(Allegato-Allegato)
                                                             Allegato 
 
                   Al Presidente della Repubblica 
 
  Nel comune di Mistretta (Messina), i cui organi elettivi sono stati
rinnovati nelle consultazioni amministrative del 25 maggio 2014, sono
state riscontrate forme di  ingerenza  da  parte  della  criminalita'
organizzata,   che   compromettono   la   libera   determinazione   e
l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed  il
funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine  e  della
sicurezza pubblica. 
  Il 20 aprile 2018, all'esito di un'indagine giudiziaria  denominata
"Concussio", coordinata dalla locale  procura  della  Repubblica,  il
comando provinciale dei Carabinieri di Messina ha dato esecuzione  ad
un'ordinanza di custodia cautelare  in  carcere  emessa  dal  giudice
delle indagini preliminari di Messina a carico, tra gli altri, di  un
consigliere comunale - che il successivo 21 agosto ha  rassegnato  le
dimissioni dalla carica  -  per  il  delitto  di  tentata  estorsione
aggravata dal metodo mafioso. 
  In relazione a tali vicende il prefetto di Messina, con decreto del
7 agosto  2018,  successivamente  prorogato,  ha  disposto,  per  gli
accertamenti di rito, l'accesso presso il suddetto comune,  ai  sensi
dell'art. 143, comma 2,  del  decreto  legislativo  18  agosto  2000,
n. 267. 
  All'esito delle indagini, la commissione incaricata delle verifiche
ispettive ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui  risultanze
il prefetto di Messina, sentito nella seduta del 15 febbraio 2019  il
Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica,  integrato
con la partecipazione  del  procuratore  distrettuale  antimafia,  ha
predisposto l'allegata relazione  che  costituisce  parte  integrante
della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di
concreti, univoci e rilevanti elementi  su  collegamenti  diretti  ed
indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata
di  tipo  mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli   stessi,
riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  delle  misure
di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. 
  Come  ampiamente  evidenziato  nella  relazione  della  commissione
d'indagine le risultanze di  alcuni  importanti  procedimenti  penali
hanno  giudiziariamente  accertato   l'esistenza   e   l'operativita'
nell'area mistrettese di una consorteria mafiosa al cui vertice  sono
collocati personaggi di particolare rilievo criminale, uno dei  quali
ha anche avuto un ruolo importante nella strage di Capaci. 
  Nel locale contesto  assumono  rilevanza  anche  altri  personaggi,
dalla rilevante caratura criminale, uno  dei  quali  e'  destinatario
della citata ordinanza cautelare in carcere e, secondo quanto  emerso
da  recenti   indagini   giudiziarie,   in   stretti   rapporti   con
amministratori del comune di Mistretta. 
  La relazione del prefetto pone  in  rilievo  che  a  seguito  delle
elezioni del maggio 2014 il sindaco eletto non riusciva a  conseguire
la maggioranza in consiglio comunale per effetto del "voto disgiunto"
che premiava la  compagine  politica  avversa.  Tale  circostanza  ha
comportato che, di fatto, la  maggioranza  politica  all'interno  del
civico consesso e' espressione dello schieramento opposto al  sindaco
eletto. 
  La   commissione   d'accesso,    avvalendosi    delle    risultanze
investigative della citata operazione "Concussio"  ha  analizzato  la
rete di rapporti e cointeressenze tra amministratori comunali,  mondo
dell'imprenditoria  locale  e  criminalita'  di  tipo  mafioso  ed  i
riflessi   che   tali   rapporti   hanno   prodotto    sull'attivita'
dell'amministrazione comunale. 
  A tal fine la commissione d'indagine  ha  analizzato  l'iter  della
gara d'appalto  per  i  lavori  di  valorizzazione  e  fruizione  del
patrimonio artistico contemporaneo nebroideo "Fiumara d'arte" ponendo
in rilievo, in particolare, il tentativo di estorsione nei  confronti
dell'aggiudicatario finale dell'appalto, posto in essere  dal  citato
ex  amministratore  destinatario  della  misura  cautelare,  con   il
coinvolgimento di altre persone ritenute contigue  alla  criminalita'
organizzata. Le verifiche disposte hanno altresi' evidenziato che  la
gara, nel marzo 2014 era stata aggiudicata ad  un'ATI  -  affidamento
venuto meno a seguito di annullamento da parte del  TAR  Catania  per
anomalie nella determinazione dei punteggi  -  di  cui  faceva  parte
l'impresa  di  un  consigliere  comunale.  Sebbene  tale  circostanza
configurasse una possibile situazione di incompatibilita' del  citato
amministratore, sulla base di quanto previsto dal decreto legislativo
18 agosto 2000,  n. 267,  la  stessa  non  e'  stata  tempestivamente
rilevata ne' dal consiglio comunale  uscente  ne'  da  quello  eletto
all'esito delle consultazioni  elettorali  del  maggio  2014  e  solo
successivamente, nel mese di dicembre 2015,  la  questione  e'  stata
posta all'attenzione del citato consesso. 
  Al riguardo la relazione del prefetto evidenzia come tali elementi,
unitamente ad altri piu' avanti descritti, rilevino un vero e proprio
"comitato d'affari" costituito da  alcuni  amministratori  locali  ed
esponenti  della   criminalita'   organizzata   che   ha   fortemente
condizionato le scelte amministrative dell'ente. 
  Le risultanze investigative hanno  posto  in  rilievo  l'importante
ruolo che, nell'ambito di tale comitato,  ha  svolto  il  piu'  volte
menzionato ex consigliere destinatario dell'ordinanza  cautelare,  di
cui vengono evidenziate le strette cointeressenze con esponenti della
locale criminalita' e che  e'  stato  presente  anche  in  precedenti
consiliature. 
  In  particolare,  gli  esiti  della  indagine   giudiziaria   hanno
evidenziato l'assiduita' dei rapporti intercorsi tra il richiamato ex
amministratore con gli esponenti apicali della  famiglia  malavitosa,
peraltro gia' rilevate in pregresse indagini giudiziarie. 
  La relazione del prefetto nel delineare il complesso  intreccio  di
cointeressenze tra esponenti politici ed ambienti  controindicati  si
sofferma sulla figura di un altro amministratore comunale che ricopre
anche  la  carica  di  amministratore  unico   della   societa'   che
inizialmente si e' aggiudicata la sopra  citata  gara  d'appalto  per
affidamento dei lavori di valorizzazione e fruizione  del  patrimonio
artistico contemporaneo nebroideo "Fiumara d'arte" 
  Detta impresa e' stata costituita a seguito di due atti di cessione
effettuati da altrettante societa' riconducibili allo  stesso  nucleo
familiare imprenditoriale, i cui titolari sono  stretti  parenti  del
citato consigliere comunale e, uno  di  essi,  legato  ad  un  locale
storico capo mafia, e' gravato da pregiudizi penali  e  indagato  per
diversi reati anche associativi. 
  Tali  elementi  evidenziano  una  gestione  familistica  dell'ente,
attesi i numerosi affidamenti di lavori pubblici disposti  in  favore
di societa' riconducibili al menzionato gruppo familiare. 
  Ulteriori controindicazioni sono emerse anche nei confronti  di  un
altro consigliere comunale per il quale la commissione  d'accesso  ha
verificato, anche  sulla  base  di  risultanze  processuali,  la  sua
appartenenza ad  un'articolata  struttura  criminale  finalizzata  al
controllo politico amministrativo dell'intera area mistrettese. 
  La relazione della commissione d'indagine, dopo aver  esaminato  il
contesto criminale e le figure di rilievo della  compagine  politica,
ha riscontrato, dalle verifiche effettuate sulle attivita' svolte dai
diversi uffici comunali, una serie  di  criticita'  ed  irregolarita'
amministrative  che  attestano,  nel  loro  insieme,  uno   sviamento
dell'attivita'  amministrativa  dal  principio  di  legalita'  e  dal
perseguimento del bene comune. 
  Oltremodo  significative,  in  tal  senso,  si  sono  rivelate   le
verifiche effettuate  sulla  gestione  del  patrimonio  comunale,  in
particolare dei fondi rustici, la cui mala gestio  ha  contribuito  a
determinare una  situazione  finanziaria  deficitaria,  stigmatizzata
anche dalla sezione regionale della Corte dei Conti che  ha  ritenuto
la gestione del patrimonio immobiliare assolutamente inadeguata. 
  In tale ambito e' emerso che l'ente locale non riscuote i canoni di
locazione  e  che  numerosi  terreni  sono  detenuti  in  assenza  di
contratto o comunque  di  altro  idoneo  titolo  di  possesso.  Viene
inoltre rilevato  che  esponenti  della  criminalita'  organizzata  o
soggetti ad essa contigui sono possessori  di  terreni  comunali.  In
particolare e' emblematico il caso di un esponente di rilievo di  una
famiglia mafiosa mistrettese al  quale  l'assegnazione  di  un  fondo
rustico non e' stata revocata, nemmeno dopo il  decesso,  nonche'  il
caso del fondo detenuto da una persona - di cui vengono segnalati gli
assidui rapporti con la famiglia mafiosa egemone - stretto parente di
un esponente di vertice dell'amministrazione locale. 
  La relazione del prefetto pone  in  rilievo  che  l'amministrazione
comunale non ha dato attuazione al protocollo di legalita'  stipulato
insieme ad  altri  comuni  della  provincia,  con  la  prefettura  di
Messina, con la regione Siciliana, con l'ente parco dei Nebrodi e con
l'ente sviluppo agricolo, in base al quale l'ente si  impegna,  prima
di procedere alla concessione  di  beni  comunali,  a  chiedere  alla
prefettura la verifica dell'insussistenza di cause  di  decadenza  ai
sensi  della  normativa   antimafia.   Tale   circostanza   configura
un'omissione di particolare rilievo tenuto conto che  sul  territorio
di Mistretta e' accertata, giudizialmente, la sussistenza  di  estesi
fenomeni di imprenditorialita' mafiosa. 
  E' emerso altresi' che il citato "comitato d'affari" ha  fortemente
condizionato,  in  seno  al  consiglio  comunale,  i  contenuti   del
regolamento per la gestione dei fondi rustici, proponendo emendamenti
di modifica al testo che, di fatto, hanno  limitato  la  possibilita'
del comune di disporre dei propri beni. 
  La relazione del prefetto sottolinea come anche nel settore appalti
di lavori e servizi  pubblici,  l'ente  ha  agito  in  violazione  di
disposizioni  normative  ricorrendo  ripetutamente,  in  assenza  dei
prescritti controlli antimafia, ad affidamenti  diretti  disposti  in
taluni casi in favore di imprese  i  cui  titolari  sono  gravati  da
precedenti per gravi  reati  anche  associativi  o  riconducibili  ad
ambienti criminali. 
  In  particolare,  viene  evidenziato  che   sono   stati   disposti
affidamenti  in  via  diretta,  in  somma  urgenza  o  con  ordinanze
contingibili e urgenti adottate dal sindaco in materia di  rifiuti  -
settore ove notoriamente gravitano gli interessi della criminalita' -
in mancanza dei presupposti legittimanti il ricorso a tali procedure. 
  Ulteriori anomalie e irregolarita' sono state evidenziate anche per
il nolo a caldo di mezzi per lo sgombero neve dalle principali strade
comunali e per il  servizio  di  refezione  scolastica  della  scuola
primaria e secondaria affidato ad un'impresa riconducibile  ad  altro
amministratore comunale. 
  Concreti  elementi  che  attestano  uno  sviamento   dell'attivita'
amministrativa dai principi di legalita' e buon andamento sono emersi
anche dall'analisi delle  procedure  concernenti  le  elargizioni  di
contributi comunali. 
  La relazione della commissione d'indagine evidenzia  che  in  molti
casi i destinatari dei sussidi  sono  soggetti  gravati  da  condanne
penali per gravi reati di rilevanza sociale e  che  l'amministrazione
comunale, nel corso del  mandato,  non  ha  posto  in  essere  alcuna
iniziativa per escludere dai benefici persone in stato di  detenzione
per reati di grande  entita'  o,  comunque,  di  particolare  allarme
sociale. 
  Le  circostanze,  analiticamente   esaminate   e   dettagliatamente
riferite nella relazione del prefetto hanno  rivelato  una  serie  di
condizionamenti nell'amministrazione comunale di  Mistretta  volti  a
perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato
lo svilimento e la perdita di  credibilita'  dell'istituzione  locale
nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo
necessario l'intervento dello Stato per  assicurare  la  riconduzione
dell'ente alla legalita'. 
  Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per  l'adozione  del
provvedimento di scioglimento del  consiglio  comunale  di  Mistretta
(Messina), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18  agosto
2000, n. 267. 
  In  relazione  alla  presenza  ed   all'estensione   dell'influenza
criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi. 
 
      Roma, 26 marzo 2019 
 
                                    Il Ministro dell'interno: Salvini