(Allegato A)
                                                           Allegato A 
 
CRITERI  METODOLOGICI  UTILI  PER  LA  REDAZIONE  DEL   RAPPORTO   DI
  VALUTAZIONE DEL DANNO SANITARIO 
 
                            Introduzione 
 
1. Obiettivi e definizione del Rapporto VDS. 
    Lo European Center for Health Policy dell'Organizzazione mondiale
della sanita' definisce un esito sanitario (health outcome)  come  il
cambiamento dell'attuale o futuro stato di salute di un  individuo  o
di una comunita' che  puo'  essere  attribuito  ad  azioni  o  scelte
antecedenti. 
    Con riferimento a tale definizione, il  danno  sanitario  di  cui
all'art. 1-bis del decreto-legge n. 207/2012,  puo'  essere  definito
come  una  parte  dell'esito  sanitario,  e   in   particolare   come
cambiamento  dell'attuale   o   futura   prevalenza/incidenza   nella
comunita'   dei   soli   effetti   sanitari   indesiderati   connessi
all'esercizio di un impianto, intesi come i soli effetti che causano,
promuovono, facilitano  o  esasperano  un'anormalita'  strutturale  o
funzionale capace di compromettere il  benessere  psico-fisico  degli
individui, di indurre patologie disabilitanti, o di provocare decessi
prematuri. 
    Obiettivo del rapporto di valutazione del danno sanitario  (vds),
ai sensi dell'art. 1-bis del citato decreto, e' quindi: 
    informare annualmente i decisori ed il pubblico sui  cambiamenti,
nelle comunita' esposte, dello stato  di  salute  connesso  a  rischi
attribuibili all'attivita' degli stabilimenti in esame; 
    fornire  ulteriori  elementi  di  valutazione  per   il   riesame
dell'autorizzazione integrata ambientale per indirizzarla a soluzioni
tecniche piu'  efficaci  nel  ridurre  i  potenziali  esiti  sanitari
indesiderati; 
    valutare l'efficacia in ambito sanitario delle prescrizioni. 
    In termini operativi, per poter perseguire tali  obiettivi  ,  la
vds dovra' prevedere: 
    la preventiva identificazione degli esiti  sanitari  indesiderati
correlabili alle  attivita'  dello  stabilimento,  e  in  particolare
quelli   correlabili   alle   emissioni   di   sostanze    pericolose
nell'ambiente; 
    il monitoraggio della  loro  prevalenza/incidenza  e  della  loro
verosimiglianza di verificarsi in futuro, nella  comunita'  residente
nell'area su cui impattano le attivita' dell'impianto in esame. 
    In questo senso, la vds evidenzia due aspetti che rispettivamente
rispondono all'esigenza: 
    a) di verificare se la popolazione ha subito, o sta  subendo,  un
danno alla salute correlabile all'attivita' dello stabilimento; 
    b) di valutare, in accordo con il principio di precauzione di cui
all'art. 301 del decreto legislativo n. 152/2006, se un analogo danno
possa verificarsi in futuro, identificando, se  del  caso,  eventuali
misure di prevenzione. 
    Il paradigma ambiente  e  salute,  che  lega  l'emissione  di  un
contaminante da  uno  stabilimento  al  danno  alla  salute  ad  esso
ascrivibile attraverso la qualita' ambientale, l'esposizione umana  e
la dose interna, costituisce in questo contesto  un'affidabile  guida
metodologica per la vds. Lo studio epidemiologico condotto a  livello
di una specifica area, opportunamente definita, previa  effettuazione
di una appropriata analisi di fattibilita', ha  la  potenzialita'  di
produrre  stime  delle  misure  di  associazione  di  interesse   (in
particolare, rischio relativo e rischio attribuibile)  e  della  loro
precisione, espressa dagli intervalli di confidenza. Accanto ad essa,
le valutazioni della qualita' ambientale,  dell'esposizione  umana  e
del rischio costituiscono una serie di strumenti a potenza  crescente
finalizzati   alla   previsione   del   danno    alla    salute    ed
all'identificazione delle  misure  di  mitigazione  del  rischio.  La
valutazione  del  danno  sanitario  futuro,   in   quanto   variabile
stocastica, assume pertanto  un  ruolo  operativo  esclusivamente  se
finalizzata ad identificare la sorgente  del  rischio  o  a  valutare
l'efficacia delle misure di mitigazione prescritte. Ne  consegue  che
tutti i  processi  valutativi  attivati  nel  corso  della  procedura
dovranno sempre far riferimento a specifici  contaminanti  e  non  si
dovra' dimenticare mai che il ruolo dell'impianto/i che li emette/ono
e' generalmente parziale. In  queste  condizioni  le  valutazioni  di
accettabilita' non potranno mai far riferimento al rischio  sanitario
generale ma piuttosto al contributo che ad esso forniscono  specifici
impianti o attivita' dello stabilimento. Identificare un minimum data
set dei contenuti del rapporto finale di vds  e'  pertanto  requisito
fondamentale per consentire l'omogeneita' delle valutazioni  riferite
a stabilimenti ed aree diverse tra loro. 
    Valutazioni  epidemiologiche  e  valutazioni  del  rischio   sono
tecniche basate su approcci  teorici  diversi.  Ne  consegue  che  la
procedura di vds assumera' una struttura matriciale composta  da  due
direttrici indipendenti, rispettivamente finalizzate alla  stima  del
danno attuale e futuro, articolate su piu' livelli  commisurati  alle
diverse necessita' delle specifiche valutazioni. In  accordo  con  le
usuali procedure  adottate  nella  valutazione  degli  impatti  sulla
salute, tali fasi possono essere identificate in: 
    1) una fase  conoscitiva,  finalizzata  alla  raccolta  dei  dati
ambientali e sanitari disponibili; 
    2)  una  fase  di  valutazione  di  1°  livello   relativa   alla
valutazione  della  loro  qualita',  alla  stima  del   ruolo   dello
stabilimento nel determinare la qualita' ambientale  dell'area,  alla
ricostruzione del profilo  sanitario  della  popolazione  esposta  ed
all'identificazione dei contaminanti emessi dallo  stabilimento  che,
per le loro proprieta'  chimico  fisiche  e  tossicologiche,  possono
costituire un rischio per la salute umana; 
    3) una fase di valutazione di 2° livello nella quale, su  precise
indicazioni formulate nella fase precedente, si procede a  specifiche
indagini epidemiologiche, e/o a stime  quantitative  dell'esposizione
umana a specifici contaminanti; 
    4) una  fase  di  valutazione  di  3°  livello  nella  quale,  su
specifica indicazione emergente dalla fase precedente, si procede  ad
una  completa  analisi  probabilistica  del  rischio   associata   ad
esposizioni critiche precedentemente evidenziate; 
    5) una fase di rapporto, in cui si discutono  i  risultati  delle
valutazioni, corredati da esaustive considerazioni sull'incertezza ad
essi associata e da indicazioni sulla loro accettabilita' sociale. 
    Due assiomi costituiscono i cardini  di  questa  procedura  e  ne
influenzano il processo decisionale: 
    1) i rischi ambientali per  la  salute  oggetto  della  vds  sono
esclusiva funzione della qualita' delle  matrici  ambientali  al  cui
eventuale degrado contribuisce lo stabilimento in valutazione; 
    2) lo stabilimento e'  un'area  sottoposta  al  controllo  di  un
gestore nella quale sono presenti uno o piu' impianti, infrastrutture
ed altre attivita' comuni o connesse. 
    La complessita' delle valutazioni,  strettamente  correlate  alla
realta' del territorio, impone  la  necessita'  di  istituire  tavoli
interistituzionali tra gli enti preposti al fine di definire in  modo
integrato e condiviso modalita' e criteri operativi.  Le  istituzioni
chiamate a partecipare comprendono gli enti territoriali, ARPA,  ASL,
ARES. 
2. Procedura di valutazione: criteri metodologici. 
2.1. Acquisizione dei dati correnti. 
    Il tavolo  tecnico  dovra',  in  prima  istanza,  procedere  alla
definizione di un quadro ambientale e sanitario di riferimento, sulla
base dei dati correntemente raccolti sul territorio o  comunque  gia'
disponibili. 
    In particolare si dovra': 
      definire l'estensione dell'area per la  valutazione  del  danno
sanitario: 
        essa potra' essere  determinata  sulla  base  delle  aree  di
impatto identificate negli Studi di impatto ambientale (SIA) e/o  nei
rapporti predisposti per le  procedure  di  Autorizzazione  integrata
ambientale  (AIA)  dello  stabilimento  identificato.  A  tale  scopo
potra', inoltre, essere utile consultare la  letteratura  riferita  a
studi di impatto condotti in loco. Qualora non sia possibile desumere
informazioni utili diversamente,  si  potra'  fare  riferimento  alla
modellistica per la definizione delle aree di impatto; 
      caratterizzare la popolazione dal punto di vista demografico: 
    descrizione demografica; 
    distribuzione della popolazione per  aree  censuarie  all'interno
dell'area definita; 
    condizioni socioeconomiche delle popolazioni residenti  per  aree
censuarie; 
      fornire la descrizione  epidemiologica  della  popolazione:  in
particolare si dovranno  individuare  e  acquisire  i  dati  sanitari
rilevanti ai fini della vds. 
    Le scelte che verranno effettuate in questa fase dovranno  essere
funzionali rispetto alle caratteristiche della situazione in esame, e
soprattutto coerenti con le  indicazioni  fornite  dalla  letteratura
scientifica internazionale.  A  questo  fine,  come  riferimento,  si
segnala in particolare il documento «Contaminated sites  and  health:
Report of two WHO  Workshops:  Syracuse,  Italy,  18  November  2011;
Catania, Italy, 21-22 June 2012, WHO 2013 in press», nonche' le fonti
ivi citate. Tenendo conto di quanto premesso,  si  ritiene  opportuno
richiamare i piu' diffusi flussi informativi  sanitari  correnti,  in
particolare quelli relativi alla mortalita', ai ricoveri ospedalieri,
(schede di dimissione ospedaliera  -  «SDO»)  e  agli  indicatori  di
salute desumibili dai certificati di assistenza al  parto  («CedAP»).
Questi  flussi  informativi  devono  essere  letti   e   interpretati
attraverso l'utilizzo di  procedure  validate  e  descritte  in  modo
dettagliato ed esplicito. L'utilizzo dei dati sanitari disponibili  a
livello di area a fini di vds richiede come  premessa  la  conoscenza
della letteratura scientifica internazionale  relativa  a  situazioni
analoghe,  e  la  conoscenza  dei  risultati  di   precedenti   studi
epidemiologici eventualmente effettuati nell'area in esame; 
(vedi flow chart) 
      caratterizzare lo stabilimento: 
    identificazione delle sorgenti di emissione; 
    identificazione    dei    contaminanti    emessi    tramite    le
autodichiarazioni  dei  gestori,  registro  INEMAR,   Catasto   delle
emissioni territoriali (CET), rapporti annuali compilati dai gestori; 
    identificazione delle proprieta' chimico-fisiche e tossicologiche
dei contaminanti identificati; 
    identificazione   del   destino   ambientale   dei   contaminanti
identificati; 
      definire il quadro di qualita' ambientale: 
    identificazione di altre sorgenti di emissione  dei  contaminanti
emessi dallo stabilimento (sorgenti interferenti); 
    esame della qualita' dei  comparti  ambientali  in  funzione  del
destino ambientale dei contaminanti emessi dallo stabilimento. A  tal
fine  potranno  essere  utilizzati  i  dati  di  qualita'  ambientale
correntemente  acquisiti   (es.   rete   di   monitoraggio   qualita'
dell'aria);  i  dati  acquisiti  tramite  campagne  di   monitoraggio
temporanee; dati derivanti dalle  attivita'  di  caratterizzazione  e
bonifica condotte ai sensi della parte IV del decreto legislativo  n.
152/2006. Inoltre, i dati misurati potranno essere integrati da stime
modellistiche di emissione, dispersione e  destino  ambientale  degli
inquinanti emessi dallo stabilimento; 
      caratterizzazione  dell'uso  del   suolo   (aree   urbane   con
l'identificazione di  specifiche  zone  vulnerabili,  aree  agricole,
destinate al pascolo, allevamenti). 
2.2. Valutazione dei dati. 
Approccio metodologico. 
    Il  tavolo  tecnico  dovra'  effettuare  valutazioni,  a  livelli
successivi di approfondimento,  sulla  base  dei  risultati  ottenuti
dall'analisi dei dati correnti. Si procede, in  prima  istanza,  alla
definizione  del  profilo  di  salute  delle  popolazioni   residenti
nell'area  individuata,  attraverso  la  produzione  di   un   quadro
epidemiologico basato sulle stime piu' aggiornate di  mortalita',  di
ospedalizzazione e di incidenza dei  tumori,  e  la  valutazione  del
livello di  qualita'  ambientale  in  relazione  ai  contaminanti  di
interesse ed al loro destino ambientale. Nella seconda fase,  se  del
caso,   le   valutazioni    procederanno    con    una    valutazione
dell'esposizione e la richiesta  di  studi  epidemiologici  specifici
sulle patologie selezionate in  relazione  agli  effetti  tossici  (a
breve e lungo termine) dei contaminanti individuati. L'ultimo livello
di valutazione, definito  sulla  base  delle  risultanze  delle  fasi
precedenti, potra' richiedere valutazioni  del  rischio  sanitario  e
studi  di  biomonitoraggio  su  specifici  indicatori  biologici.  La
valutazione del rischio dovra'  essere  effettuata  obbligatoriamente
per la via inalatoria, essendo questa  la  modalita'  di  esposizione
diretta per tutta la popolazione, ed il tavolo  tecnico  determinera'
se e' necessario effettuare analisi di rischio per le  altre  vie  di
esposizione. 
2.2.1. Valutazione di primo livello. 
    -  Esame  del  profilo  di  salute  generale  della  popolazione,
confronto con valori di riferimento locali, regionali, e nazionali. 
    - Identificazione delle patologie  di  interesse  correlabili  ai
contaminanti emessi dallo stabilimento. 
    -  Definizione  del  profilo  di  salute  della  popolazione   in
riferimento alle patologie identificate. 
    - Valutazione della qualita' ambientale dei comparti di interesse
in funzione dei  contaminanti  identificati.  Particolare  attenzione
dovra' essere posta sui contaminanti organici persistenti (POPs)  per
la loro intrinseca stabilita' chimica e la capacita'  di  accumularsi
nelle matrici ambientali e negli organismi  viventi.  Le  valutazioni
dovranno essere indirizzate a comprendere  il  peso  delle  emissioni
dello stabilimento  alla  qualita'  ambientale  osservata.  Per  tale
finalita' potranno essere utili tecniche  statistiche,  modellistiche
e/o strumentali per stimare il contributo  relativo  delle  emissioni
dello  stabilimento  alla  qualita'  dello  comparto  ambientale   di
interesse. Tali valutazioni sono raccomandate nei contesti ambientali
complessi con presenza di piu' stabilimenti industriali. Inoltre,  in
tali territori, puo' essere  di  supporto  l'applicazione  di  idonea
modellistica  di  dispersione  degli  inquinanti  per   valutare   il
contributo  relativo  delle  diverse  sorgenti  sul  territorio   con
particolare attenzione alle aree di residenza della popolazione, alle
aree sensibili (scuole ed ospedali), nonche' alle aree destinate alla
produzione di alimenti. 
    -  Esame  della  misura  delle  concentrazioni   ambientali   dei
contaminanti di  interesse  e  valutazione  comparativa  rispetto  ai
limiti normativi, se esistenti, o  rispetto  alle  concentrazioni  di
riferimento per gli effetti tossici;  per  le  sostanze  cancerogene,
fornire  le  valutazioni  di  rischio  unitario  prodotte  da   fonti
accreditate. 
    La procedura di valutazione e' illustrata  nella  tabella  1  per
sostanza con limiti normati, sostanza cancerogena e sostanza tossica.
Se la valutazione delle misure  ambientali  rientra  all'interno  dei
livelli  di  riferimento  della  tabella  1,  la   valutazione   puo'
proseguire  alle  fasi  successive  solo  se  cio'  e'  adeguatamente
motivato dal tavolo tecnico. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    Se vi e' la presenza di piu' le sostanze tossiche, non normate  e
non cancerogene,  deve  essere  calcolato  l'Hazard  Quotient  HQT  ,
conservativamente, come  sommatoria  di  tutti  gli  HQi  (dove:  HQi
=C/RfC). Tale valore deve essere inferiore a 0.8. 
(vedi flow chart) 
2.2.2. Valutazioni di secondo livello. 
    Le valutazioni precedenti  possono  identificare  un  profilo  di
salute  che  merita  approfondimenti   e/o   un   quadro   ambientale
compromesso, per gli specifici contaminanti correlati alle  emissioni
dello stabilimento. Il passaggio al successivo  livello  puo'  essere
effettuato   valutando   la   necessita'   di   disporre   di   stime
dell'esposizione  della  popolazione   interessata   che   vive   sul
territorio  identificato  e/o  studi  epidemiologici  specifici   (in
particolare studi di coorti residenziali). 
    - Studi di esposizione della  popolazione.  Tali  studi  dovranno
stimare le esposizioni, in funzione dei  tempi  di  induzione-latenza
delle patologie selezionate, rispetto  ai  contaminanti  identificati
secondo protocolli riconosciuti in ambito internazionale (OMS). Nello
specifico, dovranno essere stimate le esposizioni per via inalatoria,
con particolare attenzione  ai  gruppi  di  popolazione  vulnerabile,
identificati nell'area. Le valutazioni dovranno basarsi  su  dati  di
concentrazione degli inquinanti di interesse misurati sul territorio,
al fine di  fornire  una  stima  dell'esposizione  affetta  da  minor
incertezza. Qualora si ritenga necessario  per  la  specificita'  dei
contaminanti emessi, la valutazione  dell'esposizione  dovra'  essere
condotta anche per le altre vie di  esposizione  (ingestiva,  dermica
e/o aggregata). 
    Le stime prodotte  dovranno  essere  confrontate  con  valori  di
riferimento  per  effetti  sulla  salute,  prodotti   dalle   agenzie
internazionali (quali OMS, IARC, JEFCA, EU).  La  tabella  2  riporta
valori  tabulati  per  valutare  le   esposizioni   dei   gruppi   di
popolazione. Inoltre il confronto dei valori con dosi di  riferimento
(TDI) consentira' di valutare la  necessita'  di  proseguire  con  la
valutazione  di  livello  3.  Se  sul  territorio  esistono  dati  di
popolazione  specifici,  si  raccomanda  di  usare   tali   dati   in
sostituzione di quelli tabulati. 
    Se anche una delle valutazioni di confronto  supera  il  TDI,  la
valutazione deve proseguire al livello successivo. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
(vedi flow chart) 
2.2.3. Valutazioni di terzo livello. 
    Il  terzo  livello  e'  indirizzato  ad  effettuare  studi   piu'
dettagliati,  per  i  quali  si  necessita  di  informazioni  e  dati
specifici sulla popolazione. Questo  livello  si  attiva  quando  gli
studi di esposizione  e/o  epidemiologici  specifici  confermano  una
situazione di attenzione ed individuano la necessita' di  operare  un
controllo piu' rigoroso sulla popolazione esposta. Tali  studi  hanno
l'obiettivo di misurare quantitativamente  una  avvenuta  esposizione
della   popolazione;   effettuare   valutazioni   prospettiche    per
prevenire/controllare un potenziale danno sanitario  ed,  infine,  di
effettuare una  verifica  sull'efficacia  di  azioni  di  mitigazione
(prescrizioni AIA) messe in atto. 
    - Studi di valutazione del rischio  sanitario  (RA)  al  fine  di
caratterizzare la natura e l'estensione del  rischio  associato  alle
emissioni  dello  stabilimento,  distinguendolo  dalla  presenza   di
eventuali sorgenti  interferenti.  Gli  studi  di  RA  dovranno  fare
riferimento a procedure internazionali riconosciute  quali  OMS  (WHO
Human Health Risk Assessment Toolkit: Chemical  Hazards,  2010),  EU.
Tali    studi    dovranno    essere     condotti     per     valutare
quali/quantitativamente   il   contributo   delle   emissioni   dello
stabilimento  al  quadro  sanitario  osservato.  La  valutazione  del
rischio sanitario dovra',  in  prima  istanza,  essere  condotta  per
esposizione  inalatoria  distinguendo   tra   sostanze   tossiche   e
cancerogene. 
    Nel caso di effetti tossici, non cancerogeni, per la  valutazione
di effetti  sanitari  si  calcola  l'Hazard  Quotient  o  «Indice  di
pericolo»   (ISPRA   «Criteri   metodologici    per    l'applicazione
dell'analisi assoluta di rischio ai siti contaminati») calcolato  per
ogni singola sostanza contaminante: 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    Esso esprime  di  quanto  l'esposizione  alla  sostanza  i  o  la
concentrazione  del  contaminante   supera   la   dose/concentrazione
tollerabile o di riferimento. Infine, si dovra' calcolare l'Indice di
pericolo complessivo, HQT , per esposizione a tutte le sostanze  come
somma di tutti gli HQi , dove la sommatoria e' estesa  alle  sostanze
il cui  effetto  si  manifesta  sullo  stesso  organo  bersaglio.  Ne
consegue che potranno esserci diversi HQT in riferimento  all'effetto
tossico del gruppo di contaminanti. Gli HQT devono  di  norma  essere
inferiori ad 1. In caso contrario e' necessario riaprire la procedura
di AIA e prescrivere ulteriori interventi di  adeguamento/mitigazione
delle emissioni finalizzati al conseguimento di detto obiettivo. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    Per le valutazioni relative alle sostanze  cancerogene,  per  via
inalatoria, si devono considerare gli Slope Factors (SF)  o  «fattori
di potenza cancerogena» calcolati dagli Unit Risk (UR),  presi  dalle
banche dati WHO, EPA, EU, ISS. La tabella 3 riporta la relazione  che
lega gli UR e gli SF. L'utilizzo degli SFs e' raccomandata per  poter
effettuare stime di  rischio  cancerogeno  per  gruppi  specifici  di
popolazione applicando la relazione della tabella 4. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    Il rischio cancerogeno, conservativamente, deve essere  calcolato
per l'individuo che nasce e vive nell'area identificata esposto  alla
concentrazione di contaminante misurata nell'ambiente. Per  calcolare
tale  rischio,  in  particolare  per  le  sostanze  genotossiche,  e'
raccomandato l'utilizzo dei fattori eta-specifici che  tengono  conto
dell'effetto di esposizioni avvenute in giovane eta' nel  determinare
il rischio  di  cancro  lifetime.  (Guidelines  for  Carcinogen  Risk
Assessment, EPA/630/P-03/001F,  march  2005).  Per  tenere  conto  di
questi effetti, il rischio dovra' essere calcolato separatamente  per
classi di eta', ed infine sommato. In questa configurazione  andranno
considerate le  fasce  di  eta'  0-2  anni,  3-16  anni,  ed  adulti.
Rispettivamente le fasce di eta' avranno la durata ED di 2, 14  e  54
anni. Il rischio totale sara' dato dalla somma dei  rischi  calcolati
per le tre fasce di eta'. La procedura e' descritta nella tabella 5. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico

 
    Per sostanze cancerogene che manifestano l'effetto  sullo  stesso
organo bersaglio, il rischio individuale  deve  essere  stimato  come
somma dei rischi individuali di ciascuna sostanza (rischio cumulato).
La stima del rischio individuale e/o del rischio  cumulato  porta  ad
identificare diversi livelli di intervento. Per rischio < 10-5 ,  non
sono  necessari  interventi  di  contenimento  delle  emissioni.  Per
rischio  compreso  tra   10-5   e   10-4   e'   necessario   valutare
quantitativamente il contributo dell'impianto/i  dello  stabilimento.
Tale contributo dovra' essere inferiore al  10%,  diversamente  sara'
necessario riaprire la  procedura  di  AIA  e  prescrivere  ulteriori
interventi di adeguamento/mitigazione delle emissioni. Per rischio  ≥
10-4 , sara' necessario riaprire la procedura di  AIA  e  prescrivere
ulteriori interventi di adeguamento/mitigazione delle emissioni ed in
aggiunta  dovra'  essere  previsto  un   intervento   piu'   generale
sull'intera area. 
    Qualora le caratteristiche chimico-fisiche dei contaminanti dello
stabilimento e le caratteristiche territoriali lo  evidenzino,  sara'
necessario produrre stime di rischio anche per via ingestiva  (suolo,
alimenti, acqua) e dermica, seguendo le procedure di risk  assessment
raccomandate dalle agenzie internazionali (DRAFT Environmental Health
Criteria (EHC): Dermal  Exposure,  WHO/  International  Programme  on
Chimical Safety, July 2010; EPA: Dermal exposure assessment:a summary
of EPA approaches, EPA 600/R-07/040F _ September 2007 ; EPA  Exposure
Factors  Handbook,  2011;  EFSA   Journal   2012;10(10):s1004,   Risk
assessment of contaminants in food and feed, IMPEL  Consideration  of
human health through IPPC, 2005). 
    - Effettuazione di studi epidemiologici  su  aree  selezionate  o
specifici gruppi di popolazione. 
    Anche in questa sede appare opportuno menzionare il rapporto  OMS
sui siti  contaminati  precedentemente  citato,  nonche'  i  rapporti
ISTISAN 06/19 e  07/50,  che  trattano  estesamente  gli  aspetti  di
validita' e fattibilita' degli studi in oggetto.  Si  rinvia  a  tali
fonti in particolare per quanto attiene le scelte relative ad  alcune
opzioni che possono risultare determinanti in fase di  disegno  dello
studio, come l'individuazione della popolazione  di  riferimento,  la
scelta di un indicatore di deprivazione socioeconomica  e  la  scelta
del  livello  di  confidenza  da  adottare  nel  processo  di   stima
intervallare. In tutte queste  fasi  sono  naturalmente  lecite  piu'
opzioni, il punto qualificante e' conoscere bene  il  significato  di
ogni scelta effettuata e darne conto nel protocollo con  chiarezza  e
trasparenza. L'elemento specifico di cui e' importante  tenere  conto
in  un  contesto   dedicato   alla   vds   riguarda   il   tempo   di
induzione-latenza della patologia in esame. Se, in particolare, ci si
propone di valutare l'efficacia delle  prescrizioni  di  un  processo
autorizzativo, occorre investigare le  modalita'  di  accadimento  di
eventi sanitari quali mortalita'  o  ricoveri  per  patologie  acute,
ovvero effetti avversi sulla riproduzione, che possono avere tempi di
induzione latenza dell'ordine di mesi, settimane o anche  giorni,  il
cui utilizzo risulta quindi appropriato nei contesti  in  esame.  Per
quanto  attiene   l'interpretazione   dei   risultati   degli   studi
epidemiologici in esame e il loro utilizzo nei  processi  decisionali
in  materia   di   sanita'   pubblica   e   risanamento   ambientale,
coerentemente con gli indirizzi illustrati nei rapporti ISTISAN 06/19
e 07/50  e  nel  rapporto  OMS  sui  siti  inquinati  precedentemente
richiamati, vanno tenuti presenti i seguenti punti: 
    a) ogni studio epidemiologico, in funzione  della  validita'  del
suo protocollo, contribuisce a  descrivere  il  carico  di  patologia
della popolazione in esame («Environmental Burden of  Disease»,  vedi
per una trattazione esaustiva Hänninen & Knol, European  Perspectives
on Environmental Burden of Disease Estimates for  Nine  Stressors  in
Six European Countries. University Printing Helsinki, Finland 2011); 
    b) ogni studio, sempre in funzione della validita' del protocollo
adottato, concorre all'individuazione dei nessi causali; tranne  casi
molto  particolari,  tuttavia,  non  si  perviene  a  conclusioni  di
rilevanza eziologica  sulla  base  di  un  singolo  studio,  ma  solo
attraverso  una  lettura  integrata  di   una   sequenza   di   studi
epidemiologici e dell'insieme dei  dati  ambientali  e  tossicologici
disponibili; 
    c) alla luce delle numerose assunzioni richieste da entrambi  gli
approcci metodologici,  la  coerenza  fra  i  risultati  degli  studi
epidemiologi e dell'analisi  del  rischio  sanitario  non  e'  sempre
riscontrata e non e' comunque necessariamente prevedibile; 
    d) i risultati degli studi epidemiologici vanno quindi utilizzati
in funzione delle caratteristiche degli specifici contesti, alla luce
della validita' dei protocolli adottati e soprattutto  tenendo  conto
della persuasivita' scientifica dei dati emersi e  delle  conclusioni
raggiunte. 
(vedi flow chart) 
3. Rapporto. 
Qualita' del dato ed analisi critica delle valutazioni. 
    Le valutazioni condotte  dovranno  essere  corredate  da  analisi
descriventi i limiti e le incertezze di ciascuno studio.  Particolare
attenzione, nelle diverse fasi valutative, dovra'  essere  data  alla
qualita' dei dati utili ad effettuare le analisi. 
    In particolare le  valutazioni  dell'incertezza  dovranno  essere
effettuate per gli studi di esposizione e di valutazione del  rischio
in riferimento ai dati utilizzati per il loro  sviluppo.  E'  infatti
noto che tali  studi  richiedono  l'utilizzo  di  molte  informazioni
relative alla popolazione e non  sempre  disponibili  localmente.  In
questi casi si  fa  uso  di  dati  surrogati  riferiti  a  differenti
popolazioni  o  raccolti  a  livello  piu'  ampio  (es.   statistiche
nazionali).  Nel  caso  non  siano  disponibili  dati  riferiti  alla
popolazione in studio, i limiti delle  assunzioni  effettuate  devono
essere chiaramente esplicitati per la corretta interpretazione  degli
studi. 
    La  modellistica  rappresenta  anche   essa   una   sorgente   di
incertezza, infatti ogni  modello  matematico  puo'  riprodurre  solo
parzialmente la complessita' del mondo reale che  esso  simula.  Ogni
volta venga utilizzata la modellistica per stimare le aree di impatto
e/o le concentrazioni nell'ambiente  dei  contaminanti  emessi  dallo
stabilimento, devono essere accuratamente descritti i dati  di  input
utilizzati.  Questi  dati  dovranno  essere   riferiti   a   indagini
conoscitive condotte nell'area  di  interesse.  Ad  esempio,  per  la
modellistica  di  dispersione  di  contaminanti  in  aria,  il   dato
meteorologico dovra' essere rappresentativo  dell'area  in  studio  e
acquisito localmente; inoltre,  la  serie  storica  dei  dati  dovra'
essere sufficientemente  lunga  per  includere  la  variabilita'  del
fenomeno che si rappresenta. 
4. Flow Chart. 
    Di seguito viene riportata la rappresentazione  schematica  (flow
chart) del sistema VDS proposto. 
 

              Parte di provvedimento in formato grafico