Allegato Al Presidente della Repubblica Il Comune di Casabona (Crotone), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 25 maggio 2014, presenta forme d'ingerenza della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Nello scorso mese di gennaio, a conclusione dell'operazione di polizia giudiziaria denominata «Stige», e' stata data esecuzione ad un'ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere emessa il 28 dicembre 2017 dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Catanzaro nei confronti, tra gli altri, del vicesindaco dell'ente, ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis, commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6, del codice penale nonche' del reato di cui agli artt. 81, capoverso - 110 del codice penale ed all'art. 12-quinquies, primo comma, del decreto-legge 8 giugno 1992, n. 206, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356, aggravato ai sensi dell'art.7 del decreto-legge 13 maggio 1991, n 152. L'ordinanza in questione e' stata successivamente annullata in sede di riesame con provvedimento depositato il 4 agosto 2018. Tuttavia, a luglio 2018, il predetto amministratore locale e' stato destinatario di un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla procura della Repubblica - direzione distrettuale antimafia di Catanzaro in relazione agli esiti della richiamata operazione di polizia giudiziaria. Sulla scorta delle descritte, gravi vicende, il prefetto di Crotone, con decreto del 16 gennaio 2018, in seguito prorogato, ha disposto l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo n. 267 del 2000. Al termine delle indagini, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, alla luce delle quali il prefetto, sentito nella seduta del 26 luglio 2018 il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Crotone - ha inviato l'allegata relazione del 30 luglio 2018, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione del citato art. 143. Il Comune di Casabona - sito in un'area del crotonese nota per il rinvenimento di importanti reperti archeologici - e' un piccolo centro di 2.664 abitanti con un'economia essenzialmente incentrata sulle attivita' del settore primario, in particolare sull'agricoltura e sull'allevamento di bestiame. Dopo che negli anni '90 due consorterie rivali si sono contrapposte in una sanguinosa falda, in quel territorio, ad oggi, risulta predominante una famiglia malavitosa collegata alla criminalita' organizzata cirotana e dotata di una forte capacita' di intimidazione, pur se indebolita dall'arresto di due esponenti apicali - legati tra loro da stretti vincoli parentali - anch' essi destinatari della summenzionata misura cautelare. In tale contesto, va evidenziata la sostanziale continuita' che ha caratterizzato la conduzione dell'ente negli ultimi anni, atteso che il primo cittadino, uscito vittorioso dalle consultazioni amministrative del 2014, ha rivestito la medesima carica nella precedente consiliatura del 2009. In sede ispettiva e' poi emerso che il vicesindaco - candidatosi alla carica di consigliere comunale nella lista dell'organo di vertice ,del comune - e' risultato eletto con il maggior numero di preferenze rispetto agli altri candidati di quella lista ed annovera ripetuti rapporti di frequentazione con pregiudicati locali e con soggetti controindicati, tra cui, segnatamente, alcuni affiliati alla predetta famiglia malavitosa. Al riguardo, assume valore emblematico la vicenda relativa ad un esercizio pubblico, oggetto, ad agosto 2015, di un provvedimento di sospensione della licenza adottato dalla questura di Crotone ai sensi dell'art. 100 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. In relazione a tale vicenda, gli accertamenti esperiti dalle forze dell'ordine hanno messo in luce il ruolo svolto dall'amministratore locale in argomento quale gestore di fatto dell'esercizio pubblico interessato dal provvedimento di sospensione, evidenziando altresi' i quotidiani contatti tra lo stesso e taluni membri del sodalizio territorialmente egemone. Nel settore dei contratti pubblici, e' stato riscontrato il frequente ricorso al sistema dell'affidamento diretto anche a vantaggio di imprese controindicate. Piu' nel dettaglio, la commissione di indagine segnala le anomalie rilevate con riferimento ad una procedura negoziata senza pubblicazione di bando per l'affidamento di lavori di messa in sicurezza di una strada comunale, avviata ad aprile 2014 con determina del sindaco responsabile pro tempore del settore tecnico. In proposito, e' stato acclarato che una prima aggiudicazione - disposta in favore dell'unica ditta, su cinque invitate dall'ente, che aveva presentato un'offerta - e' stata revocata in autotutela dall'amministrazione comunale a seguito dell'opposizione di uno dei conduttori dei fondi oggetto degli interventi di messa in sicurezza, in base alla motivazione secondo cui nel quadro economico del progetto dei lavori non era stata inserita l'indennita' di occupazione temporanea di suolo. Il prefetto evidenzia che il menzionato conduttore annovera stretti vincoli familiari con un soggetto ritenuto vicino ad una consorteria `ndranghetista, a sua volta stretto parente dei citati esponenti apicali della famiglia malavitosa localmente dominante, tratti in arresto in esecuzione del provvedimento cautelare da cui e' scaturito l'accesso. Successivamente - all'esito di una seconda procedura negoziata avviata con determina di maggio 2014, a seguito della revoca in autotutela della prima aggiudicazione - i lavori in questione sono stati affidati ad un'impresa individuale sulla scorta di un notevole ribasso sull'importo a base d'asta, peraltro quasi interamente recuperato dall'impresa aggiudicataria per il tramite di una maggiorazione del corrispettivo finale dovuta all'esecuzione di una variante approvata in corso d'opera. Al riguardo, le risultanze dell'accesso hanno fatto emergere che il titolare dell'impresa de qua e' quello stesso soggetto vicino ad una consorteria `ndranghetista di cui prima si e' fatta menzione. La predetta impresa e' risultata altresi' affidataria, a giugno 2014, di lavori di ripristino delle strade interpoderali, anche in questo caso sulla base di un consistente ribasso sull'importo a base d'asta poi interamente recuperato per effetto del maggiore corrispettivo pagato dall'ente a seguito dell'approvazione di una variante in corso d'opera. Altra vicenda emblematica della permeabilita' dell'ente alle ingerenze ed ai condizionamenti di ambienti criminali e' quella relativa alla gestione del piano comunale di investimenti produttivi, in relazione alla quale il prefetto segnala le risultanze di un accesso ispettivo effettuato, a maggio 2017, dal nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Crotone, da cui e' emerso che l'impresa in parola ha di fatto avuto la materiale disponibilita' di due lotti assegnati ad una ditta individuale, cancellata dal registro delle imprese a luglio 2013 ed il cui titolare e' uno dei due esponenti della famiglia malavitosa radicata nel territorio tratti in arresto nello scorso mese di gennaio. Sempre con riferimento alla gestione del piano di investimenti produttivi, la commissione di indagine sottolinea le anomalie riscontrate nella procedura avviata ad aprile 2014 a seguito della pubblicazione di un apposito avviso, in esito alla quale - con atto del responsabile dell'ufficio tecnico nonche' organo di vertice dell'ente, approvato dal consiglio comunale con deliberazione di maggio 2015 - tre lotti inseriti nel piano in argomento sono stati assegnati ad un'impresa, il cui amministratore unico e' l'altro dei due esponenti apicali della famiglia malavitosa di cui piu' volte si e' detto. In proposito, viene stigmatizzata la sostanziale inerzia dell'amministrazione comunale che - a fronte dell'omesso pagamento, da parte dell'impresa assegnataria, del corrispettivo dovuto - si e' limitata ad adottare, a gennaio 2016, un atto di diffida e messa in mora senza poi porre in essere alcuna conseguente, concreta iniziativa per rientrare in possesso dei lotti. Peraltro, con atto a firma del sindaco in qualita' di responsabile dell'ufficio tecnico e dell'allora responsabile del procedimento, ad ottobre 2013 la medesima impresa aveva beneficiato della «voltura» di una concessione avente ad oggetto gli stessi lotti, precedentemente rilasciata in favore di una societa' riconducibile alla menzionata famiglia malavitosa e cancellata dal registro delle imprese a dicembre 2012. Il prefetto rimarca l'illegittimita' della descritta operazione, atteso che - su indicazione dell'organo straordinario di liquidazione nominato a seguito della deliberazione dello stato di dissesto finanziario dell'ente - la richiamata concessione, a novembre 2011, era stata dichiarata decaduta dal consiglio comunale per l'acclarata inerzia della societa' assegnataria dei lotti. Anche in questo caso, inoltre, sia l'impresa beneficiaria della «voltura» sia la societa' originariamente titolare della concessione hanno omesso di versare i prescritti oneri di occupazione e non risulta stipulata alcuna convenzione tra le stesse e l'amministrazione comunale. Nel settore tributario, gli accertamenti esperiti dalla commissione di indagine hanno infine fatto emergere le posizioni debitorie sia di alcuni amministratori e dipendenti dell'ente sia di taluni elementi della piu' volte citata famiglia malavitosa. Le circostanze analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Casabona, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Casabona (Crotone) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale si rende ne essario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 16 ottobre 2018 Il Ministro dell'interno: Salvini