(Allegato 1)
 
                             ALLEGATO 1 
 
                    PRESUPPOSTI TECNICI DI ISPRA 
 
Viene riportato il testo integrale del documento APAT (adesso  ISPRA)
"Presupposti del piano nazionale delle misure  protettive  contro  le
emergenze nucleari e radiologiche. Aggiornamento per  gli  eventi  di
origine transfrontaliera" Rev. 1 -  Novembre  2006,  senza  modifiche
editoriali o tipografiche. 
 
                                APAT 
   Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici 
 
Presupposti tecnici  del  piano  nazionale  delle  misure  protettive
             contro le emergenze nucleari e radiologiche 
 
               Aggiornamento per gli eventi di origine 
 
                          transfrontaliera 
 
                       Rev. 1 - Novembre 2006 
 
  INDICE 
  1. INTRODUZIONE............................................ 
  2. SCENARI INCIDENTALI DI RIFERIMENTO E TERMINE DI SORGENTE 
  3. STIMA DELLE CONSEGUENZE RADIOLOGICHE ................... 
  4. CONSIDERAZIONI OPERATIVE AI FINI DELLA PIANIFICAZIONE .. 
  Il  presente  documento  e'  stato  predisposto  dal   Dipartimento
Nucleare, Rischio Tecnologico  Industriale.  Le  valutazioni  con  il
codice ARIES per la stima delle conseguenze radiologiche state svolte
dal Servizio Interdipartimentale per le Emergenze Ambientali 
 
  1. INTRODUZIONE 
  Il presente documento propone  una  rivalutazione  dei  presupposti
tecnici  del  Piano  Nazionale  delle  misure  protettive  contro  le
emergenze radiologiche, definiti nel 1995 sulla base di studi  svolti
dall'ex ANPA (ora APAT) e dall'Istituto Superiore  di  Sanita'  (ISS)
negli anni precedenti. 
  La rivalutazione e' stata condotta con  riferimento  ad  eventi  di
origine transfrontaliera,  cosi'  come  previsto  dall'art.  121  del
D.L.vo n. 230 del 1995 e successive modifiche, tenuto altresi'  conto
dell'intento espresso dal Dipartimento della Protezione Civile  della
Presidenza del Consiglio dei Ministri di estendere  le  capacita'  di
protezione offerte dal piano attualmente in vigore. 
  Il Piano  Nazionale,  emesso  nel  1997  sulla  base  dei  suddetti
presupposti,  tiene  conto  del  carattere  transfrontraliero   delle
possibili   conseguenze   di   eventi    incidentali    a    centrali
elettronucleari,  drammaticamente   evidenziato   dall'incidente   di
Chernobyl.  Esso  considera,  comunque,  le  diverse  caratteristiche
tecnologiche degli impianti occidentali rispetto a quelli in funzione
negli  anni  '80  nell'ex-Unione  Sovietica.   Tali   caratteristiche
consentono di accreditare, anche  nel  caso  di  scenari  incidentali
particolarmente  degradati  comportanti  la  fusione   del   nocciolo
(denominati incidenti "severi"), una certa capacita' del  sistema  di
contenimento di limitare  il  rilascio  all'ambiente  degli  elementi
radioattivi che si possono liberare dal reattore. 
  Pur potendosi confermare, anche alla luce  delle  valutazioni  piu'
recenti, l'elevato grado di cautela offerto dai presupposti tecnici a
base del piano del 1997, si e' ravvisata comunque  l'opportunita'  di
effettuare una rivalutazione di tali presupposti per tener conto: 
    - dell'evoluzione della tecnologia (ad es.: negli  impianti  sono
state rafforzate le protezioni contro incidenti "severi"), 
    - delle modifiche introdotte in alcuni  impianti,  quali  ad  es.
l'incremento della potenza estratta  dal  reattore  e  l'utilizzo  di
combustibile ad alto bruciamento, 
    - della disponibilita'  di  studi  aggiornati  sul  comportamento
incidentale degli impianti e sulle possibili conseguenze radiologiche
di eventi severi a grandi distanze, 
    - delle posizioni piu' recenti assunte in  ambito  internazionale
in materia di emergenza esterna, in particolare nei paesi  confinanti
ove sono in esercizio impianti nucleari. 
  In  aggiunta  a  cio',  in  tempi  piu'  recenti  e'  emersa  anche
l'esigenza di valutare l'influenza nella  determinazione  delle  basi
tecniche della pianificazione dei nuovi fattori di rischio  associati
alla persistente situazione di crisi internazionale. 
  Per sviluppare le necessarie valutazioni di aggiornamento,  essendo
i presupposti tecnici riferiti ad impianti  in  esercizio  nei  paesi
confinanti, si e' ritenuto necessario  acquisire  informazioni  sugli
approcci adottati presso tali paesi. Ulteriori  elementi  sono  stati
altresi' acquisiti in tema di basi  tecniche  per  la  pianificazione
d'emergenza negli Stati Uniti, anche perche' tale  approccio  risulta
nella sostanza  mutuato  dalla  Slovenia  per  la  definizione  della
pianificazione di emergenza per l'impianto di Krško che,  come  noto,
e' un impianto tra i piu' prossimi  ai  confini  nazionali.  Elementi
informativi  sono  stati  infine  raccolti  sull'approccio   adottato
dall'Austria. 
  Il  quadro  internazionale   delineato   attraverso   la   suddetta
ricognizione ha portato a confermare che i  presupposti  tecnici  del
piano nazionale del 1997 risultano in generale in linea con le prassi
oggi adottate  negli  altri  paesi  ove  sono  presenti  impianti  in
esercizio,  ed  offrono  un  buon  grado  di  copertura  rispetto   a
situazioni  incidentali  derivanti  da  guasti  con  probabilita'  di
accadimento molto basse. 
  Tuttavia, in considerazione  dell'intento  del  Dipartimento  della
Protezione Civile di estendere le capacita' di copertura previste dal
piano nazionale, tenuto  altresi'  conto  che  la  pianificazione  di
emergenza rappresenta l'ultimo dei  livelli  previsti  nell'approccio
della difesa in profondita', adottato nella  filosofia  di  sicurezza
delle  installazioni  nucleari  quale  protezione  a   fronte   della
componente residua del rischio,  i  presupposti  tecnici  sono  stati
rivalutati facendo riferimento a situazioni ancor piu'  degradate  di
quelle assunte a base del piano del 1997. 
  Tali situazioni sono state definite in modo tale da  costituire  un
inviluppo  rispetto  a  quelle  utilizzate  a  riferimento   per   le
pianificazioni di emergenza  nei  paesi  che  ospitano  gli  impianti
prossimi  al  confine  nazionale.  In  particolare,   le   situazioni
considerate  sono   rappresentative   di   scenari   di   riferimento
caratterizzati da un processo di danneggiamento del reattore e da una
perdita  della  funzione  di   contenimento.   Rispetto   a   scenari
incidentali di tale natura si e' pero'  considerato  ragionevole  dar
credito ad un'efficacia, quanto meno  parziale,  delle  capacita'  di
mitigazione esistenti sul sito. 
  Le basi tecniche della rivalutazione sono presentate  in  dettaglio
nel rapporto APAT "Basi tecniche per l'aggiornamento dei  presupposti
del piano nazionale  delle  misure  protettive  contro  le  emergenze
nucleari e radiologiche. Eventi di origine transfrontaliera - Rev.  1
Novembre  2006"  che  costituisce  parte  integrante   del   presente
documento. 
 
2. SCENARI INCIDENTALI DI RIFERIMENTO E TERMINE DI SORGENTE 
  I tipi di scenario identificabili, nel caso  di  centrali  nucleari
con reattori ad acqua leggera (fino  a  1500  Mwe)  sono  raggruppati
nelle seguenti due classi: 
  Classe A Questa classe comprende gli incidenti di progetto (rottura
della  tubazione  d'impianto  di  diametro  maggiore,   espulsio   ne
repentina di una barra di controllo, etc.), incluse  quelle  sequenze
valutate assumendo, oltre al malfunzionamento dei sistemi  ausiliari,
una degradazione nella efficacia  dei  sistemi  di  abbattimento  dei
prodotti di fissione (filtri, piscine d'acqua, etc.) o  una  parziale
fusione del nocciolo. Questa classe, con le  suddette  sequenze  piu'
degradate, e'  quindi  rappresentativa  della  massima  gravita'  cui
possono arrivare gli incidenti base di progetto. I rilasci calcolati,
viste le ipotesi prudenziali sopra descritte  circa  l'efficacia  dei
sistemi di abbattimento dei rilasci stessi, arrivano fino a circa  45
TBq  (poco  piu'  di  un  migliaio  di  Ci),  pari  ad  una  frazione
dell'inventario dei prodotti di fissione 
  Classe  B  Questa  classe   comprende   gli   scenari   incidentali
particolarmente gravi, di del nocciolo dell'ordine di 10(elevato a)-5
probabilita' molto bassa, nel corso dei quali, pur avendo  luogo  una
serie di malfunzionamenti ai sistemi di salvaguardia e  di  danni  al
nocciolo, si puo' realisticamente ipotizzare che: 
    -  nel  caso  di  eventi   che   traggano   origine   all'interno
dell'impianto, i sistemi  di  abbattimento  e  di  contenimento,  pur
parzialmente degradati, possano continuare ad  offrire  una  barriera
atta a limitare il rilascio all'ambiente; 
    - nel caso di eventi di origine esterna, che possano  avere  come
effetto primario la perdita del sistema di contenimento, le azioni di
recupero e di  mitigazione  dei  danni  a  carico  del  nocciolo  del
reattore,  necessarie  ove  eventualmente  quest'ultimo  risenta  del
possibile  evento  iniziatore,  possano  dar  luogo  all'arresto  del
processo di  fusione  generalizzata  o,  qualora  quelle  azioni  non
avessero successo, sia comunque possibile dar luogo  ad  un  parziale
abbattimento dei particolati radioattivi. 
  I rilasci calcolati in dette  condizioni  sono  dell'ordine  di  un
decimo dell'inventario complessivo dei prodotti  di  fissione,  cioe'
circa 10(elevato a)19 Bq. 
  Per  la  riconsiderazione,   richiesta   dal   Dipartimento   della
Protezione Civile, delle caratteristiche e dei  requisiti  del  Piano
Nazionale si sono assunti a riferimento scenari della classe B,  come
sopra configurati. 
  Situazioni incidentali con rilasci piu' gravosi di quelli  relativi
alla classe B  possono  aver  luogo  se  si  ipotizza  che  vi  siano
simultaneamente   l'insuccesso   della   mitigazione   di   eventuali
transitori a carico del sistema di refrigerazione del  reattore  (sia
da  parte  dei  sistemi  automatici,  sia  da  parte  del   personale
d'impianto mediante l'utilizzo  delle  procedure  di  emergenza),  la
perdita  del  contenimento  e  l'insuccesso  di  ogni  tentativo   di
abbattimento dei rilasci. L'assunzione di tali  ipotesi  estreme,  in
base alle quali viene supposto il rilascio nell'ambiente della  quasi
totalita' dei radionuclidi presenti  nel  reattore  e'  da  ritenersi
inutilizzabile ai fini di scelte operative, come gia' specificato nei
presupposti assunti a base  del  Piano  Nazionale  emesso  nel  1997,
tenuto conto che gli  scenari  ad  esse  associabili  risultano  poco
plausibili e comunque di probabilita' estremamente bassa. 
  La caratterizzazione in composizione e  tempi  di  emissione  della
sorgente  e'  stata  ricavata  dai  risultati  di  studi,  effettuati
prevalentemente negli Stati Uniti d'America, che hanno preso in esame
diverse tipologie di impianti,  di  diverse  generazioni.  Da  questi
studi e' scaturita la normativa, attualmente applicata in quel paese,
riguardante il termine di sorgente da assumere a riferimento  per  la
scelta dei siti e per la progettazione degli impianti. Detto  termine
di sorgente fa proprio riferimento a condizioni di  incidente  severo
ed individua le  frazioni  di  inventario  di  radioisotopi  che  dal
reattore si possono rendere disponibili al contenimento nel corso  di
una  sequenza  inviluppo.  Vengono  individuati  diversi   intervalli
temporali  che  partono  da  mezz'ora  dopo  l'evento  iniziatore   e
concludono il rilascio dei radioisotopi dal nocciolo fuso,  verso  il
contenimento, in circa 10 ore. 
  Ai fini della definizione dei presupposti tecnici si considera  che
il contenimento sia solo  parzialmente  degradato,  in  analogia  con
quanto gia' previsto nel precedente Piano,  o  che,  in  presenza  di
degradazioni severe del contenimento, possano aver  luogo  interventi
intesi a refrigerare il nocciolo, ad allagare la cavita' reattore o a
spruzzare acqua nel contenitore. Si suppone cautelativamente  che  la
durata del rilascio all'ambiente sia di due ore. 
  In  particolare  vengono  assunti  a  riferimento  i  parametri  di
rilascio specificati nel quadro sintetico di seguito riportato. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
 
  3. STIMA DELLE CONSEGUENZE RADIOLOGICHE 
  Assumendo il termine di  sorgente  inviluppo  sopra  definito  sono
state effettuate alcune simulazioni sulla dispersione atmosferica,  a
lunga distanza, dei radionuclidi rilasciati, prendendo a  riferimento
due impianti particolarmente prossimi  ai  confini  nazionali:  Krško
(Slovenia) e St Alban (Francia). 
  La scelta di queste due  centrali  ai  fini  delle  stime  condotte
deriva principalmente dalla loro  vicinanza  al  territorio  italiano
rispetto ad altre installazioni e da considerazioni relative ad altri
fattori rilevanti quali la configurazione orografica e  la  direzione
dei venti dominanti; la scelta  non  implica  alcuna  valutazione  di
merito sul livello di sicurezza di tali centrali. 
  Per le simulazioni e' stato utilizzato il codice Apollo del sistema
ARIES (Accidental Release Impact Evaluation System), che  rappresenta
il sistema di calcolo adottato a livello nazionale per la valutazione
della dispersione atmosferica a lunga distanza di inquinanti  stabili
o con decadimento rilasciati da sorgenti puntiformi.  Il  sistema  e'
operativo presso il Centro di Emergenza  dell'APAT.  ARIES  e'  stato
utilizzato  ipotizzando  condizioni  meteorologiche   particolarmente
sfavorevoli,  individuate  sulla   base   di   effettive   situazioni
atmosferiche verificatesi nell'arco di qualche anno. 
  Dette simulazioni sono state effettuate ipotizzando in  particolare
il  rilascio  dei  seguenti  radioisotopi,  individuati   come   piu'
rilevanti ai fini della  valutazione  delle  dosi  sulla  base  degli
inventari, pesati con i fattori  di  dose  relativi  al  gruppo  piu'
esposto della popolazione: 
  Iodio 131 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)17 Bq) 
  Stronzio 90 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)15 Bq), 
  Cesio 134 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)16 Bq), 
  Tellurio 132 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)17 Bq), 
  Cerio 144 ( (quasi uguale a) 10(elevato a)15 Bq). 
  Al fine di dare un'immagine visiva degli andamenti risultanti dalle
simulazioni effettuate con il codice ARIES nelle Figg. 1 e 2  vengono
mostrate, a  scopo  esemplificativo,  le  distribuzioni  territoriali
delle dosi efficaci da inalazione per il gruppo  di  popolazione  dei
bambini, riferite per i due casi allo Iodio 131. 
  I risultati ottenuti sono  riportati  in  maggior  dettaglio  nelle
Tabelle 1a, 1b e 2a, 2b che seguono. 
  In particolare: 
  - i valori di dose  sono  riferiti  all'esposizione  da  inalazione
nelle 48 h successive all'evento,  in  quanto  i  calcoli  effettuati
hanno mostrato che il contributo alla dose di tale via di esposizione
risulta preponderante; calcoli effettuati per tempi  piu'  lunghi  (5
giorni,  7  giorni)  non  hanno  mostrato  incrementi   significativi
rispetto alle dosi da inalazione valutate per 48 h; 
  - i radionuclidi  che  contribuiscono  maggiormente  alla  dose  da
inalazione sono lo I 131 e, per un fattore 10 piu' basso, il Tellurio
132,  mentre  i  contributi  degli   altri   radionuclidi   risultano
trascurabili; 
  - la deposizione al suolo, che assume valori fino a 10(elevato  a)6
Bq/mq, e' tale da non far prevedere, nelle prime 48  ore,  contributi
significativi alla dose dall' irraggiamento  diretto  dal  suolo.  Le
dosi da irraggiamento  dal  suolo  sono,  naturalmente,  destinate  a
crescere successivamente alle 48 h, ma non risultano essere  tali  da
poter variare l'ordine di grandezza delle  dosi  efficaci;  cio'  pur
assumendo che la deposizione rimanga  invariata  e  che  i  tempi  di
esposizione siano dell'ordine del mese. La deposizione  al  suolo  e'
certamente degna di attenzione ai fini dei controlli radiometrici  di
medio - lungo termine da  effettuarsi  sulle  matrici  alimentari  ed
ambientali. 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Fig. 1 Esempio di  risultati  ottenuti  dalle  simulazioni  con  il
codice ARIES effettuate applicando il termine di  sorgente  inviluppo
all'impianto di Krško (Slovenia). Andamento delle  dosi  efficaci  da
inalazione di Iodio 131, per il gruppo di popolazione dei bambini,  a
48 ore dall'inizio del rilascio 
  Fig. 2 Esempio di risultati ottenuti dalle  simulazioni  effettuate
con il codice ARIES  applicando  il  termine  di  sorgente  inviluppo
all'impianto di S. Alban (Francia). Andamento delle dosi efficaci  da
inalazione di Iodio 131, per il gruppo di popolazione dei bambini,  a
48 ore dall'inizio del rilascio 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Tabella 1a) Valori massimi della dose efficace da inalazione  (mSv)
di Iodio 131  sul  territorio  nazionale,  nelle  48  ore  successive
all'evento, risultanti  dall'applicazione  del  termine  di  sorgente
inviluppo alle centrali di Krško e St. Alban 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Tabella 1b) Distribuzione territoriale delle dosi efficaci (mSv) da
Iodio 131 per il gruppo di popolazione dei bambini 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  Tabella 2a) Valori massimi  della  dose  equivalente  alla  tiroide
(mSv) da I 131  sul  territorio  nazionale,  nelle  48  h  successive
all'evento, risultante  dall'applicazione  del  termine  di  sorgente
inviluppo alle centrali di Krško e St. Alban 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  (elevato a)1 L'intervallo tra circa 0,5 mSv ed il valore massimo 
  indicato impegna una estensione dell'ordine dei  20.000  Km(elevato
a)2 
  (elevato a)2 L'intervallo tra circa 0,5 mSv ed il valore massimo 
  indicato impegna una estensione dell'ordine dei 40.000  Km2(elevato
a) 
 
  Tabella 2b) Distribuzione territoriale della dose equivalente  alla
tiroide (mSv) da I 131 per il gruppo di popolazione dei bambini 
 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
 
  (elevato a)3 L'intervallo tra circa 10 mSv ed il valore massimo 
  indicato impegna una estensione dell'ordine dei  20.000  Km(elevato
a)2 
  (elevato a)4 L'intervallo tra circa 10 mSv ed il valore massimo 
  indicato impegna una estensione dell'ordine dei  40.000  Km(elevato
a)2 
 
  In sintesi, tenendo anche presenti i margini  di  variabilita'  che
caratterizzano  le  stime  delle  conseguenze  radiologiche  a  lunga
distanza, per i due casi ipotizzati, applicando cioe' il  termine  di
sorgente inviluppo  alle  centrali  di  St.  Alban  e  di  Krško,  si
evidenziano i seguenti risultati: 
  - i valori massimi delle dosi  risultano  dello  stesso  ordine  di
grandezza. Nel caso di St. Alban sono interessate aree piu' ampie; 
  - su aree delle regioni del Nord e del  Centro-nord  d'Italia  piu'
prossime all'impianto interessato dall'ipotetico evento  incidentale,
le dosi efficaci da inalazione risultano pari ad alcune unita' di mSv
e la dose equivalente alla tiroide risulta pari ad alcune  decine  di
mSv; 
  - la deposizione al suolo  di  radionuclidi,  che  in  alcuni  casi
raggiunge valori di 10(elevato  a)6  Bq/m(elevato  a)2,  e'  tale  da
richiedere il controllo  radiometrico  delle  matrici  ambientali  ed
alimentari su estese superfici del territorio nazionale,  finalizzato
a fornire le necessarie basi  tecniche  per  eventuali  decisioni  in
merito all'adozione di misure restrittive sugli alimenti. 
  I risultati delle stime  di  dose  effettuate  fanno  ritenere  che
l'eventuale adozione di misure protettive di riparo al  chiuso  e  di
somministrazione di iodio stabile permetterebbe  di  evitare  qualche
unita' di dose efficace ed alcune decine di mSv di  dose  equivalente
alla tiroide. Tali valori di dose evitabile si collocano nell'intorno
dei valori inferiori dei livelli d'intervento, per i quali l'Allegato
XII al D.L.vo. n. 230/1995 e successive modifiche indica di  prendere
in considerazione l'eventuale adozione delle  succitate  contromisure
di riparo al chiuso e iodioprofilassi. 
 
  4. CONSIDERAZIONI OPERATIVE AI FINI DELLA PIANIFICAZIONE 
  Le valutazioni riportate, condotte anche alla luce di un  confronto
con  l'approccio  adottato  a  livello  internazionale,  fanno  nella
sostanza  ritenere  che  i  termini  di  sorgente  adottati   per   i
presupposti  del  Piano  nazionale  delle  misure  protettive  contro
emergenze nucleari e  radiologiche  del  1997  offrono  un  grado  di
copertura  molto   ampio   rispetto   alle   condizioni   incidentali
ipotizzabili  nelle  tipologie  di  impianti  prossimi   ai   confini
nazionali, tenendo in particolare conto della protezione offerta  dal
sistema di contenimento. 
  Si conferma pertanto la necessita' di assicurare: 
    a.   adeguate   capacita'   previsionali    circa    l'evoluzione
dell'evento, in  particolare  con  riferimento  alla  dispersione  in
atmosfera dei radionuclidi rilasciati; 
    b. il monitoraggio radiometrico, su estese  zone  del  territorio
nazionale e per tempi prolungati,  ai  fini  della  caratterizzazione
spaziale  e  temporale  dell'eventuale  ricaduta   radioattiva,   con
riferimento sia a matrici ambientali  che  a  matrici  alimentari  di
rilevanza. 
  Tuttavia, in considerazione  dell'intento  del  Dipartimento  della
Protezione Civile di estendere le capacita' di mitigazione del Piano,
al fine di rafforzare la componente di difesa in profondita'  propria
della pianificazione di emergenza,  sono  stati  selezionati  scenari
piu' gravosi, individuando un termine di sorgente inviluppo  rispetto
a quanto assunto a riferimento nei paesi confinanti e  limitrofi  con
centrali nucleari nel loro territorio. 
  Le caratteristiche degli scenari considerati e le risultanze  delle
valutazioni delle conseguenze radiologiche associabili al termine  di
sorgente  inviluppo  individuato   suggeriscono   l'opportunita'   di
prendere in considerazione il potenziamento delle esistenti capacita'
di previsione e di monitoraggio, nonche' l'opportunita'  di  prendere
in considerazione, per aree del  Nord  e  Centro-Nord  d'Italia  piu'
prossime all'impianto interessato dall'ipotetico evento  incidentale,
ed a tutela di particolari gruppi di popolazione, quali ad esempio  i
bambini e i lattanti: 
    a) l'eventuale adozione di una misura  protettiva  di  riparo  al
chiuso; 
    b) la previsione della disponibilita', e delle relative modalita'
di distribuzione, di dosi di iodio stabile,  ai  fini  dell'eventuale
adozione di una misura protettiva di iodioprofilassi. 
  Tali azioni protettive sono volte a contenere  l'esposizione  della
popolazione entro i  valori  inferiori  dei  livelli  di  intervento,
espressi in termini di dose evitabile, stabiliti  dalla  legislazione
italiana.  La  pianificazione  di  dette  azioni   protettive   rende
disponibile un ampio  margine,  in  termini  di  intervalli  di  dosi
evitabili, per tener  conto  sia  delle  incertezze  esistenti  nella
valutazione dei rilasci e delle dosi conseguenti, sia di rilasci piu'
gravosi di quelli ipotizzati. 
  I succitati provvedimenti protettivi,  per  la  cui  attuazione  la
pianificazione  potra'   prevedere   le   relative   predisposizioni,
dovrebbero comunque essere attuati, a seguito di un ipotetico  evento
reale, qualora cio' venisse ritenuto effettivamente necessario  sulla
base delle informazioni acquisite dalle autorita' del paese in cui si
e' verificato l'evento e sulla base di dati previsionali e di  misura
che permettano di caratterizzare in maniera adeguata  l'intensita'  e
l'estensione della contaminazione. 
  Infine, per favorire una definizione degli interventi  da  adottare
quanto piu' rapida ed efficace possibile, va  segnalata  l'importanza
che il piano preveda specifiche modalita' di  collaborazione  con  le
Autorita' dei paesi confinanti, da stabilirsi  con  appositi  accordi
bilaterali, ad integrazione dei  meccanismi  di  notifica  e  scambio
d'informazioni gia'  previsti  nell'ambito  della  Convenzione  sulla
pronta notifica di incidenti nucleari e della Decisione del Consiglio
dell'Unione  Europea  87/600  in  materia  di  scambio  rapido  delle
informazioni in caso di emergenze radiologiche.