ALLEGATO I 1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE Intron-A 1 milione UI/1 ml 3 milioni UI/1 ml 5 milioni UI/1 ml 10 milioni UI/1 ml 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA Ogni flacone di Intron-A, Polvere per soluzione iniettabile, contiene 1 milione, 3 milioni, 5 milioni o 10 milioni di Unita' Internazionali (U.I.) di interferone alfa-2b ricombinante. 3. FORMA FARMACEUTICA Polvere per soluzione iniettabile + acqua sterile per preparazioni iniettabili (flacone monodose). Per iniezione sottocutanea od endovenosa. 4. INFORMAZIONI CLINICHE 4.1 Indicazioni terapeutiche Epatite cronica B.: Trattamento di pazienti adulti affetti da epatite cronica B istologicamente provata, con marcatori sierici di replicazione virale, per esempio pazienti positivi per HBV-DNA o DNA polimerasi ed HBeAg. L'attuale esperienza clinica in pazienti sottoposti a terapia con interferone alfa-2b per periodi di 4-6 mesi indica che la terapia puo' produrre l'eliminazione di HBV-DNA dal siero oltre ad indurre un miglioramento dell'istologia epatica. Nei pazienti con perdita di HBeAg e di HBV-DNA, e' stata osservata una significativa riduzione della morbilita' e della mortalita'. Epatite cronica C: Trattamento di pazienti adulti con epatite cronica C istologicamente provata con marcatori sierici di replicazione virale, ad esempio coloro che presentano valori elevati di transaminasi senza scompenso epatico e che siano positivi per HCV-RNA sierico, o che siano anti HCV positivi. L'esperienza clinica disponibile in pazienti in trattamento con interferone alfa-2b per 12 mesi indica che la terapia puo' produrre una normalizzazione della ALT sierica, della clearance dell'HCV-RNA sierico e un miglioramento dell'istologia epatica. L'interruzione della terapia con interferone alfa-2b, deve essere presa in considerazione in quei pazienti che non rispondono dopo tre o quattro mesi di trattamento. Leucemia a cellule capellute: Trattamento dei pazienti affetti da tricoleucemia. Leucemia mieloide cronica: Trattamento di pazienti adulti affetti da leucemia mieloide cronica positiva per il cromosoma Philadelphia o la traslocazione bcr/abl. L'esperienza clinica indica che nella maggior parte dei pazienti trattati e' ottenibile una maggiore/minore risposta ematologica e citogenetica. Non esistono studi controllati che dimostrino un effetto sulla sopravvivenza globale. Mieloma multiplo: Terapia di mantenimento in pazienti che abbiano raggiunto una remissione obiettiva della malattia (riduzione maggiore del 50% delle proteine di origine mielomatosa) in seguito ad una chemioterapia iniziale di induzione. L'attuale esperienza clinica indica che la terapia di mantenimento con Intron-A prolunga la fase al plateau; tuttavia gli effetti sulla sopravvivenza globale non sono stati dimostrati in modo conclusivo. Linfoma follicolare: Trattamento adiuvante del linfoma follicolare ad elevata massa neoplastica in associazione ad una appropriata polichemioterapia di induzione, quale ad esempio regimi tipo CHOP. Un tumore ad elevata massa neoplastica viene definito da almeno una delle caratteristiche di seguito elencate: massa tumorale voluminosa (>7 cm), coinvolgimento di almeno 3 o piu' siti nodali (ciascuno >3cm), sintomi sistemici (perdita di peso >10%, febbre >38 gradi C per piu' di 8 giorni, o sudori notturni), splenomegalia oltre l'ombelico, ostruzione degli organi maggiori o sindrome da compressione, coinvolgimento orbitale o epidurale, effusione sierosa o leucemia. Tumore carcinoide: Trattamento di tumori carcinoidi con linfonodi o metastasi epatiche e con "sindrome da carcinoide". Sarcoma di Kaposi correlato all'AIDS: In pazienti con sarcoma di Kaposi progressivo, asintomatico che abbiano una conta di CD4 >250/mm3. I pazienti con AIDS che presentino conta di CD4 <250/mm3 o quelli con anamnesi di infezioni opportunistiche o con sintomi costituzionali, e' improbabile che rispondano alla terapia con Intron-A e percio' non devono essere trattati (V. Paragrafo 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni d'impiego). Melanoma maligno: Come terapia adiuvante in pazienti liberi da malattia in seguito ad intervento chirurgico, ma ad alto rischio di recidiva sistemica, ad esempio, pazienti con coinvolgimento linfonodale primario o ricorrente (clinico o patologico). 4.2 Posologia e modo di somministrazione INTRON-A PUO' ESSERE SOMMINISTRATO CON SIRINGHE STERILI DI VETRO O CON SIRINGHE MONOUSO DI PLASTICA. La comparsa di reazioni avverse durante trattamento con Intron-A per qualsiasi indicazione richiede un aggiustamento posologico o la temporanea sospensione della terapia fino a scomparsa di tali effetti. Sia nel caso di intolleranza persistente o ricorrente nonostante l'adeguato aggiustamento posologico, sia nel caso di progressione della malattia, il trattamento con Intron-A deve essere sospeso. Per gli schemi posologici di mantenimento, somministrati per via sottocutanea e' consentita, a discrezione del medico, la somministrazione attuata direttamente dal paziente. Epatite cronica B: La dose raccomandata e' compresa tra 5 e 10 milioni U.I. somministrati sottocute 3 volte alla settimana (a giorni alterni) per un periodo da 4 a 6 mesi. Se non si verifica alcun miglioramento su HBV-DNA nel siero dopo 3-4 mesi di trattamento (alla dose di 10 milioni di Ul, se tollerata), la terapia con interferone alfa-2b, deve essere interrotta. Epatite cronica C: La dose raccomandata e' di 3 milioni U.I. somministrati 3 volte alla settimana (a giorni alterni) per via sottocutanea. La gran parte dei pazienti che rispondono, mostrano un miglioramento dei livelli di ALT entro 3-4 mesi. In questi pazienti la terapia deve proseguire con 3 milioni U.I. tre volte alla settimana (a giorni alterni) per 12 mesi. La durata ottimale del trattamento non e' ancora stata stabilita. Non esistono studi clinici che pongono direttamente a confronto i 12 mesi con i 18 mesi, tuttavia il prolungamento del trattamento fino a 18 mesi potrebbe rivelarsi utile in alcuni pazienti. Nei pazienti che non rispondono dopo 3-4 mesi di trattamento dovra' essere presa in considerazione l'interruzione della terapia con interferone alfa-2b. Leucemia a cellule capellute: il dosaggio raccomandato e' di 2 milioni U.I./m2 per via sottocutanea 3 volte alla settimana (a giorni alterni) sia nei pazienti splenectomizzati sia in quelli non splenectomizzati. Per la gran parte dei pazienti con leucemia a cellule capellute, la normalizzazione di uno o piu' parametri ematologici inizia a manifestarsi entro uno - due mesi di trattamento con Intron-A. Il miglioramento di tutte e tre le variabili ematologiche (conta granulocitaria, conta di piastrine e livello di emoglobina) puo' richiedere 6 mesi o piu'. Il dosaggio deve essere mantenuto, a meno che non si verifichi rapida progressione della malattia o grave intolleranza al farmaco. Leucemia mieloide cronica: il dosaggio di Intron-A consigliato e' di 4-5 milioni U.I./m2 somministrati quotidianamente per via sottocutanea. Una volta ottenuto il controllo della conta leucocitaria, la dose tollerabile massima (da 4 a 10 milioni U.I./m2 al giorno) dovra' essere somministrata per mantenere la remissione ematologica. Il trattamento con Intron-A deve essere sospeso dopo 8-12 settimane se non si sia ottenuta almeno una parziale remissione ematologica od una citoriduzione clinicamente significativa. Mieloma multiplo: Terapia di mantenimento - nei pazienti in fase di plateau (riduzione delle proteine di origine mielomatosa maggiore del 50%) dopo chemioterapia di induzione iniziale, Intron-A puo' essere somministrato quale monoterapia, alla dose di 3 milioni U.I./m2 per via sottocutanea 3 volte alla settimana (a giorni alterni). Linfoma follicolare: in aggiunta alla chemioterapia, Intron-A puo' essere somministrato per via sottocutanea alla dose di 5 milioni U.I., 3 volte alla settimana (a giorni alterni) per un periodo di 18 mesi. Si raccomandano regimi tipo-CHOP, ma dati clinici sono disponibili solo con CHVP (associazione di ciclofosfamide, doxorubicina, teniposide e prednisolone). Tumore carcinoide: La dose usuale e' di 5 milioni U.I. (da 3 a 9 milioni U.I.) somministrata 3 volte alla settimana (a giorni alterni) per via sottocutanea. Pazienti in stadio avanzato possono necessitare di dosi giornaliere di 5 milioni U.I.. Il trattamento deve essere temporaneamente sospeso durante e dopo intervento chirurgico. La terapia deve essere continuata fino a che il paziente risponde al trattamento con Intron-A. Sarcoma di Kaposi correlato all'AIDS: il dosaggio ottimale non e' ancora noto. E' stata dimostrata l'efficacia alla dose giornaliera di 10 milioni U.I. somministrata sottocute. La dose minima efficace non e' stata stabilita. La dose massima giornaliera tollerata di Intron-A e' di 20 milioni U.I. L'insorgenza di gravi effetti collaterali richiede l'aggiustamento del dosaggio (riduzione del 50%) o la temporanea sospensione del trattamento fino a scomparsa di tali affetti. Nei pazienti con malattia stabile o responsivi al trattamento la terapia deve essere proseguita fino alla scomparsa dei segni residui di tumore o fino all'interruzione del trattamento richiesta dall'insorgenza di grave infezione opportunistica o di gravi effetti collaterali. La terapia con Intron-A e' stata utilizzata pazienti non ospedalizzati. Melanoma maligno: Terapia di induzione: Intron-A e' somministrato per via endovenosa ad un dosaggio giornaliero di 20 milioni U.I./m2 per cinque giorni alla settimana per un periodo di 4 settimane; la dose calcolata di Intron-A viene aggiunta a 100 ml di soluzione fisiologica e somministrata per infusione in 20 minuti. Terapia di mantenimento: la dose raccomandata e' di 10 milioni U.I./m2 somministrata sottocute 3 volte alla settimana (a giorni alterni) per 48 settimane. Se durante il trattamento con Intron-A insorgono gravi effetti collaterali, in particolare se i granulociti diminuiscono fino a <500/mm3 od i livelli di ALT/AST aumentano di 5 volte il limite superiore normale, il trattamento deve essere temporaneamente sospeso, finche' le reazioni avverse non diminuiscano. Il trattamento con Intron-A deve ricominciare al 50% del dosaggio precedente. Se dopo l'aggiustamento della dose l'intolleranza persiste, o se i granulociti diminuiscono a <250/mm3 od i livelli di ALT/AST aumentano di 10 volte il limite superiore normale, la terapia con Intron-A deve essere sospesa. Sebbene il dosaggio ottimale (minimo) non sia noto, per un completo beneficio clinico i pazienti devono essere trattati al dosaggio raccomandato, con una modifica della dose per tossicita', in accordo a quanto descritto. 4.3 controindicazioni - Storia di ipersensibilita' all'interferone alfa-2b ricombinante o a qualsiasi altro componente di Intron-A. - Grave patologia cardiaca preesistente. - Grave disfunzione renale o epatica, compresa quella causata da metastasi. - Epilessia e/o funzionalita' compromessa del sistema nervoso centrale (SNC) (V. Paragrafo 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni di impiego). - Epatite cronica in presenza di cirrosi epatica scompensata. - Epatite cronica in pazienti contemporaneamente o recentemente trattati con agenti immunosoppressivi, salvo nel caso di interruzione di una terapia corticosteroidea a breve termine. - Epatite autoimmune o anamnesi di malattia autoimmune, pazienti trapiantati immunodepressi. - Patologia tiroidea preesistente, salvo quando controllata dalla terapia convenzionale. 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni di impiego per tutti i pazienti: Reazioni di ipersensibilita' acuta (quali orticaria, angioedema, broncocostrizione, anafilassi) sono state osservate raramente durante terapia con Intron-A. Nell'eventualita' di una loro comparsa si deve interrompere immediatamente il trattamento ed istituire l'appropriata terapia medica. Transitorie reazioni cutanee non rendono necessaria l'interruzione del trattamento. Effetti collaterali di grado moderato o grave possono richiedere una modifica dello schema posologico di Intron-A o, in qualche caso, l'interruzione del trattamento. Qualsiasi paziente con alterazioni dei parametri di funzionalita' epatica comparse in corso di trattamento con Intron-A richiede un attento monitoraggio e, nel caso di progressione dei segni e sintomi, l'interruzione della terapia. Durante il trattamento con lntron-A, o fino ai due giorni successivi, puo' verificarsi ipotensione che puo' richiedere misure terapeutiche di supporto. I pazienti in trattamento con Intron-A devono essere mantenuti in buone condizioni di idratazione, essendosi osservati alcuni casi di ipotensione dovuta a deplezione di liquidi. Tale eventualita' puo' rendere necessario l'apporto sostitutivo di liquidi. La comparsa di febbre puo' essere correlata con la sindrome di tipo influenzale molto spesso osservata durante terapia con interferone, ma in presenza di febbre persistente devono essere escluse altre cause. Per alleviare febbre e cefalea che si possono osservare a seguito della terapia con Intron-A e' risultato efficace l'acetaminofen (paracetamolo). La dose di acetaminofen raccomandata e' da 500 mg a 1 g somministrato 30 minuti prima della somministrazione di Intron-A. La dose massima giornaliera di acetaminofen e' di 1 g per 4 volte. Intron-A deve essere utilizzato con cautela in pazienti con condizioni mediche debilitanti, come quelli con una storia di malattie polmonari (ad es. malattia ostruttiva polmonare cronica) o diabete mellito facile alle chetoacidosi. Si deve prestare particolare cautela anche nei pazienti con disordini della coagulazione (ad es. tromboflebite, embolia polmonare) o grave mielodepressione. Infiltrati polmonari, polmonite, con mortalita', sono stati osservati raramente in pazienti trattati con alfa-interferone, compresi quelli trattati con Intron-A. L'eziologia non e' stata definita. Questi sintomi sono stati riportati con maggior frequenza quando in concomitanza ad interferone alfa viene somministrato shosaikoto, un rimedio erboristico cinese. Ogni paziente che sviluppi febbre, tosse, dispnea od altri sintomi respiratori deve essere sottoposto ad una radiografia del torace. Se la radiografia del torace evidenzia infiltrati polmonari o se si osserva evidenza di alterazione della funzionalita' polmonare, il paziente deve essere monitorato strettamente e, se necessario, il trattamento con alfa-interferone deve essere interrotto. Mentre questo e' stato riportato con maggiore frequenza nei pazienti con epatite cronica C trattati con alfa-interferone, e' stato anche segnalato in pazienti con patologie di natura oncologica trattati con alfa-interferone. L'immediata interruzione della somministrazione di alfa- interferone e il trattamento con corticosteroidi sembra essere correlato alla risoluzione degli eventi avversi polmonari. Reazioni avverse a livello oculare (V. Paragrafo 4.8. Effetti indesiderati) sembrano insorgere dopo l'impiego del farmaco per diversi mesi, ma sono state riportate anche dopo periodi di trattamento piu' brevi. Ogni paziente che segnali modifiche dell'acuita' visiva o del campo visivo, o che riporti altri sintomi a livello oftalmico nel corso del trattamento con Intron-A deve essere sottoposto a visita oculistica. Poiche' gli effetti retinici possono essere differenziati da quelli osservati nelle retinopatie diabetiche od ipertensive, si raccomanda prima del trattamento con interferone un esame oculistico di base nei pazienti con diabete mellito od ipertensione. I pazienti con preesistenti malattie psichiatriche o anamnesi di gravi disturbi psichici non devono essere trattati con Intron-A. Durante il trattamento con Intron-A, in alcuni pazienti sono stati osservati gravi effetti a livello del SNC, in particolare depressione, ideazione suicida e tentativo di suicidio; in questi casi la terapia con Intron-A deve essere sospesa. La potenziale gravita' di questi effetti collaterali deve essere tenuta a mente dal medico prescrittore. Raramente sono stati osservati altri effetti a carico del SNC manifestatisi con confusione ed altre alterazioni dello stato mentale. Effetti di maggiore significativita', quali ottundimento e coma sono stati osservati in alcuni pazienti, solitamente anziani, trattati a dosi maggiori. Mentre questi effetti sono generalmente reversibili, in alcuni pazienti la completa risoluzione ha richiesto fino a 3 settimane. Molto raramente, si sono verificate convulsioni con alti dosaggi di Intron-A. I pazienti con anamnesi di scompenso cardiaco congestizio, infarto miocardico e/o con aritmie pregresse o in atto nei quali sia necessario un trattamento con Intron-A devono essere attentamente controllati. Nei pazienti con preesistenti alterazioni cardiache e/o con tumori di stadio avanzato dovrebbero essere eseguiti controlli elettrocardiografici prima e nel corso del trattamento. Le aritmie cardiache (per lo piu' sopraventricolari) di solito rispondono alla terapia convenzionale, ma possono richiedere l'interruzione del trattamento con Intron-A. A causa di segnalazioni riguardo l'esacerbazione di psoriasi preesistente, Intron-A deve essere usato nei pazienti con psoriasi solo se il beneficio potenziale ne giustifica il potenziale rischio. Dati preliminari possono indicare che la terapia con interferone alfa e' associata ad un'aumentata incidenza di rigetto al trapianto (trapianti di fegato e rene). Nel corso del trattamento con alfa interferoni e' stata segnalata la possibilita' dello sviluppo di diversi auto- anticorpi. Le manifestazioni cliniche di malattie autoimmuni nel corso della terapia con interferone possono intervenire con frequenza superiore nei pazienti predisposti allo sviluppo di malattie autoimmuni. Il trattamento con Intron-A deve essere interrotto nei pazienti con epatite cronica che sviluppino alterazione degli indici di coagulazione, che puo' indicare scompenso epatico. Non e' stata dimostrata l'efficacia dell'interferone alfa-2b in pazienti affetti da epatite cronica B o C, con una co-infezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV), o sottoposti ad emodialisi. Epatite cronica C: In rari casi, pazienti trattati con Intron-A per epatite cronica C hanno manifestato alterazioni tiroidee di tipo sia ipo- che ipertiroideo. Nel corso di sperimentazioni cliniche con Intron-A, il 2,8% dei pazienti ha sviluppato anomalie tiroidee. Le alterazioni sono state controllate dalla terapia convenzionale per le disfunzioni tiroidee. Non si conosce il meccanismo attraverso il quale Intron-A puo' modificare lo stato tiroideo. Prima di iniziare una terapia con Intron-A per il trattamento dell'epatite cronica C e' opportuno controllare i livelli sierici dell'ormone tireotropo (TSH). Qualsiasi alterazione tiroidea evidenziata dal controllo deve essere trattata con la terapia convenzionale. Il trattamento con Intron-A puo' essere istituito se la terapia mantiene il livello di TSH entro i limiti dei valori normali. Se nel corso della terapia con Intron-A il paziente manifesta sintomi compatibili con la disfunzione tiroidea, si devono verificare i livelli di TSH. In presenza di disfunzione tiroidea, il trattamento con Intron-A puo' essere continuato se la terapia mantiene i livelli di TSH entro i limiti dei valori normali. L'interruzione della terapia con Intron-A non ha indotto la reversione di disfunzioni tiroidee insorte nel corso del trattamento. Chemioterapia concomitante: La somministrazione di Intron-A in associazione con altri agenti chemoterapici puo' aumentare il rischio di tossicita' (gravita' e durata), che puo' essere pericolosa o fatale per la vita del paziente. Gli effetti collaterali piu' comunemente riportati e potenzialmente pericolosi o fatali comprendono mucosite, diarrea, neutropenia, compromissione renale, turbe elettrolitiche. A causa del rischio di una aumentata tossicita', e' richiesto un accurato aggiustamento del dosaggio di Intron-A e dei concomitanti agenti chemoterapici. Sarcoma di Kaposi correlato all'AIDS: Intron-A non deve essere utilizzato in associazione con inibitori della proteasi. Fatta eccezione per la zidovudina, non ci sono dati di sicurezza in merito all'associazione di Intron-A con inibitori della trascriptasi inversa. Esami di laboratorio: gli esami ematologici ed ematochimici standard (esame emocromocitometrico completo con formula differenziale e conta di piastrine; dosaggio di elettroliti, enzimi epatici, proteinemia, bilirubinemia, creatininemia) devono essere effettuati in tutti i pazienti prima di una terapia sistemica con Intron-A e poi a intervalli periodici. Per pazienti in trattamento per epatite B o C, si raccomanda di eseguire gli esami ai seguenti intervalli di tempo: settimana 1, 2, 4, 8, 12, 16 ed in seguito ogni mese, durante tutto il trattamento. Se nel corso della terapia con Intron-A i livelli di ALT aumentano > o meno 2 volte rispetto ai valori basali, la terapia con Intron-A puo' essere proseguita qualora non si osservino segni e sintomi di insufficienza epatica. Durante l'aumento di ALT, le seguenti prove di funzionalita' epatica devono essere ripetute a intervalli di 2 settimane: ALT, tempo di protrombina, fosfatasi alcalina, albumina, bilirubina. Nei pazienti trattati per melanoma maligno, la funzionalita' epatica, la conta e la differenziazione dei globuli bianchi deve essere controllata settimanalmente durante la fase di induzione della terapia e mensilmente durante la fase di mantenimento della terapia. Uso in pediatria: dosi fino a 10 milioni U.I./m2 si sono dimostrate sicure nei bambini con epatite cronica B, ma non e' stata documentata l'efficacia terapeutica. L'esperienza relativa a pazienti di eta' inferiore a 18 anni e' stata complessivamente limitata; per tali pazienti, i benefici attesi devono essere attentamente valutati in rapporto ai potenziali rischi. Effetti sulla fertilita': l'interferone puo' avere effetti sulla fertilita'. Studi sull'impiego di interferone in primati non umani hanno evidenziato anomalie del ciclo mestruale. In donne trattate con interferone leucocitario umano sono state osservate riduzioni dei livelli sierici di estradiolo e progesterone. Le donne in eta' fertile non devono quindi essere trattate con Intron-A, a meno che non vengano adottate efficaci misure contraccettive durante il periodo di trattamento. Intron-A deve essere usato con prudenza negli uomini in eta' fertile. 4.5 Interazioni con altri medicinali ed interazioni di qualsiasi altro genere Interazioni farmacologiche: La contemporanea somministrazione di Intron-A e narcotici, ipnotici o sedativi va attuata con cautela. Le interazioni tra Intron-A ed altri farmaci non sono state pienamente valutate. E' necessario usare cautela nella somministrazione di Intron-A in associazione con altri agenti potenzialmente mielosoppressivi. Gli interferoni possono interferire con il processo metabolico ossidativo. Di questa possibilita' va tenuto conto durante la concomitante terapia con farmaci metabolizzati per tale via, quali i derivati xantinici, teofillina e aminofillina. Nel corso di contemporanea terapia xantinica e' opportuno monitorare i livelli sierici di teofillina e, se necessario, modificare il dosaggio. 4.6 Uso durante la gravidanza e l'allattamento Nella Macaca mulatta (scimmie rhesus) Intron-A ha dimostrato attivita' abortiva a dosi che superavano di 90 e 180 volte la dose raccomandata di 2 milioni U.I./m2 per via intramuscolare o sottocutanea. Sono stati osservati casi di aborto in tutti i gruppi posologici (7,5 milioni, 15 milioni e 30 milioni U.I./kg), e la differenza rispetto ai controlli e' risultata statisticamente significativa solo nei gruppi trattati con dosi medie e alte (corrispondenti a 90 e 180 volte la dose raccomandata di 2 milioni U.I./m2 per via intramuscolare o sottocutanea). Non sono disponibili dati adeguati in donne gravide. Intron-A deve essere somministrato in gravidanza solo se i benefici attesi giustificano i potenziali rischi fetali. Non e' noto se i componenti del farmaco vengano escreti con il latte materno. Dati i potenziali effetti collaterali di Intron-A a carico del lattante, va deciso se interrompere l'allattamento o la terapia, tenendo conto di quale sia l'importanza del trattamento per la madre. 4.7 Effetti sulla capacita' di guidare veicoli e sull'uso di macchine I pazienti che manifestano spossatezza, sonnolenza o stato di confusione durante il trattamento con Intron-A, devono essere avvisati di evitare la guida e l'uso di macchinari. 4.8 Effetti indesiderati Negli studi clinici, condotti in un empio spettro di indicazioni e con un esteso intervallo di dosi, gli effetti indesiderati riferiti con maggiore frequenza sono stati febbre, spossatezza, cefalea e mialgia. Febbre e spossatezza si sono risolte entro 72 ore dall'interruzione o cessazione del trattamento ed erano correlate con la dose. Nei pazienti trattati per epatite tali effetti sono stati di grado lieve o moderato. Effetti collaterali comuni includono rigidita'/tremori, anoressia e nausea. Effetti collaterali meno comuni includono vomito, diarrea, artralgia, astenia, sonnolenza, vertigini, secchezza delle fauci, alopecia, sintomi di tipo influenzale (aspecifici), dolore dorsale, depressione, tentativi di suicidio, senso di malessere, dolore, ipersudorazione, alterazione del gusto, irritabilita', insonnia, confusione, ridotta capacita' di concentrazione, ipotensione. Effetti collaterali riferiti raramente includono dolore addominale, eruzione cutanea, nervosismo, reazione nella sede di iniezione, parestesia, herpes simplex, prurito, algia oculare, ansia, epistassi, tosse, faringite, infiltrazione polmonare, polmonite, alterazione dello stato di coscienza, perdita di peso, edema facciale, dispnea, dispepsia, tachicardia, ipertensione, aumento dell'appetito, riduzione della libido, ipoestesia, grave alterazione del gusto, consistenza molle delle feci, sanguinamento gengivale, crampi alle gambe, neuropatia, polineuropatia rabdomiolisi talvolta grave, ed insufficienza renale. Inoltre, sono stati osservati raramente anche ipertiroidismo o ipotiroidismo. Effetti epatotossici, anche a esito fatale, si sono verificati raramente. Molto raramente, successivamente all'immissione in commercio di Intron-A, sono stati segnalati casi di sindrome nefrosica, scompenso renale, diabete aggravato, diabete/iperglicemia, ischemia cardiaca, ed infarto miocardico. Gli effetti collaterali cardiovascolari, per lo piu' aritmie, sono apparsi correlati con preesistente patologia cardiovascolare e precedente terapia cardiotossica (V. Paragrafo 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni di impiego). E' stata riportata raramente miocardiopatia transitoria reversibile in pazienti senza precedenti esperienze di patologia cardiaca. Emorragie retiniche, lesioni tipo "cotton wool" e ostruzioni arteriose o venose retiniche sono state raramente osservate in pazienti trattati con interferone alfa, incluso Intron-A (Interferone alfa-2b ricombinante) polvere per soluzione iniettabile o soluzione iniettabile. (V. Paragrafo 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni di impiego). Alterazioni clinicamente significative dei parametri di laboratorio, per lo piu' osservate con dosi giornaliere superiori a 10 milioni U.T., includono riduzione delle conte di granulociti e leucociti, riduzione del livello di emoglobina e della conta di piastrine, aumento dei livelli di fosfatasi alcalina, LDH, creatininemia, azotemia. Anomali aumenti dei livelli sierici di ALT/AST (SGPT/SGOT) sono stati osservati in alcuni soggetti non epatitici e in alcuni pazienti con epatite cronica tipo B in coincidenza con la scomparsa di DNA polimerasi virale. 4.9 Sovradosaggio Non sono mai stati segnalati casi di sovradosaggio di Intron-A; tuttavia, come per ogni altro preparato farmacologicamente attivo, e' indicato il trattamento sintomatico con frequente monitoraggio dei segni vitali e attenta osservazione del paziente. 5. PROPRIETA' FARMACOLOGICHE Gruppo farmacoterapeutico: agenti immunostimolanti, citochine, interferone alfa, Codice ATC: L03A A04 Intron-A e' una preparazione liofilizzata, sterile, stabile, di interferone alfa-2b altamente purificato prodotto con la tecnologia del DNA ricombinante. L'interferone alfa-2b ricombinante e' una proteina idrosolubile con peso molecolare di circa 19.300 daltons. E' prodotto da un clone di E. coli contenente un plasmide di cui si e' ottenuta, mediante ingegneria genetica, l'ibridazione con un gene dell'interferone alfa-2 di leucociti umani. L'attivita' di Intron-A e' espressa in U.I.: 1 mg di proteina interferone alfa-2b ricombinante corrisponde a 2,6 x 10 elev. 8 U.I.. Le Unita' Internazionali vengono determinate in base al confronto dell'attivita' dell'interferone alfa-2b ricombinante con quella di una preparazione di riferimento internazionale di interferone estratto da leucociti umani, definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Gli interferoni sono una famiglia di piccole molecole proteiche di peso molecolare compreso tra circa 15.000 e 21.000 daltons. Sono prodotti e secreti dalle cellule, in risposta a infezioni virali o a vari induttori sintetici o biologici. Sono state individuate tre classi principali di interferoni: alfa, beta e gamma. Tali classi non sono omogenee e possono contenere numerose differenti specie molecolari di interferone. Sono stati identificati non meno di 14 interferoni alfa umani geneticamente distinti. Intron-A e' stato classificato come interferone alfa-2b ricombinante. 5.1 Proprieta' farmacodinamiche Gli interferoni esercitano le loro attivita' cellulari legandosi a specifici recettori di membrana situati sulla superficie cellulare. I recettori per l'interferone umano isolati da cellule linfoblastoidi umane (Daudi) sembrano essere proteine altamente asimmetriche. La loro selettivita' per gli interferoni umani, ma non per quelli murini, e' di indicativa di specie-specificita'. La dimostrazione di specie-specificita' e' stata ottenuta in studi relativi ad altri interferoni. Tuttavia alcune specie di scimmie, es. le scimmie Rhesus, sono sensibili alla stimolazione farmacodinamica dovuta ad esposizione ad interferoni umani di tipo 1. I risultati di numerosi studi indicano che, una volta legato alla membrana cellulare, l'interferone innesca una complessa sequenza di eventi intracellulari che includono l'induzione di alcuni enzimi. Si ritiene che tale processo sia, almeno in parte, responsabile delle varie risposte cellulari all'interferone, tra cui l'inibizione della replicazione virale in cellule infettate con virus, la soppressione della proliferazione cellulare e azioni immunomodulanti quali incremento dell'attivita' fagocitaria dei macrofagi e aumento della citotossicita' specifica dei linfociti nei confronti delle cellule bersaglio. Ognuna di tali attivita', da sola o insieme alle altre, potrebbe contribuire agli effetti terapeutici dell'interferone. L'interferone alfa-2b ricombinante ha dimostrato effetti antiproliferativi in studi nei quali si sono impiegati sistemi di colture cellulari sia umane sia di animali e allotrapianti di tumori umani nell'animale. E' stata dimostrata significativa attivita' immunomodulante in vitro. Inoltre, l'interferone alfa-2b ricombinante inibisce la replicazione virale in vitro e in vivo. Sebbene il meccanismo di azione antivirale esercitata dall'interferone alfa-2b ricombinante sia sconosciuto, sembra attuarsi mediante alterazione del metabolismo della cellula ospite. Attraverso tale azione, la replicazione virale viene inibita o, se si verifica, da' origine a virioni incapaci di lasciare la cellula. 5.2 Proprieta' farmacocinetiche La farmacocinetica di Intron-A e' stata studiata in volontari sani dopo dosi singole di 5 e 10 milioni U.I./m2 somministrate per via sottocutanea, intramuscolare e per infusione venosa di 30 minuti. Le concentrazioni sieriche medie osservate dopo somministrazione sottocutanea e dopo somministrazione intramuscolare erano confrontabili. I livelli sierici massimi sono stati raggiunti dopo 3-12 ore con la dose piu' bassa e dopo 6-8 ore con quella piu' alta. L'emivita di eliminazione dell'interferone era tispettivamente di circa 2-3 ore e di circa 6-7 ore. I livelli sierici erano scesi a valori non misurabili rispettivamente 16 e 24 ore dopo l'iniezione. La biodisponibilita' e' risultata >100% sia con la somministrazione sottocutanea che con quella intramuscolare. Con somministrazione endovenosa i livelli sierici di interferone hanno raggiunto il picco (da 135 a 273 U.I./ml) entro il termine dell'infusione ed hanno poi mostrato un declino leggermente piu' rapido di quello osservato con somministrazione sottocutanea o intramuscolare; 4 ore dopo l'infusione erano scesi a valori non misurabili. L'emivita di eliminazione e' stata di circa 2 ore. Con ognuna delle 3 vie di somministrazione i livelli urinari di interferone erano inferiori al valore minimo misurabile. Prove per la ricerca di fattori neutralizzanti l'interferone sono state effettuate su campioni sierici di pazienti trattati con Intron-A in studi clinici seguiti da Schering-Plough. I fattori neutralizzanti l'interferone sono anticorpi che neutralizzano l'attivita' antivirale dell'interferone. L'incidenza clinica della comparsa di anticorpi neutralizzanti e' del 2,9% nei pazienti oncologici trattati per via sistemica e del 6,2% nei pazienti con epatite. I titoli anticorpali erano bassi nella grande maggioranza dei casi e non sempre erano correlati con perdita di efficacia o con altri fenomeni autoimmunitari. Nei pazienti con epatite non si e' osservata riduzione della risposta, apparentemente per i bassi livelli anticorpali. 5.3 Dati preclinici di sicurezza Nonostante la specie specificita' generalmente riconosciuta all'interferone, sono stati condotti studi tossicologici in topi, ratti, conigli e scimmie. Con somministrazione di interferone alfa-2b umano ricombinante per periodi fino a 3 mesi non si sono evidenziati segni di tossicita'. Gli studi sull'animale relativi agli effetti sulla riproduzione indicano che l'interferone alfa-2b ricombinante non ha attivita' teratogena nel ratto e nel coniglio, e che non induce effetti sfavorevoli sulla gestazione, sullo sviluppo fetale e sulla fertilita' nella progenie di ratti trattati. Tuttavia, e' noto che elevati dosaggi di altre forme di interferoni alfa e beta producono effetti anovulari ed abortificanti nelle scimmie Rhesus. Gli studi di mutagenesi condotti con Intron-A non hanno rivelato effetti avversi. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE 6.1 Elenco degli eccipienti Polvere per soluzione iniettabile: glicina, sodio fosfato anidro, sodio fosfato monobasico ed albumina umana. Solvente: - Acqua sterile per preparazioni iniettabili 6.2 Incompatibilita' Ad eccezione del solvente raccomandato, nessuna sostanza o soluzione deve essere mescolata con Intron-A. 6.3 Periodo di validita' Intron-A. Polvere per soluzione iniettabile - Prodotto non ricostituito: 36 mesi se mantenuto a temperatura compresa tra 2 e 8 gradi C (frigorifero). Massimo 4 settimane a temperatura ambiente (fino a 25 gradi C) prima dell'uso. - Soluzione ricostituita (flacone mono-dose): massimo 12 ore quando conservata a temperatura ambiente (fino a 25 gradi C) o 24 ore se conservata a temperatura compresa tra 2 e 8 gradi C (frigorifero). 6.4 Speciali precauzioni per la conservazione Intron-A. Polvere per soluzione iniettabile: NON CONGELARE Durante il trasporto e/o per facilitare l'uso in ambulatorio, il prodotto non ricostituito puo' essere mantenuto a temperatura ambiente (fino a 25 gradi C) per un periodo fino a 4 settimane prima dell'uso. Se il prodotto non viene ricostituito nel corso delle 4 settimane, non puo' essere rimesso in frigorifero per un nuovo periodo di conservazione e deve essere eliminato. 6.5 Natura e contenuto della confezione Intron-A. Polvere per soluzione iniettabile: - 1 milione U.I.: flacone da 2 ml in vetro di tipo 1; - 3 milioni U.I.: flacone da 2 ml in vetro di tipo 1: - 5 milioni U.I.: flacone da 2 ml in vetro di tipo 1; - 10 milioni U.I.: flacone da 2 ml in vetro di tipo 1; Solvente: - Acqua sterile per preparazioni iniettabili: fiala da 2 ml in vetro di tipo 1. 6.6 Istruzioni per l'impiego e la manipolazione, e per l'eliminazione del medicinale non utilizzato o dei rifiuti derivati da tale medicinale Ricostituzione di Intron-A, polvere per soluzione iniettabile, per uso parenterale - Intron-A e' fornito come polvere. I flaconi da 1, 3, 5, 10 milioni U.I. sono mono-dose. Il contenuto dei flaconi monodose deve essere ricostituito con 1 ml di acqua sterile per preparazioni iniettabili. Le soluzioni ricostituite sono isotoniche per uso parenterale. Con l'uso di una siringa e di un ago sterili introdurre nel flacone di Intron-A 1 ml di acqua sterile per preparazioni iniettabili. Agitare leggermente per accelerare la completa dissoluzione della polvere. Con una siringa sterile prelevare la dose appropriata ed iniettare. Come ogni altro preparato per uso parenterale, prima della somministrazione la soluzione ricostituita deve essere controllata visivamente per verificare l'assenza di particelle estranee o scolorimento. Preparazione di Intron-A per infusione endovenosa - L'infusione deve essere preparata immediatamente prima dell'uso. La polvere liofilizzata di Intron-A deve essere ricostituita aggiungendo 1 ml di solvente per Intron-A. L'esatto quantitativo di interferone, corrispondente alla dose appropriata, deve quindi essere prelevato dal flacone/i, aggiunto a 100 ml di una soluzione sterile fisiologica e quindi somministrato in 20 minuti. NESSUN ALTRO FARMACO PUO' ESSERE INFUSO INSIEME AD INTRON-A. SET PER LA SOMMINISTRAZIONE ENDOVENOSA (I.V.): E' stata valutata la compatibilita' di Intron-A alla concentrazione minima di 1x10 elev. 6 U.I./ml, in soluzione fisiologica, con differenti set infusionali. I seguenti set infusionali possono essere utilizzati con Intron-A: Set infusionale Produttore 2C001 Travenol VI 400 Mc Gaw Venoset 78 Abbot Ultipor Blood Pall Filtro per trasfusione e set infusionale Intrafix Air B. Braun STK Injection Set Aesca Type L 76 Perfu Pal Dubernarid Vitrum Vacoset V34 Baxter Vacoset V2400 Pharmaseal Hiplex-Venosteril -- Venoset Abbott Vacoset V-736 Mc Gaw V acoset V 717U Mc Gaw I seguenti set infusionali non sono accettabili e non possono essere utilizzati con Intron-A: Set infusionale Produttore Varsaset V 13 Rivero Addit IV V1444 Mc Gaw Continue-flow Travenol 7. TITOLARE DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'IMMISSIONE IN COMMERCIO Schering-Plough S.p.A. Via G. Ripamonti, 89 20141 Milano 8. NUMERO DELL'AUTORIZZAZIONE ALLA IMMISSIONE IN COMMERCIO Intron-A 1 milione UI/1 ml A.I.C. 026393025 Intron-A 3 milioni UI/1 ml A.I.C. 026393037 Intron-A 5 milioni UI/1 ml A.I.C. 026393013 Intron-A 10 milioni UI/1 ml A.I.C. 026393049 9. DATA DI PRIMA AUTORIZZAZIOINE/RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE 17 luglio 1987 - 31 maggio 1995 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO Dicembre 1996.