(Allegato-art. 6)
                               Art. 6. 
 
          Elementi che comprovano il legame con l'ambiente 
 
    1. Le particolari sensazioni gusto olfattive  del  formaggio  DOP
«Puzzone di Moena» / «Spretz Tzaori'», sono  determinatamente  legate
all'impiego di latte  crudo,  al  divieto  d'uso  di  insilati  e  di
additivi ed influenzate in  modo  decisivo  dall'alimentazione  delle
bovine con il fieno e/o  l'erba  sfalciata  della  zona  o  consumata
direttamente sui pascoli della zona,  ricchi  di  essenze  foraggiere
particolari, dalla ricchezza microbiologica del latte e dell'habitat,
nonche' dalla particolare tecnica di governo  e  di  affinamento  del
formaggio, consolidata nel tempo, con  particolare  riferimento  alla
pratica del lavaggio delle forme che da  sempre  viene  eseguita  con
cura nella zona di produzione. 
    Il formaggio ottenuto dalla trasformazione  del  latte  di  malga
risulta piu' gustoso per l'abbondanza di  enzimi  e  per  la  maggior
concentrazione di aromi nelle essenze botaniche di cui  si  nutre  il
bestiame nelle malghe dislocate nel territorio di cui  al  precedente
articolo 3, rivelando pero' piu'  presto  il  piccante  per  via  del
maggior contenuto in lipidi. 
    2. Vi sono testimonianze ed elementi atti  a  dimostrare  che  un
formaggio «nostrano fassano», caratterizzato soprattutto dalla crosta
untuosa e dalla pasta con odore e sapore accentuati, veniva  prodotto
ancora molti anni fa sulle malghe, nei caseifici turnari, nei masi di
montagna, soprattutto in Val di Fassa, ma anche in certe  aree  della
confinante  Val  di  Fiemme  e  della  conca  di  Primiero,  con   le
denominazioni di «nostrano  della  Val  di  Fiemme»  o  «nostrano  di
Primiero». Al riguardo si citano documenti quali: 
      a) il parere del Capo dell'Ispettorato Agrario di Trento del 14
giugno del 1963 nel quale si fa esplicito riferimento ad un formaggio
«nostrano fassano»; 
      b) la testimonianza del giornalista  dott.  Sergio  Ferrari  di
Trento il quale attesta che la denominazione «Puzzone  di  Moena»  e'
stata usata per la prima  volta  nell'estate  del  1974  durante  una
trasmissione radiofonica domenicale della sede  RAI  di  Trento,  con
riferimento al formaggio  a  crosta  lavata  «nostrano  fassano»  del
Caseificio Sociale di Moena, diventando, con il  passare  del  tempo,
sempre piu' diffusa; 
      c)  il  verbale  di  accertamento  e  parere   dell'Assessorato
all'Agricoltura e Agriturismo  della  Provincia  Autonoma  di  Trento
sulla domanda di contributo della Latteria Sociale di Moena del 1983,
nel quale si afferma che: «Il latte conferito, nel 1982 e' stato pari
a 4.600 q.li  ed  e'  stato  trasformato  in  burro  e  formaggi,  in
particolare il tipo nostrano denominato «Puzzone di Moena». 
    3. A parte la tecnica del lavaggio della  crosta,  che  lo  rende
particolare, e l'alimentazione delle  bovine,  il  legame  di  questo
prodotto caseario con l'ambiente della zona delimitata e'  costituito
anche  dalle  caratteristiche  climatico-ambientali,  geopedologiche,
territoriali e floricole della zona di produzione,  tutte  condizioni
che influiscono direttamente o indirettamente  nella  formazione  dei
profumi, del gusto, del sapore e delle  proprieta'  nutrizionali  del
«Puzzone di Moena»  /  «Spretz  Tzaori'».  La  piovosita',  la  forte
differenza climatica delle varie stagioni, l'altitudine dei  prati  e
dei pascoli, che va dai 600 metri s.l.m. agli oltre 2000 m. s.l.m. di
talune malghe, la flora particolare dei  prati  e  dei  pascoli  sono
condizioni non imitabili o trasferibili, specifiche,  che  legano  in
modo indissolubile questo prodotto al territorio delimitato. 
    Infatti  diversi  studi  hanno  confermato  che   la   diffusione
dell'alpeggio estivo e la buona qualita' e diversita' floristiche dei
prati di fondovalle hanno un effetto positivo  sulle  caratteristiche
aromatiche delle produzioni lattiero-casearie dell'area delimitata  e
in particolare del «Puzzone di Moena»  /  «Spretz  Tzaori'».  Tra  le
specie maggiormente  presenti  e  molto  appetite  dagli  animali  si
citano: Arrhenatherum elatius (Avena  maggiore),  Lotus  corniculatus
(Ginestrino), Plantago lanceolata (Piantaggine lanciuola),  Trifolium
pratense  (Trifoglio  comune),  Phleum  pratense  (Codolina  comune),
Trisetum flavescens (Gramigna bionda) tra le specie di  fondovalle  e
Cynosurus  cristatus  (Coda   di   cane   crestata),   Crepis   aurea
(Radicchiela  aranciata),  Leontodon  autumnalis  (Dente   di   leone
ramoso), Lotus alpinus (Ginestrino alpino), Phleum alpinum  (Codolina
alpina),  Poa  alpina  (Fienarola  delle  Alpi),   Trifolium   badium
(Trifoglio bruno), Trifolium alpinum (Trifoglio alpino) tra le specie
presenti sui pascoli oltre a particolari specie endemiche. 
    4. La produzione del  «Puzzone  di  Moena»  /  «Spretz  Tzaori'»,
termine con il quale si e' imposto negli ultimi decenni,  rappresenta
per le valli di Fassa e di Fiemme  e  del  territorio  del  Primiero,
nonche'  per  i  comuni  di  Anterivo  e  Trodena,  della  confinante
provincia di Bolzano,  la  testimonianza  di  un'agricoltura  antica,
radicata nel tessuto della ruralita' montana locale. L'alpeggio,  con
le feste folcloristiche  dello  smonticamento,  il  pascolamento  del
bestiame nei masi di montagna, le forme  associative  di  lavorazione
del latte, turnarie prima, cooperative poi, lo sfalcio dei  prati  in
montagna, sono tutte attivita' agricole che  si  svolgono  da  sempre
nelle citate vallate. 
    A conferma del plurimo legame storico del formaggio  «Puzzone  di
Moena» / «Spretz Tzaori'» con la  zona  delimitata,  si  constata  il
fatto che non vi e' notizia che testimoni che la sua produzione,  nei
decenni passati, sia debordata nelle vallate  alpine  confinanti  del
Trentino, dell'Alto Adige e del Veneto. Questo sta a  dimostrare  che
in tale area vi sono  state  e  vi  sono  le  condizioni  complessive
favorevoli a tale particolare produzione casearia, del tipo a  crosta
lavata, poco diffusa in Italia. 
    5. Il «Puzzone di Moena» / «Spretz Tzaori'»,  secondo  la  lingua
ladina della Val di Fassa, per il suo sapore e odore accentuati, fino
al piccante, spesso  salato,  era  particolarmente  apprezzato  dalla
povera gente  della  ruralita'  montana  perche',  anche  in  piccole
quantita', insaporiva le modeste pietanze dei contadini spesso a base
di polenta o patate.