(all. 1 - art. 1)
                    Al Presidente della Repubblica
  Il  consiglio comunale  di  Cosoleto  (Reggio Calabria),  rinnovato
nelle consultazioni  amministrative del  27 settembre  1992, presenta
forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che
compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi
elettivi, il buon andamento  dell'amministrazione ed il funzionamento
dei servizi, con  grave pregiudizio per lo stato  dell'ordine e della
sicurezza pubblica.
  In particolare, il prefetto di  Reggio Calabria con relazione del 7
maggio  1997  ha evidenziato  la  sussistenza  di gravi  elementi  di
compromissione dell'attivita' dell'amministrazione  in carica indotta
all'immobilismo in conseguenza delle convergenti influenze nella cosa
pubblica   della  criminalita'   organizzata   che,   con  la   forza
dell'intimidazione,  e' riuscita  a  permeare  il tessuto  economico,
sociale ed amministrativo dell'ente locale.
  Emblematica in proposito  e' la intensa rete  di frequentazioni con
esponenti di locali clan criminali  che si tesse intorno alla maggior
parte dei componenti del consiglio comunale. Le indagini svolte dalle
competenti   autorita'    investigative   hanno   posto    in   luce,
particolarmente  in   capo  ad  alcuni  consiglieri   l'esistenza  di
molteplici relazioni che variano dal semplice rapporto interpersonale
al  rapporto interfamiliare,  al rapporto  di parentela.  Particolare
rilievo  assume  in   tale  quadro  la  figura   di  un  consigliere,
proprietario  di un'azienda  agricola, la  cui gestione  negli ultimi
anni e' pressoche'  interamente nelle mani della  cosca "Alvaro" che,
dopo aver esercitato pressione con  una serie di azioni intimidatorie
e delittuose, e' riuscita a collocare nell'azienda i propri uomini di
fiducia,  sostituendoli   ai  precedenti   lavoratori,  al   fine  di
conseguire  il controllo  delle  attivita' e  dei  ricavi, specie  in
relazione alla campagna olearia.
  La descritta  situazione di  contiguita' con  soggetti appartenenti
alle predette cosche dimostra, ex  se, la sussistenza di connivenze e
di  cointeressenze  tra  la  malavita  organizzata  ed  i  componenti
dell'organo politico - amministrativo dell'ente.
  La marcata  ingerenza dell'attivita' criminale nella  cosa pubblica
trova  riscontro e  conferma nell'inerzia  che caratterizza  l'azione
amministrativa della  compagine in carica,  da cui non  promana alcun
segnale  di  concreta attenzione  verso  le  esigenze primarie  della
collettivita'  e  da  cui  scaturisce il  totale  disinteresse  della
popolazione   rispetto   all'andamento    della   vita   politico   -
amministrativa del Paese.
  La  funzionalita'  dei  servizi  comunali e'  ostacolata  da  gravi
carenze.
  In  particolare,  risulta  pressoche' inesistente  l'attivita'  dei
vigili urbani:  l'unico vigile  presente non  veste mai  l'uniforme e
presta servizio con la  propria autovettura perche' l'amministrazione
non  ha,  verosimilmente,  i   fondi  necessari  per  l'acquisto  del
vestiario e dell'automezzo di servizio.
  La raccolta dei rifiuti solidi urbani, a causa di carenze organiche
e strutturali,  viene svolta saltuariamente dal  servizio di nettezza
urbana, dotato  di un  solo automezzo, ad  ogni guasto  meccanico del
quale corrisponde, per giorni, la totale paralisi del servizio.
  Risulta, inoltre, che l'amministrazione  comunale non abbia assunto
alcuna iniziativa nel  settore delle opere pubbliche, al  di fuori di
interventi  contingenti,  per la  cui  esecuzione  sono sempre  state
attivate  dalla  giunta municipale  le  procedure  di somma  urgenza.
Particolarmente   insussistenti  si   sono  rivelate   le  opere   di
manutenzione  e controllo  della  rete fognante,  che risulta  creare
frequenti problemi dovuti alla sua vetusta'.
  Altra  vicenda  che  denota l'immobilismo  dell'amministrazione  e'
quella inerente  il vasto  patrimonio comunale costituito  da terreni
coltivati ad uliveto e seminativo. I predetti terreni sono, da tempo,
abusivamente  occupati  da  pluripregiudicati  appartenenti  a  varie
cosche  mafiose   operanti  sul   territorio,  contro  i   quali  gli
amministratori locali non hanno dato  corso ad alcuna iniziativa tesa
alla reimmissione  in possesso dei  beni o alla  regolarizzazione del
rapporto. A tal  fine l'unica attivita' e' stata posta  in essere dal
commissario straordinario  protempore che ha amministrato  l'ente tra
il gennaio  ed il novembre 1992;  tuttavia non tutte le  ordinanze di
sgombero  dei terreni  di proprieta'  comunale, dal  medesimo emesse,
sono state  poi condotte ad esecuzione  da parte dell'amministrazione
in carica,  specie quelle nei  confronti di noti  pluripregiudicati e
mafiosi.  Il  perdurare  della  detenzione sine  titulo  dei  terreni
comunali   da  parte   di  soggetti   appartenti  alla   criminalita'
organizzata   ha,  altresi',   costituito   concreto  ostacolo   alla
collocazione ed alla realizzazione della discarica dei rifiuti solidi
urbani per la quale, fin  dal settembre 1991, l'assessorato regionale
all'urbanisticaassetto     del     territorio     aveva     proceduto
all'approvazione   del  progetto   esecutivo  per   la  realizzazione
dell'opera per l'importo complessivo di lire ottocento milioni.
  Il  clima di  grave condizionamento  e di  evidente degrado  in cui
versa il  consiglio comunale  di Cosoleto  (Reggio Calabria),  la cui
capacita' di  determinazione risulta  assoggettata alle  scelte della
locale organizzazione criminale, la palese inosservanza del principio
di legalita'  nella gestione  dell'ente e  l'uso distorto  della cosa
pubblica,  utilizzata  per  il  perseguimento  di  fini  contrari  al
pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della
sicurezza  pubblica e,  nel  compromettere  le legittime  aspettative
della  popolazione ad  essere garantita  nella fruizione  dei diritti
fondamentali, hanno  ingenerato diffusa sfiducia nella  legge e nelle
istituzioni da parte dei cittadini.
  La  descritta condizione  di  assoggettamento  esige un  intervento
risolutore  da parte  dello Stato,  mirato a  rimuovere i  legami tra
esponenti dell'ente  locale e  la criminalita' organizzata,  a tutela
dell'ordine e della sicurezza pubblica.
  Per le  suesposte considerazioni si ritiene  necessario provvedere,
con   urgenza,  ad   eliminare  ogni   ulteriore  deterioramento   ed
inquinamento  della  vita  amministrativa  e  democratica  dell'ente,
mediante   provvedimenti   incisivi   dello   Stato   nei   confronti
dell'amministrazione comunale di Cosoleto.
  Il prefetto di Reggio Calabria, ai  sensi dell'art. 1, comma 2, del
decreto-legge 31 maggio 1991,  n. 164, convertito, con modificazioni,
dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di
scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Cosoleto  con  la  citata
relazione, che si intende qui  integralmente richiamata e, nelle more
dell'adozione del  provvedimento, ritenuti sussistenti  i presupposti
di necessita'  e di  urgenza, con  proprio decreto  n. 925/97  del 19
luglio 1997 ne ha disposto la sospensione.
  La  valutazione  della  situazione   in  concreto  riscontrata,  in
relazione alla  presenza ed all'estensione  dell'influenza criminale,
rende  necessario  che la  durata  della  gestione commissariale  sia
determinata in diciotto mesi.
  Ritenuto, per quanto esposto,  che ricorrano le condizioni indicate
nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con
modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo
scioglimento del consiglio comunale di Cosoleto (Reggio Calabria), si
formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
    Roma, 28 agosto 1997
                             Il Presidente del Consiglio dei Ministri
                                               Prodi
Il Ministro dell'interno
       Napolitano