(ALLEGATO 3 - art. 1)
                            ALLEGATO III 
   METODI DIAGNOSTICI PER LA CONFERMA E LA DIAGNOSI DIFFERENZIALE 
                     DELLA MALATTIA DI NEWCASTLE 
  I metodi per isolare  e  individuare  i  virus  della  malattia  di
Newcastle, descritti qui di seguito, devono essere  considerati  come
orientamenti e criteri minimi da applicare nella suddetta diagnosi. 
  Il virus responsabile della  malattia  di  Newcastle  e'  il  virus
prototipo   appartenente   alla   famiglia   della   Paramyxoviridae.
Attualmente vi sono nove  gruppi  sierologicamente  distinguibili  di
Paramixovirus aviare, designati con le  sigle  PMV-1  fino  a  PMV-9.
Tutti i virus della malattia di Newcastle  sono  stati  assegnati  al
gruppo PMV-1. Ai fini delle procedure diagnostiche per la conferma  e
la diagnosi differenziale della malattia di Newcastle si  applica  la
seguente definizione: 
   per malattia di Newcastle si  intende  un'infezione  dei  volatili
causata da un ceppo aviare del  Paramixovirus  1  con  un  indice  di
patogenicita' intracerebrale (ICPI) superiore a 0,7 nei pulcini di un
giorno. 
                             Capitolo 1 
               Campionatura e trattamento dei campioni 
1. CAMPIONI 
  Frammenti prelevati mediante  tampone  nell'intestino  (o  feci)  e
nella trachea di volatili  malati;  feci  o  contenuti  degli  organi
(intestino, tessuti cerebrali,  trachea,  polmoni,  fegato,  milza  e
altri) dell'animale malato, prelevati da volatili morti di recente. 
2. TRATTAMENTO DEI CAMPIONI 
  Gli organi e i tessuti menzionati al  paragrafo  1  sopra  elencati
possono essere trattati insieme, salvo per quanto riguarda  le  feci,
per le quali e'  essenziale  un  trattamento  separato.  I  materiali
prelevati devono essere  immersi  completamente  in  un  quantitativo
sufficiente di antibiotico. I campioni di feci e  gli  organi  devono
essere omogeneizzati (in un miscelatore chiuso o in  un  mortaio  con
pestello e sabbia sterile) in  un  mezzo  antibiotico  e  portati  in
sospensione in tale mezzo al 10-20% p/v. Le sospensioni devono essere
lasciate riposare per circa due ore a temperatura ambiente (o per  un
intervallo superiore a 4 ›C) e successivamente chiarificati  mediante
centrifugazione (ad esempio da 800 a 1000 g per 10 minuti). 
3. MEZZO ANTIBIOTICO 
  Numerosi laboratori hanno utilizzato con successo mezzi antibiotici
di varia composizione e i laboratori di cui all'allegato II  potranno
essere consultati in proposito nei rispettivi paesi. Per  i  campioni
di feci  occorre  una  elevata  concentrazione  di  antibiotici;  una
miscela tipica e' la seguente: 10.000 unita'/ml  di  penicillina,  10
mg/ml di streptomicina, 0,25 mg/ml di gentamicina e  5.000  unita'/ml
di micostatina in una soluzione salina  tampone  di  fosfato.  Queste
dosi possono essere ridotte fino a cinque volte per i tessuti e per i
prelievi di trachea. Per l'accertamento della  Clamidia,  si  possono
aggiungere 50 mg/ml di ossitetraciclina. Nella preparazione del mezzo
antibiotico, occorre assolutamente controllare il pH dopo  l'aggiunta
degli antibiotici e portarlo ad un valore compreso tra 7,0 e 7,4. 
                             Capitolo 2 
                        Isolamento del virus 
ISOLAMENTO DEL VIRUS NELLE UOVA EMBRIONATE DI GALLINA 
  Inoculare 0,1-0,2 ml del liquido  sopranatante  chiarificato  nella
cavita' allantoica di  almeno  quattro  uova  embrionate  di  gallina
previamente  sottoposte  a   incubazione   per   otto-dieci   giorni.
Idealmente si dovrebbero utilizzare uova  provenienti  da  un  branco
indenne  da  organismi   patogeni   specifici,   ma,   in   caso   di
impossibilita', si possono utilizzare uova provenienti da  un  branco
in cui sia comprovata l'assenza di anticorpi del virus della malattia
di Newcastle. Le uova inoculate sono mantenute alla temperatura di 37
›C ed esaminate ogni giorno in controluce. Le uova in cui si constata
che l'embrione e' morto o e' morente, nonche' tutte le uova  restanti
sei giorni dopo l'inoculazione, vengono  refrigerate  a  4  ›C  e  il
liquido allantoico-amniotico  sottoposto  alla  prova  dell'attivita'
emoagglutinante.  Qualora  non  si  constati  emoagglutinazione,   il
procedimento sopra descritto deve essere  ripetuto  inoculando  nelle
uova liquido allantoico-amniotico non diluito. 
  Quando viene constatata emoagglutinazione, la presenza  di  batteri
deve essere esclusa mediante coltura. In caso di presenza di batteri,
far passare i liquidi attraverso un filtro  a  membrana  di  450  nm,
quindi aggiungere altri  antibiotici  e  procedere  nuovamente,  come
indicato sopra, alla inoculazione in uova embrionate. 
                             Capitolo 3 
                       Diagnosi differenziale 
1. DIFFERENZIAZIONE PRELIMINARE 
  Tutti  i  virus  che  provocano  emoagglutinazione  devono   essere
trasmessi al laboratorio nazionale  per  esservi  sottoposti  ad  una
gamma completa  di  prove  di  identificazione,  caratterizzazione  e
patogenicita'. Tuttavia, e' importante ricorrere  al  piu'  presto  a
misure provvisorie di contenimento della malattia di Newcastle,  allo
scopo di limitare la diffusione del virus, e occorre che i laboratori
regionali ne identifichino la presenza. Occorre pertanto utilizzare i
liquidi   emoagglutinanti   eseguendo   una   prova   di   inibizione
dell'emoagglutinazione  come  descritto  ai  capitoli  5  e  6.   Una
inibizione positiva,  cioe'  pari  a  2  elevato  a  4  o  piu',  con
l'antisiero  policlonale  specifico  del  virus  della  malattia   di
Newcastle e avente un titolo noto, pari almeno a 29,  potra'  servire
per una identificazione preliminare sulla cui base  istituire  misure
provvisorie di contenimento. 
2. IDENTIFICAZIONE DI CONFERMA 
  Il laboratorio nazionale  procede  ad  una  diagnosi  differenziale
completa di tutti  gli  agenti  emoagglutinanti.  La  conferma  della
presenza dei virus della malattia di Newcastle e' nuovamente  fornita
mediante prove di  inibizione  dell'emoagglutinazione  con  antisieri
monospecifici dei polli. Vanno inoltre eseguite le prove descritte al
capitolo 7 sull'indice di patogenicita'  intracerebrale  in  tutti  i
casi positivi  isolati.  Indici  di  patogenicita'  superiori  a  0,7
indicano la presenza  dei  virus,  con  la  conseguente  applicazione
integrale delle misure di contenimento. 
  Recenti progressi  nell'individuazione  dei  tipi  di  virus  della
malattia  di  Newcastle,  soprattutto  nelle   tecniche   concernenti
anticorpi monoclonali, hanno permesso il raggruppamento di ceppi e di
isolati. In particolare, sono ora disponibili  anticorpi  monoclonali
specifici per i ceppi vaccinici utilizzati nella Comunita',  i  quali
possono    essere    utilizzati    in     prove     di     inibizione
dell'emoagglutinazione di tipo semplice. 
  Dal momento che ceppi di vaccino possono essere isolati in campioni
di volatili, e' evidente il vantaggio di poter provvedere ad una loro
rapida  identificazione  presso  il  laboratorio  nazionale.   Questi
anticorpi monoclonali  potrebbero  essere  ricavati  dal  laboratorio
comunitario di riferimento e distribuito ai laboratori nazionali  per
la conferma dell'isolamento di virus vaccinici. 
  I  laboratori  nazionali  dovrebbero  trasmettere  al   laboratorio
comunitario di riferimento tutti gli agenti emoagglutinanti. 
 3. ALTRE PROVE DI INDIBIDUAZIONE DEL TIPO E DELLE CARATTERISTICHE 
    DEGLI ISOLATI 
  I  laboratori  nazionali  dovrebero  trasmettere   al   laboratorio
comunitario  di  riferimento  tutti  i  virus   emoagglutinanti,   da
sottoporre ad ulteriori esami antigenici e genetici, ai fini  di  una
maggiore  comprensione  dell'epidemiologia  della  o  delle  malattie
all'interno della Comunita',  conformemente  alle  competenze  ed  ai
compiti del laboratorio comunitario di riferimento. 
                             Capitolo 4 
Prove rapide per individuare gli anticorpi dei virus  della  malattia
                            di Newcastle 
  Prove rapide per individuare il virus della malattia  di  Newcastle
in volatili vaccinati e anticorpi in volatili non vaccinati: 
1. INDIVIDUAZIONE DEL VIRUS DELLA MALATTIA DI NEWCASTLE 
  Nella diagnosi di  infezioni  nei  volatili  vaccinati  sono  state
impiegate  parecchie  prove  rapide  che  consentono  di  individuare
direttamente  gli  antigeni  della  malattia  di  Newcastle.   Quelle
attualmente piu' usate sono le prove di fluorescenza degli  anticorpi
su sezioni longitudinali della trachea e  le  prove  degli  anticorpi
della perossidasi nel cervello. Sembra indubbio che altre  prove  per
l'individuazione diretta degli antigeni possano essere applicate alle
infezioni da virus della malattia di Newcastle. 
  L'inconveniente di queste prove risiede nell'impossibilita' pratica
di esaminare tutti i punti potenziali di replicazione del virus della
malattia di Newcastle nei volatili vaccinati. Ad  esempio,  il  fatto
che non si riscontri  il  virus  nella  trachea  non  ne  esclude  la
replicazione  nell'intestino.  Non  vi   sono   metodi   diretti   di
individuazione "di rinunce" che  possono  essere  raccomandati  nella
diagnosi della malattia  di  Newcastle;  in  circostanze  specifiche,
queste prove possono tuttavia essere utili. 
2. INDIVIDUAZIONE DI ANTICORPI IN VOLATILI NON VACCINATI 
  La maggior parte dei laboratori  che  si  occupano  della  diagnosi
della  malattia  Newcastle  di  conosce  perfettamente  la  prova  di
inibizione dell'emoagglutinazione; le  raccomandazioni  riportate  in
appresso riguardano appunto  tale  prova  per  la  misurazione  degli
anticorpi del virus. Tuttavia per  l'individuazione  degli  anticorpi
del virus si puo' ricorrere, con molte probabilita' di riuscita, alla
prova di immunoassorbimento enzimatico (ELISA).  Qualora  si  intenda
usare questa tecnica a livello di laboratori regionali, si suggerisce
che la prova in questione sia controllata dal  laboratorio  nazionale
di cui all'allegato II. 
a) Campioni. 
  Prelevare campioni di sangue da tutti i volatili, se il  branco  e'
costituito da meno di venti capi, e da venti  esemplari  in  caso  di
branchi piu' numerosi (si ha, in tal modo, una probabilita' superiore
al 99% di individuare almeno un caso sieropositivo se almeno  il  25%
degli individui  del  branco  e'  positivo,  indipendentemente  dalle
dimensioni  del  branco  stesso).  Lasciar  coagulare  il  sangue   e
asportare il  siero  da  sottoporre  alla  prova.  b)  Ricerca  degli
anticorpi. 
  Verificare la capacita' di singoli campioni  di  siero  di  inibire
l'antigene emoagglutinante del virus  della  malattia  di  Newcastle,
mediante prove standard  di  inibizione  dell'emoagglutinazione  come
indicato nel capitolo 6. 
  Un   aspetto   discusso   e   se   nella   prova   di    inibizione
dell'emoagglutinante occorra usare 4 o 8  unita'  di  emoagglutinina.
Entrambe le ipotesi sembrano valide; la  scelta  deve  essere  quindi
lasciata a discrezione dei laboratori nazionali. Tuttavia  l'antigene
usato incide sul livello al quale un siero e'  considerato  positivo:
usando 4 unita' di emoagglutinina, un siero e'  considerato  positivo
se rivela un titolo uguale o superiore a 2  elevato  a  4;  usando  8
unita' di emoagglutinina, un siero e' considerato positivo se  rivela
un titolo uguale o superiore a 2 elevato a 3. 
                             Capitolo 5 
                   Prova di emoagglutinazione (HA) 
REAGENTI 
  1. Soluzione salina isotonica tamponata con fosfato (SPT) (0,05  M)
al pH compreso tra 7,0 e 7,4. 
  2. Prelevare  globuli  rossi  da  almeno  tre  volatili  esenti  da
organismi patogeni specifici (in caso di  impossibilita',  il  sangue
puo' essere prelevato da volatili che sono regolarmente sottoposti  a
controllo e che non presentano anticorpi del virus della malattia  di
Newcastle),  raggrupparli  e  aggiungerli  ad  un  volume  uguale  di
soluzione di Alsever. Prima dell'uso, i globuli rossi  devono  essere
lavati tre volte in soluzione  salina  tamponante  con  fosfato.  Per
l'esecuzione  della  prova  si  raccomanda  una  sospensione   all'1%
(globuli confezionati v/v) in soluzione salina tamponata. 
  3. Si raccomanda di usare, come  antigene  standard,  il  ceppo  di
virus della malattia di Newcastle Ulster 2C. 
PROCEDIMENTO 
  a) porre 0,025 ml di soluzione in  ciascuno  dei  pozzetti  di  una
piastra di microtitolazione in materiale plastico (usare  pozzetti  a
V); 
  b) versare 0,025 ml di sospensione del virus  (ad  esempio  liquido
allantoico) nel primo pozzetto; 
  c)  usare  un  diluente  da  microtitolazione  per  raddoppiare  la
diluzione (da 1 : 2 a 1 : 4096) di virus nella piastra; 
  d) aggiungere altri 0,025 ml di soluzione salina in ogni pozzetto; 
  e) aggiungere 0,025 ml di globuli rossi all'1% in ogni pozzetto; 
  f) mescolare agitando leggermente e porre a riposo alla temperatura
di 4 ›C; 
  g) la  lettura  viene  effettuata  30-40  minuti  dopo,  una  volta
stabilizzati i globuli rossi di controllo.  La  lettura  si  effettua
inclinando la piastra  ed  osservando  la  presenza  o  l'assenza  di
globuli rossi raggruppati a forma di goccia. Il flusso  nei  pozzetti
che non presentano emoagglutinazione deve essere  identico  a  quello
constatato presso i globuli rossi di controllo esenti dal virus; 
  h) il titolo di emoagglutinazione e'  costituito  dalla  diluizione
piu' elevata che provoca  aggglutinazione  dei  globuli  rossi.  Tale
diluizione  puo'  essere  considerata  come  contenente  una   unita'
emoagglutinante (HAU). Un metodo piu' accurato per la  determinazione
del titolo di emoagglutinazione  consiste  nell'effettuare  prove  di
agglutinazione  sul  virus  in  una  serie  di  diluizioni   iniziali
progressive, ad esempio 1 : 3, 1  :  4,  1  :  5,  1  :  6,  ecc.  Si
raccomanda   questa   procedura   per   una   preparazione   accurata
dell'antigene  per  le  prove  di  inibizione  dell'emoagglutinazione
(capitolo 6). 
                             Capitolo 6 
             Prova di inibizione dell'emoagglutinazione 
REAGENTI 
  a) soluzione salina tamponata con fosfato (SPT); 
  b) liquido allantoico contenente il virus, diluito nella  soluzione
salina  in  modo  da  avere  un  contenuto  di  4  o  8   unita'   di
emoagglutinazione per 0,025 ml; 
  c) globuli rossi di pollame: 1%; 
  d) siero di pollame negativo di controllo; 
  e) siero positivo di controllo. 
PROCEDIMENTO 
  a) versare 0,025 ml di soluzione salina tamponata  con  fosfato  in
tutti i pozzetti di una  piastra  di  microtitolazione  in  materiale
plastico (i pozzetti devono avere una forma a V); 
  b) versare 0,025 ml di siero nel primo pozzetto della piastra; 
  c)  usare  un  diluente  da  microtitolazione  per   ottenere   una
diluizione di 1 : 2 di siero sulla piastra; 
  d) aggiungere 0,025 ml di liquido allantoico diluito contenente 4 o
8 unita' di emoagglutinazione; 
  e)  mescolare   picchiettando   leggermente   e   conservare   alla
temperatura di 4 ›C per almeno 60 minuti o a temperatura ambiente per
almeno trenta minuti; 
  f) aggiungere 0,025 ml di globuli rossi all'1% in tutti i pozzetti; 
  g) mescolare  picchiettando  leggermente  e  porre  a  riposo  alla
temperatura di 4 ›C; 
  h) la lettura delle piastre e' effettuata dopo 30-40  minuti,  dopo
che i globuli rossi di controllo si  sono  stabilizzati.  La  lettura
viene effettuata inclinando la piastra e osservando se nel flusso del
liquido vi e' o meno formazione di gocce in misura  uguale  a  quelle
dei pozzetti di controllo che  contengono  unicamente  globuli  rossi
(0,025 ml) e soluzione salina (0,05 ml); 
  i) il titolo di  inibizione  dell'emoagglutinazione  e'  costituito
dalla diluizione massima di antisiero  che  comporta  una  unibizione
totale di 4 o 8 unita' di virus (ciascuna prova dovrebbe  comprendere
una titolazione  di  emoagglutinazione  a  scopo  di  conferma  della
presenza delle unita' di emoagglutinazione richieste); 
  l) i risultati sono validi se si ottiene un titolo  inferiore  a  2
elevato a 3 per 4 unita' di emoagglutinazione o 2 elevato a 2  per  8
unita' di emoagglutinazione con il siero negativo di controllo ed  un
titolo avente una diluzione immediatamente superiore o  inferiore  al
titolo noto del siero di controllo positivo. 
                             Capitolo 7 
                 Prova dell'indice di patogenicita' 
  1. Diluire in una proporzione di 1:10, in una  soluzione  isotonica
salina sterile, un'aliquota  di  liquido  allantoico  infetto  appena
prelevato: il titolo di emoagglutinazione deve essere superiore  a  2
elevato a 4) (non usare antibiotici). 
  2. Iniettare nel cervello di dieci  pulcini  di  un  giorno  (cioe'
aventi un'eta' compresa fra 24 e 40 ore  alla  schiusa)  0,05  ml  di
virus diluito. I pulcini devono essere ottenuti da  uova  provenienti
da un branco esente da organismi patogeni specifici. 
  3. Esaminare i pulcini per otto giorni, ad intervalli di 24 ore. 
  4. Classificare ognuno dei pulcini ad ogni osservazione come segue:
0 = normale; 1 = malato; 3 = morto. 
  L'indice e' calcolato come nell'esempio che segue: 
 
    

_____________________________________________________________________
               |Giorni successivi all'inoculazione
               |   (numero di pulcini)
Sintomi clinici|_____________________________________________________
               | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | Totale | Punteggio
_______________|___|___|___|___|___|___|___|___|________|____________
Normale        |10 | 4 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 0 | 14 x 0 |   =   0
Malato         | 0 | 6 |10 | 4 | 0 | 0 | 0 | 0 | 20 x 1 |   =  20
Morto          | 0 | 0 | 0 | 6 |10 |10 |10 |10 | 46 x 2 |   =  92
_______________|___|___|___|___|___|___|___|___|________|____________
                                               | TOTALE     = 112
_______________________________________________|_____________________
L'indice  e'  costituito  dal  punteggio  medio  per pulcino per ogni
osservazione, ossia 112/80 = 1,4
_____________________________________________________________________

    
                             Capitolo 8 
         Valutazione della capacita' di formazione di placca 
  1. Il procedimento  migliore  consiste  nell'utilizzare  tutta  una
gamma di diluizioni di virus  per  essere  certi  di  disporre  sulla
piazza dei numeri ottimali di placche. Dieci  diluizioni  fino  a  10
elevato  a  -7  in  soluzione  salina  fosfatata  dovrebbero   essere
sufficienti. 
  2. Monostrati confluenti di cellule di embrione di volatile  o  una
linea cellulare adeguata (ad esempio rene  bovino  Madin-Darby)  sono
preparati e disposti in scatole di Petri aventi 5 cm di diametro. 
  3. Aggiungere in due scatole di Petri  0,2  ml  di  ciascuna  delle
diluizioni di virus e lasciar assorbire il virus per 30 minuti. 
  4. Lavare 3 volte con la soluzione salina le cellule infette,  indi
ricoprirle di mezzo pertinente, contenente l'1% p/v di  agar  e  0,01
mg/ml di tripsina, oppure non contenente tripsina; e' importante  non
aggiungere siero al mezzo di copertura. 
  5. Dopo una incubazione a 37 ›C per 72 ore, le  placche  dovrebbero
avere una dimensione sufficiente. Per una migliore osservazione delle
placche, asportare lo strato di  agar  di  copertura  e  colorare  il
monostrato cellulare con cristalvioletto (0,5% p/v)  in  metanolo  al
25% v/v. 
  6. Tutti i virus dovrebbero fornire placche evidenti,  se  incubati
alla presenza di tripsina nello strato di copertura. Se nel mezzo  di
copertura non vi e'  tripsina,  soltanto  i  virus  virulenti  per  i
volatili producono placche.