(Allegato)
                                                             Allegato 
 
      Disciplinare di produzione «Marroni del Monfenera» I.G.P. 
 
 
                               Art. 1. 
 
 
                            Denominazione 
 
    L'indicazione geografica protetta (IGP) «Marroni  del  Monfenera»
e' riservata esclusivamente ai frutti allo stato  fresco  proveniente
dall'ecotipo locale di piante della specie Castanea sativa  Mill.,  e
che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti  dal  presente
disciplinare. 
 
                               Art. 2. 
 
 
                      Descrizione del prodotto 
 
    All'atto  dell'immissione  al  consumo  i  marroni  della  I.G.P.
«Marroni del Monfenera» devono possedere le seguenti caratteristiche: 
      
 
=====================================================================
|           N. di semi          |          Max 1 per frutto         |
+===============================+===================================+
|                               |    Assenza di frammentazioni o    |
|                               | divisioni, superficie esterna dei |
|                               |cotiledoni tendenzialmente liscia o|
|                               | leggermente rugosa. E' ammessa la |
|                               |   presenza di frutti settati in   |
|   Caratteristiche del seme    |    misura non superiore al 25%    |
+-------------------------------+-----------------------------------+
|                               |   Colore nocciola molto chiaro    |
|                               |  tendente al giallo paglierino,   |
|                               |  uniforme, struttura omogenea e   |
|                               |       compatta, consistenza       |
|                               | pastosa/farinosa, sapore dolce e  |
|  Caratteristiche della polpa  |             gradevole             |
+-------------------------------+-----------------------------------+
|                               |    Colore nocciola, struttura     |
|                               | pellicolare fibrosa e resistente, |
|                               |scarsamente compenetrato nel seme e|
|           Episperma           |      facilmente asportabile       |
+-------------------------------+-----------------------------------+
|                               | Colore marrone brillante, piu' o  |
|                               | meno uniforme, eventualmente con  |
|                               |    striature piu' scure che si    |
|                               |  sviluppano in senso meridiano,   |
|                               | struttura coriacea e resistente,  |
|                               |     che si separa facilmente      |
|                               |    dall'episperma. Superficie     |
|                               |   tomentosa con residui stilari   |
|           Pericarpo           |        tomentosi (torcia)         |
+-------------------------------+-----------------------------------+
|                               |  Forma tendenzialmente ovoidale,  |
|                               | colore piu' chiaro del pericarpo  |
|                               |con raggi piu' o meno evidenti che |
|                               | si sviluppano dal centro verso il |
|                               |  bordo. Il bordo e' netto e non   |
|        Cicatrice ilare        |   deborda sulle facce laterali    |
+-------------------------------+-----------------------------------+
|                               |Forma prevalentemente ovoidale, con|
|                               | apice poco rilevato. Presenta una |
|                               |  faccia laterale tendenzialmente  |
|                               |   piana e l'altra marcatamente    |
|                               | convessa. numero di frutti per kg |
|            Frutto             |       minore o uguale a 120       |
+-------------------------------+-----------------------------------+
|            Riccio             |  Contiene al massimo n. 3 frutti  |
+-------------------------------+-----------------------------------+
 
    Possono ottenere la IGP  i  frutti  appartenenti  alle  categorie
extra (calibro del frutto superiore a 3 cm, massimo  4%  in  peso  di
frutti con endocarpo colpito da insetti, massimo 3% in peso di frutti
presentanti rosura del pericarpo),  alla  categoria  I  (calibro  del
frutto compreso tra 2,8 e 3 cm, massimo 6%  in  peso  di  frutti  con
endocarpo  colpito  da  insetti,  massimo  5%  in  peso   di   frutti
presentanti rosura  del  pericarpo)  e  alla  categoria  II  (calibro
compreso tra 2,6 e 2,8 mm massimo  del  6%  in  peso  di  frutti  con
endocarpo  colpito  da  insetti,  massimo  5%  in  peso   di   frutti
presentanti rosura del pericarpo). 
 
                               Art. 3. 
 
 
                         Zona di produzione 
 
    I «Marroni del Monfenera», indicazione geografica protetta  (IGP)
devono essere coltivati nel  territorio  dei  seguenti  comuni  della
Provincia di Treviso: Borso del Grappa, Crespano del Grappa,  Paderno
del Grappa, Possagno, Cavaso del Tomba, Pederobba, San  Zenone  degli
Ezzelini,  Fonte,  Asolo,  Maser,  Castelcucco,   Monfumo,   Cornuda,
Montebelluna, Caerano di San Marco, Crocetta  del  Montello,  Volpago
del Montello, Giavera del Montello, Nervesa della Battaglia. 
 
                               Art. 4. 
 
 
                 Prova dell'origine (tracciabilita') 
 
    Ogni fase del processo produttivo viene  monitorata  documentando
per ognuna gli input e gli  output.  In  questo  modo,  e  attraverso
l'iscrizione  in  appositi  elenchi,  gestiti  dalla   struttura   di
controllo, delle particelle catastali su cui avviene la coltivazione,
dei  coltivatori,  dei  produttori,   dei   condizionatori,   nonche'
attraverso la denuncia alla struttura di controllo  dei  quantitativi
prodotti, e' garantita  la  tracciabilita'  del  prodotto.  Tutte  le
persone, fisiche o giuridiche, iscritte nei  relativi  elenchi,  sono
assoggettate al controllo da  parte  della  struttura  di  controllo,
secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo
piano di controllo. 
 
                               Art. 5. 
 
 
                        Metodo di ottenimento 
 
Densita' di impianto. 
    Il numero delle piante ad ettaro non deve superare le 140  unita'
nei vecchi impianti ed arrivare ad un massimo di  180  esemplari  nei
nuovi impianti. 
    Le concimazioni possono avvenire sia nei  vecchi  castagneti  che
nei nuovi impianti, con concimi sia organici sia organo-minerali;  in
quest'ultimo caso i rapporti N-P-K variano da 2:1:1 ad 1,6:1:1. 
    Le letamazioni possono essere eseguite da  marzo  a  luglio,  con
cadenza biennale utilizzando al massimo 400 q.li ad ettaro di  letame
maturo. 
Propagazione. 
    La  propagazione  dei  «Marroni  del  Monfenera»  deve   avvenire
esclusivamente per via agamica, utilizzando la tecnica  dell'innesto.
Gli innesti sono effettuati sia su portainnesti provenienti da  cedui
sia su piante prodotte da seme. Le  marze  utilizzate  per  l'innesto
vengono prelevate, durante l'esecuzione della potatura, da piante  di
«Marroni del Monfenera». Vengono raccolti solo i rami di un  anno  di
eta', in buono stato  sanitario,  con  gemme  senza  ferite  e  senza
costolature. Le marze al momento  della  raccolta  devono  avere  una
lunghezza massima pari a 30 cm. Le marze vengono poi  raggruppate  in
fasci, inserite in sacchetti di polietilene  e  conservate  in  celle
frigorifere a temperature variabili tra i 2 e 4 °C  fino  al  momento
dell'innesto. Per  gli  innesti  vengono  utilizzate  solo  le  parti
centrali delle marze dove e' presente la gemma. 
Gli innesti sul ceduo. 
    Il ceduo utilizzato per l'innesto  deve  essere  ben  conformato,
sano, esente da attacchi di cancro, di eta' non inferiore a due  anni
e con diametro variabile tra 1 e 3 cm. 
    I tipi di innesto, che si eseguono  su  tali  diametri,  sono  lo
spacco inglese semplice, il doppio spacco inglese, lo spacco pieno  e
lo zufolo. 
    Sono ammessi cedui di eta' superiore ai  5  anni,  e  quindi  con
polloni di diametro compreso tra i 4 e 15 cm. I tipi di  innesto  che
si eseguono su tali diametri sono lo spacco diametrale e l'innesto  a
corona. 
Gli innesti su piante provenienti da seme. 
    Il castagneto da frutto viene realizzato procedendo con la semina
delle castagne ed il successivo innesto. 
    Questa tipologia prevede le seguenti fasi operative. La  castagna
viene prelevata dal riccio: se all'interno del  riccio  vi  sono  tre
frutti, la scelta delle castagne per la semina deve escludere  quelle
al centro del riccio. Le castagne devono essere disposte a strati  su
letti di torba acida all'interno di cassoni di legno dove avviene  la
germinazione. I letti di torba  vengono  nebulizzati  con  acqua  per
mantenere un livello di umidita' non inferiore al  70%  di  U.R.,  al
fine di evitare il disseccamento delle castagne. Durante  il  periodo
invernale i cassoni devono  essere  tenuti  in  cantine  fresche.  La
primavera successiva, le castagne, dopo l'emissione della radichetta,
vengono poste in buche delle dimensioni di cm 40×40×40,  e  concimate
con deposizione sul fondo di letame maturo.  Durante  il  primo  anno
devono  essere  effettuate  le  cure  colturali,  tra  le  quali   il
posizionamento di schelters (reti  metalliche)  per  evitare  che  le
cortecce vengano rosicchiate  da  caprioli  e  lepri,  l'eliminazione
delle  erbe  che  andrebbero  a  soffocare  la  giovane  pianta,   la
pacciamatura manuale, con l'accortezza di  liberare  dalle  eventuali
erbe infestanti la zona del colletto onde evitare attacchi fungini. 
Potatura. 
    La  potatura  viene  effettuata  da  novembre  a  marzo  e   deve
interessare  tutta  la  chioma,   andando   ad   eliminare   i   rami
soprannumerari, seccaginosi, mal conformati, con  caratteristiche  di
dominanza nonche' tutte quelle  parti  che  evidenziano  attacchi  da
parte del patogeno fungino agente del cancro corticale (Cryphonectria
parasitica). 
    La potatura viene eseguita  con  la  tecnica  del  tree-climbing,
escludendo l'utilizzo di  piattaforme,  anche  in  quelle  zone  dove
l'orografia del terreno lo permette, in quanto la chioma deve  essere
sottoposta ad interventi di taglio anche nelle branche piu'  interne.
Gli interventi devono portare a forme di chioma  espansa  al  massimo
per permettere l'utilizzo  piu'  efficiente  di  tutto  il  biospazio
epigeo. I tagli devono essere eseguiti  in  modo  da  permettere  una
pronta cicatrizzazione da  parte  delle  zone  cambiali.  Durante  il
periodo della potatura  si  provvede  anche  a  mantenere  pulito  il
castagneto eliminando tutte le piante selvatiche invasive. 
Raccolta. 
    La raccolta avviene manualmente dal 15 settembre al 15  novembre,
esclusivamente dopo la  caduta  del  prodotto  a  terra.  E'  ammesso
l'utilizzo di macchine aspiratrici e raccoglitrici. 
Cernita, pulizia e calibratura. 
    L'operazione di cernita viene effettuata manualmente. La  pulizia
e la  calibratura  vengono  effettuate  successivamente,  utilizzando
appositi macchinari. 
Curatura. 
    II prodotto che non viene immesso sul mercato  entro  le  48  ore
dalla raccolta subisce il trattamento di  curatura.  Tale  operazione
consiste  nell'immergere  i  «Marroni  del  Monfenera»  nell'acqua  a
temperatura ambiente, per un massimo di 9 giorni.  Successivamente  i
«Marroni  del  Monfenera»  vengono  tolti  dall'acqua   e   asciugati
nell'apposita macchina.  Tale  fase  consente  la  conservazione  del
prodotto allo stato fresco per un massimo di 3 mesi. L'operazione  di
curatura deve essere  svolta  entro  poche  ore  dalla  raccolta  per
impedire l'innesco di processi  fermentativi,  in  particolare  nelle
annate in cui la raccolta avviene in periodi piovosi o in  condizioni
di  temperatura  ancora  elevate  e  quindi  va  svolta   all'interno
dell'areale di produzione. 
    Le  operazioni  di  raccolta,  cernita,  pulizia,  calibratura  e
curatura devono avvenire nella zona geografica delimitata. 
 
                               Art. 6. 
 
 
                        Legame con l'ambiente 
 
    I  terreni  della  Pedemontana  sono  moderatamente  profondi  ed
appartenenti alle tipologie dei Rendzina, dei Rendzina  bruni  e  dei
suoli bruni acidi. Il castagno trova il suo  habitat  principale  nei
Rendzina  bruni  e  nei  suoli  bruni  acidi.  I  primi  si   trovano
localizzati  negli  impluvi  e  nei  depositi   colluviali   e   sono
caratterizzati da una profondita' utile alle radici variabile dai  40
ai  60  cm  e  reazione  da  subacida  in  superficie  a  neutra   in
profondita'. I suoli bruni acidi sono invece  caratterizzati  da  una
reazione da acida a molto acida e  presentano  bassa  saturazione  in
basi. In superficie e' presente una lettiera formata da foglie  e  da
rametti,    in    uno    stato    piu'    o    meno    evoluto     di
decomposizione/umificazione. Lungo tutto il profilo del terreno vi e'
dello scheletro costituito da frammenti calcarei medi  e  grossolani,
inalterati.  I  terreni  del  Montello  sono  derivati  dalle   rocce
conglomeratiche  poligenetiche  del  substrato  e  caratterizzate  da
fenomeni  di  carsismo.  Nel  complesso  il  suolo  del  Montello  e'
costituito da terreno acido,  tendenzialmente  argilloso,  povero  in
elementi nutritivi e con un elevato tasso di  mineralizzazione  della
sostanza organica. Sotto  l'aspetto  climatico  e  meteorologico,  il
territorio della Pedemontana del Grappa risulta caratterizzato da  un
clima subalpino inferiore - iperumido inferiore. Il Montello  rientra
nel clima montano inferiore ed umido superiore, che risultano  essere
climi ideali per  la  diffusione  del  castagno.  Le  masse  di  aria
provenienti dalla pianura risalgono lungo i versanti  delle  Prealpi,
caratterizzando il territorio da abbondanti precipitazioni (le  medie
annuali superano  i  1400  mm).  L'esposizione  a  sud  dei  versanti
prealpini limita l'influenza delle gelate primaverili alle  quali  il
castagno e' sensibile, inoltre le  pendenze  elevate  favoriscono  lo
sgrondo delle acque meteoriche limitando il ristagno idrico. 
    La coltivazione del castagno  e'  sempre  stata  un'attivita'  di
rilevante importanza sotto l'aspetto energetico, alimentare e per  la
costruzione di manufatti utili  all'attivita'  agricola.  Si  ricorda
l'uso del legno per  pali,  botti,  carbone,  canali  per  i  mulini,
travature per le case, e per le roste lungo i  torrenti  per  frenare
l'impeto delle piene autunnali; l'uso della corteccia e degli  amenti
nella medicina popolare; l'utilizzo del riccio  come  combustibile  e
delle foglie come lettiera per gli animali. Il modo tradizionale  per
conservare i marroni era la ricciaia: le castagne  venivano  lasciate
dentro ai ricci, questi venivano raggruppati in  un  ammasso  coperto
dallo stesso fogliame di castagno per conservarne l'umidita'. A  piu'
riprese venivano prelevate le castagne fino al periodo natalizio.  Il
marrone del Monfenera veniva utilizzato come integrazione  alimentare
e  prodotto  di  scambio  per  le  famiglie  residenti  nell'area  di
coltivazione. Dal punto di vista culinario i marroni  e  le  castagne
sono utilizzati sotto varie forme: secche, bollite,  arroste  e  come
farina; vengono inoltre utilizzate per la preparazione  del  risotto,
di varie minestre, abbinati ai fagioli, oppure per la preparazione di
creme dolci, della  polenta,  e  di  biscotti.  Inoltre  i  fiori  di
castagno sono molto appetibili alle api, che producono un  miele  dal
caratteristico sapore e colore ambrato. La coltivazione  dei  marroni
del Monfenera risale al periodo medievale, documentata da un atto del
1351 che ne regolava la raccolta tra i capifamiglia. Gran  parte  del
prodotto veniva trasportato al mercato di Treviso e da questo,  lungo
il Sile, raggiungeva Venezia. La tutela dei castagneti nell'area  dei
«Marroni del Monfenera» e' confermata nelle fonti notarili dei secoli
successivi, che denunciano alle autorita' competenti i tagli  abusivi
dei castagneti o la presenza di animali da pascolo fuori stagione che
compromettono la raccolta delle castagne. 
    Nel corso dei secoli si sono verificati dei periodi di  abbandono
dei castagneti alternati a delle fasi di assiduo utilizzo  del  bosco
come  risorsa  per  il  rifornimento  di  legna  da  ardere,  per  la
produzione di frutti  per  l'alimentazione  umana  e  animale  e  per
ricavare legno per  usi  industriali.  Una  maggior  attenzione  alla
castanicoltura si  ha  nella  prima  meta'  dell'800  sotto  l'Impero
Asburgico, dove vengono messi in evidenza, attraverso  gli  Atti  del
catasto,  la  qualita'  e  la  classe  delle  castagne,   a   seconda
dell'ubicazione dei castagneti. Anche con il Regno d'Italia  continua
la cura e l'attenzione alla castanicoltura. Nel 1884 risultavano  nei
distretti di Asolo e Montebelluna (la zona  interessata  ai  «Marroni
del Monfenera») coltivati a castagno 1668 ettari di bosco  con  9.977
quintali di prodotto. Da un'indagine svolta all'inizio degli anni 80,
risulta che nel comune di Pederobba erano presenti 45  produttori  di
marroni e castagne che praticavano la coltivazione con un impegno  di
un certo numero  di  giornate  all'anno,  continuo,  e  con  tecniche
innovative ed appropriate soprattutto nella  cura  delle  malattie  e
nella potatura finalizzata al recupero degli esemplari malati.  Dalla
meta' degli anni 80, la coltura del castagno risulta  in  ripresa  su
tutto il territorio della Pedemontana  del  Grappa  e  del  Montello,
grazie soprattutto al sorgere  di  numerose  manifestazioni,  tra  le
quali la mostra mercato dei  Marroni  del  Monfenera  inaugurata  nel
1970, finalizzate alla promozione del castagno come pianta capace  di
migliorare l'ambiente ed i boschi, ma soprattutto per valorizzarne  i
frutti ed i numerosi derivati. 
 
                               Art. 7. 
 
 
                              Controlli 
 
    La verifica del rispetto del disciplinare e' svolta conformemente
a  quanto  stabilito  dall'art.  37  del  reg.  (UE)  n.   1151/2012.
L'organismo di controllo preposto alla verifica del  disciplinare  di
produzione e' CSQA, Via S. Gaetano, 74 - 36016 Thiene (VI), tel.  +39
0445 313011, fax +39 0445-313070, e-mail csqa@csqa.it 
 
                               Art. 8. 
 
 
                            Etichettatura 
 
Condizionamento. 
    II prodotto deve essere condizionato  in  appositi  sacchetti  di
rete per alimenti o in contenitori idonei per alimenti di  dimensioni
e materiali diversi. Tutte le tipologie di confezioni vanno sigillate
in modo da impedire l'estrazione dei  frutti  senza  la  rottura  del
sigillo. 
    Ogni confezione deve contenere prodotto omogeneo  per  categoria.
Le confezioni possono essere da 0.5, 1, 2, 3, 5 e 10 e 25 Kg. 
    La commercializzazione non puo' avvenire antecedentemente  al  15
settembre di ogni anno. 
Etichettatura. 
    La confezione reca obbligatoriamente sulla etichetta a  caratteri
di stampa chiari e leggibili, oltre al simbolo grafico comunitario  e
relative menzioni e alle informazioni corrispondenti ai requisiti  di
legge le seguenti ulteriori indicazioni: 
    «Marroni del Monfenera» seguita  dall'acronimo  IGP  (Indicazione
Geografica Protetta), di dimensioni superiori  rispetto  a  tutte  le
altre indicazioni che compongono l'etichetta; 
    il   nome,   la   ragione   sociale,   l'indirizzo   dell'azienda
confezionatrice; 
    la categoria commerciale di appartenenza extra, I, II; 
    peso lordo all'origine; 
    logo. 
    E'   vietata   l'aggiunta   di   qualsiasi   qualificazione   non
espressamente prevista. E' tuttavia ammesso l'utilizzo di indicazioni
che facciano riferimento a marchi privati, purche' questi non abbiano
significato  laudativo  o  siano  tali  da  trarre  in   inganno   il
consumatore,  dell'indicazione  del   nome   dell'azienda   dai   cui
appezzamenti  il  prodotto  deriva,  nonche'  di  altri   riferimenti
veritieri  e  documentabili  che  siano  consentiti  dalla  normativa
vigente e non siano in contrasto con le finalita' e i  contenuti  del
presente disciplinare. La designazione «Marroni del  Monfenera»  deve
figurare in lingua italiana. 
Logo. 
    Nel logo sono rappresentati due ovali scostati uno dall'altro  in
maniera concentrica. Ambedue sono di colore  marrone  scuro  (pantone
412PC e C66 M85 Y97 K73). All'interno di essi sono  rappresentate  le
colline della Pedemontana del Grappa formate  da  quattro  strati  di
tonalita' di verde differente: la prima  piu'  piccola  si  intravede
prima della separazione netta tra le due sponde, e prende  il  colore
verde acceso (pantone 584PC e C12  MO  Y79  K6),  le  altre  partendo
dall'alto verso il basso prendono delle gradazioni sfumate.  La  piu'
grande collina (ovvero la numero uno a  partire  dall'alto  verso  il
basso) inizia con un verde chiaro (pantone 7488PC e C43 MO  Y60  KO),
fino ad arrivare ad un verde piu' scuro (pantone 7490PC e C45 MO  Y80
K35). La seconda collina (ovvero  quella  di  mezzo)  inizia  con  la
stessa tipologia dell'altra solo che al contrario partendo  cioe'  da
un colore piu' scuro (pantone 350PC e C82 M51 Y99 K8) verso un  verde
piu' chiaro (pantone 7490PC e C45 MO Y80  K35).  La  terza  e  ultima
collina (quella che tocca la pianura) varia la sua gradazione  da  un
verde scuro (pantone 574PC e C82 M43 Y91 K7) a uno  leggermente  piu'
chiaro (pantone 7490PC e C79 M31 Y90 K2). La pianura che  si  estende
e' divisa dal fiume Piave che scende al centro e taglia  il  logo  in
due parti asimmetriche. Anch'essa ha  una  sfumatura  di  colore  che
parte dal verde piu' acido (pantone 388PC e C14 MO Y79  KO)  fino  ad
arrivare ad un verde meno vivace (pantone 7495PC e C25 MO  Y80  K30).
Il fiume Piave sgorga dall'unione delle due colline e risulta avere a
monte il colore  bianco  per  prendere  poi,  tramite  sfumatura,  un
azzurro molto chiaro (pantone 522PC e CI5 MO YO  K9).  Due  castagni,
posti uno alla destra e  uno  alla  sinistra  del  letto  del  fiume,
risultano essere colmi di castagne. Il loro tronco e' marrone  chiaro
(pantone 504PC e C65 M100 Y100 K35), le foglie sono omogeneizzate  da
un verde brillante (pantone 574PC e C34 MO Y81 K71),  e  le  castagne
invece sono giallognole (pantone 389PC e  CI7  M2  Y87  KO)  e  verdi
(pantone 375PC e C41MO Y78 KO). In primo piano troviamo  dei  marroni
che escono dai ricci, che sono adagiati su due foglie di castagno.  I
ricci sono due e di color marrone chiaro (pantone 181PC e CO M74 Y100
K47), le castagne sono dieci in tutto e risultano marrone medio scuro
(pantone 504PC e C65 M100 Y100 K35), il cuore delle castagne e' color
giallo ocra (pantone 1215PC e CO M9 Y45 KO), mentre l'interno concavo
del riccio e' giallo (pantone 728PC e CO M21 Y48 K10). Le foglie  che
avvolgono il quadro autunnale sono verde scuro (pantone 350PC  e  C79
MO Y100 K75). Il tutto fuoriesce leggermente dal contorno  ovale  con
direzione verso sinistra. 
    La  scritta  «Marroni  del  Monfenera»  I.G.P.  su  fondo  bianco
sovrasta il logo e ne ripercorre la forma geometrica, e' scritta  col
font Times grassetto colore nero. 
  
 
              Parte di provvedimento in formato grafico