(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                           Scheda tecnica 
             Indicazione geografica «Mirto di Sardegna» 
 
    1.  Denominazione  della  bevanda   spiritosa   con   indicazione
geografica: Mirto di Sardegna, Categoria della bevanda spiritosa  con
indicazione geografica: Liquore. 
    2. Descrizione della bevanda spiritosa. 
    La denominazione «Mirto di  Sardegna»  e'  riservata  al  liquore
ottenuto nella Regione Sardegna dall'infusione idroalcolica di bacche
di mirto  (Myrtus  communis  L.)  raccolte  e  trasformate  entro  il
territorio della Regione autonoma della Sardegna. 
    Il  liquore  "Mirto  di  Sardegna  e'   ottenuto   dall'infusione
idroalcolica delle bacche di mirto giunte a piena maturazione. 
    a)   Principali    caratteristiche    fisiche,    chimiche    e/o
organolettiche del prodotto. 
    pH: 5,0 ÷ 5,5. 
    Coordinate cromatiche L, A, B: L ≤ 80; A ≥ 10, B ≤ 20. 
    Antociani: 
      presenza  di  3-monoglucosidi  con   dominanza   di   malvidina
3-monoglucoside; 
      assenza di antociani acilati e p-cumarati. 
    Acidi organici: 
      acido gluconico ≤ 5.000 mg/l; 
      acido citrico 80 ÷500 mg/l; 
      assenza di acido tartarico. 
    Colore:  rosso  rubino,  con  timbri  inizialmente  violacei  che
tendono nel tempo ad attenuarsi verso tonalita' piu' calde. 
    Aroma: intenso e caratteristico della bacca di mirto. 
    Sapore: complesso, con forte caratterizzazione  tipica  derivante
dal frutto utilizzato, struttura  «calda»  per  il  sostenuto  tenore
alcolico ma  al  contempo  «morbida»  per  il  contenuto  zuccherino;
rimarchevole il retrogusto leggermente amarognolo  determinato  dalle
note balsamiche delle bacche. 
    Le caratteristiche organolettiche sono valutate da  un  panel  di
degustazione addestrato mediante l'utilizzo  di  apposita  scheda  di
valutazione sensoriale. Il panel di degustazione ufficiale, che sara'
costituito entro  due  anni  dalla  approvazione  della  I.G.,  sara'
composto da personale munito di specifico  attestato.  Le  sedute  di
degustazione saranno effettuate in una idonea  sala  di  degustazione
«cieca». Il «Mirto di Sardegna» da sottoporre  a  degustazione  sara'
presentato in bicchieri tipo ISO alla temperatura di 15 °C. Il «Mirto
di Sardegna»  per  potersi  fregiare  di  tale  denominazione  dovra'
ottenere un punteggio medio non inferiore a 75/100. 
    b) Caratteristiche specifiche della  bevanda  spiritosa  rispetto
alla categoria cui appartiene. 
    Il «Mirto di Sardegna»  per  potersi  fregiare  della  I.G.  deve
possedere tutti i requisiti dettagliati nella presente Scheda Tecnica
e in particolare: 
      grado alcolico compreso tra 28 e 36 vol. %; 
      zuccheri totali inferiori a 270 g/l; 
      quantita' minima di bacche pari a 150 g/litro di liquore; 
      assenza di aromi e coloranti aggiunti; 
      assenza di antiossidanti e conservanti aggiunti; 
      rispondere,  al  momento  dell'imbottigliamento,  ai  requisiti
chimico fisici sopra indicati; 
      ottenere dal panel  di  degustazione  un  punteggio  medio  non
inferiore a 75/100; 
      essere prodotto  unicamente  secondo  le  metodiche  e  con  le
limitazioni dettagliate alla lettera d) della presente Scheda; 
      essere confezionato secondo  quanto  disposto  alla  successiva
lettera d) della presente Scheda. 
    c) Zona geografica interessata. 
    La zona geografica interessata  alla  produzione  del  «Mirto  di
Sardegna» e' delimitata dai  confini  della  Regione  autonoma  della
Sardegna  entro  i  quali  devono  attuarsi  tutte  le   fasi   della
produzione: dalla raccolta delle bacche sino all'imbottigliamento del
prodotto finito. Il mirto (Myrtus communis L.) e' infatti un  arbusto
sempreverde   tipico   della   macchia   mediterranea   che    cresce
spontaneamente nelle zone litoranee della Sardegna e fino a 600-800 m
di altitudine,  privilegiando  substrati  pedologici  a  pH  acido  o
neutro. Raramente lo si riscontra ad  altitudini  superiori  e  quasi
sempre  con  piante  isolate.  E'  possibile  invece  che  cresca  su
substrati calcarei, laddove si tratti di calcari  piuttosto  antichi,
sui quali si sono evoluti suoli  ben  dilavati  con  pH  generalmente
neutro. 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico
 
    Dal punto di vista ecologico il mirto si accompagna  generalmente
ad altre specie arbustive o  puo'  costituire  parte  del  sottobosco
delle leccete e delle sugherete. Talvolta le  piante,  in  condizioni
pedoclimatiche particolarmente favorevoli, possono colonizzare intere
zone divenendone specie dominante dando luogo a formazioni  piuttosto
estese, dette «mirteti». Le coltivazioni della specie si sono diffuse
anche su suoli di natura calcarea con pH subalcalino,  mostrando  una
discreta capacita' di adattamento delle cultivar ai nuovi ambienti. 
    d) Metodo di produzione della bevanda spiritosa. 
    Il  liquore  Mirto  di  Sardegna   e'   ottenuto   dall'infusione
idroalcolica delle bacche di mirto giunte a piena maturazione la  cui
raccolta,  successiva  trasformazione  ed   imbottigliamento   devono
avvenire esclusivamente entro il territorio  della  Regione  autonoma
della Sardegna. 
    Raccolta, conferimento e conservazione delle bacche. La  raccolta
delle bacche di  mirto  deve  essere  effettuata  direttamente  dalla
pianta dopo il raggiungimento  dell'invaiatura  e  della  loro  piena
maturazione; queste devono  provenire  dalla  flora  spontanea  o  da
eventuali coltivazioni effettuate  in  condizioni  molto  prossime  a
quelle naturali in cui vive e vegeta  spontaneamente  la  pianta.  Il
trasporto  delle  bacche  dal  luogo  di  raccolta   ai   centri   di
conferimento  o  presso  le  aziende  di  trasformazione  e  la  loro
conservazione devono essere effettuati impiegando contenitori che  ne
permettano un'efficace aerazione e  ne  preservino  l'integrita'.  Le
bacche devono pervenire in azienda nel piu' breve tempo possibile  al
fine di superare controlli in accettazione che ne accertino l'assenza
di muffe e l'inizio di fenomeni di marcescenza, nonche'  il  corretto
grado  di  maturazione,  dovranno  essere  lavate   con   acqua   per
consentirne l'allontanamento di eventuali impurita'  grossolane  (es.
polvere,  terriccio,  etc.).  Il   peso   delle   foglie   di   mirto
eventualmente presenti insieme alle bacche  non  dovra'  superare  lo
0,1% di quello delle bacche stesse. 
    Infusione. Le aziende di trasformazione dovranno porre le  bacche
in infusione nel piu' breve tempo possibile dal  conferimento  presso
lo stabilimento di produzione. Non e' ammesso il  congelamento  delle
bacche. Le bacche intere  o  schiacciate  dovranno  essere  messe  in
infusione in serbatoi di acciaio inossidabile,  per  un  periodo  non
inferiore a 15 giorni e non superiore ad 8  mesi,  in  una  soluzione
idroalcolica che abbia un tenore alcolico non inferiore al 40 %  vol.
Per la produzione deve essere utilizzato esclusivamente alcol etilico
neutro classificato secondo la normativa  vigente.  La  quantita'  di
bacche da porre in infusione non dovra' essere inferiore a 150 g/l di
prodotto finito. E' vietata l'addizione di conservanti, aromatizzanti
e coloranti. Al termine  dell'infusione  si  effettua  la  spillatura
dell'infuso («infuso fiore»); alle bacche  ancora  intrise  di  alcol
puo' essere aggiunta acqua demineralizzata  che  dopo  alcuni  giorni
viene spillata  («seconda  spillatura»).  Le  bacche  possono  essere
quindi opportunamente sottoposte a pressatura al fine  di  recuperare
la parte  liquida  («pressato»).  Le  tre  fasi  dell'infuso:  fiore,
seconda spillatura e pressato possono essere riunite  e  filtrate  al
fine di costituire l'infuso che e' la base per  la  preparazione  del
liquore. Tutte le operazioni  che  comportino  il  trasferimento  del
liquore saranno eseguite con modalita'  in  grado  di  non  provocare
traumi alla struttura del prodotto ne' innescare fenomeni che possano
influire negativamente sul  mantenimento  delle  originali,  delicate
caratteristiche aromatiche di pregio del liquore. 
    Preparazione del liquore.  Il  liquore  e'  preparato  miscelando
l'infuso con alcol ed uno sciroppo ottenuto con  acqua,  zucchero  ed
eventualmente miele.  L'aggiunta  di  miele  e'  ammessa  purche'  in
quantita' non superiore al  15%  del  peso  dello  zucchero.  L'acqua
utilizzata in  questa  fase  del  processo  tecnologico  deve  essere
demineralizzata con impianti di trattamento a  scambio  ionico  o  ad
osmosi inversa. Tutte le lavorazioni che vanno  dall'infusione  delle
bacche alla preparazione ed alla  conservazione  del  liquore  devono
avvenire in contenitori di acciaio inossidabile.  Per  la  produzione
del «Mirto di Sardegna» deve essere utilizzato un infuso prodotto  da
non piu' di 24 mesi dalla data dell'inizio del  processo  d'infusione
delle bacche e conservato in stato di quiete in recipienti di acciaio
inossidabile.   Nei   processi   tecnologici   di    filtrazione    e
chiarificazione e' ammesso l'uso  di  coadiuvanti  autorizzati  dalle
vigenti  normative  nazionali  e  comunitarie  avendo  cura  di   non
provocare  stress  al   liquore   che   in   qualche   modo   possano
destabilizzarlo. Tutte le operazioni che comportino il  trasferimento
del liquore saranno eseguite con modalita' in grado di non  provocare
traumi alla struttura del prodotto ne' innescare fenomeni che possano
influire negativamente sul  mantenimento  delle  originali,  delicate
caratteristiche aromatiche di pregio del liquore. 
    Imbottigliamento.   Il   «Mirto   di   Sardegna»   deve    essere
commercializzato, esclusivamente  in  bottiglie  di  vetro  cosi'  da
preservarne  appieno  le  caratteristiche  sensoriali.   Inoltre   il
Consorzio Produttori Liquore Mirto di Sardegna  Tradizionale  ritiene
che   debba   essere   sancito   ed   esplicitato   il   divieto   di
imbottigliamento del Mirto al di fuori del territorio  della  Regione
Autonoma della Sardegna. L'imbottigliamento del «Mirto  di  Sardegna»
deve avvenire nello stesso stabilimento di produzione. Tutto cio'  in
considerazione del fatto che la produzione del  «Mirto  di  Sardegna»
esclude tassativamente l'utilizzo  di  antiossidanti  e  conservanti,
assenza questa che, in caso di trasporto del «Mirto di Sardegna»  non
imbottigliato,  ne  pregiudicherebbe  inevitabilmente  le  specifiche
qualita'  sensoriali   soprattutto   dal   punto   di   vista   della
conservazione della morbida eleganza degli aromi. A questo  proposito
si e' gia' fatto cenno (v. punto b della Scheda) alle scrupolose cure
ed  agli  accorgimenti  tecnici  posti  in  atto  dalle  aziende  per
l'effettuazione  degli  indispensabili  trasferimenti   del   liquore
all'interno dello stabilimento stesso di produzione. 
    Confezionamento. E' vietato il confezionamento e la presentazione
del «Mirto di Sardegna» in bottiglie che possano trarre in inganno il
consumatore o che siano comunque tali da sminuire  il  prestigio  del
liquore. Non e' ammesso il confezionamento in bottiglie di  capacita'
superiore a litri 1,50. E'  fatto  espresso  divieto  di  tappare  le
bottiglie con tappo del tipo «a corona». 
    e) Elementi che dimostrano il legame con l'ambiente geografico  o
con l'origine geografica. 
    La  produzione  del  liquore  «Mirto  di  Sardegna»   e'   legata
strettamente al territorio di origine cosi' come  e'  documentato  da
numerose testimonianze storiche. Il mirto o Myrtus communis L. e' una
pianta aromatica tipica della Regione  Sardegna.  Notizie  su  questo
arbusto sono riportate in diverse opere sulla  flora  sarda  e  sulle
piante aromatiche e officinali della Sardegna.  Infatti,  oltre  alle
proprieta' aromatiche possedute dalle bacche e dalle foglie, il mirto
e' noto, anche a livello popolare, per le sue  le  virtu'  digestive,
balsamiche e disinfettanti. In quasi tutte le opere viene  citato  il
ruolo simbolico che il mirto, pianta sacra a Venere, ha sempre  avuto
nell'antichita'. Non e'  possibile  indicare  una  data  certa  circa
l'avvio della commercializzazione del  liquore  «Mirto  di  Sardegna»
poiche'  le  statistiche  relative  alle   produzioni   dei   liquori
nell'Isola sono sempre  molto  generiche  e  l'elenco  ne  riporta  i
quantitativi  comprendendoli,  senza  distinzioni,  nella   categoria
«liquori  assortiti».  Le  notizie  riportate   da   fonti   storiche
concordano nel sostenere che il liquore «Mirto  di  Sardegna»  veniva
prodotto nell'Isola a livello domestico per uso familiare o per farne
gradito omaggio ad amici e conoscenti in  particolari  occasioni.  Le
medesime fonti non  riportano  tuttavia  notizie  sul  commercio  del
liquore sia in Sardegna che al di fuori  dell'Isola.  Tale  commercio
infatti verosimilmente era molto limitato se non inesistente a  causa
delle rigidissime norme che regolavano gli scambi. Inoltre i  pesanti
dazi imposti su questo genere di produzioni facevano si che  pertanto
venissero realizzate in maniera clandestina o quasi per  sfuggire  ai
controlli ed al rischio di incorrere in pesanti pene. Tuttavia,  gia'
da un esame del monumentale Dizionario del Casalis si possono  trarre
interessanti notizie sulla produzione del mirto che risale quantomeno
alla prima meta' dell'Ottocento. Nell'opera  si  dice  infatti  della
presenza  piuttosto  diffusa  di  alambicchi  per  la  produzione  di
acquavite e di alcol e si da' evidenza della presenza  nell'Isola  di
grossi  alberi  di  mirto. E'  noto   infatti   che   in   condizioni
pedoclimatiche particolarmente favorevoli il mirto puo' raggiungere i
3-4  metri  di  altezza.  Dunque  e'  da   ritenere   che   l'ingente
disponibilita' di materia prima dall'elevato potere aromatizzante  da
aggiungere all'alcol o all'acquavite abbia indubbiamente favorito  la
produzione di rosoli e di altre bibite, e che sin da quell'epoca,  il
liquore in questione venisse prodotto a livello  domestico.  Pertanto
non meraviglia il fatto che il procedimento di base per la produzione
del Mirto, sia pure  con  qualche  variazione  non  sostanziale,  sia
simile ovunque in Sardegna. Esso contempla infatti essenzialmente  la
prolungata e completa  infusione  in  alcol  (o,  piu'  di  rado,  in
acquavite)  delle  bacche  ben  mature  e   fresche   seguita   dalla
miscelazione dell'infuso con uno sciroppo di acqua e zucchero. Solo a
partire dalla meta' degli anni settanta si hanno notizie  documentate
sulla produzione del liquore a livello commerciale.  Risulta  infatti
che, nel corso di due manifestazioni isolane tenute  nell'anno  1975,
oltre ad aziende del comparto  enologico,  esposero  con  successo  i
propri prodotti, tra i quali il «Mirto  di  Sardegna»,  anche  alcuni
produttori di liquori sardi.  L'anno  successivo  e'  documentata  la
partecipazione delle medesime ditte anche alla 43ª Fiera di primavera
di Grenoble  (Francia).  Il  crescente  favore  riscontrato  da  tali
prodotti isolani e' dimostrato anche  dal  fatto  che,  nel  1977  fu
dedicato ai distillati e ai liquori prodotti in  Sardegna  a  livello
commerciale un apposito settore in occasione della  Mostra  Regionale
di vini e liquori tipici. Lo scopo era quello  di  dare  un  utile  e
stimolante contributo alla divulgazione  e  alla  commercializzazione
delle migliori produzioni isolane  nel  settore  dei  liquori  e  dei
distillati. La rassegna regionale dei vini e liquori tipici ha  cosi'
permesso negli anni  di  far  meglio  conoscere  al  pubblico  ed  ai
numerosi operatori economici i liquori della piu'  tipica  tradizione
sarda. Le rassegne stampa e le pubblicazioni del tempo evidenziano in
maniera specifica la genuinita'  e  gli  aspetti  tradizionali  della
preparazione del liquore «Mirto di Sardegna», ponendo in luce come il
procedimento adottato dalle  principali  aziende  produttrici,  fosse
analogo, nelle sue linee essenziali, a quello utilizzato  per  antica
tradizione a livello familiare. Nel 1994, ad opera  delle  principali
aziende produttrici, nasce l'Associazione Produttori Liquore Mirto di
Sardegna Tradizionale con lo scopo di disciplinare la produzione  del
liquore «Mirto di Sardegna tradizionale»  e  regolamentarne  l'intera
filiera produttiva nonche' di tutelare la provenienza e la genuinita'
della materia prima e la rispondenza del prodotto finito ad  adeguati
standard qualitativi. Nel 1998  l'Associazione  pubblica  uno  studio
chimico-merceologico che  descrive  esaurientemente  la  composizione
della bacca e  del  liquore  che  ne  deriva.  I  risultati  ottenuti
attraverso tali studi hanno consentito  di  individuare,  valutare  e
quantificare i  parametri  che  caratterizzano  i  liquori  di  mirto
ottenuti esclusivamente attraverso una lunga  infusione  idroalcolica
di bacche in perfetto stato di  maturazione  e  conservazione  e  che
escludono tassativamente, nel pieno rispetto della tradizione,  l'uso
di altri aromi, coloranti e conservanti, naturali e non, o  di  altre
sostanze estranee. La raccolta delle  bacche  che  avviene  tutt'oggi
manualmente nonche' l'adozione  di  un  processo  produttivo  che  ne
prevede il rapido avvio alle successive fasi  di  lavorazione  ed  in
particolare l'infusione in alcol dei frutti stessi,  nel  piu'  breve
tempo  possibile,  consentono  al  liquore  Mirto  di   Sardegna   di
preservare appieno  il  suo  profilo  sensoriale.  E'  cosi'  che  le
peculiarita' organolettiche del frutto si  esprimono  pienamente  nel
liquore, i cui profumi e i cui aromi sono quelli  caratterizzanti  la
macchia mediterranea e dunque la Sardegna stessa ove  il  liquore  di
Mirto  rappresenta  una  delle   piu'   antiche   produzioni   legate
strettamente al territorio. Le acquisizioni di carattere  scientifico
scaturite dalla ricerca  a  cui  si  e'  fatto  cenno,  hanno  quindi
consentito la stesura di un rigido  disciplinare  di  produzione  che
permette  di  garantire,  anche  attraverso  rigorosi  controlli,  la
qualita', la genuinita' e l'origine del «Mirto di Sardegna». Nel 2008
e'  nato  il  Consorzio  Produttori   Liquore   Mirto   di   Sardegna
Tradizionale,   costituito   dalle   medesime   aziende    fondatrici
dell'Associazione di cui ha  rilevato  le  mansioni,  gli  studi,  il
know-how, ed il sistema di certificazione (cert. n. 3011).  Dal  1994
infatti  l'Associazione  stessa  e,  successivamente,  il   Consorzio
Produttori Liquore Mirto di Sardegna Tradizionale hanno aderito  alla
certificazione  volontaria  di  prodotto  che,  attraverso  un   ente
certificatore terzo, attesta  che  il  liquore  «Mirto  di  Sardegna»
prodotto dalle aziende consorziate e'  conforme  al  disciplinare  di
produzione. L'attuale aspirazione del Consorzio e' quella di divenire
Consorzio per la Tutela del Mirto di Sardegna I.G. per perseguire una
sempre piu' puntuale ed efficace salvaguardia della autenticita'  del
prodotto. 
    f) Nome e indirizzo del richiedente. 
    Consorzio Produttori Liquore Mirto  di  Sardegna  tradizionale  -
sede legale c/o studio Borghesan, Piazza Deffenu, 9 - 09125  Cagliari
(CA). 
    g) Eventuali aggiunte all'indicazione  geografica  e/o  eventuali
norme specifiche in  materia  di  etichettatura,  conformemente  alla
pertinente scheda tecnica. 
    Etichettatura.  Le  etichette  apposte  sulle  bottiglie   devono
recare: 
      la denominazione della I.G. «Mirto di Sardegna»; 
      il marchio comunitario della I.G.; 
      ogni altra indicazione prevista dalle leggi vigenti. 
    Eventuali  altre  indicazioni   volontarie,   bollini,   fascette
inserite sulla bottiglia o sulla confezione. 
    Tracciabilita' e rintracciabilita'. Ciascuna azienda  produttrice
deve garantire la tracciabilita' e rintracciabilita' delle produzioni
del «Mirto di Sardegna» I.G. e dunque la verifica  della  provenienza
delle bacche e del metodo di lavorazione,  nonche'  il  rispetto  dei
limiti quantitativi di bacche di mirto per litro di liquore finito. 
    Controlli. Il  controllo  sulla  conformita'  del  prodotto  alla
presente  scheda  sara'   effettuato   dall'Organismo   certificatore
riconosciuto,  conformemente  a  quanto  stabilito  dall'art.  7  del
decreto ministeriale n. 5195 del 13 maggio 2010,  in  attuazione  del
regolamento (CE) n. 110/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio.