ALLEGATO Al Presidente della Repubblica Il consiglio comunale di Poggiomarino (Napoli) presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il predetto organo elettivo e' stato rinnovato nelle consultazioni amministrative del 9 giugno 1996 a conclusione di un periodo di gestione commissariale, conseguente al provvedimento di scioglimento adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 4 dicembre 1995, ai sensi dell'art. 39 della legge 8 giugno 1990, n. 142. Gia' in precedenza l'ente era stato destinatario del provvedimento di scioglimento, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 30 settembre 1991, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221. Considerata la collocazione ambientale del comune di Poggiomarino nell'hinterland vesuviano, che risente della forte presenza di organizzazioni camorristiche che hanno generato un clima di tensione e di particolare apprensione per il possibile condizionamento dell'amministrazione locale, per le consolidate collusioni e per gli efficaci mezzi di persuasione, il prefetto di Napoli ha disposto l'accesso presso il comune di Poggiomarino, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, a 726, e successive modificazioni e integrazioni. Gli accertamenti svolti avvalorano la rilevata permeabilita' alle infiltrazioni ed al condizionamento della criminalita' organizzata nell'azione amministrativa dell'ente locale, nonche' un notevole livello di compromissione degli organi elettivi ed un uso distorto da parte di alcuni amministratori della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse al fine di favorire illecitamente soggetti collegati direttamente o indirettamente con la criminalita' organizzata. Come ampiamente esposto nella relazione commissariale, conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, l'intensa rete di frequentazioni e le molteplici relazioni, che variano dal semplice rapporto interpersonale al rapporto di parentela tra alcuni componenti del consiglio e della giunta con esponenti dei locali clan criminali, hanno determinato connivenze e cointeressenze pregiudizievoli per i legittimi interessi della comunita' locale. Ad avvalorare la situazione sopradescritta soccorre la circostanza che parte degli amministratori eletti facevano parte del civico consesso di Poggiomarino, sciolto per infiltrazioni camorristiche nel 1991. L'attivita' della giunta, inoltre, contrassegnata da instabilita' collegata ad una serie di dimissioni al suo interno, ha evidenziato un preoccupante degrado amministrativo, aggravato, altresi', dalla singolare scelta di un assessore che, su pressioni esercitate da un noto capoclan, e' ricaduta su persona ritenuta gradita ad esponenti di spicco della criminalita'. Emblematica, inoltre, e' la particolare posizione processuale penale di alcuni amministratori che sono stati rinviati a giudizio per abuso d'ufficio continuato e violazione delle norme in materia di controllo dell'attivita' urbanistica. l settori in cui emergono segnatamente l'utilizzo della pubblica amministrazione per personali tornaconti affaristici sono quelli degli appalti pubblici, della gestione finanziaria e dell'edilizia in relazione al fenomeno dell'abusivismo. In materia di appalti pubblici, l'inidoneita' dell'ente a difendere e salvaguardare il governo locale dall'infiltrazione camorristica e' resa palese dalla vicenda riguardante i lavori di realizzazione dell'impianto di distribuzione del gas metano. Risulta, infatti, che tale appalto sia stato appannaggio, a vario titolo, di ditte in qualche modo collegate a personaggi gravitanti nella sfera della delinquenza organizzata, che hanno proceduto all'esecuzione dei lavori sia in difformita' del progetto approvato, che del programma dei lavori. Le varianti, che hanno comportato in maniera inequivoca una maggiore utilita' per i concessionari e un danno per la comunita' locale, sono state, altresi', illegittimamente sanate dall'amministrazione comunale. E' stato, inoltre, fatto ricorso a procedure di subappalto, in violazione della normativa vigente in materia, consentendo che parte dei lavori venissero eseguiti da ditte che sono risultate collegate alla criminalita' organizzata e per le quali e' stata volutamente omessa la richiesta di certificazione antimafia. Strettamente collegata alla vicenda sopradescritta e' quella relativa ad un consorzio per la metanizzazione, al cui interno sono stati designati, per il comune di Poggiomarino, soggetti ia cui nomina non sarebbe risultata scevra da favoritismi ed interessi certamente estranei al bene comune. Altro episodio riguarda le procedure amministrative poste in essere dall'ente, su proposta di un assessore, in ordine all'approvazione della perizia di variante relativa ai lavori di ampliamento e sistemazione di una strada, che hanno evidenziato gravi irregolarita' generando danni patrimoniali a carico dell'ente ed ingiusti vantaggi a favore della societa' appaltante, indiziata di essere nella disponibilita' della criminalita' organizzata. Anche le procedure previste per l'affidamento dei servizi di trasporto funebre, di refezione scolastica, di pulizia in edifici pubblici e di forniture di apparecchiature varie hanno danneggiato l'economia dell'ente e favorito le ditte appaltatrici a causa delle condizioni estremamente vantaggiose (per queste ultime) apposte nei relativi contratti, in ordine ai quali risultano violate le norme piu elementari in materia di esecuzione di appalti e, talvolta, introdotte nei relativi capitolati clausole tali da limitare la piena ed equa partecipazione delle ditte interessate. La consistenza e l'entita' degli elementi raccolti in fase di accesso convergono inequivocabilmente a delineare un quadro preoccupante, caratterizzato da una diffusa e consolidata presenza di ditte, alcune incaricate da precedenti amministrazioni che, in qualche modo, sono risultate collegate direttamente o indirettamente con la criminalita' organizzata, ovvero hanno avuto rapporti e cointeressenze con soggetti coinvolti in vicende afferenti reati di stampo camorristico. Ulteriore riscontro della collusione della malavita organizzata si rinviene nel settore edilizio, certamente tra i piu' permeabili alle sue illecite interferenze, settore nel quale l'ente ha inequivocabilmente dimostrato di penalizzare la collettivita' amministrata, favorendo, con procedure irregolari, interessi di parte, nonche' omettendo sistematicamente i dovuti controlli e gli incisivi interventi per reprimere il dilagante abusivismo. La convergenza tra gli interessi della delinquenza organizzata e l'amministrazione comunale di Poggiomarino emerge anche nella vicenda riguardante il servizio di riscossione entrate, in particolare nell'affidamento dell'appalto per la riscossione di oneri di concessione edilizia ad una ditta nella cui compagine societaria figura un amministratore coinvolto in una vicenda processuale penale, ancora in corso. Le indagini svolte hanno messo in luce diffuse illegalita' ed omessi controlli per la complicita' di alcuni amministratori comunali, che hanno prodotto effetti devastanti sulla gestione finanziaria dell'ente stesso. Le allarmanti interferenze della criminalita' organizzata, ancor piu insidiose in quanto manifestatesi anche attraverso legami e connessioni trasversali, pongono in pericolo lo stato generale della sicurezza pubblica ed evidenziano, specie in relazione alle gravi carenze gestionali del comune, la lesione degli interessi costituzionalmente garantiti della comunita' amministrata. Il clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il consiglio comunale di Poggiomarino (Napoli), la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari all'interesse della collettivita', hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini. La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, finalizzato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e a garanzia dei valori costituzionali che risultano in larga misura compromessi dal diffuso sistema di illegalita'. Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di Poggiomarino. A tal fine il prefetto di Napoli, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Poggiomarino con relazione del 31 dicembre 1998, che si intende qui integralmente richiamata. La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, a 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, a 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Poggiomarino (Napoli), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore. Roma, 4 febbraio 1999 Il Ministro dell'interno: Russo Jervolino