(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il comune di Isola  di  Capo  Rizzuto  (Crotone),  i  cui  organi
elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative  del
26 e 27 maggio 2013, presenta  forme  di  ingerenza  da  parte  della
criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
    All'esito di un'indagine di polizia  coordinata  dalla  Direzione
distrettuale antimafia di Catanzaro, e' stata disposta l'applicazione
di misure cautelari detentive nei confronti  di  sessantotto  persone
ritenute appartenenti alla criminalita' organizzata locale. 
    Nell'ambito della stessa operazione giudiziaria risulta coinvolto
anche il primo cittadino di Isola di Capo  Rizzuto,  destinatario  di
informazione di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa
ed e' stato inoltre disposto il fermo nei confronti di un consigliere
comunale, attualmente agli arresti domiciliari, indiziato del delitto
di associazione a delinquere di stampo mafioso. 
    In  relazione  a  tali  vicende  ed  al  fine  di  verificare  la
sussistenza di forme di  condizionamento  e  di  infiltrazione  delle
locali consorterie  nell'amministrazione  comunale,  il  prefetto  di
Crotone, con decreto del 23 maggio 2017, ha disposto l'accesso presso
il suddetto comune, ai sensi dell'art.  143,  comma  2,  del  decreto
legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie  conclusioni,   sulle   cui
risultanze il prefetto  di  Crotone,  sentito  nella  seduta  del  18
settembre 2017 il Comitato provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato con la partecipazione  del  procuratore  aggiunto
della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e del procuratore
della  Repubblica  presso  il  Tribunale  di  Crotone,  ha  trasmesso
l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo n. 267/2000. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si  colloca
l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e
le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della
cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di  soggetti
o  imprese  collegati  direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti
malavitosi. 
    Il comune di Isola di Capo Rizzuto, il cui consiglio comunale  e'
gia' stato sciolto per condizionamenti di  tipo  mafioso  nel  maggio
2003, insiste in un contesto territoriale segnato dalla  presenza  di
una  potente  consorteria  di  stampo  mafioso  organizzata  su  base
familiare,  caratterizzata   dalla   notevole   forza   intimidatrice
derivante dal vincolo associativo. 
    L'indagine  ispettiva  ha  posto  in  rilievo   una   sostanziale
continuita' amministrativa tra la compagine eletta nel 2013 e  quella
proclamata  nel  2008,  atteso  che   buona   parte   degli   attuali
amministratori era presente nella precedente consiliatura. 
    Come gia' evidenziato all'esito  della  menzionata  indagine,  il
primo cittadino e' stato deferito in stato di liberta' dalla  Procura
della Repubblica in relazione ad alcuni  reati,  tra  cui  quello  di
concorso esterno in associazione di tipo mafioso in quanto,  pur  non
facendone parte, concorreva nell'associazione di `ndrangheta fornendo
un contributo concreto, specifico e volontario per la conservazione e
il rafforzamento delle capacita' operative dell'associazione  con  la
consapevolezza circa i metodi  ed  i  fini  della  stessa.  Il  primo
cittadino e' altresi'  indagato  in  quanto,  quale  candidato  nelle
elezioni provinciali del 2009, conferiva esplicito mandato alla cosca
di `ndrangheta per il reperimento di voti in suo favore, da  un  lato
promettendo elargizioni di utilita' e denaro e dall'altro utilizzando
la capacita' intimidatrice dell'associazione stessa. 
    Anche  un  consigliere   comunale,   sospeso   dalla   carica   e
amministratore di una  societa'  oggetto  della  menzionata  indagine
giudiziaria,  e'  indagato  per  alcuni  reati,  tra  cui  quello  di
associazione di tipo mafioso, in quanto  partecipe  dell'associazione
con il compito di collaborare con gli esponenti  della  locale  cosca
nella distrazione di capitali serventi per la gestione di un catering
ed apprestando all'uopo falsi documenti contabili. 
    Pregiudizi  di  natura  penale  e  frequentazioni  con   ambienti
controindicati  vengono  segnalati  anche   per   alcuni   componenti
dell'apparato burocratico. 
    L'attivita' di accesso  ha  appurato  all'interno  dell'ente  una
situazione  di  generale  disordine  amministrativo  e  di  sviamento
dell'attivita' di gestione dai principi di  buon  andamento,  aspetti
questi che costituiscono, nel loro insieme, le condizioni prodromiche
per il determinarsi del condizionamento mafioso. 
    La relazione della commissione d'indagine ha  posto  in  rilievo,
per quanto attiene ai lavori ed ai servizi pubblici, un reiterato  ed
artificioso ricorso all'affidamento diretto degli stessi o a  gare  a
procedura ristretta per importi di  modesta  entita',  in  violazione
della normativa sui contratti pubblici e, soprattutto, di  quella  in
materia di informazioni antimafia. 
    In  particolare,  con  riferimento  al  servizio   di   refezione
scolastica, l'organo ispettivo rileva che e' stato  affidato  per  il
triennio 2015-2018 alla medesima societa' che lo aveva gestito fino a
giugno 2012 e ne garantisce l'esecuzione  avvalendosi  di  un'impresa
considerata,  come   accertato   dalle   indagini   giudiziarie,   un
«caposaldo» delle attivita' illecite strumentali agli interessi delle
locali consorterie. 
    La commissione d'indagine,  avvalendosi  anche  delle  risultanze
dell'indagine sopra citata,  ha  analizzato  anche  le  procedure  di
affidamento  disposte  per  tale  servizio  negli   anni   precedenti
rilevando come le stesse  si  siano  caratterizzate  per  la  ridotta
partecipazione di societa' pur a fronte di importi di gara  rilevanti
e, quindi, di potenziale interesse per gli operatori del settore. 
    Inoltre, come ampiamente precisato nella relazione del  prefetto,
anche nei casi in cui  l'appalto  e'  stato  aggiudicato  a  societa'
apparentemente svincolate da dinamiche riconducibili a organizzazioni
criminali, le verifiche successivamente disposte hanno comunque fatto
emergere  collegamenti,  quantomeno  funzionali,   tra   le   imprese
aggiudicatarie del servizio ed altre aziende coinvolte con il  locale
contesto mafioso. 
    Concreti elementi che  attestano  il  penetrante  condizionamento
della criminalita'  organizzata  nei  confronti  dell'amministrazione
sono emersi, altresi', dall'analisi dei procedimenti con i  quali  il
servizio di pulizia  degli  uffici  comunali  e'  stato  affidato,  a
decorrere dal  2014  ad  oggi,  a  soggetti  risultati  organicamente
inseriti in organizzazioni criminali. 
    La relazione del prefetto pone in  rilievo  che  il  servizio  in
questione, attraverso  una  complicata  serie  di  cessioni  di  rami
d'azienda e partecipazioni incrociate, e' attualmente svolto  da  una
societa' riconducibile ad un soggetto partecipe delle  organizzazioni
criminali locali e  tratto  in  arresto  all'esito  della  menzionata
operazione giudiziaria per  alcuni  reati  tra  cui  quello  previsto
dall'art. 416-bis c.p. 
    Anche l'esame della procedura  di  affidamento  del  servizio  di
custodia ed  mantenimento  dei  cani  randagi  ha  evidenziato  gravi
anomalie  e  irregolarita'  nonche'  l'assenza  di  programmazione  e
successivi controlli da parte dell'ente. 
    Tale attivita' e' gestita in un regime di sostanziale  monopolio,
ventennale,  attraverso  il  reiterato   ricorso   a   procedure   di
affidamento diretto,  sebbene  nella  quasi  totalita'  dei  casi  si
superasse la soglia  di  40.000  euro,  importo  oltre  il  quale  la
normativa di settore impone il ricorso alla gara d'appalto.  Peraltro
la societa' affidataria ha di propria iniziativa ceduto  il  servizio
ad altra ditta senza che  l'ente  verificasse  la  correttezza  della
procedura e la sussistenza dei requisiti prescritti in capo al  nuovo
gestore. 
    L'organo ispettivo, all'esito dell'accesso,  ha  evidenziato  che
anche nel settore dei lavori pubblici l'ente ha  operato  in  assenza
della dovuta programmazione pluriennale degli interventi  procedendo,
ripetutamente, alle assegnazioni con procedure di somma urgenza o con
affidamenti diretti,  beneficiando  in  tal  modo  sempre  le  stesse
societa'. 
    A tal riguardo, viene in rilievo la circostanza che  nel  periodo
2013-2017 una societa', i  cui  titolari  sono  in  stretti  rapporti
parentali con un dipendente comunale ed uno  di  essi  e'  affine  di
persone con precedenti per reati mafiosi, ha beneficiato di  commesse
per circa 1.350.000 euro. In particolare, nel mese  di  aprile  2017,
alla menzionata societa' sono stati affidati lavori, per  un  importo
iniziale di 18.000 euro, poi lievitato ad oltre 541.000 euro. 
    Ulteriori  rilevanti  elementi,  che  evidenziano   un   contesto
ambientale   compromesso   dalla   sussistenza   di   cointeressenze,
frequentazioni,   rapporti   a   vario    titolo    tra    componenti
dell'amministrazione   comunale   e   soggetti   appartenenti    alla
criminalita' organizzata, sono emersi  dalle  verifiche  relative  al
parco eolico, struttura realizzata sul territorio  comunale,  oggetto
di vari provvedimenti cautelari di sequestro. 
    La relazione dell'organo ispettivo pone in rilievo che  nel  mese
di maggio 2017 sono state oggetto di sequestro  sia  le  quote  della
societa' proprietaria del parco sia il menzionato  complesso  eolico;
il destinatario dei suddetti  provvedimenti  cautelari  ed  effettivo
proprietario della societa' e' un dipendente comunale  il  cui  ruolo
all'interno dell'ente - come  anche  emerso  dalle  risultanze  della
menzionata indagine giudiziaria - ha consentito agli esponenti  della
locale consorteria criminale di  avere  un  canale  privilegiato  nel
controllo e nel condizionamento delle decisioni dell'ente. 
    Al predetto viene contestato, nell'ambito della citata  indagine,
di aver realizzato per conto della  cosca  egemone  -  attraverso  un
articolato sistema di interposizioni fittizie  e  reali  -  il  parco
eolico,   tramite   una   fitta   rete   di   societa'    strumentale
all'occultamento della loro  riconducibilita'  alla  locale  famiglia
criminale, eludendo le disposizioni di legge in materia di misure  di
prevenzione patrimoniali ed agevolando la commissione  del  reato  di
cui all'art. 648-bis c.p. 
    La commissione  d'indagine  ha  riscontrato,  anche  nel  settore
edilizio,  molteplici  inefficienze  ed  omissioni  con   particolare
riferimento ad importanti costruzioni, alcune delle quali  realizzate
su terreni pubblici, di  cui  si  sono  pure  avvantaggiati  soggetti
legati alle locali associazioni `ndranghetiste  o  ad  esse  ritenute
partecipi. 
    E' stata riscontrata una notevole giacenza di  pratiche  relative
ad  abusi  edilizi  e  la  mancata  esecuzione  delle  ordinanze   di
demolizione. 
    In tale contesto e' significativo il fatto  che  non  ha  trovato
alcuna applicazione l'accordo di collaborazione denominato  «Progetto
di legalita' in materia di acquisizione e di demolizione di manufatti
abusivi», sottoscritto  in  prefettura  dal  sindaco  di  Isola  Capo
Rizzuto nel marzo 2016. 
    Ulteriore circostanza emblematica, che attesta il condizionamento
della  criminalita'   organizzata   ed   il   conseguente   sviamento
dell'attivita'  amministrativa   dai   principi   di   legalita'   e'
rappresentata dalla vicenda  concernente  le  venti  cappelle  votive
realizzate in prossimita' del Santuario della Madonna Greca. 
    Al riguardo la commissione d'indagine ha evidenziato  che  cinque
cappelle  appartenenti  a   soggetti   coinvolti   nella   menzionata
operazione  giudiziaria  sono   state   costruite   in   assenza   di
autorizzazioni e dei prescritti  atti  deliberativi.  In  particolare
l'amministrazione, per sopperire alla mancanza del richiesto  accordo
di programma ed all'intervenuto mutamento volumetrico della struttura
delle cappelle, in spregio alle prescrizioni di  legge,  ha  ritenuto
sufficiente la presentazione della sola Segnalazione  certificata  di
inizio attivita' (S.C.I.A.) sulla quale,  consapevolmente,  ha  fatto
poi maturare il silenzio assenso. 
    Gli accertamenti ispettivi hanno riguardato anche il settore  dei
tributi dove e' emerso che  l'amministrazione,  negli  anni,  non  ha
posto in essere un'efficace attivita' di recupero dell'evasione e che
solo successivamente alla menzionata indagine giudiziaria sono  stati
svolti accertamenti nei confronti di tre imprese  riconducibili  alla
famiglia criminale egemone riscontrando un debito delle stesse per un
importo di oltre 175.000 euro. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di Isola  Capo  Rizzuto
volti a perseguire fini diversi da  quelli  istituzionali  che  hanno
determinato   lo   svilimento   e   la   perdita   di    credibilita'
dell'istituzione locale nonche' il pregiudizio degli interessi  della
collettivita',  rendendo  necessario  l'intervento  dello  stato  per
assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Isola di Capo
Rizzuto (Crotone), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 21 novembre 2017 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Minniti