(all. 1 - art. 1)
                 PIANO DI SVILUPPO DELL'ACQUACOLTURA
                       D'ACQUA DOLCE NAZIONALE
                              Premessa
  1. La  legge 21 maggio 1998,  n. 164, recante misure  in materia di
pesca ed acquacoltura prevede, nell'art. 1, comma 6, un aggiornamento
del piano nazionale  per il triennio 1997/1999,  comprendendo tra gli
interventi   del    piano   anche    quelli   diretti    al   settore
dell'acquacoltura in acqua dolce.
  Il  presente  piano,  predisposto  in  attuazione  della  legge  n.
164/1998,  si  riferisce  alla  accelerazione  dello  sviluppo  della
acquacoltura nazionale  in acque interne dolci  attraverso interventi
specifici e diversificati.
  Tali interventi vanno ad integrare quanto gia' disposto nel V piano
triennale della pesca e della  acquacoltura, adottati con decreto del
Ministro per  le politiche agricole  24 marzo 1997  (pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 97 del 28 aprile 1997).
  Il presente piano, anche per  gli aspetti di carattere generale, si
riferisce al documento di programmazione triennale sopra menzionato.
  Gia'  nel  piano  triennale  vigente, le  produzioni  di  organismi
acquatici in acque dolci sono state dettagliatamente considerate, ivi
comprese quelle non destinate al consumo alimentare. La produzione di
specie acquatiche  ornamentali assume  infatti un ruolo  rilevante in
alcune regioni d'Italia.
  La   ragione  di   una  considerazione   attenta  alle   produzioni
dulcacquicole,  nel  contesto  generale delle  produzioni  acquatiche
nazionali, e' il risultato di un approccio sistemico al settore della
pesca  che, per  la crescente  rilevanza dell'acquacoltura,  e' stato
integrato con il "sistema acquacultura nazionale".
   Questo e' comprensivo:
  a)  di tutte  le forme  di allevamento  in ambienti  acquatici, sia
marini che di acque interne, dal mare aperto alle acque montane;
  b)  di tutti  i  processi che  l'acquacoltura  prevede nelle  varie
modalita' produttive, ed essendo improntato su basi di sostenibilita'
ecologica ed  economica comprende  le implicazioni, sia  di carattere
ambientale e sia di carattere produttivo.
  2. Per  facilitare la  lettura del presente  piano sono  di seguito
sintetizzati  alcuni punti  essenziali  dell'iniziativa di  programma
relativa al  sistema pesca,  in cui si  inscrivono gli  interventi di
carattere subsettoriale cui il presente documento si riferisce:
  a) le  produzioni marine e  di acque interne,  sia da pesca  sia da
allevamento, sono offerte in un mercato sostanzialmente unico, quello
delle produzioni ittiche;
  b) la  disponibilita' di prodotti della  acquacoltura puo' incidere
sulla  struttura  dei prezzi  di  alcuni  prodotti della  pesca,  con
effetti sullo sforzo di cattura;
  c) l'acquacoltura puo' essere  un'occasione di riconversione per il
mondo della piccola pesca.
  Queste valutazioni  hanno portato  a considerare  l'economia ittica
come  l'insieme   delle  produzioni  e  dei   servizi  connessi  alle
produzioni acquatiche, evitando frammentazioni che mantengono in vita
modalita'  programmatorie  ormai  inadatte   a  mercati  sempre  piu'
globalizzati, e che comunque non  risultano coerenti con le politiche
europee,  e  con l'esigenza  di  mantenere  la spesa  pubblica  sotto
controllo attraverso interventi mirati ed assolutamente prioritari.
  In  particolare, le  produzioni  delle acque  interne si  collocano
nell'ambito  del   sistema  ittico   con  grande  rilevanza   per  le
motivazioni seguenti:
  a) la produzione di trote  rappresenta la prima voce, per quantita'
e valore, della piscicoltura nazionale;
  b)  le  produzioni di  anguilla  e  di storione  rappresentano  due
specificita'   italiane    nell'ambito   dell'acquacoltura   europea,
contribuendo al carattere diversificato dell'acquacoltura nazionale;
  c) la produzione di specie  da ripopolamento contribuisce a sistemi
economici integrati al turismo;
  d)   le  produzioni   di  specie   ornamentali  contribuiscono   al
mantenimento di  attivita' che  si integrano con  l'impresa agricola,
facilitando il mantenimento di specchi d'acqua di rilevante interesse
anche  ecologico,  soprattutto  nelle   zone  di  pianura  ampiamente
trasformate;
  e)  le produzioni  di  acqua dolce  consentono  il mantenimento  di
tradizioni e consumi  tipici di alcune aree  del territorio nazionale
contribuendo al mantenimento di valori diversi in un sistema soggetto
a crescente globalizzazione.
  Nel  corso dei  lavori  preparatori del  presente  piano, alla  cui
stesura   hanno   contribuito   le   componenti   settoriali   (dalle
associazioni di  categoria ai  ricercatori), sono  stati identificati
alcuni  fattori, che  ancora limitano  il processo  di sviluppo  e di
modernizzazione delle produzioni acquatiche in acque dolci:
  1) ritardo  nell'adeguamento degli impianti per  la reale riduzione
degli impatti ambientali, principalmente causati dalla qualita' delle
acque reflue degli impianti intensivi;
  2) ritardo nell'adeguamento delle unita' di produzione di giovanili
da ripopolamento ittico di ecosistemi acquatici lentici e lotici, nel
rispetto dei valori della  diversita' biologica; con realizzazione di
incubatori  con funzioni  specifiche  in  areali localizzati  (bacini
fluviali, laghi, etc.);
  3)  ritardo nell'adeguamento  del  sistema italiano  in materia  di
vaccini  ed  applicazioni  biotecnologiche  alla  acquacoltura  delle
specie d'acqua dolce;
  4) ritardo nella promozione  dei prodotti dell'acquacoltura d'acqua
dolce, ivi comprese le attivita' turistiche integrabili nella filiera
delle produzioni ittiche.
  Cio' premesso  viene dato  un quadro  aggiornato dello  stato delle
produzioni ittiche nelle acque dolci nazionali.
                     Acquacoltura d'acqua dolce
  Secondo  la  banca  dati  dell'API,  la  piscicoltura  italiana  ha
prodotto lo  scorso anno complessivamente oltre  65.000 tonnellate di
prodotti ittici. Le  aree di produzione risultano ubicate  per il 70%
nelle regioni del Nord,  per il 20% al Centro, e  per il restante 10%
al Sud,  dove si  riscontra una maggiore  propensione al  consumo del
pesce fresco  (oltre il 70% del  consumo totale, secondo i  dati API,
Associazione dei  piscicoltori italiani, acquistato per  il 70% nelle
pescherie o presso venditori ambulanti).
  La produzione di specie d'acqua dolce, supera le 57.000 tonnellate,
pari  ad  una P.L.V.  di  circa  300  miliardi,  con oltre  800  siti
produttivi e  circa 10.000/11.000 addetti compreso  l'indotto (figura
1).
  Per  quanto  riguarda i  consumi,  bisogna  tener presente  che  il
comparto  alimentare nel  suo complesso,  anche nel  nostro Paese  ha
ormai   raggiunto   livelli   di  maturita',   con   un   conseguente
stabilizzarsi della domanda di prodotti alimentari. I prodotti ittici
(figura 2),  in questo contesto,  confermano la tendenza  del settore
alimentare,   con  un   andamento  caratterizzato   da  un   generale
contenimento dei consumi, soprattutto  nel segmento del pesce fresco,
mentre  sembra esservi  maggior interesse  verso il  prodotto a  piu'
elevato contenuto  di servizio, commercializzato  soprattutto tramite
il canale della distribuzione moderna  (figura 3). Da rilevare infine
come gli  acquisti di  pesce d'acqua dolce  (la trota  rappresenta la
quasi totalita'  del pesce d'acqua  dolce) diano segnali  di maggiore
debolezza  nelle regioni  tradizionalmente  piu' forti  consumatrici,
mentre  le regioni  del Centro  sembrano evidenziare  una tenuta  dei
consumi (figura 4).
                           La troticoltura
  La  trota  risulta  la  specie piu'  allevata  con  una  produzione
complessiva di  51.000 tonnellate provenienti da  oltre 600 impianti,
pari  a circa  il 78%  della  produzione di  pesce d'acquacoltura  in
Italia ponendosi  ai vertici  della produzione,  per questa  specie a
livello comunitario.
  Il comparto,  che nell'ultimo  quinquennio (figura  5) ha  visto un
sensibile incremento  dei volumi  di produzione (+21%),  manifesta da
qualche anno uno  stato di sofferenza determinata sia  da problemi di
mercato, causati  dalle forti  importazioni di salmone  norvegese nei
paesi dell'U.E., sia dalla debolezza strutturale insita nel settore.
            Prezzi medi trota bianca da porzione (300/400 gr)
====================================================================
                  1995           1996          1997          1998
                                                          1 semestre
____________________________________________________________________
Prezzo L./kg      3.200          3.300         3.200         3.200
           Prezzi medi trota salmonata (500/1.000 gr)
====================================================================
                  1995           1996          1997          1998
                                                          1 semestre
____________________________________________________________________
Prezzo L./kg      3.600          3.800         3.700         3.700
  Anche se alcuni allevamenti  hanno potuto accedere ai finanziamenti
previsti dallo  SFOP, in generale  le aziende del  comparto risultano
ancora in  larga misura  caratterizzate da  impianti a  basso livello
tecnologico  ed  obsoleti, in  gran  parte  realizzati tra  gli  anni
'60/'70.
  I   troticoltori  in   questi   anni  hanno   cercato  di   reagire
all'andamento   negativo  del   prezzo  della   trota,  da   un  lato
incrementando le  quote di produzione  per ridurre il  costo unitario
del prodotto,  dall'altro cercando  una maggiore integrazione  con il
mercato, attraverso  il collocamento  diretto del prodotto  o l'invio
dello  stesso  al  consumo  trasformato. Inoltre,  a  fronte  di  una
generale diminuzione dei costi  di produzione registrata nel comparto
agroalimentare, la  troticoltura ha  subito un sensibile  aumento dei
costi, poiche' buona parte di questi dipende da fattori esterni e non
sempre controllabili.
  Pertanto,  la redditivita'  degli  allevamenti di  trota e'  andata
progressivamente  riducendosi,  fino ad  arrivare  in  taluni casi  a
gestioni passive.
  In questo scenario e' opportuno evidenziare: l'incremento dei costi
del mangime determinato dall'aumento del  costo delle farine di pesce
(oltre  il 35%  nell'ultimo biennio);  la diminuzione  dei prezzi  di
vendita specie per  quanto riguarda le trote vive,  causa la costante
diminuzione  della domanda  delle pesche  sportive; i  costi relativi
all'installazione dei misuratori di portata; le condizioni ambientali
mediamente  peggiorate dal  costante  innalzamento delle  temperature
delle  acque,  che  comporta   problemi  di  contaminazione,  ed  una
conseguente maggiore vulnerabilita' alle ittiopatologie; l'incremento
dei  costi  di  vaccinazione  e  profilassi;  gli  elevati  costi  di
ammodernamento  strutturale dovuti  anche  all'introduzione di  nuove
tecnologie  che  non  hanno  ancora  trovato  adeguata  contropartita
economica nella riduzione dei costi di produzione.
  Sono altresi' da considerare  le negative ripercussioni determinate
negli ultimi  anni dal  radicale mutamento  del quadro  normativo cui
fanno riferimento le  imprese agricole e di  conseguenza gli impianti
di  acquacoltura. A  questo  proposito si  ricordano  i piu'  recenti
significativi interventi legislativi: incremento dei coefficienti del
reddito agrario (+70% per il biennio 1997/1998 rispetto al precedente
periodo);  incremento  degli   oneri  previdenziali  determinati  dal
passaggio dello  SCAU all'I.N.P.S.;  introduzione di  nuove normative
(decreto legislativo n. 626/1994, applicazione legge n. 46/1990), che
hanno  comportato  rilevanti   investimenti  per  l'adeguamento  alla
sicurezza sui luoghi di lavoro e degli impianti elettrici.
  Inoltre, non e' da trascurare il sempre piu' elevato impatto subito
dagli  allevamenti  a  causa  degli uccelli  ittiofagi,  sempre  piu'
presenti nelle aree ove sono situati impianti di piscicoltura.
  Le previsioni  per il corrente  anno, basate sui dati  ricavati dal
"sistema  di   monitoraggio  del  mercato  dei   prodotti  ittici  di
acquacoltura in  Italia", evidenziano come  il consumo di  mangime di
trota nel primo  semestre 1998 sia risultato  inferiore rispetto allo
stesso periodo del 1997, per un quantitativo pari a 2.130 tonnellate,
presumibilmente con sensibile calo  produttivo a fine 1998. Pertanto,
nonostante   una   minor   produzione,  permangono   difficolta'   di
collocamento del  prodotto determinate,  come gia' accennato,  da una
generale diminuzione di consumo di pesce.
                    Troticoltura da ripopolamento
  Nell'arco di  quindici anni,  il ripopolamento con  salmonidi delle
acque pubbliche nazionali si e'  ridotto di oltre il 40%; nell'ultimo
quadriennio si stima una riduzione del  20-25%. Cio', a fronte di una
aumentata capacita' produttiva degli impianti, cui ha corrisposto una
riduzione  della  domanda,  che  ha  creato  un  esubero  produttivo,
analogamente a quanto si e' verificato negli altri Paesi europei.
  Molteplici sono le  cause di tale situazione:  in particolare hanno
inciso la ridefinizione degli obiettivi da parte dell'amministrazione
pubblica in materia di  ripopolamento, nonche' una generale riduzione
della spesa pubblica complessiva.
  I vari produttori italiani si  sono quindi adeguati alla domanda in
flessione,  subendo spesso  prezzi  non remunerativi  o inferiori  ai
costi.
  Nel caso della  trota fario, che rappresenta la  quota maggiore del
mercato da ripopolamento (+50%),  si evidenzia nella tabella seguente
che dal 1990 al  1998 i prezzi medi di vendita  hanno subito un netto
calo in termini di valore reale, a  fronte di un aumento dei costi di
produzione, creando in  tal modo una situazione  di forte concorrenza
tra i produttori.
                           Trota Fario
====================================================================
  Dimensioni     Valore unitario 1990      Valore unitario 1998
     cm                   Lire                      Lire
____________________________________________________________________
Uova                     8-10                     8-9
2,5-3                   15-20                    13-18
4-6                       70                       70
6-9                      120                      110
9-12                     180                      160
Adulta                 7000/kg                  7000/kg
  In questo quadro, non appare opportuno incentivare l'attivazione di
nuovi centri  di produzione di salmonidi  da ripopolamento. Piuttosto
e' prioritario agevolare  l'adeguamento tecnologico degli allevamenti
esistenti, al fine di ridurne il costo unitario di produzione.
  Nel caso in  cui si intenda attivare nuovi centri  di produzione di
materiale da  ripopolamento, appare opportuno limitarli  a specie non
ancora prodotte in quantita' sufficienti dagli impianti esistenti. In
ogni caso  sara' opportuno  vincolare l'attivita' di  eventuali nuovi
centri  alla  produzione  di  quelle  specie  per  le  quali  risulti
l'accertata e costante insufficienza di produzione a livello europeo.
                          L'anguillicoltura
  La produzione italiana  di anguilla si pone al  vertice europeo con
un  andamento  costante  del  35-38%  della  produzione  comunitaria.
Attualmente,  essa deriva  per  la  quasi totalita'  dall'allevamento
intensivo, causa la costante  riduzione produttiva della vallicoltura
registrata negli ultimi venti anni
  Come  noto, la  commercializzazione  dell'anguilla  avviene su  due
pezzature;  ognuna  esitata  in  ben  definiti  mercati  europei:  il
buratello  (130-180  g)  per  il mercato  italiano  ed  olandese;  il
capitone (300-1000 g) soprattutto per il mercato tedesco.
  I  produttori italiani,  a  differenza dei  colleghi Nord  europei,
hanno sempre prediletto la semina  di ragano selvatico di provenienza
soprattutto  francese,  la quale  rappresenta  il  maggiore costo  di
produzione, stimato nel 1997 circa il 37%.
  I prezzi  franco allevamento hanno subito  una costante diminuzione
dal 1995  in poi, dovuta  al continuo incremento della  produzione da
parte degli impianti a riciclo  del Nord Europa. L'importante mercato
olandese da qualche anno e' servito quasi totalmente dagli allevatori
danesi e olandesi che conferiscono il loro prodotto direttamente agli
affumicatori,  sempre meno  interessati  all'offerta italiana.  Altri
paesi  europei, Grecia  e Spagna  in particolare,  stanno inserendosi
nella  produzione   di  questa   specie  con  l'intento   di  fornire
soprattutto  i   mercati  Nord  europei,  non   essendo  essi  stessi
consumatori di anguille.
  Da ricordare che il consumo di  anguilla per il mercato del vivo e'
in parte  soddisfatto dalla pesca  e dal commercio del  selvatico con
importazione perfino dagli Stati Uniti.
  Nel  1998  un  laboratorio  danese ha  iniziato  la  produzione  di
kabayaki (anguilla pronta per  il mercato giapponese) alleggerendo il
settore da  un eccesso di  produzione che aveva messo  in difficolta'
gli allevatori  nordici nel 1996  e 1997. Purtroppo nel  frattempo il
mercato giapponese ha subito una  forte diminuzione di prezzo, dovuta
sia a difficolta' economiche interne, sia ad una massiccia produzione
proveniente dalla Cina.
  La produzione dell'anguilla si e'  diffusa in questi ultimi anni in
quasi tutti i paesi europei, ma il consumo avviene prevalentemente in
Olanda  e  Germania.  Pertanto  risulta  indispensabile  valutare  il
comparto  nella  sua  globalita',  tenuto conto  della  dinamica  dei
consumi,  e  delle  complesse problematiche  produttive  del  mercato
europeo.
                            Altre specie
  La   diminuita  capacita'   di  spesa   delle  famiglie   italiane,
determinata  dalla   sempre  piu'  pesante  pressione   fiscale,  sta
comportando, specie negli ultimi  mesi, una diminuzione della domanda
di  quelle specie  ittiche  che hanno  come tradizionale  riferimento
finale le  pesche sportive.  Inoltre, i gestori  dei laghi  per pesca
sportiva, in presenza  di una costante diminuzione  dei clienti, sono
diventati sempre piu' esigenti e  selettivi, riducendo nel contempo i
volumi di acquisto.
                                Carpa
  Dopo dieci anni di disinteresse per la produzione "semintensiva" di
carpe (escluse  risipiscicoltura ed  acque marginali),  causato dalla
concorrenza  di  produzioni  Esteuropee, l'interesse  dei  produttori
nazionali  verso  questa  specie  si  e'  ridestato.  Il  mercato  ha
registrato una  maggiore presenza di  produzione nazionale e  si sono
intensificati  i tentativi  di  riproduzione in  numerose realta'.  I
pesci nati lo scorso anno saranno pronti per il mercato a partire dal
1999. Nel frattempo, e' probabile  che si incrementino i corpi idrici
destinati alla carpicoltura.
                             Pesce gatto
  La  produzione di  I. melas  (pesce gatto  comune), decimata  dalla
virosi degli  scorsi anni,  non sta di  fatto riprendendo.  Dunque e'
difficile prevedere se  questa specie riuscira' ad  assumere di nuovo
un ruolo commerciale  locale. Da rilevare, infatti,  che essa risulta
apprezzata anche  per il consumo soprattutto  nelle tradizionali zone
di produzione.
  La  produzione  di I.  punctatus  channel  (pesce gatto  americano)
sostanzialmente stabile negli ultimi tempi, manifesta periodicamente,
a livello  stagionale, una  certa vivacita'. Attualmente  il mercato,
partito  all'inizio di  stagione a  prezzi mediamente  pari a  quelli
dello scorso anno, si va stabilizzando con disponibilita' di tutte le
pezzature, senza distinzione di prezzi. Cio' e' da porre in relazione
alla disponibilita' di novellame registrata lo scorso autunno.
                              Storione
  A fronte di una produzione e di una domanda stabili da alcuni anni,
nel 1997 si  e' registrata una situazione di  mercato favorevole, con
scarsa disponibilita' di prodotto; tale situazione ha consentito agli
allevatori di non cedere alle richieste di diminuzione di prezzo.
  Il mercato dello storione  si puo' convenzionalmente suddividere in
due segmenti:
  "grossa  pezzatura": 10  kg  o piu',  destinato prevalentemente  ai
settori  della ristorazione,  lavorazione,  od al  consumo a  tranci,
caratterizzato da una situazione di mercato stabile;
  "piccolamedia  pezzatura": 3/7  kg,  destinato principalmente  alla
pesca sportiva. La  carenza di prodotto verificatasi  in tale settore
ha determinato,  nella passata  stagione, la  crescita dei  prezzi di
vendita francoallevamento.
                    Conclusioni e raccomandazioni
                     sugli allevamenti intensivi
  Da  quanto   sopra  esposto   risulta  evidente  che   il  comparto
dell'allevamento ittico  in acque  dolci necessita,  non tanto  di un
incremento    del   numero    degli   impianti    esistenti,   quanto
dell'attivazione di una  serie di interventi volti  ad un adeguamento
degli impianti  di produzione  esistenti, finalizzato  soprattutto al
miglioramento della produttivita' e  della redditivita' di esercizio,
oltre che ad una  maggiore ecocompatibilita'. Nel dettaglio riteniamo
siano da considerarsi prioritarie le seguenti aree ed iniziative:
 1 - Ambiente:
  a)    interventi   finalizzati    a    conseguire   una    maggiore
ecocompatibilita' degli impianti di allevamento ittico con l'ambiente
in cui sono inseriti;
  b) interventi volti ad adeguare  gli impianti di allevamento ittico
alle vigenti  normative nazionali  e comunitarie, tenuto  conto delle
normative   comunitarie  in   corso   di  adozione   nell'ordinamento
nazionale;
  c) interventi volti  a rendere gli impianti  di allevamento ittico,
ubicati in aree sensibili, "sistemi integrati di tutela ambientale";
  d)   interventi   finalizzati   al  controllo   e   alla   gestione
dell'immissione  nell'ambiente di  residui e  sottoprodotti derivanti
dall'attivita' di acquacoltura.
 2 - Sanita':
  a) interventi  volti a dar  corso a campagne di  eradicazione delle
principali   ittiopatologie   presenti   nel   territorio   nazionale
realizzati anche mediante l'utilizzo di vaccini;
  b)  interventi  finalizzati a  fornire  al  comparto nuove  e  piu'
efficaci sostanze medicinali e P.M.C.
 3 - Produzione e mercato:
  a)   interventi  finalizzati   all'adeguamento  strutturale   degli
impianti  di produzione,  miglioramento della  produttivita' e  della
redditivita' di esercizio, adeguamento tecnologico delle metodiche di
produzione;
  b)  interventi  volti  al  miglioramento  produttivo  delle  specie
attualmente allevate;
  c) interventi  finalizzati alla  ricerca e alla  identificazione di
nuove specie allevabili che risultino interessanti dal punto di vista
commerciale e produttivo;
  d) interventi volti ad incentivare la produzione, l'introduzione di
norme  di buona  pratica di  allevamento  e l'avvio  di programmi  di
qualita' certificata;
  e)   interventi  finalizzati   all'attivazione  di   iniziative  di
educazione  alimentare volte  a  migliorare  l'immagine dei  prodotti
dell'acquacoltura in acque dolci presso i consumatori.
 4 - Altre iniziative:
  a)  incremento  delle  dotazioni  del fondo  centrale  del  credito
peschereccio allo scopo di garantirne l'accesso anche alle imprese di
acquacoltura in acque dolci;
  b) incremento delle dotazioni del fondo di solidarieta' di cui alla
legge 5 febbraio 1992, n. 72, al fine di consentirne l'utilizzo anche
alle imprese di acquacoltura in acque dolci;
  c)  interventi  finalizzati  alla semplificazione  delle  procedure
amministrative  relative all'accesso  alle  provvidenze previste  per
l'acquacoltura   sia  a   livello  nazionale   che  comunitario.   In
particolare, si  suggerisce che, per  i progetti e le  iniziative che
richiedano investimenti inferiori ai  200 milioni, sia previsto ampio
ricorso alla "autocertificazione" da parte dei richiedenti.
                      LA PISCICOLTURA ITALIANA
                         dati riferiti 1997
   Allevamenti:> 1.000 in intensivo
   Addetti al comparto (compreso l'indotto): 15.000
   Aree di produzione:
    Nord: 70%
    Centro: 20%
    Sud: 10%
   P.L.V.4 460 miliardi
                           Specie allevate
Branzini/spigole             ton.   4.300 - 90% aziende associate API
Saraghi                      ton.     200 - 90% aziende associate API
Orate                        ton.   3.500 - 90% aziende associate API
Ictaluridi (pescegatto eu
 ropeo - americano)          ton.     800 - 60% aziende associate API
Ciprinidi (carpa, tinca,
 ecc.)                       ton.     700 - 70% aziende associate API
Anguillidi (anguilla)        ton.   3.100 - 80% aziende associate API
Salmonidi (trota iridea,
 fario, salmerino)           ton.  51.000 - 95% aziende associate API
Acipenseridi (storione)      ton.     500 - 90% aziende associate API
Altri (luccio, persico,
 ecc.)                       ton.   1.000
 
----> Vedere Figure 1 e 2 a Pag. 74 della G.U. <----
 
                            Specie: Trota
                     (Quantita'  in tonnellate)
=====================================================================
Nazione          1991    1992    1993    1994    1995    1996    1997
_____________________________________________________________________
Austria         2.700   2.000   3.500   3.500   3.500   3.400   3.400
Belgio /
Lussem.           800     800     800     800     800     800     820
Cipro            ----    ----    ----    ----    ----     220     110
Danimarca      37.550  36.850  41.250  39.650  41.250  39.750  36.550
Finlandia      19.100  17.800  17.500  16.600  17.300  18.000  18.000
Francia        35.265  38.360  42.360  42.360  50.360  56.000  51.660
Germania       21.500  22.500  25.000  25.000  25.000  25.000  25.000
Grecia          2.415   2.050   1.885   1.943   2.455   2.500   2.500
Irlanda         1.400   1.900   1.583   1.370   1.300    ----   1.300
Islanda           282     394     561     718     851   1.344   1.350
Isole Faroe       369     734   1.058     452     452      63     100
Italia         38.000  40.000  42.000  45.000  50.000  48.000  51.000
Norvegia        6.650   7.550   9.000  16.100  13.600  20.000  34.200
Olanda            250     250     200     200     200    ----     200
Polonia         4.000   4.150   4.300   4.500   4.679   5.400   6.500
Portogallo      2.000   1.181     933   1.164   1.500    ----   1.500
Regno Unito    15.000  14.500  13.900  15.648  13.649  14.850  16.850
Repubblica
Ceca             ----    ----     528     650     645     600     580
Spagna         18.000  18.500  21.000  22.750  18.750  25.000  25.000
Svezia          7.585   5.073   5.114   6.250   5.772   6.850   6.850
Turchia         4.146   6.393   6.848   6.977   6.977    ----   9.000
              _______ _______ _______ _______ _______ _______ _______
 Totale ...   217.012 220.985 239.320 251.632 259.040 267.777 292.470
              PRODUZIONI ESTENSIVE NELLE ACQUE INTERNE
  Le acque dolci  rappresentano un patrimonio di  indubbio valore sia
dal  punto  di  vista  ecologico   sia  da  quello  socioeconomico  e
socioculturale.
  Questi ambienti  sono, infatti, sedi di  molteplici attivita' quali
ad  esempio quelle  turisticoricreative  e  quelle piu'  strettamente
produttive,   legate   sia   alla  pesca   professionale   che   alla
piscicoltura.
  Storicamente  la  pesca  nelle  acque  dolci  ha  rappresentato  il
sostentamento  delle  popolazioni  locali,   per  cui  rientra  nelle
tradizioni produttive e culturali del nostro Paese.
  Il patrimonio lacustre nazionale ammonta a 2.045 kmq, rappresentati
da 320 bacini (di cui 35 costieri) che hanno una superficie superiore
a  0,2  kmq,   la  maggioranza  dei  quali   e'  ubicata  nell'Italia
centrosettentrionale.
  La pesca  professionale e'  praticata principalmente  nelle regioni
Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana,  Umbria, Lazio e Sardegna, dove
si concentrano la maggior parte delle imprese cooperative.
  Secondo i dati ISTAT (1997, Statistica della caccia e della pesca -
anni 1994-95), la produzione ha raggiunto 69.750 quintali nel 1995.
  Le  produzioni  della  pesca  professionale  sono  riportate  nella
Tabella 1.
  E' importante sottolineare che non  si e' tenuto conto del prelievo
esercitato dai pescatori sportivi che, in considerazione dell'elevato
numero,  incidono in  modo rilevante  sugli stocks  ittici. La  pesca
sportiva,  infatti, rappresenta  una delle  principali attivita'  del
tempo libero svolte negli ambienti  di acqua dolce, come evidenziato,
secondo stime fornite dalle associazioni  di pesca sportiva, da circa
due milioni di praticanti.
  In questo  contesto l'acquacoltura, correttamente  esercitata, puo'
rappresentare  un   importante  strumento  di   "riequilibrio"  delle
popolazioni  ittiche  che  costituiscono  una  risorsa  economica  ed
ecologica per l'Italia e piu' in generale per l'Unione.
  Tale  riequilibrio deve  essere comunque  realizzato con  modalita'
nuove,  che  tengano  conto  della  conservazione  delle  popolazioni
autoctone e  dei valori  della biodiversita'  ai vari  livelli, dalle
risorse genetiche, alle comunita' biotiche, agli ecosistemi.
  La   pesca   professionale   nelle  acque   interne   italiane   e'
particolarmente importante nei laghi; in  molti di questi ambienti la
tradizione, ormai consolidata di  gestione delle risorse della pesca,
prevede  oltre  allo  sfruttamento  delle  specie  ittiche  anche  il
ripopolamento  stagionale, almeno  per  le specie  di maggior  pregio
(coregone, persico reale, luccio, ecc.).
  In quest'ottica la figura del pescatore professionale, che opera in
ambienti confinati quali  sono i laghi, assume  un ruolo determinante
nella  gestione  degli  stocks  ittici,  trasformandosi  da  semplice
raccoglitore del prodotto in allevatore e gestore della risorsa.
  La gestione razionale delle risorse ittiche dei laghi italiani deve
comunque  prevedere  una  sempre  maggiore  responsabilizzazione  dei
pescatori  ed  il   loro  coinvolgimento  in  tutte   le  fasi  della
produzione: acquacoltura  da ripopolamento,  controllo dell'efficacia
delle  semine,  valutazione  degli stocks  commerciali,  controllo  e
calibrazione    dello    sforzo    di   pesca,    valorizzazione    e
commercializzazione del  pescato, difesa dell'ambiente  attraverso un
continuo presidio.
  La gestione della  pesca lacustre, oltre a rispondere  ad una serie
di  motivazioni  socioeconomiche,  deve   tenere  conto  anche  delle
caratteristiche  ecologiche  delle  aree  gestite,  in  un'ottica  di
gestione complessiva ed integrata di questi ecosistemi.
   La gestione di tale tipologia di pesca, inoltre, puo':
  contribuire alla  conservazione delle risorse  naturali, attraverso
pratiche di  semina che garantiscano  il mantenimento dei  livelli di
diversita' genetica e biologica delle popolazioni sfruttate;
  compensare   i  danni   causati   dai  cambiamenti   dell'ambiente,
permettendo il mantenimento di popolazioni di cui risulta compromessa
la riproduzione naturale;
  concorrere al mantenimento  della qualita' ambientale, contrastando
gli effetti dell'eutrofizzazione sugli ambienti lacustri.
  Mentre  una  pesca  intensiva  e  senza  controllo  ha  un  effetto
destabilizzante   sulle  reti   trofiche  acquatiche,   una  gestione
dell'attivita' alieutica  che preveda una stabilizzazione  delle rese
sul lungo periodo, modulando di anno in anno l'entita' delle semine e
dei  prelievi, in  genere produce  un aumento  della capacita'  degli
ecosistemi lacustri a sostenere  l'impatto delle attivita' antropiche
di prelievo.
  La  recente legge  n. 164/1998  esprime la  volonta' di  un impegno
pubblico  diretto  verso scelte  programmatiche  per  il sostegno  di
attivita'  diffuse sul  territorio  per la  conservazione e  gestione
delle risorse acquatiche, nel quadro di usi multipli degli ecosistemi
considerati,   rispondendo   ad   esigenze  obiettive   di   maggiore
competitivita' ed imprenditorialita'.
                    CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI
            SULLE PRODUZIONI ESTENSIVE E DA RIPOPOLAMENTO
  Le attivita' che insistono sugli ambienti fluviali e lacustri hanno
risvolti   socioeconomici  importanti   (alimentazione,  occupazione,
svago, commercio, ecc.), ma  richiedono una condotta responsabile per
la   conservazione,  la   gestione  e   lo  sviluppo   delle  risorse
bioacquatiche, nel rispetto dell'ecosistema e della biodiversita'.
  Gli obiettivi principali da raggiungere con la programmazione sono,
quindi,  la conservazione  ed  il mantenimento  della diversita'  dei
popolamenti   ittici,  la   compensazione  dei   danni  causati   dai
cambiamenti  ambientali, la  regolazione e  la stabilizzazione  delle
catture nel tempo, la valorizzazione commerciale delle produzioni.
  In  questo  senso e'  opportuno  ricordare  che il  presente  piano
rinforza l'invito alle amministrazioni competenti ad attivarsi per la
riduzione del degrado ambientale e per favorire lo sviluppo di quelle
attivita', anche di carattere produttivo, dirette al recupero ed alla
valorizzazione degli ambienti fluviali e lacustri, secondo logiche di
sviluppo sostenibile.
  In sintesi, per quanto concerne le produzioni estensive, i punti su
cui  le  scelte   del  piano  si  articolano   possono  essere  cosi'
sintetizzati:
  1.   Sensibilizzazione   degli   operatori   verso   una   gestione
responsabile.
  E'  necessario  che  le   associazioni  ritengano  fondamentale  la
sensibilizzazione degli  operatori sulla  importanza di  una gestione
responsabile  delle  risorse acquatiche  ed  a  tal fine  organizzino
seminari sulle diverse tematiche, che  legano gli aspetti ecologici a
quelli piu' strettamente produttivi.
  Tra  le  iniziative  da   intraprendere,  una  particolare  valenza
potrebbero assumere le attivita' pilota consistenti in:
  autogestione  dei  bacini lacustri  dove  e'  consolidata la  pesca
professionale (attraverso la costituzione di consorzi misti);
  gestione  di  aste  fluviali   da  parte  di  piccole  cooperative,
finalizzate  al raggiungimento  dell'uso  responsabile delle  risorse
naturali, nell'ottica dell'uso multiplo ed integrato di tali ambienti
(pesca,  attivita' turisticoricreative,  gestione ambientale,  ecc.),
per lo sviluppo di attivita' alternative e/o integrative alla pesca.
 2. Potenziamento degli incubatoi.
  Si ritiene di fondamentale  importanza la costruzione di "incubatoi
di  bacino"  (prevedendo  in  primo  luogo  il  miglioramento  ed  il
potenziamento di  quelli esistenti),  nei quali produrre  avannotti e
giovanili delle  specie ittiche  di interesse  alieutico, al  fine di
superare   le   principali   problematiche   connesse   alle   semine
(salvaguardia  del patrimonio  genetico  delle popolazioni  indigene,
introduzione di specie alloctone, trasmissione di patologie).
  Tali  centri dovrebbero  prevedere  il  coinvolgimento diretto  dei
pescatori professionali organizzati in forma cooperativa, di concerto
con le amministrazioni locali  direttamente interessate allo sviluppo
produttivo  ed  alla  valorizzazione  e  salvaguardia  delle  risorse
ittiche.  Attualmente  nella gran  parte  dei  casi le  attivita'  da
ripopolamento degli  stocks ittici  lacustri vengono  effettuate ogni
anno con quantitativi variabili di individui, a stadi di sviluppo non
sempre  appropriati  e  soprattutto  senza  un  riscontro  sull'esito
effettivo   delle  semine.   Il  miglioramento   delle  pratiche   di
ripopolamento necessita delle  conoscenze scientifiche sulla biologia
delle  popolazioni ittiche,  sulle  modalita'  di sfruttamento  degli
stocks, sulle  caratteristiche ambientali degli  ecosistemi lacustri.
In particolare deve  essere garantito il mantenimento  dei livelli di
diversita' biologica delle popolazioni  o degli stocks degli ambienti
oggetto di ripopolamento.
  3.Messa a  punto di  protocolli che  tengano conto  degli obiettivi
della semina e miglioramento della qualita' del seme.
  Nelle pratiche di ripolamento delle acque dolci e' necessario da un
lato una conoscenza approfondita  dell'ambiente lacustre e dall'altro
un elevato standard qualitativo del prodotto da semina. Cio' richiede
la  messa a  punto di  protocolli che  tengano conto  degli obiettivi
della  semina (conservazione  della risorsa,  mantenimento o  aumento
delle rese da pesca, ripopolamento in ambienti depauperati), del tipo
di  bacino  lacustre,  delle  caratteristiche  del  materiale  ittico
utilizzato  (stadio, taglia,  ecc.),  delle  modalita' di  immissione
(stagionalita'  dei  ripopolamenti   e  manipolazione),  dei  fattori
ecologici.
  Di conseguenza  disponendo di  appropriate tecniche  di allevamento
che rispondano ai seguenti requisiti:
  produzione  di soggetti  il  piu' possibile  simili agli  individui
selvatici;
  ambienti di allevamento che  riproducano condizioni simili a quelle
naturali.
  In questo senso le associazioni,  in collaborazione con i centri di
ricerca, possono proporsi per  effettuare "l'analisi di qualita'", su
scala nazionale,  delle attivita'  di ripopolamento,  identificando i
punti di debolezza e  proponendo le possibili soluzioni migliorative,
prevedendo anche la realizzazione di progetti pilota.
 4. Miglioramento del processo produttivo.
  Nell'ambito  della  razionalizzazione  della  piscicoltura  d'acqua
dolce risulta necessario affrontare il problema del miglioramento dei
processi produttivi, attraverso  l'ammodernamento ed il potenziamento
delle  strutture di  stoccaggio, commercializzazione,  trasformazione
dei prodotti ittici,  anche mediante i centri di  servizio a supporto
dei pescatori.
 5. Definizione di criteri di qualita'.
  Cosi'  come gia'  evidenziato  nel  V piano  triennale  in tema  di
acquacoltura,  si  confermano  i  concetti  espressi  in  materia  di
"qualita' totale": da cui l'importanza di definire le "linee di buone
pratiche in acquacoltura" anche per le acque dolci.
   Al riguardo risulta fondamentale:
  1) l'identificazione  di criteri di  qualita', con la  creazione di
sistemi  qualita'  totale per  le  produzioni  ittiche d'acqua  dolce
allevate e/o pescate;
  2) l'identificazione  di eventuali riconoscimenti  di denominazione
di origine protetta o identificazione geografica protetta;
  3) l'identificazione  di eventuali riconoscimenti  di denominazione
di origine protetta o identificazione geografica protetta.
 
----> Vedere Tabella a Pag. 76 della G.U. <----
 
                         MISURE PRIORITARIE
              PER L'ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 164/1998
  Con preciso  riferimento al quadro conoscitivo  settoriale, ed alle
esigenze espresse e verificate  dalle organizzazioni produttive e dal
mondo della ricerca coinvolto nel monitoraggio dei sistemi naturali e
produttivi, al fine della migliore utilizzazione dei mezzi finanziari
messi a disposizione  dal legislatore con la legge  n. 164/1998, sono
stati identificati quali priorita' del piano i seguenti obiettivi:
  Misura  1  -  Sostenere  gli  investimenti  finalizzati  a  ridurre
l'impatto ambientale  degli impianti di piscicoltura  intensiva nelle
acque dolci.
  Misura  2 -  Valorizzare le  produzioni degli  ambienti lacustri  e
fluviali attraverso  il potenziamento degli incubatoi,  migliorare la
qualita' delle specie da ripopolamento, supportare le associazioni di
categoria   nella   sensibilizzazione   degli  operatori   verso   la
pescaacquacoltura responsabile  dei laghi, supportare  la definizione
di criteri di qualita'.
  Misura 3 - Favorire  campagne di sensibilizzazione degli allevatori
e consumatori dirette a produzioni e consumi ecocompatibili.
  Misura 4  - Potenziare la  ricerca biotecnologica per  accelerare i
processi di controllo di patologie emergenti previlegiando la messa a
punto   di  vaccini.   Sostenere   le  applicazioni   biotecnologiche
compatibili.
  Avviare  ricerche  conoscitive   sulla  disponibilita'  di  farmaci
innovativi  disponibili  sul  mercato  internazionale,  svolte  dalle
autorita'   sanitarie   nazionali   per  l'avvio   di   processi   di
omologazione, ove consentiti.
               Ripartizione delle risorse finanziarie
  Misura 1 - Sono destinati alla misura contributi in conto interessi
per un importo di 7000 milioni  nel periodo di vigenza previsto dalla
legge.
  Tale  misura  e'  strettamente  finalizzata  alla  riduzione  degli
impatti ambientali  degli impianti intensivi di  troticoltura, sia da
carne che da ripopolamento,  degli impianti di anguillicoltura, degli
allevamenti  intensivi di  pesce gatto,  degli impianti  intensivi di
storioni; la predetta misura  si riferisce esclusivamente ad impianti
che utilizzano acque dolci.
  La riduzione  degli impatti riguarda impianti  di trattamento delle
acque reflue  per renderle  idonee alle normative  vigenti; eventuali
modifiche   delle   normative   di   riferimento   avvenute   durante
l'applicazione della misura saranno  da ritenere valide. La riduzione
di impatti visuali e' considerata nell'ambito della misura stessa, ma
in seconda  priorita' rispetto agli interventi  diretti alla qualita'
delle acque.
  Gli  investimenti di  carattere fondiario  relativi ad  impianti di
trattamento dei reflui non sono previsti dalla misura.
  Essa, inoltre, comprende strategie  di intervento basate su sistemi
di  depurazione  naturale  che  possono contribuire  a  programmi  di
restauro ambientale.
  Misura 2 - Sono destinati 4000 milioni per impianti di avannotteria
da  ripopolamento  che  rispondano  a requisiti  gestionali  tali  da
garantire la conservazione della biodiversita' in ambienti lacustri e
fluviali.  In definitiva  la misura  si riferisce  soltanto a  specie
autoctone, eccezion fatta per i coregoni.
  Tali  impianti   dovranno  essere  al  servizio   delle  produzioni
finalizzate ad acque pubbliche,  pertanto la misura assegna priorita'
agli interventi promossi da  Enti locali competenti; sono ammissibili
anche  interventi  proposti  da   imprese  di  comprovata  esperienza
settoriale.
  Misura 3  - Sono destinati  3000 milioni per la  valorizzazione dei
prodotti delle  acque interne pubbliche, con  particolare riferimento
ai laghi in cui si esercita la pesca professionale. La misura prevede
il sostegno  ad attivita' pilota  (sperimentali) che non  superino il
costo  massimo  di  100  milioni,  e  che  comprendano  modalita'  di
autocertificazione  e  di  relazioni   innovative  tra  produttori  e
consumatori. La misura prevede inoltre il finanziamento di iniziative
promosse dalle  associazioni di categoria volte  a sensibilizzare gli
operatori  del   comparto  per  una  migliore   e  corretta  gestione
dell'ambiente  in  cui  operano,   indirizzandoli  verso  sistemi  di
produzione ad  elevata ecocompatibilita', che possano  avere riflessi
sui modelli di certificazione dei processi produttivi.
  La  misura considera  prioritario  l'accoglimento  di interventi  a
favore delle cooperative di pesca nella acque interne per un utilizzo
complessivo non superiore al 75 % dell'importo totale allocato.
  Misura  4  -  Sono  destinati  1500  milioni  prioritariamente  per
ricerche  biotecnologiche  relative   al  controllo  delle  patologie
attraverso  la  messa a  punto  di  vaccini.  La misura  puo'  essere
considerata  prioritariamente  come  aliquota di  cofinanziamento  ad
altri progetti nazionali e comunitari.