(Allegato-art. 7)
                               Art. 7 
 
 
                        Legame con l'ambiente 
 
Specificita' della zona geografica. 
    La zona geografica di produzione  e'  un'area  omogenea  sia  dal
punto  di  vista  geografico  che   storico-culturale   e   coincide,
sostanzialmente, con il territorio del Marchesato di Crotone, che sin
dall'anno  1390  dell'era  volgare  identifica   il   territorio   in
questione. 
    L'area di produzione  e'  caratterizzata  dalle  tipiche  colline
locali di argilla plioceniche del Crotonese e  nella  fascia  montana
confinante con la provincia di Crotone, che  va  dalla  Sila  Piccola
alla Sila Grande. Quest'area geografica e' dal punto di vista  fisico
strettamente interconnessa, infatti gli altopiani silani sono in gran
parte i pascoli naturali estivi per le greggi stanziate nelle colline
comprese fra i monti in questione e  il  mar  Jonio.  Tale  peculiare
conformazione  del  territorio  ha  influenzato  il   clima   locale,
caratterizzato da inverni freddi ed estati calde, ma  con  escursioni
termiche relativamente contenute, umidita' costante e con  un  valore
medio di umidita' relativa pari al 58%. 
    Nell'area di produzione del pecorino crotonese sono presenti  398
allevamenti ovini con una consistenza totale di  circa  49.000  capi,
che hanno registrato un incremento del 4% circa  negli  ultimi  dieci
anni, in controtendenza rispetto al dato riferito all'Italia. 
    Il sistema di allevamento e'  il  pascolo  semibrado  unito  alla
pratica della  monticazione  e  della  demonticazione.  Nell'area  di
produzione vi e' grande disponibilita' di pascoli (la SAU  utilizzata
a pascolo e prati permanenti e' superiore al 40%  del  totale),  dove
sono presenti famiglie di  piante  che  sono  considerate  di  scarso
interesse zootecnico  o,  addirittura,  infestanti,  ma  presenti  in
abbondanza  nelle  zone  marginali  che  caratterizzano   l'area   di
produzione. Il pascolo dell'area di produzione,  e'  sufficientemente
omogeneo. 
    La composizione  floristica  dei  pascoli  naturali  e'  composta
prevalentemente  da  essenze   vegetali   fresche,   quali:   loglio,
trifoglio, cicoria, sulla, erba medica di ecotipi locali. 
    Nel territorio in questione il  mestiere  del  Mastro  Casaro  e'
considerato prestigioso e testimonia un'antica tradizione documentata
storicamente;   l'utilizzo   di   manodopera   familiare    per    la
caseificazione,  inoltre,  ha  consentito  di  mantenere  costanti  e
inalterate le tecniche di caseificazione nel tempo. Il saper fare del
casaro  costituisce  un  importante  elemento  di  specificita';   il
processo  di  produzione  e'   infatti   manuale.   E'   determinante
l'esperienza  del  casaro  nell'individuare  il   giusto   punto   di
coagulazione del latte  prima  di  procedere  con  la  rottura  della
cagliata con un attrezzo locale, il miscu,  al  fine  di  ridurre  la
cagliata in granuli della dimensione  di  un  chicco  di  riso.  Tale
attrezzo, per la sua conformazione, esercita una rottura energica, in
grado  di  liberare  molto  grasso,  tanto  che  il   siero   residuo
dall'aspetto  lattiginoso,  e  chiamato   localmente   lacciata,   e'
indicatore di una corretta lavorazione della  pasta.  Importante  nel
processo produttivo e' la frugatura e  la  pressatura  manuale  della
pasta dopo la messa in forma nei canestri; le forme dopo essere state
frugate,  rivoltate  e  pressate  nei  canestri  sono  immerse  nella
lacciata. Si lascia acidificare il formaggio per uno  o  piu'  giorni
per poi avviare la fase stagionatura. Durante la  stagionatura  sulla
sua superficie si sviluppino alcune  muffe  caratteristiche,  che  il
casaro monitora e deve saper riconoscere al fine di selezionare forme
correttamente lavorate da quelle difettose e da scartare. Il know how
e l'esperienza del casaro si manifesta anche nella determinazione del
periodo piu' idoneo per rivoltare le forme, spazzolarle o  lavarle  e
capparle con olio di oliva o con morchia di olio d'oliva. 
Specificita' del prodotto. 
    Il Pecorino crotonese e' caratterizzato da: 
      odore lieve di latte di pecora legato armonicamente  con  altri
odori, suoi caratteristici, quali odore  di  fieno,  erbe  mature  di
campo, sentore di nocciola e di fumo, senza una  specifica  dominanza
o, al massimo, con una leggera dominanza del sentore di pecora; 
      pasta compatta con rare occhiature; in  bocca  si  avverte  una
consistenza scarsamente elastica  e  i  granuli  della  struttura  si
sciolgono dopo un'accurata masticazione. Si avverte  la  presenza  di
grasso, ma  non  la  sensazione  di  burrosita'.  Per  effetto  della
masticazione e del calore  corporeo  si  ha  la  medesima  sensazione
aromatica percepita al momento del taglio, ma in forma piu'  completa
e marcata,  soprattutto  durante  la  deglutizione.  In  questa  fase
l'aroma  tipico  avvolge  il  palato  con  un  sapore   piacevole   e
persistente; 
      segni evidenti del canestro sulla forma. 
Legame con la zona geografica, la qualita' e le  caratteristiche  del
prodotto. 
    La peculiarita' del sistema di allevamento, semibrado, fa si' che
il  bestiame  sia  alimentato  in  prevalenza  con  flora   selvatica
dell'area di  riferimento.  Gli  aromi  caratteristici  del  pecorino
crotonese  dipendono  da  determinati  componenti,  quali  terpeni  e
sesquiterpeni, presenti in  quantita'  apprezzabile  solo  in  alcune
famiglie  di  piante,  quali  graminacee,  crucifere,   ombrellifere,
composite e altre assunte durante  il  pascolo  dalle  pecore.  Nelle
colture foraggere, invece, tali composti sono  presenti  in  bassa  o
bassissima percentuale.  La  presenza  di  tali  composti  aromatici,
legati a queste famiglie di piante,  identifica  l'area  in  cui  gli
animali hanno pascolato, quindi  la  microflora  selvatica  influisce
sulle caratteristiche organolettiche finali del  Pecorino  Crotonese.
Inoltre, la tradizionale pratica della monticazione tutela gli  ovini
da  stress  ambientali  e  nutrizionali  durante  la  calura  estiva,
preservando le caratteristiche nutrizionali e aromatiche del latte. 
    Il clima del territorio  e'  determinante  sulla  stagionatura  e
contribuisce a conferire la struttura tipica al  Pecorino  Crotonese.
Il grado di umidita'  caratteristico  dell'area  ha  contribuito  nei
secoli  a  definire  le  tecniche  di  stagionatura   e   costituisce
un'importante risorsa ambientale per la stagionatura  del  formaggio.
Una  corretta  stagionatura  del  prodotto  richiede  un  livello  di
umidita' ne'  troppo  elevato,  che  rischierebbe  di  non  asciugare
completamente  il  formaggio,  ne'  eccessivamente   variabile,   per
garantire l'omogeneita' delle condizioni  durante  tutto  l'arco  del
periodo di stagionatura. I livelli di umidita' generalmente  costanti
fanno  si  che  la  stagionatura  del  pecorino   Crotonese   proceda
gradualmente,  conferendo   in   tal   modo   la   struttura   fisica
caratteristica  del  prodotto,  come  ad  esempio  la  compattezza  e
l'assenza di occhiature nella pasta. 
    Il legame indissolubile  con  le  risorse  umane  del  territorio
determinato  dalla  tecnica  di   caseificazione,   derivante   dalla
tradizione secolare locale dei mastri caporali/casari, ha  consentito
di mantenere inalterata la rinomanza crotonese  nella  trasformazione
del latte. Il fatto che la mano d'opera impiegata sia di  provenienza
quasi esclusivamente familiare,  oltre  a  garantire  la  continuita'
nella tradizione, testimonia l'alta specializzazione e artigianalita'
del sistema produttivo, che rimane inevitabilmente legato  a  risorse
umane  non  reperibili  in  altri  contesti  locali.  Le   competenze
specialistiche risultano particolarmente importanti laddove  si  puo'
riscontrare l'intervento della  manualita':  dalla  cagliatura,  alle
operazioni di formatura, fino alle operazioni di cura e controllo del
formaggio durante la stagionatura. 
    L'impiego di sieri innesti-lattoinnesti naturali  provenienti  ed
esistenti  nella  zona  di  produzione,  crea  un  importante  legame
microbiologico con l'area di produzione. Il siero innesto che  deriva
dal latte locale garantisce l'apporto di batteri lattici tipici della
zona di origine e, quindi, contribuisce a  definire  le  specificita'
del prodotto. 
    Il Pecorino Crotonese e' un formaggio che rappresenta un elemento
costitutivo  dello  spazio  rurale   identificato   con   l'area   di
produzione: le sue testimonianze sono molto antiche, gia' antecedenti
il medioevo, e documenti comprovanti l'esportazione risalgono gia' al
XVI secolo. Durante il Viceregno Austriaco (1707-1734) si assiste  ad
una massiccia esportazione di formaggio e all'inizio del gennaio 1712
a Napoli il reverendo Giacinto Tassone di Cutro,  vende  al  mercante
napoletano Aniello Montagna «200 cantara di formaggio  Cotrone  della
presente stagione del corrente  anno,  non  gonfio,  ne  tarlato,  ne
sboccato o serchiato». Anche nei recenti ultimi 25 anni  il  nome  e'
utilizzato  con  continuita'  nelle  etichette   commerciali   e   da
un'organizzazione  di  allevatori  locali,  si   registrano   inoltre
numerosi tentativi di imitazione da parte  di  produttori  di  areali
extraregionali.