(Allegati-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Castelvetrano (Trapani), i cui organi elettivi  sono
stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 5 e  6  maggio
2012,  presenta  forme  d'ingerenza  da  parte   della   criminalita'
organizzata,   che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita' dell'amministrazione, nonche' il buon andamento ed il
funzionamento  dei  servizi,  con  grave  pregiudizio  per  lo  stato
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    Alla luce delle  risultanze  di  recenti  operazioni  di  polizia
giudiziaria  e  di  un  attento  monitoraggio  svolto  nei  confronti
dell'ente, il Prefetto di Trapani, con decreto del 17 marzo 2017,  ha
disposto  l'accesso  presso  il  comune  ex  art.  143  del   decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. 
    In seguito, con decreto in data  22  marzo  2016,  il  Presidente
della Regione Siciliana, preso atto delle  dimissioni  presentate  da
ventotto consiglieri su trenta assegnati  all'ente,  ha  nominato  un
commissario straordinario per la gestione del comune in  sostituzione
del  consiglio  comunale  fino  alla  scadenza  naturale  dell'organo
ordinario. Il 28 aprile  2017  anche  il  sindaco  ha  rassegnato  le
proprie dimissioni dalla carica, divenute irrevocabili il  successivo
18 maggio. 
    Al termine delle indagini effettuate, la  commissione  incaricata
dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni,  alla  luce  delle
quali il Prefetto,  sentito  nella  seduta  del  17  maggio  2017  il
Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,  integrato
con la partecipazione  del  Procuratore  della  Repubblica  -  D.D.A.
presso il Tribunale di Palermo  e  del  Sostituto  Procuratore  della
Repubblica presso il Tribunale di Marsala, ha predisposto  l'allegata
relazione in data 24 maggio 2017, che  costituisce  parte  integrante
della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di
concreti, univoci e rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  e
indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i
presupposti per l'adozione del provvedimento dissolutorio di  cui  al
menzionato art. 143. 
    I lavori svolti dall'Organo ispettivo hanno  preso  in  esame  la
cornice criminale ed il contesto ambientale, nonche'  il  complessivo
andamento gestionale dell'amministrazione con particolare riguardo ai
rapporti tra gli amministratori e le consorterie locali, evidenziando
come l'uso distorto della cosa pubblica  si  sia  concretizzato,  nel
tempo, nel favorire  soggetti  o  imprese  collegati  direttamente  o
indirettamente ad ambienti criminali. 
    Il comune di Castelvetrano e' un centro della valle del Belice  a
forte vocazione turistica, essendo sede del parco  archeologico  piu'
grande d'Europa. 
    Costituisce un dato giudizialmente acquisito la radicata presenza
in quel territorio di un sodalizio mafioso che  -  pur  indebolito  a
seguito di numerosi procedimenti  penali  sfociati  nell'arresto  dei
suoi capi storici e di altri  elementi  apicali  -  ha  seguitato  ad
esercitare la propria influenza nei settori strategici  dell'economia
locale ed in particolare in quello degli appalti pubblici. 
    In tale contesto, il Prefetto di Trapani sottolinea il  ruolo  di
primaria importanza svolto da un noto capocosca  ad  oggi  latitante,
definito vero e proprio deus ex machina di ogni affare di  mafia  nel
trapanese,  nonche'  il   piu'   autorevole   esponente   dell'intera
organizzazione denominata «cosa nostra». 
    Viene poi segnalata  la  continuita'  che  ha  caratterizzato  la
conduzione  del  comune  di  Castelvetrano  negli  ultimi  anni.   In
particolare, il sindaco - gia' consigliere comunale  nel  1997  -  ha
ricoperto incarichi assessorili nelle due pregresse  amministrazioni.
Inoltre, ben quindici consiglieri  comunali  e  cinque  membri  della
giunta erano presenti nella consiliatura del 2007. Gli stessi  membri
della giunta e sette dei predetti consiglieri hanno fatto parte anche
della compagine di governo eletta nel 2001. 
    Diversi esponenti dell'apparato politico e burocratico  dell'ente
- alcuni dei quali con precedenti  o  pendenze  di  natura  penale  -
annoverano  frequentazioni  ovvero  relazioni  di  parentela   o   di
affinita' con persone vicine ad ambienti  criminali  o  con  soggetti
affiliati alla consorteria territorialmente egemone. 
    Al riguardo,  e'  ampiamente  riconosciuto  che  il  reticolo  di
rapporti  e  collegamenti,  radicati  in  un   particolare   contesto
geografico  e  socio-economico,  determina   un   quadro   indiziario
significativo da cui  si  puo'  desumere  un  oggettivo  pericolo  di
permeabilita' ai condizionamenti o alle ingerenze della  criminalita'
organizzata, a fronte del quale si rendono necessarie  idonee  misure
di prevenzione. 
    Peraltro, nel caso in  esame  non  mancano  elementi  fattuali  e
vicende che confermano il quadro indiziario. 
    Ed  invero,  nello  scorso  mese   di   febbraio   la   Direzione
investigativa antimafia di Trapani ha dato esecuzione ad  un  decreto
di sequestro patrimoniale, emesso dalla Sezione misure di prevenzione
del locale  Tribunale,  nei  confronti  di  un  consigliere  comunale
dell'ente e di un suo stretto parente, indiziati  di  appartenere  ad
un'associazione di stampo mafioso. 
    Il Prefetto richiama inoltre le dichiarazioni  rese  da  un  boss
locale alla magistratura inquirente, dalle quali  si  evince  che  il
citato parente del  consigliere  comunale  -  legato  da  vincoli  di
comparatico  ad  un  congiunto  e  sodale  del  menzionato  capocosca
latitante - era in rapporti di familiarita' con l'organo  di  vertice
dell'ente, con il quale si e' incontrato piu' volte anche presso  gli
uffici comunali. 
    Lo  stesso  boss  locale  ha  riferito   che   in   vista   delle
consultazioni amministrative di maggio 2012 il candidato sindaco  poi
effettivamente eletto ed il sopra richiamato consigliere comunale  si
sono  a  lui  rivolti  per  ottenere  voti  in  favore   del   primo.
L'intervento  del  boss  a  sostegno  del  candidato  sindaco  uscito
vittorioso  dalla  competizione  elettorale   del   2012   e'   stato
sollecitato  anche  da  un  altro  consigliere  comunale  e   da   un
imprenditore  del  posto  recentemente  sottoposto  ad  indagini  per
intestazione fittizia di beni di proprieta' di un pluripregiudicato e
sorvegliato speciale, nonche' affine del citato capoclan latitante. 
    Peraltro, il pluripregiudicato in parola e' risultato titolare di
una licenza commerciale rilasciatagli  dal  comune  di  Castelvetrano
sulla scorta di dichiarazioni sostitutive, rivelatesi poi in sede  di
accertamento non  veritiere,  in  ordine  all'asserito  possesso  dei
requisiti di moralita' richiesti dall'art.  71,  commi  1  e  2,  del
decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59. In proposito, il Prefetto e
la Commissione di indagine evidenziano che l'amministrazione comunale
non ha  effettuato  alcuna  verifica  sulle  predette  dichiarazioni,
nonostante la notoria caratura criminale del personaggio in questione
avrebbe dovuto  imporre  particolare  cautela  anche  alla  luce  del
disposto dell'art. 71 del decreto del Presidente della Repubblica  28
dicembre 2000,  n.  445,  ai  sensi  del  quale  «le  amministrazioni
procedenti sono  tenute  ad  effettuare  idonei  controlli,  anche  a
campione, e in tutti i casi  in  cui  sorgono  fondati  dubbi,  sulla
veridicita' delle dichiarazioni sostitutive di cui agli articoli 46 e
47». 
    A seguito di una recente operazione  di  polizia  giudiziaria  e'
emerso che lo stesso pluripregiudicato e' il proprietario di fatto di
un immobile - sottoposto a  sequestro  preventivo  dal  Tribunale  di
Trapani - concessogli formalmente in locazione da  una  societa',  di
cui e'  socio  ed  amministratore  unico  quel  medesimo  consigliere
comunale da ultimo citato, che si e' rivolto ad un  boss  locale  per
ottenere voti in favore del candidato eletto alla carica  di  sindaco
nel 2012. Gli accertamenti ispettivi hanno altresi' messo in luce che
l'immobile in argomento e' stato realizzato dalla menzionata societa'
in forza di un  titolo  abilitativo  rilasciato  dall'amministrazione
comunale in violazione delle vigenti disposizioni normative. 
    Ulteriori  elementi   sintomatici   di   gravi,   pregiudizievoli
collegamenti con la criminalita' organizzata sono  emersi  dall'esame
degli atti con i  quali  il  sindaco  ha  proceduto  alla  nomina  di
consulenti esterni sia a titolo oneroso sia a titolo gratuito. Tra  i
professionisti nominati dal primo cittadino il  Prefetto  segnala  il
legale del capocosca latitante di cui si  e'  detto  ed  un  soggetto
socio in  affari  con  il  consulente  contabile  di  numerose  ditte
riconducibili ad esponenti della locale famiglia mafiosa. 
    La Commissione di indagine ha poi  preso  in  considerazione  gli
incarichi  di  collaborazione  esterna,  conferiti  nel  corso  della
consiliatura,   rilevando   che   tra    le    persone    individuate
dall'amministrazione comunale figura un professionista -  coniuge  di
un assessore - che ha ricoperto il  ruolo  di  direttore  tecnico  in
alcune  imprese  controindicate,  tra  cui  una  societa'   in   atto
sottoposta a confisca con provvedimento adottato dalla Sezione misure
di prevenzione del Tribunale di Trapani. 
    E' stata quindi analizzata l'attivita' gestionale posta in essere
dal comune con specifico riferimento al settore dei  lavori  pubblici
notoriamente esposto al rischio di indebite ingerenze da parte  della
criminalita' di stampo mafioso per la rilevanza dei sottesi interessi
economici. 
    Al riguardo, il Prefetto di Trapani  sottolinea  che  nell'elenco
delle ditte di fiducia pubblicato sul  sito  istituzionale  dell'ente
sono risultate presenti anche imprese destinatarie  di  provvedimenti
interdittivi antimafia. 
    Gli esiti di  un  procedimento  penale  avviato  dalla  Direzione
distrettuale antimafia di Palermo hanno messo in luce che il titolare
di una delle predette imprese - legato da vincoli di  comparatico  ad
uno stretto congiunto del sopra menzionato capoclan latitante - si e'
aggiudicato in maniera fraudolenta numerosi  lavori  comunali,  anche
avvalendosi di ditte formalmente intestate  a  terze  persone.  Dagli
atti del procedimento in parola si evince  il  ruolo  svolto  da  due
dipendenti comunali all'epoca dei fatti in servizio presso  l'ufficio
tecnico  dell'ente  e  rinviati  a  giudizio  per   avere   agevolato
l'imprenditore in questione, il  quale  -  secondo  quanto  acclarato
dagli  inquirenti  -  destinava  parte  dei  proventi  della  propria
attivita' ai familiari del suddetto capoclan. 
    In ordine alle modalita' con cui l'amministrazione  ha  proceduto
all'assegnazione di lavori, servizi  e  forniture,  gli  accertamenti
esperiti hanno posto in rilievo che in circa l'80% dei casi e'  stato
fatto ricorso a procedure di affidamento diretto, alcune delle  quali
si sono concluse in favore di ditte controindicate. 
    Una specifica attenzione e' stata dedicata in sede  ispettiva  ai
settori dell'urbanistica e dell'edilizia, in cui sono state  rilevate
gravi anomalie ed irregolarita' e che - al pari dei lavori pubblici -
costituiscono un tradizionale polo di attrazione  per  gli  interessi
economici delle organizzazioni criminali. 
    In particolare, le verifiche espletate hanno fatto  emergere  che
il  piano  di  urbanistica  commerciale  -  approvato  con   delibera
consiliare di marzo  2011,  su  proposta  dell'allora  assessore  con
delega  allo   sviluppo   economico,   poi   eletto   sindaco   nelle
consultazioni amministrative del 2012 - non e' stato sottoposto  alla
prescritta valutazione ambientale strategica ne'  e'  stata  adottata
apposita variante al piano regolatore generale  in  violazione  delle
norme dettate dal regolamento di cui al decreto del Presidente  della
Regione  Siciliana  dell'11  luglio  2000.  Conseguentemente  -  come
riferito  dal  Prefetto  e  dalla  Commissione  di  indagine   -   le
concessioni edilizie per le grandi strutture di  vendita,  rilasciate
dall'ente a decorrere dalla data di entrata in  vigore  del  predetto
regolamento, non risultano conformi a legge. E' significativo che tra
le societa' titolari di una delle  concessioni  in  argomento  figura
un'impresa  riconducibile  ad  un   soggetto   destinatario   di   un
provvedimento  di  confisca  patrimoniale  in  quanto   ritenuto   un
prestanome del piu' volte citato capocosca latitante. 
    L'Organo ispettivo  ha  inoltre  riscontrato  non  solo  ripetute
illegittimita'  in  numerosi  procedimenti  di  adozione  di   titoli
abilitativi  edilizi  -  di  cui   alcuni   rilasciati   a   societa'
riconducibili a componenti della compagine di governo dell'ente -  ma
anche  diffusissimi  fenomeni  di  abusivismo,  a  fronte  dei  quali
l'amministrazione  comunale  e'   rimasta   sostanzialmente   inerte,
omettendo  nella  grande  maggioranza  dei  casi  di  procedere  alle
prescritte demolizioni o di irrogare le altre sanzioni previste dalla
normativa vigente in materia. 
    Criticita' sono altresi' emerse in ordine all'amministrazione dei
beni confiscati alla mafia ed assegnati al  patrimonio  indisponibile
del comune. In proposito, il Prefetto fa menzione di due  immobili  -
rispettivamente affidati in gestione  ad  una  fondazione  e  ad  una
comunita' terapeutica - di cui uno, precedentemente ristrutturato con
fondi PON, e' stato danneggiato da atti di vandalismo e  si  presenta
in  condizioni  di  abbandono  e  l'altro  versa  in  precario  stato
strutturale e manutentivo. 
    Sul piano economico-finanziario, poi, gli  accertamenti  esperiti
hanno evidenziato  una  situazione  gravemente  deficitaria,  che  ha
formato oggetto di  rilievi  da  parte  della  Corte  dei  conti  con
riferimento agli anni 2013  e  2014  e  per  il  2015  da  parte  del
Commissario straordinario  ad  oggi  incaricato  della  gestione  del
comune. Al riguardo, viene segnalato che  su  tale  situazione  hanno
pesantemente inciso, nel corso della consiliatura eletta nel 2012, la
progressiva riduzione della capacita' di  riscossione  delle  entrate
comunali e la quasi totale assenza di iniziative volte  al  contrasto
dei fenomeni di evasione tributaria. 
    Il  Prefetto  sottolinea  infine   come   l'organo   di   vertice
dell'istituzione  locale  abbia  sistematicamente  adottato  atti  di
natura gestionale - quali la nomina dei componenti di commissioni  di
gara e di  concorso  -  in  palese  contrasto  con  il  principio  di
separazione tra attivita'  di  indirizzo  politico  ed  attivita'  di
gestione ex art. 107, comma 2, del decreto  legislativo  n.  267  del
2000. 
    L'insieme dei suesposti elementi attesta la sussistenza di  forme
di condizionamento che hanno influito nel procedimento di  formazione
della  volonta'  degli  organi  comunali,  compromettendo   il   buon
andamento  e  l'imparzialita'   di   quell'amministrazione   ed   una
conseguente deviazione nella conduzione  di  settori  cruciali  nella
gestione dell'ente. 
    Sebbene il processo di ripristino della legalita'  nell'attivita'
del comune sia gia' iniziato da alcuni mesi  attraverso  la  gestione
provvisoria  dell'ente  affidata  al  commissario  straordinario,  in
considerazione dei  fatti  suesposti  e  per  garantire  il  completo
affrancamento dalle influenze della criminalita', si ritiene comunque
necessaria la nomina della Commissione straordinaria di cui  all'art.
144 del richiamato decreto legislativo n. 267  del  2000,  anche  per
scongiurare il pericolo che la capacita' pervasiva della criminalita'
organizzata possa di nuovo esprimersi  in  occasione  delle  prossime
consultazioni amministrative. 
    L'arco temporale piu' lungo previsto dalla vigente normativa  per
la gestione straordinaria consente anche l'avvio di iniziative  e  di
interventi  programmatori,  che  piu'  incisivamente  favoriscono  il
risanamento dell'ente. 
    Rilevato che, per  le  caratteristiche  che  lo  configurano,  il
provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato  decreto
legislativo puo' intervenire finanche quando sia stato gia'  disposto
provvedimento per altra causa,  differenziandosene  per  funzioni  ed
effetti, si propone l'adozione della misura di rigore  nei  confronti
del comune di Castelvetrano (Trapani),  con  conseguente  affidamento
della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria, cui
in  virtu'  dei  successivi  articoli  144  e  145,  sono  attribuite
specifiche competenze e  metodologie  di  intervento,  finalizzate  a
garantire, nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa  alle
esigenze della collettivita'. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 5 giugno 2017 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti