ALLEGATO METODI UFFICIALI DI ANALISI FISICA DEL SUOLO Metodo 1 DETERMINAZIONE DELLA MASSA VOLUMICA APPARENTE (METODO DEL CAROTAGGIO) 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per la determinazione della massa volumica apparente di un campione di suolo di volume noto. La massa volumica apparente asciutta del suolo e' definita come la massa del suolo seccato a 105 gradi C per unita' di volume. La massa volumica include il volume dei solidi e quello dello spazio poroso. Il metodo non e' applicabile per i suoli con alta percentuale di scheletro. 2. Principio Prelievo di carote con cilindri di volume noto. La massa volumica apparente viene calcolata una volta essiccato il campione in stufa e pesato. 3. Apparecchiatura 3.1 Carotatori cilindrici in metallo (acciaio) con il bordo inferiore leggermente affilato, di volume noto (generalmente compreso fra 100 e 400 cm cubi). Piu' opportuno e' il carotatore con manica interna: in questo caso il corpo esterno dello strumento porta all'interno un alloggiamento per una manica di metallo sottile che raccoglie il campione in modo indisturbato mentre il bordo tagliente del corpo esterno ha il compito di penetrare. 3.2 Stufa ventilata che possa raggiungere e stabilizzarsi sui 105 gradi C + o - 2 gradi C. 3.3 Essiccatore. 3.4 Bilancia analitica (risoluzione a 1/100 di g). 4. Procedimento Collezione di campioni di suolo per mezzo di carotatori che possono essere gestiti sia manualmente, che assistiti da un sistema idraulico. Il carotatore viene inserito verticalmente nel suolo con pressione costante e con velocita' non alta in modo da ridurre al massimo gli effetti degli attriti laterali sul campione. Massima attenzione deve essere posto nella scelta del momento del campionamento. Se il suolo appare troppo duro o troppo bagnato e' bene non eseguire campionamenti in quanto i disturbi portati al campione possono essere troppo grandi. Nel primo caso possono essere indotte fratturazioni e nel secondo compattazioni. In genere viene considerato adeguato un contenuto idrico del suolo tale da permettere un inserimento manuale del carotatore. Devono essere ridotti al minimo percussioni con martelli ed altri attrezzi simili: il loro uso determina per lo piu' deformazioni nel campione (stress laterali, compattazioni, fratturazioni, ecc.). Una volta inserito, si deve scavare con un coltello od altro attrezzo adeguato (spatole smielatrici, vanghette da giardiniere, ecc.) intorno al carotatore per liberarlo, con il campione di suolo sporgente dalla parte inferiore, in modo da non indurre deformazioni nel prelievo. Il campione viene poi ridotto alle dimensioni del cilindro campionatore con l'uso di coltellini, forbicine per tagliare le radici, con l'accortezza di non perdere suolo nelle operazioni. Si definisce cosi' il volume noto del campione. A tale scopo e' bene eseguire cio' su un foglio di carta o di plastica cosi' da poter recuperare particelle di competenza del campione. Il campione trasportato in laboratorio viene posto in stufa a 105 gradi C. Il campione viene pesato ogni 24 ore dopo averlo fatto raffreddare in essiccatore. Raggiunta la massa costante questa rappresenta il peso secco del suolo (P ss) 5. Espressione dei risultati Il valore della massa volumica apparente (ρa ), essendo il vol- ume del suolo (Vs ) uguale a quello del carotatore (V car), sara' data da: ρa = Pss /Vs [kg m-3 ] 6. Note Nella scelta delle dimensioni del carotatore e' bene tenere presenti le condizioni e le caratteristiche del suolo e l'uso che dovra' essere fatto del campione. E' bene ricordare che sovente campioni indisturbati vengono utilizzati per la determinazione di curve di ritenzione. Allo scopo alcuni accorgimenti vengono di seguito presentati: - il diametro del campionatore deve essere tale da potere contenere almeno 5 - 7 unita' strutturali, se la struttura del suolo e' rappresentata da aggregati grumosi, di qualsiasi grandezza, ovvero poliedrici subangolari ed angolari fini e medi, ovvero prismatici fini. In questi casi, campionatori di diametro di circa 7 - 8 cm e di altezza di 4 cm (volume: 154 e 200 cm cubi rispettivamente) vengono ritenuti utilizzabili ed i risultati ottenuti considerati sufficientemente accurati; - per tipi strutturali poliedrico subangolari, angolari e prismatici di dimensioni maggiori, il metodo del carotatore appare inutilizzabile, dovendo raggiungere dimensioni tanto grandi da risultare ingestibili. In tali casi e' meglio riferirsi al metodo dello scavo (Metodo 2). Per orizzonti Ap appena lavorati e che non abbiano sopportato una certa compattazione naturale e' opportuno utilizzare il metodo dello scavo; la debole strutturazione e l'alta dinamicita' del sistema consigliano tale metodo piu' che quello del carotatore che puo' essere usato dopo che siano trascorsi almeno 4 - 5 mesi dalle lavorazioni principali; - la presenza di radici di diametro maggiore a 1 mm, lignificate e in quantita' maggiore di 10 in 100 cm quadrati rende l'uso del carotatore impossibile in quanto il bordo tagliente non puo' tagliare ma solo strappare le radici, alterando cosi' la geometria strutturale del campione. Metodo 2 DETERMINAZIONE DELLA MASSA VOLUMICA APPARENTE (METODO DELLA ESCAVAZIONE) 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per la determinazione della massa volumica apparente di un campione di suolo di volume noto. La massa volumica apparente asciutta del suolo e' definita come la massa del suolo seccato a 105 gradi C per unita' di volume. La massa volumica include il volume dei solidi e quello dello spazio poroso. Il metodo e' consigliabile per i suoli con alta percentuale di scheletro. 2. Principio La massa volumica apparente si determina scavando una certa quantita' di terreno, facendolo essiccare e quindi pesandolo. Il vol- ume del terreno scavato si determina riempiendo l'escavazione con sabbia. 3. Apparecchiatura 3.1 Attrezzatura per l'escavazione (pala, zappa, vanga, ecc.). 3.2 Attrezzatura per il campionamento. 3.3 Sacchetti di plastica. 3.4 Sabbia secca con granuli compresi fra 500 e 700 mm. 3.5 Contenitore per la sabbia che porti un imbuto con rubinetto nella parte inferiore. 3.6 Piastra con un foro centrale di diametro uguale al diametro di uscita dell'imbuto; la piastra, quadrata, avra' dimensioni tali, in modo che il lato sia circa il doppio del diametro dell'imbuto; 3.7 Cilindro graduato. 3.8 Stufa ventilata che possa raggiungere e stabilizzarsi sui 105 gradi C +/- 2 gradi C. 3.9 Essiccatore. 3.10 Bilancia analitica (risoluzione a 1/100 di g). 4. Procedimento Tale metodo e' da preferirsi ogni volta che il metodo del carotatore non e' significativamente utilizzabile, cioe' quando sia presente una alta percentuale di scheletro, di radici, quando la struttura non permetta un adeguato campionamento con il carotatore e quando siamo in presenza di orizzonti lavorati da poco tempo. Il metodo consiste nell'escavare una quantita' di suolo, interessando solo l'orizzonte o la profondita' in questione. La quantita' di suolo scavata viene pesata e se ne determina il contenuto idrico per mezzo di sottocampioni. Il volume viene determinato riempiendo lo scavo con sabbia. Il metodo distribuisce gli errori di misura delle rugosita' delle pareti dello scavo su un grosso volume di suolo campionato, riducendone cosi' l'importanza relativa. Affinche' il metodo possa dare risultati accurati e' importante che la misura del volume sia la piu' precisa possibile. Siccome si risale a tale misura da termini di peso e' bene che il metodo sia dapprima tarato in laboratorio. A tale scopo si utilizza un cilindro di volume noto che verra' riempito con la sabbia facendola fluire dal contenitore attraverso l'imbuto. Il peso della sabbia fluita a riempire il cilindro calibratore fornira' una densita' di accatastamento della sabbia (massa volumica apparente della sabbia) cosi' come si accatasta nel fluire. In campo si scava una buca delle dimensioni della piastra, per la profondita' voluta; tutto il suolo escavato viene prelevato; si pone in posto la piastra con l'apparato pieno di sabbia perfettamente essiccata a 105 gradi C e conservata in recipiente chiuso e perfettamente impermeabile; si apre il rubinetto e si lascia fluire la sabbia; di quando in quando si livella la sabbia nella buca senza comprimere; quando la sabbia ha raggiunto il livello della piastra l'operazione e' terminata. 5. Espressione dei risultati Occorre ora disporre di una serie di valori: Peso dell'apparato pieno di sabbia (Pa ); Peso dell'apparato con la sabbia residua al termine della prova (Par ); deve essere fatta attenzione a misurare anche, ed includerlo in questo, il peso della sabbia che rimane nello spazio compreso tra il rubinetto dell'apparato e la piastra, al di sopra di questa; e' bene misurare in laboratorio quest'ultima frazione di peso della sabbia residua; Peso della sabbia fluita nella buca scavata (Psf ); Densita' di accatastamento della sabbia ottenuta in laboratori (ρsab); Peso del campione di suolo escavato (Ps ); - Contenuto idrico del campione di suolo escavato, ottenuto su sotto campioni θ; - dal peso della sabbia fluita nella buca si risale al volume della buca (Vs ) utilizzando la ρsab ottenuta in sede di taratura: Vs = Psf /ρsab - dal contenuto idrico dei sottocampioni di suolo si risale al peso secco di tutto il campione escavato: Pss = Ps /(1 + θ) Ottenuti i valori di volume della buca e di peso del campione escavato si ottiene facilmente la massa volumica apparente del suolo in esame. ρa = Pss /Vs [kg m-3 ] 6. Note Massima attenzione deve essere posta nel accatastare la sabbia durante le operazioni di campo cosi' come durante le operazioni di taratura di laboratorio. Metodo 3 DETERMINAZIONE DEL CONTENUTO D'ACQUA 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per la determinazione del contenuto d'acqua del suolo (Metodo gravimetrico). Il contenuto d'acqua viene generalmente definito come rapporto tra la massa dell'acqua presente nel suolo e la massa del suolo secco o attraverso il volume d'acqua presente nell'unita' di volume di suolo. In entrambi i casi la precisione delle determinazioni e' legata ad una sicura individuazione delle condizioni di "suolo secco". Il metodo e' applicabile a tutti i tipi di suoli. 2. Principio Il metodo si basa sulla misura delle riduzioni di peso di un campione di suolo posto in stufa ad una prefissata temperatura (105 gradi C) e per un tempo stabilito. 3. Apparecchiatura 3.1 Trivelle od altre attrezzature che consentano il prelievo di campioni di suolo alla profondita' richiesta. 3.2 Contenitori a chiusura ermetica. 3.3 Stufa con temperatura controllata e possibilmente con ventilazione forzata. 3.4 Essiccatore. 3.5 Bilancia per pesare i campioni. 4. Procedimento Dopo il prelievo il campione di suolo viene pesato immediatamente o riposto in un contenitore a chiusura ermetica in modo da rendere trascurabile l'evaporazione dell'acqua prima della determinazione del suo peso. Successivamente, dopo avere rimosso l'eventuale coperchio, il campione viene posto in una stufa alla temperatura di 105 gradi C ed essiccato. Il tempo di permanenza in stufa del campione deve essere tale da garantire che si siano raggiunte condizioni di peso stabile e dipende dal tipo, dall'efficienza e dal carico della stufa, dalla grandezza del campione e dalla natura del suolo. In genere e' sufficiente un tempo di permanenza in stufa di 12 ore nel caso di ventilazione forzata e di 24 ore per stufe a convezione. Si puo' ritenere che si sia raggiunta una costanza del peso quando tra due misure effettuate ad un intervallo di tempo di 1 ora non si riscontrino variazioni superiori allo 0,1 % del peso iniziale del campione. Una volta estratto il campione dalla stufa questo viene riposto in un essiccatore in presenza di un disseccante attivo e fatto raffreddare, successivamente il campione viene pesato e viene determinata la tara del contenitore. 5. Espressione dei risultati Terminata la suddetta procedura si puo' determinare il contenuto d'acqua per unita' di massa secca del suolo TETA m attraverso la relazione: peso del campione umido - peso del carnpione secco θm =--------------------------------------------------------- peso del campione secco Per esprimere il contenuto d'acqua su basi volumetriche (TETA) e' necessario conoscere anche la massa volumica apparente del suolo e si utilizza la relazione: θ = θm ρa / ρw in cui con RO a si e' indicato l'appropriato valore della massa volumica apparente del suolo e con RO w la densita' dell'acqua. A causa della variabilita' spaziale delle caratteristiche del suolo, per non introdurre errori, e' necessario che la misura di densita' apparente sia effettuata sullo stesso campione utilizzato per la determinazione gravimetrica TETA m effettuando i prelievi con un campionatore di volume noto e con tecniche che rendano trascurabili le campattazioni del suolo. 6. Note In genere si consiglia di operare su campioni di 100 : 200 g; in presenza di scheletro si raccomanda di utilizzare campioni di maggiore dimensione in modo che risultino sufficientemente rappresentativi. Nel caso di suoli con elevata pietrosita' la determinazione del contenuto d'acqua in volume risulta piu' complessa e bisogna determinare non solo il peso ed il contenuto d'acqua della frazione fine ma anche quello relativo alla parte grossolana. In questi casi non e' possibile utilizzare campionatori ma viene impiegato il metodo dello scavo per valutare il volume del campione. Quando si possa trascurare l'acqua nelle pietre Gardner (1986) suggerisce di utilizzare la seguente relazione per valutare il contenuto d'acqua in volume TETA: θmf ρa / ρw θ =------------------ 1+Mg /Mf in cui TETA mf e' il contenuto d'acqua in peso della frazione fine, RO a e RO w sono rispettivamente la massa volumica apparente di tutto il campione (compreso le pietre) e la densita' dell'acqua e M g ed M f sono le masse della parte grossolana e di quella fine dopo l'essiccazione. Per la reperibilita' delle apparecchiature richieste, per la facilita' di esecuzione delle misure e per l'estrema semplicita' dei calcoli, questo metodo e' largamente utilizzato. Se eseguito con cura puo' raggiungere elevate precisioni ed e' spesso impiegato quale metodo di riferimento per la calibrazione dei metodi indiretti. 7. Riferimenti Bibliografici GARDNER W.H., 1986 - Water content. In: Methods of soil analysis, part 1; second edition (Klute, A., ed.). Am. Soc. Agron., Madison, WI, pp., 493-544. Metodo 4 DETERMINAZIONE DELLA RITENZIONE IDRICA (METODO DELLA CASSETTA TENSIOMETRICA) 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per determinare la curva di ritenzione a basse tensioni di un suolo. Si definisce come ritenzione idrica di un suolo la caratteristica fisica descritta dalla relazione tra il contenuto idrico e il suo stato energetico (potenziale di matrice); tale relazione puo' essere espressa da una funzione rappresentata da una curva, da cui la dizione "curva di ritenzione". Il potenziale puo' essere espresso in termini di volume, di massa o di peso; se ne riportano le unita' di misura: Φ v = ρ (Pa) Φ m = p/p (J kg-1 ) Φ p = p/g (J kgf-1 m) I simboli significano: Φ: potenziale di matrice, con il pedice indicante i termini in cui viene espresso; p: suzione agente sul liquido, quindi pressione negativa; RO: massa volumica reale dell'acqua; g. accelerazione di gravita'. Il potenziale dell'acqua viene generalmente espresso in kPa; e' di segno negativo in quanto assume valori negativi rispetto a quello dell'acqua pura presa come sistema di riferimento (il segno - indica che per estrarre quest'acqua occorre spendere energia). Si presentano in Tavola 1 le piu' frequenti espressioni del potenziale di matrice in termini di pF (colonna 1), volumetrico (colonna 2) e di peso (colonna 3): si ricorda che il valore di pF e' il log 10 del potenziale espresso in termini di peso (cm); tale espressione non e' piu' utilizzata nelle relazioni scientifiche, ma appare utile presentarla dato che molte ditte fornitrici di apparecchiature scientifiche la usano nei cataloghi e nella documentazione allegata agli strumenti. La ritenzione idrica e' dipendente dalla tessitura o distribuzione dimensionale delle particelle del suolo, dalla struttura o disposizione spaziale delle particelle, dal contenuto in sostanza organica e dalla composizione della soluzione del suolo. La sostanza organica influenza la curva di ritenzione idrica sia per la sua natura idrofila sia per l'influenza che essa ha sulla struttura e soprattutto sulla sua stabilita'. Tavola 1 - Espressioni del Potenziale di matrice pF | kPa | cm (H2O) | | 1 | 1 | 10 1,78 | 6 | 60 2 | 10 | 100 2,3 | 20 | 200 2,5 | 33,3 | 333 2,7 | 50 | 500 3 | 100 | 1000 3,5 | 300 | 3000 4,2 | 1500 | 15000 | | La conoscenza delle relazioni tra potenziale di matrice e relativo contenuto idrico e' necessaria per: la definizione delle proprieta' idrauliche del suolo; la valutazione della quantita' di acqua disponibile per la vegetazione (calcolo della quantita' irrigua e turnazione; progettazione di sistemi di drenaggio); la valutazione del rischio di inquinamento od asportazione dal suolo di composti chimici; la valutazione di qualita' fisiche del suolo quali la lavorabilita', la percorribilita', la erodibilita', la radicabilita', ecc. 2. Principio Il principio fondamentale su cui tutti i metodi si basano e' la misura del potenziale dell'acqua e del relativo contenuto idrico. I valori della ritenzione idrica variano a seconda che questa venga misurata durante il processo di prosciugamento o di inumidimento; il processo e' quindi isteretico. La funzione di inumidimento presenta, a parita' di livello energetico (potenziale) contenuti idrici inferiori a quelli presentati dalla funzione di prosciugamento. In questa sede viene considerata solo la funzione di prosciugamento in quanto di piu' frequente interesse pratico. Il principio fisico su cui si basa la cassetta tensiometrica e' dato dal fatto che in un sistema trifase si determina un equilibrio tra le forze agenti sull'unita' di massa idrica. Nelle operazioni di laboratorio, la pressione esterna imposta e' negativa (tensione). Il processo analitico prevede l'imposizione di una tensione esterna su un campione di suolo indisturbato, previamente inumidito a saturazione, fine a che non si sia verificata una situazione di equilibrio; a questo punto si determina il contenuto idrico che presenta un potenziale di matrice uguale alla tensione imposta. 3. Apparecchiatura 1 Cassetta tensiometrica (Fig. 1): e' costituita da una cassetta metallica, di dimensioni consigliate di 40 (profondita') x 75 (larghezza) x 35 (altezza) cm, che presenta un foro di circa 2 cm di diametro sul fondo. La cassetta e' sorretta da un telaio al quale e' attaccata un'asta lunga 1 m, graduata in cm e mm. All'interno la cassetta ha un sistema drenante, formato da tubi (di 1 cm di diametro) forati (diametro dei fori circa 1,5 mm, distanziati di 1 cm), che esce dalla cassetta attraverso il foro sul fondo. Il sistema drenante e' ricoperto da un tessuto di nylon a maglia di circa 50 micron che impedisce alla sabbia di essere risucchiata nei dreni. Il tubo di uscita e' collegato ad un sistema di livello (bottiglia di Mariotte) che scorre sull'asta graduata. Il sistema di livello scarica l'acqua eccedente in una buretta graduata di raccolta. La cassetta viene riempita da sabbia fine e limo grosso (dimensioni tra 100 e 20 microns, mineralogicamente non carbonati) fino a ricoprire il sistema drenante per almeno 3 cm. La sabbia ed il limo grosso devono essere previamente lavati e trattati con acqua ossigenata per eliminare le particelle argillose e la sostanza organica che nel tempo potrebbe subire trasformazioni in un ambiente riducente. Il riempimento viene fatto in sospensione leggermente agitata, aspirando contemporaneamente l'aria intrappolata sia nei dreni che sulle particelle. Il sistema di misura del livello deve presentare lo zero al di sopra del livello della sabbia in corrispondenza alla meta' dell'altezza del campione. Esiste la possibilita' di configurare una cassetta tensiometrica che possa raggiungere tensioni fino a -50 kPa. Tali strumenti presentano in superficie uno strato di caolino dello spessore di circa 5 mm: cio' conferisce una porosita' dimensionalmente inferiore a quella data dalla sola sabbia ed un valore di entrata dell'aria superiore a 60 kPa. Il valore di entrata dell'aria e' la massima pressione che i menischi idrici nei pori possono sopportare prima di lasciare passare l'aria. La tensione viene imposta con l'ausilio di una pompa a vuoto collegata al dreno della cassetta; la depressione impostata e' controllata da un preciso sistema di regolazione. 3.2 Stufa termostatata in grado di mantenere una temperatura di 105 + o - 2 gradi C. 3.3 Pesafiltri. 3.4 Bilancia analitica con risoluzione minima di 1 mg. 3.5 Carta da filtro. 3.6 Spatola a lama larga. 4. Procedimento La cassetta tensiometrica puo' essere usata per la determinazione della ritenzione idrica a basse tensioni. Nella configurazione a sola sabbia possono essere imposte tensioni fino a -10 kPa (h = 1 m), mentre nella configurazione sabbia+caolino possono essere raggiunte tensioni fino a -50 kPa (h = 5 m). 4.1 I campioni vengono rastremati con un coltellino sulla base e sul tetto in modo da ottenere un volume noto, uguale a quello del cilindro contenitore. Alla base puo' essere posta una cuffietta di tessuto di nylon, previamente pesata, a maglia di 30 micron, in modo da non perdere suolo nel movimento del campione. Il campione viene portato a saturazione per imbibizione dal basso nella cassetta tensiometrica e viene pesato. Si pone lo zero dell'asta misuratrice a meta' dell'altezza del campione: sara' questo il livello equivalente alla tensione nulla (saturazione). Le tensioni sono imposte facendo scorrere il sistema di livello lungo l'asta misuratrice, in modo che lo sfioratore corrisponda con il dislivello prescelto. In genere sono imposte tensioni di -1, -2, -5, -8 e -10 kPa (rispettivamente 10, 20, 50, 80 e 100 cm). 4.2 Per ogni tensione imposta si attende il raggiungimento dell'equilibrio, sempre controllando la buretta di raccolta. Si pesa il campione, non senza aver prima pulita attentamente la cuffietta alla base. Si ottengono in questo modo i pesi umidi lordi. Dopo la pesata si ripone il campione sulla cassetta e si impone la tensione superiore, raggiungendola con piccoli incrementi. Raggiunta la massima tensione, il campione puo' essere portato sulla cassetta a sabbia + caolino od essere immesso nella cella a pressione e possono essere determinati gli altri punti della curva di ritenzione. Se cio' non fosse necessario, il campione viene fatto asciugare in stufa seguendo la procedura descritta ai punti 4.3 e 4.4. Se viene usata la cassetta a sabbia + caolino, le depressioni imposte col vacuometro sono in genere -20, -33 e -50 kPa (corrispondenti a -200, -333 e -500 cm). Il trattamento dei campioni ed il controllo del raggiunto equilibrio viene effettuato come per la cassetta a sabbia. 3 Raggiunto l'equilibrio alla massima tensione scelta, il campione viene pesato e, quindi, fatto asciugare in stufa a 105 gradi C. 4.4 Trovato il peso secco lordo si risale a quello secco netto eliminano le tare note (peso del cilindro e della cuffietta); similmente si risale ai pesi umidi netti dai relativi pesi lordi. 5. Espressione dei risultati Si calcolano quindi i vari contenuti idrici, in percentuale di peso secco, con la seguente operazione Pnu - Pna θ (Φ)----------------- x 100 Pna dove Pnu e' il peso netto umido; Pna e' il peso netto asciutto a 105 gradi C; θ (Φ) e' il contenuto idrico corrispondente al potenziale Φ. 6. Note Per un corretto uso della cassetta tensiometrica, molta attenzione deve essere posta a che il sistema drenante, fino al sistema di livello, sia mantenuto privo di bolle d'aria che potrebbero interrompere il contatto idraulico e quindi impedire il richiamo imposto dal dislivello. Nelle cassette tensiometriche si deve impedire la formazione di muffe e mucillaggini: a questo scopo e' bene smontare la cassetta e lavare la sabbia e sterilizzarla in forno, con antifungini (per esempio: dicloropentafenolo a bassa concentrazione, operando con la massima attenzione perche' tali composti sono pericolosi per l'uomo_), ovvero con una soluzione di acido borico. Parte di provvedimento in formato grafico Metodo 5 DETERMINAZIONE DELLA RITENZIONE IDRICA (METODO DELL'APPARATO A PRESSIONE - PIASTRE DI RICHARDS) 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per determinare la curva di ritenzione idrica ad alte tensioni di un suolo. Per ulteriori informazioni inerenti il campo di applicazione vedere il paragrafo 1 del Metodo 4. 2. Principio Il principio fondamentale su cui tutti i metodi si basano e' la misura del potenziale dell'acqua e del relativo contenuto idrico. I valori della ritenzione idrica variano a seconda che questa venga misurata durante il processo di prosciugamento o di inumidimento; il processo e' quindi isteretico. La funzione di inumidimento presenta, a parita' di livello energetico (potenziale) contenuti idrici inferiori a quelli presentati dalla funzione di prosciugamento. In questa sede viene considerata solo la funzione di prosciugamento in quanto di piu' frequente interesse pratico. Il principio fisico su cui si basa l'apparato a pressione e' dato dal fatto che in un sistema trifase si determina un equilibrio tra le forze agenti sull'unita' di massa idrica. Nelle operazioni di laboratorio, la pressione esterna imposta e' positiva. Il processo analitico prevede l'imposizione di una pressione esterna su un campione di suolo indisturbato, previamente inumidito a saturazione, fine a che non si sia verificata una situazione di equilibrio; a questo punto si determina il contenuto idrico che presenta un potenziale di matrice uguale alla pressione imposta, cambiato il segno. 3. Apparecchiatura 3.1 Apparato (o cella) a pressione (apparato di Richards): questa strumentazione e' costituita da una camera a pressione, da una membrana permeabile, da un sistema di regolazione della pressione, da una sorgente di aria compressa, da un sistema di controllo del flusso idrico che esce dalla camera a pressione. La membrana puo' essere sostituita da piatti di ceramica porosa. La sorgente di aria compressa puo' essere o un compressore od un sistema di bombole con gas inerte sotto pressione. Si usa il gas quando si vogliano fare determinazioni chimiche sul liquido effluente. In ogni caso la sorgente deve avere una capacita' sufficiente a soddisfare le richieste dell'apparato e deve poter fornire pressioni superiori a 1600 kPa. Il sistema di regolazione della pressione deve essere tale da poter controllare almeno due camere, di cui una per basse ed una per alte pressioni: si possono cosi' condurre piu' prove nello stesso tempo, riducendo i costi di analisi. Per un sistema di questo tipo occorre un regolatore di pressione generale, con un adeguato manometro, agente nel campo da 0 a 1800 kPa. Con questo regolatore si controlla la pressione di uscita dal sistema fornitore aria compressa. A valle di questo si pone un regolatore che serve la cam- era per alte pressioni. Il sistema di regolazione prevede quindi un regolatore riduttore (agente da 0 a 300 kPa) posto tra il precedente ed uno ad alta precisione che permette la regolazione di piccole pressioni (tra 0 ed 100 kPa.): con quest'ultimo si gestisce la camera per le basse pressioni. Ogni regolatore deve essere accoppiato a manometri di alta precisione e sensibilita'. Per la misura delle basse pressioni puo' essere usato un manometro a mercurio. Esistono vari tipi di camere a pressione: celle fornite di un piatto poroso e celle con membrana di acetato di cellulosa. Le prime vengono usate per pressioni fino ad 100 kPa; le seconde fino a 1600 kPa. La Fig. 1 rappresenta uno schema dell'apparato per le alte pressioni. Il sistema di controllo dell'effluente e' costituito da una buretta con calibrazione a 1 mm cubo collegata con un tubicino di ny- lon al foro di uscita dalla camera. Nella buretta si raccoglie il liquido effluente la cui evaporazione viene impedita da un velo di olio enologico. Si ricordano quali sistemi devono essere usati nelle determinazioni, a seconda delle pressioni imposte: pressione inferiore a 20 kPa (200 cm): - camera di pressione resistente almeno fino a 100 kPa; - membrana costituita da un foglio di acetato di cellulosa con grado di porosita' da 200 a 450 appoggiato su uno o due strati di fibra di vetro per facilitare i movimenti laterali dell'acqua verso le connessioni esterne; in alternativa piatto poroso di ceramica con valore di entrata dell'aria maggiore a 100 kPa; - sistema di regolatori della pressione da 0 a 50 kPa, con adeguati manometri; pressione compresa tra 20 e 100 kPa (200 e 1000 cm): - camera a pressione resistente almeno fino a 200 kPa; - piatto di ceramica porosa con valore di entrata dell'aria superiore a 200 kPa, supportato con un foglio di gomma per consentire i movimenti laterali dell'acqua verso le connessioni esterne; - sistema di regolatori di pressione con manometri con fondo scala fino a 200 kPa; pressione compresa tra 100 e 1500 kPa (1000 e 1500 cm): camera a pressione resistente fino a 20000 kPa; piatto di ceramica porosa con valore di entrata dell'aria superiore a 15000 kPa o membrana di acetato di cellulosa con similare valore di entrata dell'aria; sistema di regolatori di pressione con manometri con fondo scala fino a 20000 kPa. Il valore di entrata dell'aria e' la massima pressione che i menischi idrici nei pori possono sopportare prima di lasciare passare l'aria. In ultima analisi dipende dal maggior raggio presentato dai pori. 3.2 Stufa termostatata in grado di mantenere una temperatura di 105 + o - 2 gradi C. 3.3 Pesafiltri. 3.4 Bilancia analitica con risoluzione minima di 1 mg. 3.5 Carta da filtro. 3.6 Spatola a lama larga. 4. Procedimento Si usano campioni indisturbati di suolo, prelevati con cilindri metallici (acciaio), previamente pesati e numerati, di diametro tra 6 e 10 cm ed altezza da 3 a 4 cm. I volumi variano quindi tra 85 e 315 cm cubi. Si sconsigliano campioni di dimensioni inferiori o troppo superiori perche' i primi appaiono poco rappresentativi delle unita' strutturali che li compongono; quelli superiori possono rendere le misure troppo lunghe: la durata delle misure puo' essere stimata in un numero di giorni uguale al valore del quadrato dell'altezza del campione, espressa in cm. Si seguono le seguenti operazioni. 4.1 I campioni vengono rastremati con un coltellino sulla base e sul tetto in modo da ottenere un volume noto, uguale a quello del cilindro contenitore. Alla base puo' essere posta una cuffietta di tessuto di nylon, previamente pesata, a maglia di 30 micron, in modo da non perdere suolo nel movimento del campione. 4.2 Il piatto poroso o la membrana di cellulosa sono portati a saturazione; su di essi si versa un passante limoso a 53 micron per un'altezza di circa 1/2 mm: tale artificio manterra' il contatto idraulico tra campione e piatto o membrana, senza aumentare l'impedenza al flusso. 4.3 Il campione viene portato a saturazione per imbibizione dal basso sopra il piatto poroso e viene pesato. Per la saturazione del campione e' consigliabile utilizzare una soluzione di CaSO4 0,005 M, in quanto l'acqua potrebbe causare la dispersione delle argille, specialmente se queste sono rigonfiabili o sodiche. La prova si ripete fino a quando il peso non rimane pressoche' costante. Nel trattamento si deve asciugare la superficie esterna del cilindro contenitore e la cuffietta alla base deve essere pulita attentamente dalle particelle di limo che possono esservi attaccate. 4.4 Una volta raggiunta la saturazione si iniziano le misure applicando via via pressioni maggiori. Per ogni pressione si deve raggiungere l'equilibrio nel campione, cosa che viene rilevata dalla costanza di lettura dell'efflusso raccolto nella buretta graduata. Ad equilibrio raggiunto si scarica la pressione, si apre la cella e si pesa il campione, non senza aver prima pulita attentamente la cuffietta alla base. Si ottengono in questo modo i pesi umidi lordi. Dopo la pesata si ripone il campione nella cella, avendo bagnato con alcune gocce d'acqua lo straterello di limo in modo da ristabilire il contatto idraulico tra piatto poroso e campione. Chiusa la cella si impone la pressione superiore, raggiungendola con piccoli incrementi. Una rapida imposizione della pressione superiore puo' recare danni alla membrana di cellulosa, imponendo una sua sostituzione. Si consiglia di applicare le seguenti pressioni: 5, 10, 33, 50, 100, 200, 500, 1000 e 1500 kPa. In questo modo e' possibile ottenere una accurata curva di ritenzione in tempi ragionevolmente brevi. 4.5 Raggiunto l'equilibrio alla massima pressione scelta, il campione viene pesato e, quindi, fatto asciugare in stufa a 105 gradi C. 4.6 Trovato il peso secco lordo si risale a quello secco netto eliminano le tare note (peso del cilindro e della cuffietta); similmente si risale ai pesi umidi netti dai relativi pesi lordi. 5. Espressione dei risultati Si calcolano quindi i vari contenuti idrici, in percentuale di peso secco, con la seguente operazione Pnu - Pna θ (Φ)-----------------x 100 Pna dove Pnu e' il peso netto umido; Pna e' il peso netto asciutto a 105 gradi C; θ (Φ) e' il contenuto idrico corrispondente al potenziale Φ. 6. Note Gli apparati descritti dovrebbero essere sistemati in un ambiente termostatizzato, tenuto a temperatura intorno a 20 gradi C. Tale ambiente impedisce che variazioni di temperatura durante le misure causino variazioni di densita' e tensione superficiale dell'acqua, falsando in questo modo le misure. Per la determinazione delle ritenzioni a basse tensioni e' preferibile utilizzare le cassette tensiometriche (Metodo 4). La tensione imposta non varia al variare della pressione atmosferica, cosa che invece influisce sulle misure agli stessi potenziali, effettuate nelle celle a pressione. Per queste la pressione di riferimento e' quella atmosferica. Le variazioni barometriche influiscono notevolmente, soprattutto se rapide e frequenti nel tempo, rendendo impossibile una sicura definizione del punto d'equilibrio. Cio' puo' essere trascurato una volta che si determinino ritenzioni a potenziali inferiori a -10 kPa. Parte di provvedimento in formato grafico Metodo 6 DETERMINAZIONE DELLA CONDUCIBILITA' IDRAULICA DEL SUOLO SATURO (METODO A PRESSIONE COSTANTE) 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per determinare la conducibilita' idraulica di un campione di suolo saturo. Condizione per l'applicabilita' di questo metodo e' che il flusso d'acqua attraverso un mezzo poroso quale il suolo sia di tipo laminare e unidimensionale. La conducibilita' idraulica di un materiale poroso generalmente diminuisce con l'aumento dell'aria nei pori del materiale per cui questo metodo si applica al suolo saturo non contenente virtualmente aria. La permeazione del suolo saturo viene fatta con acqua, ma possono essere usati altri liquidi adottando pro- cedure simili a quella di seguito descritta che contempla appunto l'uso dell'acqua. 2. Principio Il metodo si basa sull'applicazione della equazione di Darcy ad una colonna a sezione costante di terreno saturo. Una differenza di pressione costante creata e mantenuta sulla colonna di terreno genera un flusso stazionario di acqua che viene misurato. I campioni di suolo indisturbati, saturati per capillarita' mediante letto di sabbia, vengono posti in mezzo a due particolari imbuti in modo che il flusso dell'acqua avvenga dal basso. Mediante la determinazione della quantita' di acqua che fuoriesce dall'imbuto superiore per unita' di tempo attraverso la superficie del campione e' possibile calcolare la conducibilita' idraulica in terreno saturo. 3. Apparecchiatura 3.1 Campionatori cilindrici in metallo. 3.2 Permeametro a carico costante. 4. Procedimento 4.1 Campionamento - Le misure di conducibilita' idraulica in laboratorio vanno eseguile su campioni di terreno contenuti in cilindri di dimensioni note. Il campione puo' essere di terreno naturale (campione indisturbato) oppure di terreno rimaneggiato. Nel caso si vogliano valori di conducibilita' idraulica rappresentativi del terreno in situ, i campioni devono essere prelevati indisturbati ed in numero appropriato. Per la metodica di prelievo si richiamano alcune norme basilari. Vanno usati anelli cilindrici indeformabili, a pareti comunque sottili, con la circonferenza basale tagliente. I cilindri piu' usati sono gli anelli di Kopecky (in acciaio, 50 mm di diametro, 51 mm di altezza, spessore della parete 1,5 mm; altre misure comunemente usate sono 57 mm di diametro e 95 mm di altezza). Essi vengono premuti nel terreno evitando il costipamento. Se il terreno e' secco ed offre molta resistenza, si puo' usare un martello di gomma ed una tavoletta di legno, interposta tra esso e il cilindretto. Per campionamenti verticali a profondita' diverse occorre prima scavare una buca fino alla profondita' di inizio campionamento, indi si posizionera' l'anello su questa superficie e si prelevera' il campione. Talvolta il prelievo puo' essere fatto sulle pareti verticali della buca, per ottenere una conducibilita' orizzontale del terreno. In entrambi i casi, quando il bordo superiore dell'anello risulta a livello della superficie della quale si vuole prelevare il campione, con una zappa si preleva una zolla contenente l'anello, e piu' spessa di esso, avendo cura di non disturbare il campione. Si rimuove delicatamente il terreno in eccesso attorno all'anello e si taglia la parte basale. Se il campionamento avviene al di sotto del livello di falda si deve usare un apposito attrezzo campionatore in un foro precedentemente preparato con una trivella. 4.2 L'apparecchiatura di misura schematizzata in Fig. 1 consiste essenzialmente di un sifone che fornisce l'acqua al di sopra della superficie superiore dei campioni. Viene stabilito un livello di troppo pieno all'altezza necessaria per mantenere il valore di pressione vuoto sul campione, oltre al quale l'acqua fornita dal sifone viene raccolta in un recipiente, e da qui riciclata nel sifone. I campioni da misurare poggiano su di una griglia. Ciascun campione e' corredato da una buretta per la misura del volume di acqua passata attraverso di esso in un intervallo di tempo t. Coprire la parte basale del campione con un tessuto a maglie fitte, in modo da trattenere il terreno contenuto nel cilindro ma da non avere una conducibilita' idraulica inferiore a quella del terreno e da costituire una interferenza alla misura (una calza di nylon puo' andare bene). Posizionare in un vassoio a bordi alti i campioni, poggiando sul fondo la base coperta, mettere acqua lentamente fino poco al di sotto del bordo superiore del campione. Lasciare i campioni a saturare per almeno dodici ore, o fino a che si veda la superficie superiore bagnata. Su questa appoggiare un disco di carta da filtro. Al di sopra di ogni cilindro contenente il campione sigillare con nastro adesivo impermeabile un altro anello cilindrico e su questo versare acqua lentamente fino a raggiungere un livello di circa i due terzi dell'altezza. Aiutandosi con una spatola trasferire il campione sulla griglia ed applicare il sifone per mantenere costante la colonna di acqua sul campione. Iniziare la misura del volume di acqua passata al di sotto del campione dopo che si e' stabilizzato il tutto, e per un tempo t sufficiente ad avere una quantita' di liquido apprezzabile. Quando si e' eseguita questa misura, si possono muovere i campioni, togliere l'acqua in eccesso, togliere l'anello al di sopra di ciascun campione pesarlo e determinare, con il metodo termo-gravimetrico, il contenuto d'acqua e, successivamente, la massa volumica apparente. 5. Espressione dei risultati La conducibilita' idraulica (Ks) e' data da: Ks (cm/s) = VL/At(H2 -H1 ) dove V (cm cubi) e' il volume di acqua passata nell'intervallo di tempo t (s) attraverso la sezione di area A (cm quadrati) quando la differenza di pressione applicata tra le due basi dell'anello di lunghezza L (cm) e' (H2 - H1) (cm). 6. Note Problemi con questo metodo possono essere le bolle d'aria che si formano nell'acqua anche se essa era disaerata all'inizio. La presenza di gas disciolti nell'acqua di rubinetto, altre variazioni dovute all'attivita' microbica o alla presenza di Na e la presenza di vie preferenziali quali canalicoli prodotti dalla fauna terricola o dalle radici possono produrre variazioni e alterazioni di Ks. A meno che vi siano obbligati motivi per scegliere altre soluzioni, il fluido piu' idoneo consigliabile potrebbe essere una soluzione deareata 0,005 M di CaSO4 saturata con timol. Il metodo del carico costane non e' molto preciso per misurare basse conducibilita' idrauliche. Per Ks < 10 (elev.) -5 cm/s e' piu' consigliabile il metodo a perdita di carico (Metodo 7). Parte di provvedimento in formato grafico Metodo 7 DETERMINAZIONE DELLA CONDUCIBILITA' IDRAULICA DEL SUOLO SATURO (METODO DELLA PERDITA DI CARICO) 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per determinare la conducibilita' idraulica di un campione di suolo saturo. Condizione per l'applicabilita' di questo metodo e' che il flusso d'acqua attraverso un mezzo poroso quale il suolo sia di tipo laminare e unidimensionale. La conducibilita' idraulica di un materiale poroso generalmente diminuisce con l'aumento dell'aria nei pori del materiale per cui questo metodo si applica al suolo saturo non contenente virtualmente aria. La permeazione del suolo saturo viene fatta con acqua, ma possono essere usati altri liquidi adottando pro- cedure simili a quella di seguito descritta che contempla appunto l'uso dell'acqua. 2. Principio Il metodo si basa sull'applicazione della equazione di Darcy ad una colonna a sezione costante di terreno saturo. Una differenza di pressione costante creata e mantenuta sulla colonna di terreno genera un flusso stazionario di acqua che viene misurato. I campioni di suolo indisturbati, saturati per capillarita' mediante letto di sabbia, vengono posti in mezzo a due particolari imbuti in modo che il flusso dell'acqua avvenga dal basso. Mediante la determinazione della quantita' di acqua che fuoriesce dall'imbuto superiore per unita' di tempo attraverso la superficie del campione e' possibile calcolare la conducibilita' idraulica in terreno saturo. 3. Apparecchiatura 3.1 Campionatori cilindrici in metallo. 3.2 Permeametro a carico variabile. 4. Procedimento 4.1 Campionamento - Seguire la stessa procedura descritta nel Metodo 5. 4.2 L'apparecchiatura di misura puo' essere di diverse tipologie. Ad esempio, in Fig. 1 e' riportato lo schema di una semplice attrezzatura. In essa il campione di terreno viene posto tra due piastre porose (a conducibilita' idraulica piu' elevata di quella presunta del terreno). La piastra inferiore collega il campione ad una buretta, che consente di fornire acqua, e nella quale si puo' misurare la pressione (o carico) applicata. Il diametro della buretta deve essere scelto in modo che i tempi di misura di variazione di pressione non siano troppo lunghi: un tempo ottimale e' nell'ordine delle decine di minuti. La piastra superiore permette di eliminare l'acqua in eccesso. Una bottiglia di Mariotte fornisce acqua al sistema attraverso una valvola a tre vie. Il procedimento di misura consiste nel coprire la sezione basale del cilindretto contenente il campione di terreno con una garza trattenuta da un elastico, nel fare saturare il campione in acqua come indicato nello schema. Quando l'acqua al di sopra del campione raggiunge l'equilibrio, l'acqua viene tolta dalla superficie del campione, cio' causa una differenza di pressione e quindi un flusso verso l'alto attraverso il campione. Si riduce pertanto il carico iniziale ed anche il flusso. La misura della velocita della perdita di carico H1-H2 portano alla stima della conducibilita' idraulica. Importante per tale metodo e' la scelta del diametro dell'indicatore di livello graduato che deve essere fatto in relazione al presunto valore della conducibilita' idraulica. Nella pratica si sceglie tale valore variabile tra 0,2 e 2 cm. Questo metodo, come quello del carico costante, consente, alla fine della misura della conducibilita' idraulica, di ottenere anche il valore del contenuto idrico e della massa volumica apparente. 5. Espressione dei risultati La variazione nel tempo (t) di volume d'acqua (V) che passa attraverso un campione sottoposto ad un carico H e' data da: dV/dt = - Ks (H/L) ove L, e' la lunghezza del campione e Ks e' la conducibilita' idraulica. Se viene utilizzato un sistema di misura di Ks, come schematizzato in Fig. 1, dV puo' essere sostituito da a dH, dove a e' la sezione della colonnina graduata. Integrando l'equazione precedente tra t1, H1 e t2, H2 e risolvendo per K ssi ha: Ks= (aL/At)(1n H1 / H2 ) con A sezione del campione. 6. Note Problemi con questo metodo possono essere le bolle d'aria che si formano nell'acqua anche se essa era disaerata all'inizio. La presenza di gas disciolti nell'acqua di rubinetto, altre variazioni dovute all'attivita' microbica o alla presenza di Na e la presenza di vie preferenziali quali canalicoli prodotti dalla fauna terricola o dalle radici possono produrre variazioni e alterazioni di Ks. A meno che vi siano obbligati motivi per scegliere altre soluzioni, il fluido piu' idoneo consigliabile potrebbe essere una soluzione deareata 0,005 M di CaSO4 saturata con timol. Per misurare basse conducibilita' idrauliche (Ks < 10 (elev.) -5 cm/s) questo metodo e' piu' consigliabile del metodo a pressione costante (Metodo 6). Parte di provvedimento in formato grafico Metodo 8 DETERMINAZIONE DELLA MISURA DEL LIVELLO DELLA FALDA 1. Oggetto e campo di applicazione Descrizione di un metodo per la misura del livello della falda. La conoscenza delle condizioni della falda puo' essere utile in studi preparatori per il drenaggio, in studi per la valutazione della sensibilita' delle aree ed anche per il controllo delle qualita' delle acque sotterranee. 2. Principio La profondita' di falda freatica ipodermica viene determinata tramite la misura diretta del livello dell'acqua libera e a pressione atmosferica all'interno del terreno. 3. Apparecchiatura 3.1 Trivelle. 3.2 Piezometri e/o freatimetri. - I piezometri e freatimetri sono costituiti da tubi rigidi (es. PVC) di diametro superiore a 3 cm, aperti alle estremita'; la lunghezza deve essere tale da poter raggiungere il livello piu' profondo atteso per la falda (Fig. 1). Se gli ultimi 50 cm circa di tubo vengono perforati si definiscono freatimetri. 4. Procedimento 4.1 Installazione dei piezometri e/o freatimetri. I piezometri e/o freatimetri vengono collocati nel terreno in fori preventivamente praticati con trivelle di diametro leggermente maggiore a quello del freatimetro. Lo spazio rimasto tra il terreno e il tubo viene riempito con sabbia grossa. Al fine di evitare che l'acqua si infiltri dalla superficie lungo le pareti esterne del freatimetro, che sporgono di qualche decina di centimetri dal livello del terreno occorre sigillare il tubo al contatto con la parte sommitale del terreno. La sua estremita' superiore, infine, viene protetta con un tappo per impedire l'ingresso ad acqua piovana o irrigua, forato per consentire all'aria intrappolata di uscire. 4.2 Misure 4.2.1 Misura manuale. La misura della profondita' della falda puo' essere effettuata manualmente con un metro a nastro metallico, alla estremita' del quale sia collegato un peso, un galleggiante o una campanella (Fig. 2). 4.2.2 Misura mediante indicatore elettrico. La misura della profondita' della falda puo' essere effettuata mediante un conduttore bipolare collegato ad un nastro metrico tra i cui terminali liberi si chiuda un circuito al contatto con la superficie liquida; il momento (ed il livello) in cui si chiude il circuito viene determinato mediante un semplice circuito elettrico costituito da una batteria ed un rilevatore di corrente (Fig. 2). Un ulteriore metodo di misura del livello della falda e' basato sulla misura della pressione della colonna d'acqua su di un sensore (Fig. 2). Naturalmente la pressione esercitata dipende sia dalla quantita' di acqua che dalla sua massa volumica, che dalla accelerazione di gravita'. Essendo quest'ultima costante in presenza della stessa composizione del liquido, la misura dipende effettivamente solo dall'altezza della colonna d'acqua. La lettura del livello superiore della falda va fatto rispetto ad un punto fisso di riferimento. 4.3 Registrazione delle misure. Esistono diverse possibilita' di registrare le variazioni di livello della falda, ad esempio mediante collegamento meccanico con un pennino che lasci una traccia su una striscia di carta posta su di un tamburo ad orologeria, analogamente al meccanismo utilizzato per la strumentazione meteorologica. Per quanto riguarda i sensori del punto 4.2.2, essi danno in uscita un segnale elettrico, e sono percio' tali da poter essere collegati ad un data-logger per misure in continuo. 5. Rete di rilevamento dati di falde Una rete di punti di rilevamento di livello di falda e della sua variazione nel tempo consente di stabilire la configurazione della superficie di falda, la direzione del movimento dell'acqua e la localizzazione delle aree di ricarica e di svuotamento della falda. I punti di rilevamento per una osservazione ottimale, devono essere scelti in maniera tale da conciliare il massimo dell'informazione con il minimo dei costi sia di installazione che di manutenzione. A tal fine si possono utilizzare alcuni criteri di scelta che consentano un utile compromesso. Di seguito si riportano alcuni dei criteri piu' diffusi per la scelta del sito di misura. I punti di rilevamento sono consigliati: 1) nelle aree caratterizzate da falde superficiali (1 o 2 m sotto la superficie del terreno) o con previste notevoli variazioni di livello di falda; 2) lungo e perpendicolarmente alle linee di flusso dell'acqua di falda. Per quanto riguarda la densita' dei punti di rilevamento, non ci sono regole fisse in quanto molto dipende dalle condizioni geologiche, topografiche ed idrologiche della zona da studiare, nonche' dal tipo di indagine da effettuare. La seguente tabella da' un criterio di massima per aree superiori ai 100 ha: --------------------------------------------------------------- Superficie | Numero di osservazioni --------------------------------------------------------------- | 100 ha | 20 1000 ha | 40 10000 ha | 100 100000 ha | 300 --------------------------------------------------------------- Tale criterio, solo indicativo, vale per zone molto uniformi. E' ovvio che i punti di osservazione andranno infittiti ad esempio nelle zone di ricarica della falda o nel caso di uso agrario del territorio per indagini relative a lavori di drenaggio, ecc. 6. Espressione dei risultati Tutte le misure di livello di falda vanno riferite ad un piano quotato (piano di riferimento) ma possono sempre essere convertite in: - profondita' dalla superficie del terreno; - quota al di sopra (o al di sotto) del livello del mare. 7. Note La frequenza delle misure di livello dipende dal tipo di uso dei dati. Per un'indagine territoriale una lettura ogni due settimane puo' essere ottimale, mentre per seguire un bilancio idrico di un terreno e' consigliabile ogni settimana. Per indagini diverse quali prelievo di acqua per analisi o per misurare caratteristiche idrologiche del terreno come la conducibilita' idraulica, il fronte di avanzamento della percolazione, ecc. occorrera' infittire le misure fino ad arrivare a misure orarie o continue mediante automatismi dei quali si e' accennato nel paragrafo 4. Parte di provvedimento in formato grafico