(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Borgetto (Palermo), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati nelle  consultazioni  amministrative  del  9  giugno  2013,
presenta forme di ingerenza da parte della  criminalita'  organizzata
che compromettono la libera determinazione  e  l'imparzialita'  degli
organi  elettivi,  il  buon  andamento  dell'amministrazione  ed   il
funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio dell'ordine e  della
sicurezza pubblica. 
    Con decreto del presidente della Regione Siciliana del  9  giugno
2016, disposto a seguito delle dimissioni dalla carica rassegnate  da
oltre la meta'  dei  consiglieri  assegnati,  e'  stato  nominato  un
commissario straordinario al quale sono stati conferiti i poteri  del
consiglio. 
    All'esito di accertamenti giudiziari il giudice per  le  indagini
preliminari presso il Tribunale di Palermo ha disposto, con ordinanza
del 3  maggio  2016,  dieci  provvedimenti  tra  cui  sette  custodie
cautelari in carcere nei confronti di altrettante persone. 
    I destinatari dei provvedimenti  sono  ritenuti  responsabili,  a
vario titolo, di  associazione  per  delinquere  di  stampo  mafioso,
estorsione  aggravata   ed   altro;   le   risultanze   dell'indagine
investigativa  hanno  consentito  di  documentare  che  le  attivita'
criminose  consistevano  in  atti  intimidatori  in  pregiudizio   di
commercianti e di esponenti del  libero  associazionismo  nonche'  in
interventi sulla pubblica amministrazione al  fine  di  condizionarne
l'attivita'. 
    In  relazione  a  tali  vicende  ed  al  fine  di  verificare  la
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali consorterie  nell'amministrazione  comunale,  il  Prefetto  di
Palermo, con decreto del 25 luglio 2016,  successivamente  prorogato,
ha disposto, per  gli  accertamenti  di  rito,  l'accesso  presso  il
suddetto Comune ai sensi dell'art. 143  del  decreto  legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    All'esito  delle  indagini,  la  commissione   incaricata   delle
verifiche ispettive ha depositato le proprie conclusioni,  sulle  cui
risultanze il  Prefetto  di  Palermo,  sentito  nella  seduta  del  7
febbraio 2017 il Comitato provinciale per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato con la partecipazione  del  Procuratore  aggiunto
della Direzione distrettuale antimafia delegato dal Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di  Palermo,  ha  redatto  in  data  8
febbraio 2017 l'allegata relazione, che costituisce parte  integrante
della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di
concreti, univoci e rilevanti elementi  su  collegamenti  diretti  ed
indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata
di  tipo  mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli   stessi,
riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  delle  misure
di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l'ente locale, con
particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e  la  locale
consorteria. 
    Il Comune di Borgetto insiste  in  un  territorio  caratterizzato
dalla presenza di una potente cosca  mafiosa  che,  anche  con  gravi
azioni delittuose, ha consolidato, nel tempo,  il  proprio  controllo
sul tessuto economico e sociale. 
    Il grado di penetrazione della locale criminalita' organizzata e'
stato altresi' attestato da un'indagine di  polizia  giudiziaria  del
2013, che ha messo in rilievo come la «famiglia» mafiosa di  Borgetto
traesse la principale fonte  di  sostentamento  dall'imposizione  del
«pizzo» nei confronti di imprenditori e commercianti ed inoltre  come
la stessa avesse  instaurato  rapporti  con  alcuni  esponenti  della
locale amministrazione comunale per ottenere profitti da  appalti  di
lavori e di servizi pubblici. 
    Le  risultanze  ispettive,  compendiate  nella  relazione   della
commissione d'accesso, hanno fatto emergere la contiguita',  sia  per
legami parentali che per frequentazioni o interessi economici, tra il
sindaco, i componenti della giunta e del consiglio  comunale  nonche'
di taluni dipendenti comunali con esponenti della locale criminalita'
organizzata. 
    Fonti di prova hanno posto in rilievo come, nella fase precedente
le elezioni amministrative della primavera  2013,  l'ingerenza  della
locale cosca si e' concretizzata nel sostegno elettorale sia a  colui
che e' stato eletto sindaco, sia ad  alcuni  candidati  al  consiglio
comunale che, all'esito della competizione elettorale, hanno ottenuto
il maggior numero di voti. 
    In  particolare,  fonti  tecniche  di   prova   hanno   attestato
l'esistenza di un accordo politico-mafioso in  base  al  quale,  come
meglio sara'  precisato  in  seguito,  i  candidati  sostenuti  dalla
consorteria mafiosa una volta eletti avrebbero dovuto garantire  come
controprestazione l'affidamento di alcuni servizi. 
    La relazione redatta dalla commissione d'indagine ha  evidenziato
un diffuso quadro di illegalita', in diversi settori dell'ente locale
che, unitamente ad un  generale  disordine  amministrativo,  si  sono
rivelati funzionali al mantenimento  di  assetti  predeterminati  con
soggetti organici o contigui alle organizzazioni criminali egemoni. 
    E' stata posta in  rilievo  un'indebita  ingerenza  degli  organi
politici sull'operato della struttura burocratica, in  contrasto  con
il principio di separazione tra i poteri di  indirizzo  degli  organi
politici e quelli di gestione propri della dirigenza  amministrativa.
Anche  l'apparato  burocratico  si  e'  caratterizzato  per  la   sua
permeabilita' alle logiche clientelari, condizione che ha determinato
uno  sviamento  dell'attivita'   amministrativa   dai   principi   di
legalita'. 
    Tale modus operandi risulta evidente in una  serie  di  procedure
anomale e irregolari che hanno interessato il servizio di raccolta  e
smaltimento dei rifiuti solidi urbani, l'affidamento  dei  lavori  di
manutenzione delle strade, le elargizioni di contributi e provvidenze
economiche. 
    Per  quanto  attiene  al  primo  degli  aspetti  menzionati,   la
relazione del Prefetto di  Palermo  evidenzia  che  l'amministrazione
comunale di Borgetto ha  affidato,  fin  dal  2005,  il  servizio  di
raccolta e smaltimento dei rifiuti  solidi  urbani  ad  una  societa'
d'ambito, oggi in liquidazione,  di  cui  fa  parte  lo  stesso  ente
unitamente ad altri 11 comuni della Provincia di Palermo. 
    In  relazione  ad  asserite  situazioni  di  inefficienza   della
societa' in parola nell'espletamento del  servizio  di  raccolta  dei
rifiuti il Comune di Borgetto, nel periodo 2014-2015, ha affidato  il
predetto servizio, in  via  sostanzialmente  continuativa,  ad  altre
imprese facendo ricorso ad una serie  di  ordinanze  contingibili  ed
urgenti, adottate ai sensi dell'art. 191 del  decreto  legislativo  3
aprile 2006, n. 152 e degli articoli 50 e 54 del decreto  legislativo
18 agosto 2000, n. 267. 
    Gli interventi in argomento sono stati disposti non sulla base di
situazioni di eccezionale ed urgente necessita', come richiesto dalla
normativa di settore, ma per  sopperire  alla  mancata  adozione,  da
parte dell'amministrazione, di interventi programmati  e  strutturali
in quel settore. 
    Peraltro nei relativi carteggi non sono  stati  rinvenuti  ne'  i
verbali  di  somma  urgenza   attestanti   l'indifferibilita'   degli
interventi, ne' le quantificazioni dei relativi costi. 
    L'adozione di talune ordinanze sindacali, a  breve  distanza  tra
loro e per la stessa tipologia di servizio, e' stata lo strumento cui
l'ente ha fatto ricorso per frazionare un affidamento di importo  ben
piu'  rilevante  se  si  considerano  le   riscontrate   integrazioni
successivamente intervenute rispetto alle  previsioni  iniziali,  che
hanno comportato il raddoppio dei costi originariamente previsti.  In
tal  modo  sono  stati  disposti  affidamenti  che,  sulla  base  del
principio di buon  andamento,  avrebbero  dovuto  essere  oggetto  di
programmazione pluriennale e, ove non frazionati, avrebbero richiesto
il ricorso alle procedure di gara ad evidenza pubblica 
    Le risultanze dell'accesso hanno  evidenziato  che  dei  suddetti
affidamenti hanno  beneficiato  societa'  o  ditte  riconducibili  ad
ambienti controindicati. 
    Rileva la circostanza che anche la competente  azienda  sanitaria
provinciale, chiamata  dall'amministrazione  comunale,  nel  mese  di
ottobre  2015,  ad  effettuare  verifiche  sanitarie  in  materia  di
raccolta di rifiuti, invitava l'ente a risolvere la problematica  con
misure strutturali piuttosto che con interventi sporadici e  limitati
nel tempo, quali sono le ordinanze. 
    Ciononostante, come evidenziato nella relazione del  Prefetto  di
Palermo, il  sindaco  di  Borgetto  ha  continuato,  anche  nei  mesi
successivi, ad adottare tale tipologia di provvedimenti. 
    Sempre nell'ambito del settore rifiuti e'  emerso  che  il  primo
cittadino ed il  vice  sindaco,  in  assenza  di  alcun  contratto  o
convenzione, hanno piu' volte  richiesto  a  referenti  della  locale
«famiglia mafiosa» l'utilizzo  di  una  «paletta»  meccanica  per  la
rimozione di rifiuti. 
    Le indagini hanno accertato che il mezzo meccanico in  questione,
sebbene formalmente intestato ad una  societa',  e'  di  fatto  nella
disponibilita'  ed  e'   utilizzato   da   esponenti   della   locale
criminalita'. Inoltre, la societa' intestataria  della  «paletta»  e'
stata  destinataria  nel  mese  di  dicembre  2011  di  «informazione
antimafia interdittiva» e di un'ulteriore certificazione interdittiva
emessa recentemente nel gennaio 2017. 
    Ulteriore episodio che attesta il  condizionamento  dell'ente  da
parte della criminalita' organizzata e' quello relativo  al  noleggio
da parte del Comune di altri mezzi  meccanici  per  la  raccolta  dei
rifiuti. 
    Fonti tecniche di prova hanno attestato che  un  referente  della
locale famiglia mafiosa si lamentava energicamente con il sindaco del
fatto che la ruspa meccanica a  sua  disposizione  non  aveva  potuto
lavorare in quanto il Comune  aveva  affidato  l'attivita'  ad  altra
ditta  privata.  Il  primo  cittadino   tranquillizzava   l'esponente
mafioso, assicurando che si sarebbe interessato  personalmente  della
questione.  Ed  effettivamente,  come  verificato  dalla  commissione
d'indagine, l'ente  locale  per  il  servizio  di  pulizia  ricorreva
proprio all'utilizzo del mezzo meccanico del  soggetto  riconducibile
ad  ambienti  controindicati   qualificandolo,   addirittura,   negli
appositi registri, come «paletta comunale». 
    Elementi significativi che ulteriormente attestano l'esistenza di
cointeressenze tra amministratori locali e  criminalita'  organizzata
sono emersi dall'analisi della procedura di  affidamento  dei  lavori
disposti a seguito di avversi eventi atmosferici. 
    Nel dicembre 2014, a seguito di  abbondanti  nevicate,  il  primo
cittadino affidava i lavori di pulizia delle strade ad una ditta  che
dalle indagini giudiziarie e' risultata essere di fatto «controllata»
e nella disponibilita' di esponenti della locale criminalita'. 
    Tale affidamento peraltro suscitava il risentimento di  un  altro
esponente  mafioso  che  manifestava  al  vice  sindaco  il   proprio
disappunto per non  essere  stato  contattato  per  l'esecuzione  dei
lavori in questione. A seguito di tali rimostranze  il  vice  sindaco
seriamente preoccupato per gli sviluppi che avrebbe potuto  avere  la
rottura  con  l'esponente  mafioso,  si  affrettava  ad  affidare   a
quest'ultimo parte dei lavori. 
    Irregolarita'   ed   anomalie    hanno    caratterizzato    anche
l'affidamento ad una ditta, di fatto controllata  dalla  criminalita'
organizzata, di alcuni interventi disposti nel mese di ottobre  2014,
con ordinanza di somma urgenza, per il  ripristino  di  una  condotta
idrica, ai quali sono seguiti senza alcuna specifica  giustificazione
ulteriori lavori di natura ordinaria per un importo di  oltre  30.000
euro a fronte di un impegno iniziale di 2.000 euro. 
    Ulteriore  fatto  che  emblematicamente  attesta  uno   sviamento
dell'attivita'  amministrativa   dai   principi   di   legalita'   e'
rappresentato dalla circostanza che  una  ditta  individuale,  i  cui
vertici sono riconducibili per vincoli parentali ad  esponenti  della
locale  organizzazione  criminale,  ha   gestito   il   servizio   di
manutenzione ordinaria  e  straordinaria  dell'impianto  di  pubblica
illuminazione in via continuativa fin dal  2001,  sulla  base  di  un
contratto piu' volte prorogato illegittimamente. 
    L'organo ispettivo ha inoltre disposto verifiche sulle  procedure
di elargizione di contributi e provvidenze economiche con particolare
riferimento ad un progetto denominato «servizio 100 ore», che prevede
l'utilizzo di lavoratori in condizioni di indigenza e necessita'. 
    E' emerso che nel 2015  il  figlio  dell'attuale  reggente  della
«famiglia» mafiosa di Borgetto, condannato con sentenza  irrevocabile
per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, e' stato
ammesso  a  tale  procedura,   connotata   da   numerose   lacune   e
irregolarita' sia nella fase di individuazione dei lavoratori che  in
quella di liquidazione degli emolumenti. 
    Nel  settore  finanziario  tributario  dell'ente  e'  emerso   un
rilevante deficit  di  cassa  dovuto  ad  una  carente  capacita'  di
riscossione delle entrate. 
    Il Comune ha incassato in ciascun anno  di  riferimento  meno  di
quanto ha pagato in  parte  corrente,  condizione  che  ha  costretto
l'ente a far uso degli strumenti previsti dalla normativa di  settore
per sopperire a carenze di liquidita'. 
    La commissione d'indagine ha, inoltre, proceduto ad estrarre  dai
ruoli predisposti  dall'ufficio  singole  posizioni  riferite  ad  un
campione di contribuenti individuati tra soggetti  appartenenti  alla
locale criminalita' organizzata  e  tra  amministratori  locali,  con
riferimento in particolare alle  obbligazioni  derivanti  da  I.M.U.,
T.A.R.S.U., T.A.R.E.S. e T.A.R.I. 
    E'  emerso  che  il  100%   dei   soggetti   riconducibili   alla
criminalita' organizzata non ha pagato in tutto  o  in  parte  quanto
accertato dal servizio tributi e, in taluni casi, alcuni di loro  non
sono nemmeno stati indicati come debitori, mentre solo  il  4%  degli
amministratori locali ha regolarmente  pagato  quanto  accertato  dal
servizio tributi. 
    Le  circostanze  analiticamente  esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del Prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti, nell'amministrazione comunale di Borgetto,  volti  a
perseguire  fini  diversi  da   quelli   istituzionali,   che   hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  Stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Rilevato che, per  le  caratteristiche  che  lo  configurano,  il
provvedimento  dissolutorio  previsto  dall'art.  143   del   decreto
legislativo citato puo' intervenire finanche quando  sia  stato  gia'
disposto  provvedimento  per  altra  causa,  differenziandosene   per
funzioni ed effetti, si propone l'adozione della misura di rigore nei
confronti  del  Comune  di  Borgetto   (Palermo),   con   conseguente
affidamento  della  gestione  dell'ente  locale  ad  una  commissione
straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli 144 e 145,  sono
attribuite  specifiche  competenze  e   metodologie   di   intervento
finalizzate  a  garantire,  nel  tempo,  la  rispondenza  dell'azione
amministrativa ai principi di legalita' ed al recupero delle esigenze
della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
    Roma, 2 maggio 2017 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti 
 
                                ----- 
 
              Parte di provvedimento in formato grafico