(Allegato-art. 9)
                               Art. 9. 
 
                  Legame con l'ambiente geografico 
 
A) Informazione sulla zona geografica. 
    1) Fattori naturali rilevanti per il legame. 
    La   zona   geografica   delimitata   comprende   il   territorio
amministrativo  dei  comuni  della  Regione   Friuli-Venezia   Giulia
indicati  nell'Art.  3,  appartenenti  alle  provincie  di   Gorizia,
Pordenone, Trieste e Udine. 
    Il  Friuli-Venezia  Giulia  e'  la  regione  piu'  nord-orientale
d'Italia.  La  superficie  si  estende  su  7.856  Kmq.  Confina  con
l'Austria a nord e la Slovenia ad est, ad ovest con la regione Veneto
mentre a sud si affaccia sul mare Adriatico. La regione si estende su
una grande varieta' di climi e  paesaggi,  passando  dal  mite  clima
mediterraneo della costa al clima continentale della  media  pianura,
fino a quello alpino. La superficie totale e' suddivisa in  un  42,5%
di montagna a nord, un 19,3% di collina, prevalentemente  a  sud-est,
mentre il restante 38,2% comprende la pianura e la costa. 
    Data la grande estensione, gli ambienti  rappresentati  mostrano,
dopo un'attenta  analisi,  una  considerevole  varieta'  di  elementi
morfologici che, nel loro insieme, danno vita ad un  paesaggio  molto
articolato in cui i  rilievi  collinari  sfumano  nella  pianura.  La
regione puo' essere cosi'  suddivisa  in  quattro  aree  morfologiche
prevalenti: 
    la zona montuosa nel nord  della  regione  non  interessata  alla
coltivazione della vite; 
    l'area collinare, che si trova a sud delle montagne  e  lungo  la
parte centrale del confine con la Slovenia, caratterizzata  da  suoli
composti da flysch con prevalenza di marne sulle arenarie; 
    le pianure centrali, caratterizzate  da  suoli  poveri,  aridi  e
permeabili; 
    la zona costiera, che puo' essere ulteriormente suddivisa in  due
parti, occidentale e orientale, separate dalla foce del fiume Isonzo.
Qui, a ovest la costa e' bassa e sabbiosa, mentre ad est la costa  e'
caratterizzata  da  un  profilo  roccioso,  dove  il  Carso  incontra
l'Adriatico, fino alla Val Rosandra  e  Muggia,  al  confine  con  la
Slovenia. 
    Le  Prealpi  Giulie,  poste  a   nord   della   zona   collinare,
costituiscono un efficace riparo  dai  venti  freddi  settentrionali.
Questa cerchia, unitamente alla vicina costa adriatica che dista  una
quarantina di  chilometri,  contribuisce  a  mitigare  le  escursioni
termiche, favorendo l'instaurarsi di un microclima mite  e  temperato
del quale la viticoltura si avvantaggia particolarmente.  Nelle  zone
orientali, in particolare, e' presente l'effetto  dei  freschi  venti
orientali,  in  primis  la  bora,  che  portano  ad  una   favorevole
situazione per  la  maturazione  delle  uve  e  dei  loro  precursori
aromatici. 
    Il clima della regione si caratterizza per la presenza di  estati
calde ma non afose e di  inverni  freddi  e  mediamente  piovosi.  Le
temperature medie estive sono di  21,5  -  22,5°C,  mentre  le  medie
invernali sono di  circa  4°C.  Le  quattro  zone  presentano  regimi
pluviometrici distinti che vanno  dai  1.000-1.200  mm  della  fascia
costiera  ai  1200-1800  della  fascia  delle  pianure   centrali   e
collinare, fino ai 2500-3000 della fascia prealpina. L'entita'  delle
precipitazioni aumenta gradualmente procedendo  dalla  bassa  pianura
verso la zona pedemontana occidentale  del  territorio.  La  stagione
invernale risulta essere ovunque la meno piovosa; durante la stagione
primaverile, a partire dal mese di marzo, le precipitazioni diventano
via via piu' elevate fino a raggiungere un massimo relativo nel  mese
di giugno. In corrispondenza del mese  di  luglio  si  riscontra  una
diminuzione piuttosto brusca con valori  paragonabili  a  quelli  dei
mesi invernali. Nel corso dell'autunno si nota un nuovo aumento  fino
al  massimo  di  novembre.  Esiste  una  forte   variabilita'   delle
precipitazioni negli anni. La variabilita' tra anni piu' siccitosi  e
anni piu' piovosi  risulta  particolarmente  accentuata  nel  periodo
autunnale ed invernale. Le differenze tendono  a  diminuire,  invece,
durante la primavera. 
    2) Fattori umani rilevanti per il legame. 
    La coltivazione della vite nel  territorio  dell'attuale  regione
Friuli-Venezia  Giulia   e'   stata   protagonista   indiscussa   fin
dall'antichita'. La vitivinicoltura nella zona ha storia  antica,  le
sue origini risalgono al 700 a.C come si evince  dalle  testimonianze
raccolte nelle antiche scritture greche e  romane  e  successivamente
avvalorate durante la colonizzazione  romana  come  testimoniano  gli
scritti di Erodiano, Tito Livio e Strabone. In epoca romana  il  vino
Pucino era molto apprezzato alla corte imperiale di Roma ed il Senato
invio' ad Aquileia dei coloni per diffondere  la  coltivazione  della
vite. Aquileia, terza citta' dell'Impero, per  alcuni  secoli  fu  il
luogo dal quale il vino prodotto in tutto  il  Friuli-Venezia  Giulia
veniva spedito verso le regioni nord-orientali dell'Europa. 
    Sotto  la  dominazione  Longobarda  la  coltivazione  della  vite
godette di un periodo di espansione testimoniato anche  da  pregevoli
reperti archeologici conservati a Cividale del Friuli, in particolare
presso il tempietto Longobardo. 
    Durante il Medioevo il vino friulano, soprattutto la ribolla, era
dono gradito presso le corti europee, successivamente ai luogotenenti
della Serenissima Repubblica di  Venezia  o  a  quelli  di  influenza
austriaca al  soldo  dei  conti  di  Gorizia.  Come  testimoniato  da
numerosi documenti, il vino costituiva merce di scambio  e  mezzo  di
pagamento dei tributi o dei debiti. 
    Nel tardo Medioevo  e,  soprattutto,  dall'inizio  del  '500,  la
regione fu suddivisa in due aree distinte:  in  quella  orientale  il
potere degli  Asburgo  si  estendeva  sul  goriziano  e  sull'odierna
Venezia Giulia, mentre la Serenissima repubblica dominava il  Friuli.
I veneziani promuovevano il vino  prodotto  in  questi  territori  in
tutti i suoi domini e lo utilizzavano negli  scambi  commerciali  con
gli altri Paesi europei.  Questo  provoco'  l'innalzamento  dei  dazi
doganali imposti dallo stato austriaco per  l'importazione  dei  vini
nella contea di Gorizia e dei suoi  porti.  Il  provvedimento  porto'
aspetti positivi in quanto venne incrementata la produzione locale  e
aumentarono le superfici investite a vigneto  nelle  zone  sottoposte
alla dominazione austriaca, facendone una delle  zone  piu'  pregiate
d'Europa. 
    Con il XIX secolo arrivarono in Friuli le  prime  viti  di  pinot
grigio, bianco, nero, merlot e sauvignon grazie al conte de  la  Tour
che aveva sposato la nobile proprietaria di Villa  Russiz  a  Capriva
del Friuli,  varieta'  che  poi  si  diffusero  in  tutto  il  Friuli
contemporaneamente alla ricostruzione post-filosserica,  prima  della
quale si arrivo' a una base ampelografica che  sfiorava  le  trecento
varieta'. 
    A cavallo tra il XIX ed il XX secolo, infatti, peronospora, oidio
e soprattutto fillossera rischiarono seriamente di compromettere  una
storia di quasi 2.000 anni. La  scoperta  dell'efficacia  di  rame  e
zolfo  contro  le  due  ampelopatie  fungine  e   l'introduzione   di
portinnesti americani per difendersi dalla fillossera  contribuiscono
in maniera determinante al rilancio della moderna  viticoltura  nella
zona. 
    Nella seconda meta' del XX  secolo,  anche  grazie  all'opera  di
formazione  dell'Istituto  Sperimentale  per  la  vitivinicoltura  di
Conegliano, fu attuata una profonda e importante  trasformazione  dei
vigneti e degli impianti di vinificazione. Questi  divennero  moderni
impianti tecnologici affidati a enologi  ed  enotecnici  che  seppero
esaltare le caratteristiche organolettiche dei vini prodotti portando
i vini prodotti nel Friuli-Venezia Giulia all'eccellenza nazionali ed
internazionale,  soprattutto  per  quanto  riguarda  quelli  a  bacca
bianca. Se con gli anni '80 alcune zone DOC  iniziarono  ad  emergere
per le produzioni di alta qualita', si  e'  sempre  riconosciuto  uno
stile «friulano» comune a tutta la regione. 
    Le attuali DOC del Friuli-Venezia Giulia vennero riconosciute tra
la fine degli anni '60 ed i primi anni  '80,  mentre  successivamente
vennero riconosciute anche le IGT «Venezia Giulia», «delle Venezie» e
«Alto  Livenza».  Si  trascuro'  pero'   la   realizzazione   ed   il
riconoscimento di una Denominazione d'Origine regionale che,  in  una
piramide qualitativa, si inserisse tra le DOC restrittive e  l'allora
Vino da Tavola o con Indicazione Geografica. Eppure se ne parlo'  sin
dagli anni '70, soprattutto grazie all'allora fondatore del Consorzio
Collio, il Conte Douglas Attems, ma la discussione rimase  sterile  e
fallirono  diversi  tentativi  di  creazione  di  una   Denominazione
d'Origine regionale. Oggi, con il  presente  Disciplinare,  si  vuole
finalmente dare una risposta ad una necessita' sempre piu' impellente
di una Denominazione che funga da base per una produzione  capace  di
coniugare qualita' e massa critica, al fine di rendere economicamente
e commercialmente piu' solide le Aziende. 
    Per quanto concerne l'aspetto strettamente tecnico  e  produttivo
si sottolineano inoltre i seguenti fattori: 
    base ampelografica dei vigneti: i vitigni idonei alla  produzione
del  vino  in  questione  sono  quelli   tradizionalmente   coltivati
nell'area di produzione e dei quali  e'  consentita  la  coltivazione
nelle diverse  unita'  amministrative.  In  particolare,  sono  state
escluse dal presente  Disciplinare  le  varieta'  che  caratterizzano
fortemente delle zone  geografiche  piccole,  soprattutto  autoctone,
preferendo  l'inserimento  dei  vitigni  maggiormente  diffusi  anche
commercialmente; 
    forme di allevamento: sono quelle tradizionali della zona:  forme
a spalliera verticale (Guyot, cordone  speronato,  ecc.);  l'adozione
della forma di allevamento e' effettuata sia in base  alla  giacitura
del  terreno  ed  all'esigenza  di   agevolare   l'esecuzione   delle
operazioni colturali, sia all'obiettivo enologico che  il  produttore
intende perseguire; 
    pratiche  relative  all'elaborazione  dei   vini:   sono   quelle
tradizionalmente praticate in zona per la produzione di vini bianchi,
rosati  e  rossi  anche  delle  tipologie  spumante.  Tali   pratiche
rientrano nelle correnti pratiche enologiche previste e  disciplinate
dal Reg. Ce n. 606/2009. 
B) Informazioni sulla qualita' o sulle caratteristiche  del  prodotto
essenzialmente o esclusivamente attribuibili all'ambiente geografico. 
    I vini di cui al presente disciplinare di produzione  presentano,
dal punto di vista analitico ed organolettico, caratteristiche  molto
evidenti e peculiari, descritte all'art. 6, tali da  permetterne  una
chiara   individuazione   e   tipicizzazione   legata    all'ambiente
geografico. In particolare, tutti i vini bianchi e  rossi  presentano
caratteristiche chimico-fisiche equilibrate in  tutte  le  tipologie,
mentre al sapore e all'odore si riscontrano aromi  prevalenti  tipici
dei vitigni. 
C) Descrizione dell'interazione causale fra gli elementi di cui  alla
lettera A) e quelli di cui alla lettera B). 
    La  pratica   della   viticoltura   ha   influito   profondamente
sull'aspetto del paesaggio della zona DOC «Friuli» o «Friuli  Venezia
Giulia», oltre che sul livello economico e di  sviluppo  globale  del
territorio. Il  legame  causale  tra  il  luogo  ed  il  prodotto  e'
essenzialmente   rappresentato   dall'influenza   delle    condizioni
ambientali e naturali della zona di produzione, sulle caratteristiche
qualitative delle uve e dei vini derivati. 
    La  millenaria  storia   vitivinicola   della   regione   e'   la
fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente
tra i fattori umani e la qualita' e le peculiari caratteristiche  del
vino «Friuli» o «Friuli Venezia Giulia». La viticoltura locale  vanta
una  storia  antica  e  ricca,  attestata  da  numerosi  documenti  e
testimonianze,  le   sue   origini   risalgono   quanto   meno   alla
colonizzazione romana. Dall'Impero Romano ad oggi queste  terre  sono
state caratterizzate dalla produzione del vino, anche se tra  alterne
vicende storiche e umane. Infatti, la viticoltura locale  e'  passata
attraverso  due  millenni  di  storia  senza  grossi  mutamenti  fino
all'inizio del XX secolo, quando ha subito un grosso cambiamento.  Le
ragioni di cio' sono riconducibili a un complesso insieme di cause  e
situazioni. Infatti, dalla meta' del XIX secolo fino ai primi del  XX
l'oidio, la peronospora, la  fillossera  e  non  ultimi  i  conflitti
bellici,  provocarono  distruzioni  tali  da   costringere   l'intera
viticoltura a cambiare volto. Altro fattore di forte espansione fu la
conquista alla coltivazione della vite di nuovi terreni  grazie  alle
opere di irrigazione realizzate in vaste aree. 
    Gli  aspetti  morfologici,  geologici,  pedologici  e   climatici
condizionano i sistemi di agricoltura nel loro complesso di  elementi
biologici  e  strutturali.  L'analisi   di   tali   aspetti   diviene
prioritaria nello studio del comprensorio del  Friuli-Venezia  Giulia
dove, una determinata pratica colturale, la viticoltura,  ha  assunto
un  ruolo  determinante  nel  ridisegnare  l'assetto  ambientale   di
un'ampia fascia di territorio. 
    La chiara vocazione viticola dei terreni ubicati tra  le  colline
orientali che confinano con la Slovenia e la pianura friulana,  e  la
professionalita' dei viticoltori hanno cosi' consentito alla  regione
Friuli-Venezia Giulia di crescere in modo  inequivocabile,  ponendosi
al vertice della produzione nazionale di qualita', sebbene producendo
meno del 2,5% in volume. 
    Questo risultato e' stato reso possibile grazie alla concomitanza
di vari fattori: la razionalita' dei nuovi impianti secondo  le  piu'
moderne tecniche colturali, la  selezione  dei  vitigni  piu'  adatti
all'ambiente di coltivazione ma soprattutto la lungimiranza di  molti
produttori  che  hanno   puntato   principalmente   sulla   qualita',
valorizzando la loro  produzione  e  contribuendo  a  diffonderne  la
conoscenza. 
    E' ormai  noto  che  vini  di  elevata  qualita'  possono  essere
prodotti  solo  in  determinati  territori  e  non  sono   ottenibili
esportando i vitigni altrove. (Si rammenta che tale concetto e'  alla
base  della  stessa  definizione  della  «Denominazione  di   Origine
Controllata» DOC). Ecco perche', nel disegnare il perimetro della DOC
regionale «Friuli» o «Friuli Venezia Giulia», si  e'  scelto  di  far
rientrare  solo  le  superfici  gia'  interessate  dalla  viticoltura
riconosciute con una DOP preesistente. 
    Tali condizioni rappresentano peraltro il presupposto su  cui  si
basa  la  delimitazione  della  zona  viticola  comunitaria   (CI-b),
definita nell'appendice all'Allegato  XI  ter  del  Reg  Ce  1234/07,
all'interno della quale ricade la zona  di  produzione  dei  vini  in
questione.