(Allegato-art. 6)
                               ART. 6 
            Elementi di legame con l'ambiente geografico 
 
Il territorio situato al confine  nord-est  della  Regione  Piemonte,
nelle province di Vercelli e di Biella, per le specifiche e  precipue
caratteristiche della struttura geologica dei terreni fu indicato, ab
antiquo,  con  particolare  ed  esclusiva   definizione   "Baraggia",
distinguendola,  anche  mediante  la  dizione,  dal   piu'   generico
brughiera  (Zona  LXXII  del  Catasto  Agrario  denominata   "Pianura
risicola dell'Alto Vercellese o delle Baragge"). 
E' l'area pedemontana che dalle prealpi, site sotto il massiccio  del
Monte Rosa, si sviluppa  verso  il  piano  a  terrazzi,  o  in  lieve
graduale declivio, da nord-ovest a sud-est. 
L'ambiente ecologico che la caratterizza e'  particolare,  oltre  che
sotto il profilo geo-pedologico, anche per le situazioni  climatiche,
idrologiche e di fertilita' dei terreni, qui di seguito ricordate: 
 
•  i  suoli  d'origine  morenica   formatisi   durante   il   periodo
diluvio-glaciale dall'alterazione in loco di  materiali  granitici  e
porfidi quarziferi delle alpi, risultano costituiti da limi,  argille
e sabbie, i derivati autoctoni della degradazione di quelle rocce. 
• il suolo  e  il  sottosuolo  -  contrariamente  ad  altri  tipi  di
brughiera sabbiosi e con scheletro abbondante, d'origine  alluvionale
-  sono  generalmente  compatti,  asfittici,   deficienti   di   vita
microbica, poveri di humus. Mediante la lavorazione dei  terreni,  si
rendono evidenti in  superficie  le  concrezioni  limonitiche,  anche
pisoliformi: i ferretti. 
• all'analisi chimica i terreni, oltre che in eccesso  di  ferro,  si
dimostrano carenti di calcare, su livelli di acidita'  che  oscillano
da pH 4,5 a 5,5; sono inoltre assai poveri di componenti fosforici  e
potassici oltre che di sostanze umiche. 
• l'irrigazione delle colture e' assicurata, mediante canalizzazione,
dai  corsi  d'acqua  che  scendono  dalle  Alpi   e   dalle   Prealpi
contribuendo, nella  modesta  presenza  di  inquinanti  per  la  loro
origine, a favorire un ambiente  protetto.  Le  derivazioni  fluviali
sono: il fiume Sesia derivato dai ghiacciai del Monte Rosa; il  Cervo
e l'Elvo che, unitamente ad  altri  torrenti  minori  derivati  dalle
Prealpi e dalle tre dighe con i relativi invasi  posti  sui  torrenti
Ostola, Ravasenella ed  Ingagna,  contribuiscono  alla  distribuzione
delle acque destinate anche ad usi civici e potabile. 
• in prospettiva  climatica  l'area  resta  costantemente  sotto  gli
effetti della prospiciente catena montana da  cui  discendono  flussi
d'aria fredda a determinare inversioni  termiche.  Le  temperature  e
l'umidita' dell'aria, ambedue stabilite di norma a livelli minori  di
quelle misurabili nel piano, contribuiscono alla migliore  formazione
del grano di riso, determinando una piu' rapida maturazione. 
• l'assieme delle situazioni geo-pedologiche, le edafiche dei terreni
di risaia, le climatiche e le idriche hanno assicurato la  formazione
di un particolare habitat a nicchia ecologica  protetta,  all'interno
della circoscritta e modesta area geografica sottesa  tra  il  Sesia,
l'Elvo e i rilievi prealpini. 
Sotto il  profilo  morfologico  e  fisiologico  le  piante  del  riso
coltivate in Baraggia assumono un abito  vegetativo  meno  sviluppato
rispetto a quello che la medesima varieta' manifesta in altre aree di
coltivazione; la maturazione si perfeziona con la riduzione del tempo
necessario  per  completare  la  fase  riproduttiva.   Le   frequenti
inversioni termiche, favorite dall'ingresso dei venti che  discendono
dai monti, rendono piu'  rapida  la  formazione  delle  cariossidi  a
perfezionamento della maturazione. 
In virtu' delle sopra ricordate situazioni di habitat, il  grano  del
riso - per risaputa, tradizionale conoscenza ed esperienza -  assume,
nelle  corrette  condizioni  agronomiche  colturali   una   superiore
compattezza dei tessuti cellulari, una superiore  traslucidita',  una
minore dimensione in volume, peso e lunghezza, rispetto a quello  che
in altre zone acquisisce l'identico tipo varietale. 
Proprio a causa delle ricordate situazioni di modesta  feracita'  del
terreno, unitamente ai predetti  parametri  ambientali,  i  risultati
produttivi - di  norma  -  sono  inferiori  a  quelli  ottenibili  in
situazioni ambientali piu' favorevoli; e' uno dei motivi per i  quali
si consegue il miglioramento della qualita' del riso sopra ricordata;
conclamata e unanimemente riconosciuta dai consumatori. 
In seguito alla cottura, il riso di Baraggia manifesta una  superiore
consistenza del grano rispetto all'omologo prodotto di altre  zone  e
una minore collosita', a parita'  di  trattamento  o  di  metodologia
nella preparazione dell'alimento. 
La reputazione acquisita nel tempo dal riso raffinato prodotto  nella
Baraggia, fin dal XIX secolo, e' affidata ad un prodotto ritenuto dal
consumatore  dotato  di  precipue  caratteristiche  di  tenuta   alla
cottura: superiore consistenza e modesta collosita'. 
Tale reputazione e' correlata alla indiscussa qualita' delle varieta'
di riso nei tempi  selezionate  da  risicoltori  di  Baraggia  e  ivi
coltivate, successivamente adottate per la coltura e  alimento  anche
in altre Regioni e aree risicole. 
L'area  geografica  della   Baraggia   Biellese   e   Vercellese   di
coltivazione e' compresa all'interno  del  piu'  esteso  comprensorio
della "Baraggia Vercellese" delimitato con Regio Decreto  30.12.1929,
n. 2357 e con Decreto del Ministero dell'Agricoltura e delle  Foreste
3 maggio 1931, n. 1458. (N.B. nel 1929 non esisteva  la  suddivisione
geografica tra le Province attuali di Biella e Vercelli, per  cui  la
"Baraggia" era solo Vercellese). 
Le varieta' create dai risicoltori della Baraggia risalgono almeno al
XIX secolo e  sono  di  seguito  elencate:  Ranghino  (1887),  Greppi
(1906), Rosso  Gorei  (1922),  Roncarolo  Giovanni  (1924),  Riccardo
Restano (1926),  Generale  Rossi  (1926),  Vercelli  (1926),  Pierrot
(1927), S. Giacomo (1927), Barbero (1929), Carluccio Gallardi (1931),
Battezzato (1935), Vercelli  Gigante  Inallettabile  (1936),  Arborio
(1946), Franco  Roncarolo  (1948),  A  3  Marchetti  (1950),  Precoce
Corbetta (1954), S. Domenico (1957), Rosa  Marchetti  (1964),  Ariete
(1980). 
Fin dai primi anni del secolo  scorso,  il  riso  -  coltura  storica
tradizionale della Baraggia - fu utilizzato anche  quale  simbolo  di
manifestazioni  popolari   anche   di   carattere   sportivo,   corse
ciclistiche in particolare, cui parteciparono campioni  quali  Coppi,
Bartali e Magni con altri. La diversita' della  Baraggia  e  del  suo
riso fu descritta per circa 50 anni nel  "Giornale  di  Risicoltura",
edito mensilmente dal 1912 al 1952 dall'ex Istituto  Sperimentale  di
Risicoltura di Vercelli, che riporto' frequentemente articoli tecnico
scientifici per motivare le peculiari  caratteristiche  dell'area  di
baraggia e per il riso che vi si produceva. Lo stesso  Istituto,  nel
1931, acquisi' in comune di Villarboit (centro dell'area risicola  di
Baraggia) un'azienda risicola utilizzandola quale centro  di  ricerca
allo scopo di perfezionare le specificita'  di  produzione  dell'area
baraggiva. 
Dal 1952 al su ricordato mensile fece seguito la rivista  "Il  Riso",
edita dall'Ente Nazionale  Risi  (E.N.R),  in  cui  articoli  diversi
ricordano le peculiari caratteristiche di qualita' del riso  prodotto
in quest' area. 
La coltivazione del  riso  nell'area  delimitata  della  Baraggia  si
ritrova agli inizi del XVI secolo  ed  ha  riscontri  anche  in  atti
notarili  dell'anno  1606  nel  Comune  di  Salussola,  incluso   nel
perimetro delimitato.