(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Isola delle Femmine (Palermo), i cui organi elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del  6  e  7
giugno 2009, presenta forme di ingerenza da parte della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,   il   buon    andamento
dell'amministrazione ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con  grave
pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    I contenuti  di  alcuni  esposti  trasmessi  alla  prefettura  di
Palermo ed alla locale stazione dell'Arma dei Carabinieri ponevano in
evidenza svariate circostanze in base  alle  quali  l'amministrazione
comunale di Isola delle Femmine sarebbe stata soggetta  all'influenza
della locale criminalita' organizzata. 
    In relazione a tali segnalazioni ed  al  fine  di  verificare  la
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali consorterie nei confronti  degli  amministratori  comunali  il
prefetto di Palermo, con decreto  del  3  aprile  2012,  ha  disposto
l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art.  1,  comma  4,
del decreto legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12
ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. 
    All'esito   degli   accertamenti   effettuati,   la   commissione
incaricata dell'accesso ha depositato le proprie  conclusioni,  sulle
cui  risultanze  il  prefetto  di  Palermo,   sentito   il   Comitato
provinciale per l'ordine e la sicurezza  pubblica  integrato  con  la
partecipazione del Procuratore della Repubblica presso  il  Tribunale
di  Palermo,  che  si  e'  pronunciato  all'unanimita',  ha   redatto
l'allegata relazione in data 30 agosto 2012,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo  scioglimento  del
consiglio comunale. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, la cornice criminale  ed  il  contesto  ambientale  ove  si
colloca l'ente locale. 
    Il  territorio   del   comune   di   Isola   delle   Femmine   e'
contraddistinto  dal  controllo  operato  da   un   esponente   della
criminalita'  organizzata,  originario  del  luogo,  condannato   con
sentenza emessa dal G.U.P. di Palermo il 20 dicembre 2000 e  divenuta
irrevocabile  il  7  ottobre  2003  a  4  anni  di   reclusione   per
associazione di tipo mafioso ai sensi dell'art. 416-bis c.  p.  commi
1, 3,  4  e  6.  In  particolare  la  citata  sentenza  ha  accertato
l'appartenenza dello stesso all'associazione  mafiosa  «cosa  nostra»
con un ruolo incisivo nell'ambito della  famiglia  mafiosa  di  Isola
delle Femmine. 
    Il citato capo mafia e' stato nuovamente tratto  in  arresto  nel
2010, nell'ambito di altra  operazione  giudiziaria,  ed  e'  tuttora
detenuto. E' gravemente indiziato in relazione al reato di  direzione
dell'associazione   mafiosa   «cosa   nostra»   quale   promotore   e
organizzatore delle relative  attivita'  illecite  avvalendosi  della
forza intimidatrice del vincolo associativo  e  della  condizione  di
assoggettamento per commettere delitti contro la vita, l'incolumita',
il controllo di attivita'  economiche,  concessioni,  autorizzazioni,
appalti e servizi pubblici per intervenire  sulle  istituzioni  e  la
pubblica amministrazione. 
    Unitamente al citato capo famiglia, nel  contesto  criminale  che
esercita l'influenza sul territorio  comunale,  operano  anche  altri
personaggi appartenenti  all'organizzazione  malavitosa,  di  elevato
spessore  criminale,  con  precedenti   per   reati   associativi   e
considerati persone socialmente pericolose. 
    L'accesso ispettivo ha consentito di individuare  un  insieme  di
cointeressenze, relazioni e frequentazioni tra esponenti della locale
famiglia mafiosa, al  cui  vertice  e'  il  citato  capo  mafia,  con
componenti dell'apparato politico nonche' di quello  burocratico.  In
tal modo sono stati evidenziati quegli  elementi  che  dimostrano  la
condizione di  penetrazione  della  locale  organizzazione  criminale
nelle diverse sfere della vita amministrativa dell'ente. 
    In particolare sono stati riscontrati legami parentali, a diversi
livelli, tra alcuni componenti della giunta e del consiglio  comunale
con la criminalita' organizzata, nonche'  ricorrenti  ed  inopportune
frequentazioni. 
    Viene posto in evidenza  come,  sebbene  la  limitata  estensione
territoriale ed limitato numero di abitanti dell'ente avrebbe  dovuto
consentire a coloro che rivestono cariche pubbliche di esercitare  un
vaglio attento delle dinamiche  sociali  e  delle  sfere  relazionali
ponendo   cosi'   maggiore   attenzione    alle    scelte    politico
amministrative, i diversi personaggi politici non hanno in alcun modo
posto  in  essere  una  effettiva  presa  di  distanza  dalle  locali
organizzazioni criminali. 
    Il comune  di  Isola  delle  Femmine  e'  caratterizzato  da  una
sostanziale    continuita'    amministrativa    che     si     evince
dall'avvicendamento nei ruoli di vertice  dell'ente  da  parte  delle
stesse  persone:  l'attuale   sindaco,   al   suo   secondo   mandato
consecutivo, aveva gia' svolto, nei mandati immediatamente precedenti
all'elezione a primo cittadino,  le  funzioni  di  vice  sindaco;  il
sindaco eletto nelle  tornate  amministrative  del  1993  e  1998  ha
successivamente svolto fino al 2006, le funzioni di vice sindaco; tre
degli attuali componenti della giunta ed il presidente del  consiglio
comunale  hanno  rivestito   cariche   politiche   nella   precedente
consiliatura. 
    Le ingerenze della criminalita' nelle funzioni e nelle  attivita'
svolte dal comune si  sono  tradotte  in  molteplici  illegittimita',
abusi, anomalie e sviamenti  dell'attivita'  amministrativa  volti  a
favorire economicamente o sotto forma di  altre  utilita'  persone  o
societa' direttamente o indirettamente collegati ad  esponenti  della
locale consorteria mafiosa. 
    E' stato rilevato che talune  distorsioni  gestionali  dell'ente,
poste in essere in favore di soggetti  vicini  alla  locale  famiglia
mafiosa, hanno radici nelle amministrazioni avvicendatesi  nel  corso
degli anni e si sono ripetute in costanza dei due mandati  elettorali
guidati dall'attuale sindaco. 
    Fattori che attestano  la  penetrazione  malavitosa  sono  emersi
dall'analisi delle  procedure  di  aggiudicazione  degli  appalti  di
lavori servizi e forniture. E' stata  riscontrata  la  ricorrenza  di
quei caratteri indiziari che connotano i sistemi di gestione illegale
delle gare ad evidenza pubblica, quali  la  presenza  ripetuta  delle
medesime ditte in gare diverse con  un  avvicendamento  delle  stesse
nelle aggiudicazioni nonche'  la  riferibilita'  di  tali  aziende  a
cosche mafiose locali. 
    Piu' in particolare, la commissione d'indagine ha constatato come
l'amministrazione   comunale,   nel   tempo,   abbia    costantemente
disapplicato i rigorosi dettami stabiliti  per  l'espletamento  delle
gare pubbliche, facendo ricorso a procedure ristrette per  la  scelta
del contraente, procedure negoziate o a  trattativa  privata  di  cui
all'art. 57 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 o mediante
cottimo fiduciario ai sensi dell'art.  125  del  citato  decreto.  Il
ricorso a tali procedure non era giustificato dai necessari caratteri
di urgenza ed indifferibilita' per gli specifici casi  e  tanto  piu'
conciliabile  con  le  dovute  precauzioni   che   devono   connotare
l'attivita' di un comune che si trova ad  operare  in  un  territorio
notoriamente contraddistinto da interferenze illecite. 
    Gravi e persistenti anomalie hanno interessato  le  procedure  di
affidamento di lavori mediante appalto pubblico. E' risultato infatti
che in alcuni casi l'amministrazione ha frazionato  gli  importi  dei
lavori; con tali modalita' operative e' stato  possibile  eludere  le
puntuali disposizioni in materia. 
    In  altre  procedure  e'  stata  applicata  la  normativa   sulla
fornitura  di  beni,  mentre  si  sarebbe  dovuto  applicare   quella
concernente la prestazione di opere. 
    E' emblematico di uno sviamento dell'attivita' amministrativa  il
frequente ricorso alla procedura del cottimo fiduciario, connotato da
anomalie per la riscontrata mancata adozione  del  regolamento  sulle
modalita'  di  affidamento  di  lavori  pubblici   mediante   cottimo
fiduciario e la mancata adozione del relativo albo delle  imprese  di
fiducia. 
    L'assenza di tali strumenti organizzativi ha  fatto  si'  che  il
comune di Isola delle  Femmine,  per  l'espletamento  delle  gare  di
affidamento dei lavori da eseguire, adottasse procedure in  contrasto
con i principi di trasparenza, rotazione e parita' di  trattamento  e
comunque non in  linea  con  le  disposizioni  contenute  nel  citato
decreto legislativo n. 163/2006. 
    La relazione prefettizia ha messo in rilievo che  il  complessivo
quadro delle evidenziate anomalie e irregolarita' poste in essere nel
corso delle due ultime  consiliature  guidate,  sempre  dallo  stesso
primo  cittadino,  e'  la  dimostrazione  di   come   l'infiltrazione
criminale abbia condizionato l'azione dell'amministrazione comunale. 
    Nello specifico tale condizionamento e' rilevabile dalle seguenti
iniziative dell'ente. 
    E' il caso della procedura concernente i lavori  di  collegamento
del  sistema  fognario  comunale  ad  un  depuratore  consortile.  In
particolare e' stato verificato che sulle buste pervenute al comune e
contenenti le  offerte  delle  ditte  interessate  non  veniva  posto
l'orario di arrivo, non consentendo  in  tal  modo  di'  adottare  il
criterio secondo  cui  le  varie  offerte  dovevano  essere  ordinate
progressivamente.  La  societa'  vincitrice  doveva  inoltre   essere
esclusa atteso che  la  documentazione  dalla  stessa  depositata  e'
risultata insufficiente rispetto a quanto previsto  dal  disciplinare
di gara, non avendo prodotto  la  stessa  societa'  ne'  la  cauzione
provvisoria  ne'  idonea  documentazione  comprovante  il  prescritto
versamento all'autorita' per la vigilanza sui lavori pubblici. 
    Le  diverse  irregolarita'  riscontrate,  sia  sotto  il  profilo
sostanziale  sia  sotto  il  profilo  formale,  attestano  l'avvenuta
penetrazione della criminalita' nell'ente per il fatto che la gara in
esame si e' conclusa proprio con l'aggiudicazione dei lavori  ad  una
societa'   che   presenta   forti   elementi   di   controindicazione
L'amministratore unico della stessa e' uno stretto  congiunto  di  un
soggetto tratto in arresto per il reato di associazione mafiosa e  la
medesima societa', nell'ambito delle relative  indagini  giudiziarie,
e' stata sottoposta a perquisizione. 
    Ulteriori anomalie hanno contraddistinto la  fase  di  esecuzione
dei lavori ed in particolare l'affidamento  in  subappalto  di  parte
degli stessi ad una ditta riconducibile alla locale famiglia mafiosa.
La commissione d'indagine  ha  posto  in  rilievo  che  in  occasione
dell'autorizzazione del sub appalto in  questione  la  prefettura  di
Palermo aveva rappresentato al comune  di  Isola  delle  Femmine  gli
aspetti di controindicazione del subappalto in argomento, atteso  che
in occasione dell'istruttoria svolta per un'altra procedura  di  gara
nei confronti  della  stessa  ditta  era  stata  emessa  interdittiva
antimafia. 
    Inoltre, da parte della  prefettura,  era  stato  fatto  presente
all'ente locale che se avesse aderito al protocollo di legalita',  la
procedura di subappalto in esame sarebbe rientrata in quelle per  cui
sarebbe stato obbligatorio effettuare la verifica antimafia,  con  il
conseguente effetto che la societa' in questione non  avrebbe  potuto
essere affidataria del sub appalto. 
    La mancanza  di  controlli  da  parte  dell'ente  nella  fase  di
esecuzione delle  opere  ha  tra  l'altro  favorito  un  ripetuto  ed
illegittimo ricorso alla stipula di subappalti,  affidati  a  diverse
societa', per un importo complessivamente superiore al limite del 30%
del valore dell'appalto,  in  contrasto  con  quanto  previsto  dalla
normativa di settore. 
    Concorre a delineare il quadro di cointeressenze sussistenti  tra
amministrazione  e  locale  criminalita'  l'esame   della   procedura
concernente i lavori di «ristrutturazione  approdo  e  movimentazione
della zona destinata ai pescatori nel porto di Isola delle  Femmine»,
caratterizzata  da  distorsioni   ed   irregolarita'   che   assumono
particolare rilievo in ragione della contiguita' ad ambienti  mafiosi
dei vertici della societa' che si e' aggiudicata l'appalto. 
    L'amministratore unico e' figlio di  un  esponente  della  locale
organizzazione mafiosa, condannato  con  sentenza  del  Tribunale  di
Palermo del 20  luglio  2000  perche'  indiziato  del  reato  di  cui
all'art. 416-bis per aver concorso con altre persone, in qualita'  di
titolare di impresa operante nel settore edile, alle attivita' ed  al
perseguimento degli scopi dell'associazione mafiosa denominata  «cosa
nostra». 
    Le risultanze investigative avevano evidenziato  che  lo  stesso,
unitamente  ad  altri,  aveva  consentito  che   soggetti   collegati
all'organizzazione  «cosa  nostra»   si   aggiudicassero   i   lavori
commissionati  da  un'amministrazione  comunale  della  provincia  di
Palermo attraverso la previa  consegna,  ai  titolari  delle  imprese
concorrenti, delle buste contenenti le offerte presentate dalle ditte
partecipanti alle varie gare di appalto, in  modo  tale  da  pilotare
l'esito finale delle stesse. 
    Nel senso della  evidenziata  continuita'  amministrativa  si  e'
rivelato anche l'esame della procedura per l'appalto di  manutenzione
delle fognature e caditoie, servizio che, a seguito della rinuncia da
parte della ditta che si era aggiudicata la gara, e'  stato  affidato
ad una societa' che presenta gravi forme di controindicazione. 
    Detto aspetto e' connesso alla circostanza che la stessa societa'
risulta collegata ad altra  azienda  operante  nello  stesso  settore
d'attivita' e che  i  proprietari  e  gli  amministratori  delle  due
societa' presentano stretti legami parentali con esponenti di rilievo
della locale criminalita' organizzata. Questi  ultimi,  nel  passato,
hanno favorito la  latitanza  di  soggetti  criminali  di  primissimo
rilievo ed inoltre uno di detti esponenti  e'  stato  condannato  per
reati associativi. 
    Il gruppo familiare in argomento,  peraltro,  ha  partecipato  ad
iniziative  di  costruzioni  edili  unitamente  ad   altri   soggetti
controindicati. 
    L'organo ispettivo ha posto in rilievo come il  comune  di  Isola
delle Femmine, nel corso degli anni,  abbia  frequentemente  affidato
alla predetta societa' una ripetuta serie di lavori pubblici  facendo
ricorso a ordinanze sindacali di intervento straordinario  o  a  gare
informali a trattativa privata. Gli evidenziati, ripetuti affidamenti
portano a ritenere fondatamente che la societa' in questione sia  una
vera e propria «fiduciaria» del comune di Isola delle Femmine. 
    In tale contesto le iniziative per la diffusione della  legalita'
intraprese dall'amministrazione comunale sono apparse piu' che  altro
come mere «operazione di  facciata»  atteso  che,  come  evidenziato,
diversi settori del comune si sono rivelati soggetti a gravi forme di
condizionamento e solamente il 27 febbraio 2012 l'ente ha aderito  al
protocollo di legalita' Carlo Alberto Dalla Chiesa. 
    Anche  le  procedure  analizzate  nel   settore   urbanistica   e
territorio hanno evidenziato i caratteri di una sostanziale linea  di
continuita' con le modalita' operative adottate dalle amministrazioni
succedutesi negli anni precedenti. 
    Significativo in tal senso  si  e'  rivelato  l'esame  di  alcune
concessioni   edilizie   connotate   da   favoritismi   ed    anomale
cointeressenze. Al riguardo giova sottolineare che il comune di Isola
delle Femmine e' sottoposto  ad  una  serie  di  vincoli  di  diversa
natura, archeologici, idrogeologici e sismici, per cui ogni procedura
avrebbe dovuto essere piu' rigorosa e maggiormente  rispettosa  delle
varie normative di settore. 
    L'iter per l'approvazione del piano regolatore generale,  avviato
dal comune verso la meta' degli anni '90, si e' rilevato  farraginoso
e caratterizzato da un'estrema lentezza. Il Piano e'  stato  adottato
solo  nell'agosto  dell'anno  2007  nel  corso  del   primo   mandato
dell'attuale sindaco. La procedura volta all'approvazione  definitiva
del nuovo strumento urbanistico, tuttavia, non puo' ritenersi  ancora
conclusa.  L'insieme  di  tali  circostanze,  che  hanno   consentito
all'ente di continuare ad avvalersi di strumenti  non  adeguati  alle
esigenze  del  territorio,  si  sono  rivelate  un  utile  mezzo  per
agevolare  gli  interessi  economici  di  soggetti  riconducibili  ad
ambienti controindicati. 
    Emblematica  in  tal  senso  e'  la  vicenda  relativa   ad   una
concessione edilizia per la realizzazione di tre ville  unifamiliari,
rilasciata proprio in prossimita' della  tornata  elettorale  che  ha
visto nuovamente eletto l'attuale sindaco. 
    A seguito di un esposto, il locale comando Carabinieri richiedeva
al competente ufficio della Regione una verifica della concessione in
esame.   Tale   organo,   all'esito    dell'accertamento    esperito,
rappresentava che la concessione  doveva  ritenersi  illegittima  per
mancanza dei presupposti richiesti dalla normativa di settore. 
    Lo sviamento  dell'attivita'  amministrativa  e  l'attitudine  ad
operare in violazione dei principi di legalita' risulta evidente  ove
si consideri che l'amministrazione comunale, pervicacemente, decideva
di  non  modificare  in  alcuna  parte  i  contenuti  della  suddetta
concessione pur a fronte di un secondo intervento della  Regione  che
confermava  l'illegittimita'  del  provvedimento  ed  evidenziava  la
competenza del comune all'annullamento dell'atto. 
    Tali  illegalita'  procedurali  sono  risultate   funzionali   ad
assecondare  interessi  illegali  in  quanto  i   beneficiari   della
concessione in argomento sono stretti congiunti di  un  esponente  di
spicco della locale famiglia mafiosa, di professione costruttore, che
risulta aver avuto partecipazioni societarie con soggetti colpiti  da
provvedimenti giudiziari per associazione di tipo mafioso. 
    Ulteriori anomalie sono emerse dall'esame di un'altra concessione
edilizia per la  mancanza  dei  presupposti  per  il  rilascio  della
concessione stessa; l'indagine ispettiva ha  inoltre  evidenziato  la
mancata   riscossione,   da   parte   dell'ente,   degli   oneri   di
urbanizzazione e dei costi di costruzione. 
    Tale procedura era stata avviata  sin  dal  2001  dai  precedenti
proprietari del  fondo  che,  dopo  una  lunga  e  complessa  vicenda
amministrativa,  protrattasi  per  anni  con  gli  uffici   comunali,
vendevano l'area ad una ditta la  cui  riconducibilita'  ad  ambienti
controindicati era nota ai competenti uffici comunali. Tale  societa'
solo dopo pochi mesi dalla richiesta  di  voltura  della  pratica  in
esame otteneva il rilascio del provvedimento richiesto. 
    Ulteriori aspetti  emblematici  della  complessiva  vicenda  sono
rinvenibili nella circostanza che, solo a seguito di un'operazione di
polizia e del connesso arresto di uno  stretto  congiunto  del  socio
amministratore della suddetta societa', il responsabile  dell'ufficio
tecnico comunale chiedeva alla locale  procura  della  Repubblica  ed
alla prefettura di Palermo di conoscere se la societa' a  cui  favore
era stata rilasciata  la  concessione  edilizia  fosse  riconducibile
all'esponente della criminalita' tratto in arresto. 
    La commissione d'indagine al riguardo ha posto in evidenza, anche
in  questo  caso,  l'assenza  di  controlli  e  verifiche  da   parte
dell'ente, atteso che elementi di controindicazione sulla societa' in
argomento erano gia' da tempo a  disposizione  del  comune  di  Isola
delle Femmine in quanto la  stessa  prefettura  aveva  in  precedenza
segnalato, in occasione di altra procedura, i rapporti esistenti  tra
il soggetto tratto in arresto e  la  famiglia  titolare  delle  quote
sociali a cui era stata rilasciata la concessione edilizia. 
    Significativi  elementi  di   cointeressenze   tra   criminalita'
organizzata  ed  amministratori  comunali  emergono  altresi'   dalla
circostanza  che  alla  votazione  di  talune  delibere   concernenti
l'assetto urbanistico ha partecipato anche  il  consigliere  comunale
che, poco tempo  dopo  la  votazione  delle  stesse,  ha  redatto  in
qualita' di tecnico incaricato dalla societa' proprietaria  dell'aera
la relazione finale per l'adeguamento  del  progetto  di  costruzione
relativo alla concessione in argomento. 
    Illegittimita' hanno caratterizzato anche la complessa procedura,
protrattasi per anni, concernente il rilascio di una concessione  per
l'ampliamento di un esercizio commerciale  il  cui  titolare  e'  uno
stretto congiunto del locale capo mafia. 
    Come  ampiamente  riportato   nella   relazione   redatta   dalla
commissione d'indagine, l'analisi del  complessivo  iter  istruttorio
connesso al rilascio di tale concessione, le  diverse  autorizzazioni
nel tempo rilasciate, le date delle protocollazioni e  la  tempistica
per l'evasione delle relative istruttorie hanno posto in rilievo  una
serie di anomalie  e  irregolarita',  fortemente  indicative  di  uno
sviamento  dell'attivita'  amministrativa.  L'organo   ispettivo   ha
evidenziato come il mancato rispetto degli adempimenti  previsti  per
legge e l'assenza di  un'attivita'  di  controllo,  attivata  solo  a
seguito di  esposti,  si  sono  risolti  in  favore  degli  interessi
economici di ambienti mafiosi. 
    Ulteriori criticita' che contribuiscono a definire la  situazione
di precarieta'  dell'ente  locale  e  la  diffusa  illegalita'  hanno
interessato il settore finanziario contabile. 
    E' stata  posta  in  rilievo  la  sussistenza  di  una  rilevante
evasione tributaria  nei  confronti  della  quale  l'amministrazione,
negli anni, non ha posto in essere un'efficace  azione  di  contrasto
ne' una decisa attivita' per il recupero dei tributi. 
    Il verificarsi di tali criticita' sono anche da  ascriversi  alla
cattiva gestione, con condotte di rilevanza penale, posta  in  essere
dalla  societa'  alla  quale  era  stato  affidato  il  servizio   di
riscossione dei ruoli di competenza comunale. 
    Come emerso nel corso dell'accesso ispettivo  tale  societa'  non
solo ha omesso di riversare  quanto  aveva  riscosso  ma,  nonostante
l'avvenuta rescissione  del  contratto,  si  e'  anche  rifiutata  di
restituire al comune la relativa documentazione. 
    Le accertate anomalie in materia  di  imposizione  e  riscossione
tributaria sono un segnale evidente dell'incapacita' o della mancanza
di  volonta'  dell'amministrazione  eletta  di  dettare  indirizzi  e
attuare adeguate strategie di vigilanza e controllo in un settore  di
vitale importanza per la sana gestione dell'ente locale, settore  nel
quale invece la commissione d'indagine ha accertato il sussistere  di
atteggiamenti omissivi,  se  non  addirittura  compiacenti,  a  tutto
vantaggio di interessi riconducibili ad ambienti controindicati. 
    Emblematiche in tal senso  sono  le  verifiche  effettuate  dalla
commissione d'indagine su un  progetto,  approvato  con  delibera  di
giunta del 2010, che si proponeva di accertare e recuperare i tributi
locali evasi negli ultimi cinque anni. 
    In effetti la preannunciata  azione  di  recupero  non  e'  stata
intrapresa. L'organo ispettivo ha infatti svolto un  accertamento  su
un campione di contribuenti appartenenti a nuclei familiari legati  o
riconducibili alla criminalita' organizzata e l'esito dell'analisi ha
evidenziato, con riferimento a tale campione, che la  percentuale  di
tributi non versata, rispetto a quanto accertato ed iscritto a ruolo,
e' pari all'89%. 
    L'amministrazione pertanto non solo non ha  posto  in  essere  le
opportune verifiche e iniziative  per  una  corretta  gestione  delle
entrate ma  con  la  propria  condotta  ha,  di  fatto,  favorito  il
concretizzarsi di una situazione in cui il tasso di evasione  fiscale
risulta piu' elevato con  riferimento  ai  soggetti  riconducibili  o
appartenenti a famiglie mafiose. 
    Tale stato di cose ha prodotto una grave  criticita'  finanziaria
dell'ente  locale  ed  inoltre  il  mancato  recupero  delle  entrate
tributarie ha precluso l'utilizzo di dette risorse per  iniziative  e
servizi in favore della collettivita'. 
    Ulteriori illegittimita'  e  comunque  il  mancato  rispetto  dei
principi  di  legalita'  hanno  interessato  l'attivita'  svolta  dal
servizio economato, gestito  di  fatto  da  un  dipendente  comunale,
sebbene lo stesso non fosse preposto al  servizio.  Gli  accertamenti
effettuati   hanno   consentito   di   verificare   difformita'    ed
irregolarita' in specie per quanto attiene i criteri  di  scelta  dei
fornitori. 
    Piu' in particolare nell'ambito di tale servizio, nel periodo  di
tempo preso in esame, sono state effettuate spese  di  rappresentanza
avvalendosi  sempre  dello  stesso  fornitore,  vicino  ad   ambienti
controindicati, che  e'  risultato  essere  lo  stesso  soggetto  nei
confronti del quale, come  accertato  dalla  commissione  d'indagine,
l'ente  comunale  ha  rilasciato  la  gia'  citata  concessione   per
occupazione   di   suolo   pubblico   caratterizzata   da    ripetute
irregolarita'. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella relazione  del  Prefetto  di  Palermo  denotano  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Isola delle  Femmine
che, disattendendo ogni principio di buon andamento, imparzialita'  e
trasparenza, hanno compromesso il regolare funzionamento dei  servizi
con grave pregiudizio degli interessi pubblici. 
    Ritengo pertanto che ricorrano le condizioni per  l'adozione  del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di  Isola  delle
Femmine (Palermo) ai sensi dell'art. 143 del decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 5 novembre 2012 
 
                                Il Ministro dell'interno: Cancellieri