(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Careri (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono
stati rinnovati nelle  consultazioni  amministrative  del  25  maggio
2014,  presenta  forme  d'ingerenza  da  parte   della   criminalita'
organizzata   che   compromettono   la   libera   determinazione    e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento  dei  servizi,  con  grave  pregiudizio  per  lo  stato
dell'ordine e della sicurezza pubblica. 
    Alla luce delle risultanze di un attento monitoraggio svolto  nei
confronti  dell'amministrazione  comunale,  il  prefetto  di   Reggio
Calabria - con decreto del 22 marzo 2018, successivamente prorogato -
ha disposto l'accesso ai sensi dell'art. 143 del decreto  legislativo
18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. 
    Al termine delle indagini, la Commissione incaricata dell'accesso
ha depositato le proprie conclusioni  sulla  scorta  delle  quali  il
prefetto, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza
pubblica - integrato con  la  partecipazione  del  procuratore  della
Repubblica presso  il  locale  tribunale,  titolare  della  direzione
distrettuale antimafia, del procuratore della  Repubblica  presso  il
Tribunale  di  Locri  e  dell'avvocato  generale  presso  la  Procura
generale della Repubblica della locale corte d'appello - ha trasmesso
l'allegata relazione in data 18 ottobre 2018, che  costituisce  parte
integrante  della  presente  proposta,  in  cui  si  da'  atto  della
sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti
diretti e indiretti degli amministratori locali con  le  associazioni
'ndranghetiste  e  su  forme   di   condizionamento   degli   stessi,
riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione  del  citato
art. 143. 
    Gli accertamenti posti  in  essere  dall'organo  ispettivo  hanno
evidenziato un  quadro  fattuale  ancorato  a  prassi  amministrative
illegittime,   che   denunciano   una   obiettiva    sovraesposizione
dell'istituzione locale alle pregiudizievoli richieste di un ambiente
connotato dalla pervasivita' di consorterie di tipo mafioso. 
    Il Comune di Careri - piccolo centro della  citta'  metropolitana
di Reggio  Calabria  -  ha  un'economia  a  vocazione  essenzialmente
agricola  e  terziaria  ed  e'  stato   gia'   destinatario   di   un
provvedimento di scioglimento per  infiltrazioni  della  criminalita'
organizzata nel 2012. 
    Su quel territorio e' stata accertata la consolidata presenza  di
due  potenti  famiglie  malavitose  dedite  soprattutto  al  traffico
internazionale di stupefacenti, le cui dinamiche interne  sono  state
disvelate da recenti  operazioni  di  polizia  giudiziaria  tra  cui,
segnatamente, l'operazione denominata «Mandamento Ionico» la quale, a
luglio 2017, e' sfociata nell'esecuzione di un decreto  di  fermo  di
indiziato di  delitto  emesso  dalla  locale  direzione  distrettuale
antimafia nei confronti di 116 persone ritenute responsabili, a vario
titolo, dei  reati  di  associazione  di  tipo  mafioso,  estorsione,
tentato  omicidio,  sequestro  di  persona,  rapina,  danneggiamento,
illecita  concorrenza  con  violenza  e  minaccia,   rivelazione   ed
utilizzazione di segreti d'ufficio, abuso  d'ufficio,  truffa,  frode
nelle pubbliche forniture, turbata liberta' degli  incanti  ed  altre
condotte delittuose aggravate dal metodo mafioso. 
    Piu'  nel  dettaglio,  gli  atti  della  magistratura  inquirente
delineano uno scenario di forte compromissione  dell'ente  unitamente
ad un'incisiva capacita'  di  penetrazione  delle  predette  famiglie
malavitose nel settore degli appalti pubblici, evidenziando come  gli
affidamenti di lavori e servizi - all'epoca degli illeciti contestati
-  fossero  dominati  da  una  logica  spartitoria  rispondente  agli
interessi delle locali organizzazioni criminali. 
    Nell'ambito  dell'operazione  «Mandamento  Ionico»  sono  infatti
risultati coinvolti alcuni dipendenti  comunali  indagati  per  abuso
d'ufficio e turbata liberta' degli incanti con  l'aggravante  di  cui
all'art. 7 del decreto-legge  maggio  1991,  n.  152,  convertito  in
legge, con modificazioni, dalla legge  12  luglio  1991,  n.  203.  A
seguito della medesima operazione di polizia  giudiziaria,  un  altro
dipendente - che ha rivestito la  carica  di  primo  cittadino  nella
pregressa consiliatura destinataria, come sopra detto, nel 2012 della
misura dissolutoria di cui all'art. 143 del  decreto  legislativo  n.
267  del  2000  -  e'  stato  tratto  in  arresto  perche'   ritenuto
responsabile del reato previsto dall'art. 416-bis del codice penale. 
    Le verifiche  espletate  in  sede  di  accesso  hanno  poi  fatto
emergere la fitta rete di rapporti di parentela, di  affinita'  e  di
frequentazione che legano diversi  membri  degli  organi  elettivi  e
dell'apparato burocratico del comune a persone controindicate  ovvero
ad esponenti anche apicali dei sodalizi territorialmente egemoni. 
    Al riguardo,  e'  ampiamente  riconosciuto  che  il  reticolo  di
rapporti  e  collegamenti  -  tanto  piu'  rilevante  in  un   ambito
territoriale notoriamente compromesso  dalla  radicata  ingerenza  di
associazioni   malavitose   -   determina   un   quadro    indiziario
significativo da cui  si  puo'  desumere  un  oggettivo  pericolo  di
permeabilita' ai condizionamenti o alle ingerenze della  criminalita'
organizzata, a fronte del quale si rendono necessarie  idonee  misure
di prevenzione. 
    L'organo ispettivo ha inoltre preso in considerazione  gli  esiti
dell'attivita' di vigilanza svolta dalle forze  dell'ordine  che,  in
occasione delle consultazioni amministrative del  2014,  hanno  anche
evidenziato come in prossimita' dei seggi elettorali fossero presenti
soggetti contigui  o  intranei  ad  ambienti  criminali  sia  durante
l'espletamento  delle  operazioni  di   voto   sia   all'atto   della
dichiarazione del risultato finale dello scrutinio. 
    In tale  contesto,  il  prefetto  stigmatizza  la  grave  vicenda
verificatasi  nel  corso  dello  spoglio  delle   schede   elettorali
allorche' un proiettile inesploso e' stato rinvenuto  all'interno  di
una  scheda  prelevata  dall'urna  ed  inerente   alle   concomitanti
consultazioni europarlamentari. 
    Per quanto riguarda piu'  specificamente  l'attivita'  gestionale
dell'ente, gli accertamenti esperiti dalla  commissione  di  indagine
hanno messo in luce una generalizzata inefficienza  nonche'  gravi  e
reiterate omissioni che hanno caratterizzato anche  l'amministrazione
di due fabbricati  e  di  alcuni  terreni  agricoli  confiscati  alla
criminalita' organizzata e trasferiti al patrimonio indisponibile del
comune, i quali sono a tutt'oggi inutilizzati. 
    Al riguardo, risulta evidente come una siffatta gestione dei beni
confiscati alla criminalita' organizzata, in un contesto territoriale
seriamente  compromesso  dalla  presenza  di  gruppi  'ndranghetisti,
assuma profili di maggiore gravita' per il riflesso  che  puo'  avere
sulla collettivita' locale e sulla pubblica opinione. 
    Ulteriori elementi indicativi della  permeabilita'  dell'ente  ad
indebite   ingerenze   esterne   sono   emersi    dall'esame    della
documentazione attinente al settore dei contratti pubblici, in ordine
al quale sono stati  acclarati  pregiudizievoli  collegamenti  -  per
rapporti di parentela o frequentazione - tra gli ambienti  malavitosi
locali ed i titolari di ditte aggiudicatarie  di  lavori,  servizi  e
forniture. In particolare,  riferisce  il  prefetto  che  un'impresa,
ripetutamente affidataria - nel 2014, 2015 e  2016  -  di  lavori  di
manutenzione della rete fognaria e di pulizia dei  siti  di  raccolta
dei rifiuti, e' stata destinataria, ad agosto dello scorso  anno,  di
un provvedimento interdittivo antimafia. Parimenti, a febbraio  2017,
la  Prefettura  di  Reggio  Calabria   ha   adottato   un'informativa
interdittiva nei confronti di un'altra societa' che  nel  2016  aveva
svolto lavori di messa in sicurezza della viabilita' stradale. 
    Con  riferimento  al  settore  urbanistico,  l'organo   ispettivo
segnala che l'ente ha omesso di porre in essere  efficaci  azioni  di
contrasto  dei  fenomeni  di  abusivismo  edilizio,   particolarmente
diffusi nel territorio comunale  pur  trattandosi  di  un  centro  di
ridotte dimensioni demografiche. Sotto questo profilo, assume  valore
emblematico la circostanza che tra i titolari dei  manufatti  abusivi
figurano soggetti vicini ad ambienti criminali  per  stretti  vincoli
familiari, uno dei quali ha omesso di versare la sanzione  pecuniaria
prevista dall'art. 37, comma 5,  del  decreto  del  Presidente  della
Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 senza che il comune si sia  attivato
per ottenerne coattivamente il pagamento. 
    Un  altro  settore  in  cui  sono  state  riscontrate  situazioni
sintomatiche di illecite convergenze di  interessi  e'  quello  delle
concessioni demaniali e cimiteriali. Anche in questo caso e'  infatti
emerso  che  l'amministrazione  comunale  non  ha  intrapreso  alcuna
iniziativa finalizzata  al  recupero  del  canone  dovuto  da  taluni
concessionari  inadempienti.  Segnatamente,  gli  esiti  dell'accesso
hanno evidenziato  che  tra  i  predetti  concessionari  inadempienti
figura un amministratore locale che annovera  rapporti  di  parentela
con elementi di primo piano delle consorterie radicate nel territorio
nonche' frequentazioni con persone controindicate. 
    Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite
nella  relazione  del  prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Careri,  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali, con pregiudizio  dei
principi di buon andamento, imparzialita' e trasparenza, che  rendono
necessario l'intervento dello Stato  per  assicurare  il  risanamento
dell'ente. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento  di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Careri
(Reggio  Calabria),  ai  sensi  dell'art.  143  del  citato   decreto
legislativo n. 267 del 2000. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 10 gennaio 2019 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini