Allegato CARTA DELLA NATURA Programma operativo Introduzione. La conservazione della natura, pur attenta e rivolta alla protezione diretta delle specie o dei siti passa soprattutto attraverso politiche piu' generali di indirizzo, pianificazione e controllo delle attivita' umane con riferimento sia agli ecosistemi sia ai settori produttivi. La complessita', vastita' e dinamicita' dei processi di degrado degli equilibri ecologici impone normative e.politiche di cooperazione internazionali. Le risorse del globo sono limitate ed e' quindi necessario indirizzare le attivita' dell'uomo verso modalita' che ne rendano le prospettive di sviluppo sostenibili per l'ambiente. La Convenzione sulla biodiversita' sottoscritta a Rio de Janeiro nel 1992 nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo impone che ogni Paese sostenga azioni che favoriscano la conoscenza del patrimonio diversita' biologica, il monitoraggio dello stato della biodiversita', la conservazione in situ attraverso la realizzazione di aree protette, la gestione sostenibile del territorio non protetto ed il recupero ambientale. Il piano di azione sui Parchi nazionali e le aree protette Parks for life prodotto a Caracas nel 1992, nel corso del IV Convegno Mondiale sui Parchi, ha posto in evidenza la necessita' di integrare la protezione delle aree naturali nella pianificazione e programmazione generale di ogni singolo paese. Analogamente, l'Action Plan for Protected Areas in Europe dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il piano di azione regionale per le aree protette in Europa, che costituisce lo strumento di attuazione regionale del piano di azione di Caracas, ha puntato l'attenzione sulla necessita', oltre che di una politica coordinata a livello continentale per le aree protette, anche di attivare forme ecologicamente sostenibili di gestione complessiva del territorio. Il programma di azione della Comunita' europea a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile approvato dal Consiglio delle Comunita' europee il 1 febbraio 1993 pone come obiettivi da conseguire entro l'anno 2000 il mantenimento e ripristino degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna selvatiche in uno stato di conservazione favorevole e la creazione di una rete europea coerente di siti protetti. La direttiva europea 92/43/CEE denominata "Habitat" e la direttiva 79/409/CEE, assieme ad una serie di altri strumenti quali i regolamenti 2078/1992 e 2080/1992, 2081/1993, sono tra gli strumenti operativi fondamentali individuati nel richiamato programma di azione, ai quali devono fare riferimento le singole politiche nazionali. In particolare la direttiva habitat, oltre individuare habitat e specie animali e vegetali la cui conservazione e' ritenuta prioritaria a livello comunitario, pone le premesse per la creazione di un sistema di aree protette secondo criteri di scelta univoci su tutto il territorio dell'Unione europea e richiede agli Stati membri l'individuazione di siti naturalistici di interesse comunitario all'interno di ogni singolo Stato e l'adozione di opportune misure di salvaguardia di tali siti. Al livello nazionale l'approvazione delle linee strategiche e programma preliminare per l'attuazione della convenzione della biodiversita' in Italia ha posto tra l'altro come cardini per l'attuazione della convenzione medesima la conoscenza del patrimonio di diversita' biologica, il monitoraggio sullo stato della biodiversita', l'educazione e la sensibilizzazione, la conservazione in situ e la promozione di attivita' ecologicamente sostenibili sia all'interno delle aree protette che nel territorio non protetto. La legge quadro sulle aree protette n. 394/1991 ha posto le basi per la realizzazione a livello nazionale di una politica per le aree protette e piu' in generale per la corretta gestione del patrimonio ambientale. Inoltre il mantenimento dei valori tutelati deve, in base a tale legge, essere inserito in una gestione territoriale complessiva che tenga conto delle esigenze di conservazione dei valori naturali esistenti e del loro patrimonio in termini di biodiversita'. L'Italia e' la nazione piu' ricca di biodiversita' del continente europeo. Tale diversita' e' presente sia come varieta' di ecosistemi che di specie e di pool genetici all'interno delle singole specie. Per quanto riguarda la flora superiore sono presenti circa 5.600 specie, di cui circa il 10 per cento e' endemico. Per quanto riguarda la fauna sono presenti sul territorio nazionale circa 58.000 specie con un elevatissimo tasso di endemicita'. Altrettanto ricco e' il patrimonio in termini di diversita' di habitat esistenti. Queste cifre evidenziano la particolare responsabilita' italiana per il mantenimento della biodiversita' a scala continentale. Il presente documento descrive il procedimento metodologico individuato, in base alla legge quadro sulle aree protette n. 394/1991 ed alle successive deliberazioni del comitato per le aree naturali protette, per la realizzazione della Carta della natura. Il metodo descritto verra' utilizzato dai Servizi tecnici nazionali, deputati, ai sensi dell'art. 3, comma 3, della legge n. 394/1991 alla predisposizione della Carta della natura. La Carta della natura La Carta della natura, come previsto dall'art. 3 della legge quadro sulle aree naturali protette, n. 394/1991, individua lo stato dell'anbiente naturale in Italia, evidenziandone i valori naturali ed i profili di vulnerabilita' territoriale. Sulla base della Carta della natura il comitato per le aree naturali protette identifica le linee fondamentali di assetto del territorio con riferimento ai valori naturali e ambientali. La Carta e' inoltre lo strumento conoscitivo per la individuazione del sistema delle aree protette nonche' per la definizione delle misure di salvaguardia. Ai sensi della deliberazione del comitato per le aree naturali protette del 21 dicembre 1993 la elaborazione della Carta della natura avviene attraverso fasi successive che consentiranno il progressivo conseguimento dei predetti obiettivi. Sulla base delle analisi tecnicoscientifiche e delle indagini territoriali effettuate nell'ambito del programma comunitario Corine, degli studi elaborati dal Ministero dell'ambiente per la definizione di criteri di valutazione della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' degli ambienti naturali, nonche' delle indicazioni del comitato per le aree naturali protette, per la elaborazione della Carta della natura sono individuate le seguenti fasi. Fasi 1 -Suddivisione del territorio nazionale in ambiti territoriali omogenei. Sono identificati ambiti territoriali omogenei, la cui identificazione rispecchia il livello di naturalita' degli habitat naturali e' seminaturali in essi ricompresi, finalizzati alla identificazione delle linee fondamentali di assetto del territorio sulla base della considerazione del grado di isolamento e frammentazione degli habitat naturali. In particolare sono definite le seguenti categorie: Categoria A - Aree di elevato valore naturalistico. Sono comprese in questa categoria tutte le aree di maggiore importanza naturalistica gia' tutelate da appositi provvedimenti o per le quali sia stata riconosciuta l'importanza naturalistica ed in particolare: zone A e B dei parchi nazionali o zone di tipo 1 come definite ai sensi delle misure provvisorie di salvaguardia; riserve naturali dello Stato; zone umide designate ai sensi della Convenzione di Ramsar; siti naturalistici di importanza comunitaria individuati ai sensi della direttiva 92/43/CEE "Habitat"; zone di protezione speciale individuate ai sensi della direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici; zone ad elevata naturalita' dei parchi regionali e delle riserve naturali regionali. Le aree comprese nella categoria A sono finalizzate alla conservazione di specie animali e vegetali, di associazioni vegetali nonche' di comunita' biologiche, processi naturali, equilibri ecologici, idraulici e idrogeologici e singolarita' naturalistiche e vengono applicati in esse metodi di gestione idonei a perseguire questi obiettivi, cosi come previsto dalla legge n. 394 del 6 dicembre 1991. Categoria B - Aree a naturalita' diffusa. Rientrano in questa categoria le aree caratterizzate da una naturalita' diffusa. Si tratta delle aree ad uso agro - silvo - pastorale, nelle quali l'attivita' umana ha, nel corso del tempo, guidato l'evoluzione naturale pur mantenendo un assetto complessivo del territorio che permette ancora l'esistenza di habitat e comunita' di animali e vegetali sostanzialmente in buono stato di conservazione e con un alto valore in termini sia di diversita' biologica in se' che come aree di raccordo reali o potenziali tra le zone di cui alla categoria A. La secolare azione antropica ha prodotto una estrema frammentazione degli ambienti naturali. Questa frammentazione impedisce il collegamento tra popolazioni animali e vegetali e, piu' in generale, tra sistemi ecologici, provocando un isolamento che riduce la capacita' delle popolazioni animali e vegetali e degli habitat di affrontare i naturali eventi perturbativi minacciandone la sopravvivenza futura. Si rende pertanto necessario, per il mantenimento degli ambienti naturali, oltre alla creazione di un efficiente sistema di aree protette anche l'individuazione di quei territori che, per le loro caratteristiche possono costituire, gia' da ora o in seguito a opportuni interventi di recupero, corridoi di collegamento funzionale tra le aree di maggior pregio. Nella categoria B sono incluse tutte le classi dal programma comunitario Corine Land Cover che identificano ambienti a naturalita' diffusa ed in particolare: 3.1. - Zone boscate; 3.1.1. - Boschi di latifoglie; 3.1.2. - Boschi di conifere; 3.1.3 - Boschi misti; 3.2. - Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva o erbacea; 3.2.1. - Aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota; 3.2.2. - Brughiere e cespuglieti; 3.2.3. - Aree a vegetazione sclerofilla; 3.2.4. - Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione; 3.3. - Zone aperte con vegetazione rada o assente; 3.3.1. - Spiagge, dune, sabbie; 3.3.2. - Rocce nude, falesie; rupi, affioramenti; 3.3.3. - Aree con vegetazione rada; 3.3.4. - Aree percorse da incendi; 3.3.5 - Ghiacciai e nevi perenni; 4. - Zone umide; 4.1. - Zone umide interne; 4.1.1. - Paludi interne; 4.1.2. - Torbiere; 4.2. - Zone umide marittime; 4.2.1. - Paludi salmastre; 4.2.2. - Saline; 4.2.3. - Zone intertidali; 5. - Corpi idrici; 5.1. - Acque continentali; 5.1.1. - Corsi d'acqua, canali e idrovie; 5.1.2. - Bacini d'acqua; 5.2. - Acque marittime; 5 .2.1. - Lagune; 5.2.2. - Estuari; 5.2.3. - Mari e oceani. In tali zone esistono certamente, e saranno individuate nelle fasi successive, habitat di particolare pregio che rientreranno nella categoria A sopra descritta. Categoria C - Aree agricole. La intensificazione delle produzioni agricole e' il motivo principale della rarefazione delle popolazioni di numerose specie animali e vegetali. Il 42 per cento delle specie di uccelli considerate minacciate nel continente europeo trovano la causa della loro rarefazione nella perdita degli ambienti agricoli tradizionali e nella diffusione di metodi e tecnologie colturali che non tengono conto degli impatti negativi sull'ambiente. Gli ambienti agricoli non possono essere considerati di importanza secondaria per il mantenimento della biodiversita' La loro presenza ha una grande importanza naturalistica in se' e costituisce un importante elemento di raccordo tra ambienti a naturalita' piu' importante. E' pertanto necessaria una loro gestione anche nel senso della conservazione del valore naturalistico residuo. Come per le aree di cui alla categoria B, anche le aree agricole devono rientrare in quella che e' stata definita come un urgenza prioritaria, la "conservation of the wider environment", conservazione dell'ambiente globale. Nella categoria C rientrano: 1) Aree agricole di tipo estensivo e/o marginale. Sono le aree nelle quali la strutturazione ambientale ha una maggiore complessita', e le tecniche agricole sono tali da non interferire in modo eccessivo con la sussistenza di specie animali e vegetali selvatiche associate alle coltivazioni e agli ambienti di tipo marginale ad esse collegati. 2) Aree agricole di tipo intensivo. Sono le aree dedicate ad un'agricoltura di tipo intensivo, nelle quali si utilizzano metodi e tecnologie che non possono essere inquadrate nell'agricoltura biologica richiamando con questo termine la definizione adottata dalla Comunita' europea nel regolamento n. 2092/1991 sull'agricoltura biologica. In entrambe le sottocategorie, considerata la necessita' di giungere ad una gestione globale del territorio caratterizzata da una attenzione superiore a quella fino ad ora prestata per la salute complessiva dell'ambiente, devono essere adottate tutte quelle misure che possono garantire il mantenimento dell'attuale livello di diversita' biologica e/o il recupero e la ristrutturazione degli ambienti agricoli maggiormente degradati. Rientrano nella categoria C le seguenti classi del Corine Land Cover: 2. - Territori agricoli; 2.1. - Seminativi; 2.1.1. - Seminativi in aree non irrigue; 2.1.2. - Seminativi in aree irrigue; 2.1.3. - Risaie; 2.2. - Colture permanenti; 2.2.1. - Vigneti; 2.2.2. - Frutteti; 2.2.3. - Oliveti; 2.3. - Prati stabili; 2.3.1. - Prati stabili; 2.4. - Zone agricole eterogenee; 2.4.1 - Colture annuali associate a colture permanenti; 2.4.2. - Sistemi particellari complessi; 2.4.3. - Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali; 2.4.4. - Aree agroforestali. Categoria D - Aree densamente antropizzate e/o degradate. Per aree densamente antropizzate e/o degradate si intendono tutte le aree nelle quali, l'assetto prevalente del territorio e' caratterizzato da una intensa urbanizzazione e/o dove l'aspetto originario del territorio sia stato modificato al punto di far scomparire completamente o quasi gli originali elementi di naturalita'. Nonostante il fatto che le aree antropizzate e degradate mantengano il livello di naturalita' piu' basso nel territorio, non di meno anche esse non possono essere considerate completamente prive di significato naturalistico. La realizzione di ricerche specifiche negli ambienti urbani ha evidenziato la presenza di elementi naturali di grande interesse e importanza. In alcune citta' e aree densamente antropizzate italiane esistono elementi di importanza naturalistica locale, regionale, nazionale e' internazionale la cui presenza deve essere tenuta nella massima considerazione. La citta' di Matera, ad esempio, ospita la principale colonia nidificante in Italia ed una delle principali in Europa di falco grillaio, una delle sole due specie di uccelli presenti anche in Europa e gravemente minacciate a livello mondiale. La considerazione di questo tipo di valori naturalistici viene attuata nella seguente fase 3. Sulla base dell'analisi dei valori naturalistici ancora presenti nelle aree densamente antropizzate e/o degradate devono essere adottate modalita' di gestione del tessuto territoriale che consentano la conservazione in esse dei valori naturalistici. Rientrano nella categoria D le seguenti categorie del Corine Land Cover: 1. Territori modellati artificialmente; 1.1.1. - Tessuto urbano continuo; 1.1.2. - Tessuto urbano discontinuo; 1.2. - Zone industriali e commerciali; 1.2.1. - Aree industriali o commerciali; 1.2.2. Reti stradali e ferroviarie e spazi accessori; 1.2.3. - Areeportuali; 1.2.4. - Aeroporti; 1.3. - Zone estrattive, discariche e cantieri; 1.3.1.- Aree estrattive; 1.3.2. - Discariche; 1.3.3. - Cantieri; 1.4. - Zone verdi artificiali non agricole; 1.4.1. - Aree verdi urbane; 1.4.2. - Aree sportive e ricreative. Le categorie sopra indicate, assieme alle informazioni derivanti dalla identificazione degli ambiti territoriali omogenei dal punto di vista litomorfologico e vegetazionale, denominati sistemi di paesaggio, costituiscono la base informativa per l'identificazione delle linee fondamentali di assetto del territorio. Da tali informazioni e' infatti possibile evidenziare lo stato attuale e le tendenze in atto relativamente alla frammentazione e all'isolamento degli ambiti territoriali naturali di maggior pregio ed individuare di conseguenza le azioni pianificatorie, a livello di macrosistemi, necessarie per garantire il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente degli ecosistemi favorendone il collegariento ecologico funzionale ed evitando una ulteriore frammentazione dei sistemi ecologici. Fase 2 -Individuazione degli ambiti omogenei territoriali di interesse comunitario, nazionale e regionale secondo la metodologia Corine biotopi definita dall'Unione europea. Per giungere ad una descrizione dei valori naturali e ambientali presenti sul territorio nazionale viene innanzitutto realizzata una elaborazione .cartografica di dettaglio che descrive il mosaico naturale del territorio in modo univoco. I risultati di tale elaborazione sono compatibili con i risultati di analoghe ricerche promosse e svolte nell'ambito dell'Unione Europea utilizzando metodologie di indagine comuni. Il sistema di descrizione degli habitat naturali dell'Unione europea denominato Corine biotopi costituisce il riferimento comunitario per la descrizione degli habitat dell'Unione europea. Sulla base della direttiva comunitaria 92/43/CEE, "Habitat", vengono individuati e descritti gli habitat di interesse comunitario utilizzando una cartografia in scala 1:25.000. Con la stessa metodologia vengono poi individuati gli habitat di interesse nazionale e regionale. L'importanza naturalistica delle tipologie ambientali individuate viene attributa sulla base della loro presenza negli allegati della direttiva Habitat o negli elenchi di habitat di importanza nazionale e/o regionale cosi' come individuati nel corso della seconda fase del progetto Bioitaly del Ministero dell'Ambiente. Le informazioni raccolte in questa seconda fase vengono utilizzate per la definizione puntuale del sistema della aree naturali protette e l'identificazione di aree di interesse naturalistico per le quali adottare apposite misure di salvaguardia ai sensi della legge quadro sulle aree protette n. 394/1991 nonche' delle leggi regionali per la protezione degli ambienti naturali. La stessa metodologia dovra' essere utilizzata dai Servizi tecnici nazionali, deputati alla predisposizione della Carta della natura ai sensi dell'art. 3, comma 3, della legge 394/1991, per la descrizione degli habitat presenti sul territorio nazionale descritti a livello regionale in scala opportuna. Fase 3 -Valutazione della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' degli habitat individuati nella fase 2. La prima classificazione del territorio nelle categorie definite nella fase 1 non implica una classificazione definitiva anche in termini assoluti di qualita' e vulnerabilita' ambientale, come e' evidenziato ad esempio dalla descrizione della categoria D. Per una valutazione a livello macroterritoriale delle singole aree e dei singoli habitat devono pertanto essere sovrapposte le informazioni fornite dallo studio della distribuzione e delle caratteristiche ecologiche di indicatori biologici scelti e le informazioni sui fattori di perturbazione di origine antropica. Si individua pertanto il seguente procedimento di elaborazione finalizzato alla realizzazione di carte della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' degli ambienti naturali. a) Fase conoscitiva. Vengono raccolte le informazioni disponibili per l'area considerata sulle presenze faunistiche e floristiche, sulle attivita' antropiche in corso e sulle tendenze in atto di modifica dell'assetto territoriale. b) Selezione degli indicatori biologici. Sulla base degli elementi conoscitivi disponibili raccolti nel corso della fase conoscitiva vengono individuati gli indicatori biologici che, per le loro caratteristiche biologiche ed ecologiche o per il loro stato di conservazione a livello nazionale e internazionale possono fornire indicazioni utili ad una valutazione della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' degli habitat naturali. Tra gli indicatori biologici di cui tenere particolarmente conto si trovano piante endemiche, minacciate e di particolare interesse biogeografico, invertebrati, scegliendo alcuni gruppi particolarmente significativi e ben conosciuti (Carabidi, Lepidotteri, Odonati, Molluschi e macroinvertebrati per l'analisi della qualita' biologica delle acque correnti), ittiofauna, erpetofauna, con particolare riferimento alle specie a nicchia ecologica ristretta e legate ad ambienti rari o minacciati, uccelli con esigenze ecologiche particolari, tenendo in considerazione anche le indicazioni derivanti dalla legislazione e dalla letteratura internazionale sullo stato di conservazione globale delle singole specie, mammiferi, con particolareriferimento alle specie rare e minacciate. Per queste specie vengono realizzate carte della distribuzione sul territorio considerato e, sulla base delle conoscenze sulla biologia ed ecologia delle singole specie, viene realizzata un'analisi della qualita' e sensibilita' dei. singoli habitat attribuendo, attraverso la compilazione di apposite chede di analisi, un valore alle singole unita' ambientali. Il monitoraggio nel tempo, secondo metodologie standardizzate, dello stato di conservazione degli indicatori biologici scelti costituisce la base informativa per la verifica dell'efficacia delle azioni di gestione territoriale per la conservazione della biodiversita'. c) Individuazione e analisi dei fattori di disturbo. I fattori di alterazione possibile o, reale della naturale evoluzione degli ambienti naturali individuati nella fase conoscitiva (attivita' economiche, densita' di popolazione, distribuzione dei centri abitati, fonti di inquinamento, ecc.) vengono cartografati e, ad ogni habitat considerato, viene attribuito un valore indicativo della pressione antropica subita. d) Realizzazione di carte di qualita' e vulnerabilita'. Dall'analisi incrociata della cartografia di cui ai punti precedenti e delle informazioni disponibili si realizzano carte della vulnerabilita' ambientale che tengono conto del valore e sensibilita' degli habitat e dei livelli di pressione antropica esistenti. Le carte di vulnerabilita' costituiscono il risultato finale dell'analisi qualitativa e comprendono in se' gli elementi informativi precedentemente descritti. Da esse si ricavano infine carte delle unita' ambientali di attenzione, che evidenziano le aree contemporaneamente di alto valore ambientale e alta vulnerabilita'. Per la sperimentazione della metodologia ad una scala di dettaglio (1:25.000) e la redazione di carte di, qualita', sensibilita' e vulnerabilita' e' stata utilizzata l'isola di Salina. Tale metodologia verra' applicata, per una sua definizione a scala regionale, sulla intera regione Liguria definendo cosi' la un protocollo standard per la definizione della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' degli ambienti naturali che potra' essere utilizzato in tutte le Regioni. La stessa metodologia dovra' essere utilizzata dai Servizi tecnici nazionali per la realizzazione di carte della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' delle altre regioni italiane.