PIANO DI SVILUPPO DELL'ACQUACOLTURA D'ACQUA DOLCE NAZIONALE Premessa 1. La legge 21 maggio 1998, n. 164, recante misure in materia di pesca ed acquacoltura prevede, nell'art. 1, comma 6, un aggiornamento del piano nazionale per il triennio 1997/1999, comprendendo tra gli interventi del piano anche quelli diretti al settore dell'acquacoltura in acqua dolce. Il presente piano, predisposto in attuazione della legge n. 164/1998, si riferisce alla accelerazione dello sviluppo della acquacoltura nazionale in acque interne dolci attraverso interventi specifici e diversificati. Tali interventi vanno ad integrare quanto gia' disposto nel V piano triennale della pesca e della acquacoltura, adottati con decreto del Ministro per le politiche agricole 24 marzo 1997 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 97 del 28 aprile 1997). Il presente piano, anche per gli aspetti di carattere generale, si riferisce al documento di programmazione triennale sopra menzionato. Gia' nel piano triennale vigente, le produzioni di organismi acquatici in acque dolci sono state dettagliatamente considerate, ivi comprese quelle non destinate al consumo alimentare. La produzione di specie acquatiche ornamentali assume infatti un ruolo rilevante in alcune regioni d'Italia. La ragione di una considerazione attenta alle produzioni dulcacquicole, nel contesto generale delle produzioni acquatiche nazionali, e' il risultato di un approccio sistemico al settore della pesca che, per la crescente rilevanza dell'acquacoltura, e' stato integrato con il "sistema acquacultura nazionale". Questo e' comprensivo: a) di tutte le forme di allevamento in ambienti acquatici, sia marini che di acque interne, dal mare aperto alle acque montane; b) di tutti i processi che l'acquacoltura prevede nelle varie modalita' produttive, ed essendo improntato su basi di sostenibilita' ecologica ed economica comprende le implicazioni, sia di carattere ambientale e sia di carattere produttivo. 2. Per facilitare la lettura del presente piano sono di seguito sintetizzati alcuni punti essenziali dell'iniziativa di programma relativa al sistema pesca, in cui si inscrivono gli interventi di carattere subsettoriale cui il presente documento si riferisce: a) le produzioni marine e di acque interne, sia da pesca sia da allevamento, sono offerte in un mercato sostanzialmente unico, quello delle produzioni ittiche; b) la disponibilita' di prodotti della acquacoltura puo' incidere sulla struttura dei prezzi di alcuni prodotti della pesca, con effetti sullo sforzo di cattura; c) l'acquacoltura puo' essere un'occasione di riconversione per il mondo della piccola pesca. Queste valutazioni hanno portato a considerare l'economia ittica come l'insieme delle produzioni e dei servizi connessi alle produzioni acquatiche, evitando frammentazioni che mantengono in vita modalita' programmatorie ormai inadatte a mercati sempre piu' globalizzati, e che comunque non risultano coerenti con le politiche europee, e con l'esigenza di mantenere la spesa pubblica sotto controllo attraverso interventi mirati ed assolutamente prioritari. In particolare, le produzioni delle acque interne si collocano nell'ambito del sistema ittico con grande rilevanza per le motivazioni seguenti: a) la produzione di trote rappresenta la prima voce, per quantita' e valore, della piscicoltura nazionale; b) le produzioni di anguilla e di storione rappresentano due specificita' italiane nell'ambito dell'acquacoltura europea, contribuendo al carattere diversificato dell'acquacoltura nazionale; c) la produzione di specie da ripopolamento contribuisce a sistemi economici integrati al turismo; d) le produzioni di specie ornamentali contribuiscono al mantenimento di attivita' che si integrano con l'impresa agricola, facilitando il mantenimento di specchi d'acqua di rilevante interesse anche ecologico, soprattutto nelle zone di pianura ampiamente trasformate; e) le produzioni di acqua dolce consentono il mantenimento di tradizioni e consumi tipici di alcune aree del territorio nazionale contribuendo al mantenimento di valori diversi in un sistema soggetto a crescente globalizzazione. Nel corso dei lavori preparatori del presente piano, alla cui stesura hanno contribuito le componenti settoriali (dalle associazioni di categoria ai ricercatori), sono stati identificati alcuni fattori, che ancora limitano il processo di sviluppo e di modernizzazione delle produzioni acquatiche in acque dolci: 1) ritardo nell'adeguamento degli impianti per la reale riduzione degli impatti ambientali, principalmente causati dalla qualita' delle acque reflue degli impianti intensivi; 2) ritardo nell'adeguamento delle unita' di produzione di giovanili da ripopolamento ittico di ecosistemi acquatici lentici e lotici, nel rispetto dei valori della diversita' biologica; con realizzazione di incubatori con funzioni specifiche in areali localizzati (bacini fluviali, laghi, etc.); 3) ritardo nell'adeguamento del sistema italiano in materia di vaccini ed applicazioni biotecnologiche alla acquacoltura delle specie d'acqua dolce; 4) ritardo nella promozione dei prodotti dell'acquacoltura d'acqua dolce, ivi comprese le attivita' turistiche integrabili nella filiera delle produzioni ittiche. Cio' premesso viene dato un quadro aggiornato dello stato delle produzioni ittiche nelle acque dolci nazionali. Acquacoltura d'acqua dolce Secondo la banca dati dell'API, la piscicoltura italiana ha prodotto lo scorso anno complessivamente oltre 65.000 tonnellate di prodotti ittici. Le aree di produzione risultano ubicate per il 70% nelle regioni del Nord, per il 20% al Centro, e per il restante 10% al Sud, dove si riscontra una maggiore propensione al consumo del pesce fresco (oltre il 70% del consumo totale, secondo i dati API, Associazione dei piscicoltori italiani, acquistato per il 70% nelle pescherie o presso venditori ambulanti). La produzione di specie d'acqua dolce, supera le 57.000 tonnellate, pari ad una P.L.V. di circa 300 miliardi, con oltre 800 siti produttivi e circa 10.000/11.000 addetti compreso l'indotto (figura 1). Per quanto riguarda i consumi, bisogna tener presente che il comparto alimentare nel suo complesso, anche nel nostro Paese ha ormai raggiunto livelli di maturita', con un conseguente stabilizzarsi della domanda di prodotti alimentari. I prodotti ittici (figura 2), in questo contesto, confermano la tendenza del settore alimentare, con un andamento caratterizzato da un generale contenimento dei consumi, soprattutto nel segmento del pesce fresco, mentre sembra esservi maggior interesse verso il prodotto a piu' elevato contenuto di servizio, commercializzato soprattutto tramite il canale della distribuzione moderna (figura 3). Da rilevare infine come gli acquisti di pesce d'acqua dolce (la trota rappresenta la quasi totalita' del pesce d'acqua dolce) diano segnali di maggiore debolezza nelle regioni tradizionalmente piu' forti consumatrici, mentre le regioni del Centro sembrano evidenziare una tenuta dei consumi (figura 4). La troticoltura La trota risulta la specie piu' allevata con una produzione complessiva di 51.000 tonnellate provenienti da oltre 600 impianti, pari a circa il 78% della produzione di pesce d'acquacoltura in Italia ponendosi ai vertici della produzione, per questa specie a livello comunitario. Il comparto, che nell'ultimo quinquennio (figura 5) ha visto un sensibile incremento dei volumi di produzione (+21%), manifesta da qualche anno uno stato di sofferenza determinata sia da problemi di mercato, causati dalle forti importazioni di salmone norvegese nei paesi dell'U.E., sia dalla debolezza strutturale insita nel settore. Prezzi medi trota bianca da porzione (300/400 gr) ==================================================================== 1995 1996 1997 1998 1 semestre ____________________________________________________________________ Prezzo L./kg 3.200 3.300 3.200 3.200 Prezzi medi trota salmonata (500/1.000 gr) ==================================================================== 1995 1996 1997 1998 1 semestre ____________________________________________________________________ Prezzo L./kg 3.600 3.800 3.700 3.700 Anche se alcuni allevamenti hanno potuto accedere ai finanziamenti previsti dallo SFOP, in generale le aziende del comparto risultano ancora in larga misura caratterizzate da impianti a basso livello tecnologico ed obsoleti, in gran parte realizzati tra gli anni '60/'70. I troticoltori in questi anni hanno cercato di reagire all'andamento negativo del prezzo della trota, da un lato incrementando le quote di produzione per ridurre il costo unitario del prodotto, dall'altro cercando una maggiore integrazione con il mercato, attraverso il collocamento diretto del prodotto o l'invio dello stesso al consumo trasformato. Inoltre, a fronte di una generale diminuzione dei costi di produzione registrata nel comparto agroalimentare, la troticoltura ha subito un sensibile aumento dei costi, poiche' buona parte di questi dipende da fattori esterni e non sempre controllabili. Pertanto, la redditivita' degli allevamenti di trota e' andata progressivamente riducendosi, fino ad arrivare in taluni casi a gestioni passive. In questo scenario e' opportuno evidenziare: l'incremento dei costi del mangime determinato dall'aumento del costo delle farine di pesce (oltre il 35% nell'ultimo biennio); la diminuzione dei prezzi di vendita specie per quanto riguarda le trote vive, causa la costante diminuzione della domanda delle pesche sportive; i costi relativi all'installazione dei misuratori di portata; le condizioni ambientali mediamente peggiorate dal costante innalzamento delle temperature delle acque, che comporta problemi di contaminazione, ed una conseguente maggiore vulnerabilita' alle ittiopatologie; l'incremento dei costi di vaccinazione e profilassi; gli elevati costi di ammodernamento strutturale dovuti anche all'introduzione di nuove tecnologie che non hanno ancora trovato adeguata contropartita economica nella riduzione dei costi di produzione. Sono altresi' da considerare le negative ripercussioni determinate negli ultimi anni dal radicale mutamento del quadro normativo cui fanno riferimento le imprese agricole e di conseguenza gli impianti di acquacoltura. A questo proposito si ricordano i piu' recenti significativi interventi legislativi: incremento dei coefficienti del reddito agrario (+70% per il biennio 1997/1998 rispetto al precedente periodo); incremento degli oneri previdenziali determinati dal passaggio dello SCAU all'I.N.P.S.; introduzione di nuove normative (decreto legislativo n. 626/1994, applicazione legge n. 46/1990), che hanno comportato rilevanti investimenti per l'adeguamento alla sicurezza sui luoghi di lavoro e degli impianti elettrici. Inoltre, non e' da trascurare il sempre piu' elevato impatto subito dagli allevamenti a causa degli uccelli ittiofagi, sempre piu' presenti nelle aree ove sono situati impianti di piscicoltura. Le previsioni per il corrente anno, basate sui dati ricavati dal "sistema di monitoraggio del mercato dei prodotti ittici di acquacoltura in Italia", evidenziano come il consumo di mangime di trota nel primo semestre 1998 sia risultato inferiore rispetto allo stesso periodo del 1997, per un quantitativo pari a 2.130 tonnellate, presumibilmente con sensibile calo produttivo a fine 1998. Pertanto, nonostante una minor produzione, permangono difficolta' di collocamento del prodotto determinate, come gia' accennato, da una generale diminuzione di consumo di pesce. Troticoltura da ripopolamento Nell'arco di quindici anni, il ripopolamento con salmonidi delle acque pubbliche nazionali si e' ridotto di oltre il 40%; nell'ultimo quadriennio si stima una riduzione del 20-25%. Cio', a fronte di una aumentata capacita' produttiva degli impianti, cui ha corrisposto una riduzione della domanda, che ha creato un esubero produttivo, analogamente a quanto si e' verificato negli altri Paesi europei. Molteplici sono le cause di tale situazione: in particolare hanno inciso la ridefinizione degli obiettivi da parte dell'amministrazione pubblica in materia di ripopolamento, nonche' una generale riduzione della spesa pubblica complessiva. I vari produttori italiani si sono quindi adeguati alla domanda in flessione, subendo spesso prezzi non remunerativi o inferiori ai costi. Nel caso della trota fario, che rappresenta la quota maggiore del mercato da ripopolamento (+50%), si evidenzia nella tabella seguente che dal 1990 al 1998 i prezzi medi di vendita hanno subito un netto calo in termini di valore reale, a fronte di un aumento dei costi di produzione, creando in tal modo una situazione di forte concorrenza tra i produttori. Trota Fario ==================================================================== Dimensioni Valore unitario 1990 Valore unitario 1998 cm Lire Lire ____________________________________________________________________ Uova 8-10 8-9 2,5-3 15-20 13-18 4-6 70 70 6-9 120 110 9-12 180 160 Adulta 7000/kg 7000/kg In questo quadro, non appare opportuno incentivare l'attivazione di nuovi centri di produzione di salmonidi da ripopolamento. Piuttosto e' prioritario agevolare l'adeguamento tecnologico degli allevamenti esistenti, al fine di ridurne il costo unitario di produzione. Nel caso in cui si intenda attivare nuovi centri di produzione di materiale da ripopolamento, appare opportuno limitarli a specie non ancora prodotte in quantita' sufficienti dagli impianti esistenti. In ogni caso sara' opportuno vincolare l'attivita' di eventuali nuovi centri alla produzione di quelle specie per le quali risulti l'accertata e costante insufficienza di produzione a livello europeo. L'anguillicoltura La produzione italiana di anguilla si pone al vertice europeo con un andamento costante del 35-38% della produzione comunitaria. Attualmente, essa deriva per la quasi totalita' dall'allevamento intensivo, causa la costante riduzione produttiva della vallicoltura registrata negli ultimi venti anni Come noto, la commercializzazione dell'anguilla avviene su due pezzature; ognuna esitata in ben definiti mercati europei: il buratello (130-180 g) per il mercato italiano ed olandese; il capitone (300-1000 g) soprattutto per il mercato tedesco. I produttori italiani, a differenza dei colleghi Nord europei, hanno sempre prediletto la semina di ragano selvatico di provenienza soprattutto francese, la quale rappresenta il maggiore costo di produzione, stimato nel 1997 circa il 37%. I prezzi franco allevamento hanno subito una costante diminuzione dal 1995 in poi, dovuta al continuo incremento della produzione da parte degli impianti a riciclo del Nord Europa. L'importante mercato olandese da qualche anno e' servito quasi totalmente dagli allevatori danesi e olandesi che conferiscono il loro prodotto direttamente agli affumicatori, sempre meno interessati all'offerta italiana. Altri paesi europei, Grecia e Spagna in particolare, stanno inserendosi nella produzione di questa specie con l'intento di fornire soprattutto i mercati Nord europei, non essendo essi stessi consumatori di anguille. Da ricordare che il consumo di anguilla per il mercato del vivo e' in parte soddisfatto dalla pesca e dal commercio del selvatico con importazione perfino dagli Stati Uniti. Nel 1998 un laboratorio danese ha iniziato la produzione di kabayaki (anguilla pronta per il mercato giapponese) alleggerendo il settore da un eccesso di produzione che aveva messo in difficolta' gli allevatori nordici nel 1996 e 1997. Purtroppo nel frattempo il mercato giapponese ha subito una forte diminuzione di prezzo, dovuta sia a difficolta' economiche interne, sia ad una massiccia produzione proveniente dalla Cina. La produzione dell'anguilla si e' diffusa in questi ultimi anni in quasi tutti i paesi europei, ma il consumo avviene prevalentemente in Olanda e Germania. Pertanto risulta indispensabile valutare il comparto nella sua globalita', tenuto conto della dinamica dei consumi, e delle complesse problematiche produttive del mercato europeo. Altre specie La diminuita capacita' di spesa delle famiglie italiane, determinata dalla sempre piu' pesante pressione fiscale, sta comportando, specie negli ultimi mesi, una diminuzione della domanda di quelle specie ittiche che hanno come tradizionale riferimento finale le pesche sportive. Inoltre, i gestori dei laghi per pesca sportiva, in presenza di una costante diminuzione dei clienti, sono diventati sempre piu' esigenti e selettivi, riducendo nel contempo i volumi di acquisto. Carpa Dopo dieci anni di disinteresse per la produzione "semintensiva" di carpe (escluse risipiscicoltura ed acque marginali), causato dalla concorrenza di produzioni Esteuropee, l'interesse dei produttori nazionali verso questa specie si e' ridestato. Il mercato ha registrato una maggiore presenza di produzione nazionale e si sono intensificati i tentativi di riproduzione in numerose realta'. I pesci nati lo scorso anno saranno pronti per il mercato a partire dal 1999. Nel frattempo, e' probabile che si incrementino i corpi idrici destinati alla carpicoltura. Pesce gatto La produzione di I. melas (pesce gatto comune), decimata dalla virosi degli scorsi anni, non sta di fatto riprendendo. Dunque e' difficile prevedere se questa specie riuscira' ad assumere di nuovo un ruolo commerciale locale. Da rilevare, infatti, che essa risulta apprezzata anche per il consumo soprattutto nelle tradizionali zone di produzione. La produzione di I. punctatus channel (pesce gatto americano) sostanzialmente stabile negli ultimi tempi, manifesta periodicamente, a livello stagionale, una certa vivacita'. Attualmente il mercato, partito all'inizio di stagione a prezzi mediamente pari a quelli dello scorso anno, si va stabilizzando con disponibilita' di tutte le pezzature, senza distinzione di prezzi. Cio' e' da porre in relazione alla disponibilita' di novellame registrata lo scorso autunno. Storione A fronte di una produzione e di una domanda stabili da alcuni anni, nel 1997 si e' registrata una situazione di mercato favorevole, con scarsa disponibilita' di prodotto; tale situazione ha consentito agli allevatori di non cedere alle richieste di diminuzione di prezzo. Il mercato dello storione si puo' convenzionalmente suddividere in due segmenti: "grossa pezzatura": 10 kg o piu', destinato prevalentemente ai settori della ristorazione, lavorazione, od al consumo a tranci, caratterizzato da una situazione di mercato stabile; "piccolamedia pezzatura": 3/7 kg, destinato principalmente alla pesca sportiva. La carenza di prodotto verificatasi in tale settore ha determinato, nella passata stagione, la crescita dei prezzi di vendita francoallevamento. Conclusioni e raccomandazioni sugli allevamenti intensivi Da quanto sopra esposto risulta evidente che il comparto dell'allevamento ittico in acque dolci necessita, non tanto di un incremento del numero degli impianti esistenti, quanto dell'attivazione di una serie di interventi volti ad un adeguamento degli impianti di produzione esistenti, finalizzato soprattutto al miglioramento della produttivita' e della redditivita' di esercizio, oltre che ad una maggiore ecocompatibilita'. Nel dettaglio riteniamo siano da considerarsi prioritarie le seguenti aree ed iniziative: 1 - Ambiente: a) interventi finalizzati a conseguire una maggiore ecocompatibilita' degli impianti di allevamento ittico con l'ambiente in cui sono inseriti; b) interventi volti ad adeguare gli impianti di allevamento ittico alle vigenti normative nazionali e comunitarie, tenuto conto delle normative comunitarie in corso di adozione nell'ordinamento nazionale; c) interventi volti a rendere gli impianti di allevamento ittico, ubicati in aree sensibili, "sistemi integrati di tutela ambientale"; d) interventi finalizzati al controllo e alla gestione dell'immissione nell'ambiente di residui e sottoprodotti derivanti dall'attivita' di acquacoltura. 2 - Sanita': a) interventi volti a dar corso a campagne di eradicazione delle principali ittiopatologie presenti nel territorio nazionale realizzati anche mediante l'utilizzo di vaccini; b) interventi finalizzati a fornire al comparto nuove e piu' efficaci sostanze medicinali e P.M.C. 3 - Produzione e mercato: a) interventi finalizzati all'adeguamento strutturale degli impianti di produzione, miglioramento della produttivita' e della redditivita' di esercizio, adeguamento tecnologico delle metodiche di produzione; b) interventi volti al miglioramento produttivo delle specie attualmente allevate; c) interventi finalizzati alla ricerca e alla identificazione di nuove specie allevabili che risultino interessanti dal punto di vista commerciale e produttivo; d) interventi volti ad incentivare la produzione, l'introduzione di norme di buona pratica di allevamento e l'avvio di programmi di qualita' certificata; e) interventi finalizzati all'attivazione di iniziative di educazione alimentare volte a migliorare l'immagine dei prodotti dell'acquacoltura in acque dolci presso i consumatori. 4 - Altre iniziative: a) incremento delle dotazioni del fondo centrale del credito peschereccio allo scopo di garantirne l'accesso anche alle imprese di acquacoltura in acque dolci; b) incremento delle dotazioni del fondo di solidarieta' di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 72, al fine di consentirne l'utilizzo anche alle imprese di acquacoltura in acque dolci; c) interventi finalizzati alla semplificazione delle procedure amministrative relative all'accesso alle provvidenze previste per l'acquacoltura sia a livello nazionale che comunitario. In particolare, si suggerisce che, per i progetti e le iniziative che richiedano investimenti inferiori ai 200 milioni, sia previsto ampio ricorso alla "autocertificazione" da parte dei richiedenti. LA PISCICOLTURA ITALIANA dati riferiti 1997 Allevamenti:> 1.000 in intensivo Addetti al comparto (compreso l'indotto): 15.000 Aree di produzione: Nord: 70% Centro: 20% Sud: 10% P.L.V.4 460 miliardi Specie allevate Branzini/spigole ton. 4.300 - 90% aziende associate API Saraghi ton. 200 - 90% aziende associate API Orate ton. 3.500 - 90% aziende associate API Ictaluridi (pescegatto eu ropeo - americano) ton. 800 - 60% aziende associate API Ciprinidi (carpa, tinca, ecc.) ton. 700 - 70% aziende associate API Anguillidi (anguilla) ton. 3.100 - 80% aziende associate API Salmonidi (trota iridea, fario, salmerino) ton. 51.000 - 95% aziende associate API Acipenseridi (storione) ton. 500 - 90% aziende associate API Altri (luccio, persico, ecc.) ton. 1.000 ----> Vedere Figure 1 e 2 a Pag. 74 della G.U. <---- Specie: Trota (Quantita' in tonnellate) ===================================================================== Nazione 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 _____________________________________________________________________ Austria 2.700 2.000 3.500 3.500 3.500 3.400 3.400 Belgio / Lussem. 800 800 800 800 800 800 820 Cipro ---- ---- ---- ---- ---- 220 110 Danimarca 37.550 36.850 41.250 39.650 41.250 39.750 36.550 Finlandia 19.100 17.800 17.500 16.600 17.300 18.000 18.000 Francia 35.265 38.360 42.360 42.360 50.360 56.000 51.660 Germania 21.500 22.500 25.000 25.000 25.000 25.000 25.000 Grecia 2.415 2.050 1.885 1.943 2.455 2.500 2.500 Irlanda 1.400 1.900 1.583 1.370 1.300 ---- 1.300 Islanda 282 394 561 718 851 1.344 1.350 Isole Faroe 369 734 1.058 452 452 63 100 Italia 38.000 40.000 42.000 45.000 50.000 48.000 51.000 Norvegia 6.650 7.550 9.000 16.100 13.600 20.000 34.200 Olanda 250 250 200 200 200 ---- 200 Polonia 4.000 4.150 4.300 4.500 4.679 5.400 6.500 Portogallo 2.000 1.181 933 1.164 1.500 ---- 1.500 Regno Unito 15.000 14.500 13.900 15.648 13.649 14.850 16.850 Repubblica Ceca ---- ---- 528 650 645 600 580 Spagna 18.000 18.500 21.000 22.750 18.750 25.000 25.000 Svezia 7.585 5.073 5.114 6.250 5.772 6.850 6.850 Turchia 4.146 6.393 6.848 6.977 6.977 ---- 9.000 _______ _______ _______ _______ _______ _______ _______ Totale ... 217.012 220.985 239.320 251.632 259.040 267.777 292.470 PRODUZIONI ESTENSIVE NELLE ACQUE INTERNE Le acque dolci rappresentano un patrimonio di indubbio valore sia dal punto di vista ecologico sia da quello socioeconomico e socioculturale. Questi ambienti sono, infatti, sedi di molteplici attivita' quali ad esempio quelle turisticoricreative e quelle piu' strettamente produttive, legate sia alla pesca professionale che alla piscicoltura. Storicamente la pesca nelle acque dolci ha rappresentato il sostentamento delle popolazioni locali, per cui rientra nelle tradizioni produttive e culturali del nostro Paese. Il patrimonio lacustre nazionale ammonta a 2.045 kmq, rappresentati da 320 bacini (di cui 35 costieri) che hanno una superficie superiore a 0,2 kmq, la maggioranza dei quali e' ubicata nell'Italia centrosettentrionale. La pesca professionale e' praticata principalmente nelle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna, dove si concentrano la maggior parte delle imprese cooperative. Secondo i dati ISTAT (1997, Statistica della caccia e della pesca - anni 1994-95), la produzione ha raggiunto 69.750 quintali nel 1995. Le produzioni della pesca professionale sono riportate nella Tabella 1. E' importante sottolineare che non si e' tenuto conto del prelievo esercitato dai pescatori sportivi che, in considerazione dell'elevato numero, incidono in modo rilevante sugli stocks ittici. La pesca sportiva, infatti, rappresenta una delle principali attivita' del tempo libero svolte negli ambienti di acqua dolce, come evidenziato, secondo stime fornite dalle associazioni di pesca sportiva, da circa due milioni di praticanti. In questo contesto l'acquacoltura, correttamente esercitata, puo' rappresentare un importante strumento di "riequilibrio" delle popolazioni ittiche che costituiscono una risorsa economica ed ecologica per l'Italia e piu' in generale per l'Unione. Tale riequilibrio deve essere comunque realizzato con modalita' nuove, che tengano conto della conservazione delle popolazioni autoctone e dei valori della biodiversita' ai vari livelli, dalle risorse genetiche, alle comunita' biotiche, agli ecosistemi. La pesca professionale nelle acque interne italiane e' particolarmente importante nei laghi; in molti di questi ambienti la tradizione, ormai consolidata di gestione delle risorse della pesca, prevede oltre allo sfruttamento delle specie ittiche anche il ripopolamento stagionale, almeno per le specie di maggior pregio (coregone, persico reale, luccio, ecc.). In quest'ottica la figura del pescatore professionale, che opera in ambienti confinati quali sono i laghi, assume un ruolo determinante nella gestione degli stocks ittici, trasformandosi da semplice raccoglitore del prodotto in allevatore e gestore della risorsa. La gestione razionale delle risorse ittiche dei laghi italiani deve comunque prevedere una sempre maggiore responsabilizzazione dei pescatori ed il loro coinvolgimento in tutte le fasi della produzione: acquacoltura da ripopolamento, controllo dell'efficacia delle semine, valutazione degli stocks commerciali, controllo e calibrazione dello sforzo di pesca, valorizzazione e commercializzazione del pescato, difesa dell'ambiente attraverso un continuo presidio. La gestione della pesca lacustre, oltre a rispondere ad una serie di motivazioni socioeconomiche, deve tenere conto anche delle caratteristiche ecologiche delle aree gestite, in un'ottica di gestione complessiva ed integrata di questi ecosistemi. La gestione di tale tipologia di pesca, inoltre, puo': contribuire alla conservazione delle risorse naturali, attraverso pratiche di semina che garantiscano il mantenimento dei livelli di diversita' genetica e biologica delle popolazioni sfruttate; compensare i danni causati dai cambiamenti dell'ambiente, permettendo il mantenimento di popolazioni di cui risulta compromessa la riproduzione naturale; concorrere al mantenimento della qualita' ambientale, contrastando gli effetti dell'eutrofizzazione sugli ambienti lacustri. Mentre una pesca intensiva e senza controllo ha un effetto destabilizzante sulle reti trofiche acquatiche, una gestione dell'attivita' alieutica che preveda una stabilizzazione delle rese sul lungo periodo, modulando di anno in anno l'entita' delle semine e dei prelievi, in genere produce un aumento della capacita' degli ecosistemi lacustri a sostenere l'impatto delle attivita' antropiche di prelievo. La recente legge n. 164/1998 esprime la volonta' di un impegno pubblico diretto verso scelte programmatiche per il sostegno di attivita' diffuse sul territorio per la conservazione e gestione delle risorse acquatiche, nel quadro di usi multipli degli ecosistemi considerati, rispondendo ad esigenze obiettive di maggiore competitivita' ed imprenditorialita'. CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI SULLE PRODUZIONI ESTENSIVE E DA RIPOPOLAMENTO Le attivita' che insistono sugli ambienti fluviali e lacustri hanno risvolti socioeconomici importanti (alimentazione, occupazione, svago, commercio, ecc.), ma richiedono una condotta responsabile per la conservazione, la gestione e lo sviluppo delle risorse bioacquatiche, nel rispetto dell'ecosistema e della biodiversita'. Gli obiettivi principali da raggiungere con la programmazione sono, quindi, la conservazione ed il mantenimento della diversita' dei popolamenti ittici, la compensazione dei danni causati dai cambiamenti ambientali, la regolazione e la stabilizzazione delle catture nel tempo, la valorizzazione commerciale delle produzioni. In questo senso e' opportuno ricordare che il presente piano rinforza l'invito alle amministrazioni competenti ad attivarsi per la riduzione del degrado ambientale e per favorire lo sviluppo di quelle attivita', anche di carattere produttivo, dirette al recupero ed alla valorizzazione degli ambienti fluviali e lacustri, secondo logiche di sviluppo sostenibile. In sintesi, per quanto concerne le produzioni estensive, i punti su cui le scelte del piano si articolano possono essere cosi' sintetizzati: 1. Sensibilizzazione degli operatori verso una gestione responsabile. E' necessario che le associazioni ritengano fondamentale la sensibilizzazione degli operatori sulla importanza di una gestione responsabile delle risorse acquatiche ed a tal fine organizzino seminari sulle diverse tematiche, che legano gli aspetti ecologici a quelli piu' strettamente produttivi. Tra le iniziative da intraprendere, una particolare valenza potrebbero assumere le attivita' pilota consistenti in: autogestione dei bacini lacustri dove e' consolidata la pesca professionale (attraverso la costituzione di consorzi misti); gestione di aste fluviali da parte di piccole cooperative, finalizzate al raggiungimento dell'uso responsabile delle risorse naturali, nell'ottica dell'uso multiplo ed integrato di tali ambienti (pesca, attivita' turisticoricreative, gestione ambientale, ecc.), per lo sviluppo di attivita' alternative e/o integrative alla pesca. 2. Potenziamento degli incubatoi. Si ritiene di fondamentale importanza la costruzione di "incubatoi di bacino" (prevedendo in primo luogo il miglioramento ed il potenziamento di quelli esistenti), nei quali produrre avannotti e giovanili delle specie ittiche di interesse alieutico, al fine di superare le principali problematiche connesse alle semine (salvaguardia del patrimonio genetico delle popolazioni indigene, introduzione di specie alloctone, trasmissione di patologie). Tali centri dovrebbero prevedere il coinvolgimento diretto dei pescatori professionali organizzati in forma cooperativa, di concerto con le amministrazioni locali direttamente interessate allo sviluppo produttivo ed alla valorizzazione e salvaguardia delle risorse ittiche. Attualmente nella gran parte dei casi le attivita' da ripopolamento degli stocks ittici lacustri vengono effettuate ogni anno con quantitativi variabili di individui, a stadi di sviluppo non sempre appropriati e soprattutto senza un riscontro sull'esito effettivo delle semine. Il miglioramento delle pratiche di ripopolamento necessita delle conoscenze scientifiche sulla biologia delle popolazioni ittiche, sulle modalita' di sfruttamento degli stocks, sulle caratteristiche ambientali degli ecosistemi lacustri. In particolare deve essere garantito il mantenimento dei livelli di diversita' biologica delle popolazioni o degli stocks degli ambienti oggetto di ripopolamento. 3.Messa a punto di protocolli che tengano conto degli obiettivi della semina e miglioramento della qualita' del seme. Nelle pratiche di ripolamento delle acque dolci e' necessario da un lato una conoscenza approfondita dell'ambiente lacustre e dall'altro un elevato standard qualitativo del prodotto da semina. Cio' richiede la messa a punto di protocolli che tengano conto degli obiettivi della semina (conservazione della risorsa, mantenimento o aumento delle rese da pesca, ripopolamento in ambienti depauperati), del tipo di bacino lacustre, delle caratteristiche del materiale ittico utilizzato (stadio, taglia, ecc.), delle modalita' di immissione (stagionalita' dei ripopolamenti e manipolazione), dei fattori ecologici. Di conseguenza disponendo di appropriate tecniche di allevamento che rispondano ai seguenti requisiti: produzione di soggetti il piu' possibile simili agli individui selvatici; ambienti di allevamento che riproducano condizioni simili a quelle naturali. In questo senso le associazioni, in collaborazione con i centri di ricerca, possono proporsi per effettuare "l'analisi di qualita'", su scala nazionale, delle attivita' di ripopolamento, identificando i punti di debolezza e proponendo le possibili soluzioni migliorative, prevedendo anche la realizzazione di progetti pilota. 4. Miglioramento del processo produttivo. Nell'ambito della razionalizzazione della piscicoltura d'acqua dolce risulta necessario affrontare il problema del miglioramento dei processi produttivi, attraverso l'ammodernamento ed il potenziamento delle strutture di stoccaggio, commercializzazione, trasformazione dei prodotti ittici, anche mediante i centri di servizio a supporto dei pescatori. 5. Definizione di criteri di qualita'. Cosi' come gia' evidenziato nel V piano triennale in tema di acquacoltura, si confermano i concetti espressi in materia di "qualita' totale": da cui l'importanza di definire le "linee di buone pratiche in acquacoltura" anche per le acque dolci. Al riguardo risulta fondamentale: 1) l'identificazione di criteri di qualita', con la creazione di sistemi qualita' totale per le produzioni ittiche d'acqua dolce allevate e/o pescate; 2) l'identificazione di eventuali riconoscimenti di denominazione di origine protetta o identificazione geografica protetta; 3) l'identificazione di eventuali riconoscimenti di denominazione di origine protetta o identificazione geografica protetta. ----> Vedere Tabella a Pag. 76 della G.U. <---- MISURE PRIORITARIE PER L'ATTUAZIONE DELLA LEGGE N. 164/1998 Con preciso riferimento al quadro conoscitivo settoriale, ed alle esigenze espresse e verificate dalle organizzazioni produttive e dal mondo della ricerca coinvolto nel monitoraggio dei sistemi naturali e produttivi, al fine della migliore utilizzazione dei mezzi finanziari messi a disposizione dal legislatore con la legge n. 164/1998, sono stati identificati quali priorita' del piano i seguenti obiettivi: Misura 1 - Sostenere gli investimenti finalizzati a ridurre l'impatto ambientale degli impianti di piscicoltura intensiva nelle acque dolci. Misura 2 - Valorizzare le produzioni degli ambienti lacustri e fluviali attraverso il potenziamento degli incubatoi, migliorare la qualita' delle specie da ripopolamento, supportare le associazioni di categoria nella sensibilizzazione degli operatori verso la pescaacquacoltura responsabile dei laghi, supportare la definizione di criteri di qualita'. Misura 3 - Favorire campagne di sensibilizzazione degli allevatori e consumatori dirette a produzioni e consumi ecocompatibili. Misura 4 - Potenziare la ricerca biotecnologica per accelerare i processi di controllo di patologie emergenti previlegiando la messa a punto di vaccini. Sostenere le applicazioni biotecnologiche compatibili. Avviare ricerche conoscitive sulla disponibilita' di farmaci innovativi disponibili sul mercato internazionale, svolte dalle autorita' sanitarie nazionali per l'avvio di processi di omologazione, ove consentiti. Ripartizione delle risorse finanziarie Misura 1 - Sono destinati alla misura contributi in conto interessi per un importo di 7000 milioni nel periodo di vigenza previsto dalla legge. Tale misura e' strettamente finalizzata alla riduzione degli impatti ambientali degli impianti intensivi di troticoltura, sia da carne che da ripopolamento, degli impianti di anguillicoltura, degli allevamenti intensivi di pesce gatto, degli impianti intensivi di storioni; la predetta misura si riferisce esclusivamente ad impianti che utilizzano acque dolci. La riduzione degli impatti riguarda impianti di trattamento delle acque reflue per renderle idonee alle normative vigenti; eventuali modifiche delle normative di riferimento avvenute durante l'applicazione della misura saranno da ritenere valide. La riduzione di impatti visuali e' considerata nell'ambito della misura stessa, ma in seconda priorita' rispetto agli interventi diretti alla qualita' delle acque. Gli investimenti di carattere fondiario relativi ad impianti di trattamento dei reflui non sono previsti dalla misura. Essa, inoltre, comprende strategie di intervento basate su sistemi di depurazione naturale che possono contribuire a programmi di restauro ambientale. Misura 2 - Sono destinati 4000 milioni per impianti di avannotteria da ripopolamento che rispondano a requisiti gestionali tali da garantire la conservazione della biodiversita' in ambienti lacustri e fluviali. In definitiva la misura si riferisce soltanto a specie autoctone, eccezion fatta per i coregoni. Tali impianti dovranno essere al servizio delle produzioni finalizzate ad acque pubbliche, pertanto la misura assegna priorita' agli interventi promossi da Enti locali competenti; sono ammissibili anche interventi proposti da imprese di comprovata esperienza settoriale. Misura 3 - Sono destinati 3000 milioni per la valorizzazione dei prodotti delle acque interne pubbliche, con particolare riferimento ai laghi in cui si esercita la pesca professionale. La misura prevede il sostegno ad attivita' pilota (sperimentali) che non superino il costo massimo di 100 milioni, e che comprendano modalita' di autocertificazione e di relazioni innovative tra produttori e consumatori. La misura prevede inoltre il finanziamento di iniziative promosse dalle associazioni di categoria volte a sensibilizzare gli operatori del comparto per una migliore e corretta gestione dell'ambiente in cui operano, indirizzandoli verso sistemi di produzione ad elevata ecocompatibilita', che possano avere riflessi sui modelli di certificazione dei processi produttivi. La misura considera prioritario l'accoglimento di interventi a favore delle cooperative di pesca nella acque interne per un utilizzo complessivo non superiore al 75 % dell'importo totale allocato. Misura 4 - Sono destinati 1500 milioni prioritariamente per ricerche biotecnologiche relative al controllo delle patologie attraverso la messa a punto di vaccini. La misura puo' essere considerata prioritariamente come aliquota di cofinanziamento ad altri progetti nazionali e comunitari.