(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel  comune  di  Giugliano  in  Campania  (Napoli)   sono   state
riscontrate  forme  di  ingerenza   da   parte   della   criminalita'
organizzata  che  hanno  compromesso  la  libera   determinazione   e
l'imparzialita'   degli    organi    eletti    nelle    consultazioni
amministrative del 13 e 14 aprile  2008  nonche'  il  buon  andamento
dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi. 
    All'esito di un'attivita'  di  osservazione  sull'amministrazione
comunale, volta alla  verifica  della  regolare  funzionalita'  degli
uffici e dei servizi, sono emerse una serie di criticita'  che  hanno
reso necessario l'avvio della procedura di accesso presso il  comune,
al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di
infiltrazione    delle    locali    consorterie     nei     confronti
dell'amministrazione locale. 
    Conseguentemente, il prefetto di Napoli ha disposto, con  decreto
del 28 settembre 2012, in  seguito  prorogato,  l'accesso  presso  il
comune, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6  settembre
1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli
accertamenti di rito. 
    In conseguenza  delle  dimissioni  dalla  carica  rassegnate  dal
sindaco l'8 ottobre 2012, il  consiglio  comunale  di  quell'ente  e'
stato sciolto con d.P.R. del 23 novembre 2012, con contestuale nomina
di un commissario straordinario per la provvisoria gestione dell'ente
locale. 
    All'esito dell'accesso ispettivo il prefetto, su conforme  parere
del comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza  pubblica,
integrato con la  partecipazione  del  Procuratore  della  Repubblica
presso  il  Tribunale  di   Napoli   coordinatore   della   Direzione
distrettuale antimafia di Napoli, ha redatto l'allegata relazione  in
data 5 aprile 2013, che costituisce parte integrante  della  presente
proposta. Con la citata relazione il  prefetto  di  Napoli  da'  atto
della sussistenza  di  concreti,  univoci  e  rilevanti  elementi  su
collegamenti diretti ed  indiretti  degli  amministratori  locali  al
tempo in carica con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e  su
forme  di  condizionamento  degli  stessi,  riscontrando  pertanto  i
presupposti per l'applicazione della misura  prevista  dall'art.  143
del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, la cornice criminale  ed  il  contesto  ambientale  ove  si
colloca l'ente locale, con riguardo particolare ai rapporti  tra  gli
amministratori e le locali cosche ed  hanno  evidenziato  come  l'uso
distorto della cosa pubblica si sia  concretizzato,  nel  tempo,  nel
favorire soggetti o imprese collegati direttamente  o  indirettamente
ad ambienti malavitosi, per l'esistenza di  una  fitta  ed  intricata
rete di amicizie e frequentazioni, che lega alcuni  amministratori  e
dipendenti dell'amministrazione comunale ad  esponenti  delle  locali
consorterie criminali oppure a soggetti ad esse contigui. 
    La relazione dell'organo ispettivo ha posto in  rilievo  come  il
comune di Giugliano in Campania, soprattutto a seguito  degli  eventi
sismici dell'anno  1980,  sia  stato  interessato  da  un  incremento
demografico rilevante  che  ha  visto  crescere  la  popolazione  del
comune, in un brevissimo  arco  di  tempo,  da  40.000  agli  attuali
118.000 abitanti censiti. 
    Tale crescita demografica, che ha portato il comune di  Giugliano
in Campania ad essere, per dimensione demografica,  il  terzo  comune
della regione dopo Napoli e Salerno, ha determinato una condizione di
grave degrado  ambientale,  una  contestuale  disordinata  espansione
dell'edilizia locale, nonche' problematiche connesse ad un  crescente
abusivismo edilizio di vaste aree del territorio. 
    Proprio  i  consistenti  aspetti  economici  legati  al   settore
immobiliare   hanno   suscitato   l'interesse    e    le    ingerenze
dell'organizzazione  criminale   che   opera   in   quel   territorio
sull'attivita' dell'amministrazione locale. 
    Il  territorio  di  Giugliano  in  Campania  e'   connotato   dal
predominio esercitato da una organizzazione criminale locale  che  da
anni mantiene il controllo di una serie di attivita'  concernenti  in
particolare il settore edilizio e quello degli appalti pubblici. 
    Alcune operazioni di polizia giudiziaria effettuate negli  ultimi
anni,  che  hanno  comportato  anche  un  rilevantissimo  numero   di
sequestri di  beni  ai  sensi  della  legislazione  antimafia,  hanno
consentito di delineare la complessa struttura organizzativa di  tale
associazione,  dotata  di  una  strategia   molto   aggressiva,   che
attraverso   stretti   rapporti   tra   imprenditori   e   componenti
dell'amministrazione locale ha, nel tempo, ampliato le  proprie  mire
espansionistiche. 
    L'accesso  ispettivo  ha  posto  in   rilievo   una   sostanziale
continuita' nelle amministrazioni che si sono  succedute  alla  guida
dell'ente, atteso che un rilevante numero degli amministratori eletti
nel 2008, per alcuni dei quali sussistono pregiudizi di natura penale
nonche'  cointeressenze  e  assidue  frequentazioni  con  la   locale
consorteria, e' stato presente, a diverso titolo, in  numerose  delle
precedenti compagini elettive. 
    In particolare il primo cittadino, gravato da numerosi precedenti
di polizia e con interessi nel settore edilizio, ha fatto  parte  del
consiglio comunale sin dal 1978. 
    Le indagini svolte dall'organo ispettivo hanno inoltre consentito
di accertare che piu' del 30% del personale  in  servizio  presso  il
comune di Giugliano in  Campania  e'  interessato  da  precedenti  di
natura giudiziaria ed inoltre come sopra evidenziato, buona parte dei
dipendenti comunali annovera rapporti di assidua, frequentazione  con
esponenti di vertice dell'organizzazione dominante nell'area; 
    La relazione redatta  dalla  commissione  d'accesso,  avvalendosi
anche delle risultanze delle diverse indagini  svolte  dall'autorita'
giudiziaria, ha messo in rilievo un diffuso quadro di illegalita', in
diversi settori  dell'ente  locali,  funzionale  al  mantenimento  di
determinati assetti predeterminati con soggetti organici  o  contigui
all'organizzazione camorristica dominante nell'area. 
    E' stata in particolare  evidenziata  l'utilizzazione,  da  parte
della criminalita' locale di  alcuni  intermediari  che,  avvalendosi
della loro qualita' di professionisti del settore di interesse, hanno
intrattenuto una fitta serie d rapporti  con  i  pubblici  dipendenti
coinvolti nelle indagini  al  fine  di  curare  gli  interessi  delle
imprese di riferimento del sodalizio criminale. 
    La compromissione e lo  sviamento  dell'attivita'  amministrativa
sono stati riscontrati in diversi settori  comunali  ed  attengono  a
missioni strategiche proprie dell'ente locale quali la programmazione
dei lavori pubblici e  di  gestione  delle  procedure  d'appalto,  la
carente pianificazione territoriale e le connesse lacune  concernenti
il controllo e la repressione dell'abusivismo edilizio,  la  gestione
delle attivita' correlate al mercato ortofrutticolo. 
    Per quanto in particolare al  primo  degli  aspetti  evidenziati,
significative forme di condizionamento e comunque  di  uno  sviamento
dell'attivita' amministrativa sono stati accertati nell'ambito  degli
interventi di competenza comunale, disposti nel tempo e sulla base di
una consolidata prassi, facendo ricorso alle procedure di affidamento
diretto o negoziate, in assenza dei presupposti richiesti dalla legge
e senza pubblicazione dei bandi di gara. 
    L'esame  delle  procedure  di   affidamento   di   tali   lavori,
concernenti in particolare il servizio  di  manutenzione  della  rete
stradale, le riparazioni della rete fognaria, la  manutenzione  degli
impianti di illuminazione o le opere disposte nell'ambito dei servizi
cimiteriali, ha infatti posto in  rilievo  come  tali  interventi  si
siano concretizzati in attivita' che ben rientrano nell'ambito di una
ordinaria  e  programmabile  gestione  e  quindi   realizzabili   con
procedure ordinarie. 
    Gli interventi effettuati nel corso  del  mandato  affidato  alla
compagine eletta nel 2008  sono  stati  caratterizzati  dal  ripetuto
ricorso  all'istituto  della  proroga,  vietato  dalla  normativa  di
settore, volto a favorire le ditte assegnatarie, alcune  delle  quali
risultano gravate da certificazione interdittiva antimafia. 
    L'evidenziato contesto ambientale, notoriamente caratterizzato da
un'elevata presenza  di  esponenti  della  criminalita'  organizzata,
avrebbe richiesto il  rispetto  dei  dovuti  ed  idonei  criteri  per
l'individuazione e  l'affidamento  dei  lavori,  la  cui  riscontrata
carenza ha permesso a soggetti e  aziende  vicine  alla  criminalita'
organizzata di ottenere l'affidamento di lavori pubblici. 
    La relazione della commissione d'indagine ha in ogni  caso  posto
in  rilievo  come  l'amministrazione  comunale  sia  venuta  meno   a
qualsiasi seria politica di programmazione delle opere pubbliche e si
sia concretizzata nell'effettuare le sole opere di manutenzione. 
    Le  menzionate  anomalie  hanno  inoltre  prodotto  significativi
inconvenienti  per   l'amministrazione   comunale   derivanti   dalla
necessita' di aver dovuto stipulare una pluralita' di contratti,  con
conseguente frazionamento delle responsabilita' contrattuali e con il
complessivo incremento del costo delle opere. 
    Una   sintomatica   forma   di   condizionamento   dell'attivita'
amministrativa e' rappresentata dalla circostanza che  il  comune  di
Giugliano in Campania, pur avendo formalmente aderito  al  protocollo
unico di legalita' sugli appalti, non ha aderito alla stazione  unica
appaltante, strumento finalizzato al rafforzamento  delle  misure  di
contrasto ai tentativi di condizionamento posti in  essere  da  parte
dei sodalizi criminali nei confronti degli enti locali. 
    Univoci elementi di uno sviamento  dell'attivita'  amministrativa
in favore  di  interessi  riconducibili  ad  ambienti  controindicati
emergono dall'analisi delle  procedure  concernenti  il  servizio  di
smaltimento dei rifiuti solidi urbani. 
    Gli accertamenti effettuati  dall'organo  ispettivo  in  sede  di
accesso agli uffici e  alla  documentazione  concernente  le  diverse
procedure hanno fatto emergere una condizione di  generale  disordine
amministrativo, anomalie ed irregolarita'. 
    Piu'  in   particolare   e'   stato   posto   in   rilievo   come
l'amministrazione non abbia saputo o non abbia voluto  esercitare  le
obbligatorie forme di controllo sul corretto  utilizzo  e  conduzione
degli  impianti  di   smaltimento   sui   quali   le   organizzazioni
camorristiche esercitano invece un controllo capillare. 
    E' stato verificato che, nel periodo di tempo preso in esame,  si
sono succeduti una serie di affidamenti e proroghe caratterizzati  da
procedure non trasparenti e comunque non in linea con la normativa di
settore. 
    Inoltre e' stata riscontrata,  per  lunghi  archi  temporali,  la
mancanza di atti contrattuali di affidamento del servizio o  in  ogni
caso la  mancanza  di  documentazione  attestante  le  condizioni,  i
termini e le modalita' di svolgimento del servizio stesso. 
    A tali illegittimita'  deve  aggiungersi  l'elevata  presenza  di
soggetti pregiudicati tra gli  addetti  al  servizio  rifiuti  solidi
urbani, alcuni dei quali  gravati  da  precedenti  per  il  reato  di
associazione per delinquere di stampo mafioso. 
    Come emerso dalle indagini giudiziarie  e  come  anche  posto  in
rilievo dalla commissione d'indagine tale circostanza e' un ulteriore
attestato della pervicace ingerenza  della  criminalita'  organizzata
all'interno dell'amministrazione comunale e del condizionamento dalla
stessa operato su un  servizio  di  fondamentale,  rilevanza  per  la
cittadinanza. 
    Elementi concreti della sussistenza, di  cointeressenze  tra  gli
amministratori locali e la criminalita' organizzata sono testimoniati
dalla  gravissima  compromissione  del  territorio,  con  conseguenti
riflessi sulla salute e sulle condizioni di vita della  cittadinanza,
a fronte della  quale  l'amministrazione  comunale  di  Giugliano  in
Campania,  sotto  la  spinta  dei  condizionamenti  esercitati  dalla
criminalita' organizzata, si e dimostrata  incapace  di  attivare  le
piu'  opportune  iniziative  a  salvaguardia  degli  interessi  della
collettivita'. 
    Le recenti indagini giudiziarie, culminate nel mese  di  dicembre
2012 nell'adozione di misure cautelari tra le  quali  quella  che  ha
interessato il capo storico di una potente organizzazione  criminale,
hanno infatti accertato la  diretta  ingerenza  delle  organizzazioni
camorristiche nella gestione delle discariche nel territorio comunale
con ripercussioni negative sull'ambiente circostante. 
    Tali aspetti sono stati posti in particolare rilievo all'esito di
una   verifica   tecnico   conoscitiva   disposta   dalla   Direzione
distrettuale antimafia che ha accertato, nel territorio  della  piana
giuglianese,  la  sussistenza  di  tutte  le   condizioni   richieste
dall'ordinamento penale per la configurazione del reato  di  disastro
ambientale. 
    Come emerso dalla menzionata relazione tecnico - giudiziaria,  il
danno  ambientale   e'   di   eccezionale   gravita'   tenuto   conto
dell'avvenuta  contaminazione  di  falde  acquifere  utilizzate   per
l'attivita' agricola, industriale ed anche per scopi alimentari della
popolazione  residente;  a  tale  allarmante  stato  di   cose   deve
aggiungersi la consistente mole di percolato presente al fondo  degli
invasi delle discariche. 
    A fronte di una situazione di tale gravita' l'amministrazione  ha
posto in essere adempimenti meramente burocratici, senza ricorrere  a
interventi straordinari o di somma urgenza che la situazione  avrebbe
richiesto. 
    Sebbene infatti le risultanze di tale indagine giudiziaria  siano
state notificate all'amministrazione comunale nel mese di maggio  del
2010, solamente a decorre da novembre  2011  il  primo  cittadino  ha
disposto la chiusura dei pozzi acquiferi insistenti  presso  le  aree
delle discariche, con ordinanze adottate sulla base di una tempistica
del tutto inadeguata e rimaste in buona parte dei casi ineseguite. 
    L'organo ispettivo ha infatti accertato che  i  sopralluoghi  per
verificare l'ottemperanza alle ordinanze sindacali sono avvenuti solo
dopo l'espressa richiesta della Procura,  circostanza  che  conferma,
ulteriormente, una sostanziale acquiescenza dei  vertici  politici  e
dell'apparato burocratico all'operato di ambienti controindicati. 
    Concorrono a delineare il quadro  di  un'amministrazione  gestita
sulla base di logiche clientelari e comunque incapace  di  assicurare
il rispetto dei principi di legalita' e buon andamento, le  verifiche
effettuate nel settore che  si  occupa  della  gestione  del  mercato
ortofrutticolo  di  Giugliano  in  Campania,  il  piu'  grande  della
Campania e, in Italia, secondo solo a quello di Milano. 
    La relazione del prefetto ha posto in evidenza come,  anche  tale
settore,  in  cui  gravitano  rilevanti  interessi   economici,   sia
caratterizzato    dall'invasivo    controllo    della    criminalita'
organizzata. 
    Una recente operazione giudiziaria, conclusa sul finire del 2011,
ha posto in rilievo una serie di  azioni  criminose  in  danno  delle
attivita' mercatali. A fronte di tali eventi il comune  di  Giugliano
in Campania, che come previsto dal regolamento  comunale,  e'  l'ente
gestore della struttura mercatale, non  ha  posto  in  essere  alcuna
concreta iniziativa di contrasto. 
    I lavori svolti dalla commissione  d'indagine,  anche  attraverso
verifiche disposte presso l'ufficio annona e presso  l'ufficio  della
polizia municipale, hanno posto in rilievo come  non  venga  disposta
alcuna verifica nei confronti  delle  attivita'  che  interessano  il
mercato. 
    Sono state accertate  una  serie  di  violazioni  e  inadempienze
concernenti le autorizzazioni sanitarie, anomalie e irregolarita'  in
relazione al traffico dei veicoli ed alle aree del mercato. 
    Un ulteriore elemento che rivela emblematicamente come i  vertici
dell'amministrazione comunale non si siano in alcun modo attivati per
arginare  l'evidenziata  condizione  di   generale   illegalita'   e'
attestata dalla mancata nomina  di  figure  istituzionali,  quali  il
direttore del mercato  che,  sulla  base  del  regolamento  comunale,
rimasto peraltro inattuato, dovrebbe provvedere a  sovraintendere  le
attivita' mercatali. 
    L'insieme di tali anomalie ed il venir meno  dell'amministrazione
agli  obblighi  in  capo  alla  stessa  previsti  si  sono   rivelati
funzionali  agli  interessi  della  criminalita'  organizzata  ed  al
mantenimento di anomali assetti predeterminati. 
    Elementi  univoci  che  attestano  una  generale  condizione   di
illegalita' sono emersi anche dalle verifiche effettuate  nell'ambito
del settore edilizio urbanistico. 
    E' stato posto in rilievo  come  il  Piano  regolatore  generale,
esecutivo dal 1985, sia uno strumento  oramai  obsoleto  che  non  e'
stato in grado di assicurare un  corretto  sviluppo  del  territorio.
L'evidente inadeguatezza delle politiche di governo del territorio ha
favorito il proliferare di situazioni  di  abusivismo  e  di  degrado
ambientale. 
    L'amministrazione eletta nel 2008, pur a fronte di una proclamata
linea strategica volta ad assicurare un elevato  livello  qualitativo
degli  interventi  da   adottarsi,   in   particolare   nel   settore
urbanistico,  avvalendosi  anche  di  consulenze  universitarie   per
esigenze di garanzie qualitative degli elaborati, ha evidenziato  nei
fatti carenze, lacune e condizionamenti ai quali non ha fatto seguito
alcuna concreta iniziativa in linea con i  principi  di  legalita'  e
buon andamento. 
    A  tal  proposito  la   relazione   redatta   dalla   commissione
d'indagine,  sulla  base  anche  delle  risultanze  delle   attivita'
giudiziarie che sono intervenute successivamente  all'anno  2008,  ha
fatto  emergere  una  pluralita'  di  illecite   cointeressenze   tra
componenti  dell'apparato  burocratico  ed  importanti   imprenditori
operanti nel settore edilizio. Il livello  di  diffusivita'  di  tale
fenomeno, come sottolineato dal rapporto dell'autorita'  giudiziaria,
e' a tal punto ampio da doversi ritenere  allarmante  e,  al  di  la'
della  rilevante  consistenza  delle  condotte  delittuose,  pone  in
rilievo l'esistenza di un sistema endemico di corruzione e collusione
tra  esponenti  dell'imprenditoria  edilizia,   organismi   dell'ente
demandati al controllo  delle  attivita'  urbanistiche  ed  esponenti
della criminalita' organizzata al punto di  configurare  una  vera  e
propria corruzione ambientale realizzata in forma organizzata a  fini
di lucro. 
    La relazione dell'organo ispettivo ha posto in rilievo come  tali
elementi   abbiano   condizionato   dell'amministrazione,    causando
alterazioni, omissioni nel rilevamento di  abusi  edilizie  omissioni
nelle relative denunce degli autori delle violazioni. In  particolare
e emersa una generale paralisi dell'attivita' dei  competenti  uffici
caratterizzata dalla scarsa definizione delle pregresse  pratiche  di
condono ed una ancor piu'  modesta  azione  di  concreta  repressione
dell'abusivismo, attesa l'irrisorieta' delle ordinanze di demolizione
effettivamente eseguite. 
    Ulteriori  concreti  elementi,  che  pongono  in   rilievo   come
l'amministrazione di Giugliano in Campania si sia dimostrata incapace
di porre in essere decise e dovute iniziative volte ad assicurare  il
rispetto  della  legalita'  e  dei  buon   andamento,   sono   emerse
dall'analisi del settore che si occupa della gestione  delle  risorse
umane. 
    L'azione   dell'ente   locale   nei   confronti   di   dipendenti
responsabili ai quali sono imputabili profili disciplinari  e'  stata
ben poco incisiva. L'amministrazione  infatti  si  e'  limitata,  nel
quadriennio in esame, ad assumere provvedimenti  di  sospensione  dal
servizio nei confronti del solo  personale  coinvolto  in  una  delle
citate operazioni giudiziarie oltreche' in pochissimi altri casi  pur
a fronte di un ben piu' rilevante  numero  di  posizioni  di  rilievo
penale accertate nel periodo di riferimento. 
    Tale circostanza come rilevato nella relazione del  prefetto,  ha
certamente  contribuito  al  mantenimento   di   un   diffuso   clima
consociativo che, nel  pregiudicare  fortemente  l'imparzialita',  la
trasparenza ed il buon andamento dell'ente, e'  altresi'  sintomatica
di forme di condizionamento dell'attivita' amministrativa. 
    Elemento ulteriore, che evidenzia concretamente come  gli  organi
politici si siano dimostrati incapaci di adottare un'effettiva  presa
di distanza da ambienti controindicati ed offrire un segnale concreto
di cambiamento alla cittadinanza, e' rappresentata dal dato  fattuale
che l'amministrazione comunale non si e' costituita parte civile  nei
diversi  procedimenti  penali  avviati  a  seguito   delle   disposte
operazioni giudiziarie. 
    L'insieme dei  suesposti  elementi  e'  idoneo  a  suffragare  le
rilevate forme di  condizionamento  del  procedimento  di  formazione
della volonta' degli organi comunali, essendo  questo  caratterizzato
da collegamenti indizianti la compromissione  del  buon  andamento  e
dell'imparzialita' di quell'amministrazione comunale  a  causa  delle
deviazioni  nella  conduzione  di  settori  cruciali  nella  gestione
dell'ente. 
    Sebbene il processo di legalizzazione dell'attivita'  del  comune
sia gia' iniziato da alcuni mesi attraverso la  gestione  provvisoria
dell'ente affidata al commissario straordinario, ai  sensi  dell'art.
141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per garantire  il
completo  affrancamento  dalle  influenze  della   criminalita',   si
ritiene,   comunque,   necessaria   la   nomina   della   commissione
straordinaria di cui all'art. 144 dello stesso  decreto  legislativo,
anche per scongiurare il pericolo che la  capacita'  pervasiva  delle
organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle
prossime consultazioni amministrative. 
    L'arco temporale piu' lungo previsto dalla vigente normativa  per
la gestione straordinaria consente anche l'avvio di iniziative  e  di
interventi programmatori  che,  piu'  incisivamente,  favoriscono  il
risanamento dell'ente. 
    Rilevato che, per  le  caratteristiche  che  lo  configurano,  il
provvedimento  dissolutorio  previsto  dall'art.  143   del   decreto
legislativo citato, puo' intervenire finanche quando sia  stato  gia'
disposto  provvedimento  per  altra  causa,  differenziandosene   per
funzioni ed effetti, si propone l'adozione della misura di rigore nei
confronti  del  comune  di  Giugliano  in  Campania   (Napoli),   con
conseguente  affidamento  della  gestione  dell'ente  locale  ad  una
commissione straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli  144
e  145,  sono  attribuite  specifiche  competenze  e  metodologie  di
intervento  finalizzate  a  garantire,  nel  tempo,  la   rispondenza
dell'azione amministrativa alle esigenze della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 22 aprile 2013 
 
                                Il Ministro dell'interno: Cancellieri