modificare nel lungo periodo la storia naturale  della  malattia,  le
conoscenze  sulla patogenesi dell'infezione da HIV fanno supporre che
questa eventualita' sia estremamente probabile. L'opzione piu' valida
dal punto di vista scientifico per i  pazienti  con  infezione  acuta
sintomatica   o  con  recente  sieroconversione,  sarebbe  quella  di
partecipare ad uno studio clinico randomizzato. In  alternativa,  ove
questo  non  sia  possibile,  puo'  essere  proposto  al  paziente un
trattamento  antiretrovirale,  che  dovrebbe  essere  effettuato  con
combinazioni di almeno due analoghi nucleosidici (con la possibilita'
di includere anche un potente inibitore della proteasi).
   Il trattamento dovrebbe essere proseguito per almeno 6-12 mesi.
Successivamente,  la decisione se continuare o meno la terapia dovra'
essere presa, in accordo con il paziente, sulla base di  elementi  di
valutazione  che  dovranno  includere  le  variazioni  osservate  del
livello di  linfociti  CD4+  e  dell'HIV-RNA  plasmatico,  oltre  che
elementi  relativi  a  tossicita',  tollerabilita'  ed accettabilita'
della terapia da parte del paziente.
C) SCELTA DELLE COMBINAZIONI
C.1. - Terapia iniziale
   Malgrado siano in corso studi sperimentali sull'uso  di  strategie
molto  "aggressive" anche in pazienti in fase precoce, in mancanza di
dati certi su efficacia e tossicita' a  lungo  termine  e  in  attesa
della  disponibilita'  di ulteriori opzioni farmacologiche in caso di
insuccesso  terapeutico,  la  strategia  piu'  opportuna  al  momento
attuale   sembra   essere   quella   di  "calibrare"  l'aggressivita'
dell'intervento terapeutico in funzione del rischio  di  progressione
dell'infezione.  Questo  livello  puo'  essere oggi stabilito in modo
attendibile attraverso l'analisi congiunta della situazione  clinica,
del  numero  assoluto  dei  linfociti  CD4+ (e del loro decremento in
funzione del tempo) e della determinazione del  numero  di  copie  di
HIV-RNA nel plasma.
   A titolo puramente indicativo, puo' essere definito come a rischio
elevato  di  progressione  un  paziente  che  presenti  un livello di
linfociti CD4 inferiore a 300/mm(elevato)3 con elevata  velocita'  di
decremento dei linfociti CD4 (> 25% del livello iniziale, in 3 mesi),
o con livelli di RNA plasmatico superiori a 30.000 copie/ml (Tab. 2).
   In   ogni   caso,   qualunque   sia  il  rischio  di  progressione
dell'infezione, e' certo che,  presa  la  decisione  di  iniziare  la
terapia,  questa  debba essere attuata con almeno una combinazione di
due analoghi  nucleosidici.  Per  quanto  riguarda  la  scelta  delle
combinazioni   di   analoghi   nucleosidici,   dati  di  efficacia  e
tollerabilita', ottenuti in studi  controllati  basati  su  end-point
clinici,  sono  disponibili  per  le  seguenti combinazioni: AZT/ddl,
AZT/ddC, AZT/3TC, mentre dati  limitati  ad  una  notevole  attivita'
antivirale  in  vivo  ed  alla tollerabilita' sono disponibili per le
combinazioni ddl/d4T e d4T/3TC. La valutazione sulla opportunita'  di
iniziare  comunque  con combinazioni di due analoghi si basa sui dati
di potenza antivirale, malgrado che in uno studio clinico controllato
su pazienti non avanzati (200-500 CD4), ddl abbia mostrato  attivita'
clinica comparabile a quella di combinazioni di due analoghi.
   Va  segnalato che sono attualmente in corso di valutazione clinica
altri inibitori nucleosidici della transcriptasi inversa (1592U89), e
che sono in corso di registrazione negli Stati Uniti alcuni inibitori
non nucleosidici della  transcriptasi  inversa  (NNRTI)  (nevirapina,
delavirdina,   loviride)  che  potrebbero,  in  un  futuro  prossimo,
affiancare gli inibitori gia' disponibili e conseguentemente ampliare
le opzioni terapeutiche.
   In attesa dei risultati dei numerosi studi controllati  in  corso,
l'impiego  di  combinazioni  piu'  potenti che includano un inibitore
della proteasi (in  combinazione.  con  uno  o  due  inibitori  della
transcriptasi inversa) deve essere preso in considerazione solo per i
pazienti  con  infezione in fase relativamente avanzata, graduando la
potenza  della  combinazione  sull'andamento  dei  parametri  clinici
immunologici e virologici (Tab. 2).
   Gli  inibitori  della proteasi attualmente disponibili (indinavir,
ritonavir,  saquinavir)  sono  tutti  dotati   di   estrema   potenza
antivirale   in   vitro.   Tuttavia   essi   differiscono   per.   a)
caratteristiche farmacocinetiche e di interazione  farmacologica;  b)
potenza antivirale in vivo; c) profili di induzione di resistenza; d)
caratteristiche di tossicita' e tollerabilita'.
   La  scelta dell'inibitore della proteasi da utilizzare nel singolo
paziente  dovra'  tenere  conto  dell'insieme  di  questi   elementi,
privilegiando  uno  o l'altro in funzione del livello di progressione
del paziente e  degli  altri  parametri  che  necessariamente  devono
guidare  ogni  scelta terapeutica (tollerabilita', compliance, ecc.).
Sara'  anche  necessario  tenere  ben  presente  la  possibilita'  di
interazioni  farmacocinetiche  rilevanti tra inibitori della proteasi
ed altri farmaci di comune impiego nel paziente con infezione da HIV,
a  causa  del  comune  meccanismo  di  metabolizzazione   a   livello
intestinale ed epatico (citocromo p450) (Cfr. Allegato 2).
   Per  quanto riguarda le modalita' di impiego in combinazione degli
inibitori, i risultati degli studi clinici controllati hanno mostrato
come gli effetti piu' rilevanti siano stati ottenuti con combinazioni
di tre farmaci (un inibitore della proteasi  e  due  inibitori  della
transcriptasi inversa). Risultati significativi sul piano clinico e/o
virologico,  sono  stati  anche  osservati  con  combinazioni  di due
farmaci  (un  inibitore  della  proteasi   e   un   inibitore   della
transcriptasi  inversa).  Solo  transitori sono, invece, sono stati i
benefici osservati con l'uso  in  monoterapia,  soprattutto  a  causa
della rapida emergenza di ceppi resistenti.
   Sono  attualmente  in corso di valutazione clinica altri inibitori
della proteasi (nelfinavir; VX-478), che  potrebbero,  in  un  futuro
prossimo,  affiancare  quelli  gia'  disponibili  e  conseguentemente
ampliare le opzioni terapeutiche.
 ____________________________________________________________________
|   Si raccomanda comunque che vengano effettuate esclusivamente    |
|combinazioni tra inibitori della proteasi e analoghi nucleosidici  |
|di cui siano note e documentate le caratteristiche di              |
|tollerabilita' e tossicita'                                        |
|___________________________________________________________________|
   A causa della  possibile  emergenza  di  resistenze  crociate  tra
alcuni  degli inibitori disponibili, va tenuto presente che non tutti
i composti potranno essere utilizzati  in  modo  sequenziale.  Questo
elemento  andra'  valutato  nel decidere come iniziare la terapia che
includa inibitori della proteasi.
   Per  quanto  riguarda  il  teorico  uso  in  combinazione  di  due
inibitori delle  proteasi,  va  segnalato  che  sono  stati  condotti
soltanto  studi  su  numeri  limitati di pazienti; questi studi hanno
evidenziato la possibilita' di complesse  interazioni  farmacologiche
che,   al   momento,  ne  limitano  l'impiego  all'interno  di  studi
controllati.
   Va anche ricordato che, a  causa  della  complessita'  dei  futuri
trattamenti  farmacologici,  e  soprattutto per facilitare l'aderenza
del   paziente   al   regime   terapeutico    prescritto    (elemento
indispensabile  di  efficacia  per  quanto  riguarda  la  terapia con
inibitori della  proteasi)  ogni  scelta  terapeutica  dovra'  essere
discussa  e  illustrata al paziente in modo approfondito. Soprattutto
per le terapie che includano un inibitore della proteasi, si richiama
l'attenzione  sull'importanza  della  "compliance"   al   trattamento
prescritto.  E'  stato  infatti dimostrato che interruzioni saltuarie
dell'assunzione dei  farmaci  o  l'assunzione  di  dosi  sub-ottimali
possono accelerare l'emergenza delle resistenze.
 ___________________________________________________________________
|   In linea generale, l'impiego di nuovi farmaci in situazioni     |
|cliniche per le quali siano meno note le caratteristiche di        |
|efficacia (ad esempio, l'impiego di inibitori delle proteasi in    |
|pazienti in fasi meno avanzate di infezione) dovra' essere         |
|effettuato nell'ambito di studi clinici controllati.               |
|   Per quanto riguarda invece la terapia corrente, tutti i pazienti|
|(afferenti ai Centri Clinici autorizzati a livello Regionale) che  |
|inizino un trattamento che includa l'uso di un inibitore delle     |
|proteasi dovranno essere inseriti, in modo codificato e anonimo,   |
|nel Registro Nazionale dei Pazienti in Trattamento con Inibitori   |
|delle Proteasi.                                                    |
|   Il Registro, coordinato dall'Istituto Superiore di Sanita',     |
|avra' l'obiettivo di raccogliere informazioni cliniche sulle       |
|modalita' di trattamento con questa classe di farmaci, sulle       |
|reazioni avverse possibilmente associate con il loro uso allargato,|
|sull'impatto delle nuove terapie sulla storia naturale della       |
|malattia e sulla valutazione costo-efficacia e costo-beneficio.    |
|___________________________________________________________________|
Tab.  2  -  Indicazioni  per  la scelta delle combinazioni di farmaci
         antiretrovirali, nei pazienti che iniziano il trattamento.
          ___________________________________________________________
         |               RNA               RNA               RNA
         |               <10.000           10.000-30.000     >30.000
         |
         |CD4>500                          2 RTI, nel caso   2 RTI
         |                                 sia presente
         |                                 anche un
         |                                 rapidissimo
         |                                 declino dei CD4
         |
         |CD4 500-300    2 RTI, se e'      2 RTI             2 RTI;
         |               presente anche                      prendere
         |               un rapido                           consider
         |               declino dei CD4                     la possi
         |                                                   di aggiu
         |                                                   PI in ca
         |                                                   livelli
         |                                                   elevati
         |                                                   HIV-RNA
         |                                                   (>100.00
         |
         |CD4<300        2 RTI             2 RTI;            2 RTI+PI
         |                                 aggiungere PI
         |                                 se e' presente
         |                                 anche un rapido
         |                                 declino del CD4
         |___________________________________________________________
         RT: inibitori della transcriptasi        IP: inibitori della
C.2.   -   Terapia  successiva  alla  comparsa  di  tossicita'  o  di
"fallimento" terapeutico.
   a) L'insorgenza di tossicita' ed effetti collaterali  gravi  o  di
gravi  fenomeni  di intolleranza dovra' comportare necessariamente la
sostituzione, all'interno della combinazione prescelta,  del  farmaco
responsabile  dell'effetto  tossico  o  non  piu'  tollerato, tenendo
tuttavia  presente  che  alcune  delle   opzioni   alternative   oggi
disponibili presentano lo stesso profilo di tossicita'.
   b) L'insuccesso terapeutico puo' essere definito:
-  su base clinica (emergenza di una nuova infezione opportunistica),
   anche  se  e'  evidente  che, in futuro, aggiustamenti terapeutici
   dovranno essere effettuati prima di questa evenienza,  sulla  base
   del monitoraggio dei parametri immunologici e virologici;
-      in  base  alla  mancata  risposta  in  termini  di  decremento
   significativo dell'HIV-RNA o di aumento dei linfociti  CD4  (anche
   se  bisogna  tenere  presente la possibilita' di una dissociazione
   dell'andamento   dei   parametri   immunologici   e    virologici;
   soprattutto  nei  pazienti  in  fase  molto avanzata, malgrado una
   buona soppressione della  replicazione  virale  non  e'  possibile
   ottenere un sufficiente recupero in termini di linfociti CD4);
-    in  base  alla rapida risalita dell'HIV-RNA dal punto piu' basso
   verso i livelli iniziali (risalita > 0.5 - 0.8 log10);
-  in base ad un progressivo  e  costante  decremento  dei  linfociti
   CD4+.
   In  tutti questi casi, tenendo presente che il tipo e la quantita'
di farmaci impiegati nel  trattamento  precedente  e  l'evenienza  di
resistenze  crociate  condizionano  e limitano le opzioni successive,
potranno essere seguite le  seguenti  indicazioni  di  massima  (cfr.
anche Tab. 3):
-   per i pazienti in fase "relativamente" meno avanzata (CD4 tuttora
   >  300/mm3)  potra'  essere  tentato,  sulla  base  delle  opzioni
   disponibili  e monitorizzando strettamente la risposta virologica,
   il passaggio ad una nuova combinazione  di  analoghi  nucleosidici
   (tenendo  pero' presente i caratteristici profili di resistenza ai
   diversi farmaci e le possibili sinergie di azione);
-   per i pazienti  con  linfociti  CD4  <  300/mm3,  soprattutto  in
   presenze  di  un rapido declino della situazione immunologica e di
   un aumento significativo  della  carica  virale  plasmatica  (come
   definiti   sopra),   dovra'  essere  preso  in  considerazione  il
   passaggio ad una nuova combinazione che includa un inibitore delle
   proteasi
   Quando  possibile,  gli  inibitori  della  proteasi non dovrebbero
essere "aggiunti" alla terapia precedente,  ma  andrebbero  usati  in
associazione   con  almeno  un  analogo  nucleosidico  non  usato  in
precedenza dal paziente.
C.3. Pazienti in trattamento con regimi  terapeutici  insoddisfacenti
per guanto riguarda l'attivita' antivirale.
   Per  i  pazienti  che  siano  tuttora in trattamento con un regime
terapeutico ritenuto insufficiente  dal  punto  di  vista  clinico  e
dell'attivita'   antivirale  (com'e'  il  caso,  in  generale,  della
monoterapia con analoghi nucleosidici),  anche  indipendentemente  da
segni  evidenti  di  progressione clinica, immunologica o virologica,
dovra' essere attuato:
a) per i pazienti tuttora in fase meno avanzata, il passaggio ad  una
combinazione di analoghi nucleosidici;
b)  per  i  pazienti in fase piu' avanzata, l'impiego di un inibitore
   delle proteasi in associazione  con  almeno  uno  o  due  analoghi
   nucleosidici  (possibilmente non usati in precedenza dal paziente)
   (Tab. 3).
   Anche  in  questo  caso,  si  raccomanda  che  vengano  prescritte
esclusivamente  combinazioni  tra inibitori della proteasi e analoghi
nucleosidici di cui siano note e documentate  le  caratteristiche  di
tollerabilita' e tossicita'.
Tab.  3 - Indicazioni di massima per i pazienti che presentino  segni
         di    "fallimento    terapeutico" o che siano in trattamento
         con  regimi terapeutici inadeguati.
                                               LINFOCITI CD4
          ___________________________________________________________
         |TERAPIA         > 300                        < 300
         |PRECEDENTE
         |Monoterapia    -> 2 RTI                     -> 2 RTI; aggiu
         |                                             PI, se RNA mol
         |                                             elevato (ad es
         |                                             > 100.000 copi
         |
         |2RTI           -> 2 nuovi RTI;              -> 2 nuovi RTI+
         |                aggiungere PI, se
         |                RNA molto elevato (ad
         |                esempio > 50.000 copie)
         |___________________________________________________________
         RT: inibitori della transcriptasi        IP: inibitori della
3) Quantificazione della carica virale plasmatica
   Studi recenti hanno dimostrato che la replicazione del  virus  HIV
e'  persistente  e si mantiene su livelli elevati per tutta la durata
dell'infezione, anche durante le fasi  di  quiescenza  clinica.  Poco
dopo  l'ingresso  del  virus  si  verifica  un  "picco" viremico, che
successivamente  si  riduce,  anche  grazie   all'attivazione   della
risposta  immunologica.  Questa  fase,  che  clinicamente corrisponde
all'infezione primaria/acuta e  al  periodo  ad  essa  immediatamente
successivo,   e'   seguita  dall'instaurarsi  di  una  situazione  di
"equilibrio", nella quale la concentrazione plasmatica  di  virus  si
stabilizza  su  un  determinato  livello,  che  e' tipico di un certo
individuo ed e' predittivo  del  decorso  clinico  a  lungo  termine.
Durante  questo periodo, ogni giorno, si verifica la quasi simultanea
produzione  e  "clearance" di un'enorme quantita' di nuove particelle
virali (stimabili intorno a 10     9- 10     10).   Un    progressivo
aumento  dei  livelli  plasmatici  di RNA virale si osserva poi nelle
fasi piu' avanzate della malattia, e prelude al  progressivo  declino
della risposta immunitaria.
   L'utilizzo  delle  nuove metodiche di quantificazione della carica
virale plasmatica, nel corso sia di studi osservazionali che di studi
controllati, ha permesso di accertare la  notevole  correlazione  tra
stadio  di  malattia,  rischio  di  progressione e livelli di HIV RNA
plasmatico, che appare quindi come il  marcatore  dotato  di  maggior
valore  predittivo  nei  confronti  dell'evoluzione  della  malattia,
soprattutto nelle fasi asintomatiche, mentre il numero  di  linfociti
CD4+ resta un parametro importante nelle fasi piu' avanzate e correla
molto bene con il rischio di sviluppare infezioni opportunistiche.
   E'  stato  calcolato che la quantita' di virus presente nel plasma
in un determinato momento corrisponde,  in  pratica,  al  livello  di
replicazione   del   virus.  E'  stato  anche  recentemente  provato,
attraverso l'analisi combinata virologica-clinica  dei  risultati  di
studi   controllati   basati  su  end-point  clinici,  che  anche  le
variazioni dei livelli di HIV-RNA plasmatico  indotte  dalla  terapia
sono predittive della successiva efficacia clinica.
   Si  puo'  quindi  ritenere  che il monitoraggio dei livelli di RNA
plasmatico, malgrado l'uso allargato di  questo  marcatore  necessiti
comunque  di  ulteriori  e  approfondite  valutazioni,  possa  essere
utilmente    applicato    alla    ottimizzazione    della     terapia
antiretrovirale.
   In  questo senso, non si ritiene piu' utile l'effettuazione di una
serie di altre indagini di laboratorio,  oggi  non  piu'  attendibili
sotto   il   profilo   clinico-terapeutico,  come  la  determinazione
dell'antigenemia p24, della beta-2-microglobulina o della neopterina.
   Sono   attualmente   disponibili   diverse   metodiche   per    la
quantificazione     dell'HIV-RNA     plasmatico,     alcune    basate
sull'amplificazione   dell'RNA   plasmatico   (PCR,   NASBA),   altre
sull'amplificazione del segnale (bDNA). Le versioni piu' perfezionate
e  recenti  delle  diverse  metodiche  disponibili  non  differiscono
sostanzialmente  tra   loro   per   quanto   riguarda   sensibilita',
accuratezza, specificita' e riproducibilita'.
   Va  comunque ricordato che l'interpretazione di modificazioni poco
significative (inferiori a 0.5 log10) del numero di copie di  HIV-RNA
va  fatta con cautela poiche': a) variazioni della determinazione del
numero  delle  copie  dell'ordine   di   0.3   -   0.5   log10   sono
caratteristiche   delle   metodiche   correntemente   utilizzate;  b)
variazioni,  dello  stesso  ordine  di  grandezza,  rientrano   nella
variabilita'   "biologica"   di   questo  parametro;  c)  un  aumento
transitorio  del  numero  di  copie  di   HIV-RNA   plasmatico   puo'
verificarsi  in  occasione di episodi infettivi (anche "minori") o di
pratiche vaccinali.
   Sempre per quanto riguarda l'uso della  quantificazione  dell'HIV-
RNA  nel  plasma,  si rammenta che i campioni di plasma devono essere
preparati e conservati con modalita' appropriate (entro due  ore  dal
prelievo,   effettuato  con  l'anticoagulante  consigliato  per  ogni
singola metodica di quantificazione e conservato a -80  gradi  C),  e
che i campioni dello stesso paziente dovrebbero venir saggiati sempre
con lo stessa metodica.
Tab.  4.  Possibile  uso  dell'HIV-RNA  nella  gestione clinica e nel
monitoraggio terapeutico del paziente con infezione da HIV.
_____________________________________________________________________
| Utilita' prognostica|- Soprattutto nei pazienti asintomatici con  |
| (pazienti non in    |  elevati livelli di linfociti CD4 (>300/mm3)|
| trattamento         |- Se non viene iniziata la terapia (paziente |
| antiretrovirale)    |  con bassi livelli iniziali di HIV-RNA) il  |
|                     |  test va ripetuto con cadenza semestrale (se|
|                     |  CD4 >500) o piu' ravvicinata (se CD4 <500).|
|_____________________|_____________________________________________|
| Definizione del     |- La decisione di iniziare la terapia va     |
| momento per         |  presa valutando congiuntamente il livello  |
| iniziare la terapia |  di HIV-RNA, il numero assoluto e il grado  |
| nel paziente        |  di decremento dei linfociti CD4 (cfr. anche|
| asintomatico        |  la Tab. 1).
|                     |- Per quanto riguarda l'RNA, la terapia      |
|                     |  potra' essere iniziata in base ai seguenti |
|                     |  valori indicativi:                         |
|                     |      < 10.000 copie/ml: iniziare la terapia |
|                     |      se sono presenti bassi livelli di CD4 +|
|                     |      o rapidissimo declino.                 |
|                     |      10.000-30.000 copie/ml: valutare in    |
|                     |      base al numero dei CD4 e al loro       |
|                     |      declino                                |
|                     |      > 30.000 copie/ml: la terapia potrebbe |
|                     |      essere iniziata indipendentemente da   |
|                     |      altri parametri.                       |
|                     |- Questi valori, prima di iniziare la        |
|                     |  terapia, dovranno essere confermati in     |
|                     |  almeno 2 misurazioni dell'HIV-RNA, a       |
|                     |  distanza di 3-4 settimane.                 |
|_____________________|_____________________________________________|
| Obiettivi virologici|- Teoricamente, obiettivo ottimale della     |
| da raggiungere in   |  terapia antiretrovirale e' quello di       |
| corso di terapia    |  ricondurre il titolo plasmatico a livelli  |
| antiretrovirale     |  non piu' determinabili. Questo obiettivo   |
|                     |  dovrebbe essere raggiungibile in tutti i   |
|                     |  pazienti trattati precocemente.            |
|                     |- In pratica, il mantenimento di livelli     |
|                     |  plasmatici inferiori a 10.000 copie/ml     |
|                     |  potrebbe essere considerato accettabile,   |
|                     |  in funzione delle opzioni disponibili, per |
|                     |  i pazienti in fase intermedia.             |
|                     |- L'obiettivo minimo da raggiungere andra'   |
|                     |  comunque valutato in funzione del livello  |
|                     |  di partenza. Una diminuzione di almeno     |
|                     |  1.0 - 1.5 log10 deve comunque essere       |
|                     |  considerato il minimo "accettabile" in     |
|                     |  pazienti con livelli di base molto elevati |
|                     |  (ad esempio > 100.000 copie).              |
|_____________________|_____________________________________________|
| Variazione          |- Risalita del numero di copie > 0.5-0.8     |
| suggestiva di       |  log10 oppure ritorno ai livelli di         |
| insuccesso          |  partenza per i pazienti meno avanzati.     |
| terapeutico         |                                             |
|_____________________|_____________________________________________|
| Monitoraggio della  |- Dopo l'inizio della terapia, la            |
| terapia (in         |  determinazione dell'HIV-RNA andrebbe       |
| associazione con    |  ripetuta 3-4 settimane dopo l'inizio della |
| la determinazione   |  terapia, per verificare la risposta        |
| del numero assoluto |  virologica del paziente.                   |
| dei linfociti CD4+) |- Successivamente, si consiglia di           |
|                     |  effettuare una determinazione ogni 4 mesi. |
|                     |  L'intervallo temporale potra' comunque     |
|                     |  essere adattato in funzione del tipo di    |
|                     |  terapia e del livello di progressione del  |
|                     |  paziente.                                  |
|_____________________|_____________________________________________|
5. Bibliografia essenziale (1995-1996).
Bartlett   JA,  Benoit  SL,  Johnson  VA,  et  al.-  Lamivudine  plus
zidovudine compared with zalcitabine plus zidovudine in patients  HIV
infection. Ann Int Med. 1996; 125:161-172.
Carpenter  CCJ, Fischl MA, Hammer SM, et al. - Antiretroviral therapy
for HIV infection in 1996. Recommendation of an international  panel.
JAMA 1996; 276-146-154.
CDC.  Update:  provisional  public health service recommendations for
chemoprophylaxis after occupational exposure to  HIV.MMWR  1996;  45:
468-472.
Collier  AC,  Coombs  RW,  Schoenfeld  DA, et al.- Treatment of human
immunodeficiency virus infection  with  saquinavir,  zidovudine,  and
zalcitabine. N Engl J Med 1996; 334: 1011-1017.
Consensus  Conference  on laboratory markers in HIV infection. J Biol
Regul Homeost. Agents, 1995, 9 (3).
D'Aquila RT, Hughes MD, Johnson VA, et al.-  Nevirapine,  zidovudine,
and  didanosine  compared  with zidovudine and didanosine in patients
with HIV infection. Ann Int Med. 1996; 124: 1019-1030.
Delta Coordinating  Committee  -  Delta:  a  randomised  double-blind
controlled trial comparing combinations of zidovudine plus didanosine
or  zalcitabine  with  zidovudine  alone in HIV-infected individuals.
Lancet 1996; 348: 283-291.
Dolin R, Amato DA,  Fischl  MA,  et  al.-  Zidovudine  compared  with
didanosine  in patients with advanced HIV type 1 infection and little
or no previous experience with zidovudine. Arch Int  Med  1995;  155:
961-974.
Erol  JJ,  Benoit  SL,  Jemsek  J, et al.- Treatment with lamivudine,
zidovudine, or both in HIV-positive patients with 200 to 500 CD4  per
cubic millimeter. N Engl J Med 1995; 333: 1662-1669.
Gulick  R,  Mellors  J,  Havlir  D,  et  al.-  Potent  and  sustained
antiretroviral  activity  of  indinavir  (IDV)  in  combination  with
zidovudine  (ZDV)  and lamivudine (3TC). In: Program and abstracts of
the 3rd Conference  on  Retroviruses  and  Opportunistic  Infections;
January 28-February 1, 1996; Washington, DC, Abstract LB7.
Hammer  S.M.,  Katzenstein  D.A.,  Hughes  M.D.,  A  trial  comparing
nucleoside  monotherapy  with  combination  therapy  in  HIV-infected
adults  with  CD4 cell counts from 200 to 500 per cubic millimeter. N
Engl J Med 1996; 335: 1081-1090.
Ho  DD,  Neumann  AU,  Perelson  AS, et al.- Rapid turnover of plasma
virions and CD4 lymphocytes in HIV infection. Nature 1995; 373:  123-
126.
Katlama  C,  Ingrand  D,  Loveday  C,  et al.- Safety and efficacy of
lamivudine-zidovudine  combination  therapy  in  antiretroviral-naive
patients. JAMA 1996; 276: 118-125.
Katzenstein  D.A.,  Hammer S.M., Hughes M.D. Te relation of virologic
and immunologic markers to clinical outcomes after nucleoside therapy
in HIV-infected adults with 200 to 500 CD4 cells cubic millimeter.  N
Engl J Med 1996; 335, 1091-1098.
Mellors  JW,  Kinsley  LA,  Rinaldo CR Jr, et al.- Prognosis in HIV-1
infection predicted by the quantity of virus in plasma. Science 1996;
272: 1167-1170.
Mellors JW, Kinsley LA, Rinaldo CR Jr, et al.- Quantitation of  HIV-1
RNA  in  plasma  predicts  outcome after seroconversion. Ann Int Med.
1995; 122: 573-579.
O'Brien WA, Hartigan PM, Martin D, Esinart J.  -  Changes  in  plasma
HIV-  1  RNA  and  CD4  lymphocyte  count  relative  to treatment and
progression to AIDS. N Engl J Med. 1996; 334: 426-431.
Perelson AS, Neumann AU, Markowitz M, et  al.  -  HIV-1  dynamics  in
vivo: virion clearance rate, infected cell span, and viral generation
time. Science 1996; 271: 1582-1586.
Pollard  R, Peterson D, Hardy D, et al. - Antiviral effect and safety
of stavudine (d4T) and didanosine (ddl) combination therapy  in  HIV-
infected  subjects in an ongoing pilot randomised double-blind trial.
In: Program and abstracts of the 3rd Conference on  Retroviruses  and
Opportunistic  Infections;  January  28-February 1, 1996; Washington,
DC, Abstract 197.
Richman D.D. - HIV Therapeutics. Nature, 1996; 272, 1886-1888.
Saag MS, Holodniy M, Kuritkes DR, et al. - HIV viral load markers  in
clinical  practice: recommendations of an International AIDS Society-
USA Expert panel. Nat Med 1996; 2: 625-629.
Schacker  T,  Collier  AC,  Hughes  JH,  et  al.   -   Clinical   and
epidemiological features of primary HIV infection. Ann Int Med. 1996;
125: 257-264.
Schooley  RT,  Ramirez-Ronda  C,  Lange  JMA,  et al. - Virologic and
immunologic benefits of initial combination therapy  with  zidovudine
and  zalcitabine  or didanosine compared to zidovudine monotherapy. J
Infect Dis 1996; 173: 1354-1366.
Staszewski S, Loveday C, Picazo JJ, et al. - Safety and  efficacy  of
lamivudine-zidovudine  combination  therapy in zidovudine-experienced
patients. JAMA 1996; 276: 111-117.
Wei X,  Ghosh  SK,  Taylor  ME,  et  al.-  Viral  dynamics  in  human
immunodeficiency virus type 1 infection. Nature 1995; 373: 117-122.