(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegato
                         CARTA DELLA NATURA
                         Programma operativo
 Introduzione.
  La  conservazione   della  natura,  pur  attenta   e  rivolta  alla
protezione  diretta  delle  specie   o  dei  siti  passa  soprattutto
attraverso  politiche piu'  generali di  indirizzo, pianificazione  e
controllo delle  attivita' umane con riferimento  sia agli ecosistemi
sia ai settori produttivi.
  La  complessita', vastita'  e dinamicita'  dei processi  di degrado
degli   equilibri   ecologici   impone   normative   e.politiche   di
cooperazione internazionali.
  Le  risorse  del  globo  sono  limitate  ed  e'  quindi  necessario
indirizzare le attivita' dell'uomo verso  modalita' che ne rendano le
prospettive di sviluppo sostenibili per l'ambiente.
  La Convenzione  sulla biodiversita'  sottoscritta a Rio  de Janeiro
nel 1992 nel corso della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente
e lo Sviluppo  impone che ogni Paese sostenga  azioni che favoriscano
la conoscenza  del patrimonio  diversita' biologica,  il monitoraggio
dello stato della biodiversita',  la conservazione in situ attraverso
la  realizzazione  di  aree  protette, la  gestione  sostenibile  del
territorio non protetto ed il recupero ambientale.
  Il piano  di azione sui Parchi  nazionali e le aree  protette Parks
for  life prodotto  a Caracas  nel 1992,  nel corso  del IV  Convegno
Mondiale sui Parchi, ha posto  in evidenza la necessita' di integrare
la   protezione   delle   aree  naturali   nella   pianificazione   e
programmazione generale di ogni singolo paese.
  Analogamente,  l'Action   Plan  for   Protected  Areas   in  Europe
dell'Unione  Internazionale per  la  Conservazione  della Natura,  il
piano  di  azione regionale  per  le  aree  protette in  Europa,  che
costituisce lo strumento di attuazione  regionale del piano di azione
di Caracas,  ha puntato l'attenzione  sulla necessita', oltre  che di
una politica coordinata a livello  continentale per le aree protette,
anche  di  attivare  forme  ecologicamente  sostenibili  di  gestione
complessiva del territorio.
  Il   programma  di   azione  della   Comunita'  europea   a  favore
dell'ambiente e  di uno sviluppo sostenibile  approvato dal Consiglio
delle Comunita'  europee il  1 febbraio 1993  pone come  obiettivi da
conseguire  entro  l'anno 2000  il  mantenimento  e ripristino  degli
habitat naturali  e delle specie di  flora e fauna selvatiche  in uno
stato di conservazione favorevole e  la creazione di una rete europea
coerente di siti protetti.
  La   direttiva europea   92/43/CEE   denominata   "Habitat" e    la
direttiva 79/409/CEE, assieme ad  una serie di  altri strumenti quali
i  regolamenti  2078/1992  e    2080/1992,  2081/1993,  sono  tra gli
strumenti   operativi   fondamentali   individuati   nel   richiamato
programma  di azione,  ai quali  devono fare  riferimento le  singole
politiche  nazionali.  In  particolare la  direttiva  habitat,  oltre
individuare habitat e specie animali  e vegetali la cui conservazione
e' ritenuta prioritaria  a livello comunitario, pone  le premesse per
la creazione di un sistema di aree protette secondo criteri di scelta
univoci su  tutto il territorio  dell'Unione europea e  richiede agli
Stati  membri l'individuazione  di  siti  naturalistici di  interesse
comunitario  all'interno  di  ogni  singolo  Stato  e  l'adozione  di
opportune misure di salvaguardia di tali siti.
  Al  livello  nazionale  l'approvazione delle  linee  strategiche  e
programma  preliminare  per   l'attuazione  della  convenzione  della
biodiversita'  in  Italia  ha  posto tra  l'altro  come  cardini  per
l'attuazione della convenzione medesima  la conoscenza del patrimonio
di   diversita'  biologica,   il  monitoraggio   sullo  stato   della
biodiversita', l'educazione e  la sensibilizzazione, la conservazione
in situ e  la promozione di attivita'  ecologicamente sostenibili sia
all'interno delle aree protette che nel territorio non protetto.
  La  legge  quadro sulle aree protette n.  394/1991 ha posto le basi
per la realizzazione a livello nazionale  di una politica per le aree
protette e piu'  in generale per la corretta  gestione del patrimonio
ambientale. Inoltre il mantenimento dei valori tutelati deve, in base
a  tale   legge,  essere   inserito  in  una   gestione  territoriale
complessiva  che  tenga conto  delle  esigenze  di conservazione  dei
valori  naturali  esistenti  e  del loro  patrimonio  in  termini  di
biodiversita'.
  L'Italia e' la  nazione piu' ricca di  biodiversita' del continente
europeo. Tale diversita' e' presente  sia come varieta' di ecosistemi
che di  specie e di  pool genetici all'interno delle  singole specie.
Per  quanto riguarda  la flora  superiore sono  presenti circa  5.600
specie, di cui circa il 10 per cento e' endemico. Per quanto riguarda
la fauna sono  presenti sul territorio nazionale  circa 58.000 specie
con un  elevatissimo tasso  di endemicita'.  Altrettanto ricco  e' il
patrimonio  in termini  di  diversita' di  habitat esistenti.  Queste
cifre  evidenziano la  particolare  responsabilita'  italiana per  il
mantenimento della biodiversita' a scala continentale.
  Il  presente   documento  descrive  il   procedimento  metodologico
individuato, in base   alla  legge  quadro  sulle  aree  protette  n.
394/1991    ed   alle successive  deliberazioni  del  comitato per le
aree naturali protette, per  la  realizzazione    della  Carta  della
natura.  Il metodo  descritto verra'  utilizzato dai  Servizi tecnici
nazionali, deputati, ai  sensi dell'art. 3, comma  3, della legge  n.
394/1991 alla predisposizione della Carta della natura.
                        La Carta della natura
  La Carta della natura, come previsto dall'art. 3 della legge quadro
sulle    aree naturali   protette, n.  394/1991,  individua lo  stato
dell'anbiente naturale in Italia, evidenziandone i valori naturali ed
i profili di vulnerabilita' territoriale.
  Sulla  base  della Carta  della  natura  il  comitato per  le  aree
naturali  protette identifica  le linee  fondamentali di  assetto del
territorio con riferimento ai valori  naturali e ambientali. La Carta
e' inoltre lo strumento conoscitivo per la individuazione del sistema
delle  aree  protette nonche'  per  la  definizione delle  misure  di
salvaguardia.
  Ai  sensi della  deliberazione del  comitato per  le aree  naturali
protette  del 21  dicembre  1993 la  elaborazione  della Carta  della
natura  avviene  attraverso  fasi  successive  che  consentiranno  il
progressivo conseguimento dei predetti obiettivi.
  Sulla  base  delle  analisi tecnicoscientifiche  e  delle  indagini
territoriali effettuate nell'ambito del programma comunitario Corine,
degli studi elaborati dal  Ministero dell'ambiente per la definizione
di   criteri   di   valutazione  della   qualita',   sensibilita'   e
vulnerabilita' degli ambienti naturali, nonche' delle indicazioni del
comitato per  le aree  naturali protette,  per la  elaborazione della
Carta della natura sono individuate le seguenti fasi.
  Fasi   1  -Suddivisione   del   territorio   nazionale  in   ambiti
territoriali omogenei.
  Sono   identificati   ambiti    territoriali   omogenei,   la   cui
identificazione rispecchia  il livello  di naturalita'  degli habitat
naturali  e'  seminaturali  in   essi  ricompresi,  finalizzati  alla
identificazione delle  linee fondamentali  di assetto  del territorio
sulla   base  della   considerazione  del   grado  di   isolamento  e
frammentazione degli habitat naturali.
   In particolare sono definite le seguenti categorie:
 Categoria A - Aree di elevato valore naturalistico.
  Sono  comprese  in  questa  categoria tutte  le  aree  di  maggiore
importanza naturalistica  gia' tutelate  da appositi  provvedimenti o
per le quali sia stata  riconosciuta l'importanza naturalistica ed in
particolare:
  zone A e B  dei parchi nazionali o zone di tipo  1 come definite ai
sensi delle misure provvisorie di salvaguardia;
    riserve naturali dello Stato;
  zone umide designate ai sensi della Convenzione di Ramsar;
  siti naturalistici  di importanza comunitaria individuati  ai sensi
della direttiva 92/43/CEE "Habitat";
  zone  di  protezione  speciale individuate ai sensi della direttiva
79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici;
  zone ad  elevata naturalita' dei  parchi regionali e  delle riserve
naturali regionali.
  Le  aree   comprese  nella   categoria  A  sono   finalizzate  alla
conservazione di specie animali  e vegetali, di associazioni vegetali
nonche'  di   comunita'  biologiche,  processi   naturali,  equilibri
ecologici, idraulici e idrogeologici  e singolarita' naturalistiche e
vengono  applicati in  esse metodi  di gestione  idonei a  perseguire
questi  obiettivi,  cosi come  previsto  dalla  legge  n. 394  del  6
dicembre 1991.
 Categoria B - Aree a naturalita' diffusa.
  Rientrano  in  questa  categoria  le  aree  caratterizzate  da  una
naturalita'  diffusa. Si  tratta delle  aree ad  uso agro  - silvo  -
pastorale, nelle  quali l'attivita'  umana ha,  nel corso  del tempo,
guidato l'evoluzione  naturale pur mantenendo un  assetto complessivo
del territorio che permette ancora l'esistenza di habitat e comunita'
di animali e vegetali sostanzialmente in buono stato di conservazione
e con  un alto valore in  termini sia di diversita'  biologica in se'
che come aree di raccordo reali o  potenziali tra le zone di cui alla
categoria A.
  La secolare azione antropica ha prodotto una estrema frammentazione
degli   ambienti  naturali.   Questa   frammentazione  impedisce   il
collegamento tra popolazioni animali e  vegetali e, piu' in generale,
tra  sistemi  ecologici,  provocando  un  isolamento  che  riduce  la
capacita' delle  popolazioni animali  e vegetali  e degli  habitat di
affrontare   i   naturali   eventi  perturbativi   minacciandone   la
sopravvivenza futura.
  Si rende  pertanto necessario,  per il mantenimento  degli ambienti
naturali,  oltre alla  creazione  di un  efficiente  sistema di  aree
protette anche  l'individuazione di quei  territori che, per  le loro
caratteristiche  possono  costituire, gia'  da  ora  o in  seguito  a
opportuni interventi di recupero, corridoi di collegamento funzionale
tra le aree di maggior pregio.
  Nella  categoria  B sono  incluse  tutte  le classi  dal  programma
comunitario Corine Land Cover che identificano ambienti a naturalita'
diffusa ed in particolare:
    3.1. - Zone boscate;
    3.1.1. - Boschi di latifoglie;
    3.1.2. - Boschi di conifere;
    3.1.3 - Boschi misti;
  3.2. - Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva o erbacea;
  3.2.1. - Aree a pascolo naturale e praterie d'alta quota;
    3.2.2. - Brughiere e cespuglieti;
    3.2.3. - Aree a vegetazione sclerofilla;
  3.2.4. - Aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione;
    3.3. - Zone aperte con vegetazione rada o assente;
    3.3.1. - Spiagge, dune, sabbie;
    3.3.2. - Rocce nude, falesie; rupi, affioramenti;
    3.3.3. - Aree con vegetazione rada;
    3.3.4. - Aree percorse da incendi;
    3.3.5 - Ghiacciai e nevi perenni;
    4. - Zone umide;
    4.1. - Zone umide interne;
    4.1.1. - Paludi interne;
    4.1.2. - Torbiere;
    4.2. - Zone umide marittime;
    4.2.1. - Paludi salmastre;
    4.2.2. - Saline;
    4.2.3. - Zone intertidali;
    5. - Corpi idrici;
    5.1. - Acque continentali;
    5.1.1. - Corsi d'acqua, canali e idrovie;
    5.1.2. - Bacini d'acqua;
    5.2. - Acque marittime;
    5 .2.1. - Lagune;
    5.2.2. - Estuari;
    5.2.3. - Mari e oceani.
  In tali zone esistono certamente,  e saranno individuate nelle fasi
successive,  habitat di  particolare  pregio  che rientreranno  nella
categoria A sopra descritta.
 Categoria C - Aree agricole.
  La  intensificazione   delle  produzioni  agricole  e'   il  motivo
principale  della rarefazione  delle popolazioni  di numerose  specie
animali  e  vegetali.  Il  42  per  cento  delle  specie  di  uccelli
considerate minacciate nel continente  europeo trovano la causa della
loro rarefazione nella perdita degli ambienti agricoli tradizionali e
nella diffusione  di metodi  e tecnologie  colturali che  non tengono
conto degli impatti negativi sull'ambiente.
  Gli ambienti agricoli non  possono essere considerati di importanza
secondaria per  il mantenimento della biodiversita'  La loro presenza
ha  una  grande importanza  naturalistica  in  se' e  costituisce  un
importante  elemento  di raccordo  tra  ambienti  a naturalita'  piu'
importante. E' pertanto necessaria una  loro gestione anche nel senso
della conservazione del valore naturalistico residuo.
  Come per  le aree di cui  alla categoria B, anche  le aree agricole
devono  rientrare in  quella che  e' stata  definita come  un urgenza
prioritaria,   la   "conservation    of   the   wider   environment",
conservazione dell'ambiente globale.
  Nella categoria C rientrano:
    1) Aree agricole di tipo estensivo e/o marginale.
  Sono  le  aree nelle  quali  la  strutturazione ambientale  ha  una
maggiore  complessita',  e le  tecniche  agricole  sono tali  da  non
interferire in modo eccessivo con  la sussistenza di specie animali e
vegetali selvatiche  associate alle  coltivazioni e agli  ambienti di
tipo marginale ad esse collegati.
    2) Aree agricole di tipo intensivo.
  Sono le  aree dedicate ad  un'agricoltura di tipo  intensivo, nelle
quali  si  utilizzano metodi  e  tecnologie  che non  possono  essere
inquadrate nell'agricoltura biologica  richiamando con questo termine
la definizione  adottata dalla  Comunita' europea nel  regolamento n.
2092/1991 sull'agricoltura biologica.
  In  entrambe  le  sottocategorie,   considerata  la  necessita'  di
giungere ad una gestione globale del territorio caratterizzata da una
attenzione  superiore a  quella fino  ad ora  prestata per  la salute
complessiva dell'ambiente, devono essere adottate tutte quelle misure
che  possono  garantire  il   mantenimento  dell'attuale  livello  di
diversita'  biologica   e/o  il recupero e la  ristrutturazione degli
ambienti agricoli maggiormente degradati.
  Rientrano  nella categoria  C le  seguenti classi  del Corine  Land
Cover:
    2. - Territori agricoli;
    2.1. - Seminativi;
    2.1.1. - Seminativi in aree non irrigue;
    2.1.2. - Seminativi in aree irrigue;
    2.1.3. - Risaie;
    2.2. - Colture permanenti;
    2.2.1. - Vigneti;
    2.2.2. - Frutteti;
    2.2.3. - Oliveti;
    2.3. - Prati stabili;
    2.3.1. - Prati stabili;
    2.4. - Zone agricole eterogenee;
    2.4.1 - Colture annuali associate a colture permanenti;
    2.4.2. - Sistemi particellari complessi;
  2.4.3.  -  Aree prevalentemente  occupate  da  colture agrarie  con
presenza di spazi naturali;
    2.4.4. - Aree agroforestali.
  Categoria D - Aree densamente antropizzate e/o degradate.
  Per aree densamente antropizzate e/o degradate si  intendono  tutte
le  aree   nelle  quali,  l'assetto  prevalente   del  territorio  e'
caratterizzato  da   una intensa   urbanizzazione e/o  dove l'aspetto
originario  del  territorio sia  stato  modificato  al punto  di  far
scomparire   completamente  o   quasi  gli   originali  elementi   di
naturalita'.
  Nonostante il fatto che le aree antropizzate e degradate mantengano
il  livello di  naturalita' piu'  basso nel  territorio, non  di meno
anche  esse non  possono  essere considerate  completamente prive  di
significato  naturalistico.  La  realizzione di  ricerche  specifiche
negli ambienti urbani ha evidenziato la presenza di elementi naturali
di grande interesse e importanza.
  In alcune  citta' e aree densamente  antropizzate italiane esistono
elementi di importanza naturalistica  locale, regionale, nazionale e'
internazionale  la  cui presenza  deve  essere  tenuta nella  massima
considerazione. La citta' di Matera, ad esempio, ospita la principale
colonia nidificante  in Italia ed  una delle principali in  Europa di
falco grillaio, una  delle sole due specie di  uccelli presenti anche
in   Europa  e   gravemente   minacciate  a   livello  mondiale.   La
considerazione di  questo tipo di valori  naturalistici viene attuata
nella seguente fase 3.
  Sulla base  dell'analisi dei  valori naturalistici  ancora presenti
nelle    aree densamente   antropizzate e/o  degradate devono  essere
adottate  modalita'   di  gestione   del  tessuto   territoriale  che
consentano la conservazione in esse dei valori naturalistici.
  Rientrano nella categoria  D le seguenti categorie  del Corine Land
Cover:
    1. Territori modellati artificialmente;
    1.1.1. - Tessuto urbano continuo;
    1.1.2. - Tessuto urbano discontinuo;
    1.2. - Zone industriali e commerciali;
    1.2.1. - Aree industriali o commerciali;
    1.2.2. Reti stradali e ferroviarie e spazi accessori;
    1.2.3. - Areeportuali;
    1.2.4. - Aeroporti;
    1.3. - Zone estrattive, discariche e cantieri;
    1.3.1.- Aree estrattive;
    1.3.2. - Discariche;
    1.3.3. - Cantieri;
    1.4. - Zone verdi artificiali non agricole;
    1.4.1. - Aree verdi urbane;
    1.4.2. - Aree sportive e ricreative.
  Le categorie  sopra indicate,  assieme alle  informazioni derivanti
dalla identificazione degli ambiti territoriali omogenei dal punto di
vista   litomorfologico  e   vegetazionale,  denominati   sistemi  di
paesaggio,  costituiscono la  base informativa  per l'identificazione
delle  linee   fondamentali  di  assetto  del   territorio.  Da  tali
informazioni e' infatti  possibile evidenziare lo stato  attuale e le
tendenze in  atto relativamente alla frammentazione  e all'isolamento
degli ambiti  territoriali naturali di maggior  pregio ed individuare
di conseguenza  le azioni pianificatorie, a  livello di macrosistemi,
necessarie   per  garantire   il   mantenimento  di   uno  stato   di
conservazione   soddisfacente   degli   ecosistemi   favorendone   il
collegariento   ecologico  funzionale   ed  evitando   una  ulteriore
frammentazione dei sistemi ecologici.
  Fase  2  -Individuazione  degli  ambiti  omogenei  territoriali  di
interesse comunitario,  nazionale e regionale secondo  la metodologia
Corine biotopi definita dall'Unione europea.
  Per giungere  ad una descrizione  dei valori naturali  e ambientali
presenti sul  territorio nazionale viene innanzitutto  realizzata una
elaborazione  .cartografica  di  dettaglio che  descrive  il  mosaico
naturale del territorio in modo univoco.
  I risultati di  tale elaborazione sono compatibili  con i risultati
di  analoghe  ricerche  promosse  e  svolte  nell'ambito  dell'Unione
Europea utilizzando metodologie di indagine comuni.
  Il  sistema  di  descrizione  degli  habitat  naturali  dell'Unione
europea   denominato  Corine   biotopi  costituisce   il  riferimento
comunitario per la descrizione degli habitat dell'Unione europea.
  Sulla  base    della  direttiva comunitaria   92/43/CEE, "Habitat",
vengono individuati e descritti  gli habitat di interesse comunitario
utilizzando  una  cartografia  in   scala  1:25.000.  Con  la  stessa
metodologia  vengono   poi  individuati  gli  habitat   di  interesse
nazionale e regionale.
  L'importanza naturalistica  delle tipologie  ambientali individuate
viene attributa sulla  base della loro presenza  negli allegati della
direttiva Habitat o negli elenchi  di habitat di importanza nazionale
e/o  regionale cosi' come individuati nel corso   della seconda  fase
del progetto Bioitaly del Ministero dell'Ambiente.
  Le informazioni raccolte in  questa seconda fase vengono utilizzate
per la definizione puntuale del  sistema della aree naturali protette
e l'identificazione di  aree di interesse naturalistico  per le quali
adottare apposite misure di salvaguardia  ai sensi della legge quadro
sulle  aree protette   n. 394/1991 nonche' delle  leggi regionali per
la protezione degli ambienti naturali.
  La stessa metodologia dovra'  essere utilizzata dai Servizi tecnici
nazionali, deputati alla predisposizione  della Carta della natura ai
sensi  dell'art.  3,  comma  3,  della   legge   394/1991,   per   la
descrizione degli habitat presenti sul territorio nazionale descritti
a livello regionale in scala opportuna.
  Fase 3  -Valutazione della qualita', sensibilita'  e vulnerabilita'
degli habitat individuati nella fase 2.
  La prima  classificazione del  territorio nelle  categorie definite
nella  fase 1  non implica  una classificazione  definitiva anche  in
termini  assoluti di  qualita' e  vulnerabilita' ambientale,  come e'
evidenziato ad esempio  dalla descrizione della categoria  D. Per una
valutazione  a livello  macroterritoriale  delle singole  aree e  dei
singoli habitat  devono pertanto  essere sovrapposte  le informazioni
fornite  dallo studio  della  distribuzione  e delle  caratteristiche
ecologiche  di  indicatori biologici  scelti  e  le informazioni  sui
fattori di perturbazione di origine antropica.
  Si  individua pertanto  il  seguente  procedimento di  elaborazione
finalizzato alla realizzazione di  carte della qualita', sensibilita'
e vulnerabilita' degli ambienti naturali.
     a) Fase conoscitiva.
  Vengono raccolte le informazioni disponibili per l'area considerata
sulle presenze faunistiche e  floristiche, sulle attivita' antropiche
in  corso  e   sulle  tendenze  in  atto   di  modifica  dell'assetto
territoriale.
     b) Selezione degli indicatori biologici.
  Sulla  base degli  elementi  conoscitivi  disponibili raccolti  nel
corso  della  fase  conoscitiva vengono  individuati  gli  indicatori
biologici che, per le loro caratteristiche biologiche ed ecologiche o
per  il   loro  stato   di  conservazione   a  livello   nazionale  e
internazionale possono  fornire indicazioni utili ad  una valutazione
della qualita', sensibilita' e vulnerabilita' degli habitat naturali.
Tra gli indicatori  biologici di cui tenere  particolarmente conto si
trovano  piante  endemiche,  minacciate e  di  particolare  interesse
biogeografico, invertebrati, scegliendo alcuni gruppi particolarmente
significativi  e  ben  conosciuti  (Carabidi,  Lepidotteri,  Odonati,
Molluschi e macroinvertebrati per  l'analisi della qualita' biologica
delle  acque  correnti),  ittiofauna,  erpetofauna,  con  particolare
riferimento alle  specie a  nicchia ecologica  ristretta e  legate ad
ambienti  rari   o  minacciati,   uccelli  con   esigenze  ecologiche
particolari, tenendo in considerazione anche le indicazioni derivanti
dalla legislazione e dalla  letteratura internazionale sullo stato di
conservazione   globale   delle   singole  specie,   mammiferi,   con
particolareriferimento  alle specie  rare  e  minacciate. Per  queste
specie vengono  realizzate carte  della distribuzione  sul territorio
considerato e, sulla base delle conoscenze sulla biologia ed ecologia
delle singole  specie, viene  realizzata un'analisi della  qualita' e
sensibilita'   dei.  singoli   habitat  attribuendo,   attraverso  la
compilazione di  apposite chede  di analisi,  un valore  alle singole
unita' ambientali.
  Il  monitoraggio  nel  tempo, secondo  metodologie  standardizzate,
dello  stato  di  conservazione  degli  indicatori  biologici  scelti
costituisce la base informativa  per la verifica dell'efficacia delle
azioni   di  gestione   territoriale  per   la  conservazione   della
biodiversita'.
     c) Individuazione e analisi dei fattori di disturbo.
  I  fattori  di  alterazione   possibile  o,  reale  della  naturale
evoluzione degli ambienti naturali individuati nella fase conoscitiva
(attivita'  economiche, densita'  di  popolazione, distribuzione  dei
centri abitati, fonti di  inquinamento, ecc.) vengono cartografati e,
ad ogni  habitat considerato,  viene attribuito un  valore indicativo
della pressione antropica subita.
  d) Realizzazione di carte di qualita' e vulnerabilita'.
  Dall'analisi  incrociata   della  cartografia   di  cui   ai  punti
precedenti e delle informazioni disponibili si realizzano carte della
vulnerabilita' ambientale che tengono conto del valore e sensibilita'
degli  habitat e  dei livelli  di pressione  antropica esistenti.  Le
carte   di   vulnerabilita'   costituiscono   il   risultato   finale
dell'analisi   qualitativa  e   comprendono  in   se'  gli   elementi
informativi  precedentemente descritti.  Da esse  si ricavano  infine
carte delle unita' ambientali di  attenzione, che evidenziano le aree
contemporaneamente di alto valore ambientale e alta vulnerabilita'.
  Per la sperimentazione della metodologia  ad una scala di dettaglio
(1:25.000)  e la  redazione  di carte  di,  qualita', sensibilita'  e
vulnerabilita'   e'  stata   utilizzata  l'isola   di  Salina.   Tale
metodologia  verra'  applicata,  per  una  sua  definizione  a  scala
regionale,  sulla  intera  regione  Liguria  definendo  cosi'  la  un
protocollo standard per la definizione della qualita', sensibilita' e
vulnerabilita' degli  ambienti naturali che potra'  essere utilizzato
in tutte le Regioni.
  La stessa metodologia dovra'  essere utilizzata dai Servizi tecnici
nazionali per la realizzazione  di carte della qualita', sensibilita'
e vulnerabilita' delle altre regioni italiane.