(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Nel comune di Monte Sant'Angelo (Foggia) sono  state  riscontrate
forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che  hanno
compromesso la libera determinazione e l'imparzialita'  degli  organi
eletti  nelle  consultazioni  amministrative  del  6-7  maggio  2012,
nonche' il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento
dei servizi. 
    Tra il luglio 2013 e il marzo 2014 sono pervenute alla prefettura
di Foggia circostanziate segnalazioni anonime relative a collegamenti
tra sodalizi criminali locali ed alcune ditte utilizzate dal  comune,
nonche'  denunce  di  danneggiamenti  e   di   episodi   intimidatori
perpetrati nei confronti di amministratori locali e di figure apicali
dell'apparato burocratico. 
    All'esito dei conseguenti accertamenti delle  forze  di  polizia,
disposti per verificare il contenuto degli esposti e  per  monitorare
la situazione in atto, essendo state riscontrate possibili  forme  di
ingerenza e di  condizionamento  del  processo  di  formazione  della
volonta' dell'ente, con decreto prefettizio del 2 settembre 2014, poi
prorogato, e' stato disposto l'accesso presso  il  comune,  ai  sensi
dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    Al termine dell'indagine ispettiva, il Prefetto di  Foggia  -  su
conforme parere reso il 21 aprile 2015 dal Comitato  provinciale  per
l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del
Procuratore distrettuale antimafia di Bari e  del  Procuratore  della
Repubblica di Foggia - ha redatto l'allegata  relazione  in  data  23
aprile  2015,  che  costituisce  parte  integrante   della   presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per l'applicazione della misura prevista dal citato  art.
143. 
    I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in
esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione
comunale, il contesto ove si colloca l'ente locale,  con  particolare
riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  le  cosche  locali  ed
hanno evidenziato come l'uso distorto  della  cosa  pubblica  si  sia
concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o  imprese  collegati
direttamente od indirettamente a gruppi malavitosi. 
    Per  una  corretta  valutazione  degli  elementi  che  suffragano
l'adozione della misura dissolutoria assume  rilievo  la  circostanza
che sul territorio e' presente un'associazione di tipo mafioso  -  la
cui capacita' di penetrazione nella realta' economica e  politica  e'
riconosciuta con sentenze  definitive  dell'autorita'  giudiziaria  -
caratterizzata da una  pluralita'  di  gruppi  criminali,  con  forte
vocazione verticistica, basata sui vincoli familiari, non legati  tra
loro da relazioni gerarchiche o di sovraordinazione. 
    Le elezioni che si sono tenute nel 2012 a Monte  Sant'Angelo  non
hanno portato alcun reale rinnovamento della compagine elettiva,  che
ha governato l'ente con sostanziale continuita'. 
    Il  sindaco  aveva  rivestito  una   carica   assessorile   nella
precedente consiliatura; su 16 consiglieri assegnati all'ente,  oltre
la meta' erano presenti nell'amministrazione eletta nel 2007 e alcuni
di essi avevano svolto funzioni assessorili all'interno della giunta. 
    Due dei predetti amministratori hanno  rassegnato  le  dimissioni
dalla carica dopo l'insediamento della commissione d'accesso. 
    Il  Prefetto  di  Foggia   evidenzia   i   rapporti   di   alcuni
amministratori e dipendenti comunali con esponenti della criminalita'
organizzata   locale,   derivanti   da   vincoli   familiari   o   da
frequentazioni documentate dalle forze dell'ordine. Assumono, in  tal
senso, un valore indiziante i  legami,  documentati  dalle  forze  di
polizia,  di  uno  degli  assessori  dimissionari   con   la   locale
consorteria - legami che  in  nessun  modo  possono  essere  ritenuti
occasionali - attestati dalla partecipazione  dell'amministratore  ad
una ricorrenza personale, celebrata da un noto esponente  malavitoso,
sul  quale  gravano  pregiudizi  penali  per   reati   gravi,   quali
l'associazione  di  stampo  mafioso,  l'associazione  per  commettere
omicidi, rapina, estorsione ed altro. 
    Allo stesso esponente della  criminalita'  organizzata  risultano
collegati anche i tre titolari di alcune ditte - di cui  e'  nota  la
contiguita' alle locali consorterie -  legati  tra  loro  da  stretti
vincoli parentali,  che  hanno  reiteratamente  ricevuto  dal  comune
affidamenti per portare  a  compimento  lavori  di  competenza  dell'
amministrazione. 
    Uno dei predetti imprenditori  e'  presidente  del  consiglio  di
frazione, costituito con delibera consiliare del 2010 per assolvere a
funzioni consultive, propositive e d'iniziativa di  comune  interesse
per  i  residenti.  Secondo  quanto  riferisce  il  Prefetto,   detto
consiglio risulta  ampiamente  rappresentativo  piuttosto  che  della
comunita'  locale,  della  famiglia  dei  predetti  imprenditori.  Il
presidente del  consiglio  di  frazione  e'  anche  titolare  di  una
cooperativa che ha ottenuto affidamenti da parte  del  comune,  anche
dopo la  costituzione  dell'organo  collegiale  di  frazione,  ed  e'
componente di una societa' che assicura la gestione  delle  attivita'
di distribuzione dell'acqua per usi civici, attraverso  un  consorzio
affidatario del servizio. 
    In  occasione  dell'esecuzione  di   un'operazione   di   polizia
giudiziaria   finalizzata    alla    cattura    di    un    latitante
pluripregiudicato  e'  stato  disvelato  un  complesso  reticolo   di
rapporti e connivenze che interessano anche due dipendenti del comune
ed uno  di  una  societa'  partecipata  dell'ente,  incaricata  della
riscossione dei tributi. 
    La Corte d'Appello di Bari, con sentenza depositata il 20 gennaio
2015, ha comminato  ai  dipendenti  comunali  una  pena  detentiva  -
rispettivamente di anni 3 e mesi 4 di reclusione e 1 anno e 8 mesi di
reclusione - tra l'altro per il  delitto  di  estorsione,  mentre  ha
riconosciuto al dipendente della partecipata - oltre  ad  una  misura
restrittiva della liberta' personale di anni  2  -  l'aggravante  del
metodo mafioso. 
    Emerge con concretezza, dai fatti sopra indicati,  l'insieme  dei
rapporti  interpersonali  che  correlano  esponenti  malavitosi  agli
organi   politici,   all'apparato   burocratico   dell'ente   ed    a
rappresentanti del mondo imprenditoriale locale. 
    Vale ora  approfondire  il  modus  operandi  dell'amministrazione
comunale, analizzando se l'azione amministrativa  si  sia  discostata
dai  principi  di  imparzialita'  e  buon  andamento,  per  coltivare
interessi diversi da quelli della collettivita'. 
    Rileva, innanzitutto, a tal proposito, l'impropria commistione di
ruoli tra funzioni politiche e funzioni amministrative che  non  puo'
essere letta solo come mala gestio. Se, infatti, e' vero, da un lato,
che l'attivita' ispettiva ha rilevato una  sostanziale  inadeguatezza
dell'apparato  burocratico  sul  piano  qualitativo  e  quantitativo,
nonche'  patologiche  forme  di  disorganizzazione  e  di   disordine
amministrativo, e' altrimenti vero che detta situazione  ha  favorito
la permeabilita' di illeciti condizionamenti. 
    Ma cio' che soprattutto rileva e' la circostanza che la  volonta'
dell'amministrazione  e'  stata  piegata  ai   voleri   di   soggetti
controindicati che - esercitando il metodo mafioso -  hanno  impresso
ai fatti di seguito indicati quell'unidirezionalita' rivelatrice  dei
collegamenti con la criminalita' organizzata  e  del  condizionamento
dell'ente. 
    Occorre ribadire che l'accesso ispettivo e' nato dall'esigenza di
disporre accertamenti in conseguenza di episodi di danneggiamento  ed
intimidazione che hanno coinvolto, in soli 10  mesi,  amministratori,
parenti  di  amministratori,  ex  amministratori  legati  da  vincoli
parentali  con  consiglieri  in  carica,  responsabili   di   settori
dell'ente. 
    Tra i diversi episodi denunciati,  appare  particolarmente  grave
l'attentato perpetrato ai danni di beni appartenenti  al  vertice  di
uno dei settori nevralgici dell'amministrazione, tale  da  costituire
un elemento di concretezza circa la sussistenza dei  presupposti  per
lo scioglimento del consiglio comunale ed in grado di esprimere,  con
adeguato grado di certezza, una situazione di  condizionamento  e  di
ingerenza della criminalita' organizzata  nella  gestione  dell'ente,
situazione che l'art. 143 citato intende prevenire. 
    In occasione della presentazione della relazione conclusiva della
commissione   parlamentare   di   inchiesta   sul   fenomeno    delle
intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, lo scorso 13
aprile 2015, fra le altre motivazioni del fenomeno, e' stata posta in
rilievo la circostanza che, «...  hanno  peso  sempre  crescente  gli
episodi connessi all'assegnazione  di  appalti,  all'approvazione  di
piani regolatori, a clientele....». 
    Nel caso di specie viene analizzata la procedura di  appalto  per
l'affidamento della gestione dei servizi  cimiteriali,  il  cui  iter
procedimentale,  che  originariamente   faceva   capo   al   predetto
responsabile di settore destinatario delle intimidazioni, e'  tuttora
in corso. Secondo la ricostruzione  della  vicenda  effettuata  dalla
commissione d'accesso, sono state presentate due sole offerte, quella
dell'attuale gestore - operante in regime di proroga - e quella di un
raggruppamento di imprese, asseritamente costituito  per  partecipare
alla gara, il  cui  amministratore  unico  e'  ritenuto  dalle  forze
dell'ordine vicino alla consorteria mafiosa locale  e  di  cui  fanno
parte anche soggetti riconducibili, per vincoli familiari, a  persone
vicine al clan egemone. 
    In data 30 giugno 2015, l'amministratore unico  in  questione  e'
stato tratto in arresto per il reato di tentata  estorsione  poiche',
quale  presidente  di  due   cooperative   di   servizi   interessate
all'assegnazione dell'appalto relativo ai servizi cimiteriali,  aveva
inviato messaggi minatori all'indirizzo dell'allora responsabile  del
procedimento, per condizionarlo nell'affidamento. 
    Il dipendente comunale aveva  gia'  ricevuto  indebite  pressioni
finalizzate ad orientare la volonta' dell'amministrazione,  anche  da
parte di personale in servizio al cimitero, tra cui figurano  persone
notoriamente legate alla criminalita' organizzata. 
    E' proprio durante lo svolgimento della procedura di gara che  il
predetto dipendente ha subito il serio atto  di  intimidazione  sopra
menzionato, consistito nell'esplosione di  colpi  di  kalashnikov  in
direzione  dell'autovettura  e  della  saracinesca  del   garage   di
proprieta'. 
    A seguito della vicenda, dopo l'identificazione dei  colpevoli  a
cura delle forze dell'ordine, il citato responsabile del procedimento
per l'affidamento dei servizi  cimiteriali  comunali  ha  chiesto  al
sindaco di essere esonerato dall'incarico. 
    Nelle more della definizione delle procedure di gara, la giunta -
con delibera del 6 dicembre 2013  basata  su  una  richiesta  verbale
della  ditta  interessata  alla   prosecuzione   del   rapporto   con
l'amministrazione comunale - ha disposto la  proroga  della  gestione
del servizio, pur essendo il contratto in questione  gia'  scaduto  e
senza tener conto della disposizione contrattuale  che  prevedeva  la
risoluzione del rapporto alla  scadenza  del  termine  convenzionale,
senza bisogno di comunicazione di disdetta. La ditta, che continua  a
gestire il servizio in attesa dell'ultimazione della  gara,  annovera
tra  i  propri  dipendenti   in   servizio   al   cimitero   soggetti
riconducibili alla consorteria locale. 
    In materia di appalti e' significativa la circostanza  che  hanno
reiteratamente ottenuto affidamenti dal comune  le  ditte  che  fanno
capo agli imprenditori vicini ad un esponente malavitoso che,  a  sua
volta, intrattiene documentati rapporti con un ex assessore comunale,
di cui si e' trattato in precedenza. 
    Gli affidamenti si connotano per l'impropria commistione di ruoli
tra  gli  organi  di  indirizzo  politico-amministrativo   e   quelli
gestionali, per le irregolarita' nelle procedure di affidamento,  con
particolare riguardo alla carenza o alla vaghezza della  motivazione.
Alcune delle aggiudicazioni sono state preventivamente avallate dalla
giunta, che ha autorizzato espressamente il  ricorso  all'affidamento
diretto. Si tratta  dei  lavori  urgenti  alla  rete  idrica  di  una
porzione del territorio comunale, della realizzazione di una piazzola
ecologica, di opere di manutenzione del cimitero e di strade comunali
nonche' di interventi urgenti a  ristoro  dei  danni  derivati  dalle
eccezionali precipitazioni piovose del settembre 2014. 
    Uno   dei   titolari   delle   predette   ditte   fa   parte   di
un'associazione,  costituita  nel  2006,  alla  quale  il  comune  ha
concesso - con delibere di giunta del  2012  e  del  2013,  anch'esse
invasive della competenza della struttura  burocratica  -  contributi
per il patrocinio di feste e manifestazioni, talora senza considerare
il parere contrario del dirigente di settore, motivato da esigenze di
equilibrio finanziario. 
    Anche un'altra vicenda incrocia emblematicamente gli interessi di
una delle ditte in questione, che si e' avvantaggiata della decisione
del comune di completare, con oneri a proprio carico, alcune opere di
urbanizzazione afferenti al piano «particolareggiato  di  esecuzione»
relativo ad un comparto territoriale comunale le cui spese,  in  base
ad apposita convenzione stipulata  nel  2000  con  il  consorzio  dei
proprietari  dei  lotti,  avrebbero  dovuto  essere   sostenute   dai
lottizzanti. 
    Con delibera di giunta del 1° luglio 2014, l'ente - nel  prendere
atto sia della mancata ultimazione dei lavori  di  urbanizzazione  da
parte dei proprietari che del deterioramento  occorso  negli  anni  a
quanto  gia'  realizzato  -  ha  posto  a  carico   del   comune   il
completamento degli interventi, nonche' la realizzazione delle  opere
necessarie a salvaguardare la pubblica e privata  incolumita'.  Dalla
delibera e' poi scaturito l'affidamento diretto ad una delle predette
ditte, senza alcun riferimento alla situazione di somma  urgenza  che
giustifichi il ricorso all'impresa  prescelta  ed  in  assenza  delle
necessarie indagini di  mercato  per  verificare  la  congruita'  del
prezzo dell'intervento. 
    Anche in questo caso la decisione e' stata assunta nonostante  il
parere contrario dello stesso dirigente del settore che  ha  definito
il provvedimento non in linea con  l'obiettivo  patto  di  stabilita'
2014. 
    Significativa, ai fini della presente relazione,  e'  la  vicenda
relativa alla gestione di  una  vasta  area  di  proprieta'  comunale
adibita a parcheggio. Nel 2008, l'amministrazione comunale ha indetto
una gara con procedura negoziata, senza pubblicare il relativo bando,
asserendo motivi di urgenza ed invitando alcune imprese - tra cui una
cooperativa - i cui amministratori sono collegati  con  esponenti  di
spicco della locale consorteria. 
    Il servizio e' stato affidato, in via definitiva ed in assenza di
un'apparente   ragione,   alla   suddetta   cooperativa,    ancorche'
classificata seconda nella procedura concorsuale, che ha operato -  a
far data dalla scadenza contrattuale del 17 luglio 2009 -  in  regime
di proroga, fino a che il comune,  con  delibera  di  giunta  del  14
settembre 2012, ha indetto una nuova gara di appalto,  con  procedura
ad evidenza pubblica,  ritenendo  necessario  assegnare  la  gestione
degli spazi ad un operatore qualificato e specializzato nel  settore.
La stessa cooperativa, che aveva in precedenza gestito  il  servizio,
e' risultata vincitrice della gara. 
    Successivamente, la giunta municipale, con delibera del 24 maggio
2013, ancora una  volta  invasiva  delle  competenze  gestionali,  ha
affidato alla stessa cooperativa, in base ad una mera  richiesta  del
titolare e al fine di fronteggiare una situazione  di  grave  disagio
dei soggetti titolari, la gestione di un ulteriore servizio  relativo
alla gestione del traffico di una porzione del territorio comunale  e
dei connessi problemi. Rilevano le motivazioni addotte nella predetta
delibera, con la quale si da' atto  che  il  richiedente  trovasi  in
stato di assoluta necessita' e quindi  la  gestione  della  sosta  di
autoveicoli e' un'opportunita' di lavoro. 
    Con altra procedura, che il Prefetto  definisce  emblematica  del
modus  operandi  ben  consolidato  a  Monte  Sant'Angelo,  la  giunta
comunale ha individuato le modalita' di affidamento -  attingendo  da
un elenco di imprese, con il criterio della rotazione  -  nonche'  la
ditta alla quale assegnare il diradamento  selettivo  di  alberi,  ai
fini del rimboschimento, su alcune particelle di proprieta' comunale.
In particolare, l'organo di indirizzo politico in carica nel 2011 - i
cui componenti  ricoprono  ancora  ruoli  istituzionali  nell'attuale
giunta - esercitando compiti gestionali, ha affidato il lavoro ad una
cooperativa agricola, il cui  presidente  e'  legato  da  vincoli  di
parentela con un esponente malavitoso. 
    Nel 2002, l'amministrazione comunale aveva concesso in  fitto  ad
una societa', per un periodo di 5 anni rinnovabili, una cava sita  su
un terreno di proprieta' comunale. Sulla base  di  una  richiesta  di
proroga avanzata dal titolare della  societa'  stessa,  il  consiglio
comunale dell'ente, con delibera del 26 novembre 2012, adottata  dopo
la  scadenza  del   contratto,   ha   autorizzato   la   prosecuzione
dell'attivita' estrattiva, senza tener conto della circostanza che il
prolungamento della coltivazione della cava non poteva prescindere da
una rinnovata valutazione di impatto ambientale (VIA) da parte  della
regione  Puglia,  la  quale  in  precedenza  aveva  fissato   in   un
quinquennio il limite della coltivazione della cava. 
    Nel 2013,  l'assetto  societario  e'  stato  modificato,  con  il
subentro  di  due  nuovi  soggetti,  contigui  al  clan  egemone   e,
nell'occasione, il comune, pur a conoscenza dei  rapporti  dei  nuovi
soci con la  criminalita'  organizzata,  non  ha  opposto  le  dovute
cautele per impedire la prosecuzione del rapporto. 
    La  cava  in  questione  e'  stata  oggetto  di   interventi   di
risanamento, di rilevante importo, affidati ad una ditta a seguito di
gara pubblica. In relazione a tale  vicenda,  secondo  quanto  emerge
dall'ordinanza di misura cautelare emessa dal Tribunale di Foggia  il
29 giugno 2015, il  predetto  presidente  delle  due  cooperative  di
servizi interessate all'assegnazione dell'appalto relativo ai servizi
cimiteriali, arrestato il  30  giugno  2015,  ha  effettuato  minacce
finalizzate a bloccare i predetti lavori, per farli eseguire  da  una
ditta diversa da quella che si era aggiudicato l'appalto. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella  relazione  del  Prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Monte  Sant'Angelo,
volti  a  perseguire  fini  diversi  da  quelli  istituzionali,   che
determinano   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare il risanamento dell'ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento  di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di   Monte
Sant'Angelo (Foggia), ai sensi dell'art. 143 del decreto  legislativo
18 agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 10 luglio 2015 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano