(all. 1 - art. 1)
                                                             Allegati
             COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE
             BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI MESSINA
  L'anno millenovecentonovantasei, il giomo 26 del mese di luglio; in
esecuzione  del decreto  n. 8608  del 24  dicembre 1994,  con cui  si
ricostituisce la commissione provinciale per la tutela delle bellezze
naturali e panoramiche  della provincia di Messina,  nella sede della
soprintendenza per i beni culturali ed ambientali di Messina, sita in
viale Boccetta n. 38, sono presenti:
  la  dott.ssa  Giovanna  Maria  Bacci,  soprintendente  per  i  beni
culturali ed ambientali  di Messina; in qualita'  di presidente della
sopradetta commissione;
  l'arch. Macri' Placido e  l'arch. Antonino Marino, componenti della
commissione;
    il sig. Mario Silvestri, in qualita' di segretario;
  l'arch. Antonio  Ilacqua e l'arch. Alessandra  Ministeri, dirigenti
tecnici  della  sezione  per  i  beni  paesistici  architettonici  ed
urbanistici della soprintendenza di Messina;
  il dott.  Roberto Viani, in  qualita' di geologo  dirigente tecnico
della soprintendenza di Messina.
  Vista la nota  del 20 giugno 1996,  n. prot. 11612, gr.  AD, con la
quale il  presidente convoca  la commissione  e il  successivo rinvio
alla  data  odierna,  si  da  inizio alla  lettura  del  primo  punto
dell'ordine del giorno.
  La commissione letto il verbale  della seduta precedente ritiene di
dover precisare che viene  dichiarato di notevole interesse pubblico,
ai sensi e per gli effetti dell'art.  1, numeri 3 e 4, della legge 29
giugno  1939, n.  1497 e  dell'art.  9, numeri  4 e  5, del  relativo
regolamento di esecuzione, approvato con regio decreto 3 giugno 1940,
n. 1357, tutta l'area segnata nella planimetria allegata ivi comprese
le particelle numeri  1782, 1758,1750, 1781, 1713,  1693, 1667, 1668,
1069 ed il torrente Ciaramirello fino alla via Provinciale Marina. Il
tutto viene  recepito ed approvato all'unanimita'  dalla commissione.
Dopo di che si passa alla proposta di vincolo di cui al secondo punto
dell'ordine del giorno (S. Stefano di Camastra, centro storico).
  Il  relatore arch.  Antonino Ilacqua,  da' lettura  della relazione
tecnica  illustrativa del  vincolo proposto  per l'inserimento  negli
elenchi delle  bellezze naturali  della provincia  di Messina,  i cui
confini sono delimitati nell'allegata planimetria.
  L'arch.  Antonino Ilacqua,  letta la  relazione si  allontana dalla
stanza in cui e' riunita la commissione.
  La commissione  dopo approfondita discussione  ritiene condividendo
la proposta avanzata  e con voto espresso  all'unanimita' di inserire
la  sopraindicata area  negli elenchi  delle bellezze  naturali della
provincia di  Messina ai sensi  degli articoli 3  e 4 della  legge 26
giugno 1939, n. 1497, nel rispetto delle indicazioni di cui ai numeri
4 e  5 dell'art.  9 del  successivo regolamento  di esecuzione  del 3
giugno 1940, n. 1357.
  La relazione  tecnica esposta  dall'arch. Antonino Ilacqua  con gli
allegati si  intende recepita e  allegata al presente verbale  di cui
costituisce parte integrante.
   (Omissis).
   Letto, confermato e firmato:
                         Il presidente: Bacci
                    I componenti: Macri' - Marino
               I relatori: Ilacqua - Ministeri - Viani
                       Il segretario: Silvestri

                          RELAZIONE TECNICA
  Proposta di  vincolo paesaggistico panoramico ai  sensi della legge
29 giugno 1939, n. 1497, dell'intero territorio comunale di Novara di
Sicilia (Messina).
                     Inquadramento territoriale.
  Il territorio di Novara di Sicilia ricade nel bacino settentrionale
dei monti Peloritani  o bacino di Milazzo,  interessando un paesaggio
variabile dal collinare pedemontano al montuoso, che si estende dalle
quote  piu' elevate  della  catena  (oltre 1.200  m.  s.l.m.) fino  a
qualche chilometro dalla costa del mare Tirreno.
  Tale ubicazione consente di accedere al comune di Novara, sia dalla
costa ionica, percorrendo la s.s. 185,  che lo unisce a Giardini, che
da Barcellona Pozzo di Gotto attraverso la costa tirrenica.
  La zona  si estende per  oltre 48 kmq  ha una popolazione  di circa
2.200 abitanti  ed e'  individuata nelle tavolette  IGM di  Novara di
Sicilia, n. 253, III N.O. e di Rocca di Novara, n. 262, I N.O.
  L'area proposta  per il vincolo  comprende tutto il  territorio del
comune di Novara di Sicilia,  cosi' come delimitata dalle cartografie
allegate alla presente relazione.
  I nuclei storici abitati, oltre  quello di Novara, sono S. Basilio,
Vallancazza e Badia Vecchia.
                 Inquadramento fisico del territorio.
  L'orografia  e' caratterizzata  da una  serie di  dorsali orientate
nord - sud, incise da corsi d'acqua a carattere torrentizio (fiumare)
che determinano  versanti ripidi  e scoscesi  solcati da  valloni che
nell'insieme strutturano un sistema idrografico di tipo detritico.
  Il grado di evoluzione morfologica e' alquanto elevato, soprattutto
a causa dell'intensa erosione fluvio - pluviale, che produce in molte
zone stati  di disequilibrio  manifestando dissesti franosi  anche di
notevole estensione.
  Significativo, nelle zone di cerniera, il processo di captazione in
atto  dei bacini  meridionali della  catena su  quelli settentrionali
che, in alcuni casi, ha gia' determinato una notevole riduzione della
quota topografica.
  Il  territorio, in  termini  fisici, e'  caratterizzato da  terreni
mesozoici -terziari appartenenti al  complesso Calabride, composti da
diverse falde  di trasporto  orogenetico, ora  impilate le  une sulle
altre, ed ascrivibili alle unita' di Novara e alle falde di Mandanici
e dell'Aspromonte.
  L'evoluzione tettonica  interpone l'unita' di Novara  fra quella di
S.  Marco   d'Alunzio  (non   affiorante)  e  quella   di  Mandanici,
strutturandola  in  una serie  di  scaglie  determinate da  piani  di
scorrimento secondari.
  L'assetto  giaciturale e'  altresi'  condizionato da  una serie  di
dislocazioni individuate con un sistema  di faglie ed andamento NW-SE
NNE-SSW  che  condizionano  lo  sviluppo della  rete  idrografica  di
superficie la  quale risulta  imposta lungo le  principali direttrici
tettoniche.
  I  sistemi di  faglie e  l'evoluzione orogenetica  hanno diviso  il
territorio in una serie di grandi blocchi caratterizzati da movimenti
reciproci  e con  conseguenti  rigetti reali  dell'ordine di  diverse
decine di metri.
  Di  seguito  vengono  indicati i  termini  litologici  maggiormente
diffusi nell'area  in esame  ed appartenenti  alle unita'  s.s. sopra
indicate:
  basamento metamorfico costituito da rocce semiscistiche argillitico
- metarcosiche che affiorano nelle zone medio - basse del territorio;
  conglomerati di eta'  Eocene sup. strutturati in  livelli gradati e
costituiti da  elementi semimetamorfici e da  calcari titonici, verso
l'alto  associati   ad  una   matrice  marnosa  rossastra;   zona  di
affioramento versante meridionale di Rocca  Novara, a Rocca Leone e a
ovest di S. Basilio;
  alternanze argillose - marnose, marne  siltose e calcari marnosi ad
Aptici affioranti in piccoli lembi sul versante di Rocca Novara;
  successione  carbonatica  titonica,  formata da  calcari  eolitici,
dolomie e brecce calcaree, spesso eteropici fra loro;
  filladi milonitiche passanti  a filladi intensamente cataclasizzate
che nella parte sommitale evolvono a filladi quarzosomuscovitiche e a
filladi  muscovitiche -  biotitiche;  settore di  affioramento e'  il
versante meridionale di Rocca Novara e lungo il fosso Bandita;
  terreni  ad  alto grado  metamorfico  appartenenti  alla serie  del
complesso Calabride (falda  dell'Aspromonte) costituiti da Paragneiss
occhiadini  biotitici  intensamente   fratturati,  passanti  a  masse
lenticolari   di   gneiss   pegmatoidi,   osservabili   nel   settore
settentrionale del territorio;
  flysch di  Capo d'Orlando, trasgressivo sulle  litologie precedenti
e'  costituito  alla  base  da  un conglomerato  che  evolve  ad  una
successione  ritmica  di  banchi  arenacei  gradati,  intercalati  da
livelli argillitici;
  argille  variegate  dei  Peloritani, ricoprenti  tettonicamente  il
flysch di Capo  d'Orlando e presenti nelle aree di  monte Muscio e di
contrada Serra;
  calcareniti di Floresta costituite da arkosi fossilifere rilevabili
in discordanza sopra  le argille variegate dei  Peloritani nelle zone
di monte Ritagli di Lecca nel settore orientale del territorio;
  terreni  recanti  granulari  costituiti   da  alluvioni  attuali  e
terrazzate presenti lungo gli alvei  fluviali e da detrito rilevabile
lungo la maggior parte dei versanti.
  In  relazione  alle  caratteristiche  di  permeabilita'  di  alcune
litologie presenti nel territorio, in particolare quelle carbonatiche
e  alluvionali,  e  alla  quantita'   di  acqua  meteorica  che  cade
(mediamente  circa  800  mm  annui), risulta  di  notevole  interesse
l'esistenza di acquiferi che si manifestano con le molte sorgenti che
costellano i versanti.
  Un recente censimento  ha permesso di accertare che  nel settore di
Novara  esistono oltre  50 emergenze  idriche, dalle  quali fuoriesce
mediamente un totale di circa 55 l./sec.
  La maggior parte di  quest'acqua defluisce liberamente, alimentando
i corsi  d'acqua e  rappresentando uno degli  elementi vitali  per il
mantenimento dell'ecosistema biologico dell'intero comprensorio.
                 Aspetti paesaggistici - ambientali.
  Il paesaggio  di Novara e'  caratterizzato da dissimetrie  dei vari
versanti  per   la  diversita'   di  modellazione  dei   rilievi,  la
ricchissima vegetazione e  gli ampi scenari che si  propendono a nord
verso  il mare  Tirreno,  piu' ad  est  verso il  colle  di Tripi  il
promontorio di  Tindari e nei  giorni tersi tutto  l'arcipelago delle
Eolie.
  La  varieta'  del  territorio  scaturisce  dal  cambiamento  che  i
Peloritani  assumono  in  corrispondenza  della  Rocca  di  Novara  e
Montagna  Grande modificando  il  loro crinale  per  fare posto  alla
catena dei  Nebrodi. Tale  passaggio avviene  in maniera  assai dolce
tendendo le due catene a costituire un unico complesso.
  Il   territorio  in   oggetto   possiede   un  notevole   interesse
naturalistico -  ambientale e scientifico, in  quanto costituisce uno
dei polmoni verdi  della nostra provincia con  una vegetazione varia,
che va  dalla tipica  macchia mediterranea a  tratti vasti  di boschi
misti   con  pinete,   faggeti,   querceti  a   quote  elevate,   che
costituiscono cenosi di rilevante interesse.
  E' da  considerare la  presenza di pascoli  montani che  danno vita
alla pastorizia  ovina e  caprina, risorsa produttiva  del territorio
comunale.
  Alla   ricchezza  delle   specie  vegetazionali,   corrisponde  una
ricchezza   del  patrimonio   faunistico  storicamente   documentato,
costituito da specie  stanziali, come lepri, conigli,  volpi e specie
protette come  l'istrice, l'upupa,  lo sparviero, l'aquila  reale, il
merlo.
  Da  testimonianze storiche  sappiamo inoltre  che il  territorio e'
stato  interessato dalla  presenza di  miniere di  piombo ed  argento
ubicate nella contrada Ficarella.
  Una singolare emergenza naturale e' il riparo della Sperlinga, dove
l'alta  roccia  raggiunge  gradazioni  rosate  e  ingrottamenti,  che
integrati con la vegetazione del luogo costituiscono uno dei paesaggi
piu' suggestivi di tutta la zona.
  La bellezza del  territorio di Novara, e'  possibile apprezzarla da
particolari  punti  panoramici,  come  quello  offerto  dalla  piazza
antistante la  chiesa di S.  Ugo e il  convento Antoniano, da  cui si
possono ammirare  il centro  storico e l'ampia  e verde  vallata, che
costeggia il fiume S. Giorgio con la splendida e varia vegetazione.
  Ancora piu' straordinario e peculiare e' il paesaggio offerto dalla
Rocca, ad un'altezza  di oltre 1.000 m, cima  piu' rappresentativa di
questo  territorio, da  cui  si  coglie la  prospettiva  di tutto  il
territorio comunale, delle ampie  vallate ricoperte da una eterogenea
vegetazione,  dalla vista  delle Eolie,  la costa  Calabra e  la cima
dell'Etna.
  Questo paesaggio in  passato ha incantato storici,  poeti ed uomini
illustri che ne  hanno dedicato ampie pagine, dal  Borghese si legge:
"Unico ed intimo testimone d'un epoca a noi ignota e' quella rupe ...
Salvatesta  che  abbiamo  veduto  nascendo,  ed  abbiamo  contemplata
adulti. Con  essa ci siamo  rallegrati vedendola la  mattina indorata
dal primo  raggio di sole  e poi  salutata la sera  all'ultimo. Sarem
cenere, ma essa udra' ancora le armonie della vita e sara' sempre la'
immobile e  grandiosa, finche'  un soffio dell'onnipotente  natura la
frantumera', confondendo  quei granellini  fra gli immensi  atomi del
creato".
  Lo storico Filoteo Omodei cosi' la  descrive: "S'erge a modo di una
piramide che oltrepassa  fuori gli altri monti, che  quivi attorno si
trovano,  laonte per  la sua  immensa altezza  e' veramente  un segno
certo e mira  dei naviganti, ... Questo altissimo monte  che sorge in
alto piu'  di mille passi ha  nella cima un pianetto,  il quale cosi'
per l'altezza come per la clemenza dell'aria e amenita' ella vista di
si  luogo paese,  tutto  veramente ornato  dalla  natura di  infinite
colline, cinte di infinite fonti e bellissimi alberi ...".
  Il territorio e'  ricco di una molteplice varieta'  di piante, erbe
aromatiche, venefiche e medicinali,  che contribuiscono ad arricchire
il  paesaggio costituendo  un  meraviglioso  orto botanico  naturale,
quali  l'artemisia, l'acetosella,  l'alloro, l'altea,  l'angelica, il
finocchio,  la  bardana,  la  capelvenere, vari  tipi  di  felce,  il
sambuco, la gramigna.
                  Aspetti storici ed architettonici.
  Le origini preistoriche  di Novara di Sicilia  sono documentate sia
dai  ritrovamenti  di  contrada   Casalini  e  Sperlinga,  che  dalle
rudimentali  abitazioni scavate  all'interno della  roccia presso  S.
Basilio,  le quali  costituivano riparo  per l'uomo  dalle intemperie
della natura.
  Uno scritto del Bernabo' Brea del 1948 documenta il ritrovamento di
un riparo  sotto la roccia,  sito ad occidente  di Novara, al  di la'
dell'omonimo torrente e precisamente  in prossimita' del villaggio di
S. Basilio, dove  e' stato rinvenuto un notevole  numero di frammenti
di  ceramica,  d'impasto  indubbiamente  preistorico,  che  ricordano
ceramiche del periodo neolitico - arcaico di altre zone piu' note.
  Nella contrada Casalini ebbe origine  l'antica citta' di Noa, i cui
abitanti da Plinio furono chiamati  Noeni; la citta' raggiunse il suo
massimo splendore  in eta'  greco -  romana, ma  in seguito  e' stata
danneggiata dal terremoto, che tra il 24 e il 79 d.C. distrusse anche
Tindari.
  Successivamente il  territorio in oggetto fu  abitato e fortificato
dai  Saraceni, che  apprezzando  la felice  posizione strategica  del
luogo,  poiche'  una  sola  strada metteva  in  comunicazione  i  due
versanti est  e nord  dell'isola, costruirono uno  spazioso castello,
dalla  cui  sommita'  potevano   osservare  e  controllare  tutto  il
territorio circostante.
  La presenza dell'antico monastero  cistercense di Vallebona, presso
S.  Basilio,  probabilmente  primo  in tutta  la  Sicilia,  ha  avuto
notevole importanza per la storia del territorio novarese.
  Tale abbazia fu fondata da Ugone Cistercense, Abbate di S. Maria di
Novara,  mandato   in  Sicilia   appositamente  da  S.   Bernardo  di
Chiaravalle di cui era stato discepolo.
  Descritto  come un  edificio  di pregevole  architettura fu  ancora
migliorato  ed arricchito  dall'interesse che  Ruggero I  gli dedico'
cosi' come  altri illustri quali  la Regina Costanza,  gli imperatori
Enrico I e Federico Il.
  A  causa  di continui  dissesti  del  sito  ed  in seguito  a  vari
terremoti, il  monastero fu abitato dai  monaci fino al 1731  dopo di
che trasferito in un nuovo sito.
  L'area prescelta fu quella in  cui oggi insiste l'attuale chiesa di
S. Ugo,  su un piccolo  promontorio all'inizio del paese,  dove venne
traslato  anche il  famoso reliquiario  che aveva  portato con  se il
Beato Ugone, alla fondazione del monastero.
  Dell'antico impianto rimangono solamente la  chiesa di S. Maria "la
Noara" ed i resti del muro di cinta del convento, da cui e' possibile
leggere l'estensione di tutto il complesso.
  Il  castello di  Novara  e l'Abbazia  di  Vallebona costituirono  i
centri l'uno civile e l'altro religioso della Novara medioevale.
  Il paese raggiunse il suo massimo sviluppo nel secolo XVII, periodo
in cui fu edificato quasi  tutto il tessuto edilizio pervenutoci fino
ad oggi.
  L'antico insediamento di Novara ha avuto origine accanto alla rocca
del castello, la cui altura si  affaccia a strapiombo sul torrente S.
Giorgio, sull'asse  del Passitto  che collegava la  porta occidentale
della  fortezza  alla quota  sottostante,  attuale  piazza Duomo;  in
seguito continuo' a svilupparsi  seguendo l'andamento morfologico del
sito, caratterizzato da pendenze e scoscesita'.
  Il  tessuto storico  dell'abitato  di Novara  e' caratterizzato  da
semplici  elementi che  lo  configurano come  un tipico  insediamento
medioevale  siciliano: le  abitazioni sono  a due  o tre  piani fuori
terra, intonacate con materiale povero  di coloro neutro, con tetto a
falda con coppi alla siciliana, hanno piccoli balconi spesso sorretti
da  cagnoli in  pietra  locale e  parapetto  realizzato con  semplice
ringhiera in ferro verticale.
  Le strade sono  per lo piu' pavimentate  con acciottolato assestato
con  due fila  continue  longitudinali di  pietra  arenaria locale  e
contribuiscono a valorizzare l'architettura del centro storico.
  L'uso  di architrave  in  pietra locale,  che  veniva reperita  nei
dintorni della  Rocca, e' stato utilizzato  nell'architettura civile,
ma e' piu' evidente ed elaborato nell'architettura religiosa.
  La  notevole quantita'  di  elementi  architettonici realizzati  in
pietra arenaria  e pietra  rossa marmorea  o "cipollino"  presenti in
tutte  le  chiese  del  comune, testimoniano  l'importanza  a  Novara
dell'arte dello scalpellino, che si tramandava da padre in figlio.
  Le emergenze  architettoniche che  contribuiscono a  valorizzare il
tessuto novarese sono le numerose chiese, e pochi resti di edifici di
culto,   che  rappresentano   l'evoluzione  storica   del  territorio
novarese.
  Il  duomo,  risalente  al  secolo XV,  ha  una  pregevole  facciata
monumentale con  un'ampia scalinata.  L'interno e' costituito  da tre
navate su  dodici colonne in  pietra arenaria con  capitelli corinzi,
opera di  un artigianato locale  un tempo  molto fiorente e  da altre
numerose emergenze quali: un  battistero con una grande acquasantiera
in marmo cipollino rosso, tre altari paliotti marmorei settecenteschi
ed una tavola dell'Annunciazione.
  All'interno dell'abside vi e' un coro  ligneo e alle pareti le tele
di S. Venera, S. Michele e una notevole dell'Assunta.
  La chiesa di  S. Giorgio, anch'essa a tre navate  su dodici colonne
in  pietra arenaria,  sorge  ai  piedi della  rupe,  che ancora  oggi
conserva i resti dell'antico castello dei Normanni. Costruita intorno
al  secolo XVII  dall'antica  confraternita S.  Giorgio, la  facciata
presenta tre  portali in pietra  con colonne scolpite  ed altrettante
finestre soprastanti.
  All'interno si trovano due importanti altari con colonne tortili in
stucco   e  nei   muri   dell'abside  quattro   nicchie  con   statue
rappresentanti santi dell'ordine agostiniano.
  La chiesa dell'Annunziata, una delle  piu' grandi del comune, porta
sul frontone  di facciata la  data 1697, e'  a tre navate,  con sette
altari, definite da due ordini di colonne quadrate in pietra.
  La torre campanaria e' caratterizzata  da una scala a chiocciola in
pietra con 48 gradini, che  da' l'accesso alla cantoria della chiesa,
al suo interno viene conservato un artistico organo seicentesco.
  La  chiesa'  di  S.  Antonio  Abbate, iniziata  nel  secolo  XVI  e
completata intorno al  1766, si affaccia su una  piazza, che permette
di ammirare il  suo pregevole prospetto caratterizzato da  fregi e da
un  portale, che  richiamando  lo stile  normanno  dell'arco a  sesto
acuto, presenta  delle figure scolpite su  due capitelli raffiguranti
due angeli.
  L'intero  a tre  navate, e'  sorretto  da dieci  colonne in  pietra
costituite da unico blocco e sormontate da altrettanti capitelli.
  E' da  ricordare la  piccola chiesa  di S.  Francesco, che  pur non
presentando  grandi opere  di rilievo,  e' la  piu' antica  del paese
costruita accanto al convento  francescano del secolo XVI; l'edificio
e' stato ben restaurato di recente e riaperto al culto.
  L'interno ad unica  navata e' caratterizzato da  un soffitto ligneo
con cariatidi rappresentanti facce umane.
  Tra le  emergenze architettoniche  private sono da  ricordare altri
edifici di notevole architettura come la casa Fontana, gia' vincolata
da questa soprintendenza con decreto n. 5618 del 19 dicembre 1991, il
palazzo Stancanelli e il palazzo Russo i cui vincoli sono in itinere.
  Sono  presenti   ancora  nel   territorio  di  Novara,   esempi  di
architettura rurale,  quali palmenti  e mulini idraulici,  ubicati in
parte lungo il torrente S. Giorgio, che testimoniano la produzione di
frumento  che   un  tempo  assieme  alla   pastorizia  costituiva  la
principale fonte di economia di tutto il territorio.
                      Considerazioni conclusive.
  Da quanto  sopra descritto, l'intero territorio  comunale di Novara
e' caratterizzato  da peculiari  valenze storiche,  architettoniche e
naturalistiche che  ne determinano un insieme  di immagini suggestive
di notevole valore paesaggistico tali  da qualificarlo come uno degli
ambiti territoriali piu' interessanti della nostra provincia.
  Pertanto si propone di sottoporre  alla tutela ai sensi della legge
29 giugno  1939, n. 1497,  detto territorio perimetrato con  linea di
colore giallo nelle planimetrie allegate a scala 1:10.000 e 1:25.000,
di cui rispettivamente allegati A e B della presente relazione.


        ---->  Vedere Planimetria a Pag. 37 della G.U.  <----