(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Arzano (Napoli) sono  state  riscontrate  forme  di
ingerenza  da  parte  della  criminalita'   organizzata   che   hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti nelle consultazioni amministrative del 28  e  29  marzo  2010,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    La gestione del comune e' stata oggetto di  attento  monitoraggio
da parte della prefettura di Napoli, a seguito di atti  di  sindacato
ispettivo e di esposti che  segnalavano  condotte  illegittime  della
compagine  elettiva,  riferite  all'assunzione   di   personale,   ai
reclutamenti interinali, al piano esecutivo di gestione,  ai  servizi
di riscossione della TARSU e di igiene urbana, nonche'  all'attivita'
di repressione del fenomeno dell'abusivismo edilizio. 
    Gli elementi emersi  durante  l'attivita'  di  osservazione  sono
stati  avvalorati  dalle  risultanze  di  un'articolata  indagine  di
polizia giudiziaria,  che  ha  comportato,  in  data  4  marzo  2014,
l'applicazione di una misura restrittiva  della  liberta'  personale,
disposta dal GIP del Tribunale di Napoli, nei confronti del  sindaco,
per il reato di voto di  scambio  in  occasione  delle  consultazioni
amministrative del 2010, nonche' per il  reato  di  concussione,  con
abuso della qualita' e dei poteri di sindaco, per  ottenere  mediante
costrizione  dapprima  il  licenziamento  e   poi   l'assunzione   di
personale. A seguito della predetta misura, il prefetto di Napoli  ha
disposto, con proprio  decreto  del  6  marzo  2014,  la  sospensione
dell'amministratore, ai sensi dell'art.  11,  comma  5,  del  decreto
legislativo 31  dicembre  2012,  n.  235.  Il  primo  cittadino,  con
giudizio abbreviato, e' stato condannato, in data 19 giugno  2014,  a
cinque anni di reclusione. 
    Alle gravi vicende che hanno colpito l'ente ha fatto seguito  una
delicata situazione di instabilita' politica, culminata,  da  ultimo,
con le dimissioni ultra dimidium dei consiglieri comunali, che  hanno
dato  luogo  allo  scioglimento  del  consiglio  comunale   ed   alla
contestuale nomina, con decreto del Presidente  della  Repubblica  16
aprile 2014, di  un  commissario  straordinario  per  la  provvisoria
gestione amministrativa  del  comune,  ai  sensi  dell'art.  141  del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL). 
    Le predette  vicende  hanno  indotto  il  prefetto  di  Napoli  a
disporre, con decreto del 1°  settembre  2014,  l'accesso  presso  il
comune, ai sensi del comma 2 dell'art. 143 del TUOEL, successivamente
prorogato. 
    Al termine  dell'indagine  ispettiva  il  prefetto,  su  conforme
parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,
integrato con la  partecipazione  del  Procuratore  della  Repubblica
D.D.A. di Napoli, del Procuratore aggiunto D.D.A. e  del  Procuratore
della Repubblica presso il  Tribunale  di  Napoli  nord,  ha  redatto
l'allegata relazione in data 30 marzo  2015,  che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti ed indiretti degli amministratori locali con la  criminalita'
organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli
stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  della
misura prevista dall'art. 143 del TUOEL. 
    I lavori della commissione hanno preso in esame, oltre all'intero
andamento  gestionale  dell'amministrazione  comunale,   la   cornice
criminale ove si colloca l'ente locale, con particolare  riguardo  ai
rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria. 
    Il comune di Arzano, sito ai confini di alcuni dei quartieri piu'
degradati del comune di Napoli, e' oggi  un  centro  industriale  nel
quale e' presente la maggior parte delle realta' economiche  e  delle
aziende dell'hinterland napoletano,  oggetto  degli  interessi  delle
organizzazioni criminali attive nel traffico di  stupefacenti,  nelle
estorsioni e nell'usura. 
    Le attivita' illecite perpetrate  ad  Arzano  fanno  capo  a  due
cartelli  camorristici,  che  si  sono  accordati  per  eliminare  la
concorrenza di altre consorterie criminali interessate  al  controllo
della  zona.  Si  tratta  del  clan  storicamente  egemone  e   degli
«scissionisti». Attraverso l'azione delinquenziale di referenti - che
si sono avvalsi di elementi locali selezionati all'interno di  gruppi
alleati, conoscitori della realta' locale - e' stato mantenuto  negli
anni il dominio  della  camorra  sugli  affari  illeciti,  non  senza
episodi cruenti, sfociati anche in omicidi nel 2007 e nel 2014. 
    L'esigenza di tutelare la sicurezza  e  l'ordine  pubblico  dalla
minaccia della criminalita' organizzata e'  fortemente  avvertita  su
quel territorio, considerato anche che - come rileva il  prefetto  di
Napoli - Arzano e' tuttora uno dei teatri di scontro tra  fazioni  in
lotta, che funge da serbatoio di manovalanza e da rifugio prossimo  e
strategico per i numerosi criminali, sia liberi che latitanti. 
    La penetrazione nel sistema degli appalti pubblici -  e  piu'  in
generale l'infiltrazione malavitosa all'interno delle amministrazioni
locali - costituisce una realta' che storicamente coinvolge un numero
significativo di comuni del napoletano, i cui  consigli  comunali  in
passato sono stati  sciolti,  alcuni  anche  reiteratamente,  per  la
presenza di accertati fenomeni di infiltrazione camorristica, tra cui
Arzano, gia' raggiunto dalla misura  in  questione  con  decreto  del
Presidente della Repubblica del 5 marzo 2008. 
    La commissione di indagine ha analizzato l'attivita' svolta dagli
amministratori eletti nel 2010, con particolare riguardo alla  figura
del sindaco, di alcuni  assessori  e  consiglieri  comunali,  la  cui
vicinanza  alle  locali  consorterie   ha   influenzato   l'attivita'
istituzionale dell'ente, condizionandone  le  scelte,  specie  quelle
operate   dall'amministrazione    nei    settori    dell'urbanistica,
dell'edilizia e dei lavori pubblici. 
    Grazie  anche  all'azione  di   figure   dirigenziali   dominanti
all'interno della struttura burocratica ed alla presenza  di  tecnici
asserviti al clan, l'ente ha coltivato gli interessi della camorra in
luogo  degli  interessi  generali  della  collettivita',  con   grave
compromissione dei principi di liberta', uguaglianza, imparzialita' e
regolare  svolgimento  della  vita  amministrativa.  E'  stata  anche
violata la libera espressione della volonta' popolare, atteso che  le
organizzazioni camorristiche egemoni sul  territorio  arzanese  hanno
convogliato i voti sui propri candidati, ostacolando la selezione  da
parte della comunita' locale di candidati in grado  di  garantire  la
migliore  tutela  del  bene  pubblico.  Esponenti  dei  due  cartelli
camorristici citati in precedenza hanno sostenuto il primo  cittadino
sia nel 2009, allorche' l'amministratore  ha  presentato  la  propria
candidatura a consigliere provinciale, sia  nel  2010,  in  occasione
delle elezioni comunali che lo hanno portato  alla  guida  dell'ente.
Rileva, in tale ultima circostanza, l'insolenza - tipica  del  metodo
mafioso - con la quale le famiglie appartenenti ai predetti  cartelli
camorristici hanno esposto  sui  balconi  delle  proprie  abitazioni,
striscioni  propagandistici,  quale  segno  palese   del   gradimento
dell'esponente politico nei contesti criminali. 
    Emblematica  e'  anche  la  circostanza,  asseritamente  nota  al
sindaco,  della  presenza,   all'interno   delle   liste   elettorali
presentate in occasione delle consultazioni elettorali del  2010,  di
soggetti pregiudicati per reati associativi, estorsione, traffico  di
stupefacenti, nonche' per violazioni della disciplina sulle armi. 
    Anche le frequentazioni -  che  in  nessun  modo  possono  essere
ritenute occasionali, in un comune ad alta densita' demografica  qual
e' Arzano - assumono un deciso valore indiziante, in presenza di dati
fattuali  indicativi  dell'influenza  delle  cosche  sulla   gestione
amministrativa del comune. Cio' soprattutto quando sfociano anche  in
rapporti amicali, come nel caso del sindaco che ha partecipato ad  un
incontro conviviale con esponenti di spicco della locale criminalita'
organizzata, reso pubblico da un quotidiano a tiratura locale, che ha
pubblicato una fotografia del primo cittadino con un esponente  degli
«scissionisti» legato da vincoli familiari con un locale capocosca. 
    La  vicinanza  del  sindaco  alla  criminalita'  organizzata   ha
impedito all'amministratore di  imprimere  al  comune  il  necessario
cambiamento, prendendo le distanze dagli ambienti controindicati. E',
infatti,      difficile       adottare       prudenziali       scelte
politico-amministrative, contrastanti con gli  interessi  malavitosi,
laddove anche per gli affari privati vengono richieste prestazioni di
soggetti appartenenti o contigui al clan. Il prefetto di Napoli  pone
in rilievo la circostanza che il sindaco ha demandato la gestione del
proprio consistente patrimonio immobiliare ad un elemento  vicino  ad
un gruppo criminale, il cui vertice e' stato  ucciso  in  un  agguato
camorristico nel 2014, nonche'  ad  una  persona  legata  da  vincoli
parentali con un ex amministratore dell'ente, pure legato ad ambienti
controindicati. 
    Gli organi di governo comunali eletti nel 2010 si pongono in  una
linea di continuita' con la precedente  amministrazione,  atteso  che
piu' amministratori sono presenti nelle due ultime consiliature. 
    La commissione d'indagine ha evidenziato le posizioni del sindaco
e di cinque  dei  suddetti  amministratori  riscontrando  nell'azione
amministrativa posta  in  essere  dagli  stessi  quegli  elementi  di
concretezza,  univocita'  e  rilevanza  la  cui  presenza   legittima
l'adozione della misura di rigore. 
    Il sindaco - oltre ad  essere  sottoposto  a  misure  restrittive
della liberta' personale per i reati di concussione e voto di scambio
- e' indagato, unitamente al presidente  del  consiglio  comunale  in
carica dal 2012 al 2014, nell'ambito di un altro procedimento penale. 
    Un consigliere, presidente del consiglio  comunale  dal  2010  al
2012,  e  due  assessori  sono   coinvolti,   unitamente   ad   altri
amministratori  dell'ente,  nel  procedimento  penale  relativo  alle
assunzioni interinali all'interno del comune, in relazione al  finale
il GIP del Tribunale di Napoli ha recentemente chiesto  il  rinvio  a
giudizio. Uno dei due assessori, vicesindaco dell'ente, e' consulente
di una ditta  di  cui  e'  titolare  uno  stretto  collaboratore  del
sindaco. E' singolare, peraltro, che nel periodo di  sospensione  del
sindaco, ai sensi del citato decreto legislativo 31 dicembre 2012, n.
235, il vicesindaco, in un breve lasso di tempo,  abbia  disposto  il
trasferimento di un affine ad un  diverso  ufficio  amministrativo  e
rilasciato una licenza edilizia ad un parente. 
    L'altro assessore, insieme ad uno stretto  congiunto,  era  stato
protagonista delle vicende che hanno portato il comune di Arzano allo
scioglimento nel 2008. In particolare, il parente dell'amministratore
fu definito  come  elemento  in  grado  di  condizionare  l'attivita'
comunale,  portando  all'asservimento   l'allora   primo   cittadino.
L'amministratore  in  questione,  coinvolto   nella   vicenda   delle
assunzioni interinali per cui  e'  stato  recentemente  richiesto  il
rinvio a giudizio degli imputati, e' titolare e rappresentante legale
di un istituto di istruzione privato che ha ottenuto dal comune,  per
effetto del silenzio-assenso, un certificato di agibilita' dei locali
realizzati in violazione delle norme  urbanistiche.  Il  prefetto  di
Napoli  definisce  l'amministratore  figura   chiave   nel   rapporto
amministrazione  comunale/criminalita'  organizzata,  anche  per  gli
stretti legami con gli ambienti camorristici. 
    Ulteriori due  amministratori,  titolari  di  una  ditta  che  ha
lavorato per il comune, risultano sottoposti ad indagine giudiziaria.
Si tratta di un assessore e un  consigliere,  quest'ultimo  segnalato
per i contatti con un pregiudicato per voto di scambio  e  legato  al
parente dell'assessore in precedenza citato. 
    La  commissione  d'indagine  ha  anche  documentato  i   rapporti
personali tra un consigliere comunale eletto nel 2010, gia' assessore
della  precedente  consiliatura,  ed  un   boss   dell'organizzazione
camorrista egemone, attualmente in regime di detenzione. 
    All'interno  dell'apparato  burocratico  sono  presenti  elementi
pronti a compiacere gli organi  elettivi,  la  cui  attivita'  si  e'
rivelata funzionale alle richieste della criminalita' organizzata  ed
alle logiche clientelari. 
    Due dirigenti, in particolare, hanno svolto un ruolo determinante
in settori  nevralgici  dell'amministrazione  dei  quali  avevano  la
responsabilita'. Il primo e' preposto al settore finanziario, che  ha
diretto a lungo unitamente all'ufficio urbanistica e opere pubbliche,
mentre il secondo, dirigente della polizia  locale,  e'  responsabile
del  servizio   attivita'   produttive   e   dell'ufficio   ambiente.
Significativa e' l'alternanza continua di uno dei  due  dirigenti  al
vertice dei predetti uffici, piu' volte incaricato, anche  per  brevi
periodi, di sovrintendere all'uno o all'altro settore. 
    L'organismo  che  avrebbe   dovuto   valutare   l'operato   della
dirigenza, attestando la regolarita'  e  l'efficienza  dell'attivita'
svolta dai vertici dell'apparato burocratico comunale, e' composto da
persone  scelte  direttamente  dal  piu'  stretto  collaboratore  del
sindaco - di cui si e' gia' accennato -  a  quest'ultimo  vicine  per
rapporti di interesse  economico.  Si  fa  specifico  riferimento  al
consulente  fiscale  di  una  societa'   appartenente   al   predetto
collaboratore il quale, in passato, aveva  svolto  analoghe  funzioni
professionali presso una societa' partecipata del comune, sciolta per
condizionamento camorristico. 
    Nello staff del sindaco e' presente anche uno  stretto  congiunto
di un boss della camorra condannato all'ergastolo. 
    In  tale  ambiente  e'  maturata  una   gestione   amministrativa
improntata all'inosservanza delle regole, all'inerzia ed alla  totale
assenza dei controlli, ove sono stati coltivati gli interessi  comuni
degli amministratori pubblici  e  degli  esponenti  malavitosi;  tale
situazione non e' riconducibile a fattori casuali ma aderente -  come
evidenzia il prefetto di Napoli -  alla  logica  di  controllo  delle
organizzazioni camorristiche. 
    Ne e' esempio il rilascio, in data 4 febbraio 2011, da parte  del
comune di Arzano,  di  un  accertamento  di  conformita'  urbanistica
relativo ad opere eseguite in difformita' alla disciplina urbanistica
per la messa in sicurezza  di  alcune  unita'  immobiliari  site  nel
centro  storico,  a  vantaggio  di  un  privato,  legato  da  vincoli
parentali con il primo cittadino ed affiliato alla cosca egemone  sul
territorio arzanese. E' emblematico, in tale vicenda, come, a  fronte
di lavori  abusivi  particolarmente  evidenti,  che  hanno  implicato
diverse fasi lavorative,  quali  la  demolizione,  la  rimozione  dei
detriti e la ricostruzione, non sia stato disposto alcun controllo da
parte della polizia locale. 
    Il 24 luglio 2012 e' stata  presentata  una  denuncia  di  inizio
attivita' in sanatoria dal titolare di un esercizio  di  ristorazione
riguardante aumenti abusivi di volumetrie, gia' oggetto, in  passato,
di ordinanze di demolizione. Sul procedimento non vi e' stata  alcuna
valutazione  da   parte   dell'amministrazione   comunale,   con   il
conseguente perfezionamento della  procedura  del  silenzio  assenso.
Inoltre, il  competente  ufficio  dell'ente  non  ha  disposto  alcun
controllo sui locali inagibili,  consentendo  cosi'  la  prosecuzione
dell'attivita' commerciale da parte di  un'impresa  riconducibile  ad
una locale consorteria, come viene inequivocabilmente successivamente
attestato  dall'assoggettamento  della  societa'  alla   misura   del
sequestro preventivo da parte dei Tribunali di Roma e Napoli. 
    Ulteriore elemento di concretezza evidenziato  dalla  commissione
d'accesso  riguarda  la  vicenda  del  frazionamento  di  un'area  di
proprieta' di  un  gruppo  immobiliare,  riconducibile  allo  stretto
collaboratore del sindaco, di cui  si  e'  gia'  riferito,  il  quale
peraltro risulta, secondo quanto emerge dalla relazione  prefettizia,
in stabili contatti con ambienti legati alla criminalita' organizzata
e in particolare al clan egemone.  Attraverso  il  frazionamento  del
terreno in lotti e  la  cessione  di  quote  societarie  tra  aziende
collegate, e' stata inequivocabilmente realizzata  una  lottizzazione
abusiva  cartolare,  tollerata  dall'amministrazione  comunale   che,
ancora una volta, non ha  disposto  i  dovuti  controlli  finalizzati
all'adozione dei provvedimenti di demolizione. 
    Ancor piu' grave appare la circostanza che la stessa societa'  ha
ottenuto  un'autorizzazione  per  lo  svolgimento   di   un'attivita'
commerciale, in assenza dei presupposti di legge, grazie  all'inerzia
dell'amministrazione. 
    In materia di appalti, il  comune  di  Arzano  ha  realizzato  un
sistema anomalo, non rispettoso dei principi di imparzialita' e  buon
governo, perfettamente rispondente alle logiche clientelari  ed  agli
interessi delle cosche. 
    In tale ottica, l'amministrazione comunale non ha aderito ne'  al
protocollo di legalita' ne' alla stazione unica  appaltante,  non  ha
costituito l'albo  degli  operatori  economici  ed  ha  affidato  gli
interventi ad un  ristretto  numero  di  imprese,  con  il  frequente
ricorso  alla  proroga  degli  appalti  di  breve  durata,   eludendo
conseguentemente  le  soglie  minime  in  relazione  alle  quali   e'
necessario richiedere la certificazione  antimafia  ed  applicare  la
normativa  comunitaria.  E'   emblematica,   a   tal   riguardo,   la
circostanza, che l'ente abbia esercitato il diritto  di  recesso  dai
due strumenti di legalita' - il protocollo di legalita' e la stazione
unica appaltante -  che  erano  stati  utilizzati  dalla  commissione
straordinaria istituita dopo lo scioglimento  del  comune  nel  2008,
interrompendo cosi' il processo di risanamento avviato. 
    Sono state approfondite due procedure relative all'affidamento di
un  progetto  destinato  alla  realizzazione  di   appartamenti   per
l'accoglienza di giovani disabili, con  l'utilizzo  di  fondi  UNRRA,
nonche' per l'affidamento dei lavori  di  manutenzione  dello  stadio
comunale. In entrambi i casi sono state favorite  ditte  legate  alla
criminalita' organizzata. 
    Quanto alla prima procedura -  connotata  da  irregolarita',  con
particolare riferimento alla fase dell'accertamento della  congruita'
della spesa per le opere da realizzare - emerge che  il  progetto  e'
stato aggiudicato ad una impresa il cui titolare e' legato da vincoli
parentali  con  un  esponente  del   clan   egemone,   detenuto   per
associazione di stampo mafioso. 
    Ancor piu' grave e' la  vicenda  relativa  ai  lavori  del  campo
sportivo, aggiudicati dalla  stazione  unica  appaltante,  prima  del
recesso dell'ente, ad una ditta che,  poi,  ha  conferito  irregolare
incarico ad altra impresa riconducibile alla criminalita' organizzata
per vincoli parentali, alla quale sono stati regolarmente  pagati  da
parte del comune  i  lavori  effettuati,  benche'  non  previsti  nel
capitolato d'appalto, in assenza di controlli. 
    I servizi pubblici di competenza comunale sono stati  gestiti  da
una societa' partecipata, ricostituita, nel  corso  della  precedente
consiliatura, che si e' conclusa nel 2008 con l'adozione del  decreto
presidenziale di scioglimento del consiglio  comunale,  dopo  che  la
precedente  impresa  di  gestione  dei  medesimi  servizi  e'   stata
raggiunta da certificazione interdittiva antimafia. 
    La societa' ha costituito negli anni un punto di riferimento e il
braccio operativo del comune per l'assegnazione di lavori ad  imprese
legate all'amministrazione e ad ambienti camorristici  riferibili  ad
entrambi  i  clan  che  si  contendono  le  attivita'  illecite   sul
territorio nell'intento di non sfavorirle. 
    Gli accertamenti condotti in sede di accesso hanno evidenziato un
modus operandi della societa' avulso dai principi di legalita' e buon
governo, caratterizzato dal mancato controllo degli affidamenti senza
gara, dal proliferare di spese,  spesso  non  attinenti  al  servizio
fornito, dall'assenza  di  documentazione  a  sostegno  dell'avvenuta
ultimazione delle prestazioni, a corredo del pagamento delle fatture:
una  sorta  di  «bancomat»  senza  alcun  riscontro  delle  attivita'
effettuate. 
    In tale disordine amministrativo ed in assenza dei  controlli  da
parte del servizio finanziario dell'ente, non stupisce la circostanza
che siano  proliferate  le  spese,  tanto  da  determinare  un  danno
erariale per il comune. 
    Gli interessi della camorra si sono concentrati anche nel settore
dei servizi funebri, assicurati in regime  «monopolistico»  da  poche
imprese controindicate, talora prive della necessaria  autorizzazione
commerciale,  nei  cui  confronti  non  e'  stato  riscontrato  alcun
controllo da parte della polizia  locale  -  che  invece  sovente  e'
intervenuta per  prestare  servizi  di  viabilita'  in  occasione  di
funerali. 
    Ulteriore ingiusto vantaggio e' derivato,  inoltre,  dal  mancato
versamento dell'imposta sulla pubblica affissione e  dall'attivazione
delle procedure per la riscossione coattiva con un  ritardo  tale  da
vanificare ogni possibilita' di recupero. 
    In materia ambientale ha operato  per  il  comune  una  societa',
riferibile ad un soggetto vicino al clan storicamente  egemone,  alla
quale sono stati affidati interventi di bonifica. Dagli  accertamenti
espletati, e' emerso che l'impresa ha assunto alle proprie dipendenze
il boss mafioso ucciso nel 2014, consentendogli cosi' di  beneficiare
di misure restrittive diverse dal carcere. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella relazione del prefetto di Napoli hanno evidenziato una serie di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Arzano,  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che  determinano  lo
svilimento e la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale,
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato  per  assicurare  il  risanamento
dell'ente, la cui compagine politica - e amministrativa - e' riuscita
a modulare la governance secondo le evoluzioni che  lo  storico  clan
egemone  ha  subito  nel  tempo,  adeguandosi,  pertanto  alle  nuove
dinamiche sul territorio. 
    Sebbene il processo di ripristino della legalita'  nell'attivita'
del comune sia  gia'  iniziato  attraverso  la  gestione  provvisoria
dell'ente affidata al commissario straordinario, ai  sensi  dell'art.
141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei
fatti suesposti e per garantire l'affrancamento dalle influenze della
criminalita',  si  ritiene,  comunque,  necessaria  la  nomina  della
commissione straordinaria di cui all'art. 144  dello  stesso  decreto
legislativo, anche per  scongiurare  il  pericolo  che  la  capacita'
pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in
occasione delle prossime consultazioni elettorali. 
    L'arco temporale piu' lungo previsto dalla legge per la  gestione
straordinaria consente anche l'avvio di iniziative  e  di  interventi
programmatori che, piu'  incisivamente,  favoriscono  il  risanamento
dell'ente. 
    Rilevato che, per  le  caratteristiche  che  lo  configurano,  il
provvedimento  dissolutorio  previsto  dall'art.  143   del   decreto
legislativo citato puo'  intervenire  quando  sia  gia'  disposto  il
provvedimento per altra causa,  differenziandosene  per  funzioni  ed
effetti, si propone l'adozione della misura di rigore  nei  confronti
del comune di Arzano  (Napoli),  con  conseguente  affidamento  della
gestione dell'ente locale ad una commissione  straordinaria  cui,  in
virtu' dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite  specifiche
competenze e metodologie di intervento finalizzate a  garantire,  nel
tempo, la  rispondenza  dell'azione  amministrativa  ai  principi  di
legalita' e al recupero delle esigenze della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 27 aprile 2015 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano