(Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
    Il Comune di Pachino (Siracusa), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati nelle consultazioni  amministrative  del  25  maggio  2014,
presenta forme di ingerenza da parte della  criminalita'  organizzata
che  compromettono  la  libera   determinazione   e   l'imparzialita'
dell'amministrazione nonche' il buon andamento  ed  il  funzionamento
dei servizi con  grave  pregiudizio  dell'ordine  e  della  sicurezza
pubblica. 
    Il  prefetto  di  Siracusa,  ritenuto  necessario  verificare  la
capacita' di alcuni consiglieri  comunali,  legati  per  rapporti  di
frequentazione  e  cointeressenze  ad  esponenti  della  criminalita'
organizzata, di  incidere  sui  processi  decisionali  dell'ente,  ha
disposto, con decreto del 20 aprile 2018  successivamente  prorogato,
l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2,
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli  accertamenti
di  rito  al  fine  di  verificare  la  sussistenza   di   forme   di
condizionamento  e  di   infiltrazione   delle   locali   consorterie
nell'amministrazione comunale. 
    Al termine dell'indagine  ispettiva,  la  commissione  incaricata
dell'accesso  ha  depositato  le  proprie   conclusioni   sulle   cui
risultanze il prefetto di  Siracusa,  sentito  nella  seduta  del  14
novembre 2018 il Comitato provinciale per  l'ordine  e  la  sicurezza
pubblica, integrato con la partecipazione  del  rappresentante  della
procura distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania,
del procuratore aggiunto della Repubblica  di  Siracusa  e  del  Capo
centro della direzione investigativa antimafia di Catania, ha inviato
l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente
proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli
amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso
e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i
presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143
del decreto legislativo n. 267/2000. 
    Successivamente,  a  seguito  della  mancata   approvazione   del
rendiconto di gestione anno 2017, l'assessore delle autonomie  locali
e della funzione pubblica della regione siciliana, con decreto del 22
gennaio 2019, ha disposto la sospensione del consiglio comunale. 
    I lavori svolti dalla commissione d'accesso hanno preso in esame,
oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione  comunale,
la cornice criminale ed il locale contesto ambientale ove si  colloca
l'ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e
le locali consorterie, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della
cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di  soggetti
o  imprese  collegati  direttamente  od  indirettamente  ad  ambienti
malavitosi. 
    Il  Comune  di  Pachino,  collocato  all'estremo  sud  est  della
Sicilia, e' tra i comuni con il  piu'  alto  tasso  di  delittuosita'
della regione ed insiste in un contesto  territoriale  caratterizzato
dalla presenza di una locale organizzazione di tipo  mafioso  che  ha
dimostrato  capacita'  di  intimidazione  e  di  infiltrazione  negli
apparati pubblici ed imprenditoriali. 
    La relazione della commissione  d'indagine  pone  in  rilievo  il
ruolo ed il sostegno fornito  alla  maggioranza  governativa  da  due
consiglieri  della  minoranza,  entrambi   vicini   alla   menzionata
consorteria mafiosa i quali,  all'esito  di  un'indagine  giudiziaria
denominata «maschere nude», sono stati rinviati a giudizio unitamente
al locale capo cosca per il reato  di  concussione  in  concorso  per
avere chiesto ad un imprenditore locale una somma di denaro  al  fine
di velocizzare una pratica amministrativa. 
    Nell'ambito della stessa indagine  giudiziaria  ad  uno  dei  due
predetti amministratori e' stato inoltre contestato il reato  di  cui
all'art. 416-bis per avere fatto parte  di  un'associazione  di  tipo
mafioso che si e' avvalsa della forza di  intimidazione  del  vincolo
associativo e della condizione di assoggettamento ed omerta'  che  ne
deriva per commettere una serie  indeterminata  di  reati  contro  la
persona,  il  patrimonio  e  la  pubblica  amministrazione,   delitti
commessi per acquisire  il  controllo  di  attivita'  economiche,  di
concessioni, di autorizzazioni, nonche' di appalti e servizi pubblici
per procurare voti a se' o ad altri  in  occasione  di  consultazioni
elettorali con specifico  riferimento  alle  elezioni  amministrative
comunali del maggio 2014. 
    Inoltre, sulla base delle risultanze  di  un'ulteriore  indagine,
all'esito della quale il  giudice  per  le  indagini  preliminari  di
Catania il 23 luglio 2018 ha emesso un'ordinanza di misura  cautelare
in carcere nei confronti di venti persone, la  commissione  d'accesso
delinea l'esistenza di un sodalizio di affari tra il menzionato  capo
cosca e i due citati  amministratori  comunali.  L'amministratore  in
questione, che peraltro in piu' consultazioni elettorali e' risultato
essere il candidato che ha conseguito il maggior numero di  voti,  in
passato e' stato amministratore unico di una  societa'  riconducibile
al  citato  esponente  criminale  di  cui  e'   anche   uno   stretto
collaboratore. 
    Piu' in particolare, la relazione  della  commissione  d'indagine
evidenzia l'esistenza, fin dalla fase delle consultazioni elettorali,
di un programma criminoso tra quest'ultimo consigliere  e  il  locale
capo  cosca  finalizzato  a  imporre  un  sindaco   funzionale   alla
realizzazione dei loro interessi. 
    Al  menzionato  amministratore  e'   inoltre   riconducibile   la
titolarita' di un esercizio  commerciale  la  cui  licenza  e'  stata
revocata nel mese di ottobre 2018 a seguito  di  interdittiva  emessa
dal prefetto di Siracusa. Nel locale, notoriamente punto di ritrovo e
di   frequentazione   di   soggetti    appartenenti    ad    ambienti
controindicati, si e' verificato anche nel 2018  un  grave  fatto  di
sangue. 
    La commissione d'accesso ha accertato che  il  citato  esercizio,
situato in un immobile  di  proprieta'  comunale  facente  parte  del
compendio mercato ortofrutticolo,  e'  stato  concesso  in  locazione
senza alcuna procedura ad evidenza pubblica  ed  e'  inoltre  l'unico
immobile, nell'ambito dell'area mercatale, ad essere  stato  escluso,
senza alcuna motivazione, dal piano di  dismissioni  predisposto  dal
Comune. 
    Rilevanti  controindicazioni  sono  emerse  anche   relativamente
all'altro consigliere al quale in passato, a seguito di  sopravvenuti
pregiudizi  penali,  sono  state   revocate   alcune   autorizzazioni
professionali. 
    Fonti tecniche di prova attestano l'attivita' di  condizionamento
esercitata dai due amministratori in  questione  e  dal  locale  capo
cosca nei confronti dell'ente locale  per  favorire  l'assunzione  di
alcuni parenti dell'esponente malavitoso  nonche'  per  agevolare  il
pagamento di fatture  fiscali  e  per  ottenere  indebiti  contributi
comunali  in  favore  di  una  societa'  riconducibile  ad   ambienti
criminali. 
    Viene al riguardo evidenziato come il sindaco, pur a  fronte  dei
suindicati  numerosi  e  rilevanti  episodi   di   cointeressenze   e
frequentazioni tra i menzionati amministratori comunali ed  esponenti
della  criminalita'  organizzata  non  solo  non  ha  avviato  alcuna
attivita' di contrasto o presa di distanza ma addirittura, a  seguito
del venir  meno  della  maggioranza  politica  che  lo  sosteneva  in
consiglio comunale, si e' prontamente avvalso dell'appoggio  politico
dei due menzionati consiglieri di  minoranza  che  si  sono  rilevati
determinanti per l'approvazione di importanti delibere di  competenza
del consiglio comunale. 
    Elementi  di  controindicazione  sono  emersi  anche  per  alcuni
dipendenti  relativamente  ai  quali  le  indagini  ispettive   hanno
evidenziato abituali frequentazioni con personaggi  di  spicco  della
locale malavita. 
    La relazione del prefetto evidenzia la figura ed il ruolo  svolto
da  un  dipendente  addetto  ad  uno  dei   servizi   amministrativi,
recentemente  tratto  in  arresto  all'esito  di  una  maxi  indagine
giudiziaria  coordinata  dalla  procura  distrettuale  antimafia   di
Catania e legato per interessi commerciali ad un esponente di  spicco
della locale consorteria. 
    La commissione d'indagine rileva inoltre che un altro  dipendente
comunale, da tempo attivo  in  politica  e  strettamente  legato  per
vincoli  amicali  ed  interessi  economici  familiari   ad   ambienti
controindicati, e' ritenuto l'anello di collegamento tra la  politica
locale e la criminalita' organizzata pachinese. 
    Ulteriori  concreti  elementi  attestano   l'elevato   grado   di
compromissione e condizionamento dell'amministrazione  comunale  agli
interessi della criminalita' organizzata. 
    Significativo e'  il  caso  della  gestione  di  alcune  aree  di
parcheggio da parte di un pluripregiudicato, condannato anche per  il
reato di associazione di tipo mafioso e in rapporti di amicizia con i
due sopra menzionati amministratori comunali, il quale ha svolto tale
attivita' abusivamente, su un sito di  importanza  comunitaria  (SIC)
insistente in una frazione ad alta vocazione turistica. 
    Al riguardo e' emerso da fonti tecniche di prova che ne' il primo
cittadino ne' il competente ufficio della polizia municipale,  pur  a
conoscenza dell'illecita  gestione  dell'area  di  parcheggio,  hanno
posto in essere  alcuna  iniziativa  per  far  cessare  la  descritta
situazione di illegalita'. 
    L'amministrazione  comunale  non  ha   nemmeno   avviato   alcuna
iniziativa per risolvere il contratto di locazione di un  terreno  di
proprieta' comunale di cui  il  citato  pregiudicato  era  conduttore
nonostante, in costanza di contratto, fosse stato tratto in arresto a
seguito di condanna per reati di mafia con interdizione dai  pubblici
uffici per anni cinque. Solo dopo  l'insediamento  della  commissione
d'indagine e' stato effettuato un sopralluogo che ha  rilevato  abusi
ed un'illegittima cessione in subaffitto dell'area, fatti per i quali
il  menzionato   pregiudicato   e'   stato   deferito   all'autorita'
giudiziaria ed e' stato risolto il contratto di locazione. 
    Ulteriori rilevanti anomalie che evidenziano  il  condizionamento
dell'attivita' amministrativa da parte della criminalita' organizzata
sono state  evidenziate  all'esito  delle  verifiche  disposte  dalla
commissione d'indagine  sulle  procedure  di  assegnazione  dei  c.d.
«voucher» o buoni lavoro. In tale ambito e' stata  rilevata  un'ampia
divergenza tra i  nominativi  presenti  nell'elenco  consegnato  alla
commissione d'accesso e quelli ricompresi nelle liste  allegate  alle
determine che hanno disposto le erogazioni, avvenute in  buona  parte
nelle fasi post elettorali e prevalentemente in  favore  di  soggetti
controindicati con precedenti o pendenze penali  alcune  delle  quali
anche per gravi reati. 
    Criticita' sono  emerse  anche  dalle  verifiche  effettuate  sul
patrimonio comunale che hanno evidenziato casi di abusiva  detenzione
di  immobili  da  parte  di   soggetti   subentrati   arbitrariamente
all'originario assegnatario, la  sistematica  morosita'  della  quasi
titolarita' dei conduttori nonche' la presenza tra  i  detentori  dei
beni di soggetti ritenuti contigui alla criminalita' organizzata. 
    Ulteriore vicenda che inequivocabilmente evidenzia la propensione
dell'ente ad agire in violazione dei principi di legalita'  e',  come
rilevato dalla commissione d'indagine, quella che ha  interessato  un
dirigente comunale, contiguo alla locale cosca, rinviato  a  giudizio
unitamente ad altri  dipendenti  per  avere  indebitamente  prelevato
dalle casse comunali ingenti somme di denaro. 
    Altrettanto significativa  e'  la  vicenda  relativa  alla  villa
abusiva costruita dalla famiglia  del  locale  capo  cosca  che,  pur
insistendo su un'area ben visibile, non e' stata oggetto di verifiche
e controlli  da  parte  degli  uffici  tecnici,  eseguite  solo  dopo
l'insediamento della commissione d'indagine e su sollecitazione della
stessa. 
    Le  circostanze,  analiticamente  esaminate  e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto, hanno rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione  comunale  di  Pachino  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'ente locale,  nonche'
il  pregiudizio  degli  interessi   della   collettivita',   rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
    Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del
provvedimento di  scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Pachino
(Siracusa), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18  agosto
2000, n. 267. 
    In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
      Roma, 6 febbraio 2019 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini 
 
                            ------------ 
 
                       IL PREFETTO DI SIRACUSA 
 
Prot. n. 797/2018/R/O.P.S. 
 
                                        Al sig. Ministro dell'interno 
                                                                 Roma 
    Oggetto: Comune di Pachino (SR) - proposta  di  scioglimento  del
consiglio comunale ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18
agosto 2000, n. 267. 
    Il Comune di Pachino, i cui organi elettivi sono stati  rinnovati
nelle consultazioni  amministrative  del  25  maggio/6  giugno  2014,
presenta  forme  di  condizionamento  da  parte  della   criminalita'
organizzata  tali  da  compromettere  la  libera   determinazione   e
l'imparzialita' dell'Amministrazione, nonche' il buon andamento e  il
funzionamento dei servizi, in misura tale da giustificare  l'adozione
dei provvedimenti amministrativi cautelari di cui  all'art.  143  del
decreto legislativo n. 267/2000. 
    La citta' di Pachino, situata all'estremo sud-est della  Sicilia,
registra una popolazione residente  pari  a  22.263  abitanti  ed  e'
contraddistinta da una vivace economia agricola. E' il settimo Comune
della Provincia di Siracusa per popolazione (ma fra i meno estesi per
la superficie, pari a 50,47 kmq) ed e' tra quelli con  il  piu'  alto
tasso di delittuosita'. 
    Nel territorio si muove una locale consorteria criminale di  tipo
mafioso - collegata al clan Omissis di Catania -  che  ruota  attorno
alla figura di Omissis, ritenuto il  capomafia  di  Pachino.  Questi,
dopo  lunga  detenzione,  e'  stato  scarcerato  nel  maggio  2013  e
sottoposto alla misura di prevenzione che, scaduta nell'ottobre dello
stesso anno, non e stata rinnovata. 
    Il contesto territoriale pachinese  e'  da  tempo  all'attenzione
dello scrivente e l'analisi delle situazioni localmente  rilevate  ha
formato  oggetto  di  diverse  riunioni  tecniche  di   coordinamento
interforze integrate con la partecipazione della Procura distrettuale
della Repubblica presso il Tribunale di Catania, della Procura  della
Repubblica di Siracusa e della DIA di Catania. 
    Ritenuti sussistenti i presupposti per l'esercizio del potere  di
accesso presso il Comune di Pachino, si e' chiesta e  ottenuta  dalla
S.V. (con decreto ministeriale n. 17102/128/78(3) del 13 aprile 2018)
la delega a esercitare i poteri di indagine di cui all'art.  143  del
decreto legislativo  n.  267/2000.  In  esecuzione  della  delega  lo
scrivente ha proceduto (con D.P. del 20 aprile 2018) alla  nomina  di
apposita Commissione di indagine, composta dal dott. Filippo  Romano,
Viceprefetto Vicario, dalla dott.ssa Marinella Iacolare, Viceprefetto
aggiunto  e  dal  dott.  Gaetano  D'Erba,  Dirigente   del   servizio
contabilita' e gestione finanziaria, tutti in servizio presso  questa
prefettura. 
    La Commissione ha concluso i  lavori  e  depositato  in  data  12
ottobre scorso, entro i termini della proroga  disposta  con  decreto
prefettizio del 13 luglio c.a., apposita relazione conclusiva  che  e
stata condivisa in sede di Comitato provinciale  per  l'ordine  e  la
sicurezza pubblica del 14 corrente, alla presenza del  rappresentante
della Procura distrettuale della Repubblica presso  il  Tribunale  di
Catania, del Procuratore aggiunto della Repubblica di Siracusa e  del
Capo centro della DIA di Catania. 
    L'indagine ex art. 143, come gia' rappresentato  nella  richiesta
di delega, ha preso avvio, tra l'altro, dopo aver constatato il ruolo
di  sostegno  fornito  all'Amministrazione  del   Omissis   dai   due
consiglieri di minoranza, Omissis e  Omissis,  entrambi  vicini  alla
locale consorteria mafiosa. 
    Il sostegno dei predetti consiglieri di opposizione  e'  divenuto
decisivo  e  piu'  volte  determinante  in  occasione  di  importanti
deliberazioni  di   consiglio   comunale,   poiche'   la   originaria
maggioranza  che  sosteneva  il  Omissis,  si   e'   progressivamente
sfilacciata, sino a venir meno. 
    I suindicati consiglieri comunali Omissis e  Omissis,  unitamente
al capo clan Omissis,  sono  stati  coinvolti  in  vari  procedimenti
penali, anche durante il periodo di attivita'  della  Commissione  di
indagine, che hanno suffragato il  quadro  di  condizionamento  e  di
infiltrazione mafiosa che  ha  interessato  l'amministrazione  e  gli
organi elettivi del comune. 
    La relazione conclusiva fa ampio riferimento alle  risultanze  di
tali inchieste, di cui di seguito si riporta una sintesi esplicativa: 
      Procedimento penale n. 1573/2013 R.G.  -  Operazione  «Maschere
nude». 
    A seguito di attivita' di indagine, avviata gia' dopo, pochi mesi
dalla scarcerazione del Omissis e condotta dal commissariato di  P.S.
di Pachino e dalla Squadra mobile di Siracusa, e' stato  disposto  il
rinvio a giudizio dello  stesso  Omissis,  del  consigliere  comunale
Omissis, del consigliere comunale Omissis unitamente  all'ex  sindaco
Omissis per i reati di concussione in concorso in pregiudizio  di  un
imprenditore di Melilli al quale avevano chiesto la somma  di  10.000
euro per velocizzare il  pagamento  di  una  fattura  per  i  servizi
realizzati durante l'Estate pachinese del 2013. 
    Inoltre,  l'indagine  ha  svelato  come,  grazie  a   compiacenze
all'interno di detta amministrazione, Omissis e Omissis riuscissero a
lucrare su appalti (uno del valore  di  33.000  euro  o  l'altro  del
valore  di  6.500  euro),  direttamente  affidati  e  pagati  ad  una
associazione riconducibile agli stessi. 
    Nel medesimo procedimento penale, Omissis e  Omissis  sono  stati
imputati in concorso anche per il delitto di cui  all'art.73  decreto
del Presidente della Repubblica n. 309/90, per detenzione e  cessione
di sostanze stupefacenti. 
      Procedimento penale n. 8320/2014 R.G.  -  Operazione  «Maschere
nude due». 
    Nell'ambito di questa operazione, e' stato emesso  il  18  luglio
2018,  avviso  di  conclusione  indagini  da  parte   della   Procura
distrettuale  di  Catania  nei  confronti  di  Omissis   e   Omissis,
contestando l'art. 416-bis C.P. commi 1, 2 e 3, per avere fatto parte
dell'associazione  di  tipo  mafioso  denominata  «clan  Omissis»  ed
«essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo
e della condizione di assoggettamento ed omerta' che ne derivava  per
commettere una serie indeterminata di reati contro la persona, contro
il patrimonio e la P.A., delitti connessi  al  traffico  di  sostanze
stupefacenti nonche' per acquisire in modo diretto  ed  indiretto  la
gestione  o  comunque  il  controllo  di  attivita'  economiche,   di
concessioni  di  autorizzazioni,  appalti  e  servizi  pubblici,  per
procurare voti a  se'  o  ad  altri  in  occasione  di  consultazioni
elettorali - con specifico riferimento alle  elezioni  amministrative
comunali di Pachino del 25 maggio  e  dell'8  giugno  2014  -  e  per
conseguire, comunque, profitti vantaggi ingiusti per se' e per altri;
rivestendo il Omissis il ruolo di capo e promotore  dell'associazione
e lo Omissis il ruolo di affiliato». 
      Procedimento penale  n.  8539/2015  R.G.  -  Operazione  «Araba
Fenice». 
    Da questa operazione, la valenza criminale del clan Omissis e  la
sua operativita'  sul  territorio  comunale  sono  state  ribadite  e
ulteriormente evidenziate dalle circostanze  indicate  nell'Ordinanza
applicativa di misura cautelare in carcere emessa il 23  luglio  2018
dal Giudice per le indagini preliminari, nei confronti di Omissis  su
richiesta della DDA, presso la Procura di Catania. 
    La misura della custodia cautelare e' stata emessa  in  relazione
all'imputazione di cui all'art. 416-bis commi 1, 3, 4 e 6 C. P.,  per
aver commesso gli indagati una serie indeterminata di delitti  contro
la persona, contro il patrimonio e connessi al traffico  di  sostanze
stupefacenti, nonche'  per  acquisire  il  controllo  e  la  gestione
monopolistica  di  attivita'  economiche,  ed  in   particolare   del
commercio  di  prodotti  ortofrutticoli  della  zona,  al   fine   di
conseguire profitti e vantaggi ingiusti a benefico  dell'associazione
criminale di appartenenza,  con  l'aggravante  del  carattere  armato
della stessa associazione. 
    Dalle risultanze giudiziarie e' emerso che  il  Omissis,  a  capo
dell'omonimo clan,  spalleggialo  dai  suoi  sodali,  condizionato  a
proprio favore le dinamiche economiche del territorio.  Egli  -  dopo
aver creato la societa' Omissis, intestata  al  figlio  Omissis  e  a
Omissis figlio di altro pregiudicato Omissis -  ha  commesso  plurimi
delitti di estorsione nei confronti di numerosi imprenditori agricoli
e di altri  operatoti  economici,  ponendo  in  essere  attivita'  di
trasferimento  fraudolento  di  valori,  nonche'  furti  e   traffico
organizzato di stupefacenti. 
    La suindicata societa' Omissis, risulta, infatti, avere avuto  un
ruolo  preminente  nell'economia  locale,  con  un  volume   d'affari
superiore ai due milioni di euro annui; ad esito  dell'operazione  il
giudice delle indagini  preliminari  di  Catania,  con  ordinanza  n.
230718.1 del 23 luglio 2018, ne ha disposto il  sequestro  preventivo
delle quote sociali e dell'intero patrimonio aziendale. 
    Dalle medesime risultanze, la Commissione ha ricavato  molteplici
spunti d'interesse per l'indagine ex art. 143 TUEL, che consentono di
delineare un quadro che denota l'esistenza di un sodalizio di  affari
e criminale che lega Omissis, il consigliere Omissis e il consigliere
Omissis, seppure quest'ultimo con una caratura diversa, nonche' altri
consiglieri e dipendenti comunali. 
    Numerosi ed univoci sono gli elementi di contiguita'  evidenziati
nella relazione  sul  conto  del  consigliere  Omissis  e  sulla  sua
capacita' di condizionamento del  voto.  Egli  difatti  e'  risultato
essere, da diversi mandati, il candidato che ha conseguito il maggior
numero  di  voti;  tale  primato  e'  stato  confermato  alle  ultime
consultazioni elettorali tenutesi del 2014. 
    Lo Omissis, legato da tempo al boss Omissis al quale ha fatto  da
autista, ha rivestito l'incarico di amministratore unico dell'azienda
agricola Omissis, gia' citata, riconducibile allo stesso  boss.  Egli
risultava  altresi'  amministratore  unico  della  societa'  agricola
Omissis acquisita nei 2017 dal proprio figlio e da Omissis, figlia di
Omissis, che nel 2014 l'avevano costituita. 
    Nei confronti della societa' Omissis in data 31 ottobre 2018;  e'
stata emessa dallo scrivente informazione antimafia interdittiva. 
    Il Omissis, oltre al citato rapporto con il boss Omissis, risulta
avere costanti  frequentazioni  anche  con  altri  noti  pregiudicati
locali. 
    Al predetto Omissis e' riconducibile anche l'esercizio bar,  sito
in  Pachino,  denominato  Omissis  formalmente  intestato  al  figlio
convivente Omissis incensurato. Detto esercizio,  notoriamente  punto
di ritrovo e di frequentazione di malavitosi,  in  data  12  febbraio
2018 e' stato teatro di un grave fatto di sangue  con  il  ferimento,
mediante colpi di arma da fuoco, di un pregiudicato ad  opera  di  un
altro che e' stato poi arrestato. 
    La licenza di esercizio del bar e'  stata  dapprima  sospesa  con
provvedimento del Questore di Siracusa, e successivamente revocata  a
seguito di informazione antimafia interdittiva emessa dallo scrivente
in data 3 ottobre 2018. 
    E proprio con riguardo a detto esercizio commerciale  sono  stati
riscontrati dalla Commissione  univoci  elementi  di  condizionamento
dell'amministrazione, significativi ai fini dell'art.143 del TUEL: 
      il bar si trova, infatti, allocato in  uno  degli  immobili  di
proprieta'  comunale,  facenti  parte  del  compendio   del   mercato
ortofrutticolo, ed e' stato a  suo  tempo  concesso,  in  assenza  di
procedura  a  evidenza  pubblica,  alla  signora  Omissis,   titolare
dell'omonima ditta individuale, che a sua  volta  lo  ha  concesso  a
titolo di affitto al sig. Omissis,  figlio  del  consigliere  che  lo
detiene per un canone irrisorio; 
      l'unita' immobiliare e' stata l'unica,  nell'ambito  mercatale,
ad essere esclusa dal piano di dimissioni immobiliari predisposto dal
Comune  in  occasione  della  procedura  di  adozione  del  piano  di
riequilibrio   finanziario.   Tale   esclusione   oggettivamente   ha
avvantaggiato l'attivita' economica del gestore del bar, al quale  e'
stato consentito di beneficiare della disponibilita' di' un  immobile
comunale, che senza alcuna motivazione, e' stato escluso dal piano di
alienazioni immobiliari. 
    Per quanto riguarda il  consigliere  comunale  Omissis  anch'egli
rinviato a giudizio unitamente  a  Omissis  nel  procedimento  penale
Maschere Nude», la Commissione  di  indagine  ha  evidenziato  quanto
segue: 
      il predetto, ex guardia giurata -  in  quanto  i  titoli  e  la
qualifica gli sono stati revocati a seguito di intervenuti pregiudizi
penali - e' membro della Commissione consiliare (della quale  Omissis
e' presidente) con funzioni consultive e propositive nel settore  dei
lavori  pubblici,  della  manutenzione   stradale   e   dei   servizi
cimiteriali,  settori  sensibili  fra  le  politiche  di   competenza
comunale. Egli ha fornito, insieme al consigliere  Omissis,  appoggio
politico e sostegno alla giunta Omissis secondo uno  schema  tale  da
far presumere un disegno preordinato. 
    In effetti, l'attivita' di condizionamento sul  Comune  da  parte
del  clan  Omissis  attraverso   i   suindicati   consiglieri,   come
evidenziato dalla Commissione di indagine, ha trovato conferma  nelle
risultanze dell'attivita' di intercettazione, effettuate  nell'ambito
delle richiamate indagini «Maschere nude» e «Maschere  nude  due»,  a
carico del Omissis durante il periodo della sua lunga detenzione. 
    Tali captazioni hanno evidenziato  che  il  Omissis;  gia'  negli
ultimi  mesi  di  reclusione,  aveva  programmato   di   intervenire,
attraverso  i  consiglieri  Omissis  e  Omissis  sull'amministrazione
comunale, al fine di ottenere la collocazione  lavorativa  di  alcuni
soggetti (fra cui parenti  stretti  del  Omissis),  di  agevolare  il
pagamento di fatture mediante atti corruttivi, di lucrare su  appalti
comunali, ed addirittura di ottenere indebiti contributi  comunali  a
favore della societa' Omissis di cui sopra. 
    Al riguardo, al fine di schermare l'indebito beneficio  economico
erogato in favore del  Omissis  si  e'  utilizzata  fittiziamente  la
denominazione di  altra  omonima,  ignara  associazione  operante  in
tutt'altro settore. 
    Dalle citate indagini giudiziarie e'  emerso,  altresi',  che  la
realizzazione del programma criminoso di interessi tra il boss  e  il
consigliere Omissis dovesse realizzarsi attraverso una vera e propria
penetrazione   all'interno   dell'Amministrazione    comunale,    ove
intendevano   infiltrarsi   e    condizionarne    l'attivita',    con
l'imposizione di un sindaco funzionale alla  realizzazione  dei  loro
intenti. 
    E cio' sin dalla fase della consultazione elettorale, durante  la
quale, per come evidenziato nella relazione di indagine, si  e'  dato
ampiamente atto delle  attivita'  programmate  dal  Omissis  e  dallo
Omissis per la raccolta dei consensi in favore dei candidati  a  loro
graditi. 
    In questo ambito la  Commissione  ha,  altresi',  individuato  la
figura del dipendente Omissis, addetto ai servizi cimiteriali, attivo
in politica da tempo (gia' consigliere provinciale),  candidato  alla
carica di sindaco nelle elezioni della primavera 2014, nelle quali ha
riportato un risultato non trascurabile  con  il  15,21  %  dei  voti
(appena  133  voti  in  meno  del  secondo   candidato   entrato   in
ballottaggio). 
    Questi,  indicato  come  abituale  frequentatore  di   personaggi
malavitosi inseriti i contesti mafiosi (clan Giuliano  di  Pachino  e
clan Cappello di Catania) e pronto a favorire  il  procacciamento  di
voti a  pagamento,  e'  sua  volta  amico  del  consigliare  comunale
Omissis. 
    La rilevata contiguita' del dipendente Omissis  ha  trovato  oggi
conferma, in quanto lo stesso e' stato arrestato il 14 novembre  u.s.
nella  maxi  operazione,  coordinata   dalla   Procura   distrettuale
antimafia di  Catania  sull'attivita'  di  gestione  delle  scommesse
on-line, nell'ambito  della  regione  siciliana,  da  parte  di  clan
mafiosi,  in   particolare   quelli   catanesi   dei   «Cappello»   e
«Santapaola-Ercolano». 
    Altro  consigliere  comunale  sul   quale   si   e'   focalizzata
l'attenzione della Commissione e' Omissis, titolare di Autoscuola, da
tempo  attivo  in  politica,  passato  all'opposizione  in  consiglio
comunale, che e' individuato quale altro snodo fra la politica locale
e la criminalita' organizzata pachinese. 
    Fra l'altro, il figlio dello stesso, Omissis,  ingegnere  civile,
e' il tecnico di fiducia della famiglia del boss Omissis. 
    Dalle  audizioni  di  consiglieri   svolte   dalla   Commissione,
peraltro, e'  emersa  una  sostanziale  indifferenza  ai  temi  della
politica, tanto da rendere fungibili le candidature in  questa  o  in
quella lista, secondo una scelta assistita  da  valutazioni  di  tipo
esclusivamente  clientelare.  Cio'  assume  maggiore   gravita',   se
inquadrata in un contesto politico locale caratterizzato dalle  sopra
descritte contiguita' con la criminalita' organizzata. 
     Nella relazione si e' evidenziato, inoltre, che  il  consigliere
Omissis e' amico intimo  di  Omissis,  condannato  per  il  reato  di
associazione di tipo mafioso, collegato al «clan Trigila» di Noto. 
    Risultano, altresi',  frequentazioni  fra  il  Omissis,  il  boss
Omissis e il consigliere comunale Omissis. Peraltro,  il  figlio  del
consigliere Omissis, che come detto e' ingegnere civile,  e'  tecnico
di fiducia anche del Omissis. 
    A fronte degli stretti rapporti dei suindicati  amministratori  e
dipendenti comunali  con  personaggi  di  spicco  della  criminalita'
organizzata, l'amministrazione comunale non ha  mai  frapposto  alcun
argine ne' dal punto  di  vista  politico  ne'  dal  punto  di  vista
dell'attivita' amministrativa. 
    Come  rilevato  nella  relazione  di  indagine,  venuta  meno  la
maggioranza politica che  lo  sosteneva  in  consiglio  comunale,  il
Omissis si e'  avvalso  del  sostegno  politico  dei  consiglieri  di
minoranza Omissis e Omissis. Difatti,  costoro  nel  corso  dell'anno
2017, con la loro  condotta,  sono  risultati  determinanti  ai  fini
dell'approvazione di importanti delibere di competenza del  consiglio
comunale, la cui adozione e' risultata necessaria  per  il  prosieguo
della consiliatura, e segnatamente: 
      adesione al piano di riequilibrio (Omissis favorevole,  Omissis
assente); 
      approvazione  del  bilancio  di  previsione  2017  e  triennale
2017-2019 (Omissis ed Omissis favorevoli); 
      piano della valorizzazione  e  di  dismissione  degli  immobili
comunali (Omissis ed Omissis favorevoli (la cui  rilevanza  e'  stata
segnalata anche in rapporto alla sopradescritta  vicenda  riguardante
il bar Omissis; 
      approvazione  del  rendiconto   di   gestione   2016   (Omissis
favorevole, Omissis assente); 
      approvazione del piano  di  riequilibrio  (Omissis  favorevole,
Omissis assente). 
     Oltre che sugli assetti politico istituzionali,  la  Commissione
ha  rilevato  compromissioni  e  condizionamenti  anche  nei  settori
amministrativi del Comune, di tenore simile a quelli  riguardanti  la
vicenda relativa al bar Omissis. 
    Diversi sono gli episodi accertati, fortemente sintomatici  della
grave compromissione dell'attivita' amministrativa e della violazione
dei canoni di legalita'. 
    Tale e' il caso delle aree di parcheggio gestite dal pregiudicato
Omissis, amico dei consiglieri Omissis e Omissis. 
    Questi  ha  svolto  l'attivita'  abusivamente,  in   carenza   di
autorizzazioni, presso la frazione ad  alta  vocazione  turistica  di
Marzamemi, su un terreno che ricade in area S.I.C. Il  suolo  di  cui
trattasi e' stato ceduto dal proprietario al Omissis comodato d'uso a
seguito di minacce,  poste  in  essere  anche  con  l'intervento  del
Omissis e di persone a lui legate. 
    In questa occasione la Commissione  ha  rilevato  che  lo  stesso
sindaco, seppur consapevole della  abusivita'  della  gestione  delle
aree di parcheggio, non ha  posto  in  essere  alcuna  attivita'  nei
confronti degli organi di Polizia municipale di Pachino, al  fine  di
far cessare l'accertata condizione di illegalita'. 
    Il medesimo atteggiamento omissivo da parte  dell'amministrazione
comunale e' stato riscontrato con riguardo ad altro  terreno,  questa
volta di proprieta' comunale, di cui il Omissis e' conduttore. 
    L'amministrazione comunale non  ha  mai  avviato  iniziative  per
risolvere il rapporto contrattuale in argomento, nonostante nel corso
dello stesso il conduttore fosse stato condotto in carcere per  reati
di mafia, a seguito di sentenza di condanna datata 24 febbraio  2014,
emessa  dalla  Corte  d'assise   d'appello   di   Catania,   divenuta
irrevocabile il 6  febbraio  2015  che  ha  pure  comminato  la  pena
accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per anni cinque. 
    Nel corso dell'indagine disposta ai sensi dell'art.  143  terreno
in questione e' stato oggetto di un sopralluogo,  in  data  6  luglio
2018, e ne e' stata accertata l'illegittima cessione in  «subaffitto»
nonche' la realizzazione abusiva di una trivella. Solo dopo che  sono
stati deferiti all'Autorita' giudiziaria gli autori degli  abusi,  il
sindaco  ha  impartito  agli  uffici  comunali   indirizzi   per   la
risoluzione del contratto di locazione, cui si  e'  pervenuto  il  28
settembre 2018. 
    Peraltro, sulla gestione dei  parcheggi  di  Marzamemi  e'  stata
accertata la diretta ingerenza del Omissis. Le  indagini  di  polizia
giudiziaria, svolte  nell'ambito  dell'operazione  denominata  «Araba
Fenice», hanno difatti  acclarato  che  lo  stesso,  per  l'esclusiva
finalita' di garantire maggiori introiti all'attivita'  gestoria,  ha
sollecitato in modo pressante, mediante persone  da  lui  incaricate,
gli organi di polizia comunale  a  sanzionare  gli  automobilisti  in
divieto di sosta. 
    La circostanza dimostra la consapevolezza in capo al  Omissis  di
poter interferire, con il suo carisma criminale  e  quello  dei  suoi
accoliti,  sulle  attivita'  e   sui   compiti   dell'amministrazione
comunale. 
    Altra vicenda chiaramente sintomatica di una amministrazione  non
improntata a perseguire il pubblico interesse e  connotata  da  gravi
profili di illegalita', riguarda  Omissis  Comandante  della  Polizia
municipale, che si e' appropriato indebitamente  di  somme  prelevate
dai conti correnti destinati ai proventi contravvenzionali. 
    L'ammanco  totale  complessivo,  che  ammonta,  per  il   periodo
2014/2017, a € 122.930,72 e' stato prelevato per contanti e  a  mezzo
assegni che il Omissis compilava e riscuoteva a proprio nome. 
    Nel settembre  2018,  per  questi  fatti,  il  Omissis  e'  stato
rinviato a giudizio per peculato  insieme  ad  altri  due  dipendenti
assegnati alla Polizia municipale, Omissis e Omissis. 
    Inoltre, nei confronti del predetto Omissis vi sono diverse altre
imputazioni  per  gravi  reati,  dettagliatamente   esaminate   nella
relazione.  Anche  per  tale  verso  si  ricava  la   condizione   di
assoggettamento  e  di  condizionamento  criminale  nel  quale  versa
l'Amministrazione comunale,  e  per  essa  anche  i  suoi  dipendenti
apicali. 
    In tale contesto si inserisce  anche  la  vicenda  che  vede  nel
Omissis l'autore della erogazione di un  contributo  a  favore  della
citata  societa'  Omissis  riconducibile   a   Omissis,   utilizzando
fittiziamente la denominazione di altra omonima ignara  associazione,
operante in tutt'altro settore, per come sopra cennato. 
    Altrettanto significativo e' il mancato intervento dei competenti
organi comunali relativamente alla  villa  abusiva  realizzata  dalla
famiglia Omissis in contrada Carrubella su un terreno ottenuto ad  un
prezzo irrisorio dal proprietario.  La  totale  e  grave  assenza  di
controlli da parte dei competenti uffici comunali ha  consentito  che
venisse realizzato l'edificio abusivo di  cui  trattasi,  ubicato  in
zona posta a ridosso di una strada di transito  molto  frequentata  e
per tale ragione estremamente visibile. 
    Solo su sollecitazione della  Commissione  di  indagine  nominata
dallo Scrivente si e' avuto l'intervento della Polizia  municipale  e
dell'Ufficio tecnico del Comune di Pachino. 
    Altro servizio fortemente esposto  al  condizionamento  e'  stato
individuato  quello  che  si  occupa   dell'assegnazione   dei   c.d.
«voucher», o buoni-lavoro (legge aprile 2009, n. 33). 
    In tale ambito e'  emersa  una  ampia  divergenza  fra  gli  atti
d'ufficio e le effettive  erogazioni,  caratterizzate  da  una  certa
«preferenza» per soggetti controindicati: circa 60%  dei  beneficiari
ha  precedenti  giudiziari  o  pendenze,  alcuni  dei   quali   anche
particolarmente     gravi.     L'impegno     economico      sostenuto
dall'amministrazione comunale solo per  questi  ultimi  e'  risultato
pari a piu' del 50% di quello complessivamente stanziato. 
    Sono  state  riscontrate  criticita'  anche  nelle  procedure  di
affidamento del servizio  di  raccolta  e  conferimento  dei  rifiuti
solidi urbani.  La  Commissione  di indagine  ha  segnalato  che  gli
affidamenti sono avvenuti in regime  di  proroga  mediante  ordinanze
sindacali e,  solo  dopo  ripetute  proroghe,  si  e'  proceduto  con
l'aggiudicazione della gara. 
    Nella erogazione del servizio idrico e' emblematica di irregolare
gestione amministrativa la vicenda  accertata  dalla  Commissione  di
indagine, relativa  al  Omissis  alla  collegata  societa'  Omissis",
riconducibili a Omissis. In questo caso, pur trattandosi un  servizio
pubblico di fornitura di acqua potabile a una intera contrada in  una
localita' balneare molto  affollata  nei  mesi  estivi,  il  pozzo  e
relativo acquedotto sono stati realizzati e gestiti da un privato, lo
stesso Omissis, e solo da ultimo, durante i lavori  del  Commissione,
il comune ne ha disposto la requisizione. 
    Ulteriori miticita' e illegalita' sono  emerse  anche  in  merito
alla gestione del patrimonio immobiliare. In tale settore sono  state
riscontrate: l'abusiva detenzione di immobili comunali  da  parte  di
soggetti arbitrariamente subentrati all'originario  assegnatario,  la
sistematica  morosita'  di  quasi  tutti  i  conduttori,  la  mancata
ricognizione del patrimonio immobiliare, nonche' la presenza,  tra  i
detentori degli immobili comunali di soggetti ritenuti contigui  alla
criminalita' organizzata. 
    Anche  la  gestione  dei  tributi   comunali   presenta   elevata
criticita', con particola riferimento  al  forte  tasso  di  evasione
tanto per contribuenti non censiti quanto per contribuenti insolventi
o morosi, che costituisce  causa  rilevante  della  grave  situazione
economica e finanziaria in cui versa l'ente. 
    La relazione di indagine ha, altresi', evidenziato che la stretta
rete  di  rapporti  e collusioni  criminali  non  accetta  attenzioni
mediatiche. 
    In questo contesto si  inserisce  l'attivita'  intimidatoria  del
clan Omissis rivolta nei confronti del giornalista Omissis che  nella
propria testata on-line Omissis  in  piu'  occasioni  si e'  occupato
della presenza del sodalizio  mafioso  facente  capo  a  Omissis  nel
territorio  di  Pachino   e   al   condizionamento   delle   elezioni
amministrative del 2014. 
    A seguito delle denunce del giornalista per le minacce subite sui
social media con espressioni  pesanti  e  intimidatorie,  sono  stati
emessi quattro ordini di custodia cautelare in carcere a carico dello
stesso Omissis e di suoi complici. 
    Allo stesso modo, dopo che  sul  giornale  on-line  Omissis  sono
state pubblicate notizie sull'abuso edilizio commesso dal Omissis, il
consigliere Omissis si e' espresso a difesa di  quest'ultimo,  sempre
sui social, con minacce e offese nei confronti  dei  giornalisti  che
avevano osato «mettere in piazza» le vicende dell'amico Omissis. 
    Di  fronte  al  quadro  di   permeabilita'   dell'Amministrazione
comunale ai condizionamenti criminali fin qui delineato,  il  sindaco
Omissis non ha  predisposto  iniziative  di  contrasto  o  di'  reale
opposizione al fenomeno criminale, almeno fino all'insediamento della
Commissione di indagine nominata ai sensi dell'art. 143 TUEL. 
    La valutazione delle vicende sopra  sinteticamente  riportate  in
termini di sussistenza dei presupposti di cui all'art.  143  TUEL  e'
confortata dalla giurisprudenza amministrativa. Il Consiglio di Stato
ha piu' volte avuto modo di pronunziarsi in merito alla rilevanza  di
comportamenti meramente tolleranti a fronte di condotte illegali  che
determinino un effettivo condizionamento dell'esercizio di  pubbliche
funzioni o pubblici servizi  (Consiglio  di  Stato,  sezione  IV,  21
maggio 2007, n. 2583).  Altrettanto  incisiva  e'  la  giurisprudenza
sulla rilevanza delle condotte omissive addebitabili  alla  compagine
di  governo  degli  enti  locali.  In  particolare,   sono   elementi
sintomatici di assoggettamento dell'Ente o degli amministratori  alle
ingerenze della criminalita' di tipo mafioso «il coinvolgimento degli
organi di vertice politico amministrativo, o anche piu' semplicemente
l'inadeguatezza  dello  stesso  vertice  politico  amministrativo   a
svolgere  i  propri  compili  di  pianificazione,  di  direttiva,  di
impulso, di vigilanza e di verifica, nei confronti della burocrazia e
dei gestori dei servizi pubblici del comune, che impongono l'esigenza
di intervenire ed apprestare tutte le misure e le risorse  necessarie
per  una  effettiva  cura  e  difesa  dell'interesse  pubblico  dalla
compromissione  derivante   da   ingerenze   estranee   riconducibili
all'influenza e all'ascendente esercitati da gruppi  di  criminalita'
organizzata» (TAR Lazio - Roma, sezione I, sentenza 20  agosto  2015,
n. 10899). 
    L'omessa attivazione  di  meccanismi  di  difesa  sia  in  ambito
politico, accettando  il  sostegno  dei  consiglieri  collegati  alla
criminalita' organizzata, sia in  ambito  amministrativo  in  settori
nevralgici, quali l'urbanistica, la polizia municipale,  l'erogazione
dei  sussidi   ha   reso   il   Comune   decisamente   permeabile   a
condizionamenti esterni ed alla infiltrazione mafiosa. 
    Nel corso dell'indagine, dunque, sono emersi concreti e rilevanti
elementi che dimostrano, in maniera inequivocabile, l'esistenza di un
forte condizionamento da parte  della  criminalita'  organizzata  nei
processi decisionali, sia politici che amministrativi, del Comune  di
Pachino con pregiudizio degli interessi collettivita' e violazione di
fondamentali principi costituzionali in materia  di  buon  andamento,
imparzialita' e libera concorrenza, tenuto conto, per un verso, della
«accertata o notoria diffusione della  criminalita'  organizzata  nel
territorio»  e,  per   l'altro,   delle   «precarie   condizioni   di
funzionalita'  dell'ente  locale»  (Consiglio  di   Stato,   IV,   n.
1004/2007), nonche' del condizionamento,  manifestatosi  nei  diversi
settori comunali,  mediante  condotte  attive,  omissioni  e  tramite
collegamenti diretti e indiretti intrattenuti con esponenti criminali
locali. Al proposito, si rammenta  l'opinione  ormai  consolidata  in
giurisprudenza in base alla quale  in  presenza  di  un  fenomeno  di
criminalita' organizzata diffuso nel territorio, gli elementi posti a
conferma  di  collusioni,  collegamenti  e   condizionamenti,   vanno
considerati  nel  loro  insieme,  giacche'  solo   dal   loro   esame
complessivo puo' ricavarsi la ragionevolezza della  ricostruzione  di
una situazione identificabile come presupposto  per  lo  scioglimento
degli organi elettivi (Consiglio Stato 18 ottobre 2018, n. 5970/2018;
C. Stato, IV, 6 aprile 2005, n. 1573; IV, 4 febbraio 2003, n. 562; V,
22 marzo 1998, n. 319; 3 febbraio 2000, n. 585). 
    Per  quanto  sopra,  sulla   scorta   delle   conclusioni   della
Commissione d'indagine, condivise in sede di Comitato provinciale per
l'ordine e la sicurezza pubblica  alla  presenza  del  rappresentante
della Procura distrettuale della Repubblica presso  il  Tribunale  di
Catania, del Procuratore aggiunto della Repubblica di Siracusa e  del
Capo centro della DIA di Catania,  si  propone  lo  scioglimento  del
consiglio comunale di Pachino, ai sensi e per gli  effetti  dell'art.
143 TUEL, comma 4. 
    Con riferimento alle misure utili a far cessare i  pregiudizi  in
atto e ricondurre alla normalita' la vita  amministrativa  dell'Ente,
conformemente alla  richiesta  avanzata  Commissione  d'indagine,  si
propone ai sensi e per gli effetti dell'art. 143 TUEL, la sospensione
dall'impiego,  per  un  periodo  pari  alla  gestione   commissariale
straordinaria, del  Comandante  della  Polizia  municipale,  Omissis,
dipendente di categoria D con qualifica di funzionario di  vigilanza,
e dell'impiegato comunale, Omissis, dipendente  di  categoria  D  con
qualifica di istruttore, addetto ai servizi cimiteriali. Al  riguardo
si segnala che i predetti dipendenti in atto sono rispettivamente  il
primo in aspettativa, con distacco al Comune di Pozzallo e il secondo
sottoposto a misura cautelare in carcere. 
    Inoltre, in sede  di  Comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la
sicurezza pubblica e' stata condivisa l'opportunita' di destinare  ad
altro ufficio i dipendenti della Polizia municipale Omissis e Omissis
in considerazione del settore delicato in cui operano e dei reati per
i quali sono stati rinviati  a  giudizio  in  concorso  con  il  loro
Comandante. Si formula pertanto richiesta  di  destinare  i  predetti
dipendenti ad altro ufficio o mansione. 
    Tanto si  rassegna  per  le  valutazioni  di  codesto  Ministero,
facendo  riserva  di  trasmettere  con  separato  plico,  secondo  le
indicazioni contenute nella circolare n. 34455 del 21  maggio  scorso
la documentazione a corredo della presente proposta. 
    Siracusa, 17 novembre 2018 
 
                                                Il prefetto: Castaldo