(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Rizziconi (Reggio Calabria), i cui  organi  elettivi
sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 17  e  18
giugno 2012, presenta forme di ingerenza da parte della  criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita'   degli   organi   elettivi,   il   buon    andamento
dell'amministrazione ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con  grave
pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    I contenuti di un'ordinanza  di  custodia  cautelare  emessa  dal
G.I.P. di Reggio Calabria ed eseguita il 4 giugno 2014 nei  confronti
di 16 persone, tra le quali ex consiglieri ed assessori  comunali  di
Rizziconi,  hanno  evidenziato  la  capacita'  della   locale   cosca
criminale  di  condizionare  l'operato   della   compagine   elettiva
dell'ente locale. 
    Al fine di svolgere mirati accertamenti per verificare  possibili
forme di infiltrazione o condizionamento di tipo mafioso  o  similare
da   parte   della   criminalita'   organizzata    che    determinano
un'alterazione del procedimento di formazione  della  volonta'  degli
organi elettivi ed amministrativi, il prefetto  di  Reggio  Calabria,
con decreto del  22  dicembre  2015,  successivamente  prorogato,  ha
disposto, per gli accertamenti di rito, l'accesso presso il  suddetto
comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    All'esito  dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto di Reggio Calabria, sentito nella  seduta  del
27 luglio 2016 il Comitato provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica,   integrato   con   la   partecipazione   del   Procuratore
distrettuale antimafia di Reggio Calabria  e  del  Procuratore  della
Repubblica di Reggio Calabria, ha  redatto  in  data  4  agosto  2016
l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando  pertanto  i
presupposti per lo  scioglimento  del  consiglio  comunale  ai  sensi
dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il contesto ove  si  colloca  l'ente  locale,
gia' interessato dal provvedimento di scioglimento per  infiltrazioni
mafiose nell'anno 2000, con particolare riguardo ai rapporti tra  gli
amministratori e la locale consorteria. 
    Il territorio del comune di  Rizziconi  e'  caratterizzato  dalla
pervasiva presenza di una locale organizzazione criminale, capeggiata
da  un  «reggente  storico»,  profondamente  radicata   nel   tessuto
economico, sociale e istituzionale che, avvalendosi  della  forza  di
intimidazione derivante dal vincolo associativo, ha esteso  i  propri
interessi nel settore della grande distribuzione,  del  commercio  di
carburanti, dell'industria agroalimentare e degli appalti pubblici. 
    Tali aspetti sono posti in particolare rilievo  nella  menzionata
ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Reggio  Calabria
nel mese di giugno 2014. 
    Il provvedimento cautelare  ha  fatto  emergere  come  la  locale
cosca, agendo  con  metodi  tipici  mafiosi,  abbia  condizionato  la
volonta' dell'ente a tal punto  da  fare  apparire  quale  frutto  di
libere  scelte  politiche  le  vicende   che   hanno   portato   allo
scioglimento del consiglio comunale,  disposto  nel  2011  a  seguito
delle dimissioni dei consiglieri. 
    La caduta dell'amministrazione comunale nel 2011  -  come  emerso
dalle risultanze giudiziarie  -  e'  dipesa  invero  da  una  precisa
strategia della locale organizzazione  criminale  che  ha  esercitato
forme di intimidazione o minacce nei confronti degli amministratori. 
    Anche le successive elezioni, svolte nella tornata elettorale del
2012, sono state condizionate dalla consorteria che ha  destinato  il
proprio appoggio politico in favore di colui  che  risultera'  eletto
primo cittadino; rileva anche la circostanza che le  stesse  elezioni
hanno registrato il successo di coloro che, per volere della  'ndrina
locale,    erano    stati    gli    artefici    dello    scioglimento
dell'amministrazione nel 2011. 
    E' emerso altresi' che la lista di colui che sara' eletto sindaco
e' stata sottoscritta  da  soggetti  gravati  da  precedenti  penali,
nonche' da un ex consigliere comunale arrestato nel 2014  nell'ambito
della menzionata  operazione  giudiziaria,  denominata  «Deus»,  gia'
facente parte dell'amministrazione sciolta per mafia nell'anno  2000,
anch'egli gravato da precedenti penali, indagato per  associazione  a
delinquere e ritenuto partecipe della locale 'ndrina. 
    E' inoltre significativo  che  le  amministrazioni  avvicendatesi
alla guida dell'ente sono connotate da una  sostanziale  continuita',
atteso che sette degli undici componenti il consiglio comunale,  pari
a  circa  il  64%  dell'intero  collegio,  hanno  fatto  parte  delle
precedenti amministrazioni; anche il sindaco ha ricoperto piu'  volte
incarichi diversi, compreso  quello  di  consigliere  di  maggioranza
nell'amministrazione  sciolta  per  infiltrazioni  mafiose  nell'anno
2000. Nella menzionata ordinanza cautelare il primo  cittadino  viene
indicato  tra   i   promotori   dell'iniziativa   che,   come   sopra
rappresentato,   unitamente   ad   altri   esponenti   della   locale
organizzazione  criminale,   ha   portato   alle   dimissioni   della
maggioranza del consiglieri nel  2011  beneficiando  poi,  come  gia'
evidenziato, dell'appoggio  elettorale  offertogli  dal  locale  capo
'ndrina. 
    Ulteriore rilevante elemento che evidenzia un contesto ambientale
compromesso  e'  rappresentato   dalla   circostanza   che   numerosi
amministratori  componenti  dell'organo   esecutivo   e   di   quello
consiliare sono gravati da precedenti di polizia o sono riconducibili
per   rapporti   parentali   o   per   frequentazioni   ad   ambienti
controindicati. Pregiudizi di natura penale vengono  segnalati  anche
per alcuni componenti dell'apparato burocratico. 
    Elemento concreto, che attesta,  inequivocabilmente,  il  dominio
della  cosca  criminale   su   quel   territorio   e'   rappresentato
dall'episodio accaduto nel mese di settembre 2013 in occasione  della
processione in onore della festa patronale di San Teodoro Martire. 
    Viene riferito dalle Forze dell'ordine che, mentre era  in  corso
la rituale  manifestazione  religiosa  per  le  vie  del  centro,  la
processione   cambiava   l'originario   e   tradizionale    percorso,
dirigendosi  verso  la  dimora  del  locale  capo  cosca.  Il  corteo
religioso, dopo essere transitato per  ben  due  volte  davanti  alla
predetta abitazione, vi sostava  dando  inizio  all'esibizione  della
banda musicale, fino a quel momento in silenzio. La statua del  Santo
era sorretta da  circa  venti  fedeli  tra  i  quali  un  consigliere
comunale ed uno stretto congiunto del primo  cittadino,  mentre  alla
testa del corteo  religioso  erano  presenti  il  sindaco  e  diversi
esponenti dell'amministrazione comunale. 
    Elementi univoci che delineano il  quadro  di  un'amministrazione
pervicacemente  gestita  nel  mancato  rispetto  del   principio   di
legalita' e comunque sulla base di logiche familistiche  sono  emersi
dall'analisi  dei  provvedimenti  di   concessione   dei   contributi
comunali. 
    In particolare, in ordine  alla  gestione  del  campo  di  calcio
comunale dalle risultanze  ispettive  e'  emerso  che  non  e'  stato
adottato dall'ente alcun atto generale di regolamentazione e  la  sua
utilizzazione e' rimessa alla discrezionalita'  degli  amministratori
comunali, in particolare del sindaco. 
    Significativa  e'  la  circostanza  che  il  primo  cittadino  ha
concesso l'utilizzo  del  campo  sportivo  ad  una  societa'  il  cui
rappresentante legale e' un suo stretto parente e che nella compagine
societaria sono presenti persone  segnalate  per  frequentazioni  con
soggetti controindicati o con precedenti di  polizia.  Uno  di  essi,
peraltro, viene qualificato nella menzionata  ordinanza  «Deus»  come
uno dei referenti della  locale  cosca  mafiosa.  L'organo  ispettivo
rileva inoltre  che  un  pluripregiudicato,  esponente  della  citata
organizzazione criminale, in  occasione  delle  partite  frequenta  i
locali   interni   dello   stadio   accompagnato    dai    menzionati
amministratori della societa'. 
    Le verifiche effettuate hanno evidenziato che, sebbene  il  campo
sportivo venga  utilizzato  gratuitamente  dalla  suddetta  societa',
tutte le spese per le utenze e per la manutenzione sono state assunte
dall'amministrazione comunale che, peraltro, ha erogato alla societa'
sportiva numerose e ripetute contribuzioni annuali, per circa  50.000
euro, disposte dall'ente locale senza alcuna programmazione, sia  per
le iscrizioni ai  diversi  campionati  sia  per  l'organizzazione  di
eventi; viene al riguardo rappresentato che le relative delibere sono
tutte caratterizzate da profili di illegittimita'  e  da  motivazioni
illogiche. 
    Quanto ai  servizi  pubblici  locali  viene  rappresentato  dalla
commissione d'indagine che l'amministrazione comunale  non  ha  posto
alcuna attenzione alla manutenzione delle strade, che  si  presentano
prive di segnaletica orizzontale e  verticale;  nel  centro  abitato,
inoltre, non vi sono marciapiedi cosi' come carente  ed  obsoleto  e'
l'impianto di  illuminazione  pubblica,  non  di  rado,  infatti,  si
verificano guasti con conseguente assenza  del  servizio  nelle  zone
interessate. E' emerso, dunque, come la gestione dei servizi pubblici
sia stata inefficace e come l'ente locale si sia rivelato incapace di
fornire le risposte di cui la collettivita' ha bisogno. 
    Popolose frazioni  del  territorio  sono  sprovviste  della  rete
idrica ed, inoltre, l'amministrazione comunale non  ha  posto  alcuna
attenzione alla realizzazione e cura di  luoghi  di  incontro,  quali
piazze o spazi di verde  pubblico  sebbene  disponga  di  consistenti
contributi  provenienti  da  societa'  per   azioni   insediate   nel
territorio, produttrici di fonti energetiche. 
    Ripetute illegittimita' hanno  caratterizzato  l'affidamento  dei
servizi pubblici, in  particolare  il  servizio  di  smaltimento  dei
rifiuti solidi urbani  e'  stato  disposto,  nel  periodo  2012-2016,
attraverso  ripetuti  frazionamenti  degli  importi,  ricorrendo   ad
affidamenti in forma diretta, procedure di somma  urgenza,  procedure
negoziate. I contratti sono stati reiteratamente prorogati, in totale
elusione  della  normativa  di  settore  e  quindi  dei  criteri   di
trasparenza e pubblicita'. 
    Cio' ha consentito ad una stessa societa', la cui sede legale  ed
il luogo di esercizio sono variati nel tempo, di svolgere per diversi
anni il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e di  ottenere
quindi, pur in assenza dei  requisiti  previsti  dalla  normativa  di
settore, l'affidamento di un pubblico servizio per importi rilevanti. 
    E' significativa la circostanza che, fino ai primi mesi del 2014,
amministratore unico della societa' e' stata una  persona  condannata
per il reato di turbata liberta' degli incanti in  relazione  ad  una
gara, indetta da altro comune,  per  l'affidamento  del  servizio  di
smaltimento dei rifiuti solidi urbani. 
    Elementi concreti che attestano una gestione  amministrativa  non
aderente al principio di legalita' sono emersi anche dall'esame degli
affidamenti, relativi al periodo 2012-2013, per lo spazzamento  delle
strade, delle aree pubbliche, per la manutenzione del verde  pubblico
e per la pulizia del cimitero comunale. 
    I predetti servizi sono stati affidati  ricorrendo  ripetutamente
sia al cottimo fiduciario che ad atti di proroga, dando luogo in  tal
modo ad un sostanziale monopolio di un'unica ditta per un importo  di
oltre 130.000 euro. 
    Tali affidamenti, sulla base del  principio  di  buon  andamento,
avrebbero dovuto essere oggetto di programmazione pluriennale e,  ove
non frazionati, avrebbero richiesto il ricorso alle procedure di gara
ad evidenza pubblica, in  applicazione  di  quanto  prescritto  dalla
vigente normativa. 
    Sono peraltro stati accertati nei confronti dei soci dell'azienda
in questione pregiudizi per reati contro la pubblica amministrazione. 
    Ulteriori  concreti  elementi  che   evidenziano   una   gestione
dell'ente avulsa dal  rispetto  dei  principi  di  legalita'  e  buon
andamento  sono  emersi  dalle  indagini  svolte   presso   l'ufficio
vigilanza, settore nel quale prestano  servizio  numerosi  dipendenti
gravati da pregiudizi di polizia o riconducibili, per frequentazioni,
ad ambienti criminali. 
    E'  stata  riscontrata  una  generale  condizione  di   disordine
amministrativo ed e' emerso che pur a  fronte  di  un  implemento  di
organico, le attivita' svolte dall'ufficio sono scarsamente  incisive
e del  tutto  esigue,  al  punto  da  concretizzare  una  sostanziale
inattivita'  del  settore,  attestata  anche  dall'esiguo  numero  di
determine emesse nel periodo di riferimento; le  stesse  peraltro  si
riferiscono esclusivamente a spese per l'autoparco, per il  vestiario
e per l'acquisto  di  manuali.  E'  stata,  inoltre,  riscontrata  la
mancata collaborazione tra il predetto ufficio vigilanza e  l'ufficio
tributi, in relazione all'attivita' di notifica dei ruoli dei tributi
locali o alla mappatura dell'abusivismo edilizio. 
    Peraltro la giunta non ha dettato indirizzi o linee guida per far
fronte alle anomalie riscontrate nel settore. 
    Per contro alcuni elementi sintomatici attestano come  i  vertici
dell'ente abbiano posto maggiore attenzione  nel  soddisfare  logiche
affaristico-clientelari     piuttosto     che     nella      gestione
dell'amministrazione;  cio'  e'  comprovato   dai   conferimenti   di
incarichi che hanno interessato  l'ufficio,  disposti  con  ordinanze
sindacali fondate su motivazioni illogiche e comunque  in  violazione
di norme regolamentari. 
    Al riguardo, la relazione della commissione d'indagine  evidenzia
che  all'ufficio  e'  preposta  una  funzionaria  assunta   a   tempo
indeterminato nell'anno 2010 con concorso. 
    Tuttavia, negli anni 2014-2015, sulla base di alcune  preliminari
delibere con le quali la giunta aveva autorizzato il  comando  presso
altra amministrazione della funzionaria nonche' di  alcune  reiterate
convenzioni per un utilizzo «part time» della predetta dipendente  in
altri comuni, la responsabilita' dell'ufficio  e'  stata  attribuita,
con decreti sindacali e senza alcuna valutazione comparativa,  ad  un
altro funzionario appartenente ad una categoria di livello inferiore. 
    In particolare, viene posto in rilievo che nel corso del 2015  si
sono succedute, sovrapponendosi, alcune  delibere  con  le  quali  la
responsabilita' dell'ufficio e' stata attribuita  ai  due  funzionari
senza che venisse revocato il precedente conferimento di incarico. 
    Dalle indagini esperite e' emerso che il  dipendente  chiamato  a
sostituire la  funzionaria  assunta  a  tempo  indeterminato  e'  uno
stretto  parente   di   un   consigliere   comunale   facente   parte
dell'amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose nel  2000.  Lo
stesso funzionario viene peraltro citato nella  menzionata  ordinanza
cautelare perche', in occasione della procedura per la selezione  del
comandante della  Polizia  municipale,  per  ottenere  quell'incarico
aveva  ripetutamente   pressato   il   sindaco   dell'amministrazione
dimissionaria nel 2011. 
    La  documentazione  reperita   evidenzia   alcune   anomalie   ed
illegittimita' quali l'approvazione delle  relative  convenzioni  con
delibere di giunta anziche' di consiglio, l'assenza di una pur minima
motivazione,  il  rinnovo  della  convenzione  nonostante   i   dubbi
formulati dal segretario comunale. 
    E' peraltro  emblematica  la  circostanza  che  l'amministrazione
comunale ha provveduto a sciogliere la convenzione in forma associata
con  altro  comune  subito  dopo  l'insediamento  della   commissione
d'indagine. 
    Il penetrante condizionamento posto in essere dalla  criminalita'
organizzata  nei  confronti  dell'amministrazione  emerge,  altresi',
dall'analisi dei procedimenti concernenti l'affidamento di  beni  del
patrimonio  immobiliare  comunale  e  di   quelli   confiscati   alla
criminalita' organizzata. 
    Significativo  in  tal  senso  si   e'   rivelato   l'esame   del
procedimento relativo alla concessione di un  fondo  rustico  per  il
quale e' stata accertata un'indebita ingerenza degli organi  politici
sull'operato  degli  organi  amministrativi,  in  contrasto  con   il
principio di separazione dei poteri di  indirizzo  e  programmazione,
propri degli organi  politici,  da  quelli  gestionali  dell'apparato
dirigente. 
    Con delibera del febbraio 2013, infatti, la giunta comunale  dava
indirizzo  al  responsabile  dell'ufficio  tecnico  di   avviare   le
procedure di gara per l'individuazione del contraente cui affidare il
fondo, definendo anche il canone di locazione, adempimento invero  di
competenza dell'organo di gestione. 
    La procedura di gara, per la quale  perveniva  un'unica  offerta,
con un incremento minimo rispetto alla base  d'asta,  ha  evidenziato
anomalie ed irregolarita' atteso che non risulta sia stata effettuata
alcuna valutazione tecnica per determinare il valore del  bene  posto
in gara; emblematica e' anche la  circostanza  che  la  procedura  di
locazione non teneva conto che sul fondo insisteva un plesso comunale
adibito a scuola materna per il quale l'amministrazione comunale solo
successivamente, ben dopo l'aggiudicazione  della  gara,  provvedeva,
nel corso del 2015, alla regolarizzazione catastale. 
    Gli  accertamenti  disposti   dalle   Forze   dell'ordine   hanno
evidenziato che l'aggiudicatario del bene e' stato indagato per reati
di particolare gravita' ed e' ritenuto persona di fiducia del  locale
capo cosca per lo svolgimento di affari illeciti. 
    Quanto alle  modalita'  di  gestione  dei  beni  confiscati  alla
criminalita' viene segnalato  che,  ad  eccezione  di  tua  campo  di
calcetto, dato in concessione nel 2012 dal commissario  che  in  quel
periodo gestiva l'ente, i beni confiscati giacciono in uno  stato  di
sostanziale abbandono. 
    E' inoltre  significativo  che  solo  dopo  l'insediamento  della
commissione d'indagine, decorso quindi un consistente lasso di  tempo
dalla loro assegnazione, e' stato pubblicato l'avviso per  l'utilizzo
dei beni. 
    La relazione del prefetto pone al riguardo  in  rilievo  come  la
condotta omissiva dell'ente ha vanificato le finalita'  dell'istituto
ed ha altresi' privato la collettivita' del beneficio di utilizzare i
beni stessi. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti, nell'amministrazione comunale di Rizziconi, volti  a
perseguire  fini  diversi  da   quelli   istituzionali,   che   hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del  consiglio  comunale  di  Rizziconi
(Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale si determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 26 ottobre 2016 
 
                                     Il Ministro dell'interno: Alfano